04 6 luigi sturzo e i rosselli tra londra, parigi e new york (1929 1945)

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OPERA OMNIA DI

LUIGI STURZO

TERZA SERIE

SCRITTI VARI

VOLUME IV- 6

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PUBBLICAZIONI A CURA DELL'ISTITUTO LUIGI STURZO OPERA OMNIA - TERZA SERIE - VOLUME 1V - 6

Luigi Sturzo e i Rosselli tra Londra, Parigi e New York.

Carteggio (1929-1945)

A cura e con introduzione di Giovanni Grasso

Prefazione di Gabriele De Rosa

Rubbettino

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Il volume è stato realizzato con il contributo dellEdizione Nazionale dell'opera Omnia di Luigi Sturzo,

Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Uficio Centrale per i Beni Librari, le htituzioni Culturali e l'Editoria

O Proprietà letteraria riservata Isriruco Luigi S t u m

O 2003 - Rubbertino Mitore 88049 Soveria Mannelli -Vide Rosario Rubbecrino, 10 - Tel. (0968) 662034

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PIANO DELL'OPERA OMNIA DI LUIGI STURZO PUBBLICATA A CURA DELL'ISTITUTO LUIGI STURZO

-p-

PRIMA SERIE: OPERE

I - L'Italia e il fascismo (1926)

I1 - La comunità internazionale e il diritto di guerra (1928)

I11 - La società: sua natura e leggi (1935)

IV - Politica e morde (1938). - Coscienza e politica Note e suggerimenti di ~olitica pratica (1953)

V-Vi - Chiesa e Stato (1939)

VI1 - La vera vita. - Sociologia del soprannaturale (1943)

Vi11 - L'Italia e l'ordine internazionale (1944)

IX - Problemi spirituali del nostro tempo (1945)

X - Nazionalismo e internazionalismo (1946)

XI - La Regione nella Nazione (1949)

XII - Del metodo sociologico (1950) -Studi e polemiche di sociologia (1933-1958)

SECONDA SERIE: SAGGI - DISCORSI -ARTICOLI

I - L'inizio della Democrazia in Italia. - Unioni professionali. - Sintesi sociali (1900-1906)

I1 - Autonomie municipali e problemi amministrativi (1902-1915)

- Scritti e discorsi durante la prima guerra (19 15-1 9 18)

I11 - I1 partito popolare italiano: Dall'idea al fatto (1919) - Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922)

IV - Il partito popolare italiano: Popolarismo e fascismo (1924)

V - Il partito popolare italiano: Pensiero antifascista (1924-1925)

- La libertà in Italia (1925) -Scritti critici e bibliografìci (1923-1926)

VI - Miscellanea londinese (1 926-1 940)

Vi1 - Miscellanea americana (1 940-1945)

VI11 - La mia battaglia da New York (1943-1946)

M-XIV - Politica di questi anni. - Consensi e critiche (1946-1959)

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TERZA SERIE: SCRITTI VARI

I - Il ciclo della creazione

- Versi. - Scritti di letteratura e arte

I1 - Scritti religiosi e morali

I11 - Scritti giuridici

IV - Epistolario scelto: 1. Lettere a Giuseppe Spataro (1 922-1 959) 2. Luigi Sturzo - Mario Scelba. Carteggio (1923-1956) 3. Luigi S tum -Acide De Gasperi. Carteggio (1920-1953) 4. Luigi Sturzo - Maurice Vaussard. Carteggio (1 9 17- 1 958) 5. Luigi S tum a Londra: carteggi e documenti (1925-1 946) 6. Luigi Sturzo e i Rosselli tra Londra, Parigi e New York. Carteggio (1929-1945)

V - Scritti storico-politici (1 926- 1949)

Vi - Lamafia

VI1 - Bibliografìa. - Indici

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Prefazione

Questo carteggio fra Luigi Sturzo e la famiglia Rosselli, negli anni del loro esilio fra Pari- gi e Londra, è un contributo nuovo, in gran parte inedito, suggestivo anche per il tono uma- no, per le ansie, i dubbi, le difficoltà - anche psicologiche - a muoversi nel mondo così vario degli esuli antifascisti, vicini nella passione per l'Italia, ma chiusi nella trincea delle - loro convinzioni politiche. Un carteggio fra personalità molto diverse, se non distanti, per tanti giudizi, modi di vedere e di leggere quanto aweniva in Italia, con il fascismo, fra Stato e Chiesa, dalla Conciliazione d a guerra di Etiopia, alla guerra civile spagnola.

Scriveva Sturzo, il 12 ottobre del 1936, al direttore del «Mati» di Barcellona, Ruiz Manent: ((La guerra civile spagnola sarà rinfacciata ai cattolici come la notte di San Barto- lomeo e come la repressione del Duca d'Alba nelle Fiandre)). Sturzo prova amarezza quan- do Carlo Rosselli accentua il suo anticlericalismo, coinvolgendo tutta la Chiesa sino a sostenere l'incompatibilità di un'organizzazione politica di ispirazione cattolica con la libertà e la democrazia e, dinanzi al richiamo storico di Sturzo alla tradizione cattolico- democratica e al Partito Popolare dello stesso Sturzo, Rosselli ammette l'eccezione, ma insiste nella sua tesi di fondo dell'incompatibilità fra cattolicesimo e liberalismo, fra cat- tolico ubbidiente ed educazione autenticamente liberale.

I1 sodalizio politico e umano fra Sturzo e Carlo Rosselli, tuttavia, non subisce frattu- re, resiste alle pure infuocate polemiche sulla politica vaticana. C'è qualcosa in loro - tan- to in Sturzo che in Ferrari e Donati, come nella famiglia Rosselli, più o meno "allargat2 - che li fa "solidali": la loro condizione di esuli, di "fuorusciti", impegnati a riconquistarsi un consenso la cui perdita, a causa dei loro accesi antagonismi e ideologismi, non poco aveva concorso alla crisi dello Stato liberale.

La corrispondenza di Sturzo con la famiglia Rosselli, rigorosa osservante della cultura di Giustizia e Libertà, il tono confidenziale di rispetto, di disponibilità all'ascolto, che si coglie nella maggior parte delle lettere, è un aspetto importante di quella risalita verso una maggiore consapevolezza della realtà di un'Europa più problematica perché inquina- ta da una progressiva cedevolezza, intima e strutturale insieme, dinanzi al profilarsi dello spettro totalitario, che investiva l'occidente alle radici.

Il giudizio di Giovanni Grasso ci sembra pertanto equilibrato e corretto: «Due uomi- ni così diversi per età, per formazione, per cultura, per religione: uno ebreo dichiarata- mente ateo, l'altro prete cattolico, con un profondo attaccamento alla sua condizione sacerdotale, nonostante il disagio e i dispiaceri procurategli dalla politica vaticana. Due uomini con punti di partenza così distanti che giungono, per vie diverse, alla stessa incrollabile fede nella libertà, nella democrazia, nei diritti dell'uomo, nella convivenza civile, al rifiuto di ogni totalitarismo, di sinistra o di stampo integralistm. C'è una battuta di Sturzo, in una lettera da Londra, a Carlo (30 giugno 1933) fra il serio e il faceto che Grasso riporta: «Io conchiudo per la libertà di apprezzamento e di condotta civile in materia di guerre nazionali o coloniali. L'interferenza positiva e politica della Chiesa in

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tale materia, non è desiderabile né per la Chiesa né per lo Stato. Voi di Giustizia e Libertà fate tutti e due le figure: quella di anticlericali e quella di ... clericali. È una strana posizio- ne la vostra. Di fronte alla quale la mia è molto più moderna)).

Questo Carteggio con Carlo, che assorbe la maggior parte del libro, con Arnelia Ros- selli e, dopo l'assassinio di Carlo, con la moglie inglese, Marion, ci offre uno scenario, per così dire mobile del mondo degli esuli; fanno la loro comparsa numerosi protagonisti, Francesco Luigi Ferrari, il più sturziano, potremmo dire, degli amici e collaboratori di Sturzo, protagonista al Congresso di Torino del PPI, nel 1923, dell'azione che condusse alla fine della collaborazione nel governo Mussolini. Sturm affidò a lui e a Donati, diret- tore del ((Popolo)), negli anni "aventiniani" dell'opposizione al fascismo, la salvaguardia della memoria del Partito Popolare, la sua presenza nella vita politica dell'opposizione al fascismo dei partiti europei di ispirazione cattolica.

Grasso riprende la polemica che suscitò il volume nel quale Ferrari aveva raccolto un insieme di documenti, tratti per lo più dalla ((Civiltà Cattolica)), con una serie di critiche dell'hione Cattolica nei confronti del fascismo. I documenti avrebbero dovuto servire a Gaetano Salvemini per un libro che non vide mai la luce. Il manoscritto fu pubblicato da Ernesto Rossi nel 1957; di qui una serie di infuocate polemiche, con grave disappunto di Luigi Sturzo. Profondissimo il dolore di Sturzo quando, il 2 marzo del 1933, scomparve Ferrari per grave malattia. Quali fossero le speranze che Sturzo aveva riposto in Ferrari, sono evidenti in una lettera che gli aveva indirizzato, il 18 gennaio 1929, dieci anni esatti dopo la fondazione del PPI: «Caro Francesco Luigi, tu sei uno di quelli che sono destinati a questo avvenire: l'esilio ti ha dato modo di venire in contatto col mondo politico inter- nazionale, e di fare una lunga revisione delle idee e delle direttive politiche di allora. Sei - giovane e pieno di ingegno ed energia. Tornerai in patria con la giusta aureola di quanto hai sofferto, e lavorato per la nuova Italia; e nessuno di quelli di altro partito con i quali dovrai lavorare potrà dirti di non avere sofferto e lavorato abbastanza))'.

Altri personaggi con cui S t u m ebbe rapporti di lunga durata durante l'esilio, anche quando lasciò Londra e si trasferì negli.Stati Uniti: Gaetano Salvemini, Francesco Saverio Nitti, Carlo Sforza, Filippo Turati, Claudio Treves, Bruno Buozzi, Guglielmo e Gina Ferre- ro. Ed accanto a S t u m appaiono personaggi oramai noti, che sono entrati a far parte della sua biografia, come Barbara Barclay Carter, americana di madre irlandese, convertitasi al cattolicesimo, patrocinatrice, potremmo considerarla, di quel foglio inglese ((People and Freedom», che svolse un ruolo importante come portavoce dell'antifascismo sturziano.

La Carter tradusse in inglese l'opera di Sturzo, fra le più note, anche se in Italia, né prima né dopo la guerra aniihitleriana, fu poco o niente letta: Italia efascismo. Ella si occupò anche della traduzione del poema di Sturzo Il Ciclo della Creazione. Fra le lettere a ~arbara , che figurano nel già citato volume delle Lettere non spedite, c'è una, datata Lon- dra 26 ottobre 1928, che ci dice molto sul ruolo importante che ebbe la Carter nella vita di Sturzo, come scrittore, negli anni dell'esilio a Londra: «Più volte - scriveva - avete mostrato interesse ai piccoli accenni del mio passato: credetemi, non hanno importanza che solo per me; ma la simpatia con la quale mi sentite, mi spinge oggi a parlarvene. È che voi oramai siete partecipe della mia attività di scrittore e voi oramai siete abituata a riportare sulla vostra lingua quel che a me non è consentito poter pubblicare nella mia)).

1 Luigi Sturzo, Lettere non spedite, il Mulino, Bologna 1996, pp. 59-61.

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Dunque, queste poche ultime parole sul ruolo svolto dalla Carter nella vita dello scrittore Sturzo in quegli anni tormentati, appaiono a lui quasi di compenso all'amarezza che non gli era ((consentito di pubblicare nella [sua] lingua)).

Davanti alle insistenze della Carter perché Sturzo scrivesse le sue memorie politiche, questi rispondeva: «Del Partito Popolare si scriverà, quando non sarà vietato nominarlo tranne che per maledirlo e allora chi scriverà cercherà di interpretare la mia attività [...l, ma nella valanga di notizie e di apprezzamenti contradditori, non riuscirà mai a vederci fino in fondo)) (lettera del 13 novembre 1928).

Come ci ricorda Grasso, nella sua densa e stimolante introduzione, la Carter, come anche l'altra preziosa collaboratrice di Sturzo, Bertha Pritchard, prima che conoscessero l'esule siciliano, frequentavano casa Rosselli. Barbara in particolare era stretta amica di Marion, la moglie di Carlo. Nel 1924 la Carter, come ella stessa ricorda, era appena uscita dall'università, quando fece le prime prove di giornalismo, intervistando Sturzo, appro- dato pochi mesi prima a Londra. Era tanto abile la Carter che nel 1927 h l'unica giorna- - lista straniera che poté seguire il processo di Savona contro Carlo Rosselli, Ferruccio Parri e altri, accusati per l'espatrio clandestino di Turati e Pertini.

Bertha Pritchard fu presentata invece a Sturzo proprio da Carlo, nel dicembre del 1929: «Una vecchia amica mia e dei Ferrero, e sua grande ammiratrice, vorrebbe oramai conoscerla di persona. k la signora Bertha Pritchard [...l. Se le darà modo di incontrarsi con lei, la farà felice)). Così fu.

Grasso ha utilizzato la corrispondenza conservata nell'Archivio dell'Istituto Luigi Sturzo, per scrivere la storia di quest'altra intelligente, entusiasta e fedele collaboratrice di Sturzo, amica di Ferrero e di Claudio Treves. C'è ancora un gruppo di lettere fra Sturzo e la Pritchard, appartenenti al mio archivio personale, che Grasso non ha potuto vedere perché da me versate all'Istituto Sturzo dopo che il volume era già in corso di stampa. Nell'insieme emerge un mondo diverso da quello di Sturzo, che la Pritchard non ebbe difficoltà a capire e a far suo. Bertha, che era poliglotta, - scrive Grasso - si occupò ((di curare la pubblicazione degli scritti sturziani in diversi paesi (sua, tra l'altro, la traduzione in lingua spagnola de Il Ciclo della Creazione), impegnandosi a fondo per anni, nel tenta- i' iivo riuscito a metà di far musicare la tetralogia cristiana composta da Sturzo)). A dire il i(

vero, dopo alcuni tentativi falliti, alla fine, riusci a trovare in Darius Milhaud, un musici- sta già famoso che si era cimentato in partiture politonali. Milhaud accettò l'incarico, dopo vari sondaggi e prove. Egli affrontò anche il prologo de Il Ciclo della Creazione sugli Angeli e Adamo, che rappresenta più di un terzo del poema, pieno di difficoltà. Ci volle del tempo, ma un giorno Sturzo scrisse al fratello (10 marzo 1935), informandolo di aver ascoltato, eseguita al piano, la partitura del prologo: «Mi ha fatto sentire al piano la pri- mizia. Ci sono cose bellissime, altre mi sono oscure, ma tornerò a sentirle fra poco. La musica sarà pronta in marzo, ma è difficile trovare i mezzi per una esecuzione)). Scriveva il 31 agosto 1936 alla Pritchard, da Barcellona: «Ho parlato con il maestro Milhaud, ci sia- mo messi d'accordo con tutto, meno - s'intende - nella parte finanziaria. Egli, però, dato il lavoro, desidera avere quattro mesi dalla data dell'impegno alla consegna della musica pronta a eseguirsi)). Ne passò di tempo, prima che la partitura fosse eseguita il 21 maggio 1986 a Roma, alla Cappella Paolina del Quirinale, dal soprano Cecilia Gasdia e dall'Or- chestra e Coro della Rai, alla presenza del Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, e della signora Maddalena, vedova di Milhaud.

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Non vi è dubbio che la corrispondenza della Pritchard con Sturzo offra una documen- tazione millimetrica per seguire la molteplice attività di questo straordinario cittadino di Caltagirone, impegnato contemporaneamente su vari fronti: la cura delle sue opere, I'atti- vità giornalistica, la presenza sulla scena politica internazionale nei problemi della guerra, a Londra come a Parigi, gli incontri e i colloqui con gli esuli antifascisti. Comunque sia, il ruolo principale della Pritchard - come rileva Grasso - fu quello di valido e intelligente tra- mite fra Luigi e la famiglia Rosselli "allargata", cioè con tutte le persone, Salvemini compre- so, che in qualche modo ruotavano attorno agli ambienti di Giustizia e Libertà.

Una conclusione? È un dato di fatto: oggi disponiamo di un notevole gruppo di Car- teggi di Sturm con amici e collaboratori degli anni più tormentati del suo esilio. Questo ultimo Carteggio, curato con una meticolosità certosina da Giovanni Grasso, è solo il pri- mo della nuova serie seguita alla pubblicazione del Carteggio più vasto fra i due fratelli Luigi e Mario Sturzo, vescovo di Piazza Armerina, fitto di ricerche e di considerazioni teologiche, spirituali, filosofiche ascetiche rivissute nel confronto con la drammatica real- tà del Novecento.

I1 Carteggio fra i due fratelli fu pubblicato nel 1985 dalle Edizioni di Storia e Letteratu- ra. Lì, nella mia introduzione, c'è anche il racconto delle vicende de Il Cich della Creazione che fu edito in Francia dalla Librairie Bloud et Gay, Paris 1932. Ne fece la prima recensione, naturalmente, la stessa Carter su «La Vie intellectuelle», febbraio 1933, pp. 483-489.

Infine, sono in procinto di uscire ancora due Carteggi, quello di Sturzo con gli amici francesi, non solo con i coniugi Maritain, ma con personaggi del mondo de «L'Aube» ed altri importanti periodici del tempo.

I1 volume è stato curato dal compianto Gmile Goichot, il maggiore studioso dell'ope- ra di Henri Bremond. Attendiamo, in ultimo, la corrispondenza di Sturzo con Wickham Steed, che fu direttore tra il 19 19 e il 1922 del «Times» di Londra, per assumere nel 1923 la direzione del periodico «The Review of Reviews)).

Con Steed Sturzo ebbe rapporti di stretta amicizia, collaborazione e di comuni con- vinzioni politiche sulla guerra civile spagnola, sulla fase critica europea apertasi con l'av- vento di Hitler al potere in Germania, sulla responsabilità dell'hghilterra alla Conferenza di Monaco. Insomma, un Carteggio che ci fa conoscere da vicino il rapporto di Sturzo con la cultura inglese. Curatrice del volume è Giovanna Farrell-Vinay, traduttrice delle lettere è Clara De Rosa.

A Bologna dal1'8 all'l l marzo 1989, a trenta anni dalla scomparsa di Sturzo, si tenne un convegno internazionale che aprì la ricerca sul pensiero e l'attività di Sturzo esule nella dimensione europea. Questo convegno fece compiere un grande passo agli studi su Stur- zo, oltre i confini un po' stretti della sola storia del Partito Popolare Italiano. Oggi dispo- niamo di nuove fonti edite, i già citati Carteggi, che ci consentono di capire più intima- mente le motivazioni dell'agire politico di Sturzo.

L'editore americano Howard Fertig definì Sturzo, una volta, "autore sotterraneo", ossia un autore che viene letto, ma resta nascosto, non manifesto. La definizione di Fertig fu raccolta da Alfred Di Lascia, che fu giovane collaboratore di S t u m in America, e riferi- ta al Convegno di Bologna. Oggi, non credo più possa ritenersi tale. Lo Sturzo "sotterra- neo" si è fatto più visibile.

Gabriele De Rosa

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Ringraziamenti

Sento il dovere di ringraziare l'Istituto Luigi Sturzo nelle persone del Prof. Gabriele De Rosa, presidente, Flavia Nardelli, segretario generale, Concetta Argiolas, responsabile dell'Archivio Storico, Michela Ghera, responsabile della Biblioteca;

l'Archivio deli'Istituto Storico della Resistenza in Toscana (Firenze) e in particolare Giovanna Bencistà per la cortesia e la fiducia accordatemi;

Sandro Bulgarelli e Renata Giannella della Biblioteca del Senato della Repubblica; Mauro Calcagno dell'università di Harvard, Mieke Ijzermans dell'International

Institute of Social History di Amsterdam, Michael Bott dell'università di Reading, Gerhard Hochgurtel della Friedrich-Ebert-Stifiung di Bonn e Giovanna Farrell-hay (Londra) per avermi aiutato a rintracciare notizie, articoli e documenti fondamentali per questo studio;

I'on. Vddo Spini, i professori Francesco Malgeri, Fausto Fonzi e Pier Luigi Ballini e le signore Silvia Rosselli, Lisa Sarfatti e Maria Grazia Spinedi per i preziosi consigli.

Un grazie ancora a mia moglie Ilaria ed a mia madre per I'insostituibile contributo nella fase di correzione del testo.

Dedico questo lavoro a mio figlio Jacopo, perché, sull'esempio di Sturzo, Carlo e Nello Rosselli, non scenda mai a patti con i nemici della Iibertà e della democrazia.

Giovanni Grasso

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Introduzione

1. Nell'archivio di Luigi Sturzo, depositato presso l'omonimo Istituto di Roma, sono conservate una quarantina di lettere che attestano l'esistenza, tra don Luigi Sturzo e la famiglia Rosselli, di un intenso rapporto di amicizia e consuetudine che va al di là di quanto emerso finora dalla ricerca storica. I1 carteggio si apre nel 1929 con una lettera di Carlo Rosselli, appena fuggito dal confino di Lipari e riparato a Parigi, a Sturzo che si tro- vava in esilio a Londra già dall'ottobre del 1924. E si chiude il 23 agosto 1945 con una lettera di Marion Cave Rosselli, la vedova di Carlo, al sacerdote siciliano, pochi giorni prima che Marion venisse colpita dal secondo e invalidante ictus.

Nella prima lettera - nella quale Rosselli si presenta a Sturzo, chiamandolo un po' perentoriamente «Gentilissimo signor Sturzo)): nelle cinque successive passerà invece a un più riguardoso «don» e infine a «professore» - Carlo invia al suo interlocutore notizie bio- grafiche sul fratello Nello, dipinto con tratti affettuosi e di straordinaria delicatezza: «È un'anima candida e sensibilissima, ma tanto diritta e fieranl. È l'avvio di un legame, come vedremo, non solo. epistolare, che continuerà fino alla vigilia della spietata esecuzione del 1937 e che proseguirà con Marion fino al 1945.

Nell'archivio Sturzo vi sono gli originali di 21 lettere personali spedite da Carlo Ros- selli a Sturzo; 7 copie (in carta carbone o minute manoscritte) di lettere inviate dal sacer- dote siciliano a Carlo, di cui 4 personali e 3 destinate alla pubblicazione sul giornale «Giustizia e Libertà»*; infine gli originali di 2 lettere di Arnelia Rosselli e di ben 12 di Marion Cave a Sturzo, tutte inedite. Non c'è traccia di corrispondenza con Nello Rossel- li, anche se, come vedremo, il giovane storico incontrò personalmente e più volte il fon- datore del Ppi a Londra. Questi documenti formano l'oggetto della presente pubblicazio- ne insieme alle 9 lettere originali di Sturzo a Carlo e a Marion, tutte inedite, che si trova- no nelle carte Rosselli presso l'Istituto per la Storia della Resistenza in Toscana a Firenze. Per tre di queste ultime è conservata la minuta manoscritta nell'Archivio Sturzo. In questi casi ho preferito pubblicare soltanto le lettere definitive ricevute dai Rosselli, che risulta- no più complete rispetto alla minuta.

