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5 Suggestioni d’antico Dalla Passeggiata Archeologica a Porta San Sebastiano Itinerari romani Comune di Roma Turismo

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5 Suggestioni d’anticoDalla Passeggiata Archeologica a Porta San Sebastiano

Itinerari romani

Comune di RomaTurismo

Roma per teCollana di informazioni del Comune di Roma

Realizzazione a cura: Cosmofilm spa - Elio de Rosa editoreTesti: Alberto Tagliaferri, Valerio Varriale

(Associazione Culturale Mirabilia Urbis)Coordinamento editoriale: Emanuela BosiProgetto grafico e impaginazione: Marco C. Mastrolorenzi

Foto: C. De Santis: pag. 3, 9, 10, 11, 12, 14 in basso, 21, 22, 23, 24, 25 in alto, 26, 30 in alto,36; Primangeli/Soriani fcv: pag. 29 in basso, 31, 33, 34 in basso, 35 in alto; P. Soriani:pag. 13, 14 in alto, 25 in basso, 35 a destra, 37, 38; Spazio Visivo: copertina, pag. 2,15, 16 , 17, 18, 19, 20, 27, 28, 29 in alto, 30 in basso, 32, 34 in alto, 35 a sinistra

In copertina, uno scorcio dei ruderi delle Terme di CaracallaIn questa pagina, il colombario di Pomponio Hylas

• La Passeggiata Archeologica 81. Passeggiando, passeggiando... 92. Santa Balbina 133. Le Terme di Caracalla 154. I Santi Nereo e Achilleo 215. Passeggiando, passeggiando... 236. Le mura 317. Passeggiando, passeggiando... 35

5 Suggestioni d’anticoDalla Passeggiata Archeologica a Porta San Sebastiano

Itinerari romani

L’ingresso al Sepolcro degli Scipioni

Comune di RomaTurismo

Stampa: GRAFICAPONTINA- Pomezia - ord. n. 6821 del 17-3-08 (c. 30.000)

I ruderi delle Terme di Caracalla in un’incisione del XVII secolo di P. Schenck

Porta S. Sebastiano in una stampa ottocentesca di L. Rossini

Presentazione

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Itinerari romani costituiscono una serie di percorsi per chi desi-deri approfondire la conoscenza della Città.Agli itinerari del grande Rinascimento romano già realizzati -

Caravaggio, Raffaello, Michelangelo e a quelli dell’arte barocca dellearchitetture di Bernini e Borromini si aggiungono, ora, altri percorsiappositamente studiati per accompagnare e agevolare il visitatore allascoperta “metro per metro” di una Città d’arte così sintetizzata.

In tal modo in un unicum - distinto è rappresentata e “letta” la cittàin un mosaico che si ricompone e si scompone secondo le esigenze delvisitatore, che potrà scegliere tra La Roma Monumentale (via dei ForiImperiali e Colosseo), Il Colle della poesia (l’Aventino e dintorni), Traboschi e acquedotti (il Celio), Agli albori della Roma Cristiana (San Gio-vanni in Laterano e Santa Croce in Gerusalemme), da La Suburra (RioneMonti e Santa Maria Maggiore) a Quasi un set cinematografico (viaVeneto e dintorni), ecc.

Un’impresa difficile, pur tuttavia felicemente riuscita, anche sul pia-no dell’immagine della tradizione e dell’identità culturale della nostraCittà e che, con semplicità rispetta i contenuti scientifici del patrimoniostoricizzato, con una narrazione che unisce l’impostazione grafica conla linea editoriale dei contenuti.

Un sistema di comunicazione efficace per la comprensione del piùvasto e incredibile patrimonio storico-artistico di Roma, che permette alturista di individuare, immediatamente, il significato principale dell’iti-nerario prescelto permettendogli, nel contempo, l’immediata colloca-zione della propria posizione logistica in rapporto all’area che si deside-ra visitare.

I percorsi così condensati e raccolti possono ben rappresentare unsimbolico “taccuino d’artista” e apparire agli occhi del visitatore comeuna grande vetrata - a più specchi - sul cui sfondo vi è un orizzonte cul-turale che non potrebbe essere più romano, suggestivo e ricco di valorimai tramontati.

Roma ti aspetta!

L’Ufficio Turismodel Comune di Roma

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Legenda1. Passeggiando, passeggiando...2. Santa Balbina3. Le Terme di Caracalla4. I Santi Nereo e Achilleo5. Passeggiando, passeggiando...6. Le mura7. Passeggiando, passeggiando...

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La pianta

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La zona compresa tra piazzadi Porta Capena e piazzaleNuma Pompilio rappre-

senta il cuore di una vasta areaarcheologica, che parte dal ForoRomano, passa dal Circo Massi-mo e dalle Terme di Caracalla econduce fino a Porta San Seba-stiano e all’Appia Antica. Questoterritorio è stato molte volteoggetto, nella storia della città, divaste operazioni urbanistiche,che ne hanno profondamentemodificato l’aspetto. Diversi pro-getti per la sistemazione dell’a-rea furono elaborati fin dal XVI

secolo, ma è negli anni Trentadel Novecento che si è attuatauna sua sistemazione definitiva.Le grandi emergenze archeologi-che del territorio hanno il lorocentro nei maestosi ruderi delleTerme di Caracalla; il viale adesse intitolato costituisce l’asseprincipale della cosiddetta “Pas-seggiata Archeologica” e delnostro itinerario. Questa strada,con la sua prosecuzione via diPorta San Sebastiano, ricalca iltracciato urbano della via Appia,che aveva origine dall’antica Por-ta Capena delle cosiddette MuraServiane e che era affiancata dasepolcreti, oggi conservati sullato della strada. Dopo la fine

dell’età imperiale, lungo questadirettrice sorsero alcuni impor-tanti conventi, come quelli diSanta Maria in Tempulo, di SanSisto Vecchio, dei Santi Nereo eAchilleo e di San Cesareo, chespesso assolvevano a compiti diaccoglienza per i pellegrini cheprovenivano dal Sud della peni-sola. Nei secoli del Medioevofurono questi centri a mantenerein vita, sebbene in stato di semi-abbandono questo estremo lem-bo del territorio urbano entro leMura Aureliane. Solo dal Rina-scimento in poi, con gli impor-tanti ritrovamenti archeologicieffettuati nelle Terme di Caracal-la, cominciò per l’area un lento eprogressivo recupero. Dopo l’u-nità d’Italia, gli interventi mira-rono alla tutela degli antichimonumenti, minacciati dallaimprovvisa e massiccia urbanizza-zione che si verificò nei nuoviquartieri limitrofi, da Testaccio aSan Giovanni. Con il Ventenniofascista i sogni di fare di quest’a-rea un grande parco archeologi-co tramontarono e i grandi vialirealizzati ad esclusivo uso pedo-nale divennero arterie di grandescorrimento per il traffico citta-dino diretto verso il nuovo quar-tiere dell’EUR.

