04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa...

20

Transcript of 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa...

Page 1: 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa Kaleidoscooperativakaleidos.com/wp-content/uploads/2017/03/04-Rivista... · gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e
Page 2: 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa Kaleidoscooperativakaleidos.com/wp-content/uploads/2017/03/04-Rivista... · gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e

SOMMARIO

• Il Giochino di pagina 2 pag. 2

• Editoriale pag. 3

• Il gioco dell’oca pag. 4

• Educare è … non avere fretta pag. 8

• Sorella fantasia Pag. 12

• Il gioco viaggia con il Ludobus Pag. 14

• Cortometraggi giocati Pag. 18

IL LUDICO FIAMMIFERAIO

Senza spostare alcun fiammifero fare in modo che la seguente uguaglianze diventi vera.

IL GIOCHINO DI PAGINA DUE

IL LUDICO FIAMMIFERAIO

Spostando un solo fiammifero rendere vera la seguente eguaglianza.

Page 3: 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa Kaleidoscooperativakaleidos.com/wp-content/uploads/2017/03/04-Rivista... · gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e

EDITORIALE A cura della redazione

A pagina 4 vi presentiamo il ludobus della cooperativa sociale Kaleidos, un furgone carico di gioco, meraviglia e poesia ludica che viaggia sul territorio per portare il gioco a tutti, piccoli, grandi, genitori e nonni. È un progetto iniziato nel 1999 ma che ancora oggi ribadisce l’importanza del diritto al gioco e di lasciarsi mettere in gioco. Perché? Perché una persona ludica a-ma la vita, è appassionata, da senso alle cose, gioca con sé e con gli altri, sa ridere di sé, sa stare in compagnia ma anche prendersi momenti di solitudi-ne…. Insomma, il ludobus non si ferme-rà nel suo viaggio finchè c’è bisogno di crescere persone ludiche. L’invito è di mettersi in gioco. Infine, vi presentiamo due amici di

Napoli, Tiziano e Giovanna, che gioca-no a costruire i cartoni animati. Realiz-zatori di alcune serie di cortometraggi dati in onda su Rai Jojo, incontrano spesso bambini a scuola e con loro si divertono a costruire e realizzare car-toni animati. Di recente sono usciti an-che due loro pubblicazioni relative a due serie televisive: “Storie spiegate” e “Minuti Montati” che potete trovare presso la sede della cooperativa socia-le Kaleidos. Non ci resta che salutarvi e rimandar-

vi al prossimo numero in programma per settembre 2015. buona lettura.

Ciao cari lettori. Usciamo ancora con la nostra umile rivista che parla di gio-gioco, diritto al gioco, esperienze ludi-che, gioco educativo, educazione e pe-dagogia. In questo numero vi proponiamo “Il

famoso gioco dell’Oca”, la storia, gli aneddoti, le regole. Un gioco che non tramonta mai e che fa e ha fatto gio-care intere generazioni di bambini. Un gioco semplice, tra i più popolari, ma che ha fatto anche cultura: molte sono le tavole illustrate con gli eventi e i fe-nomeni di ogni epoca. A pagina 8 un articolo di una educa-

trice di asilo che sottolinea l’importanza di un educazione lenta. Educare è “non avere fretta”, è gustare e dare senso alle cose che facciamo, curando i parti-colari e le emozioni; essere aperti al bello, al buono e al vero. Oggi, c’è ur-genza di rallentare il ritmo, prendersi del tempo. Questo è più che mai vero per i bambini. A pagina 12 invece vi presentiamo

una persona molto, molto giocosa che ha trovato uno stile fantastico per edu-care: il gioco magico. È una suora (Suor Linda) in arte Sorella Fantasia che si diverte ad educare e trasmettere i va-lori utilizzando gioia, fantasia, emozio-ne e meraviglia. Ora potete trovare anche il suo libro uscito da poco per le edizioni “Mondo Throll”.

Page 4: 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa Kaleidoscooperativakaleidos.com/wp-content/uploads/2017/03/04-Rivista... · gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e

IL GIOCO DELL'OCA

STORIA E SIMBOLI DI UN GIOCO POPOLARISSIMO

Fabio Taroni - Pedagogista

Un po’ di storia È il 16 giugno 1597 quando “Il nuovo e molto dilettevole giuoco dell’Oca” viene iscritto nello Stationer’s Hall di Londra, la Corporazione dei Librai, e si p r e p a r a a l l ’ i n v a s i o n e dell’Inghilterra. Ma il 1597 è solo la data a cui risale la prima notizia docu-mentata del gioco che, quasi certamente, nasce a Firenze qualche anno prima. Attorno al 1580, Francesco I de’ Me-dici ne avrebbe fatto omaggio a Filip-po II re di Spagna, duce di Milano, re di Napoli, Sicilia e di Portogallo. Negli anni che seguono troviamo il gioco “de loca” o “de l’ocha” alle corti di Spa-gna, Francia e Inghilterra. Lo gioca, da bambino, il futuro Luigi XIII che, come riferisce Heroard, il suo medico, “tra giuochi rumorosi, si riposa giocando all’oca”. Un secolo dopo, quando a Meudon muore il figlio maggiore di Luigi XIV, la Delfina, secondo quanto ci racconta Saint Simon nel suo “Memoires”, “chiusa nei suoi appartamenti, cercava conso-lazione nel gioco dell’oca”. Moliére lo cita ne “L’avaro” e Rousseau lo gioca abitualmente considerandolo uno dei suoi giochi preferiti.