Che cosa si può dire in generale del Carteggio Sturzo-famiglia Rosselli? Innanzitutto credo vada evidenziata la circostanza che si tratta di un Carteggio che si colloca tutto all'interno di coordinate temporali e spaziali legate alla comune condizione di esuli. La corrispondenza si apre nel 1929, anno d'inizio dell'esilio di Carlo Rosselli, e si chiude, in maniera piuttosto drammatica, alla vigilia del ritorno dei protagonisti superstiti in Patria,

1 Vedi Lettera n. 1. 2 Le lettere che vengono qui pubblicate con i numeri 3,6, 10,11, lG, 18, 19,20,21,27,29 sono appar-

se in L. Sturzo, Scritti inediti [da ora SI], I1 (1924-1940), a cura di Franco Rizzi, Edizioni Cinque Lune, Roma 1975.

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nell'estate del 1945. Anche i luoghi sono quelli peculiari del fuoriuscitismo italiano: Pari- gi, sede prescelta da Carlo Rosselli dopo la rocambolesca fuga dall'Italia fino alla sua mor- te; Londra, asilo di Luigi Sturzo dopo il forzato espatrio e, dopo il delitto del 1937, tem- poraneo rifugio delle famiglie di Carlo e Nello; New York (con la parentesi sturziana di Jacksonville), infine, nuova, dolente tappa obbligata per il sacerdote siciliano e per i redu- ci Rosselli dopo lo scoppio della Guerra Mondiale.

La seconda impressione generale che si ricava dalla lettura del Carteggio è quella di una intensa coralità; nelle pagine dei protagonisti, Sturzo, Carlo, Marion e, sia pure in misura minore, Amelia Rosselli si muovono infatti numerosi comprimari di varie nazio- nalità (italiani, tedeschi, francesi, ungheresi, americani, inglesi, belgi, spagnoli), di diffe- rente fede religiosa (cattolici, protestanti, ebrei, atei e convertiti), di estrazione sociale e politica estremamente diversificata. Si tratta di amici e, talvolta, di nemici, di compagni di lotta, di intellettuali, editori, giornalisti, uomini politici, esuli, semplici simpatizzanti. Una fitta rete di contatti, di solidarietà, di personaggi noti e meno noti, le cui strade si incrociano, proseguono parallele, infine divergono per poi magari incontrarsi di nuovo. Una tela complessa e a volte intricata che ha però costituito per il lavoro di ricerca una miniera di informazioni, che si sono rivelate decisive per mettere a fuoco i rapporti tra i protagonisti del Carteggio.

Terza osservazione, l'incompletezza. Nella corrispondenza Sturzo-Rosselli ci sono molte lacune: alcune lettere, evidentemente, sono andate perdute nella drammatica con- citazione degli eventi, segnati dalle fughe, dal duplice omicidio, dalla guerra e dai nume- rosi e fortunosi trasferimenti a cui i personaggi principali del Carteggio sono stati costret- ti. Nel materiale archivistico c'è, inoltre, un'evidente sproporzione tra le lettere di Sturzo ai Rosselli e quelle, molto più numerose, dei Rosselli a Sturzo. Un fenomeno non nuovo per chi si è occupato delle carte conservate nell'Archivio Sturzo e determinato dalla cura quasi maniacale che il fondatore del Partito Popolare riponeva nel conservare lettere e documenti dei suoi corrispondenti. La conseguenza è che, in questo Carteggio, le perso- nalità e il pensiero di Carlo e Marion Rosselli balzano fuori a tutto tondo, direttamente dalle pagine manoscritte; mentre per ricostruire il lessico sturziano nei suoi rapporti epi- stolari con la famiglia Rosselli ci si deve spesso accontentare di riferimenti indiretti. Ma quel senso di incompletezza che pervade tutta la corrispondenza va anche al di là dei limi- ti fisici, cartacei del Carteggio stesso: le lettere, per quanto Significative, non riescono a racchiudere compiutamente il complesso e profondo universo di rapporti umani, ideali, politici, culturali fatto anche di incontri, di conversazioni, di telefonate, di messaggi scrit- ti o a voce inviati per interposta persona. Un universo che, per quanto è stato possibile, ho tentato di ricostruire in queste pagine introduttive.

Certo, chi si accostasse alla lettura del Carteggio con la speranza di rintracciare in esso rivelazioni storiche esplosive, eclatanti, capaci di cambiare l'interpretazione, la genesi, la concatenazione dei fatti e degli awenimenti resterebbe probabilmente deluso. Ma non è certo questo lo spirito con cui ci si awicina a documenti di questo genere. E comunque, al di là di ogni considerazione di merito, si può dire che si tratta di un carteg- gio ricco e sorprendente. Ricco non tanto per il numero delle lettere, perdtro non esiguo, ma per la qualità e la serie di argomenti sia pure fugacemente affrontati. Sorprendente soprattutto per l'affiato umano, per la solidarietà e la schiertezza delle posizioni, per il rispetto reciproco e per un tono di vera amicizia e di consuetudine tra i corrispondenti:

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elementi che finora la storiografia ha lasciato prevalentemente in ombra. Basti pensare che i grandi studi biografici sui protagonisti del Carteggio non dedicano più di qualche riga o citazione enpassant ai rapporti Sturzo-Rosselli.

I documenti qui pubblicati, con tutti i loro limiti, riportano invece alla luce una fitta trama di relazioni, conoscenze e frequentazioni che ci consentono di immaginare un qua- dro di contatti politici, culturali e umani molto più ampio e profondo di quello che emerge dalle carte stesse. Una vicenda, insomma, in cui il "non detto" o, meglio, in que- sto caso "il non scritto", sembra a volte pesare di più degli stessi documenti. È un po' quello che accade con la scoperta di frammenti di un antico mosaico: la loro ricomposi- zione non ci può restituire l'opera nella sua interezza, ma ognuna delle singole tessere, però, riverbera, ci fa intuire, ci mette a parte di quell'universo complesso e irripetibile che

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costituiva l'originale. E, per venire a noi, questi a volte scarni documenti attestano l'esi- stenza di una congerie di sentimenti, passioni, legami, idee, esperienze, battaglie che per un lungo e drammatico periodo intersecarono e intrecciarono le biografie, per altro così diverse e peculiari, di Luigi Sturzo e Carlo, Nello, Amelia, Marion e Maria Rosselli.

2. Don Sturzo e Carlo Rosselli, lo apprendiamo dalla prima lettera del Carteggio, si incontrarono la prima volta a Londra nel 1924, a casa di Crespi, in occasione del ((triste arrivod, come scrive Rosselli, del sacerdote siciliano in Inghilterra. Angelo Crespi, mila- nese, fine intellettuale, corrispondente di numerosi giornali italiani (((Corriere della Sera», ((Messaggero)), ((11 Popolo))), proveniva dalle file del socialismo riformista; antico seguace di Treves e Turati si era avvicinato, attraverso il contatto con gli ambienti modernisti, alla fede cattolica e il suo itinerario spirituale, fatto di grandi travagli interiori, si era compiu- to con la piena conversione grazie all'incontro e alla straordinaria amicizia con don Stur- zo. Rosselli, che all'epoca aveva 25 anni, si trovava in Inghilterra per un viaggio di studio. Ed è appunto in casa di Crespi, animatore di un vivace cenacolo intellettuale antifascista, che l'oscuro studente110 ebbe la possibilità di incontrare per la prima volta quel prete austero e riservato che fascismo e Vaticano avevano di fatto allontanato dall'Italia durante l'infuriare della battaglia aventiniana. Con ogni probabilità il giovane Rosselli, ancora combattuto tra la carriera accademica e l'impegno politico a oltranza, riuscì a scambiare solo qualche parola con don Sturzo, tanto che sentì il bisogno, nella lettera con cui inizia il Carteggio, di ricordare al suo interlocutore l'incontro del 1924. Ma nel giro di cinque anni, nel 1929, Carlo Rosselli era diventato una notorietà. L'eco della sue imprese si era diffusa in tutta Europa, i suoi gesti audaci e beffardi nei confronti del regime (l'espatrio clandestino di Turati e Pertini, il processo di Savona, la ((romantica evasione»* - come la defini Sturzo - dal confino di Lipari) ne avevano fatto a livello internazionale un protago- nista indiscusso dell'antifascismo.

Attorno all'ambiente del fuoriuscitismo italiano, disseminato tra Francia, Inghilter- - ra, Svizzera e Belgio, ruotano personalità legate sia a Sturzo che ai Rosselli. C'è innanzi- tutto Gaetano Salvemini, che i fratelli Rosselli chiamano affettuosamente "zio", da tempo amico e ammiratore del sacerdote siciliano, che costituirà il tramite per il primo contatto

3 Vedi Lettera n. 1 . 4 L. Sturzo, Mazzini e Bakunin, in «The Rwiew of Rwiews*, 15 gennaio 1930, ora in Miscellanea Londi-

nese [da ora ML], I (1925-.?O), Zanichelli, Bologna 1965, pp. 353.

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epistolare tra Carlo e Sturzo. Poi numerosi protagonisti della vita politica e culturale del- l'epoca: Francesco Saverio Nitti, Carlo Sforza, Filippo Turati, Claudio Treves, Bruno Buozzi, Guglielmo e Gina Ferrero. Infine, in stretto contatto con l'ambiente della Concen- trazione, i due più importanti esuli popolari dopo Sturzo: Giuseppe Donati, il sanguigno e coraggioso direttore del ((Popolo)), che si è rifugiato a Parigi per sfuggire alla persecuzione fascista, e Francesco Luigi Ferrari, esponente di punta della sinistra popolare, che, dopo essere stato più volte aggredito fisicamente dai fascisti, ha scelto il Belgio come sede per continuare la battaglia per la libertà e la democrazia. Due uomini forti, coraggiosi e sfortu- nati: di lì a poco moriranno entrambi giovani, in esilio e in miseria, abbandonando le rispettive famiglie a un comune e pietoso destino di solitudine e di stenti. Quando nell'a- gosto del 1931 Donati - che non ha nemmeno potuto conoscere la sua ultima figlia, nata - - dopo il suo espatrio - muore in condizioni di assoluta indigenza, non ci sono nemmeno i soldi per pagare le spese funebri. E Carlo Rosselli - che, insieme a Nello, Nenni, Bauer, Parri, Gobetti, Salvemini e altri, aveva firmato nel 1925 un documento di solidarietà al direttore del ((Popolo)) per la sua coraggiosa decisione di denunciare Emilio De Bono all'Alta corte per il delitto Matteottis - parteciperà alla colletta promossa dagli antifascisti, con 1000 franchis. Tra le carte di Alberto Tarchiani che si trovano nell'Archivio di ((Giusti- zia e Libertà)) è conservata una toccante lettera circolare ciclostilata nella quale Francesco Luigi Ferrari ricordava che ((dans le cimetière de Pantin ni une croix, ni un cippe n'indi- quent le lieu où repose le dépouille mortelle de Giuseppe Donati)) e annunciava l'apertura di una sottoscrizione per dotare la tomba di Donati di una lapide7.

Più stretto il rapporto di Rosselli con Francesco Luigi Ferrari, che, a differenza di Donati, condivideva la pregiudiziale repubblicana della Concentrazione anttj$arcista, fondata nel 1927 a Parigi da esponenti socialisti e repubblicani e fu molto più netto e deciso nel con- dannare le compromissioni della Santa Sede con il regime, specialmente nella fase del Con- cordato. La collaborazione tra i due uomini politici sfociò, tra l'altro, nella pubblicazione nel 1930 di due opuscoli propagandistici, Lettera aiparroci d'ltalia8, scritti da Ferrari, finanziati da Rosselli e fatti circolare clandestinamente in Italia dagli aderenti di Giustizia e Libertà9. Le due Lettere incontrarono anche la riservata approvazione di S tum che commentò: «Ho letto

5 Cfr. G. Grasso, Zcattolicie 12ventin0, Studium, Roma 1994, pp. 130-135. 6 Lettera di Ferrari a Srurzo, 21 agosto 1932, ora in Sturzo, SI, 11, pag. 347. 7 Eccone il testo integrale: ~Monsieur, Giuseppe Donati -l'ami donr tous regrertent la fin prématurée -

est mort pauvre. C'est là un titre d'honneur pour un homme qui pouvait, en mettant son talent incompara- ble d'écrivain et de polémiste au service des dominateurs, obtenir honneurs et richesses.

«Dans le cirnecière de Pantin - ni une croix, ni un cippe n'indiquent le lieu où repose le dépouille mor- celle de Giuseppe Donati.

nUn groupe d'arnis a pris I'initiative de i'érection d'un souvenir simple e modeste sur le lieu, où les resces du champion de la liberté attendent la libération de la Patrie terrestre et la vie indesrructible de la Patrie dle- ste. De rous ceux qui connurent Giuseppe Donati et apprécikrent I'intelligence et I'esprir de sacrifice, les pro- moteurs de cetre initiative attendent la contribution qui permettra se réaliser leur projet. PS . Les offertes peuvent ;tre envoyées a M. Francesco Luigi Ferrari - 187 Avenue de la Couronne - Bruxelles (Belgique)n. Vedi AGL, s a . 11, fasc. l , sottof. 24, C. 3.

8 Le due lettere, che Ferrari scherzosamente definiva uPastorali», sono ora in F. L. Ferrari, Scritti Itzll'esilio, I, a cura di Maria Cristina Giuntella, Edizioni di Storia e kneramra - Edizioni Sias , Roma 1991, pp. 334-362.

9 Fausto Fonzi e Alberto MonUcone mi hanno raccontato in proposiro che padre Ilarino da Milano rivelò loro di essere stato lui stesso a portare in Itaiii da Bruxelles una copia della pubblicazione clandestina di Ferrari, nascosta dentro una tasca ricavata nella copertina del breviario.

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lapastorale che ti rimando; molto bene anche come imitazione di stile; però qua e là si vede il hico; ma va meglio; non diranno che è mia»lo.

Nel settembre del 1930 vediamo inoltre Ferrari a fianco di Marion Rosselli, Turati, Nitti, Tarchiani e altri testimoniare in tribunale a favore di Fernando De Rosa, processato a Bruxelles con l'accusa di aver attentato alla vita del principe Umberto di Savoia.

Nel fondo Gioacchino Dolci, che fa parte deile carte che John Rosselli ha consegnato, prima di morire, all'Istituto storico della Resistenza in Toscana, c'è una interessantissima lettera inedita di Ferrari a Carlo Rosselli, che documenta in modo persuasivo il rapporto di fiducia e collaborazione nel segno della comune battaglia contro il fascismo tra due perso- nalità culturalmente e politicamente assai distanti. Nella lettera, datata 10 giugno 1931, Ferrari (che dà del tu a Rosselli) parla di un ambizioso progetto, poi non realizzato, di dar vita a trasmissioni radiofoniche propagandistiche per l'Italia da organizzare all'estero, in collaborazione con non meglio specificati «americani»; esprime interessanti e ottimistiche convinzioni sulla grave crisi in corso tra Azione Cattolica e fascismo, che culminerà con la pubblicazione da parte di Pio XI dell'enciclica Non abbiamo bisogno (29 giugno 1931), e si dice pronto a rispondere alla richiesta di Rosselli per la preparazione della «terza pastorale)); fornisce infine al suo interlocutore informazioni e commenti a proposito del processo a Leo Moulin, professore belga antifascista, arrestato in Italia mentre tentava di recapitare agli aderenti di Giustizia e Libertà materiale propagandistico stampato a Bruxellesll.

'0 Lettera di Sturzo a Ferrari, 11 maggio 1930, ora in F. L. Ferrari, Lettere e documenti inediti, I, a cura di Giuseppe Rossini, Edizioni di Storia e Letteratura - Edizioni Sias, Roma 1986, pag. 313.

11 AGL, Appendice, Carte Gioacchino Dolci, fasc. 1, inserto 3. Di seguito il testo integrale: ((Carissimo, ho ricevuto la tua de11'8 corr.te. Pel momento, quanto mi dici a proposito delle radiotrasmissioni mi basta. Se gli americani ritengono la cosa attuabile in via di massima, mi metterò d'accordo con D.[olci] per i particola- ri tecnici.

«Fino da ora mi occorrerebbe avere da un awocato francese la risposta ai seguenti quesiti: 1) La Francia ha ratificato la convenzione di Praga sulla ripartizione tra i vari Stati delle lunghezze d'onda? - Il Belgio, p. es., pur rispettandola non l'ha ratificata e la considera come convenzione privata tra le diverse case di radio- trasmissioni.

2) Quali penalità sono previste in caso di radiotrasmissioni non autorizzate? (( - Sono pienamente d'accordo con quanto mi dici a proposito del conflitto vaticano-fascista. Il com-

promesso, che fatalmente verrà a concludere la fase attuale del conflitto, non sarà che temporaneo. Ormai le masse non credono più, n6 potranno più credere alla stabilità ed alla durata di una qualsiasi intesa. L'incanto è definitivamente dissipato. Pio X1 non vorrà drammatizzare il conflitto; ma il suo successore non potrà non farlo. - Quanto a me, devo annotare un nuovo titolo di riconoscenza all'attivo del fascismo. Dopo aver dimo- strato che non v'è sicura libertà all'infuori di quella che si conquista, oggi ho provato che - per dirla con una ,

formula di Montalembert - non vi può essere "libera Chiesa in paese costretto in schiavitù." - Non osavo sperare tanto ed a così breve distanza dal Concordato.

«Da tutto ciò traggo motivo di speranza. Se Pio XI è giunto a tal segno di violenza nella sua polemica col governo fascista, gli è che considera il fascismo come già morto. "Quatriduanus est, jam foetet", si è detto, e si sforza di svincolarsi dal freddo abbraccio di un cadavere, ormai roso dalla dissoluzione!

«- Sta bene per la terzapastoralp. Sono a tua disposizione, per quando mi dirai di "marciare". «- Per il processo Moulin, gli amici belgi di costui sono pienamente d'accordo con noi nel ritenere che,

per il bene della causa comune e per I'awenire stesso dell'imputato, & necessario ch'egli tenga un contegno quale quello di Rossi e di Bauer. Disgraziatamente così non la pensa Gregoracci, quello sciagurato che il governo belga ha imposto come difensore. Malgrado ciò, istruzioni nel senso da noi volute sono state già tra- smesse a Moulin, che le ha ricevute e le ha comprese. Con i migliori saluti, tuo F. L. Ferrari. Ps: A Tarchiani auguri di pronta guarigione anche da parte di mia moglien.

Sul margine del foglio, accanto ai quesiti di Ferrari sulle trasmissioni radio, Carlo Rosselli, che gira la lettera a Gioacchino Dolci, annota: ((Potresti assumere queste informazioni? Saluti. C.P.

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3. Carlo Rosselli, approdato a Parigi a fine luglio del 1929, si rende subito conto della asfittica e inefficace attività della Concentrazione, tutta presa da controversie interne e discussioni teoriche. E, dopo aver consultato Salvemini, si muove immediatamente per allargare l'orizzonte della lotta contro la dittatura mussoliniana, elaborando un ambizioso progetto politico e editoriale nel quale intende coinvolgere Sturzo. Così si reca a Bruxelles per chiedere a Ferrari di fare da tramite con l'esule londinese:

Ha fatto una corsa a Bruxelles - scrive Ferrari a Sturzo il 30 settembre del 1929 - il professar Rosselli. Dopo giunto a Parigi e dopo tentato inutilmente di galvanizzare i cadaveri della Concen- trazione, egli si è intrattenuto a lungo con Salvemini sulle possibilità di azione in questo momen- to. M'ha detto d'esser riuscito a convincere Salvemini a rinunciare a tutti quegli exploits romantici che non servivano che a qualche furbo desideroso di spillar quattrini da lui e dai suoi amici. D'ac- cordo con Salvemini, egli vorrebbe riprendere l'iniziativa di riunire gli spiriti liberi dell'immigra- zione attorno ad un programma di azione culturale e politica con questi scopi:

a) creazione di una casa editrice destinata a stampare lavori serii di emigrati da diffondersi, in edizioni o francesi o inglesi, all'estero e da far penetrare, in edizione italiana, anche in Italia; b) organizzazione di pubblicazioni periodiche destinate sia al pubblico straniero, sia agli italiani di fuori o di dentro, le quali si distinguano da quelle della concentrazione pel fatto di non essere delle semplici pubblicazioni (cantifasciste » e di discutere e di precisare un programma di rinnovamento nazionale. A questo si dovrebbe aggiungere la formazione di gruppi di giovani in Italia, sopratutto studenti, che si incaricassero, anche rischiando, della diffusione dei libri, e degli stampati nell'in- terno del paese. Scopo ultimo: la preparazione di una élite cosciente del fatto che il fascismo non può essere abbattuto che da un moto rivoluzionario cosciente degli obbiettivi che vuole raggiunge- re e cosciente altresì della necessità di preparare il moto attraverso all'educazione e grazie all'esem- pio di atti di protesta e di ribellione alla dittatura.

Per conto mio, gli ho detto che su molti punti di questo programma si era già d'accordo da più di un anno e che se un magnifico piano di azione culturale è saltato per aria, ciò non è stato per colpa nostra. Gli ho soggiunto che in molte delle sue proposte ci si potrebbe ancora trovare d'accordo, anche per il fatto che lui, come già avevamo fatto noi l'anno scorso, esclude qualsiasi intesa di partiti ma non richiede che l'intesa di uomini su di un metodo d'azione piuttosto che su dei punti programmatici precisi. Gli ho soggiunto che ad ogni modo occorrerà precisare il suo programma per vedere allora se e quali intese siano possibili.

Egli mi ha detto che desidera molto incontrarti per discutere un po' a lungo con te. «Da quanto mi ha detto Salvemini - così si è espresso - ritengo che le mie idee coincidano colle sue, e amerei sapere se e come si possa marciare d'intesa ».

Siamo rimasti d'accordo che io ti comunicherei questo suo desiderio e che a mezzo mio tu gli faresti avere una risposta.

I1 Rosselli mi ha fatto una buona impressione. E stato socialista; ma non è oggi che un demo- cratico. Verso di noi ha vive simpatie, ma lo trattiene il timore che ad un certo momento noi si debba fare la parte d i Montalembert dopo l'enciclica Mirari vos. I contatti avuti a Parigi t'hanno convinto che nulla vi è di vivo in mezzo ali'immigrazione tranne i «tre esse» [Srum, Sforza, Salve- mini] e coloro che, fuori dalla setta dei «concentrati», vogliono la realizzazione di un programma di vera e coraggiosa libertàl2.