…Inizia lapasseggiata...

La Passeggiata Archeologica

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Il nostro itinera-rio ha inizio dapiazza di Porta

Capena, così chiama-ta dall’omonima portadelle cosiddette Mura Serviane,dalla quale aveva inizio la viaAppia Antica. All’angolo con viale Aventino,all’altezza della fermata “CircoMassimo” della linea B della metro-politana si affaccia il massiccioPalazzo della FAO (l’organizzazionedelle Nazioni Unite per l’alimenta-zione e l’agricoltura: Food andAgriculture Organization). L’edifi-cio venne progettato da VittorioCafiero e Mario Ridolfi come Mini-stero per l’Africa italiana nel 1938,ma fu ultimato solo nel 1952, annonel quale vi si insediò la FAO che,sorta nel 1945, ebbe sede a Roma apartire dal 1950. Il complesso, digrandiose dimensioni, è intera-mente rivestito in travertino emostra una serie continua di fine-stre, che si aprono su ogni facciata.Alla sommità si trova una terrazza,dalla quale si gode uno splendidopanorama sulla città.

Dalla piazza si dipar-te il grande vialedelle Terme di Cara-

calla. Questa impor-tante arteria, ornata da

file continue di lecci e pini, costitui-sce l’asse portante del Parco di Por-ta Capena, comunemente dettoPasseggiata Archeologica, a causadella vicinanza di importanti emer-genze antiche, come il Circo Massi-mo, il Palatino, il tratto urbano del-la via Appia e, naturalmente, le Ter-me di Caracalla. La realizzazione diuna vasta zona adibita a parco pub-blico era già stata progettata nel1536, quando si pensò di dare unadegna accoglienza a Carlo V, chesarebbe dovuto entrare in Romadalla Porta Appia (l’odierna PortaS. Sebastiano). Il programma ven-ne ripreso anche durante l’occupa-zione napoleonica e, successiva-mente, nel progetto per il pianoregolatore del 1870. Decisivo per larealizzazione dell’ambizioso pro-getto fu il ministro dell’IstruzioneGuido Baccelli, che negli anni tra il1887 e il 1914 riuscì a creare la pas-seggiata. Essa prevedeva il collega-

1. Passeggiando,passeggiando...

Il Palazzo della FAO

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mento in un unico parco dei monu-menti archeologici da piazza Vene-zia all’Appia Antica, per impedirnela manomissione o la distruzione. Ilavori furono condotti da GiacomoBoni, Rodolfo Lanciani e presiedu-ti dal Baccelli, ma dopo la loro ulti-mazione i viali, in origine recintatie destinati al pubblico passeggio,venero trasformati durante il Ven-tennio fascista in arterie di grandescorrimento, a causa dell’aperturadella via Imperiale (oggi via Cri-stoforo Colombo); in tal modo sicompromise irrimediabilmente ilprogetto originario.Prima di iniziare il nostro itinera-rio principale, è possibile compie-re una breve deviazione, con par-tenza da piazza di Porta Capena.Sul lato della piazza verso il colledel Celio, a sinistra del viale delleTerme di Caracalla, si trova via di

Valle delle Camene, al n. 2 dellaquale incontriamo la chiesa di S.Maria in Tempulo, oggi sconsacra-ta e di proprietà del Comune diRoma. La chiesa sorgeva lungo iltratto urbano dell’antica viaAppia. Qui in antico si trovava l’A-rea Apollinis, una piazza con ungrande monumento quadrato, for-se una fontana, che probabilmen-te sorgeva proprio sul luogo del-l’attuale chiesa.Benché il primo documento che ciattesti con certezza l’esistenza diun Monasterium Tempuli siadell’806, le origini della chiesa diS. Maria in Tempulo devono pro-babilmente risalire alla fine del VI

secolo, quando una comunità reli-giosa greca edificò sui ruderidell’Area Apollinis un primo orato-rio dedicato a S. Agata; in effettil’analisi muraria dell’edificio con-

Viale delle Terme di Caracalla

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ferma tale ipotesi. Il primitivo ora-torio svolgeva probabilmente fun-zione di diaconia: trovandosi infat-ti giusto a ridosso della via Appia,ben si prestava all’accoglienza deipellegrini provenienti da sud edall’Oriente. Nell’846 l’oratoriofu coinvolto nel saccheggio deisaraceni, ma ciò non fermò la for-tuna del monastero: nel 905 papaSergio III emanò una bolla in cui

confermava al Monasterium Tempulidelle proprietà sulla via Laurenti-na. Questa bolla è molto impor-tante perché per la prima volta ècitata la ancora oggi famosa iconaacheropita di S. Maria in Tempulo.Il campanile, di cui sopravvivonosoltanto due lati inglobati nellamuratura dell’edificio, mostraresti di muratura stilata a falsa cor-tina, che si data alla fine dell’XI

S. Maria in Tempulo

S. Maria in Tempulo, interno

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secolo. Nella pianta del Tempestadel 1593 sul sito del monasterocompare una costruzione con log-ge nascosta tra gli alberi, chepotrebbe identificarsi con ilnostro edificio già nella sua tra-sformazione tardo-cinquecente-sca. Dai primi anni del Seicento ildestino dell’edificio si lega poi aquello della Villa Mattei (oggi piùnota come Villa Celimontana): trail 1581 e il 1586 Ciriaco Mattei ave-va deciso di rinnovare la vigna sulCelio venuta in dote alla moglie,servendosi di Jacopo del Duca,allievo di Michelangelo, e di altriarchitetti. Il progetto comportò lacostruzione di un edificio e lasistemazione di un parco dotato diricchissimi arredi, secondo il gustodell’epoca. E fu probabilmenteproprio all’inizio del Seicento, nelquadro dei lavori promossi daiMattei, che la chiesa (o, permeglio dire, l’abitazione sorta suisuoi ruderi) fu annessa nelle loro

proprietà e trasformata in un nin-feo. Nel 1736-48 G.B. Nolli nellibro di appunti per la stesura del-la sua Pianta di Roma riporta ladescrizione dell’edificio, cheormai risulta però già diventato unfienile. Soltanto nel 1927 lo Hül-sen vi riconobbe quanto rimanevadell’antico e glorioso monastero.Fu forse questo il motivo per cuiquando iniziarono i lavori per l’a-pertura della Passeggiata Archeo-logica l’edificio si salvò, invece diessere demolito come altre preesi-stenze medievali della zona.Attualmente S. Maria in Tempulo,nuovamente restaurata, è utilizza-ta dal Comune di Roma come sededi rappresentanza e come luogo dicelebrazione dei matrimoni civili.Ritornati in piazza di Porta Capena,si prenda la strada a destra del vialedelle Terme di Caracalla, viale Gui-do Baccelli. In breve si giunge apiazza S. Balbina, dove sorge lachiesa omonima.