Un gioco per tutti Molto in fretta, però, il gioco dell’oca esce dalle corti e conquista l’Europa intera: aristocratici e borghesi, popola-ni, religiosi e soldati, gentiluomini e bambini, morigerate signorine e incalliti

giocatori d’azzardo. Diviene ben pre-sto il gioco delle famiglie per antono-masia garantendo un divertimento assi-curato in partite fatte di speranze, illu-sioni, colpi di scena e delusioni. Il gioco costa meno delle carte, ha una maggior durata, coinvolge più giocato-ri contemporaneamente e, cosa non irrilevante in un periodo di acceso con-trasto del gioco d’azzardo, trova il consenso dell’autorità sia civile che reli-giosa. Tutti questi elementi sanciscono il successo del gioco che giunge così fino al nostro secolo. L’alto gradimento, pe-rò, può avere anche un’altra spiegazio-ne. Il gioco dell’oca è gioco di pura fortuna; non crea delle differenze tra adulti e bambini, furbi ed ingenui, per-sone istruite e analfabete. Si tratta di un vero gioco democratico che mette tutti sullo stesso piano e il risultato fina-le non può essere influenzato né dalla b ravu ra , né da l l ’a s t uz ia ; né dall’inganno e tanto meno da alleanze o accordi. È semplicemente aleatorio; vincere o perdere è dettato puramente dal tiro

Page 5: 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa Kaleidoscooperativakaleidos.com/wp-content/uploads/2017/03/04-Rivista... · gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e

dei dadi. Tutto dipende dal caso e, a volte, all’uomo piace abban-donarsi ad esso, capire da segni esterni se le stelle gli sono favorevoli e, là, dove così non è, sapere per certo che l’insuccesso non dipende da lui, dalle sue doti, dai suoi ragionamenti e capacità, ma dalla fortuna più o meno av-versa. Un gioco di tavole incise Tanta diffusione del gioco richiedeva un altrettanta pro-duzione di tavole che inizialmente furo-no incise soprattutto su legno (xilografie) e successivamente su rame (acqueforti e bulini). A tavole molto semplici, approssimati-ve ed economiche, facevano da contra-sto altre molto raffinate, colorate e stampate con perizia e precisione su carte pregiate. Tutte però erano carat-terizzate dallo tesso impianto e dalle stesse regole: 63 caselle (più raramen-te e più avanti nel tempo anche fino a 90 caselle), le solite oche poste ogni quinta e quarta casella successiva ed i consueti ostacoli come il ponte, la lo-canda, il pozzo, la morte e il labirinto. Sul percorso e sui numeri sono state date interpretazioni esoteriche e caba-listiche e studi approfonditi li hanno messi in relazione ad altri giochi anti-chissimi con analogo andamento a spi-rale come il “Gioco del serpente” degli antichi Egizi e quello cinese del

“Mandarino”. Lascio al lettore la libertà e la curiosi-tà dell’approfondimento, riportando le fonti in bibliografia. Qui basta ricorda-re che, nel tempo, le tavole del gioco si sono via via sempre più arricchite di illustrazioni e, da un certo momento, sono divenute anche strumenti didattici, culturali e politici. La diffusione del gioco dell’oca era divenuto tale che, con opportuni aggiu-stamenti, poteva diventare forte stru-mento educativo o promozionale: da percorso religioso con il “Chemin de la Croix” poteva essere trasformato in percorso politico con le 63 caselle ri-percorrenti le campagne napoleoniche. Ecco che dal diciannovesimo secolo incomincia una produzione di tavole del gioco dell’oca monotematiche: le grandi scoperte geografiche, sensibiliz-zazione verso le missioni, le tappe dell’Unità d’Italia. Escono in commercio

Tavola del Gioco dell’Oca - Cromolitografia - Olanda - Inizi del XX secolo

Page 6: 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa Kaleidoscooperativakaleidos.com/wp-content/uploads/2017/03/04-Rivista... · gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e

tavole del gioco dell’oca sull’aviazione, sulla nautica, sui mezzi di trasporto (gioco dell’oca della Fiat), sul giro cicli-stico d’Italia e di Francia e sui campio-nati di calcio e le gare olimpioniche. Nel periodo fascista viene diffuso il gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e la figura del duce e dei balilla nelle varie caselle e la tavola sulla guerra in Etiopia.

Le regole del gioco Obiettivo del gioco dell’oca è il rag-giungimento della casella numero 63, il giardino o meglio, nel nostro caso, il paradiso delle oche. Chi per primo raggiunge questa casella si aggiudica la partita e vince la posta in palio, la puglia. Si gioca con due dadi a sei fac-ce e con quante persone si vuole, anche se le partite migliori sono quelle con quattro o cinque giocatori. Per entrare nel gioco ciascuno deve mettere nel giardino delle oche un numero di getto-ni concordato al fine di formare la pu-glia. Stabilito a sorte il turno di gioco, si cominciano a gettare i dadi e ciascun giocatore avanzerà di tante caselle quanto è la somma dei due dadi. Con un contrassegno (il più classico era co-stituito da bottoni di diversa forma e colore) ciascuno segna la propria posi-zione. In successione ogni quinta e

quarta casella rappresenta un’oca; chi cade su queste caselle raddoppia il punteggio che ve l’ha portato ed avan-za perciò degli stessi punti che ha fatto tirando i dadi. Se ancora trova un’oca, nuovamente avanza degli stessi punti ottenuti con il tiro dei dadi. A questa regola esiste un’unica ecce-zione: chi con il primo tiro di dadi ottie-ne 9 con un 5 e un 4, sposta diretta-mente il proprio segnalino alla casella 53, chi invece realizza 9 con un 6 e un 3, procede invece fino alla casella 26. il cammino verso la casella 63 è anche pieno di ostacoli. Chi finisce nella casel-la 6, il ponte, paga un gettone di pe-daggio e passa alla casella 12. Chi si

ferma nella locanda, casella 19, paga un gettone per vitto ed alloggio e si deve fermare per due turni. Chi cade nel pozzo, casella 31, paga un gettone e non ne esce finché un altro giocato-re non vi cadrà a sua volta prendendo il suo posto. Il giocatore liberato andrà ad occupare la casella da cui si era mosso il liberatore. Alla stessa regola è sottoposto chi finisce in prigione nella