L'occasione propizia per Carlo Rosselli di farsi vivo con don Sturzo è rappresentata dal libro di Nello su Mazzini e Bakunin. Sturzo, infatti, è stato incaricato di recensirlo per

12 Lettera di Ferrari a Smm, 30 sertembre 1929, ora in Si, 11, pp. 247-249.

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la «Review of Reviews)), la prestigiosa rivista inglese diretta da Henry Wickham Steed, fine intellettuale e giornalista di ispirazione liberale, già direttore del «Times», che aveva sposato con entusiasmo la causa degli antifascisti italiani. Prima di accingersi al compito, Sturzo chiede a Gaetano Salvemini, con lettera del 4 novembre, particolari sulla biografia del giovane storico:

Caro Professore,

W. Steed mi ha incaricato di scrivere un breve studio su Mazzini e Bakunin di N. Rosselli. E lo farb volentieri. I1 libro mi interessa molto. Ma io ho bisogno di avere quanti più dati possibile del- l'Autore, sia come studioso sia come deportato.

Mi fari il favore di mandarmeli quanto più presto è possibilel3.

Salvemini gira la missiva (che infatti è conservata tra le carte Rosselli) a Carlo: chi meglio di lui poteva fornire a Sturzo informazioni sul fratello confinato a Ponza? Così il 12 novembre da Parigi Carlo prende carta e penna e scrive per la prima volta all'esule lon- dinese, manifestandogli il suo entusiasmo per la decisione di recensire Mazzini e Bakunin e annunciandogli l'intenzione, superate alcune difficoltà burocratiche legate al rilascio del passaporto, di recarsi quanto prima in Inghilterra con la speranza di poterlo incontrare.

Rosselli e Sturzo ebbero un abboccamento a Londra il 27 novembre del 1929 durante un ricevimento presso la sede dei Friends of Italian Freedom e decisero di fissare un nuovo colloquio a quattr'occhi per il giorno successivo. «Ho visto Rosselli che è stato qui. Abbia- mo scambiato molte idee, e ci siamo dato un altro appuntamento per proseguire la nostra conversazione. Non so se si concluderà qualcosa per la rivista'*, o no; te ne scriverò appe- na vi sarà qualcosa di concretizzdbih, riferi Sturzo a Ferrari il 28 novembrel5. E Carlo (27 novembre 1929) raccontò alla moglie degli incontri con il fondatore del Partito Popolare con queste parole: «. . .Stamane sono stato parecchio abbacchiato e ho saltato anche il lunch per cupa disperazione. Mi sono rianimato al thè degli Italians Friendr dove ho incontrato I

D. Sturzo e Miss Peacop. A cena ero dalla buona Pritchard. Domani thè chez Sturzon. E ancora il 29 novembre, sempre a Marion: «...Ieri pomeriggio fui da Sturzo, col quale mi trovo assai bene e che dovrei rivedere oggi al lunch con Crespi.» Infine la traccia di un altro incontro, il quarto, quasi al termine del viaggio londinese di Carlo, in un'altra lette-

13 Lettera di Sturzo a Salvemini, 4 novembre 1929, in Archivio di Giustizia e Libertà [da ora AGLI, con- servato presso l'Istituto Storico della Resistenza in Toscana di Firenze, Sez. I, fasc. 7, sotto6 4, C. 10.

14 I1 progetto per la rivista fallì per i contrasti sorti tra le diverse anime degli antifascisti sul ruolo della Chiesa cattolica dopo il Concordato del 1929. In un lungo appunto dattiloscritto, senza data, ma presumibil- mente della prima metà del 1929, Gaetano Salvemini ripercorre le vicende del progetto della rivista, metten- do in widenza che se essa fosse uscita nei primi mesi del 1929 avrebbe avuto come unico effetto quello di manifestare d'esterno l'inconciliabile divergenza sul giudizio sui Patti Lateranensi tra i promotori dell'inizia- tiva: Stuao e Ferrari da un lato e lui e Sforza dall'altro: «Sarebbe apparsa l'impossibilità di una azione politica comune. Lo scopo, per cui gli amici italiani eran disposti a fare il loro sacrificio finanziario, sarebbe srato rag- giunto in modo negativo; sarebbe apparsa la impossibilità di un'azione comune fra una democrazia-CATTO- LICA e la democrazia-LIBERALE (Io direi che sarebbe apparso chiaro che una democrazia-CATTOLICA una contraddizione in termini).

uA me pare - proseguiva Salwmini - che sia stata una forruna che la rivista non fosse uscita ancora, quando la bomba del concordato è scoppiata. [. ..] Conctusione: niente più rivista; o per lo meno sospesa ogni iniziativa fino a quando Sforza ed io non torniamo in Europa, e si possa esaminare a fondo e in wntra- dittorio la nuova situazione» (AGL, s a . 111, fasc. 9, C. 9).

15 Lettera di Sturzo a Ferrari, 28 novembre 1929, in F. L. Ferrari, Lettere e documrnri.. ., I, p. 240.

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ra alla moglie del 4 dicembre: ((Dopo la intervista mi precipito in taxi d a Sturzo»lG. Carlo fa ritorno a Parigi e a metà dicembre scrive al nuovo amico, ringraziandolo

«ancora deli'accoglienza cordiale e del dono graditissimo»l7. Il nuovo anno si apre con una bella sorpresa: S t u r w non solo ha diffusamente recensito per la «Review of Reviewsn il volume di Nello, m a lo ha fatto precedere da u n commento lusinghiero sulla persona- lità del giovane autore:

Con questo libro un giovane scrittore italiano, Neiio Rosselli, reca un importante contributo alla storia del movimento laburista internazionale, con speciale riguardo all'Italia. I1 nome dell'auto- re è apparso frequentemente negli ultimi tempi sulla stampa inglese ed estera, come quello di uno degli "intellettuali" antifascisti vittime del confino in varie isole del Mediterraneo. Egli infatti fb deportato prima ad Ustica, nel 1927, sotto l'accusa di essere un liberale antifascista e di non tenersi per sé le proprie opinioni; ma, sotto la pressione dell'opinione pubblica, Mussolini gli permise di tornare a casa sette mesi dopo. Nel luglio scorso tuttavia egli fu nuovamente deportato per rappresa- glia alla romantica evasione di suo fratello, il professor Carlo Rosselli, awenuta da un'altra isola, Lipari, insieme con i suoi compagni di confino, Emilio Lussu, sardo, e Francesco Fausto Nitti, un nipote dell'ex primo ministro italiano. Questo nuovo tipo di solidarietà penale, che rende un fratel- lo passibile di punizione per le azioni di un altro, ha di nuovo attirato l'attenzione pubblica su Nello Rosselli, il cui presente lavoro è un brano di storia filologica nel vero senso del termine. Non solo esso è basato su documenti, ma i documenti sono analizzati e valutati dal giudizio di una mente ben allenata e scevra da sentimenti personali18.

Carlo, che probabilmente non si aspettava tanta sollecitudine, ringrazia il 7 febbraio anche a nome del fratello d o n Sturzo «per la sua affettuosa e fine recensione, e ancor più per lo spirito solidale che la indusse, in un momento per noi doloroso, a scriverla»l9. Nel- lo, in verità, apprenderà molto più tardi deli'esistenza dell'autorevole commento al suo libro. E il 15 marzo ne scriverà entusiasta alla madre: «Mi scrivono che S t u r w ha lunga- mente recensito il mio libro sulla "Review of Reviews"! M a vedi che uomo celebre»20.

4. A Londra Carlo Rosselli ha avuto l'occasione di fare nuovi incontri, soprattutto - m a non solo - nell'ambiente liberale inglesezl, e anche di rinsaldare antichi rapporti d i

' 6 Vedi C. Rosselli, Dall'esilio. Lettere alla moglie 1927-1737, a cura di Costam Casucci, Passigli edito- re, Firenze 1997, pp. 39-41 e 49. L'intervista di cui parla Rosselli è apparsa sul «Manchester Guardian,, del 4 dicembre 1929 (pag. 5) con il titolo: Prisioner ofthe Fasrists. Profeor Rossellij.Account.

17 Vedi Lettera n. 2. 18 L. Sturzo, Mazzini e. . ., cit., pp. 352-356. 19 Vedi Lettera n. 3. 20 Vedi I Rosselli. Epistolariofamiliare di Carlo, Nello, AAmia Rosselli 1914-1737, a cura di Zeffiro Ciufo-

letti, Mondadori, Milano 1997, p. 483. 2' Molto attivo era 1 Iralian RPf;cgeesfor ReliefCommitee, organizzazione umanitaria non politica, fonda-

ta nel 1927, con il fine di sostenere economicamente gli italiani costretti ad espatriare per sfuggire alle persecu- zioni fasciste. Le leggi inglesi in materia di immigrazione non consentivano la concessione di asilo politico ai profughi. Pertanto, l'attività del Comitato consisteva essenziaimente nella raccolta e nella concessione di fondi da destinare, in stretta collaborazione con il ComitédP Secours ara RPfgiés Politiqu~s Italiens di Parigi, d e esi- genze materiali dei fuoriusciti rifùgiatisi in Francia I1 primo presidente del Comitato inglese h Alys Russell (prima moglie di Bertrand Russell), sostituita successivamente da Lady Margaret Slesser. Tra le personalità che componevano il direnivo del Comitato il prof. Ernest Barker, Barbara Barclay Carter, Virginia Mary Crawford, Angelo Crespi, Wickham Steed, don Luigi Stum e Ivy Marion Enthoven, che fu tra i membri più anivi. Presso I'Universirà di Reading (GB) sono conservati due fondi, quello del Còmmitee e il fondo di I.M. Enthoven, che

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amicizia e di familiarità. Tra questi, oltre ad Angelo Crespi, ci sono due donne non italia- ne, vecchie conoscenze di Rosselli, che avranno nella vita del sacerdote caiatino un'impor- tanza fondamentale. La prima è Barbara Barclay Carter, americana di madre irlandese, convertitasi ai cattolicesimo, fondatrice e animatrice, insieme a Sturzo, del movimento cattolico democratico inglese People and Freedom. La Barclay, che abitava insieme ad un'altra donna nubile, miss Marshall, ospitò per oltre quindici anni nell'appartarnento londinese di Gloucester Terrace prima e nella villetta di Chepstow Villas poi, il sacerdote siciliano, diventandone una delle più strette collaboratrici. Sua ad esempio la traduzione in inglese di Italia e Fascismo, unadelle opere fondamentali d i Sturzo inesilio22. Ed ecco, invece, il legame di Barbara con i Rosselli: la Barclay era stata l'unica giornalista straniera a riuscire a seguire in aula il processo di Savona contro Carlo Rosselli, Parri e altri, inten- tato nel settembre del 1927 per l'espatrio clandestino di Turati e Pertini. Barbara, che col- laborava saltuariamente al ((Manchester Guardian)), si trovava in viaggio turistico in Italia e riuscì con uno stratagemma a introdursi nell'aula del processo, interdetta ai giornalisti stranieri, e a inviare una lunga corrispondenza al giornale inglese23.

Così la stessa Barclay Carter nel 1945 rievocò queli'episodio:

Il processo a Parri e Rosselli non fu a porte chiuse, anzi fu ostensibilmente pubblico. Si permi- se ai rappresentanti della stampa italiana di pubblicarne i resoconti, ma entro certi limiti che ten- devano a diminuirne I'importanza e il significato. Erano state prese tutte le precauzioni possibili per evitare la presenza dei rappresentanti dei giornali esteri. Misure che evidentemente avevano avuto il loro effetto, perché gli unici forestieri presenti erano due signore che parlavano inglese - evidentemente zia e nipote - e che a giudicare dal Baedeker e dall'aspetto generale, erano entrate nell'aula unicamente per pura curiosità di turisti.

E, infatti, il loro aspetto destò i sospetti di un ufficiale della milizia fascista che, indicando la signora, protestò: ((Queste non sono parenti degli imputati!)). Ma uno dei carabinieri di servizio rispose di rimando: «Sicuro! Si tratta di cugini)), e aggiunse sottovoce, rivolto alle signore: «Cugine di Parri non è vero?». E siccome la moglie di Rosselli era inglese la risposta fu facile e pronta: «Cu- gine della signora Rosselli».

Fu così che io, giovane giornalista, che tre anni prima, appena uscita dall'università, avevo cominciato la mia carriera intervistando Don Sturzo, giunto per la prima volta a Londra - inizian- do così una collaborazione che continua tutt'ora - potei inviare ali'estero il resoconto completo del processo di Savona. [...l Ne fu pubblicato un sommario in un articolo di due colonne sul ((Manchester Guardian»2*.

documentano l'attività a favore dei profughi italiani. Particolrirmente toccanti le lettere di Stuno a F.R. Muir, tesoriere deli'organizzazione, e a miss Enthoven, con le quali rhiede prestiti in denaro per conto di Ferrari e Dona- ti. Nel fondo Enthoven vi sono anche una lettera di Carlo i'.opelli e tre di Marion, i'ultima della quale & del 23 agosto 1937, a poche settimane dal delitto. Per l'inventario vedi: J. W. Stuart, Una raccolta di documenti sullanti- fmcirmo in Inghilterra in rassegna degli archivi di Stato», anno XXX, n. l gennaio-aprile 1970, pp. 18 1-195.

22 Per ulteriori notizie su Barbara Barclay Carter e su miss Marshall rimando al ricco saggio di G. Farrel- Vinay, Sturzn e Iinghilma, in Uniuersalità e cultura nelpensimo di Luigi Stuno, Arti del Convegno internazionale di Studio (Roma - Istituto S tum, 28-30 novembre 1999), Rubbettino, Soveria Mannelli 2001, pp. 181-223.

23 Savona Trial, in ~Manchester Guardiann, 28 settembre 1927, pp. 9-10. Così il giornale introduceva il lungo resoconto di Barbara: «The trial of Professar Rosselli and Signor Parri at Savona for assisting Signor Turati to escape from Italy in a motor-boat ended in their being sentenced to ten months's imprisonment - a very much lighter punishment than had been expected. We have received the following account by an eye- witness of che course of the trialw.

24 B. Barclay Carter, Ilprocesso di Savona, in v11 Mese*, 30 luglio 1945. Ora in appendice a V. Faggi, IL

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Da lì nacque la forte amicizia di Barbara con la famiglia Rosselli e in particolare con la connazionale Marion, la quale dopo tanti anni ricorderà ancora con nostalgia, in una lettera a Sturzo del 1945, «le febbrili giornate passate insieme a Savona»25.

La seconda figura femminile che si muove tra Sturzo e i Rosselli è Bertha Pritchard, donna dai molteplici interessi culturali, che divenne fedelissima collaboratrice, segretaria, traduttrice e agente letterario del fondatore del Ppi per decenni; la Pritchard fu anche attivissima segretaria del Relief Committee for Refncgees fiom Italy, un'opera per la quale ebbe nel 1939 «la benedizione e, per quanto possibile, il supporto)), nonché addirittura un piccolo contributo finanziariozc, dal cardinale Arthur Hinsley, succeduto nel 1935 al cardinal Bourne sulla Cattedra di Westminster.

Ebbene, dal carteggio Sturzo-Rosselli si apprende che questa donna straordinaria e così importante nella vita del fondatore del Ppi (solo nell'Archivio Sturzo vi sono conser- vate pih di cento lettere) viene presentata a don Sturzo proprio da Carlo, che il 16 dicem- bre del 1929, appena rientrato a Parigi dal giro inglese, gli scrive: «Una vecchia amica mia e dei Ferrero, e sua grande ammiratrice, terrebbe ormai a conoscerla di persona. È la Signora Bertha Pritchard [. . .] Se le darà modo di incontrarsi con lei, la farà feliceu27.

Vale la pena soffermarsi su Bertha (o Berta) Pritchard, nata il 18 maggio 1865 a Pike- lin (Russia) da una famiglia di religione ebraica (cognome da signorina: Nathanson). Poliglotta - parlava correntemente l'inglese, il tedesco, il russo, il francese, l'italiano e lo spagnolo - Bertha fondò e diresse modernissime scuole di lingue a San Pietroburgo e in Germania; nel 1913 si trasferì a Londra, dove rimase fino alla morte nel gennaio del 1956, seguendo il secondo marito, Guy Pritchard. Precedentemente, nel 1891, aveva sposato in Germania l'esponente della socialdemocrazia Adolf Braun (1 862- 1929), discendente di una ricca e influente famiglia ebrea28, con il quale ebbe tre figli: un ma-

processo di Savom, Edizioni del Teatro Stabile di Genova, 10, Genova, m a m 1965. Barbara figura tra i perso- naggi minori del dramma di Faggi, ispirato ai documenti del processo di Savona e rappresentato a Genova nel 1965.

25 Vedi Lettera n. 48. 26 Nell'Archivio Giustizia e Libertà C'& una lettera manoscritta del cardinal Hinsley alla Pritchard (datata

22 luglio 1939) nella quale il primate cattolico di Inghilterra commenta in termini estremamente positivi l'attività del comitato di aiuto per i rifugiati politici dall'ltalia: «Dear Mrs. Pritchard - scrive il cardinale - I have only just learned of the formation of a Relief Committee for Refugees from Italy. This gives me great consolation. I am grateful to you and the other members of this much needed organization. You have my blessing, and as far as possible my support. I enclose rny small contribution.

«Many casa which you righdy called pitiful have come under my notice from Italy. As far as I could I have helped personally and desire to help still further if and when possible.

«May God bless you and al1 the members of your Committee for your earnest endeavour to assist these victims of an iniquitous proceeding». (AGL, S a . I, appendice al sottofasc. 94, ins. 1). Nel fondo Pritchard presso 1'International Institute of Social History di Amsterdam, che conserva anche numerose lettere di Smrzo, Claudio Treves, Guglielrno Ferrero e altri, & conservata, oltre alla trascrizione dartiloscrirta della lettera di Hin- sley, la copia dattiloscritta (senza data) della risposta deila Pritchard al cardinale. La quale, ringraziando Hinsley per il sostegno, ribadiva l'impegno del Comitato a umitigate the fate of che unfortunate victims of fascism and racism~ in Italia. La maggior parte dei perseguitati, proseguiva Bertha, sono intellettuali (ebrei, cristiani non ariani e cattolici); e I'artività del Comitato era anche quella di trovare loro un lavoro adeguato, fornendo loro laioni di inglese e organizzando una volta a settimana un incontro con esponenti della società inglese.

27 Vedi Lettera n. 2. Adolf Braun fL membro dell'Assemblea Nazionale di Weimar e poi del Reidiscag. I1 fratello Heinrich, an-

ch'esso dirigente di s p i a dei socialdernocrxici, era tra I'altro legato da profonda amicizia con Sigrnund Freud.

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schio, Fritz Karl August (n. 1892), e due femmine, nate rispettivamente nel 1894 e nel 189629. Di Adolf Braun Bertha condivise, fino al divorzio awenuto attorno al 1905, l'impegno politico e giornalistico, diventando responsabile delle pagine di politica estera dell'organo socialdemocratico «Vorwats». Negli anni della permanenza berlinese, nei 1894 per la precisione, era diventata amica del grande storico torinese Guglielmo Ferrero che si era recato in Germania per motivi di studio, ma anche per evitare di scontare la condanna a due mesi di domicilio coatto, inflittagli per la sua militanza socialista. In un memoriale autobiografico in inglese, senza data ma collocabile attorno al 193930, che ho rintracciato presso lYInternationai Institute of Social History di Arnsterdam, Bertha ricor- da così l'inizio di quella amicizia:

As head of the Foreign Departrnent, I had to see al1 the foreigners who carne to the paper with letters or introduction. That is how I got to know Professar Guglielmo Ferrero and Dr. Claudio Treves, the father of Paolo and Piero Treves. It was the tirne of Domicilio Coatto. The two prefer- red to go to Gerrnany instead of living in a srnall village. They did not know any German, but Fer- rero had to write articles for «Secolo» and «Corriere della Sera». He asked me to help him. We

' exchanged lessons. I read the papers, went to Reichstag and helped him to do his work. Treves came in the morning, Ferrero in the afternoon. That went on for 6 rnonths.

Successivamente, Bertha aveva ricambiato la visita in Italia e ancora, dopo la Prima Guerra Mondiale, si era trattenuta a Firenze per sei mesi. A casa Ferrero aveva conosciuto Gaetano Salvemini «and one of his pupils: Carlo Rosselli)). Con quest'ultimo, in partico- lare, aveva legato moltissimo. Durante il soggiorno fiorentino, racconta ancora Bertha nel memoriale autobiografico, Carlo Rosselli veniva a trovarla tutti i pomeriggi.

Nell'archivio dell'Istituto Sturzo & conservata una cartolina illustrata inviata a Sturzo da Ginevra da Bertha Pritchard il 16 agosto del 1936, che reca le firme di Guglielmo e Gina Ferrero, Paola Carrara Lombroso e Marion Rosselli: un'ulteriore testimonianza dei comuni legami di amicizia31.

5. Le numerose lettere di Carlo Rosselli a Bertha, depositate nell'hchivio di Giustizia e Libertà a Firenze, sono molto importanti per inquadrare meglio il tema dei rapporti tra l'autore di Socialismo liberale e Luigi Sturzo. Carlo scrive a Bertha (definendola ((ottima amica nostra e della causa nostra))) il 23 agosto 1923, all'indomani del suo fortunoso arri- vo a Parigi, informandola delle ultime vicissitudini personali e familiari (l'arresto e il suc- cessivo rilascio della moglie Marion), annunciandole l'intenzione di compiere una visita in Inghilterra e chiedendole di intervenire sui giornali inglesi per protestare contro l'inter- namento del fratello Nello, awenuto per rappresaglia dopo la sua fuga da Lipari:

La situazione più triste - scrive tra l'altro Carlo alla Pritchard - è perb pur sempre quella di mio fratello, con la moglie prossimissirna madre. La vendetta è così bassa e così interamente ingiu- stificabile che è ai disotto di ogni definizione.

29 Alcune delle notizie biografiche su Bertha Pritchard sono ricavate dalia tesi di laurea di Peter Fasel, Dr. AdolfBraun (1862-1927). Grundrij?zu einerpolititcbm Biographie, Wurzburg 1970, che mi è stata gentil- mente segnalata dalla Friedrich-Ebert-Stiftung di Bonn.

30 Con ogni probabilità era allegato alla lettera al cardinal Hinsley (vedi nota n. 26). 31 In Archivio Luigi Stuno [da ora ALS], E 328, C. 66.

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Dopo tre anni di relativa impotenza sono qui pieno di energia, anche se non colmo di illusio- ni. Lavoreremo-vinceremo, dovesse la lotta durare ancora venti anni e richiedere i sacrifici estremi. Dopo tutto, in questa situazione miserrima, la vita ha un senso solo così concepita32.

Bertha non tarda a rispondere e si mette a disposizione di Carlo per qualunque eve- nienza33.

Arrivato a Londra il 25 novembre, Carlo scrive di nuovo alla Pritchard:

Dopo molti tira e molla sono riuscito alfine a traversare il canale. Mi tratterrò una quindicina di giorni e sarò impegnatissimo tra lectures, private meetings ecc. ecc. Ma per lei un'ora la troverò sempre, cara Signora. Mi dica come e dove e quando potrei vederla34.

I1 28 novembre, come sappiamo, Carlo è a cena a casa Pritchard. Poi, impegnato in una girandola di incontri, riunioni, conferenze e interviste, riparte per la Francia senza nemmeno salutare la sua ospite, la quale, in una lettera del 6 dicembre, accenna a una garbata protesta: aAs I may not have another opportunity of seeing you before you leave this country, I want to say a few words)).