S. Maria in Tempulo allestita per un matrimonio civile

Le prime notizie di un titulus Sanc-tae Balbinae si hanno nel 595,sotto il pontificato di papa Gre-

gorio I Magno (590-604). La chiesavenne eretta su una precedente auladegli inizi del III secolo d.C., di pro-prietà del console Lucio Fabio Cilone,e subì interventi di restauro nell’VIII

secolo. In epoca medievale fu costrui-to, accanto alla chiesa, un monasterofortificato; esso insiste su strutture dietà adrianea, di cui sono ancora visi-bili tracce in opus mixtum, entrando,sul muro di destra. Il tempio vennesuccessivamente restaurato alla finedel XV secolo dal nipote di papa PaoloII, il cardinale Marco Barbo, il cuinome è inciso su una delle travi dellacapriata centrale. Sotto Sisto V (1585-90) le colonne del portico furonosostituite con pilastri e poco dopo, suincarico di papa Clemente VIII, venneaffrescata l’abside, il cui catino a

mosaico era crollato nel XII secolo. Lachiesa fu di nuovo restaurata nell’Ot-tocento e subì un radicale ripristinonegli anni 1927-30 ad opera di Anto-nio Muñoz che, seguendo la modadell’epoca, eliminò ogni interventosuccessivo al Medioevo.La semplice facciata in laterizio,sopraelevata su una breve gradinata,ha nella parte inferiore un portico apilastri di ordine tuscanico, in alto tregrandi finestre centinate ed è chiusada un tetto a doppio spiovente. Nelportico si trovano numerosi reperticlassici e paleocristiani, tra cui epigra-fi, anfore e alcuni elementi apparte-nenti alla decorazione medievale del-la chiesa. Dal cortile del convento si accedeall’interno, piuttosto freddo nellaricostruzione del Muñoz, a navataunica, illuminata da diciannove fine-stre transennate; al di sotto, nelle

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2. Santa Balbina

S. Balbina

pareti, si aprono dodici nicchie, seiper lato, alternativamente rettangola-ri e absidate. Le capriate sono del XV

secolo. Sulla controfacciata, a destra,è il monumento funebre di Stefa-no de Surdis, cosmatesco, prove-niente dall’antica basilica di S. Pietro.Al centro della navata si trova la ripri-stinata schola cantorum, in marmobianco. Nella quarta nicchia a destra,Crocifissione, rilievo marmoreoquattrocentesco attribuito a Mino da

Fiesole eGiovanniDalmata.Sotto l’al-tare mag-giore,

settecentesco, un’urna di diaspro rac-coglie le reliquie della martire s. Balbi-na, di s. Felicissimo e di altri santi. Die-tro l’altare è la notevole cattedracosmatesca del XIII secolo, moltorestaurata. Il catino absidale è ornatoda affreschi di A. Fontebuoni (1599),raffiguranti il Redentore in gloriatra i Ss. Balbina, Felicissimo e Qui-rino con un pontefice.Usciti dalla chiesa, si prenda sulladestra via Antonina, affiancata a sini-stra dallo Stadio delle Terme (1938-39); prima di raggiungere nuovamen-te il viale delle Terme di Caracalla siraggiunge, sulla destra, l’ingresso alleimponenti strutture termali che ciaccingiamo a visitare.

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Parete laterale sinistra di S. Balbina: particolare del finestrato

Lo Stadio delle Terme

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Vennero fatte costruire agli inizidel III secolo d.C. dall’imperato-re Caracalla (Marco Aurelio

Severo Antonino Bassiano), dal qualepresero la denominazione ufficiale diTerme Antoniniane. Furono inaugura-te nel 216 d.C. e completate tra glianni 222 e 235 dai successori di Cara-calla, Elagabalo e Alessandro Severo,soprattutto nella realizzazione delrecinto esterno. Restaurate da Aure-liano, poi da Diocleziano, ricevetterogli ultimi interventi di manutenzioneall’inizio del VI secolo, per opera del reTeodorico, poco tempo prima chefossero rese inagibili a causa del tagliodegli acquedotti eseguito dai Goti nel537. Oggi rappresentano l’esempiopiù grandioso, completo e meglioconservato di un grande impianto ter-male dell’impero romano. Qui gliarchitetti svilupparono insensomonu-men-

tale lo schema probabilmente giàcreato dai loro predecessori d’epocaneroniana, poi perfezionato e collau-dato nelle Terme di Traiano. Le Terme di Caracalla si presentanocon il massiccio corpo dell’edificiocentrale propriamente balneare situa-to in mezzo ad una vasta area aperta,interamente circondata da un recintoesterno, comprendente portici, sale,esedre e ambienti minori. Per realiz-zare l’enorme spianata a terrazzo sul-la quale le terme vennero costruite,furono necessari grandi lavori disbancamento. Il recinto esterno, deli-mitato da unalto epoderosomuro peri-metrale, èquasi qua-drato, con ilati di 337per 328metri.L’edifi-