Page 7: 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa Kaleidoscooperativakaleidos.com/wp-content/uploads/2017/03/04-Rivista... · gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e

casella 52: paga un gettone e deve attendere un liberatore. Chi finisce nel-la casella 42, il labirinto, paga un get-

tone e retrocede al numero 30. Chi, infine, incontra la morte alla ca-sella 58, paga un gettone e ritorna all’inizio del gioco. Il numero 63 può essere raggiunto solo con il conteggio di tutti i punti realizzati con il tiro dei dadi. Se avanzeranno punti si comple-terà il conteggio all’indietro; se si in-contra un’oca si retrocede ulteriormente dell’importo del tiro. Naturalmente val-gono le consuete regole per chi, anche retrocedendo, incontra la morte o fini-sce in prigione. Chi, superato ogni osta-colo, finisce sulla casella 63 a conteg-

gio pieno, vince la puglia costituita dai gettoni d’ingresso e da quelli pagati di penale.

Curiosità In Italia, nella cittadina di Mortara, esiste il Palio del Gioco dell’oca: su un tabellone grande quanto la piazza si assiste al gioco dove i segnalini sono persone vestite con abiti regali. In un’altra cittadina italiana, Mirano, nella piazza pubblica si svolge ogni anno il gioco dell’oca a grandezza naturale. Per l’occasione in questa giornata nella cittadina si trascorre un giorno di festa. Bibliografia Mascheroni S. – Tinti B., Il gioco dell’oca:

un libro da leggere, da guardare, da gioca-re, Milano, Bompiani, 1984. D’Allemagne H.R., Le noble jeu de l’oie en

France, de 1640 à 1950, Grund, Paris, 1950. Canettieri P. - Alfonso X el Sabio, Il libro

dei giochi, Cosmopoli, Roma, 1996. Girare A. - Quetel C., L’Histoire de France

raccontée par le jeu de l’Oie, Balland/Massin, Paris, 1982. Roberto Tonelli, Il nuovo e molto dilettevo-

le giuoco dell’oca, Piacenza, 1997.

Copertina di alcuni libri sul tradizionale “Gioco dell’Oca”

Page 8: 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa Kaleidoscooperativakaleidos.com/wp-content/uploads/2017/03/04-Rivista... · gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e

EDUCARE È ... NON AVERE FRETTA EDUCAZIONE ATTIVA E SLOW SCHOOL

Alice Liparesi - Pedagogista Educatrice di Asilo Nido

Gianfranco Zavalloni; andrebbe rivista, valorizzata e diffusa in un ambiente come la scuola, dove bisognerebbe ri-trovare il tempo per vivere esperienze dirette sia in sezione sia all’aria aperta (magari con l’orto), dove poter rallenta-re prendendo come compagni di viag-

gio la lentezza, la non vio-lenza, la cura dell’altro. Zavalloni (2008, P. 17) afferma “siamo nell’epoca del tempo senza attesa”: quando io ero piccola si viveva secondo il ritmo del-le stagioni, si mangiavano le arance d’inverno e le fragole d’estate. Si aspet-tava che la terra fosse pronta per la semina, si preparavano le conserve

per l’inverno, e si attendeva un tempo-rale anche in estate. Oggi si può avere tutto e subito in qualsiasi momento della giornata e dell’anno, non sappiamo più attendere e aspettare, non ci fermiamo mai a guardare la bellezza di un tra-monto. La mancanza di tempo, che sembra essere diventato l’elemento chiave nella nostra epoca, porta spesso gli adulti, i genitori in questo caso, a sostituirsi al fare del bambino per guadagnare tempo. Come per esempio le routine del mattino, quando non si ha tempo per fare colazione con calma o si vuole ve-stire il bambino per fare più veloce perché si è in ritardo. Infatti a scuola non si ride più, abbia-mo dimenticato la saggezza di Gianni Rodari, come se in aula non potessero entrare la calma, un po’ di leggerezza e di allegria: un primo elemento è costi-

Il “nuovo mondo possibile “ si costruisce in spazi edu-cativi formali o informali nei quali promuovere cittadi-nanza sociale e garantire a tutti i bambini e le bambi-ne l’accesso ai saperi.

(Carta dell’Educazione di Porto alegre)

Nella nostra società in continua tra-sformazione caratterizzata da molte-plici cambiamenti e di-scontinuità, ed in partico-lare alla scuola dell’infanzia, sono richieste altissime professionalità, capaci non solo di svolge-re le funzioni pedagogi-che, educative e didatti-che che sono proprie del ruolo dell’insegnante ma anche di saper sostare nella difficile condizione di equilibrio precario nella quale vive la scuola dell’infanzia, so-spesa tra “custodialismo” da un lato e “primarizzazione” dall’altro, tra richie-ste depositarie delle famiglie e impe-gni dal punto di vista cognitivistico de-gli altri ordini di scuola (pre-grafismo, pre-lettura, pre-matematica). Fare l’insegnante alla scuola dell’infanzia significa prendersi cura dell’educazione dei bambini e delle bambine, per for-nire loro un ambiente sereno e stimo-lante, ove crescere con le migliori op-portunità. Il prendersi cura è una re-sponsabilità etica per gli adulti, il loro esserci nella relazione educativa e pro-fessionale, nelle funzioni di accompa-gnamento, ascolto, promozione, e che si sostanzia nel pieno recupero dell’attenzione alle cure “materiali”. È necessario scoprire e re-inserire nei contesti educativi un’educazione lenta, come descritta nella pedagogia di