Tra le cose che Bertha avrebbe voluto chiedere a Carlo di persona, ce n'è una che le sta particolarmente a cuore: essere presentata a don Sturzo, di cui si professa grande ammira- trice:

I would have liked to meet Don Sturzo, as I read almost al1 his articles and admire him very much. I was told he is very shy, but with me he will feel quite at ease, I think. Give him my address, and if he writes when he wants to come, I shall arrange to see him. He will not meet any- body else35.

Carlo non si fa pregare due volte. I1 16 dicembre invia a don Sturzo la lettera di pre- sentazione e il giorno stesso scrive alla Pritchard, scusandosi per non essersi fatto più vivo con lei durante il soggiorno londinese:

Mi perdoni il silenzio, la fuga, la brutta figura.. . Ma non può credere sino a qual punto fossi preso, imprigionato dagli impegni. All'ultimo mi decisi a partire, troncando tutto di colpo. Se no non sarei più riuscito a districarmi. Ciò non toglie che avrei potuto e dovuto farle una telefonata. Ma quando, come? Si figuri che non sono nemmeno riuscito a terminare un importante d a r e in banca, costretto, come fui, a scappar via per una colazione.. . conservatrice.

[. . .] Ho scritto a Don Sturzo pregandolo di fissarle un rendpz-vous. Lei, dal canto suo, gli scri- va: così combineranno [sic] subito.

Segue un divertito commento sul viaggio in Inghilterra:

I1 giro mi pare che sia andato bene. Tant'è vero che i giornali fascisti mi hanno riempito di contumelie volgarissime. Non sapendo che dire, m'hanno accusato.. . d'aver parlato per denaro!

32 Lettera di C. Rosselli a Pritchard, 23 agosto 1929, in AGL, sa. I, fasc. 1, soctof. 94, c.1. 33 Lettera di Pritchard a C. Rosselli, 28 agosto 1929, in AGL, sa . I, fasc. 7, sottof. 2, C. 21. Molto affet-

tuose le parole della Pritchard per il successo della Fuga di Carlo: aSono stata molto felice d'avere le sue notizie e di vedere che è sempre lo stesso, pieno d'energia e d'ideali. Mi auguro che vincerà un giorno, per quanco anch'io abbia poche illusioni. Ma Lei è giovane e ha tutto in sé per essere un giorno il Leader e per questo si deve sperare che questo giorno non sia troppo lontanor.

3 Lettera di C. Rosselli a Pritchard, 25 novembre 1929, in AGL, s a . I, fasc. 1, sotrof. 94, C. 2. 35 Lettera di Pritchard a C. Rosselli, 6 dicembre 1929, in AGL, sa . I, fasc. 1, sonof. 94, C. 3.

1

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Ahimè poverino, che non ho riscosso un centesimo, e le sole 4 ghinee le ho passate ai profughi ita- liani. («La Tribuna)), glielo dico in un orecchio, mi ha dato di porcone! - Segno, direbbe Paul Louis Courier, che non è della mia opinione. ..)36.

Non abbiamo riscontri nella corrispondenza Rosselli-Pritchard di come sia andato il rendez vous tra don Sturzo e Bertha. Di certo è la circostanza che, da quel momento in poi, essa diventa una preziosa e inseparabile collaboratrice del sacerdote siciliano, che ha poca dimestichezza con le lingue straniere. Bertha, in particolare, si occuperà di curare la pubblicazione degli scritti sturziani in diversi Paesi (sua tra l'altro la traduzione in spa- - gnolo del Ciclo delh Creazione37), impegnandosi a fondo, per anni, nel tentativo riuscito solo in parte di far musicare la tetralogia cristiana composta da Sturzo.

Può apparire forse singolare che un prete cattolico tutto di un pezzo come don Luigi abbia potuto ammettere nella sua stretta cerchia di amici e collaboratori una donna cosmopolita, divorziata e risposata, di idee decisamente avanzate - tanto da sorprendere perfino Nello Rosselli38 - e di fede politica socialdemocratica e di religione ebraica. Si tratta di un aspetto peculiare, ma poco noto, della biografia del fondatore del Partito Popolare che, in questa come in altre occasioni, dimostra nei confronti del mondo moderno e delle diversità culturali e religiose una apertura mentale e uno spirito di condi- visione non comuni per un uomo di Chiesa dell'epoca. E andrebbe allo stesso modo approfondito il rapporto di Sturzo con l'universo femminile (pensiamo al legame fortissi- mo con la sorella Nelina, alla scelta di collaboratrici come Barbara Barclay Carter e la stes- sa Pritchard, alle quali Sturzo affida incarichi politici importanti e delicati e, anche, all'af- fetto che riversa nei confronti di Marion Rosselli dopo la morte del marito), improntato a una totale e convinta parità tra i sessi; una circostanza questa che se nell'Inghilterra o in - Francia poteva apparire scontata, non lo era affatto nella società italiana del tempo, segnata da antichi pregiudizi culturali, di matrice anche religiosa, e rafforzati dalla conce- zione fascista che escludeva totalmente la donna da incarichi di primo piano nel mondo della politica, della cultura, della società e dell'economia.

Bertha Pritchard, lungi dall'essere una segretaria meramenre esecutiva, diventa il tra- mite essenziale tra don Luigi e la famiglia Rosselli "allargata", cioè con tutte le persone, Salvemini compreso, che in qualche modo ruotano attorno agli ambienti di Giustizia e Libertà. La Pritchard informa costantemente e dettagliatamente Sturzo dei movimenti di Carlo e Nello:

Hier, Nello et ses deux amis et mes petits amis anglais on diné chez moi. Tout le monde était content et moi de les voir heureux. Les amis de Nello sont très gentils, ils me plaisent. Intelligents er intéressants. Je devais promettre de sortir avec eux diner lundi prochain, donc le temps passera mais je trouverai toujours le temps de vous causer un petit peu, si je ne vous ennuie pas.

36 Lettera di C. Rosselli a Pritchard, 16 dicembre 1929, in AGL, s a . I , fasc. 1, sottof. 94, C. 4. 37 Vedi L.[uis] Scurzo, El ciclo a% la creacibn tetralogia cristiana: poema dramatico en un prologo y cuatro

acciones, traduzione dall'italiano di Manuel Altolaguirre e Bertha Pritchard, Ed. Tiempos nuevos, Buenos Aires 1940.

38 «Ieri ho conosciuto la signorina Braun, figlia della signora Pritchard. È molto carina e animata [.. .] Non ci fai un'idea della vita che fanno qui le ragazze. Altro che in Italia! Hanno tutte la chiave di casa e, la sera, nessuno le aspetta. Figurati!,,. Lettera da Berlino di Nello a Carlo, 8 aprile 1925, ora in I Rosselli, Episto- hriofamiliare. .., cir., pp. 272-273.

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E nel post scriptum:

Carlo sera à Paris le 25 cc., car il attend Salvemini, qui doit rentrer de I'Amkrique39.

L'infaticabile Bertha diviene il punto di riferimento pratico e organizzativo dei fuo- riusciti italiani che transitano a Londra, molti dei quali militano in Giustizia e Libertà. Carlo Rosselli, il 5 ottobre del 1933, scrive a Sturzo per presentargli e raccomandargli l'a- mico Max Salvadori, appena fuggito dall'Italia (vedi Lettera n. 8) e il fondatore del Ppi gira subito la richiesta alla fedele Pritchard:

Ieri è venuto a trovarmi un giovanotto inviatomi da Carlo Rosselli. Egli desiderava essere pre- sentato a lei. Io non ricordavo di averlo incontrato una volta da Salvemini. È stato un anno in pri- gione e al confino. Ma è anche cittadino inglese. Così ha avuto il passaporto ancora libero e spera di trovare lavoro qui a Londra. Si chiama dr. Max Salvadori [...l. La prego di telefonargli o di scri- vergli, dandogli un appuntamento. Non è necessario che ci sia io. Al solito, si tratta di consigli e aiuti40.

E Carlo, a cui l'amico Salvadori sta con tutta evidenza veramente a cuore, non manca di sollecitare anche Bertha: ((Sturzo le avrà probabilmente raccomandato il giovane Salva- dori che merita ogni appoggio. Bisognerebbe farlo parlare in qualche riunione. Può rac- contare cose impressionanti viste e vissute»41. E così accade anche quando Carlo nel 1933 progetta un nuovo viaggio in Inghilterra, ma è a corto di soldi e confida nella possibilità di ottenere almeno un rimborso spese. Ne scrive a Sturzo (vedi Lettera n. 9) e subito dopo anche alla Pritchard: «Come ho scritto a Don Sturzo io verrei volentieri a Londra se qual- cuno riuscisse a organizzarmi un paio di conferenze. Per es. una conferenza sullo Stato Corporativo e un'altra su Socialismo liberale, o sulla lotta per la libertà in Europa»42.

5. I1 carteggio tra Carlo Rosselli e Bertha Pritchard è particolarmente significativo perché rivela i giudizi di Carlo Rosselli su Luigi Sturzo e particolari sui loro numerosi incontri tra Londra e Parigi. I1 15 marzo del 1930, ad esempio, Carlo scrisse all'amica: «È stato qui Sturzo. Passai con lui una simpaticissima serata. G un'anima nobile e delicata, e una bella intelligenza. Sono contento che abbiamo fatto amicizia)). Aggiungendo un'opi- nione su Francesco Luigi Ferrari, evidentemente richiestagli dalla Pritchard: ((Conosco bene il Ferrari di Bruxelles. Ottimo elemento, quadrato e, in sede culturale, preparatissi- mo. Se ne può fidare completamente»43. L' 8 luglio del 1931 Carlo scrive a Bertha da Parigi: ((Sturm è qui di passaggio. Lo vedrò stasera e certo parleremo di lei»44. E ancora, 1'1 1 dicembre del 1931, commentando un articolo del fondatore del Ppi: «Gli scritti di Sturzo sono sempre interessantissimi. La recensione sull'Inghilterra era bellissima e mi ha rivelato uno Sturm intimamente assai più liberale di quanto non supponessi. Effetto anche del clima morale britannico»45.

39 Lettera di Pritchard a S m m , l O luglio 1930, in A U , f. 443, C. 37. 40 Citata in G. De Rosa, Luigi Stum, Utet, Torino 1977, p. 394. 41 Lettera di C. Rosselli a Pritchard, 20 ottobre 1933, in AGL, sa. I , fasc. 1 , sottof. 94, C. 15. 42 Lettera di C. Rosselli a Pritchard, 28 dicembre 1933, in AGL, s a . I , fasc. l , sottof. 94, C. 16. 43 Letteradi C . Rosselli a Pritchard, 15 mana 1930, in AGL, sa. I , fasc. 1, sottof. 94, C. 5. 44 Lettera di C. Rosselli a Pritchard, 8 luglio 1931, in AGL, sa. I , fasc. 1 , sonof. 94, C. 9. 45 Lenera di C. Rosselli a Pritchard, 1 1 dicembre 1931, in AGL, m. I , fasc. 1 , sonof. 94, C. 10.

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C h e Carlo Rosselli guardasse a don Sturzo come a una sorta d i riserva di saggezza mi sembra testimoniato da una lettera che il fondatore d i Giwtizia e Libertà scrisse alla moglie dal carcere tedesco di Costanza il 12 settembre del 1931. In quei giorni, infatti, Rosselli era stato arrestato dalla polizia tedesca insieme a Bassanesi e Tarchiani; i tre stava- no organizzando un volo dimostrativo su Milano e Torino, nel corso del quale avrebbero dovuto lanciare volantini inneggianti alla libertà e alla rivolta contro il fascismo, emulan- do la precedente impresa d i Bassanesi dell'l 1 luglio del 1930. Ebbene, in questa lettera a Marion, nel quale raccontava con ironia le sue condizioni di recluso, Carlo scrive: «Piut- tosto dovresti, d'accordo con gli amici, scegliere al più presto u n awocato tedesco (awo- cati stranieri non sono ammessi a patrocinare). Oltre che col Presidente e con Turati, con- sigliati con D o n Sturzo)). A conclusione dell'awentura tedesca, risoltasi con una mitissi- ma condanna e con l'espulsione per i tre protagonisti, Rosselli ringraziò la Pritchard che, evidentemente, date le sue conoscenze politiche in Germania, era stata subito allertata:

Cara Signora,

Grazie per il suo affettuoso interessamento ai nostri casi. L'awentura germanica si è conclusa, tutto sommato, in attivo. L'espulsione è limitata al Baden, l'aeroplano non fu sequestrato, i giorna- li italiani parlarono in lungo e in largo della cosa.. . Come vede, poteva andare peggio. La cosa più divertente è che fummo arrestati per la stoltezza del ministro socialista del Baden e liberati per la paura di Mussolint?46 A un socialista che si recò da Bruning a protestare, pare che questi gli fornisse la prova che l'eccesso di zelo era tutto dei suoi amici!47

Ancora a Bertha, che gli propone di pubblicare la traduzione inglese d i Socialisme Libéral, Carlo confida nel 1932 il suo stato d'animo dopo le accuse, mosse dal fascismo agli aderenti d i Giustizia e Libertà di complicità nel progetto d i Dornenico Bovone di attentare alla vita del duce:

Abbiamo passato delle giornate molto tristi, non per gli sconci attacchi personali contro di noi, ma per la ferocia delle condanne delle quali due mortalilig. I1 fascismo ha condotto contro di noi in questa occasione la sua più formidabile campagna di stampa accumulando falsi su falsi, mescolando uomini e cose pur di travolgere l'intera opposizione sotto l'accusa di terrorismo. Anche i sassi sanno che noi di Giustizia e Libertà non abbiamo mai avuto a che fare con il gruppo Bovone [. . .l.

I1 governo fascista ha creato quasi di sana pianta l'immensa macchinazione per ottenere dalla Francia l'espulsione mia, di Tarchiani, Lussu e pochi altri. Fummo infatti espulsi, ma subito il prowedimento venne sospeso. La sospensione, almeno sinora, 6 sempre equivalsa al ritiro del prowedimento49.

46 I giudici tedeschi, per poter procedere, avevano deciso di attendere entro un termine stabilito la denuncia da parte del governo italiano, contro il quale era stato progettato il raid. Ma Mussolini, evidente- mente preoccupato che il processo di Costanza si trasformasse - come era già accaduto a Savona e a Lugano (processo per il volo Bassanesi) - in un nuovo atto di accusa contro il fascismo, lasciò cadere la cosa e i tre imputati se la cavarono con una multa e I'espukione dal Land Cfr. J. Petersen, Gliant$acisti iralianiin Gpt- mania e il volo di Barsanesi &l novmbre 1931, in #Il movimento di liberazione in Italia*, anno XX, n. 93, ottobre-dicembre 1968, pp. 37-48.

47 Lettera di C. Rosselli a Pritchard, 11 dicembre 1931, cit. 48 I1 17 giugno del 1932, condannati a morte dal Tribunale Speciale per aver progettato separatamente

due attentati a Mussolini, furono fucilati a Forte Bravetta a Roma Domenico Bovone e Angelo Sbardellotto. 49 Lettera di C. Rosselli a Pritchard, 26 giugno 1932, in AGL, sa . I , fasc. 1, sottof. 94, C. 11.

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Alla fine della lettera, il pensiero di Carlo è per il fondatore del Ppi: «Quando vede Sturzo mi ricordi a lui, la prego)).

I1 1933 è un anno di lutti per gli antifascisti Loriusciti. I1 10 giugno muore Claudio Treves, pochi mesi prima se ne è andato Francesco Luigi Ferrari, l'uomo e l'amico che Sturzo nel 1930 aveva designato come suo successore alla guida dei popolari in esilio. La triste vicenda della malattia di Ferrari viene vissuta da Carlo e Marion Rosselli con gran- dissima partecipazione umana. I1 4 febbraio Carlo invia notizie dell'esule popolare a Bertha: «Ferrari purtroppo è malato assai gravemente. Polmonite complicata da fatti tubercolari. Ieri l'altro ci fu un consulto e il risultato non fu troppo buono. Non pare che per ora ci sia veto pericolo; ma in ogni caso si imporrà una lunga, delicata convalescenza. Immagino il dolore di Sturzo»50. Anche Marion è coinvolta emotivamente per le gravi condizioni di Ferrari e per la triste condizione della sua famiglia: ne scrive il 16 febbraio - alla suocera Arnelia, in Italia: «Se non ti abbiamo scritto subito è perché anche noi siamo circondati di guai e tragedie che ci tirano continuamente di qua e di là. Uno dei nostri amici (non intimi, ma lo conosciamo bene, il Ferrari), è gravissimamente malato da setti- mane. Pare che si tratti di un ascesso al polmone. Pensa che quindici giorni fa, gli è nato il

a suo quarto bambino.. . » s i .

Ferrari si spegne il 2 marzo. E il pensiero commosso di Carlo va a l a famiglia, alla vedova, ai quattro figli, quasi prefigurando il triste destino che da lì a pochi anni toccherà a sua moglie, ai suoi figli e alla famiglia di suo fratello Nello. Ma Carlo ha parole di affetto anche per don Sturzo che, dopo la morte di Donati e quella di Ferrari, è rimasto il solo esponente popolate di rilievo a testimoniare all'estero l'antifascismo cattolico. La lettera che Rosselli scrive alla Pritchard in occasione della morte di Ferrari è un documento uma- namente toccante, ma anche molto significativo dal punto di vista storico, poiché attesta il profondo legame affettivo che ormai lega Carlo all'anziano sacerdote:

Cara Signora,

Anche noi siamo stati angosciati dalla morte del povero Ferrari. Meritava un ben altro desti- no. È morto rassegnato e anche la moglie è stata mirabile per serenità. Ma, passato il periodo di eccitamento, temo che il ritorno alla vita normale sarà terribile. È vero che è sorretta da una fede straordinaria e dalla sicurezza di potersi rincontrare con lui in un'altra vita; ma è giovane e ha quat- tro bambini piccini.. . Una tragedia. Ho pensato al dolore di Sturzo che si trova in esilio solo, ulti- mo superstite della compagnia picciola che lo aveva seguito in esilio. Londra gli sembrerà ancora più opprimente.

Grazie per il progettato invito. Arriverò domenica sera e le telefonerò per combinare un appuntamento. [. . .]

Le mando il biglietto per il National Liberal Club. Ho dato il suo nome a Chatham House perché le mandino un invito. Naturalmente ho fatto anche quello di Sturzo e di Crespi.

Dimenticavo di dirle dei fiori per Ferrari. Ha lasciato disposizioni precise perché non gli ven- gano inviati fiori. Se farb a tempo a passare a salutare la signora Ferrari le dirò del suo pensiero gentile e vedrò se è il caso di mandarli al cimitero52.

50 Lettera di C. Rosselli a Pritchard, 4 febbraio 1933, in AGL, sez. I , fasc. 1, sottof. 94, C. 12. 51 Archivio Centrale dello Stato [da ora ACS], Casellario polirico centrale b. 4421, fasc. Rosselli Carlo,

ora in Unaltra Italia nellitalia del fascismo. Carlo e Nello Rossefli nella documentazione dellXrchivio Centrak &[lo Stato, a cura di Marina Gianneno, Edimont, Città di Castello 2002.

52 Lettera di C. Rosselli a Pritchard, 9 mam 1933, in AGL, sa. I , fasc. l , soctof. 94, C. 13.

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Aicuni dei concetti utilizzati da Rosselli in questa lettera ricorrono quasi testualmente nell'articolo non firmato che «La Libertà», l'organo della Concentrazione, dedica alla com- memorazione di Francesco Luigi Ferrari; il che autorizza a pensare che sia stato lo stesso Rosselli, assiduo collaboratore del settimanale e amico di Ferrari, a scrivere il sentito e commosso necrologio:

Ancora un lutto atroce. Non aveva che 42 anni. Lascia la vedova e i 4 teneri bambini. [...l è morto sereno e confidente, in una rassegnazione magnifica dicendo fino all'ultimo le più alte paro- le consacratrici della sua fede - per la patria e la libertà53.

Ancora espressioni di affetto e comprensione per Sturzo Carlo Rosselli le spende, in una lettera del 16 giugno a Bertha Pritchard, in occasione della morte di Claudio Treves:

Ho il rimorso di non averla subito avvertita della morte del povero Treves. [....l Ma che tristezza, veder morire uno dopo l'altro in esilio, e a così breve intervallo, i

migliori, i più puri, quelli che, nonostante tutti gli errori commessi per il passato, combattevano con una purezza e un distacco che riusciranno preziosi per assicurare l'armonia tra gli immigrati.

Ho ricevuto una cartolina di Sturzo, anche lui molto afflitto. Per lui e per gli uomini della generazione di Treves, con questa triste prospettiva europea, questa perdita deve riuscire doppia- mente crudele. Ma non voglio essere troppo pessimista. Quando proprio sembra che tutto sia per- duto la luce viene da dove meno si aspetta. L'umanità non può morire e non può neppure limitarsi a vegetare calpestando i valori umani supremi. Dunque speriamo e soprattutto combattiamo54.

6. Nel carteggio tra Carlo e don Luigi i giudizi e le analisi politiche sulla grave crisi della libertà in Europa coincidono di frequente. Carlo sottolinea - d'accordo con le tesi più volte ribadite da Sturzo - che il fascismo è un fenomeno tutt'altro che caduco e transitorio: «In Italia - scrive il 15 novembre del 1933 - il solito clima. Ancora accentuata, se possibile, l'in- differenza e il passivismo. Solo una minoranza giovane lavora, ma con animo più di morali- sti che di politici. Se non intewerranno fattori risolutivi, la rinascita sarà lentissima»s5. Di converso, Rosselli punta il dito sull'inettitudine e sull'incapacità di incidere da parte della Concentrazione antifascista parigina, profetizzandone con un certo anticipo la morte:

La Concentrazione - scrive l'autore di Socialismo liberale il 14 marzo del 1934 - è in piena crisi e mi pare difficile che possa sopravvivere. I socialisti sono sempre più preoccupati del nostro movi- mento e prendendo a pretesto un articolo personale di Lussu (a cui si potrebbero contrapporre infinite altre loro manifestazioni) vorrebbero ridurci a un gruppo di leva castagne dal fuoco per i begli occhi di Modigliani e di Nenni56.

Ma dagli osservatori privilegiati di Londra e di Parigi la vicenda della dittatura in Italia viene inquadrata dai protagonisti del Carteggio nel più vasto orizzonte della crisi delle

53 Francesco Luigi Ferrari, in '(La Libertà)), anno VII, n. 10, 9 marzo 1933, pag. 2. I1 giornale riporta anche dei brani del testamento spirituale di Ferrari («Non ho odio per alcuno: ciò che mi sostiene è l'amore per il Creatore e per le sue Creature. E, tra queste, il popolo gande e sfortunato della mia Italia. Ch'esso sia libero! Iddio lo vuole») e la riproduzione di un articolo commemorativo di Sturzo, apparso sulla rivista di Fer- rari «Res Publican.

54 Lettera di C. Rosselli a Pritchard, 16 giugno 1933, in AGL, s a . I , fasc. 1, sottof. 94, C. 14. 55 Vedi Lettera n. 9. 56 Vedi Lettera n. 14.