3. Le Terme di Caracalla

Terme di Caracalla, veduta del lato ovest della parete perimetrale

cio centrale dei bagni si sviluppa suuna superficie rettangolare, con i latidi 220 per 114 metri. In origine vi sientrava dal lato nord-orientale attra-verso quattro ingressi ed era organiz-zato con la successione degli ambien-ti principali (frigidarium, aula “basili-cale”, tepidarium e calidarium) sul-l’asse minore e ai due lati, sull’assemaggiore, con la collocazione simme-trica dei vestiboli e degli spogliatoi,delle palestre e di vari ambienti mino-ri. Questa planimetria offriva aibagnanti la possibilità di un doppio

percorso anulare, cioè di due distintiitinerari simmetrici che, partendodagli spogliatoi, confluivano al centronella sequenza calidarium, tepida-rium, frigidarium, per concludersi neirispettivi punti di partenza, cioè glispogliatoi. L’attuale ingresso all’im-pianto balneare non coincide conquello originario e si immette, attra-verso alcuni ambienti minori, nellapalestra di nord ovest; essa consistein un’area scoperta centrale di 50 per20 metri, pavimentata con mosaici amotivi geometrici policromi, delimita-

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Scorcio della palestra occidentale

ti da un fascione bianco con girali ver-di, circondata per tre lati da un porti-co con colonne di “giallo antico”,coperto con volta a botte e recanteun mosaico policromo pavimentalecon motivo a squame. Dalla palestra,attraverso alcuni ambienti di servizio,si accede nella grandiosa aula basili-cale, vero cuore di tutto il complesso;a pianta rettangolare, l’enorme salo-ne era coperto da una gigantesca vol-ta a crociera, sostenuta da otto pila-stri collegati tra loro da due ordini di

arcate, le superiori delle quali eranoaperte verso l’esterno da finestroni.Affacciandosi dal centro dell’aulabasilicale sulla destra, il successivoambiente è il tepidarium, una picco-la sala quadrata con due vasche late-rali e alcune nicchie alle pareti. Prose-guendo oltre, lo sguardo ci porta nelcalidarium, una grande sala rotondadel diametro di 36 metri e alta altret-tanto, sporgente per tre quarti all’e-sterno per ricevere al massimo l’inso-lazione dalla tarda mattinata fino al

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17Interno della palestra occidentale

tramonto attraverso ampi finestroni.Originariamente era coperta da un’e-norme cupola, dal diametro di pocoinferiore a quelle del Pantheon e di S.Pietro, poggiante su otto giganteschipilastri, due dei quali si sono conser-vati, collegati tra loro da due ordini diarchi. Tra i pilastri, in appositi vani, sitrovavano sei vasche sospese su ipo-causti, così come tutto il pavimentodella sala, riscaldata da una ventina diforni sotterranei. Attraversata la“basilica”, si sbuca dalla parte oppo-sta dell’impianto termale, nella pale-stra sud-orientale, identica a quella

opposta. Girando a sinistra, si giungein breve nel frigidarium, o natatio,costituito da un altro enormeambiente, di dimensioni pressochéuguali a quelle dell’aula basilicale.Scoperto e interamente occupatodalla piscina natatoria (della capacitàdi oltre 1400 metri cubi), aveva suuno dei lati lunghi due absidi. Sul latoopposto, la lunga parete rettilinea erascandita da diciotto nicchie, destinatea contenere statue, alternativamenterettangolari e semicircolari. I due laticorti, infine, erano aperti sui vestibolid’ingresso delle due parti dell’edifi-

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18La natatio

cio, dai quali iniziava l’itinerario bal-neare. Sotto tutto il complesso terma-le si estendevano vasti ambienti sot-terranei di servizio, disposti su duepiani. Nel piano inferiore si trovavanole canalizzazioni per l’acqua di scari-co, che veniva convogliata in unagrande fogna lungo uno dei lati delrecinto. Nel piano superiore, oltre allecondutture per l’acqua da distribuirealle vasche e alle fontane, si trovava-no i forni, i depositi della legna e lescale per salire ai piani superiori dellesale balneari; qui centinaia di schiavierano incaricati di tenere sempre infunzione tutto l’impianto.Fin dal VI secolo, quando vennerodefinitivamente abbandonate, le Ter-me di Caracalla hanno costituito,

come il Colosseo e i monumenti deiFori, una sorta di inesauribile “cava”di materiali pregiati, specialmentemarmi, metalli, colonne, cornici earchitravi, da utilizzare per la costru-zione di nuovi edifici. Dal Quattrocen-to iniziarono i ritrovamenti archeolo-gici di maggior pregio, ma particolar-mente importanti furono quelli avve-nuti nel 1547, durante il pontificatodi Paolo III Farnese, quando si rinven-nero tra gli altri il colossale gruppo delcosiddetto “Toro Farnese” e l’altret-tanto gigantesco “Ercole Farnese”,tutte opere che andarono a far partedella collezione Farnese e che orasono custodite nel Museo Nazionaledi Napoli. Da queste terme provengo-no anche le due grandi vasche mono-

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Scorcio del lato ovest

litiche di granito egiziano riutilizzatenel Seicento per le fontane di piazzaFarnese a Roma.Uno degli ambienti sotterranei delleterme venne trasformato per ospi-tarvi un mitreo. Il mitreo delle Ter-me di Caracalla (visitabile solo surichiesta) è il più grande tra quelli rin-venuti a Roma. Esso è costituito daun vestibolo, ai lati del quale si trova-no due stanze adibite a servizi,seguito da un piccolo atrio e dallagrande aula, con volte a crocieraappoggiate su pilastri. Ai lati della

sala si trovano i banconi dove siaccomodavano i fedeli e sul pavi-mento, a mosaico bianco e nero, sinotano basi di sostegno per statue eun grande vaso di terracotta interra-to, con la fossa per il sacrificio. In unanicchia aperta sulla parete di fondodell’aula centrale doveva trovarsi ilconsueto rilievo con la raffigurazionedel dio Mitra che uccide il toro.Usciti dalle Terme di Caracalla,imbocchiamo sulla destra il vialeomonimo e raggiungiamo in breve lachiesa dei Ss. Nereo e Achilleo.