Page 9: 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa Kaleidoscooperativakaleidos.com/wp-content/uploads/2017/03/04-Rivista... · gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e

stessi. È fondamentale oggi la questio-ne essenziale dell’educazione: non si educa senza avere tempo da “perdere”; parlare oggi di rallentare, leggerezza e di fragilità in una società trionfante nel suo materialismo pesante e devastatore sono la misura di un rea-le cambiamento di cui in educazione ha urgente bisogno. La vita dell’uomo e in particolare già anche i bambini sono immersi in ritmi esponenziali, catapul-tando l’umanità in un vortice di esigen-ze, possibilità, esperienze tante e tali da proiettarla verso un mondo “senza più il tempo” per fare, pensare, vivere. Compito dell’educazione e in partico-lare degli educatori, pedagogisti e e-sperti nel campo dell’educazione assu-mersi l’onere, l’onere e l’impegno di provare a dare l’esempio o almeno provare a indicare una strada lenta tranquilla misteriosa per abbracciare il richiamo della vita che ci circonda e

tuito dal fatto che i tempi che il bambi-no ha a disposizione nella vita quoti-diana sono sempre più ridotti e frasta-gliati. Fin dalla più tenera età è co-stretto a passare da una situazione all’altra nel corso della giornata: entra all’interno dei servizi educativi al matti-no, dal pomeriggio a sera è impiegato in attività sportive per poi tornare a casa per guardare la televisione e an-dar a letto. Come afferma Contini, “la quotidianità dei bambini è caratteriz-zata da sovraccarico di attività, sociali-tà, e mancanza di un tempo disteso silenzioso vuoto in cui il bambino possa “perdersi” per fare, esplorare, scoprire anche da solo senza il continuo sguardo di un adulto su di lui, seguendo i propri tempi e ritmi lasciando spazio alla fan-tasia e creatività. Siamo immersi in una società che ha ribaltato il senso del tempo e dello spazio, che non può da-re spazio effettivo ai bambini e all’educazione. Il tem-po per l’essere umano è un dato virtuale mentre lo spazio è un dato reale. Oggi in-vece viviamo di spa-zio virtuale e tempo reale. In questo modo la storia non esiste più e lo sviluppo di una persona non è possibi-le. Di conseguenza i bambini finiscono per essere potenziali clienti a cui vendere cose o, peggio anco-ra, da comprare essi

Page 10: 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa Kaleidoscooperativakaleidos.com/wp-content/uploads/2017/03/04-Rivista... · gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e

smodico di fare, di toccare, di espri-mersi, di costruire. Educare è mostrare la vita che il bambino non ha ancora

visto; quando l’educatore esclama: “guarda là!” e parlan-do indica un frammen-to, apre uno squarcio; i bambini fissano lo sguardo, ammirati, e vedono cose che non hanno mai visto, il loro mondo si espande e il

desiderio di imparare si rafforza. L’educazione non avrà mai fine finche qualcuno mostrerà ciò che sta più in là. Partire dai bambini significa valutare l’importanza dell’ambiente, delle rela-zioni, degli ambiti esperienziali che in-contrano. In un’ottica di sviluppo ed e-ducazione è necessario ripartire dai bambini, dai loro bisogni, dai loro ritmi,

dall’ascolto attento delle loro impellenti necessità di crescita. Il bambino è il pro-tagonista attivo dell’esperienza educativa, è il costruttore del sapere con un insaziabile voglia di spe-rimentare, ripetere e chie-dere “perché?”. La doman-da “perché”, che spesso i

bambini ci pongono, è la molla della curiosità, è il modo di interrogare il mondo con molto curiosità, e osservan-doli si nota come discutono tra di loro e c’è un prestito di conoscenza. Nell’attività ludica si individua la mi-glior cartina tornasole che ci “parla” degli insopprimibili desideri e volontà che motivano l’agire dei bambini e del-le bambine e ci fa comprendere quan-to sia fondamentale l’avventura intesa come possibilità di sperimentarsi nel nuovo e di confrontarsi con le novità. È proprio il gioco quella dimensione che meglio si avvicina all’esperienza del

che ci offre gratuitamente la sua infini-ta ricchezza, cercando di imparare ad ascoltarla, ad accompagnarla ed es-serne travolti. Per ritro-vare il proprio tempo, per imparare a rallen-tare e fare tesoro del-le esperienze, Zavallo-ni (2008, P.X) ci mostra alcune strategie didat-tiche utili a rallentare come: - Perdere tempo a parlare: per guadagnare tempo ad ascoltare, a parlare insieme, condivi-dendo le scelte in un ottica di rispetto dei tempi e dei ritmi di ognuno. - Ritornare alla cannetta e al pennino: due strumenti semplici e efficaci. - Passeggiare, camminare, muoversi a piedi alla scoperta di spazi e luoghi che spesso ci sfuggono a causa del dis-orientamento o del poco tempo a disposizione. - Disegnare anziché fotoco-piare, scoprendo le abilità manuali che fin da bambini possediamo. Le mani comu-nicano, creano, scoprono, lavorano, giocano creando un esperienza ludica fonda-mentale per l’apprendimento. - Guardare le nuvole nel cielo e guar-dare fuori dalla finestra. - Scrivere lettere e cartoline vere, usan-dole come mezzo artistico. - Imparare a fischiare a scuola. - Fare un orto a scuola. A partire dal significato del termine educazione dal latino ex ducere ovvero tirar fuori, condurre fuori, nel contesto della scuola dell’infanzia nasce il biso-gno di partire dai bambini ovvero a-scoltare la loro voglia di sperimentare, di costruire. Significa comprendere il bisogno spa-