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democrazie in Europa e strettamente legata ai gravi accadimenti che si stanno verificando in tutto il Vecchio Continente, principalmente in Germania. Di fronte al crescente pericolo della minaccia hitleriana, denunciato con straordinaria lungimiranza, Carlo Rosselli mette in mora i'attendismo e la debolezza di grandi Paesi come la Francia e l'Inghilterra. In una let- tera del 15 novembre del 1933 confida infatti a S t u m le sue gravi preoccupazioni: «La situa- zione europea è tragica. La incapacità delle democrazie di governo e soprattutto dei partiti socialisti di aderire alla realtà, la illusione che la politica estera briandista possa ancora trion- fare in un'Europa per metà fàscistizzata, il passivismo totale di fronte alle iniziative hitleriane, se procrastineranno l'urto, lo renderanno infinitamente più terribile e incerto di qui a due o tre anni)). I1 giudizio sulle classi dirigenti europee & duro e senza appello: «Paul Boncour e MacDonald sono le due piaghe d'Europa, per lo meno quanto Hitler e Mussolini~57.

Ancora nel 1934: «A leggere il "Times" ci si deve sempre più convincere che 1'Inghil- terra è incapace di assumere una posizione più netta; l'articolo sul viaggio di Eden era col- mo di filogermanismo hitleriano)). E in una lettera di poco successiva, Carlo conferma tutto il suo pessimismo e la sua preoccupazione per le sorti del Vecchio Continente:

Sembra che questa ondata fascista prima di essere schiantata debba tutto e tutti travolgere. La stessa vittoria laburista nelle elezioni londinesi, con la distruzione completa del partito liberale, indica che ci si awia anche in Inghilterra ad una lotta mortale tra destra e sinistra. Può darsi che l'Inghilterra eviti, in virtù del suo meraviglioso equilibrio, gli estremi continentali. Ma potrà evi- tarli la Francia? E la Spagna?58

I temi del Carteggio toccano i grandi e drammatici temi politici del momento, come l'atteggiamento di condiscendenza del Vaticano al fascismo. Sturm è rimasto molto col- pito dalla pubblicazione di una foto su ((Giustizia e Libertà)), dove si vede un sacerdote che bacia la mano a Mussolini. E chiede a Francesco Saverio Nitti di informarsi presso Rosselli da dove abbiano tratto quella fotografia. Rosselli risponde direttamente a Sturzo:

Si tratta - scrive Rosselli nel settembre del 1934 - del numero unico sulle dittature pubblicato l'anno scorso da «Vu». Noi non possiamo sorvolare su questi aspetti della vita italiana, che non sono episodici ma illuminano un processo lento ma fatale di conversione del fascismo in una rea- zione classica, di tipo autoritario-dinastico-cattolico. Proprio in questi giorni le riviste fasciste pub- blicano fotografie di suore maestre che salutano romanamente Mussolini.

Ma, anche in casi come questi, non manca mai l'attenzione ai sentimenti profondi dell'in terlocutore:

Mi rendo conto -scrive ancora Carlo nella stessa lertera - quanto dolorose certe manifestazio- ni debbono riuscirle. Ma la verità, la realtà innanzimtto59.

In Germania comincia a mettersi in moto il terribile meccanismo di persecuzione degli ebrei. Rosselli comunica a Sturzo di essere rimasto molto colpito da un suo articolo in cui denunciava d'atteggiamento miope ed egoista)@ deiie Chiese tedesche nella vicenda. Ros- selli, che dispone di fonti più fresche e wiornate, informa costantemente e dettagliatamen-

57 Vedi Lettera n. 9. 5BVecli Lettera n. 14. 59 Vedi Lettera n. 18. 60 Vedi Lettera n. 29.

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te il fondatore del Ppi s d a situazione sul fronte della repressione fascista contro gli opposito- ri: è lui a fornire a Sturzo i dettagli delle operazioni di polizia contro i cattolici neo-guelfi di Milario (che non risparmiano nemmeno un sacerdote come Ernesto Vercesi), degli arresti di aderenti e simpatizzanti di Giwtizia e Libertà a Torino, dello svolgimento e delle dure con- danne del ~ r i L n a l e Speciale. Ma i due uomini politici si scambiano anche pareri e giudizi su libri di attualità, si segnalano e si inviano scritti ed articoli particolarmente significativi, com- mentano amareggiati i tradimenti di un Alberto Giannini o di un Arturo Labriola; con opi- nioni diverse giudicano la posizione del Vaticano nell'attentato di San Pietro, per il quale i fscisti accusano come mandanti Rosselli e Salvemini, che smentiscono sdegnati; si racco- mandano reciprocamente amici e si mettono in guardia dagli immancabili impostori che cer- cano di inserirsi nell'ambiente dei fuoriusciti; si battono per orientare l'opinione pubblica francese e inglese, attraverso la pubblicazione sui giornali stranieri di notizie sulle rovinose condizioni della libertà in Italia e di commenti di note personalità antifasciste, come Giusep- pe Antonio Borgese e altri. Ma, con l'eccezione del ~Manchester Guardian)), non sempre la stampa britannica si dimostra attenta alla causa degli antifascisti italiani; cosicché una notizia o un'opinione contro Mussolini o il regime pubblicata dal «Times» è spesso il fmtto di fatico- se trattative e di petulanti suppliche e diventa una sorta di successo politico. Una vittoria che però ha anche il suo risvolto amaro: «E triste però - scrive Rosselli - dover leggere sui giornali inglesi il resoconto di un processo per somministrazione di olio di ricino»Gl.

Sia pure per cenni, nel Carteggio non mancano mai riferimenti alla sfera sentimenta- le e affettiva dei due personaggi. Rosselli e Sturzo si confidano dubbi, difficoltà, amarezze e notizie ripardantila salutepropria e quella dei familiari: «Non attraverso un periodo lieto. Ho raggiunto anch'io il punto critico dopo questi sei mesi di esilio [. . .] Ora son stanco e istupidito»62, rivela Carlo a Sturzo nel febbraio del 1930. Sturzo segue con affet- to e preoccupazione le sempre precarie condizioni di salute di Marion e i suoi travagliati parti, non mancando di inviare gli auguri per la nascita di Andrea. Nel giugno 1935 Ros- selli risponde alle affettuose richieste di particolari sui malanni della moglie: «Marion sta meglio, ma la convalescenza è lenta.. .+3. In chiusura di lettera, Sturzo non manca mai di salutare la giovane signora Rosselli; e questa invia spessissimo, attraverso il marito, i suoi saluti al sacerdote siciliano e alle sue collaboratrici.

Nei diversi documenti, editi o inediti, che ho consultato ci sono molti riferimenti che fanno risalire a incontri di persona tra Sturzo e Carlo Rosselli: ne ho potuti contare alme- no otto.

Tra le carte, le lettere o gli articoli di Srurzo non ci sono giudizi approfonditi64 sul socialismo liberale di Carlo Rosselli. Per questo mi sembra interessante, dal punto di vista

61 Vedi Lettera n. 14. 62 Vedi Lettera n. 3. 63 Vedi Lettera n. 29. 64 Un brevissimo e incidentale commento, Sturzo lo svolse in un articolo del dopoguerra, analizzando le

vicende legate alla crisi del quinto governo De Gasperi e alla formazione del sesto, con l'uscita del Pli dalla coalizione: «Carlo Rosselli, la vittima del fascismo, preludiò il socialismo liberale, ma, dal punto di vista del- l'ortodossia, fu un socialista eretico; da lui venne il partito dazione che perche eretico si frantumb, dando i suoi capitani a turre le frazioni deila sinistra, dai socialisti democratici ai comunisti puri. Saragat sarebbe sulla linea di Rosselli, ma nella sostanza 6 mantista», Rilimisulkz rrin' ministm'ale, in «Lavia», 4 febbraio 1950; ora in L. Snirzo, Politiradiquestianni, Vol. I1 (1950-SI), p. 39.

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politico, riportare l'impressione di Ferrari, che è stato forse l'interprete più fedele del pen- siero sturziano durante i primi anni dell'esilio. L'8 febbraio 1931 Ferrari scriveva a Dona- ti: ((11 libro di Rosselli, Socialisme libkral, ha provocato il putiferio tra i concentrati parigi- ni. I fedeli mamisti vorrebbero protestare violentemente; ma come si fa a protestare con- tro Rosselli? È una vera tragedia.. . I1 libro vale la pena di leggerlo: è il migliore fino ad oggi comparso nella collezione di Valois. Se nella parte ricostruttiva è lungi dall'essere esauriente e completo, la parte critica è efficace e condotta con rigore e con solide argo- mentazioni. In fondo, la posizione che assume Rosselli nella parte critica può essere quasi interamente accettata anche da noi, ed è in molta parte una "ripresa" delle argomentazio- ni da noi già svolte contro lo pseudo-marxismo e la pseudo-scienza mamistica italiana»65.

7. I1 carteggio di Sturzo con Carlo Rosselli si chiude, un po' bruscamente, nel giugno del 1935, alla vigilia della partenza di quest'ultimo per la Spagna: il fondatore del Ppi è piuttosto infastidito per i duri giudizi di Magrini (v. lettere 31 e 32) su un suo articolo sul Vaticano e la guerra d'Abissinia. E ne dà conto, senza peli sulla lingua, al direttore di «Giustizia e Libertà)). L'ultima lettera, dai toni piuttosto risentiti, è datata 6 giugno. E, se non fosse per alcune circostanze verificatesi nei mesi successivi, tutto avrebbe potuto far propendere per una rottura o, almeno, un forte raffreddamento nei rapporti tra i due per- sonaggi.

In realtà il sodalizio politico e umano prosegue anche dopo le polemiche. Sturm e Carlo Rosselli si vedono ancora a Parigi il 3 agosto. Carlo ne scrive a Marion: «Stamane ho anche avuto a colazione Sturzo, di passaggio verso il midì per incontrarsi con la sorel- la. È molto addolorato per l'atteggiamento del Vaticano. Crede che di fronte alla resisten- za inglese Mussolini finirà per rinunciare alla guerra. Vi sono alcuni sintomi in questo senso e certo, finché la guerra non sarà iniziata, una previsione sicura è impossibile. Tutta- via io credo sempre che finirà per farla. Non si capirebbero altrimenti certi prowedimen- ti: in particolare l'acquisto di un gran numero di navi mercantili»66.

Allo scoppiare della guerra civile in Spagna Sturzo non si allinea alle posizioni vaticane e a quelle dell'episcopato spagnolo, favorevoli alla «crociata» contro i repubblicani; ma, insieme ai grandi cattolici francesi - Maritain, Bernanos, Mauriac, Mounier - prende posizione contro Francisco Franco e il suo programma clerical-fascista. La guerra di Spa- gna diventa un vero e proprio tormento per il sacerdote siciliano, che vede nei suoi svilup- pi i rischi concreti di una involuzione generale del cattolicesimo che si va progressivamente allineando su posizioni reazionarie e anti-democratiche. «In tutta Europa, in tutto il mon- do, - scriveva Sturzo il 12 ottobre del 1936 al direttore del «Mati» di Barcellona, Ruiz Manent - la guerra civile spagnola sarà rinfacciata ai cattolici come la notte di S. Bartolo- meo e come la repressione del Duca d'Alba nelle Fiandre. Ne abbiamo avuto troppo del- l'Inquisizione di Spagna, (quasi sempre in mano ai re e a scopo politico) per avere oggi i crociati spagnoli contro un popolo ch'è stato in fin dei conti abbandonato spiritualmente e socialmente e lasciato preda al socialismo e sindacalismo ed oggi del comunismo»67. E

65 Lettera di Ferrari a Donaci, 8 febbraio 1931, ora in F. L. Ferrari, Lettere e documenti inediti, 11, a cura di Giuseppe Rossini, Edizioni di Scoria e Lerrerarura-Edizioni SIM, Roma-Modena 1986, p. 485.

66 C. Rosselli, Dallésilio.. ., pp. 206-207. 67 Vedi L. Srum, SI, 11, p. 435.

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cosi, mentre Carlo va a combattere in Spagna contro gli insorti, Sturzo ingaggia la sua battaglia ideale con una febbrile produzione pubblicistica sui giornali europei, tesa a distinguere nettamente gli aspetti politici del conflitto da quelli religiosi e a risparmiare alla Croce di Cristo l'onta di coprire la legittimità morale di sanguinosi massacri: una bat- taglia d'avanguardia che - nell'Italia soggetta alla censura e alla propaganda fascista - non viene compresa, con qualche rara eccezione, nemmeno dai suoi ex compagni di partitoG8.

In Spagna Rosselli, con grande sorpresa, s'imbatte in un volontario italiano, Ottorino Orlandini (1896-1971), che non ha timore di professarsi cattolico praticante. Orlandini, che aveva militato nella sinistra del Ppi in Toscana, racconta a Rosselli che, prima di parti- re per Barcellona, si è rivolto a Sturzo, manifestandogli il desiderio di combattere a fianco della Repubblica. E che il sacerdote siciliano lo ha esortato a seguire la sua coscienza: «Dove si combatte per la libertà - queste le parole di Sturzo a Orlandini - si combatte anche per il cristianesimo»@. Carlo, a differenza della gran parte dei suoi compagni di armi, che diffidano del militante cattolico, stima molto Orlandini, che ha dato prova di coraggio e di capacità militari nella famosa battaglia di Monte Pelato. E si batte per pro- muoverlo ufficiale, come è attestato da alcune lettere scritte ai suoi compagni. I1 30 otto- bre 1936 Carlo scrive ad Antonio Cieri: «Ti raccomando di nuovo Orlandini, che spero avrete ammesso come ufficiale~70; e il 13 novembre dello stesso anno ad Alberto Cianca: «Quale è la situazione di Orlandini? Fino a prova contraria ritengo che sia un ottimo ele- mento tecnico per il quale dobbiamo avere dei riguardi. Te lo raccomando»71. La promo- zione a ufficiale per Orlandini alla fine arriverà, ma a prezzo di una mezza rivolta da parte degli anarchici. Secondo Aldo Garosci, sarebbero stati proprio i contrasti tra Rosselli e gli anarchici su Orlandini a convincere Carlo a lasciare la Spagna72. Nelle sue memorie, composte dopo la seconda guerra mondiale e in massima parte inedite, Ottorino Orlan- dini non fa cenno a questo particolare delle dimissioni di Rosselli, ma ricorda come quei giorni fossero segnati da durissimi contrasti ideologici e strategici tra le diverse formazio- ni di combattenti:

Una sera, vennero a prelevarmi con un'automobile. [. . .] Compresi che mi portavano al Quar- lmmo una tier Generale. Ero molto preoccupato. Eppure, però, avevo la coscienza a posto. [. . .] Sal'

scala, traversammo un lungo corridoio [. . .] vidi Battistelli che sorrideva e Rosselli che mi venne incontro e mi strinse la mano. Mi sentii riavere. ((Benvenuto)) disse, e poi si rivolse ad Ascaso e agli

68 Per questi e altri aspetti, rimando a G. Campanini, Una battaglia per la libertà della Chiesa. Luigi Stur- zo e laguerra di Spagna, in AA.W., I cattolici italiani e laguerra di Spagna, a cura di Giorgio Campanini, Mor- celliana, Brescia 1787, pp. 167-174.

69 Citato da G. Biondi, Orlandini, in Dizionario storico ddMouimento Cattolico in Italia, a cura di F. Tra- niello e G. Campanini, vol. 111, Marietti, Torino 1781, p. 61 1. Anche Randolfo Pacciardi ricorda l'incontro in Spagna con Orlandini: «La Chiesa spagnola era chiaramente dalla parte di Franco. Ma nel Battaglione Garibaldi c'era un volontario che si professava apertamente cattolico praticante. Mi pare si chiamasse Orlan- dini. Diceva di aver manifestato a don Sturzo la sua simpatia per i volontari italiani che andavano a sacrificar- si in terra straniera contro un generale spergiuro e di avergli espresso il desiderio di arruolarsi nel Battaglione Garibaldi. L'adesione morale di don Sturzo mi piacque molto.» (Vedi R. Pacciardi, Una testimonianza, in A. Baldini-P. Palma, Gli antt$kcirn italiani in America (1942-1944). La «Lrgione» nel carteggio di Pacciardi con Borgese, Saluemini, Sforza t S m m , Le Monnier, Firenze 1790, pp. XXIV-XXV).

70 Copia trascritta in AGS, s a . I , fasc. 2- bis, sottof. 8, C. 9. 71 Copia trascritta in AGS, s a . I, fasc. 2- bis, sottof. 8, C. 15. 72 A. Garosci, Vita d i Carlo Rosselli, Vallecchi, Firenze 1973, p. 458.

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altri. «Vi presento il nostro Orlandini)) e rivolto di nuovo a me riprese: «Questi è Ascaso; lui e noi tutti abbiamo deciso che, da oggi, farai parte dello Stato Maggiore ed assumerai il comando di una colonna». [. . .]

Fu concordato un piano per attaccare Almudebar con quattro colonne, tre anarchiche ed una comunista deUa "Carlo Marx" di Del Barrio. I1 comando delle tre colonne anarchiche fu affidato a tre idiani: a Bifolchi, a Canzi e a me. [. . .] Quando i miei amici anarchici di Monte Pelato seppero dell'incarico che mi era stato affidato, fecero una grande assemblea e votarono, all'unanimità, un ordine del giorno pieno di proteste e di minacce, e col rifiuto di obbedire ad un cappuccino. Io, che ero ritornato a Monte Pelato con tutti gli onori e perfino con un cavallo da sella a mia comple- ta disposizione, rinunziai all'incarico.

Ascaso mi mandò a chiamare e mi ripeté in maniera energica che dovevo comandare una colonna e che, se agli italiani non piaceva, si ritirassero pure dal fronte e se ne tornassero a Barcel- lona. Fu così che io ebbi un grado equivalente a quello di colonnello, alla battaglia di Almudebar, con circa mille uomini alle mie dipendenze e, fra questi, il gruppo degli italiani e la batteria di vec- chi cannoni di Battistelli.

Il colmo dell'ironia fu che gli italiani anarchici, sia pur protestando e lanciando improperi, obbedirono [. . .] ma la massa di miliziani spagnoli [. . .] improwisamente credette, in perfetta buo- na fede, che la via scelta da me per la conquista del paese era troppo lunga e, in barba agli ordini, volle prendere la via più breve.

Precisamente sulla via più breve trovarono sei mitragliatrici nemiche, ben piazzate, che li fal- ciarono, li massacrarono e ne annientarono la spinta. La colonna comunista avrebbe dovuto avan- zare al mio fianco sinistro; ma la prima notte non si fece viva. Non si fece viva nemmeno nelle not- ti e nelle giornate successive nonostante precisi e ripetuti impegni, presi e ripresi con me e Rosselli: fu così che anche la battaglia di Almudebar fu una battaglia perduta.

Ripensandoci ancora oggi, io non posso escludere un criminale e volontario atto di sabotaggio all'iniziativa anarchica.

Nella settimana successiva, consegnai ad Ascaso una lettera nella quale rassegnavo le mie dimissioni73.

Il 6 agosto 1939, da una fortezza dei Pirenei francesi nella quale è stato internato dopo la fuga dalla Spagna, Orlandini invia una lunga lettera a don Sturzo, pregandolo di occuparsi della sua penosa situazione. E, ripercorrendo con grande amarezza le sue vicen- de in terra spagnola («. . . I1 contano duro, cotidiano con una rivoluzione in atto, l'impos- sibilità con cui mi trovai con Rosselli a porre un poco di moderazione e di ordine costituì per me una terribile doccia fredda))), ricorda a S t u m un particolare significativo, che attesta ancora una volta il legame che legava Rosselli all'anziano sacerdote: «Parlavamo sovente di te col povero Rosselli e con Battistelli.. .))74.

Sturzo, dal canto suo, seguiva attentamente le vicende di Rosselli in Spagna, leggendo e anche conservando gli articoli che Carlo inviava dal fronte spagnolo a «Giustizia e LibertàJ5.

73 0. Orlandini, MnnoMlr, dattiloscrirto. Sezione 9, "La battaglia di Almudebar", pp. 1-7.11 memoriale, purtroppo incomplero (mancano proprio le parti riguardanti la maturazione deiia decisione di Orlandini di par- tire per la Spagna) si trova nella sezione Autobiografie dell'Istimco Storico deiia Resistenza in Toscana di Firenze.

74 Lertera di Orlandini a Sturzo, 6 agosto 1939, in ALS, fasc. XXX, C. 21. Sturzo annota sul frontespizio: a l 5/8/39. Scritto a Miss Pritchard e a Orlandinin.

75 Tra le carte di Smrzo è conservato il ritaglio deli'arricolo di Carlo Rosselli, Cataiugna, baluarh &ILz rivoluzione, apparso su .Giustizia e Libertà* del 6 novembre 1936 (ALS, f. 514 - C. 62).

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Nell'archivio Sturzo c'è un interessante documento sulla guerra di Spagna che mi pare molto significativo per capire l'atteggiamento del fondatore del Ppi sull'intera que- stione. L'appunto, non datato, è una sorta di "velina", scritta di pugno da Sturzo, per una lettera di protesta al ((Manchester Guardian)) che, però, doveva apparire firmata dal suo medico e amico Michele Sicca.

Sir,

Come assiduo lettore del ((Manchester Guardian)) - scriveva don Sturzo sotto il nome di Sicca - permetta a me che da medico dell'esercito italiano ho fatto la campagna della guerra di Libia e quella della grande guerra, di protestare contro le ingiuste affermazioni, nel meeting tenuto in Manchester Labour Hall, domenica scorsa, fatte da Mr. Wedgwood Benn76 sul carattere e il valore del soldato italiano. Questi non è meno del soldato inglese e francese nel coraggio e nella resistenza alla guerra, quando la guerra è psicologicamente sentita, come fu la grande guerra.

Ma, a parte il giudizio politico sull 'inte~ento italiano in Spagna, bisogna riconoscere che gl'i- taliani mandati dal governo fascista non hanno nessun motivo psicologico a battersi; mentre gl'ita- liani volontari dei battaglioni Garibaldi e Matteotti, che hanno combattuto a Madrid dal lato governativo, per odio al fascismo, han dato prova di eroismo che fa meraviglia che un antifascista come Wedgwood Benn lo ignori.

Sarebbe ora di finirla con Caporetto che tanto i'esercito francese che l'inglese ebbero la loro Caporetto.

F.to M. Sicca77

Da uomo di Chiesa e da politico impegnato per una mediazione che ponesse fine alla guerra civile in Spagna, Sturzo aveva rigorosamente evitato di esprimere pubblicamente giudizi netti a favore dell'una o dell'altra parte. La lettera che in un moto di indignazione - dettò a Sicca ci fa però intuire quale fosse, in realtà, la sua convinzione riguardo al com- portamento delle brigate Garibaldi e Matteotti.