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Sala del mitreo delle Terme di Caracalla

La chiesa dedicata ai due martiriNereo e Achilleo, il cui culto risa-le al IV secolo, sorse nei pressi del

titulus fasciolae, noto da una testi-monianza epigrafica del 377. Questonome deriva da un episodio chesarebbe avvenuto in quel luogo. S.Pietro, durante la persecuzione nero-niana dei cristiani di Roma, fuggitodal Carcere Mamertino, percorrevala via Appia per lasciare la città escampare così alla morte. Giunto nelluogo dove sarebbe poi sorto il titu-lus, dalla sua gamba, ferita dallecatene durante la prigionia, caddeuna benda che la proteggeva: lafasciola. Poco dopo,sempre lungo la viaAppia, Pietroincontrò

Gesù, a cui rivolse la famosa fraseDomine quo vadis?. Dalla risposta diCristo Pietro comprese la propriadebolezza e tornò a Roma, per subireil martirio.Nel 595 compare la prima denomi-nazione di un titulus dei Ss. Nereo eAchilleo. Nell’814 papa Leone IIIbonificò la zona e spostò la chiesanel sito attuale, ornandola conmosaici dei quali oggi rimane tracciasull’arco trionfale. La chiesa caddeperò in rovina, soprattutto a causadel suo isolamento, e solo in occasio-ne del giubileo del 1475 papa Sisto IVla fece restaurare, riducendone ledimensioni e sostituendo le colonnedelle navate con pilastri ottagoni.L’attuale aspetto della chiesa è dovu-

to al cardinale Cesare Baro-nio, che alla vigilia delgiubileo del 1600 feceaffrescare l’abside e lenavate e aprì sotto l’al-tare maggiore una con-fessione. Qui vennerotrasportate le reliquiedei ss. Nereo, Achilleo eDomitilla, provenientidalla chiesa di S. Adria-no al Foro Romano. La facciata ha il corpocentrale con tetto acapanna sopraelevatorispetto ai laterali,coperti da un tetto obli-quo. La decorazione pit-torica a motivi architet-tonici, quasi del tuttoscomparsa, risale agliinterventi del 1600. Il

4. I Santi Nereo e Achilleo

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21Ss. Nereo e Achilleo, facciata

portale, molto semplice, è fiancheg-giato da due colonne in granito chesostengono un timpano triangolare;al di sopra è una finestra secentesca,che illumina la navata centrale, conuna semplice cornice in travertino etimpano spezzato. Sotto l’aggettodel tetto si trova, in una cornice ova-le, un’immagine della Madonna.L’interno è a tre navate, divise daiquattrocenteschi pilastri ottagonaliin laterizio voluti da Sisto IV, con tettoa capriate e abside semicircolare.L’ambiente risulta caratterizzato dal-la vivacità della decorazione pittori-ca, risalente alla sistemazione del1600, quando il cardinal Baroniofece affrescare le pareti della navatacentrale e di quelle laterali, della con-trofacciata e dell’abside, affidandol’incarico a diversi artisti. I più inte-ressanti sono gli affreschi della nava-ta centrale, nei riquadri tra le fine-stre, con storie dei martiri dei san-ti titolari della chiesa e di S.Domitilla, tradizionalmente attri-buiti a Nicolò Circignani, detto ilPomarancio. La controfacciata pre-senta al centro la Gloria dei Ss.Nereo e Achilleo; al di sopra sonogli apostoli Pietro e Paolo e al di

sotto i Ss. Gregorio e Clemente.Sulle navate laterali vi sono due alta-ri, consacrati nel 1599; su quello didestra, Madonna in gloria adoratadagli angeli, di Durante Alberti, suquello di sinistra, i Ss. Nereo eAchilleo e Domitilla (1600). Il cati-no absidale è decorato da gruppi disanti e di sante che recano palme delmartirio ai piedi della Croce. Di parti-colare interesse è il mosaico che ornal’arco dell’abside, anche se pesante-mente restaurato nel XIX secolo. Esso,risalente al pontificato di Leone III(795-816), raffigura L’Annunciazio-ne, la Trasfigurazione e la Theo-tokos. Nel presbiterio si trovano ilciborio cinquecentesco, che poggiasu pregevoli colonne, e la confessio-ne. Elementi di recupero sono statiutilizzati nell’ambone, con base diporfido proveniente dalle Terme diCaracalla. Altri elementi, cosmate-schi, sono serviti invece per assem-blare l’altare maggiore. La catte-dra episcopale, con due leoni sti-lofori, è della bottega dei Vassalletto.Sulla destra del presbiterio è un belcandelabro marmoreo quattrocen-tesco, con raffinate decorazioni, pro-veniente da S. Paolo fuori le Mura.

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Timpano del portale

Uscendo dallachiesa sul vialedelle Terme di

Caracalla, esso terminasulla destra sul grande piazza-le Numa Pompilio, dedicato alsecondo re di Roma. Attraversandola strada e portandosi all’angolo trail piazzale e via Druso, troviamo lachiesa di S. Sisto Vecchio. La chiesaè dedicata a papa Sisto II (257-258),martirizzato sotto Valeriano, ed ènota già dal IV-V secolo. Venne rico-struita sotto Innocenzo III (1198-1216), il cui successore Onorio III(1216-27) la donò nel 1219 a s.Domenico, che vi fondò il suo pri-mo convento romano. Poco dopoS. Sisto divenne il primo monasterodelle suore domenicane. La chiesasubì nel corso dei secoli numerosiinterventi di restauro, il più impor-tante dei quali sotto Benedetto XIII

che, tra il 1725 e il 1727, affidò i

lavori a FilippoRaguzzini. Lafacciata rettan-

golare, opera delRaguzzini, è caratte-

rizzata da lesene e fasce con oculipolilobati; il campanile, romanico,a tre ordini di trifore, è dell’epocadi Innocenzo III. Sul fianco sinistro,portale marmoreo del 1478. L’in-terno, anticamente a tre navate, nelXIII secolo venne ridotto a una solanavata, illuminata da finestre suidue lati. L’aspetto attuale è quellodovuto agli interventi settecente-schi del Raguzzini. Nella calottaabsidale, affreschi cinquecenteschicon Storie di S. Sisto e S. Lorenzo.Notevoli gli affreschi superstiti del-l’antica chiesa, sul lato sinistro delpresbiterio, nell’intercapedine tral’abside di Innocenzo III e quelladel XV secolo; essi rappresentanoScene del Nuovo Testamento e dei

5. Passeggiando,passeggiando...

S. Sisto Vecchio, facciata

Suggestioni d’antico

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Vangeli apocrifi, Scene della vita diS. Caterina e la Pentecoste (XIII-XIV

secolo).Lasciata la chiesa e attraversatopiazzale Numa Pompilio si imboc-chi via di Porta S. Sebastiano, sullaquale si incontra, sul lato destrodella strada, la chiesa di S. Cesareoin Palatio. La primitiva chiesa sorsenell’VIII secolo sopra alcuniambienti del II secolo d.C., di cui èancora visibile il bel pavimentomusivo in bianco e nero, con scenemarine. Il primo nucleo della chie-sa fu successivamente ampliato e ilpavimento sopraelevato. All’iniziodel XIV secolo papa Bonifacio VIII