Page 11: 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa Kaleidoscooperativakaleidos.com/wp-content/uploads/2017/03/04-Rivista... · gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e

propria mente e crescere nella consa-pevolezza. È essenziale al proposito scoprire Una

tazza di tè. Nan-in, un meastro giappo-nese dell’era Meiji (1869-1912) rice-vette la visita di un professore universi-tario che era andato da lui per interro-garlo sullo Zen. Na-in servì il tè. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare. Il professore guardò traboc-care il tè, poi non riuscì più a contener-si. “E’ ricolma. Non ne entra più”. “Come questa tazza”, disse Nan-in “tu sei ricolmo delle tue opinioni e conget-ture. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza? . Per contribuire ad una ricca e più completa conoscenza è necessario met-tere insieme l’immaginazione con il co-gnitivo, l’emozione con la razionalità, l’empatia con l’indagine approfondita ha come base l’accensione di tutti i no-stri sensi e questo ci mette in relazione intensa con gli elementi che ; abbiamo intorno al fine di costruire un pensiero non conforme e crea solidarietà e par-tecipazione che sono la base della de-mocrazia e allontana l’indifferenza, che è uno dei mali peggiori. E non dimentichiamo inoltre di fare ogni tanto uno “svuotamento”. Bibliografia Staccioli G., Slow School, Giunti, 2013. Cavalloni G., Pedagogia della lumaca, EMI, 2013

bambino, di colui che crea, sperimenta, scopre, che coglie nessi. Il gioco ha il privilegio delle libertà, chi gioca ha la capacità di fare e di-sfare, di sperimentare relazioni inedite, nuove e in grado di suscitare stupore. Durante una mattina di novembre in sezione, mentre i bambini giocano e costruiscono in particolare con i kaplà, mi è capitato di sentire: “dada Alice guarda che cosa ho fatto?”. È l’espressione della meraviglia e del piacere che il bambino prova mentre mostra il proprio manufatto ai compa-gni. Il mostrare all’altro la propria cre-azione in cui uno si riconosce e ricono-sce di essere stato capace di creare qualcosa di nuovo, di insolito, qualcosa che ci sembra bello, perché “è nostro” e che porgiamo agli altri perché lo ap-prezzano, gli diano valore. Questa ca-pacità di condividere lo stupore è tipi-ca dei bambini e rischiamo di aneste-tizzare i sensi se non diffondiamo il piacere d’imparare, la gioia d’apprendere, di osservare, di scoprire e meravigliarsi e il bisogno del bambi-no di potersi esprimere con più lin-guaggi, e non solo il linguaggio verba-le dove la razionalità e l’immaginazione viaggiano insieme. Educare è insegnare a vedere, è attra-verso gli occhi che i bambini entrano in contatto con la bellezza e il fascino del mondo, con gli occhi della mente accol-gono la realtà, la interrogano, la tra-sformano. Desidero insegnare ai bambi-ni che hanno occhi magici, che i loro occhi sono fatti per vedere, sono fatti per pensare, per questo educare è soprattutto insegna-re a pensare, a sta-re in con-tatto con la

Page 12: 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa Kaleidoscooperativakaleidos.com/wp-content/uploads/2017/03/04-Rivista... · gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e

Nel film “Stelle sulla terra” di A. Khan, assistiamo a questa scena: in una scuola nella quale gli alunni durante le lezioni di disegno erano rigorosamente abitua-ti a dipingere ciò che l’insegnante pro-poneva come modello, arriva un nuovo “stravagante” maestro. Egli esordisce così: “Create immagini, di-pingete quello che vole-te”. “Che dobbiamo di-segnare, signore, non c’è niente sulla catte-dra?” - obietta imme-diatamente un bambino - ”La cattedra?” - ri-prende il maestro - que-sto tavolo è troppo pic-colo tesoro è così picco-lo che non sopportereb-be il peso della tua fan-tasia. Cercate nella vo-stra immaginazione, fa-te finta che state scat-tando una foto a colori e la spalmate sul foglio. Divertitevi, divertitevi, nessuno vi impedirà di farlo”. Così facendo il nostro maestro non ottiene dipinti da mostra ma espressioni sincere del mon-do interiore dei suoi bambini oltre che impegno gioioso. Anche negli educatori, siano essi inse-gnanti, maestri, educatori, genitori, ci vogliono cuore e mente sempre aperti alle novità, all’immaginazione e alla creatività per non limitare le proposte alle dimensioni di una cattedra e getta-re così grigiore, tristezza e monotonia sui nostri bambini. Suor Linda Frola, suora francescana Ancella di Maria, coglie tutto questo: fa

della creatività e della fantasia gli strumenti per eccellenza per evangeliz-zare. Ci offre un metodo per comunica-re Gesù e il suo messaggio in modo sorprendente, entusiasmante e soprat-tutto coinvolgente.

Suor Linda ci dice: “Così ho sperimentato che sul buon terreno della me-raviglia, ben mediata dal gioco, il seme della Parola può germoglia-re. Certo, la catechesi non è un gioco, ma può essere giocata. La mia piccola espe-rienza è alla base di un grande sogno, quello di riuscire attraverso il metodo narrativo, l’arte del gioco magico, un pizzico di fantasia e una buona dose di gio-ia, a far immaginare ai

bambini, e non solo, il Dio di Gesù Cri-sto come qualcuno di vivo e vero, qual-cuno molto vicino a loro perché possano avere il coraggio e il desiderio di spe-rimentarlo concretamente nella vita di tutti i giorni”. È bello vedere uno spettacolo di Suor Linda: con grande emozione si assiste non poche volte, durante l’animazione, alla lacrima di un adulto o alla stupen-da esclamazione di un bambino: “Troppo buono”, riferito a Dio. E il bello è che se chiedi ai milioni di bambini che Suor Linda ha incontrato in questi anni di disegnare quello che maggiormente li ha colpiti, con grande sorpresa notiamo che nessuno di loro