L'incontro dell'agosto del 1936 fu l'ultimo tra Sturzo e Rosselli? Un indizio indiretto, rintracciato in due lettere del 1943, sembra smentirlo. Una lettera pubblicata su ((People and Freedom~ nell'ottobre di quell'anno accusava infatti Pacciardi, Carlo Rosselli e altri appartenenti alla Legione Garibaldi di atrocità e misfatti contro ecclesiastici e popola- zione civile durante la guerra di Spagna. Sturzo, il 13 novembre 1943, scrive a Pacciardi, chiedendo di preparare subito una smentita: ((Siccome io credo che né lei né Rosselli, né altri della Garibaldi abbiano mai partecipato allo sport di uccidere preti o altri al di fuori della battaglia, così una sua lettera di smentita sarebbe utilissima e mi piacerebbe assai. La scriva in Italiano; miss B. Barclay Carter la tradurrà fedelmentm78. Pacciardi, sdegna- - to, scrive la nota e la invia a Sturzo, il quale il 19 novembre risponde: ((Vivamente la rin- grazio della pronta risposta per "People and Freedom". Domani la spedirò per Air Mail. Io ero sicuro di quel che Lei scrive, non solo per la mia convinzione apriori, maper quel- lo che mi aveva detto Rosselli.(*) La sua lettera farà tanto bene per la verità e la mora-

76 William Wedgwood Benn (1877-1960), esponente di spicco laburista; durante la prima guerra mon- diale, come pilota dell'aviazione, aveva combattuto sul fronte italiano.

77 Appunto autografo di Stuno su carta intestata «12, Gower Street, Bedford Square, W.C. l » [era que- sto i'indirizzo londinese di Michele Sicca], in A=, fasc. 504, C. 8.

78 Vedi A. Baldini-P. Palma, Gliantfascisti italiani.. . , cit., p. 255. (") I1 corsivo è mio.

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litàn79. Due brevi annotazioni a commento: la prima è che, evidentemente, Sturzo e Ros- selli hanno avuto modo di parlarsi dopo il ritorno di quest'ultimo (dicembre 1936) dalla sfortunata campagna di Spagna. La seconda è che Sturzo considera Rosselli incapace di compiere atrocità e misfatti e la sua parola garanzia di assoluta veridicità.

8. Nelle carte Sturzo non c'è traccia di corrispondenza con Nello Rosselli; ma Nello, che studiava a Londra e era spesso ospite a casa I'ritchard, ebbe modo di vedere più volte l'austero sacerdote e anche di far da tramite tra lui e gli altri membri della famiglia Rosselli.

Occorre tenere presente che Nello non è un fuoriuscito, ma si trova all'estero per motivi di studio con regolare permesso del governo italiano, ottenuto grazie all'interessa- mento del deputato fascista Gioacchino Volpe, che si è fatto personalmente garante per lui presso Mussolini. Nello è dunque costretto a muoversi con cautela e circospezione, specialmente se deve contattare personalità invise al regime fascista.

I1 primo incontro tra il giovane storico e don Luigi avviene a metà giugno del 1930. I1 19 di quel mese, infatti, Nello scrive al fratello a Parigi, omettendo per prudenza di citare il nome del prete antifascista: «Ho veduto, tra gli altri, l'amico che tu hai fatto conoscere alla Pritchard~80. Come abbiamo già visto, il 9 luglio Nello e i suoi due inseparabili com- pagni di scorribande inglesi, i pittori Carlo Levi e Francesco Menzio, sono invitati a cena daila Pritchard, che riferisce immediatamente a Sturm81. Ma altri incontri e colloqui hanno luogo, testimoniati da alcuni indizi. Nel gennaio del 1931 Nello da Londra invia al fratello a Parigi un importante scritto di ~ t u r z i : «Ti accludo una lettera che Sturzo ha fatto pubblicare su qualche giornale. L'allusione finale colpisce "L'Osservatore Roma- nom»a. In questo articolo il fondatore del Ppi prende decisamente le distanze dalle asso- ciazioni giovanili naziste e fasciste, accusate di educare a uno spirito di rivalsa e guerrafon- daio, e critica apertamente i ((padri di famiglia che fanno iscrivere i loro figli in simili associazioni» e i «preti o frati che ne assumono la direzione spirituale», sollecitando una chiara presa di posizione - questo il riferimento all'"0sservatore" - da parte di altri «più edotti di me, non nelle sottigliezze della casistica, ma nello spirito profondo della teologia moralev83.

Sul frontespizio di una lettera inviatagli da Amelia Rosselli, Sturm annota: ((Risposto 1 a 2 [a mezzo] prof. N. Rosselli, ringraziando ancora)@. La lettera è del 14 aprile del 193 1

e conciene un diplomatico parere di Amelia, che aveva conosciuto da giovane una discreta fama di scrittrice, sull'arnbiziosa idea di Stuno di far musicare la sua opera in versi Il Ciclo della Creazione. Amelia, cui Sturzo deve aver consegnato a Londra il manoscritto, non si sbilancia troppo. Prudentemente, si dichiara subito «incompetente» a giudicare aun'opera di poesia». Ma, rispetto ail'idea di mettere in musica i versi sturziani, suggerisce una solu- zione alternativa: secondo Amelia Rosselli l'opera del musicista dovrebbe «limitarsi a inquadrare il poema con intermezzi, e rilevarne qua e là, col commento musicale, i punti

79 A. Baldini-i? Palma, Gli antifmcisti italiani.. . , cit., p. 173. 80 Lettera di Nelio Rosseili a Carlo, 19 giugno 1930, ora in IRoszeI(i. Epistokzriofarni(iare.. ., cic., p. 498. 81 Lettera di Bertha Pritchard a Sturzo, 10 luglio 1930, ci[. 82 Lettera di Nelio Rosselli a Carlo, 20 gennaio 1931, ora in IRosseUi. Epistokzriafnnziliare.. . , cir., p. 505. 83 L. S N ~ , U n p r o b h a morale e di educazzone, in uBulletin Carholique Internacional», Parigi gennaio

1931, ora in ML, vol. 11, pp. 3-8. Lettera n. 5.

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più salienti. Così il lavoro nulla verrebbe a perdere del suo valore letterario, ma anzi acquisirebbe in efficacia e potenza drammatica)).

E certo anche tra don Luigi Sturzo e Nello i rapporti non dovevano essere troppo for- mali: il 2 1 febbraio del 193 1 il sacerdote siciliano informa Ferrari sulle condizioni di salu- te di Maria: «La signora di Nello Rosselli ha subito un'operazione, all'osso sotto l'orec- chio, per infezione; ora sta meglio»85. Ancora nel 1934 Nello a Londra è a cena dalla Prit- chard, come racconta lui stesso in una lettera al fratello del 29 agosto: «Un rigo per dirti che ieri sera, dalla Pritchard, ho cenato coi Tiltman e con Deutsch, il capo dei socialisti austriaci, qui di passaggio. Ho avuto un'ottima impressione di quest'ultimo.. .»86.

9. La morte atroce di Carlo e Nello, uccisi a pugnalate nell'agguato di Bagnoles-de- 1'Orne il 9 giugno 1937, e le drammatiche traversie che ne seguirono non segnano una cesura nei rapporti tra don Sturzo e la famiglia Rosselli, uniti spiritualmente dall'ideale antifascista e dalla comune, difficile condizione di esuli. Se si esclude lo stringato tele- gramma inviato da Sturzo e pubblicato il 18 giugno del 1937 su ((Giustizia e Libertà)) (((Profonde condoglianze alle due desolate famiglie))), non c'è però traccia negli archivi di lettere o messaggi di condoglianze personali di Sturzo alle donne Rosselli dopo il duplice delitto. Di certo, però, Sturzo deve aver in qualche modo fatta arrivare la sua solidarietà e la sua vicinanza ai congiunti dei due martiri. Nell'agosto del '37, ad appena due mesi dal- la tragedia, Marion, che è in Savoia con Amelia, invia infatti a Sturzo un biglietto, listato a lutto, che è con ogni evidenza una risposta a una precedente missiva, andata perduta nella concitazione di quelle tragiche giornate. In quel biglietto Marion scriveva: ((Vorrem- mo avere, mamma e io, migliori notizie della sua salute. Spero che stia meglio e che sua Sorella sia con lei. Quando nell'awenire passerà per Parigi spero che vorrà conservare la cara abitudine di venirci a trovare)). Tutto sembrano tranne che parole di circostanza.

I1 carteggio tra don Sturzo e la famiglia Rosselli conosce, a questo punto, un'interru- zione di quasi due anni, legata con ogni probabilità alle traversie di questa particolarissi- ma famiglia composta da una nonna, due madri vedove e sette figli orfani. Amelia decide di stabilirsi in Svizzera, dove può contare sull'appoggio dei Ferrero. Lì viene raggiunta da Maria, con i quattro figli, ai quali per lunghi periodi si aggiungono i due figli minori di Carlo, mentre il primogenito John-Mirtillino seguirà Marion nei suoi irrequieti sposta- menti tra la Francia, l'Inghilterra e la Svizzera87.

Dal Carteggio (vedi lettera n. 44) apprendiamo però che Sturzo incontrò, tra la fine del 1937 e la prima metà del 1938, Marion e Mirtillino, probabilmente a Parigi. Di quel- l'incontro non abbiamo particolari e, purtroppo, possiamo soltanto immaginare la com- mozione e le parole di solidarietà e di incoraggiamento con le quali l'anziano sacerdote accolse la vedova e il primogenito di Carlo Rosselli.

Nell'estate del 1939, dopo alterne vicende, i reduci della famiglia Rosselli si ritrovano al completo in Inghilterra, per un breve periodo. È ancora una volta Bertha Pritchard ad

85 F. L. Ferrari, Scritti inediti ..., cit., p. 293. 86 Lettera di Nello Rosselli a Carlo, 29 agosto 1934, ora in I RosseLLi. Epistokzriofamiliare.. ., cir., p. 58 1 . 87 Cfr. M. Cailoni, AmeLia tra Italia, Europa e Stati Uniti, in A. Rosselli, Memorie, a cura di Marina Cai-

Ioni, I1 Mulino, Bologna 2001, pp. 229-247 e anche G. Fiori, Casa Rosselli, Einaudi, Torino 1999, pp. 214- 215.

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informare don Sturzo dell'arrivo in Inghilterra di Marion e delle novità delle ((desolate famiglie)). Scrive infatti Bertha a don Luigi il 4 ottobre del 1939:

Marion Rosselli est en Angleterre. Elle n'a pas recu la lettre de M. Rawson. Elle s'était offerte de prendre deux enfants jusqu'à Noel. Pour le rnoment les enfantes sont chez Isabelle Fry et Marion R. veut aller à Carnbridge pour chercher une rnaison88.

E il 15 ottobre dello stesso anno:

La signora Amelia è venuta a vedermi ieri. Marion ha preso una casa a Carnbridge, L'adresse est: 33, Eltisley Avenue, Carnbridge. Près de Miss Massey, qui est aussi à Carnbridge. La maison de ma sceur était probablernent trop petite. Je le pensai. La Sig. Amelia est encore à Quainton89.

A fine novembre Marion, ancora combattuta tra restare in Inghilterra o tornare in Francia, scrive a Sturzo per ringraziarlo di una lettera di benvenuto in Inghilterra - che è andata perduta - e si augura, scusandosi di non aver scritto prima, di poterlo incontrare a Londra. È una lettera dal tono molto confidenziale in cui Marion apre il suo cuore dolen- te e inquieto a don Luigi: ((Soffrivo così acutamente di nostalgia e di malessere generale che non potevo accettare di essermi stabilita qui in Inghilterra [. . .]. La cittadina di Carn- bridge mi piace assai, ed è molto animata, ma non riesco, non sono mai riuscita a trovar- mi chez moi in questo paese». E ancora: «Ho saputo con molto dispiacere da Mrs Prit- chard che lei si sente molto stanco [. . .]. Spero [. . .] che non si tormenti troppo per la paz- zia del mondo09o.

Questo documento inaugura la seconda parte di questo Carteggio, quello tra Marion e l'anziano sacerdote, i cui destini si incroceranno ancora, in America, per un'ultima comune battaglia in difesa della dignità dell'Italia.

Ma, per chiudere con il periodo inglese, appare difficile che Sturzo e Marion - che si trasferì a Nantes, dove fu colpita da un ictus che compromise pesantemente il fisico già malandato - riuscissero a incontrarsi di nuovo a Londra, travolti come furono dallo scop- pio della guerra, dai bombardamenti tedeschi, dalla preparazione del rischioso viaggio in America.

Sturzo, che in quanto italiano rischiava persino di finire in un campo di concentra- mento inglesesl, lasciò l'Inghilterra - accompagnato dal fedelissimo Sicca, che morirà negli Stati Uniti il 23 marzo del 194592 - il 22 settembre del 1940 e, a bordo del piro-

88 Lettera di Pritchard a S tum, 4 ottobre 1939, in ALS, f. 553, C. 10. 89 Lettera di Pritchard a Sturzo, 15 ottobre 1939, in ALS, F. 553, C. 12. 90 Lettera n. 34. 91 dal 10 giugno 1940 in poi -scrisse S t u m nel 1947 nella prefazione al suo libro La mia battaglia da

New York, uscito poi nel 1949, con una seconda prefazione, per la Garzanti - il Governo inglese perdette la testa; tutti coloro che avevano la cittadinanza italiana, pur risiedendo nel Regno Unito da trenta o qua- rant'anni, Furono ritenuti nemici e sospettati come spie. Se non si fosse interessato per me l'amico Wickham Steed, anch'io esule, antifascista, ammalato, a 69 anni di età, sarei dovuto andare in un campo di concentra- mento come straniero-nemico. Un'imbarcazione di cotesci infelici, in maggioranza del quartiere di Soho, fu inviata senza scorca al Canadà, sull'Arunder Star e fini silurata oltrepassate le acque territoriali. Pochi si salva- rono» (L. S tum, La mia battaglia ..., pp. XI-MI).

92 I1 uNew YorkTimesn tributò omaggio alla memoria di Michele Sicca con un breve articolo pubblicato due giorni dopo la sua morte, definendolo un leader dell'antifascismo itaiiano. Dopo aver ricordato la sua attività di ufficiale medico dell'esercito italiano in Libia e durante la Grande Guerra, il giornale americano metteva in evidenza il suo impegno antifascista e la sua collaborazione alla gloriosa e sfortunata impresa aerea

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scafo Samaria, giunse a New York il 3 ottobre: in tasca non aveva che dieci sterline inglesi. Giorgio La Piana, professore di Storia del Cristianesimo all'università di Harvard, italiano emigrato all'inizio del XX secolo dopo essere stato accusato di modernismo, gli prestò cinquanta dollari per le prime spese93. La Piana, grande amico di Salvemini, era stato in stretto contatto con Lauro De Bosis, il giovane e intrepido letterato che aveva compiuto nell'ottobre del 1931, beffando l'aeronautica di Balbo, un raid aereo sul centro di Roma, bombardandolo di migliaia di manifestini che invitavano la popolazione a boicottare il fascismo e il re a prendersi le responsabilità di licenziare Mussolini; compiuto il gesto dimostrativo, il suo piccolo aereo da turismo si inabissò nel Tirreno, probabilmente a causa dell'esaurimento del carburantew. De Bosis aveva incontrato Sturzo a Londra; mentre Michele Sicca e Francesco Luigi Ferrari parteciparono attivamente alle fasi prepa- ratorie della sua coraggiosa e tragica impresa95.

Poche settimane prima, a fine agosto, era giunta a New York da Liverpool, dopo uno scalo a Montreal, la famiglia Rosselli. I Rosselli trovano una dignitosa sistemazione nel tranquillo sobborgo newyorkese di Larchmont; al numero 9 di Clark Court, in un deco- roso villino, si sistemano Arnelia e Maria, che debbono spesso badare ai figli di Marion, che passa lunghi periodi a New York per farsi curare. A Larchmont, infine, si adatta anche Marion, che però preferisce vivere per suo conto; dal 1942 la troviamo al 2 di Alden House; dal 1945 al 9 di Concord Avenue. Con l'arrivo di Sturzo e dei Rosselli in America si ricostituisce il circolo delle amicizie dei fuoriusciti di Londra e Parigi: ci sono Salvemi- ni, Max Salvadori, Tarchiani, Lussu, Cianca, Parri, Sforza, Pacciardi, la figlia dei Ferrero, Nina, che si occupa della Lega per i diritti deli'uomo, ai quali si aggiungono altre perso- nalità: Arturo e Walter Toscanini, Giuseppe Antonio Borgese, Max Ascoli, Lionello Ven- turi. Si riuniranno tutti o quasi nella Mazzini Society (non Sturzo, che pur approvandone il programma, preferì non aderirvi96), che testimonierà in America il valore e la presenza dell'antifascismo democratico italiano, anche se porterà al suo interno i germi di divisio- ne e la cronica litigiosità dei tempi della Concentrazione parigina.

10. I1 19 dicembre del 1940 Amelia Rosselli invia a don Sturzo una lettera di benve- nuto in America, promettendogli una prossima visita («Volevo, a suo tempo, darle il ben arrivato in America venendo a farle la visita che le avevo promesso in Inghilterra, prima di

di De Bosis: «Dr. Sicca's London house had been a haven for Italian political refugees during the Fascist dicta- torship. He helped the anti-Fascist movement abroad and supported Lauro De Bosis's airplane flight over Rome in 1931 to shower the apital with anti-Fascist leafletsn (Vedi Dr. Michele Sicca. Anti-Fmcist Italian Leader Served in Fint Workf War, in «New York Timesn, 25 marzo 1945).

93 Lettera di Giorgio La Piana a Sturzo, 8 ottobre 1940, ora in L. Sturzo, SI, 111 (1940-1946), a cura di Francesco Malgeri, Cinque Lune, Roma 1976, pp. 2-3.

94 Vedi G. Salvemini, Prefaone, in L. De Bosis, Storia della mia morte e ultimi scritti, De Silva, Torino 1948, pp. XXXIII- XXXVII; F. Fucci, Ali contm Mwolini, Mursia, Milano 1978, pp. 180-193.

95 Fu Sicca a informare Sturzo del fallimento del primo tentativo di De Bosis nel luglio del 1931, quan- do per un errore di manovra il pilota che dovwa consegnare a De Bosis l'aereo in Corsia ruppe un'ala nell'at- terraggio. La polizia accorse e scoperse i volantini, mandando a monte tutta l'operazione: «Come avrà visto dai giornali francesi la spedizione aviatoria P fallita. Pare che non sia possibile a nessun aeroplano di atterrare in Corsica senza che loro succeda, al minimo, quello che successe al nostro amico. Non credo che abbiano avuto noie; solo pare che tra la gente accorsa a vedere l'aeroplano vi fosse qualche fascista che minacciò seria- mente il nostro amico ... n. Lettera di Sicca a Sturzo, 20 luglio 1931, in ALS, fasc. 31 1, C. 27.

96 Vedi nota 139, p. 84.

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partire, e che non mi fu possibile di fare. Cintenzione e il desiderio restano. ..D) e chie- dendogli ((notizie della buona cara Mrs Pritchard, della quale - scrive Amelia - non ho saputo più nulla dopo la mia partenza)). Ma la permanenza di Sturzo a New York - che ha trovato ospitalità presso una famiglia di origine di Caltagirone, i Bagnara, che abitano a Brooklyn - è di breve durata: il clima troppo umido nuoce all'anziano sacerdote, che dopo mille perplessità e indugi97, decide a fine dicembre di trasferirsi a Jacksonville, in Florida, ospite del Saint Vincent's Hospital, che diventa il suo quartier generale. «La sua stanza nell'ospedale cattolico di Jacksonville - ha scritto De Rosa - a poco a poco si tra- sformò in un bureau, in un laboratorio, in un ufficio stampa, con un telefono che suona- va continuamente, per la richiesta di collaborazioni, di interviste, di pareri da New York, da Washington, da Londra: amici italiani e stranieri, Dipartimento di Stato, riviste e quo- tidiani convergevano su Jacksonville.. .»98. La corrispondenza con Marion può dunque riprendere.

La prima lettera è del 26 gennaio del 1941. La vedova di Carlo Rosselli, con calligra- fia malferma a causa delle precarie condizioni di salute, scrive a Sturzo:

Ho fatto con grande furia la traduzione del suo articolo perché capivo quanto era di attualità. E purtroppo è venuto in un momento in cui dovevo decidere se mandare un avvocato nella Fran- cia non occupata per cercare di racimolare un po' di denaro.

Non so se qualcuno le avrà riferito il mio desiderio di vederla a Brooklyn. Ma la mia salute, non molto migliore della sua, mi ha reso impossibile il viaggio99.

Non sappiamo quale possa essere con precisione l'articolo di cui parla Marion: pos- siamo però ipotizzare che si tratti di Fascio e Svastica, pubblicato il 10 gennaio del 1941 su «The Commonweal~ una rivista di ispirazione cattolica che si stampava a New York. In questo articolo, che si conclude con la significativa frase: ((Fascio e Svastica sono esperien- - ze similari, ambedue legate aiie sorti della guerra», il fondatore del Ppi si prende il compi- to di spiegare a un'opinione pubblica americana, «assordata»loo dalla propaganda fascista e dibattuta tra interventismo e isolazionismo, la gravità della situazione italiana e della guerra in Europa. Non era una impresa facile. Ricordava Sturzo nel 1947: ((Nell'ambiente - di New York prevalevano allora due sentimenti: quello antibritannico, alimentato dalla tradizionale antipatia irlandese e da forti correnti antisemite; e quello isolazionista che rendeva difficile 2 governo di Roosevelt di adottare provvediment;che potessero lontana- mente presagire ad un'entrata in guerra. Era naturale che, in questo ambiente, la maggior parte degli italo-americani fossero anch'essi anti-britannici e isolazionisti. Essi volevano la vittoria dell'Italia ed erano umiliati dalle sconfitte in Grecia, come proprie sconfitte»lol. L'atteggiamento degli italo-americani, insomma, non si scostava molto da quello descrit- to a Sturzo nel 1939 in una lettera di Max Salvadori che, dall'Arnerica, dipingeva un qua-

97 Non mancarono in proposiro anche le voci di pressioni del governo fascista, tramite consolaro, per "confinare" Scurzo in Florida, allontanandolo dall'ambienre dei fuoriusciti. Vedi F. Malgeri, LuigiSturw, Edi- zioni Paoline, Cinisello Balsamo 1933, pp. 241-242; G. La Bella, Luigi Sturw e L'esilio negli Stati Uniti, Mor- celliana, Brescia 1990, p. 92.

98 G. De Rosa, Luigi Sturw, cir., p. 408. 99 Lettera n. 36.

'00 L. Stum, La mia battaglia.. ., p. 5 . 'O ' /b&.

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dro a tinte fosche della situazione: «...La collaborazione del clero è indispensabile per porre un freno agli effetti disastrosi della propaganda fascista, la quale controlla comple- tamente la maggioranza degli Italo-Americani e che oggi sta svolgendo un'attiva opera anti-semitica. Dato il contrasto che per un numero di ragioni esiste tra elemento italiano e elemento ebraico, l'antisemitismo fascista ha aumentato la popolarità già prima consi- derevole del fascismo»lo*.