(1294-1303) affidò la chiesa, cheversava in precarie condizioni, aicrociferi, ai quali subentrarono lesuore benedettine, che vi rimaserofino al 1439, allorquando papaEugenio IV (1431-47) unì ammini-strativamente la chiesa a quella diS. Sisto Vecchio. S. Cesareo subì unpiù radicale intervento di restaurodurante il pontificato di ClementeVIII (1592-1605), soprattutto ad

opera del cardinale Cesare Baro-nio, che negli stessi anni si dedicò aristrutturare la chiesa dei Ss. Nereoe Achilleo. Dopo questi importantilavori, la chiesa venne assegnata aipadri somaschi. La facciata, arre-trata rispetto alla strada, è moltosobria e ha come elemento qualifi-cante il portale, preceduto da untimpano sostenuto da due colonnedi granito. L’interno è a navata uni-ca, le cui pareti sono ritmate da unaserie di arcate a tutto sesto poggian-ti su pilastri con decorazione dipin-ta a finto marmo. L’elegante soffit-to ligneo a cassettoni reca lo stem-ma di Clemente VIII Aldobrandini.Nella parte superiore della navatasi aprono tre finestre per lato, tra lequali sono degli affreschi, commis-sionati dal cardinal Baronio, conscene della vita di S. Cesareo, rea-lizzati sotto la guida del Cavalierd’Arpino; allo stesso pittore si deveil cartone per il mosaico del catinoabsidale, che raffigura Dio Padrefra angeli, eseguito da FrancescoZucchi. Il ciborio è opera secente-

Portale marmoreo sul fianco sinistrodi S. Sisto Vecchio

S. Cesareo in Palatio, facciata

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sca e il recinto presbiteriale, l’am-bone, il paliotto d’altare e la catte-dra episcopale sono tutte opere diassemblaggio di pezzi antichi volu-te dal cardinal Baronio.Usciti dalla chiesa, ci si inoltra, adestra, in via di Porta S. Sebastiano,tratto urbano – dopo la costruzionedelle Mura Aureliane – della viaAppia, che esce dalla porta omoni-ma. Proprio davanti a S. Cesareo lastrada confluisce con la via Latina,formando nell’ultimo tratto ungiardinetto, al cui centro sorge unacolonna in granito posta su altodado e sormontata da una croce inferro. La via Appia aveva originedalla Porta Capena, che si apriva

Colonna in granito davanti a S. Cesareo

La via Appia

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nelle cosiddette Mura Serviane. Fufatta costruire dal censore AppioClaudio il Cieco nel 312 a.C. e inorigine collegava Roma con Capua.Successivamente venne prolungatafino a Benevento e, alla fine del III-inizio II secolo a.C., fu ulteriormen-te prolungata fino a Brindisi. Moltotrafficata, poiché facilitava i colle-gamenti con la Grecia e con l’O-riente, la via Appia venne sopran-nominata regina viarum ed era fian-cheggiata, secondo l’uso romano,da numerose tombe e ipogei. Lastrada, che originariamente avevauna pavimentazione a ghiaia, fulastricata con i basoli nel 296 a.C.nel tratto compreso tra Porta Cape-na e l’area dove poi nascerà la pic-cola chiesa del Quo Vadis e successi-vamente fino a Bovillae. Questo trat-to di strada corre fino a Porta S.Sebastiano incassato fra due muricontinui, che si interrompono soloper dare accesso a ville private, agiardini e agli antichi sepolcri ecolombari.Percorriamo dunque la strada e,

subito dopo S. Cesareo, al n. 8, siapre un cancello che immette nellaCasina del Cardinal Bessarione.Questo edificio fu fatto costruiredal Bessarione, noto umanista dellaprima metà del Quattrocento, eforse comprese anche l’ospedaleannesso alla chiesa di S. Cesareo.Alla morte del cardinale, avvenutaa Ravenna nel 1472, il palazzettovenne abitato dal cardinale BattistaZeno, che modificò in parte lastruttura apponendovi anche ilproprio stemma. Il piccolo edificio quattrocentescosi affaccia sulla strada con una pare-te, sulla quale si aprono quattro pic-cole finestre con cornice in traverti-no, protette da una grata, e con duesoprastanti finestre a croce guelfa,anch’esse incorniciate in traverti-no. Il tetto, a quattro spioventi piut-tosto aggettanti, protegge la sotto-stante fascia, ornata da un motivofloreale. All’interno (visitabile surichiesta), nel piano inferiore,seminterrato, si trova una piccolastanza, ornata da affreschi rappre-

La Casina del Cardinal Bessarione

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sentanti un tronco d’albero e moti-vi vegetali e affiancata da ambientidi servizio. Da qui si accede al pri-mo piano, sede dell’abitazione verae propria; da un loggiato, comple-tamente affrescato e sostenuto dacolonnine di riporto, si entra nelsalone, decorato a fresco con giralidi acanto e festoni di frutta e fiori eda una Madonna con S. Caterinad’Alessandria e altri santi. Gli altriambienti situati nella zona più anti-ca del palazzetto sono di modestedimensioni. Sull’altro lato della strada, al nume-ro 9 si trova l’ingresso del Sepolcrodegli Scipioni (visitabile su richie-sta). È un monumento di straordi-nario interesse, poiché vi furonosepolti molti esponenti di una dellefamiglie più illustri della romanità,che diede tra gli altri Scipione l’A-

fricano, vincitore di Annibale, e Sci-pione l’Emiliano, distruttore diCartagine. Il sepolcro fu scopertonel 1616, ma venne sistemato solonel 1926. La struttura presenta unapianta quadrangolare e aveva uningresso monumentale, oggi quasidel tutto scomparso; all’internosono scavate nel tufo sei gallerie e isarcofagi sono disposti lungo lepareti o entro nicchie. Ogni sarco-fago presenta un’iscrizione relativaal personaggio e alle sue imprese.La prima sepoltura fu quella delcapostipite della famiglia, LucioCornelio Scipione Barbato, conso-le nel 298 a.C.; il suo sarcofago ori-ginale si trova ai Musei Vaticani.Al numero 11 della via è il Parcodegli Scipioni, giardino pubblicoricavato da R. De Vico nella VignaStantelli nel 1929, ricco di iscrizioni