SORELLA FANTASIA

GIOCARE A COMUNICARE UNA “BUONA NOVELLA”

a cura di Fabio Taroni

Page 13: 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa Kaleidoscooperativakaleidos.com/wp-content/uploads/2017/03/04-Rivista... · gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e

disegna suor Linda in azione; il più del-le volte nei loro disegni, viene rappre-sentato il racconto e l’emozione che, attraverso il gioco e la fantasia, il bambino ha fatto proprio. Questa esperienza di Suor Linda di-venta ora anche un libro, non solo ad uso di catechisti e animatori parroc-chiali, ma di tutte quelle persone che, a vario titolo, sono coinvolti in processi educativi perché in questo libro non ci troviamo soltanto un freddo elenco di strumenti educativi, bensì tutto il calore dei valori e dei messaggi che essi signi-ficano. In questo prezioso libro edito da Mon-do Troll, Linda Frola ha raccolto come un’ape operosa, il nettare delle sue esperienze, dei suoi spettacoli, dei suoi incontri quotidiani con bambini e fami-glie. Nella prima parte Linda ha elaborato tutto l’originale percorso di ricerca compiuto per trovare sostegno alla sua

intuizione sul valore del gioco per la fe-de; un’intuizione che si basa su un assun-to: che la fede è gioia, e che quindi il gioco ne è un corollario indispensabile. La seconda parte permette invece di entrare nel vivo del cammino di evange-lizzazione compiuto da Linda attraverso il gioco: in questa parte Sorella Fantasia entra nel vivo dei suoi racconti, in molti casi parabole del vangelo, li svela, ci aiuta, se vogliamo, a poterli replicare. Suor Linda gira l’Italia intera narrando e animando il Vangelo e cerca di offrire un forte stimolo affinché il bambino o colui che ascolta, si identifichi con le e-mozioni e le esperienze dei personaggi del racconto, così da permettergli di for-mulare ipotesi conclusive e positive per affrontare la vita nella fede.

Evangelizzare con fantasia, Mondo Throll, 2014

Faenza Zona Industriale - Faenza San Rocco

Brisighella – Castel Bolognese

Massa Lombarda – Modigliana

www.assicofra.it - [email protected]

Page 14: 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa Kaleidoscooperativakaleidos.com/wp-content/uploads/2017/03/04-Rivista... · gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e

Il gioco è una cosa seria Da tutti è ormai riconosciuta l’importanza che il gioco riveste nello sviluppo sociale, affettivo e cognitivo del bambino, e, più in generale, nella formazione dell’individuo. Ogni bambino gioca per imparare, conoscere la realtà circostante, realiz-zare nuove esperienze, sperimentare le proprie capacità, conoscere i pro-pri limiti ed incontrare nuo-vi amici e coetanei. Ma soprattutto gioca per il piacere di giocare. Le aree all’aperto, che offrono ampi spazi per attività di movimento, esplorazione e socializzazione, sono i luoghi privilegiati per lo svolgimento delle attività ludiche. Nell’ambiente urbano, il tradizionale cam-petto dietro casa, luogo di ritrovo dei bambini delle passate generazioni, è scomparso, sostituito dall’asfalto e dal cemento. Ed ora? La crescita della città ha spesso sacrificato le aree verdi, eliminando sem-pre di più i possibili luoghi d’incontro fra bambini; il conseguente aumento del traffico sta ren-dendo quasi impossibile il tranquillo sposta-mento dei più piccoli, e i regolamenti dei condomini spesso vietano i giochi nei cortili

comuni. Di conseguenza i bambini hanno sempre meno occasioni di svolgere una sana e libe-ra attività ludica, essenziale per il loro svi-

luppo. (Aumentano i cartel-li con il “Divieto di gioca-re”). Numerose ricerche hanno dimostrato che i bambini sono oggi colpiti da una sofferenza nuova, la solitudine, e che aumen-ta di anno in anno il tempo che trascorrono in casa da soli o in “compagnia” di

una televisione o, meglio, di uno schermo sia esso TV, PC, Tablet o cose simili , sicura-mente pieni di risorse, ma ricchi anche di molti elementi diseducativi. In poche parole, la società (e in particolare

la città) si è dimenticata dei bambini. Infatti, nello spazio di una genera-zione si sono ridotti drastica-mente gli spazi per giocare e i bambini sono sempre più soli. Studi approfonditi confer-mano che i bambini di oggi, rispetto alle precedenti ge-nerazioni, giocano sempre più da soli e sempre meno

con gli amici; inoltre giocano prevalente-mente in casa e sempre meno all’aperto. Questi dati trovano una conferma anche in alcune indagini svolte a livello locale su

IL GIOCO VIAGGIA CON IL LUDOBUS

L’ESPERIENZA PEDAGOGICA DEL GIOCO ITINERANTE

a cura della Cooperativa Sociale Kaleidos di Faenza (Ra)

Page 15: 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa Kaleidoscooperativakaleidos.com/wp-content/uploads/2017/03/04-Rivista... · gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e

tutto il territorio della provincia di Ravenna. Alle bambine e ai bambini deve essere riconosciuto il diritto di giocare (sancito tra l’altro dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, appro-vata dall’Assemblea Ge-nerale delle Nazioni Uni-te), e la città deve impe-gnarsi ad offrire a questo scopo luoghi sicuri, facil-mente raggiungibili, op-portunamente attrezzati e ben distribuiti in tutto il territorio cittadino. È quin-di opportuno che queste aree rispondano a requisi-ti che tengano in adegua-to conto le specifiche esi-genze dell’infanzia; inoltre devono essere realizzate nel rispetto delle persone, della natura e del gioco, per diventare effettivamente luoghi di divertimento, sva-go e ricreazione sicuri e tranquilli, sia per i bambini sia per i genitori. Non basta dotare uno spazio di qualche giostra per creare un’area gioco: ci vuole un progetto attento ad una molteplicità di fattori. È necessario inoltre offrire occasioni di incontro che promuovano la conoscenza delle aree gioco e stimolino a ritrovare una dimensione di incontro e di stare insieme tra bambini e bambini, ma anche tra bambini e adulti. Perché, da questo punto di vista, il gioco è una cosa seria.