La battaglia di Sturzo durante il periodo americano si muove in bilico su un insidio- sissimo e difficile crinale: da una parte l'esigenza di far capire ai governanti e alla opinione pubblica americana e, in special modo, agli oriundi italiani, la pericolosità, davanti all'e- spansione nazifascista, di ogni atteggiamento attendista o, peggio, isolazionista. L'anziano sacerdote ha capito molto prima di altri che nella guerra che si è aperta nel Vecchio Con- tinente non ci sono in gioco solo le sorti dell'Europa, ma quelle della democrazia, della libertà, della convivenza civile in tutto il pianeta. E mette anche in guardia, dopo l'entrata in guerra della Russia sovietica, a non lasciare nelle mani di Stalin la bandiera della lotta contro il nazifascismo. Dall'altra parte, specialmente quando le sorti del sanguinoso con- flitto volgeranno a favore degli Alleati, Sturzo cercherà, tra mille incomprensioni, di far distinguere le responsabilità del fascismo da quelle del popolo italiano, che si è levato in armi contro i tedeschi.

Anche Marion, che entra a far parte del direttivo della Maz in i Society, combatte una battaglia parallela a quella di Sturzo, soprattutto in difesa della memoria del marito e del cognato, simboli di quell'Italia che non si è piegata a Mussolini e che chiede di non essere dimenticata e di poter partecipare alla costruzione del nuovo ordine mondiale. A suo favore gioca anche l'origine inglese, che Marion sfrutta con abilità di fronte agli interlo- cutori americani.

Nella loro corrispondenza don Sturzo e Marion si scambiano pareri e articoli sulla guerra in corso, notizie sulla situazione in Italia e su parenti, amici e conoscenti come Amelia Rosselli, Bertha Pritchard, Barbara Barclay Carter, Antonia Nitti, sparsi un po' dovunque. Marion si dice molto interessata agli scritti del fondatore del Ppi, «sul "Mon- do" e altrove»lo3.

Tra le carte americane di Marion, ad esempio, è conservata una copia del saggio stur- ziano Italy ajer MussolinilO*, firmata dall'autore. Da Jacksonville Sturzo segue con atten- zione gli interventi pubblici di Marion, come il comizio della Mazini, o i suoi articoli riguardanti gli aspetti politici e giudiziari della morte di Carlo e Nello.

A volte, gli sforzi di don Luigi e di Marion si uniscono per combattere la stessa batta- glia. Succede, ad esempio, alla fine del luglio del 1944, dopo che il corrispondente del «New York Times» da Roma, Herbert L. Matthews, ha dedicato alcuni articoli per rico- struire le vicende legate all'omicidio Matteotti e all'Aventino, nel quale ha espresso giudi- zi liquidatori sul ruolo avuto nella vicenda dagli antifascisti. In particolare, il «New York Times» ha pubblicato integralmente il famoso memoriale di Filippo Filippelli, dal quale emergevano le complicità e le collusioni di Mussolini e dei suoi più stretti collaboratori nell'afire Matteotti. L'accusa, pesante, che Matthews rivolge ai partiti antifascisti è quel-

102 Lettera di iMax Salvadori a Luigi Stum, 15 agosto 1939, in IUS, f. 553, C. 41. '03 Vedi Lettera n. 37. 104 L. Sturzo, Italy afer Musolini, ristampa da ~Foreign Affairs~, aprile 1943.

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la di non aver avuto il coraggio di rendere pubblico il memoriale e di sfruttarlo fino in fondo, consentendo a Mussolini di instaurare la dittatura in Italia: il memorandum Filip- pelli, secondo il giornalista americano

Was - and therefore still is - decisive and the reasons why it has been kept secret rhese twenry years and, above ail, why it was not divulged at the time constitute not only the greatest rnystery but the greatest stain on the whole record of Italian politics in this century.

[. . .] Many of the Itaiian political opposition leaders of the time - Liberals and Communists included - knew the contents of Filippelli's memorandum.

Yet nobody dared to say anything publicly [. . .] whereas has this memorandum been read in Parliament - and &ere where Opposition Deputies who had copies of it - nothing could have saved Mussolini. Nobody dared or wanted to bring it out, so Mussolini weathered the storrn and then cracked down on his opponents in his famous speech of Jan. 3, 1925, when he knew it was too late for anybody to admit having known the truth. So Matteotti affair, instead of proving the downfall of fascism, was the foundation on which the dictatorship was builtlo5.

Marion, piuttosto contrariata, replica a stretto giro di posta a quelle accuse ingenero- se con una lettera al direttore, che il quotidiano americano pubblica il 3 agosto. Marion in particolare, pur riconoscendo gli errori strategici dell'Aventino, contesta la frase di Matthews: «Yet nobody dared to say anything publicly)). E ricorda come il memoriale Filippelli fosse stato presentato dagli aventiniani a Vittorio Emanuele I11 - senza sortire alcuna reazione - e poi pubblicato nel 1925 da «Non mollare)), «the first anti-Fascist underground paper of Europe)), promosso appunto da Carlo e Nello Rosselli, Ernesto Rossi, Gaetano Salvemini e la stessa Marionlos. Una nuova lettera per il «New York Timesn parte da Larchmont il 4 agosto, dopo un nuovo intervento di ~ a t t h e w s , nel qua- le il giornalista americano insiste nella sua versione dei fatti. Scrive ancora Matthews:

None of Mussolini' opponents - Liberals, Socialists, Communists, Popularists and Free Masons - dared to publish it [ilmemoriale Filippe-/li, ndr] in any newspaper or periodica1 (althou- gh at that rime Mussolini's suppression of che freedom of the press had not taken place) and none of the Deputies or Senators dared to bring it up in Parliament.

Senator Luigi Albertini apparently had it in mind, but he was overruled by his colleagues, who voted Mussolini a handsome majority a month after the Matteotti murder.

The Filippelli memorial thoroughly implicates Mussolini in the Matteotti murder, but it is the fact that, knowing the contents of this memorial, the Duce's opponents did not dare to use it, although by using it they could have overthrown the Fascist regimel07.

In questa nuova missiva, Marion insiste: Matthews ha di nuovo completamente trascu- rato le responsabilità del re nell'instaurazione del regime fascista in Italia. La vedova Rosselli precisa che non ha alcuna intenzione di fare I'awocato difensore dei partiti che si opposero al fascismo, ricordando che «my husband, Carlo Rosselli, criticized them often and seve- relyn. Ma, 2 il filo del suo ragionamento, una critica obiettiva agli errori deii'Aventino non può prescindere da un'analisi della situazione politica che si viveva in quegli anni, segnati

105 H. L. Matchews, Mussolini is linkedto Mamomplot by facktpaper, in uNew YorkTimesn, 27 luglio 1944.

106 M. Rosselli, More about Mamotti murdcr, in uNew YorkTirnes~, Lettere al direttore, 3 agosro 1944. 107 H. L. Marthews, Serrct copiezspreadFilippeUi memorial, in uh'ew YorkTimesn, 3 agosro 1944.

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dalla violenza e dalla sopraffazione. E, soprattutto, dalle aspettative che l'opposizione costi- tuzionale al fascismo riponeva nell'intervento del re. Un re, ricorda Marion, che aveva giu- rato di difendere la Costituzione e che non si comportò di conseguenza: «Who could imagi- ne that the King, once illuminated on the subject of Mussolini's guilt, would refùse to lift a finger to depose him from power? And yet is what he did». Nonostante gli errori, però, con- clude drasticamente Marion, nessuno ha mai considerato i comportamenti dell'opposizione aventiniana una vergogna nazionale; la vergogna, semmai, è il comportamento del re: «Much as their excessive faith in the Constitution of their country is to be condemned and its consequences were far-reaching and tragic, their action or lack of action has never been considered in Italy in the light of a national shame. The shame is the King's»l08. Questa seconda lettera, però, non viene pubblicata: il «Times» ospita nei giorni successivi un inter- vento sull'argomento di Luigi Sturzo. Marion annota a mano sul frontespizio della copia della sua seconda lettera al giornale newyorkese: «Not published. Published instead a long letter of don Luigi Sturzo)). Una copia in carta carbone di quest'ultima lettera si trova tra le carte del periodo americano di Sturzolo9: evidentemente Marion deve avergliela spedita.

I1 fondatore del Ppi, nell'intervento sul «New York Timesn, non si discosta molto dal- le tesi di Marion Rosselli sull'Aventino, mettendo in evidenza le responsabilità del re e l'impossibilith di abbattere il fascismo sul terreno legalitario. Dire che le opposizioni non ebbero il coraggio di andare fino in fondo sulla questione del memoriale Filippelli, secon- do Sturzo, «is against the historical truth)):

It is useful to keep in mind - prosegue Sturzo - that the antifascist parties at that time, had a few senators with them and less than a third of the seats in the Chamber of Deputies, because of the new fascist electoral law and the violence used by fascists to gain electoral poll, violence denounced by Matteotti, who then was sentenced to death by the high fascist gang. Thus they never expected to have in both Houses a majority vote against Mussolini' government, with or without Filippelli's memorandum. [. . .]

The king alone had the right to disrniss Mussolini and his cabinet; he, afier the murder of Mat- teotti called upon three chiefs of a liberal tradition, al1 three former Prime Ministers: Giolitti, Orlan- do and Salandra. Their opinion was in favour of Mussolini as head of the government. The sarne was the vote of the Senate, in spite of the contrary speeches ofAlbertini Abbiate and Sforza. [. . .]

Antifascist parliamentary groups had then only the following alternative: to withdraw from the Chamber in order to appeal to public opinion and to prepare a wide street revolts or in order to reduce the king to rally himself to the opposition. This tactic failed. Mussolini had the task to manoeuvre and to gain power; the king was never inclined to recur a civil war; because aside from other considerations, Mussolini and fascists had power, arrned bands, secret police (ovra), usual police force and were backed by capitalists, rnany generals and other chiefs of the Arrny, and, what then was still a force, Mussolini had the king with him. Antifascist parties had no arms, no gene- rals, no capitalists, no hng. Even for a civil war at least arms are necessary.

Sturzo continuava ricordando la campagna di denuncia del «Popolo» e del suo corag- gioso direttore Donati contro il fascismo per il delitto Matteotti, fino alla denuncia di D e Bono al Senato. E concludeva:

10s Lettera indirizzata al direttore del «New York Timesn, dattiloscritto, 4 agosto 1944, ora in AGL, Appendice, Carte John Rosselli, fasc. 1, ins. 19.

109 ALS, fasc. 13, Raccoglitore "Dattiloscritti e ritagli, febbraio 1944 -settembre 1945", C. 35.

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These and other facts your correspondent could verify in reading some of che books published over che world by known antifascists and consulting the opposition papers of that time, specially ((11 Popolo» of Rome. I am sure that he will change his opinion on the antifascists reaction against Fascism in the firsc four years between October 1922 and November 1926, when Mussolini pro- claimed his totalitarian state and dissolves by royal decree the socialist and popular parties. Four years against Fascism had its known and unknown martyrs, and not Matteotti alone. No Ger- many, no other country, had so long a resistance to the establishment of dictatorshipllo.

1 1. Nonostante l'impegno politico dei due personaggi connoti fortemente il loro sog- giorno americano, nello scambio di corrispondenza tra don Sturzo e Marion Rosselli i temi dell'attualità finiscono in secondo piano di fronte a quelli personali. I1 tono si fa più intimo; i sentimenti, la nostalgia per l'Italia, il dolore, la lontananza assumono un ruolo predominante. Due solitudini non cercate, ma imposte dagli eventi e dalla violenza, quel- la di Sturm e di Marion, si incontrano, si cercano, si sostengono. Ecco, ad esempio, con quali parole Marion, nel gennaio del 1942, risponde all'amico sacerdote che si informa sulle sue condizioni fisiche:

Si, è vero che ho fatto qualche progresso, in salute, dall'anno scorso. Ma non quanto avrei spe- rato di fare. Lo scrivere e il parlare mi sono quasi impossibili per il grande nervosismo della mia mano e il balbuziare che ho molta difficoltà a controllare. Ma devo essere contenta se il mio stato generale mi permette di vivere qui, in un appartamento piccolo, con mia figlia Melina, e di avere qui, nelle sue vacanze, il Mirtillino. Andrea sta sempre con la nonnalll.

La combattiva Marion confida a Sturzo la sua profonda inquietudine e i suoi sforzi per continuare a vivere e a sperare: «Il momento è buio, ma non mi dispero che vedremo giorni migliori. Sono già migliori di quanto non sono stati e mi pare saggio di ricordarlo quando si sarebbe tentati invece di pensare a quanto sono più tristi di quello che avrebbe- ro potuto essere»ll2.

Sturzo non manca di far sentire a Marion la sua vicinanza in un momento particolar- mente doloroso per tutta la famiglia Rosselli, l'anniversario dell'uccisione di Carlo e Nel- lo. Nelle carte di Marion, purtroppo, non è conservata questa lettera del sacerdote sicilia- no che, credo, avrebbe contribuito non poco a sfatare l'immagine di uomo burbero e d' istaccato.

La risposta di Marion è al tempo stesso commossa e risoluta: (Apprezzo moltissimo - scrive il 13 giugrio del 1945 - il suo pensiero affettuoso per me e per i figlioli per I'anni- versario di quelgiorno.. .Ci sono state in questi anni tante occasioni di dare la vita per un uomo generoso e senza paura come era lui che a volte penso che non avrebbe mai potuto vivere fino ad oggi. Ma se avesse potuto! Quanta gioia e quanta attività straordinaria ci sarebbe stata per lui! E sarebbe stato assai felice»ll3.

1 10 L. Stum, Anti-Faccist Handicapped. Opposition to Mussolini active but hampered by lack ofsnengch, in uNew York Tirnesw, 9 agosto 1944.11 dartiloscritto della lettera, che reca la data del 6 agosto 1944, è in AiS, fasc. 13, Raccoglitore "Dattiloscritti e ritagli, febbraio 1944 - settembre 1945", C. 9. Per i giudizi di Scum sull'Aventino cfr. G. Grasso, Icartolici.. ., cic., pp. 171-177.

1 l 1 Lettera n. 37. 112 Lettera n. 38. 113 Lettera n. 41.

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Nella primavera del 1944 le condizioni legate all'andamento della guerra, la necessità di condurre la battaglia di idee con più incisività e, anche, la possibilità di rientrare in Ita- lia che comincia ad affacciarsi per molti esuli, spingono Sturzo a lasciare Jacksonville e a trasferirsi di nuovo a New York, dove può contare su fonti di informazione e contatti di prima mano. Nella primavera del 1945 l'idea di rientrare in patria comincia a delinearsi concretamente. I contatti con Marion in questo periodo si infittiscono notevolmente. Anche i Rosselli pensano al ritorno, anche se Marion, che ha un problema pratico - John ha compiuto 18 anni e deve fare il servizio militare - è come al solito piuttosto incerta:

Ho scelto l'Inghilterra - scrive a Sturzo il 19 maggio del 1945 - per lui come prima tappa di un ritorno di tutta la famiglia in Italia. Ma siccome non mi sento la forza fisica di portare Andrea e Melina in Inghilterra, il che comporterebbe la ricerca di una casa e di una scuola per loro, con poi la necessità di un secondo cambiamento più tardi, penso di andare diretto in Italia, a Fir~nze: di sistemare i due figli minori e poi di affidarmi un po' al caso per permettermi di visitare il mio ado- rato Mirtillino in Inghilterra. È un grosso rischio, ma mi pare la via più saggia. Mia suocera e mia cognata pensano pure di tornare.

Tarchiani ci ha fatto sperare di poter tornare tutti insieme, meno Mirtillino, in Autunnoll4.

A luglio, però, Tarchiani raffredda un po' le speranze di una partenza imminente: Marion ne prende atto, senza fare drammi: ((Questa incertezza non ha cominciato a dar- mi noia perché sono io pure assai incerta sui miei movimenti)). La sua speranza è di poter trovare una sistemazione stabile e magari un lavoro in Italia, dove stare con i due figli minori, lasciando John in Inghilterra a completare gli studi. L'aria di partenza che si respi- ra spinge Marion a chiedere di rivedere Sturzo prima del viaggio:

È da molto tempo il mio desiderio di rivederla. Senza aspettare che la partenza diventi una attualità, non potrei venire a trovarla a Brooklyn? Anche Mirtillino desidererebbe vivamente di conoscerla.

Avrei moltissimo piacere che Lei venisse fin quaggiù dove ora ho una casa comoda e un pez- zettino di giardino; un sogno per me che son sempre vissuta negli appartamenti. Ma temo perfino di fare questa proposta, sapendo che Lei non lascia volentieri la Sua casall5.

Questa volta l'incontro può finalmente aver luogo. Sturzo scrive a Marion di telefo- - - nargli per i dettagli (nella lettera spiega meticolosamente il tragitto in metropolitana e a piedi per raggiungere la sua abitazione) e finalmente riceve a Brooklyn il 20 luglio del 1945 Marion e John Rosselli. Purtroppo, la recente scomparsa di John Rosselli ci impedi- sce di sapere di più di quest'episodio. Di certo, l'argomento del ritorno in Italia deve esse- re stato in cima all'agenda, visto che se ne parla continuamente nelle lettere successive.

A un certo momento, Sturzo e i Rosselli meditano addirittura di fare il viaggio di ritorno insieme. C'è un transatlantico, il Gripsholm, che dovrebbe partire per l'Italia alla fine di agosto, il 28. Marion e Sturzo sono tentati. Ma le difficoltà burocratiche non mancano e i due sono costretti per il momento a rinviare. Si pensa a ottobre. La speranza di Sturzo di rientrare in Italia era talmente concreta che il «New York Timesn pubblica il 17 ottobre del 1945 la notizia, priva di ogni fondamento, dell'awenuta partenza del fon-

114 Lettera n. 40. 115 Lettera n. 43.

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datore del Ppi a bordo del Gripsholmll6. Ma il sogno di un imminente ritorno in Patria è destinato drammaticamente a sfumare per entrambi. Per Sturzo ci sono problemi politici. De Gasperi e la Segreteria di Stato Vaticana gli fanno chiaramente intendere che meglio soprassedere: la sua è considerata una presenza scomoda nel delicato frangente istituzio- nale che vive l'Italia in quel momentoll7. Cinfelice Marion, invece, viene colpita da Iì a poco da un secondo ictus, che la paralizza. Amelia e Maria non se la sentono di tornare in Italia senza di lei. Ci vorranno ancora mesi. I Rosselli sbarcheranno sul suolo italiano il 30 giugno del 1946. I1 sacerdote siciliano il 6 settembre. I1 carteggio tra lui e Marion si è interrotto il 23 agosto del 1945, alla vigilia del nuovo episodio apoplettico che si è accani- to sulla sfortunata donna. Ma la solitudine vissuta nei lunghi anni dell'esilio non è finita nemmeno con il ritorno in Italia: un'Italia che è profondamente diversa da quella che Marion e don Luigi si aspettavano e che non li soddisfa affatto. Marion trascorre in Italia solo un breve periodo, poi decide di tornare a Londra nell'aprile del 1947: è stanca, mala- ta nell'anima e nel corpo, amareggiata. Si spegnerà in ospedale, il 13 ottobre 1949. Aveva solo cinquantadue anni, ma è come se ne avesse vissuti cento. Non ci è dato di sapere, almeno finché non sarà riordinata l'ultima parte dell'archivio Sturzo, se lei e don Luigi abbiano avuto modo di vedersi, parlarsi o di scriversi ancora dopo il ritorno dall'America. Allo stato nulla ci fa propendere per una risposta affermativa.

12. Ma è giunto il momento di concludere e occorre tornare per un attimo ai due protagonisti politici del Carteggio, Carlo e don Luigi. Due uomini così diversi per età, per formazione, per cultura, per religione: uno ebreo dichiaratamente ateo, l'altro prete cattolico, con un profondo attaccamento alla sua condizione sacerdotale, nonostante il disagio e i dispiaceri provocatigli dalla politica vaticana. Due uomini con punti di parten- za così distanti che giungono, per vie diverse, alla stessa, incrollabile fede nella libertà, nella democrazia, nei diritti dell'uomo, nella convivenza civile, al rifiuto di ogni totalitari- smo, di destra, di sinistra o di stampo integralista. Due grandissime personalità, accomu- nate anche dal destino di esuli, anzi doppiamente esuli: espulsi dalla patria e guardati con' sospetto o lasciati soli - per le loro posizioni moderne e fuori dal coro - anche all'interno della cerchia di provenienza: la Chiesa per don Luigi e gli ambienti del socialismo tradi- zionale per Carlo Rosselli.

Nonostante l'amicizia e la comunanza di ideali c'è però anche un punto di grande distanza, che emerge nel Carteggio in modo esplicito e che diventa anche occasione di accesa polemica. Non è tanto la questione della politica vaticana nei confronti del fasci- smo, criticata spesso anche da Sturzo, a dividere Carlo e don Luigi. Certo lo scivoloso ter- - reno della politica ecclesiale dimostra una notevole difformità di atteggiamento e di pen- siero tra i due protagonisti del Carteggio: come accade, ad esempio, nella vicenda dell'at-

'16 l, 100 sail un Gripsholm - Don Luigi Srurw among thosc boundfor Europc, in uNew York Timesn, 17 ottobre 1945. La falsa notizia dell'awenuta partenza di Sturzo è ricca di particolari: uThe Swedish exchange liner Gripsholm steamed out of pier F of che American Export Lines here at 7:25 P.M. today, en route to the Middle East wich 1,100 passengers. Among hose who sailed were Don Luigi Sturzo, exiled leader of The Cristian Democrars of Idy . . .m.

117 Vedi a questo proposito le illuminanti pagine di De Rosa, Sturw, cit., pp. 449453, e di F. Malgeri, Luigi Sturw, cit., pp. 272-298.

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tentato a San Pietro o per il discorso del papa sulla guerra in Abissinia prevale in Carlo la voglia di condannare in blocco; in Sturzo, più avvezzo per età, esperienza e condizione sacerdotale a cogliere anche le minime shmature del complesso universo vaticano, quella di distinguere. Ma non è questo, come si diceva, il nocciolo della questione.

I1 problema è che Carlo Rosselli, animato da un pur giustificato anticlericalismo, det- tato daii'appoggio del Vaticano a Mussolini, trascende la critica ai fatti storici contingenti e esprime giudizi assoluti, giudicando di fatto impossibile la compatibilità di un'organiz- zazione politica di ispirazione cattolica con la libertà e la democrazia.

In una lettera del 16 aprile del 1933 Carlo prende atto, dopo le vibranti proteste di Sturzo, che il programma del Ppi prevedeva per quanto riguarda la scuola la piena libertà di insegnamento, ma insiste con la sua tesi: «Non nego che singoli cattolici possano essere dei liberali infinitamente più schietti e conseguenti di tanti pseudo-liberali; ma contesto che una organizzazione di cattolici veramente credenti e ubbidienti possa educare liberali- sticamente.. . » l i g . Sturzo ha speso la sua vita, ha fondato un partito, ha seguito la via del- l'esilio per dimostrare il contrario. E su questo punto non manca di far sentire in modo fermo la sua voce: ((Comprendo che nel vostro gruppo vi possano essere degli a-religiosi e degli anticattolici, ma non comprendo perché un gruppo d'azione come G. e L. debba fare professione di anticattolicismo. Secondo la vostra stessa concezione dovrebbe preva- lere in politica la libertà di culto. Limitatela come volete, ma libertà dovrebbe essere~"9, scrive don Luigi in una lettera personale del giugno del 1936 a Rosselli.