Sepolcro degli Scipioni, ingresso

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e di frammenti classici; all’internodel parco si cela il Colombario diPomponio Hylas (visitabile surichiesta), scoperto nel 1831, a cuisi accede da un’antica scaletta.Opera del I secolo d.C., il colomba-

rio è ornato da stucchi e pitture epresenta un’abside con una edicolavotiva al centro e un’altra sulladestra. Al numero civico 13 è laVigna Codini, nella quale furonorinvenuti nell’Ottocento numerosi

Sepolcro degli Scipioni, sarcofago di Lucio Cornelio Scipione Barbato (replica)

Il Colombario di Pomponio Hylas

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colombari, anch’essi visi-tabili su richiesta. Pocodopo la strada raggiungeil cosiddetto Arco di Dru-so, in realtà eretto nel 211-216 come fornice monu-mentale dell’acquedottofatto costruire da Caracal-la per portare l’acqua allesue terme, poi monumen-talizzato e trasformato incontroporta.La nostra passeggiata con-duce ora alla Porta S.Sebastiano, denominatain origine Porta Appia,dalla strada che le passasotto e che oggi da qui haorigine. La porta fu poi inti-tolata a S. Sebastiano perché con-duceva all’omonima basilica, metadi numerosi pellegrinaggi dovutialla presenza al suo interno, per uncerto periodo, delle reliquie degliapostoli Pietro e Paolo. La porta, la

più grande e la meglio conservatadi tutta la cerchia muraria, vennecostruita dall’imperatore Aurelia-no tra il 271 e il 275, in origine adoppio fornice, fiancheggiata dadue torri a pianta semicircolare.Una seconda fase portò ad un

L’Arco di Druso

Porta S. Sebastiano

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ampliamento delle torri, alla lorosopraelevazione di un piano e all’u-tilizzo dell’area interna adeguan-dola a cortile fortificato, che tra-sformò il cosiddetto Arco di Drusoin controporta. Nel V secolo, Ono-rio rinforzò i torrioni con la crea-zione di basamenti quadrangolari eridusse la porta ad un solo fornice.Sul piedritto destro, uscendo dallaporta, è incisa una bella immaginedell’Arcangelo Gabriele, con un’i-scrizione che ricorda la vittoria quiriportata dai romani contro il re diNapoli Roberto d’Angiò nel 1327.All’interno della struttura si trova-vano le camere di manovra, dallequali si chiudeva la porta mediantel’abbassamento di una saracinesca.Gli ambienti ricavati all’internodelle torri ospitano il Museo delleMura (ingresso da via di Porta S.Sebastiano, 18) che, oltre ad esseresede di mostre, accoglie una strut-tura didattica con plastici delle

mura stesse nelle sue varie fasi edili-zie e calchi di opere murarie.Dal museo si può accedere ad unasuggestiva passeggiata sulle mura,verso i fornici moderni dell’odiernaPorta Ardeatina aperta nel 1938. Daqui ha inizio la via Cristoforo Colom-bo che va verso l’EUR e il mare.

Fornici moderni dell’odierna Porta Ardeatina

Incisione dell’Arcangelo Gabrielesulla Porta S. Sebastiano

La visita al Museo delle Mura ciconsente di compiere unadigressione storica che illustri

brevemente la storia e l’evoluzionedelle mura urbane di Roma.Alle origini di Roma troviamo un sol-co primigenio tracciato da Romolocon l’aratro: era questo il modo disegnare il pomerio. Scrive Varroneche nel Lazio c’era l’uso di fondarele città secondo il rito etrusco: «condue buoi aggiogati tracciavano tut-to intorno un solco per essere pro-tetti da una fossa e da un muro.Chiamavano fossa il luogo da doveavevano scavato e muro la terra get-tata all’interno. Il perimetro che

risultava dietro questi due elementiera considerato il principio dellacittà; e poiché esso si trovava dopo ilmuro (post murum) venne chiamato“postmerio”». In corrispondenzadei luoghi necessari per il passaggiol’aratro veniva sollevato e i varchierano affidati alla protezione di Gia-no. In questo modo nasceva ilpomerio, prima protezione delimita-ta sulla base degli auspici degliauguri, circoscritta dalla recitazionedi una formula simbolica che preser-vava dall’ira divina e da effetti nefa-sti. L’urbs era uno spazio che posse-deva, in virtù di queste premesse,una particolare natura religiosa ed

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6. Le mura

Tratto delle Mura Aureliane tra Porta Metronia e Porta Latina

era vietato seppellirvi i morti e farvientrare l’esercito, tranne che inoccasione del rito del trionfo.Secondo la tradizione il perimetroromuleo venne ampliato in etàarcaica dal re etrusco Servio Tullio;ma i resti di mura in blocchi di tufodi Grotta Oscura, detti comunemen-te Mura Serviane, visibili in alcunezone di Roma non appartengono aquell’antica cinta del VI secolo: inrealtà facevano parte delle muraricostruite dopo il sacco gallico del390 a.C. sul percorso di un circuitopiù antico. Indagini più accuratehanno permesso di identificaremodeste sopravvivenze del tracciatopiù arcaico, realizzate con il friabile

tufo detto cappellaccio che vennepoi rimpiazzato dal più resistentemateriale proveniente da GrottaOscura. I secoli successivi videro laprogressiva perdita di funzione mili-tare delle antiche mura per la cresci-ta della potenza romana e la man-canza di una minaccia effettiva sullacittà; molti edifici vennero costruiti aridosso della cinta, che in vari puntivenne eliminata per agevolare l’e-norme ampliamento della cittàimperiale. Nel III secolo la situazionedell’impero si fece più difficile, dila-gava il terrore per i barbari, giuntifino a Vercelli nel 270 d.C., e si resenecessaria una protezione perRoma. Se ne assunse compito nel

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Il Bastione Ardeatino

271 l’imperatore di origine illiricaAureliano, che fece costruire lemura che portano il suo nome, unadelle più grandi realizzazioni edilizienella storia della città. Le mura, chehanno un circuito di circa 19 chilo-metri, furono approntate in tempibrevi, dal 271 al 275. Vennero rea-lizzate in opera cementizia con unrivestimento in laterizio e hannouno spessore di metri 3,50 e un’al-tezza fra i 6 e gli 8 metri. Diversi can-tieri lavorarono in contemporaneaper completare in breve tempo unaimpresa così impegnativa; vari edifi-ci, quali la Piramide Cestia, il CastroPretorio, l’Anfiteatro Castrensevenero inclusi nel tracciato perabbreviare i tempi. Nella muratura,ogni 3 metri, si aprirono delle feri-toie e delle torri quadrate vennerosistemate ad intervalli di circa 30metri per rafforzare il tracciato. Losviluppo di questa nuova cinta