Il ludobus - Identità e pedagogia Il ludobus è un veicolo che serve per il tra-sporto dei più svariati materiali ludici e che può essere utilizzato anche come luogo per giocare, grazie alla sua attrezzatura e al

suo arredo interno. I ludobus sono un’iniziativa concreta per compensare deficit di opportunità e spazi di gioco e per rendere possibili esperienze

di gioco differenziate nell’ambiente di vita dei bambini. Il ludobus come progetto educativo, si situa nel campo della pedago-gia extrascolastica anche se non si escludono colla-borazioni con le scuole; in generale le sue attività si svolgono durante il tempo libero dei bambini, senza particolari condizioni di accesso per i partecipanti. L’elemento centrale dell’attività del ludobus è la sua itineranza. Mettere in viaggio il gioco e il dirit-

to al gioco e portarlo a tutti, senza distin-zione alcuna di cultura, genere, età e con-dizione sociale è lo scopo e il progetto su cui si fonda ogni attività di ludobus. Altra caratteristica importante del ludobus è la sua presenza all’aperto: strade, bor-ghi, piazze, cortili, giardini, parchi, sono le tappe che il ludobus predilige. La strada come luogo di incontro e scambio tra le persone attraverso un unico strumento: il gioco. Ancora. Il ludobus si contraddistingue per la sua flessibilità di tempi, di spazi e di proposte ludiche. Per ridare tempo al gio-co, occorre prendersi tempo e andare lenti; far riscoprire ai bambini e a quanti giocano con il ludobus una vera e propria pedago-gia della lentezza (o della lumaca, come amava dire il pedagogista Gianfranco Ca-valloni) e ribadire che “lento è bello e ricco

Articolo 31 1. Gli Stati parti riconoscono al fan-ciullo il diritto al riposo ed allo sva-go, a dedicarsi al gioco e ad attivi-tà ricreative proprie della sua età, ed a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica. 2. Gli Stati parti devono rispettare e promuovere il diritto del fanciullo a partecipare pienamente alla vita culturale ed artistica ed incoraggia-no l’organizzazione di adeguate attività di natura ricreativa, artistica e culturale in condizioni di ugua-glianza.

Page 16: 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa Kaleidoscooperativakaleidos.com/wp-content/uploads/2017/03/04-Rivista... · gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e

di valore. L’esperienza Ludoitinerante di kaleidos Sull’ondata dell’esperienza ludica itine-rante tedesca degli anni ottanta, scenden-do attraverso il nord Italia, nel 1999 anche sul nostro territorio romagnolo appare il Ludobus. Il famoso Ka-leidobus della Coope-rativa Sociale Kaleidos di Faenza. La coopera-tiva, nata nel 1998, coglie il valore educa-tivo del gioco e ne lo fa diventare la sua mission per eccellenza: il gioco diventa pro-gettualità, metodologia pedagogica, scelta educativa, attivazione di servizi educativi e formativi e di animazione. A distanza di tempo, dopo 18 anni dal primo intervento di ludobus a Faenza, oggi la cooperativa è soddisfatta e riconferma il valore e la spe-cificità del progetto del gioco itinerante. Per dare i numeri, ad oggi il ludobus Kaleidos ha viaggiato e fatto oltre 700 interventi in piaz-ze, sagre paesane, fe-ste di paese per un to-tale di circa 25000 chi-lometri e mettendo in gioco oltre 300000 persone, siano esse bambini, genitori, nonni. E non c’è stanchezza. Il ludobus è sempre pron-to per portare il gioco ovunque e in qualsiasi periodo dell’anno. Con una ricchezza in più

rispetto ai primi anni: l’esperienza. Ed è proprio questa esperienza che ha aiutato la Cooperativa Kaleidos a focaliz-zare gli elementi dell’animazione ludica itinerante: • l’offerta dell’attività di gioco in forma

aperta, libera e volon-taria a disposizione di chiunque, senza discri-minazioni di età, sesso, provenienza o di ri-spetto categorico di tempi; • La polivalenza di approccio all’esperienza ludica

proposta, sia nelle forme di fruizione, che nella durata (flessibilità ludica);

• La percezione di un “tutto caotico”, ma intenzionalmente proposto, pensato e attrezzato con metodo e attenzione per i dettagli, in cui sono presenti liberamente

e in forme plurali mate-riali, attrezzi, giochi ma anche, contemporanea-mente, una traccia indi-cativa, flessibile ma intenzionalmente educa-tiva di possibili percorsi ludici e di una proget-tualità voluta; • L’utilizzo e la proposi-zione di attrezzi per il gioco che prevalente-mente si centrano su rielaborati impieghi creativi e ludici di mate-riali di riuso, riciclo e di scarto (carta, plastica, legnetti, stoffe, vecchie biciclette, sughero, e

Page 17: 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa Kaleidoscooperativakaleidos.com/wp-content/uploads/2017/03/04-Rivista... · gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e

qualsiasi materiale reperibile); • Il ruolo decisamente “empatico” e “decentrato” degli educatori impegnati prevalentemente nel compito di organiz-zare, predisporre, sostenere, facilitare, comunicare le attività del ludobus più che dirigerle, farle dipendere e accentrarle su di sé;

• La dimensione protagonista dei fruitori dell’esperienza, bambini e giovani in pri-mo luogo, compresenti e autonomi nell’esperienza ludica;

• Infine, le sensazioni e le emozioni gioiose

e di serenità rimanenti nei volti dei parte-cipanti: giocando, ognuno lascia tristezze, angosce e delusioni, per far riaffiorare il sorriso sulle labbra e il desiderio dell’incontrare gli altri.