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33Tratto delle Mura Aureliane all’altezza della via Cristoforo Colombo

Particolare delle Mura Aureliane, feritoiaper arciere

muraria non rispettò fedelmente iconfini delle 13 regioni augustee ealmeno cinque di esse si videro rim-picciolite se non addirittura dimez-zate; furono comunque inclusi i set-te colli e il rione Trastevere con ilGianicolo. Numerose porte venneroaperte in corrispondenza delle gran-di vie di comunicazione, ad uno odue fornici, ma tutte protette datorrioni semicircolari merlati. Portepiù piccole, le posterule, si aprivanoinvece lungo il percorso e servivanoper il più modesto traffico locale.Nel IV secolo le mura, sotto Massen-zio, furono restaurate e si iniziòanche lo scavo di un vallum, che ben

presto però venne interrotto. Sottol’imperatore Onorio, fra il 401-402,e ad opera di Stilicone, il grandegenerale romano di origine barbara,ci fu un’altra ristrutturazione, que-sta volta più consistente. Le mura ele torri furono innalzate, venneroattrezzate con due camminamentisovrapposti e coperti e si provvidepersino a dotarle di latrine pensili.Le posterule vennero chiuse, le por-te ridotte ad un solo fornice furonodifese da una seconda porta piùinterna; rafforzate in questo modole mura resistettero per due anni,dal 408 al 410, all’assedio dei Visi-goti di Alarico. Un altro restaurovenne effettuato nel corso del VI

secolo, durante le guerre gotiche,dal generale bizantino Belisario.

Camminamento delle Mura Aureliane traPorta Metronia e Porta Latina

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Latrina pensile in un tratto delle MuraAureliane

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Uscendo dallaporta e prose-guendo sulla

sinistra lungo le MuraAureliane, si giunge alla Por-ta Latina, attraverso la quale la viaomonima conduceva ai Colli Alba-ni e quindi verso le valli del Saccoe del Liri. La porta, una delle piùbelle e meglio conservate delleMura Aureliane, è l’unica delleporte antiche che conservi il rive-

stimento origi-nale in traverti-no, con un for-

nice ribassato pervolere di Onorio, che

fece aprire anche le cinque fine-stre che vi si aprono.Entrando da Porta Latina sull’o-monima via, si giunge subito invista dell’Oratorio di S. Giovanniin Oleo, sorto nel V secolo sul luo-go dove l’apostolo Giovanni sareb-

7. Passeggiando,passeggiando...

Tratto delle Mura Aureliane tra Porta S. Sebastiano e Porta Latinaall’altezza di viale delle Mura Latine

Porta Latina L’Oratorio di S. Giovanni in Oleo

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be stato immerso, uscendone ille-so, in una caldaia d’olio bollente.Il tempietto venne ricostruito sot-to Giulio II (1503-13) da Baldassar-re Peruzzi o da Antonio da Sangal-lo il Giovane. Ha una struttura in

laterizi e lesene con capitelli dori-ci. Il fregio sotto la copertura è sta-to aggiunto nel 1658 da FrancescoBorromini, che restaurò il monu-mento per conto di Alessandro VII.Sul lato opposto della strada si tro-

S. Giovanni a Porta Latina, frammento marmoreo incorporato nel campanile

Il Collegio missionario Antonio Rosmini

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va il settecentesco edificio del Col-legio missionario AntonioRosmini; aggirandolo sulla sini-stra, si giunge in una graziosa piaz-zetta ornata da un pozzo medieva-le incluso tra due colonne, sullaquale prospetta la chiesa di S. Gio-vanni a Porta Latina. La chiesa,

sorta nel V secolo, venne più volterestaurata, fino ad assumere l’a-spetto attuale, che ne vede ripristi-nate le forme medievali. Moltobello è lo slanciato campanileromanico, che alla base ha incor-porato un frammento marmoreoarcaico con Apollo ed Ercole in

S. Giovanni a Porta Latina

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lotta. La facciata è aperta in altoda tre finestre centinate ed è pre-ceduta da un portico a cinquearcate, su colonne in marmo e gra-nito con capitelli ionici; al suointerno si trovano vari frammentiromani e paleocristiani e resti diaffreschi medievali. L’interno è atre navate, divise da colonne roma-

ne dai capitelli ionici; tetto e pavi-mento sono moderni. La navatamediana è decorata da un prege-vole ciclo di affreschi con scenedell’Antico e del Nuovo Testamen-to, databili al 1190. Il pavimentodel presbiterio, anteriore al XII

secolo, è in opus sectile con marmipolicromi.

S. Giovanni a Porta Latina, interno

S. Giovanni a Porta Latina, particolare del ciclo decorativo medievale

Piazza di Porta Capena:3 - 60 - 75 - 81 - 118 - 122 - 160 - 175 -271 - 628 - 673 - Metro B

Piazzale Numa Pompilo:118 - 628 - 671 - 714

Via delle Mura Latine:118 - 218

Linee Turistiche:Archeobus

Legenda:I numeri in neretto indicano i capolinea (es. 70)quelli sottolineati indicano i tram (es. 3)quelli in verde le linee solo feriali (es. 30)quelli in rosso le linee solo festive (es. 130)

Come arrivare a…

Punti Informazione Turistica

Tutti i giorni ore 9.30-19.30

• Castel Sant’Angelo - Piazza Pia

• Santa Maria Maggiore - Via dell’Olmata

• Piazza Sonnino

• Via Nazionale - altezza Palazzo delle Esposizioni

• Piazza Cinque Lune

• Via Minghetti

• Visitor Centre - Via dei Fori Imperiali | Tutti i giorni ore 9.30-18.30

• Fiumicino Aeroporto Leonardo Da VinciArrivi Internazionali - Terminal C | Tutti i giorni ore 9.00-19.00

• Stazione Termini - Via Giolitti, 34Interno Edificio F / Binario 34 | Tutti i giorni ore 8.00-21.00

• Aeroporto “G.B. Pastine” di Roma (Ciampino)

• Lungomare P. Toscanelli - Piazza A. Marzio (Ostia Lido)

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Centralino Comune di Roma tel. +39 06 06 06

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