Bibliografia Farnè Roberto, Le case dei giochi. Ludote-

che, ludobus e processi formativi, Guerini, Milano, 1999. Mori Andrea, In giro giocando. Ludobus,

animazione e territorio, La Meridiana, Mol-fetta (Ba), 2001.

Ludobus Kaleidos - Giocacittà 2004 - Piazza del Popolo - Faenza (Ra)

Page 18: 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa Kaleidoscooperativakaleidos.com/wp-content/uploads/2017/03/04-Rivista... · gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e

Giocare a realizzare cortometraggi animati e, con passione, poterlo fare con i bambini, è ormai una delle attività a cui dedichiamo molto del nostro tem-po. Da diversi anni abbiamo messo a punto “Piccoli e Corti”, un progetto la-boratoriale che viaggia dal 2008 tra i bimbi delle scuole del nostro territorio napoletano, ma anche in molte altre scuole su territorio nazionale. Abbiamo costituito “La Casa dei Conigli” per inse-gnare ai piccoli ad utilizzare le tecniche manuali di animazione e potersi espri-mere con i cartoni animati. Il progetto si svolge interamente in aula, ciò vuol dire che tutte le sue fasi sono organizzate in modo da coinvolgere i bambini partecipanti, sen-za che il tocco dell’esperto di turno stravol-ga lo spirito e l’espressione infantile. In questo modo i risultati sono sicuramente meno raffinati da un punto di vista tecnico, ma raggiungono livelli di spontaneità, arti-gianalità e veracità inimmaginabili.

Il principale obiettivo è lasciare che i pic-coli partecipanti possano esprimersi con il mezzo dell’animazione, per dire quel che vogliono; dunque è prioritario il messaggio e non la perfezione. Durante i laboratori i bambini sperimen-tano diverse tecniche di animazione (stop-motion, collage animato, rotoscopia, pixil-lation, animazione di oggetti), a seconda delle condizioni di lavoro, del tempo a disposizione, dell’età dei partecipanti. Scopo, è apprendere le tecniche, trovan-dosi ad essere parte attiva in un campo, quello della televisione e dei multimedia, in cui solitamente i bambini sono spettatori passivi. Oltre alla fase di sperimentazione, di grande rilievo è il fatto che i bambini possono cimentarsi nell’invenzione di storie o situazioni da tradurre poi in animazione, sotto la guida degli operatori.

CORTOMETRAGGI GIOCATI

L’ESPERIENZA EDUCATIVA DI CHI FA CARTONI ANIMATI

Tiziano e Giovanna - Casa dei Conigli di Napoli

Page 19: 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa Kaleidoscooperativakaleidos.com/wp-content/uploads/2017/03/04-Rivista... · gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e

C’è una totale partecipazione dei bambi-ni a tutte le fasi di costruzione di un corto animato, senza utilizzare nulla di già esi-stente. Ciò perché crediamo che l’animazione sia in sostanza un mezzo di comunicazione e di espressione, piuttosto immediato, che, una volta appreso e fatto proprio, può essere usato per veicolare un messaggio persona-le, anche di un certo rilievo, in maniera però semplice e leggera. Quando possibile, al termine dei labora-tori il progetto prevede la realizzazione di un opuscolo contenente la narrazione del lavoro svolto, corredato di foto e immagini e di un DVD con il corto rea-lizzato. Ogni bambino che a-vrà preso parte ai labo-ratori avrà dunque in mano il frutto del pro-prio lavoro, perché pos-sa materialmente pren-dere coscienza del per-corso fatto e ripercor-rerlo più volte per futu-re esperienze. ”Minuti montati” è la nostra prima serie andata in onda prima su Rai Tre, poi su Rai Yoyo. E’ girata in stop motion, utilizzando oggetti veri trovati qua e là, ripensati in maniera differente: una cornetta del telefono diventa un caval-luccio marino, una grattugia diventa un’aragosta, un libro si trasforma in ele-fante. Suggerimenti per inventare insom-ma, quel che ci piace fare per i bambini: suggerire, dare spunti e poi lasciarli viag-giare da soli.

La nostra filosofia di vita è questa, attual-mente non si sposa con quella della TV, che invece guarda i numeri e i profitti. A noi interessa contribuire in modo costrut-tivo alla crescita dei più piccoli e siamo convinti che siamo sulla strada giusta, anche se non è quella più remunerativa. Le note delle Nuove Tribù Zulu accompa-gnano qui le nostre animazioni per la prima volta. L’inizio di una bella e lunga collabo-razione. I 26 animali delle altrettante puntate tro-vano dunque in questo libro il loro book fotografico! Ad accompagnarli, pagina

dopo pagina, sono altrettante filastroc-che che ne narrano, non troppo seriamen-te, le caratteristiche. Un libro per ridere insieme ai bambini, dunque, ma soprat-tutto per far viaggia-re la fantasia, senza limiti di sorta. Abbiamo scelto, per realizzare il libro, le produzioni dal basso, perché crediamo nel-la forza di ciò che

viene dal basso e perché quando una cosa si fa in tanti diventa più bella e più forte. Minuti Montati Giovanna: scrive. Tiziano: monta e smonta. Nuove Tribù Zulu: suonano. Dicembre 2014, con dvd allegato.

Tiziano e Giovanna

Spaccio Pannolini Faenza Via Renaccio 11 Telefono: 0546560754 E-mail: [email protected]

Page 20: 04 - Rivista Ludica - Marzo 2015 - Cooperativa Kaleidoscooperativakaleidos.com/wp-content/uploads/2017/03/04-Rivista... · gioco dell’oca con delle aquile al posto delle oche e