Il fondatore del Ppi si amareggia e si risente quando la sua profonda professione di fede nella libertà e nel metodo democratico viene messa in dubbio, talvolta un po' som- mariamente, dai giovani di Giustizia e Libertà, come Magrini (pseudonimo di Aldo Garosci) che, commentando un suo articolo favorevole alla neutralità vaticana sulla guer- ra di Abissinia, giunge ad accusarlo sul giornale del movimento di essere un nostalgico del Medioevo. ((L'interferenza positiva e politica della Chiesa in tale materia - ribatte con decisione don Sturzo che, si badi bene, considera "immorale" l'avventura abissina - non è desiderabile, né per la Chiesa né per lo Stato. Voi a G. e L. fate tutte e due le figure quella di anticlericali e di clericali. È una strana posizione la vostra. Di fronte alla quale la mia è molto più moderna.. .»120.

Stesse polemiche, stessi problemi, stesse amarezze Sturzo avrà da alcuni scritti ameri- cani di Salvemini, nei quali viene messa in discussione la conciliabilità tra l'appartenenza alla Chiesa cattolica e fa fede nella democrazia con gli stessi argomenti utilizzati da Ros- selli. Questo dissenso di fondo, che colpisce alla radice il tema della compatibilità tra cat- tolicesimo e democrazia, tra religione e mondo moderno - insomma, se vogliamo, i cavalli di battaglia della vita e dell'opera di Sturzo - affiora spesso nel Carteggio e non appare componibile. Ma non sembra però minare il sodalizio umano, politico e morale tra Luigi Sturzo e Carlo Rosselli. I1 quale, peraltro, sempre pronto - con quella appas- sionata schiettezza che lo contraddistingue - a ritornare sui propri passi e ad ammettere i suoi errori, mettendo poi, però, altra carne sul fuoco della polemica:

11s Lettera n. 6. 119 Lettera n. 27. 120 Lettera n. 30.

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I1 voto emesso dal PPI. nell'aprile del 1923 a Torino dimostra che la mia tesi -essere impossi- bile per un cattolico militante una rivendicazione esplicita della "libertà" senza riserve e qualifiche -era infondata. Le assicuro che mai come in questa occasione sono stato lieto di riconoscere il mio torto! Rimane invece sempre aperto l'altro problema, quello della interferenza che il Vaticano ha in fatto e in diritto, specie in Italia, sull'indirizw di un movimento politico cattolicol21.

13. I1 29 aprile 195 1 si svolge una commossa cerimonia a Palazzo Vecchio in occasio- ne del rimpatrio delle salme di Carlo e Nello da Parigi. Sturm, che ha ormai 80 anni ed è stanco e malandato, apprende dell'evento dai giornali a cerimonia conclusa. E scrive, amareggiato, una lettera a Salvemini, che, nella sua concisione, mi sembra un compendio straordinario di 8 anni di amicizia e battaglie comuni con Carlo e Nello:

Caro Professore,

e stato per me un grave disappunto non essere presente, con un telegramma, alla cerimonia di omaggio ai fratelli Rosselli, con i quali ero legato da sincera amicizia.

Nessuno me ne aveva scritto, e le notizie date sui giornali mi erano sfuggite fino a ieri, quando ho letto l'articolo de «La Voce Repubblicana)) in data di oggi I Rosselli e la cronaca della cerimonia di domenica scorsa.

Scrivo, perciò, a Lei, che ne ha tenuto il discorso ufficiale, per dirle che spiritualmente non potevo non essere presente; ed era mio dovere partecipare all'omaggio reso alle vittime della ditta- tura fascista e tanto nobili spiriti della rinascita italiana.

Ebbi più volte occasione di incontrarmi con Nello Rosselli a Londra e ne potei apprezzare la cultura e la dirittura. Con Carlo Rosselli ebbi continui contatti a Londra e Parigi e la nostra amici- zia non venne mai meno, nonostante la distanza di età e di convinzioni. Ebbi così modo di apprez- zarne il disinteresse personale, la dedizione alla causa italiana, la rettitudine del pensiero e la since- rità dell'animo.

La prego, caro Professore, di scusarmi presso il comitato promotore e di riparare ad un silen- zio, che altrimenti sarebbe ingiustificato122.

Un silenzio che invece è successivamente calato sull'intenso rapporto Sturzo-Rosselli, che è rimasto in ombra per troppi anni. Probabilmente le vicende storico-politiche del dopoguerra, segnate dalla guerra fredda e dalla conseguente polarizzazione tra democri- stiani e comunisti, non hanno fornito l'hurnus adatto per la riscoperta degli stretti legami tra due personalità forti, feconde, ma tutto sommato eccentriche rispetto all'evoluzione del quadro politico e culturale del momento. Le lezioni di Sturzo e di Rosselli furono for- se emarginate e sacrificate, da una parte e dall'altra, alle esigenze di uno scontro radicale che non ammetteva sfumature, dissensi o scomodità dialettiche. La storia non si fa con i se, ma resta da chiedersi come e quanto una maggiore assimilazione, all'interno dei due blocchi contrapposti, delle idee di Sturzo e di Rosselli avrebbe giocato a favore di una diversa e più netta evoluzione del sistema politico italiano verso la democrazia compiuta.

Concludendo, esprimo l'augurio che la pubblicazione del Carteggio tra Sturm e la famiglia Rosselli possa dare un contributo alla riscoperta di questa feconda amicizia, resti- tuendola pienamente alla storia e alla democrazia del nostro Paese che trova - nonostante

121 Letrera n. 6. 122 Ricordo dPifiattlli Rosselli, Lettera di S m m a Gaetano Saivemini, 1 maggio 1951, ora in L. Stum,

Politica di questi anni, 11, p. 4 1 3.

38

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i cinici, ricorrenti e, se mi è permesso, spesso scadenti tentativi di rimozione - le sue radici più profonde e autentiche nelle vicende drammatiche ed esaltanti di coloro che, in - - tempi di piena oscurità, non ebbero paura di testimoniare a viso aperto, anche a costo della propria vita, gli ideali di libertà, di democrazia e di giustizia.

Giovanni Grasso

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Elenco delle lettere e collocazione d'archivio

Carlo Rosselli a Sturzo Carlo Rosselli a Sturzo Carlo Rosselli a Sturzo Sturzo a Carlo Rosselli

Amelia Rosselli a Sturzo Carlo Rosselli a Sturzo Carlo Rosselli a Sturzo Carlo Rosselli a Sturzo Carlo Rosselli a Sturzo Carlo Rosselli a Sturzo Carlo Rosselli a Sturzo Carlo Rosselli a Sturzo Srurzo a Carlo Rosselli Carlo Rosselli a Sturzo Carlo Rosselli a Sturzo Carlo Rosselli a Sturzo Carlo Rosselli a Sturzo Carlo Rosselli a Sturzo Sturzo a Carlo Rosselli Carlo Rosselli a Sturzo Sturzo a Carlo Rosselli Carlo Rosselli a Sturzo tar lo Rosselli a Sturzo Carlo Rosselli a Sturzo St~irzo a Carlo Rosselli Carlo Rosselli a Sturzo S t u m a Carlo Rosselli Sturzo a Carlo Rosselli Carlo Rosselli a Stutzo Sturzo a Carlo Rosselli Sturzo a Carlo Rosselli Stutzo a Carlo Rosselli Marion Rosselli a Sturzo ~Mation Rosselli a Srurzo Amelia Rosselli a Sturzo Mation Rosselli a Sturzo Marion Rosselli a Sturzo Marion Rosselli a Sturzo Marion Rosselli a Sturzo Marion Rosselli a Sturzo

ALS, f. 41, C. 17 ALS, f. 308, C. 13a ALS, f. 308, C. 14 AGL, Appendice, Carte John Rosselli, C. 7, inserto 13

ALS, f. 457, C. 31 ALS, f. 316, C. 28 ALS, f. 316, C. 29 ALS, f. 316, C. 74 ALS, f. 317, C. 53 ALS, f. 318, C. 9 ALS, f. 318, C. 49 ALS, f. 319, C. 8 AGL, sez. I, f. 114, C. 1 ALS,f.319,c. 13 ALS, f. 321, C. 15 ALS, f. 321, C. 48 ALS, f. 322, C. 2 ALS, f. 322, C. 47 ALS, f. 416, C. 12 ALS, f. 416, C. 30 AGL, sez. I, f. 114, C. 2 ALS, f. 416, C. 32 ALS, E. 325, C. 13 ALS, f. 325, C. 14 AGL, s a . I, f. 114, C. 3 ALS, f. 325, C. 20 AGL, sez. I, f. 114, C. 4 ALS, f. 416, C. 71 ALS, f. 416, C. 76 AGL, sez. I, f. 114, C. 5 ALS,f. 416,c. 78 ALS,f.416,~. 80 ALS, f. 331, C. 78 ALS, f. 339, C. 68 ALS, f. 655, C. 26 ALS, f. 654, C. 27 ALS, f. 655, C. 28 ALS, f. 602, C. 52 ALS, f. 655, C. 29 ALS, f. 662, C. 123

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Marion Rosselli a Sturm Marion Rosselli a Sturzo Sturzo a Marion RosseUi

Marion Rosselli a Sturzo Sturzo a Marion Rosselli

Marion Rosselli a Sturm Sturm a Marion Rosselli

Marion Rosselli a S t u m

ALS, f. 662, C. 124 ALS, f. 662, C. 125 AGL, Appendice, Carte John Rosselli, C. 7, inserto 13 ALS, f. 662, C. 126 AGL, Appendice, Carte John Rosselli, C. 7, inserto 13 ALS, f. 664, C. 59 AGL, Appendice, Carte John Rosselli, C. 7, inserto 13 ALS, f. 664, C. 60

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Nota redazionale

Le lettere sono state riprodotte integralmente e fedelmente dagli originali. Sono stati corretti i lapsus calami. Sono state uniformate le date, così come i titoli di !giornali, riviste, libri. I movimenti politici sono in corsivo, i giornali omonimi tra virgolette, come gli altri periodici.

Le parole sottolineate nell'originale sono rese dal corsivo. Ogni altro intervento sul testo è segnalato tra parentesi quadre o dalle note a piè di pagina.

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Parigi, 12 novembre 19291

Gent.mo Sig. Sturzo2, mio fratello Nello, dopo 3 mesi di deportazione, è stato prosciolto3. I1 giorno

seguente il proscioglimento gli nacque la seconda bambina4. È nata proprio al momento giusto!

Credo che egli sarebbe incantato di poter avere una sua recensione. Ma non so se lo Steed5 potrà e vorrà ora pubblicarla. Ad ogni modo le fornisco qualche dato essen- zialeG:

Mio fratello ha 29 anni. Si laureò a Firenze e il volume su Maz.[zini] e Bak.[unin]' è appunto la sua tesi di laurea. Fu scolaro di Salvemini. Ha scritto un libro su Pisacanes che dovrebbe pubblicarsi presto e attende a un lavoro sulla Destra storica. Da due anni e più era addetto alla R.[egia] Scuola Storica per un importante lavoro docu- mentario sui rapporti italo inglesi nel periodo del Risorgimento. Lavoro che richiedereb- be evidentemente la sua presenza in Inghilterra.. .

Fu deportato una prima volta a Usrica nel 1927 e vi rimase 7 mesi in condizio- ni drammaticissimes. Anche allora per rappresaglia generica contro la famiglia e per il suo

1 Lettera manoscritta su carta intestata «Carlo Rosselli - 6, Rue des Marroniers. Paris lGe -TéI: Auteuil 30-48)); datata erroneamente 12 ottobre. La circostanza non è sfuggita a Sturzo, che apporta una correzione a penna. Sturzo spesso segnava sul frontespizio anche la data di ricevimento, come in questo caso: 18 novem- bre.

2 Successivamente, Rosselli si rivolgerà a Sturzo con l'appellativo «don» e, infine, «professore». 3 Si tratta del processo intentato per complicità nella rocambolesca fuga dal confino di Lipari di Carlo Ros-

selli, Emilio Lussu e Francesco Fausto Nitti, awenuta il 27 luglio del 1929. Due giorni dopo la Fuga, per rappre- saglia, Mussolini ordinò l'arresto di Nello, che si trovava in vacana a Fiuggi insieme alla moglie Maria Vittoria Todesco, incinta, e alla primogenita Silvia, di un anno. Nello fu prima tradotto ad Ustica e poi a Ponza.

4 Paola, nata il 6 novembre 1929. 5 Henry Wckham Steed (1871-1956), giornalista, editore e storico inglese, nacque a Long Melford. Fu

direttore del «Times,, tra il 1919 e il '22; successivamente acquistb e diresse «The Review of Reviews)), alla quale Sturzo collaborava. Scrisse numerosi libri di storia europea. Di ispirazione liberale, divenne un importante pun- to di riferimento per gli antifàscisti in Gran Bretagna. Su di lui vedi D. Forgacs, Sturm e la culturapolitica inglese in Luigi Sturm e la h o m a z i a europea, a cura di G. De Rosa, Editori Laterza, Bari 1990, pp. 343-346, e G. Far- rell-Vinay, S t u m e lllnghilterra, in Universalità e cultura nelpensiero di Luigi Sturm, Atti del Convegno interna- zionale di Studio (Roma - Istituto Sturzo, 28-30 novembre 1999), Rubbettino, Soveria Mannelli 2001, pp. 181- 223. I1 carteggio con S t u m in corso di pubblicazione a cura di Giovanna Farrell-Vinay.

6 Con lettera del 4 novembre 1929, Sturzo chiese a Gaetano Salvemini di fornirgli particolari biografici su Nello Rosselli in vista della recensione che dovwa scrivere per iiThe Rwiew of Reviews)). Salvemini girò la richiesta a Carlo Rosselli, che scrisse a sua volta al sacerdote siciliano. Vedi Introduzione, p. 9.

7 I1 libro di Nello Rosselli, Mazzini e Bakunin, pubblicato dai Fratelli Bocca di Torino (ristampa Einau- di, Torino, 1967) fu recensito da Sturzo nella «Review of Rwiews* del 15 gennaio 1930, ora in L. Sturzo, Miscellanea Londinese [da ora in poi ML], Vol. I (1925-30), Zanichelli, Bologna 1965, pp. 352-356. Vedi Introduzione, p. 10.

8 Si tratta di N. Rosselli, Carlo Pisacanr nel Risorgimento italiano, F.lli Bocca, Torino 1932; Ristampe: C. M. Lerici, Milano 1958; Einaudi, Torino 1977.

9 Nello Rosselli fu arrestato la prima volta a Firenze il Io giugno del 1927 e confinato ad Ustica, per anti- fascismo e attività sowersiva, il mese successivo. Sarebbe dovuto rimanere nell'isola siciliana per cinque anni.

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liberalismo dichiarato. Si rifiutò ostinatamente di fare qualsiasi atto di sottomissione e anzi rivendicò esplicitamente il diritto alla critica e ai controllo.

È un'anima candida e sensibilissima, ma tanto diritta e fiera. Recentemente, sapendomi molto crucciato per il suo confinamento, mi mandò

a dire che lui se ne . ..fregava e stava dopotutto meglio a Ponza che a Firenze. Io sarò costì il 26, se, come spero, riuscirò a superare le formalità necessarie ai

passaggio di frontiera. I1 Consolato d'Italia ha dato il passaporto a tutti, anche a un con- dannato a 4 anni per espatrio. Ma a me e a Gianninilo lo si è negato.

Si vede che il processo di Savona1' e la fuga da Lipari stanno ancora sullo sto- maco dei papaveri romani.

Spero di avere dunque presto il grande piacere di rifare la sua conoscenza. Forse si ricorderà che ero da Crespi12 al suo triste arrivo nel '2413. Chi l'avrebbe detto che tanti anni sarebbero passati?

Ma grazie all'interessamento del deputato fascista Gioacchino Volpe, direttore della Regia Scuola di Storia Moderna e Contemporanea, e del senatore Paolo Boselli, presidente del Comitato nazionale per la Storia del Risorgimento, Nello ottenne la libertà condizionale alla fine del gennaio '28.

10 Alberto Giannini (1885-1952), nato a Napoli, giornalista, iscritto alla massoneria, militò nel Psi. Nel 1924 fondò un settimanale satirico antifascista, «Il Becco Giallo», soppresso dal regime nel 1926. Condanna- to al confino, riparò in Francia dove diede vita, insieme ad Alberto Cianca, ad una nuova serie del «Becco Giallo». Nel 1933, pieno di debiti, accettò la proposta del regime fascista italiano di dar vita ad un'altra rivista satirica, «Il Merlo», nella quale denigrava sistematicamente i suoi ex compagni di lotta e di esilio. Tra i colla- boratori di questa nuova pubblicazione anche l'ex socialista rivoluzionario Arturo Labriola. Particolarmente abietto fu il modo in cui «I1 Merlo» di Giannini trattò la vicenda dell'assassinio dei fratelli Rosselli, cercando di addossarne prima la responsabilità all'interno del fùoriuscitismo antifascista e poi addirittura facendo cir- colare voci su una presuntà rivalità tra i due fratelli. Espulso dalla Francia nel 1938, rientrò in Italia dove, sot- to la protezione di Farinacci, collaborò a diverse testate e alle trasmissioni radiofoniche della EIAR. Alla cadu- ta del regime cercò di farsi passare per antifascista badogliano, ma fu arrestato dalle forze alleate per collabora- zionismo e internato per un anno. Nel dopoguerra, vicino a posizioni della destra monarchia, fondò e dires- se un nuovo settimanale, «Il Merlo Giallo».

11 A Savona si tenne, tra il 9 e il 13 settembre del 1927, il processo a sette imputati, tra cui Carlo Rossel- li e Ferruccio Parri, per aver organizzato nel novembre del 1926 l'espatrio clandestino di Turati e Pertini. I1 processo si trasformò in un atto di accusa contro il regime fascista. Agli imputati la corte riconobbe di aver agito per sottrarre Turati alla persecuzione politica e li condannò ad una pena molto mite: per Carlo 10 mesi, di cui 8 già espiati. Al processo assistette la giornalista inglese Barbara Barclay Carter, inviata del ((Manchester Guardiann (vedi note 23 e 24 dell'Introduzione).

12 Angelo Crespi, (1877- 1949) nato a Milano, giornalista; inizialmente vicino alle posizioni di Treves e Turati, approdò, dopo un lungo travaglio interiore, al cattolicesimo. Fu corrispondente da Londra del uPopolo», del corriere della Sera,) e del ~Messaggeron. Con I'awento del regime in Italia si dedicò anima e corpo alla causa dell'antifascismo. La sua casa londinese divenne punto di riferimento per tutti gli esuli itaiia- ni, a cominciare da Sturzo, ai quale lo legò una amicizia fervida e profonda. Morì a Londra. Vedi il profilo, curato da M.L. Frosio, in Dizionario Storico &l Movimento Cattolico, vol. 111-1, Lefigure rappresentative, pp. 267-268.

'3 Carlo Rosselli si trovava in Inghilterra, quando nell'ottobre del 1924 - in pieno Aventino - Sturzo giunse a Londra da Roma, obbedendo ad un ordine della segreteria di Stato vaticana, che gli imponeva una temporanea assenza dall'Itaiia, assenza giustificata con il rischio di rappresaglie fasciste contro chiese e orga- nizzazioni cattoliche. Uficialmente, Sturzo si sarebbe dovuto recare in Inghilterra per un periodo di studi. Di fronte però ai consolidarsi del regime fascista, il fondatore del Ppi dovette presto prendere atto che il viaggio di studio si era di fatto trasformato in un esilio vero e proprio. Esilio che durò 22 anni. Per le complesse vicende dell'esilio di Scurzo, vedi G. De Rosa, Luigi Stuno, Utet, Torino 1977, pp. 240-262; Sturm mi disse, Morcelliana, Brescia 1982, pp. 138-139. F. Malgeri, Luigi Sturm, Edizioni Paoline, Torino 1993, pp. 169- 185. Cfr. anche G. Grasso, /cattolici e12uentin0, Srudium, Roma 1994, pp. 95-105.

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Ciò nonostante io sono pieno di fede. Anche se non mi cullo nelle stolte illu- sioni di certuno.

Mi creda, con profondo rispetto, suo dev.mo

Carlo Rosselli

Parigi, 16 dicembre 192914

Gentilissimo Don Sturzo, due righe per ringraziarla una volta ancora dell'accoglienza cordiale15 e del

dono graditissimo. Sto leggendo il suo libro16 con grandissimo interesse; ma ho pochissi- mo tempo disponibile, cosicché mi ci vorranno parecchi giorni ancora per finirlo. Dopo di che, se mi permette, le scriverò con la franchezza che uno spirito superiore come lei pretende, le mie impressioni.

Una vecchia amica mia e dei Ferrerol7, e sua grande ammiratrice, terrebbe ormai a conoscerla di persona. È la Signora Bertha Pritchard 18 104 Hereford Road, Lon- don W. 2. Tra le tante virtù che possiede ha anche quella di conoscere otto lingue, tra le quali l'italiano. È una grande traduttrice e forse potrebbe esserle utile per traduzioni tede- sche o slave. Conosce bene il mondo russo, è stata per vari mesi all'ambasciata sovietica (pur non essendo bolscevica) ed 2 imparentata con metà della socialdemocrazia tedesca. Se le darà modo di incontrarsi con lei, la farà felice.

Continuo a sgobbare come un cane e debbo difendere con le unghie e con i denti le mie mattinate dedicate a lavori di maggior respiro.

14 Lettera manoscritta su carta intestata «Carlo Rosselli - 6 , Rue des Marroniers. Paris lbe - Té1: Auteuil 30-48)).

15 Carlo Rosselli tra la fine di novembre e i primi di dicembre del 1929 si recò in Inghilterra per una serie di conferenze. Nei primi giorni di permanenza a Londra, incontrò Luigi S tum. Vedi Introduzione, p. 9.

'Votrebbe trattarsi de La comunità internazionale e ildiritto di guerra, pubblicato nel 1929 in Inghilter- ra, dall'editore Allen Unwin; oppure di Italy and Fmczimo, pubblicato nel 1926 da Faber e Gwyer.

17 Sui rapporti tra i Rosselli e Gugliemo e Gina Ferrero vedi in particolare il bel saggio di L. Cedroni, I fiatelli Rosselli e la famiglia Ferrero, in Politica e affettifimiliari. Lettere dei Rosselli ai Ferrero, Feltrinelli, Mila- no 1997, pp. 31-43. Anche Sturzo aveva rapporti di stima e amicizia con la famiglia Ferrero, attestati da una fitta corrispondenza, conservata nelllArchivio Sturzo e ancora inedita.

18 Bertha Pritchard (1865-1956) sposò l'esponente della socialdemocrazia tedesca Adolf Braun. Negli anni Venti aveva frequentato a Firenze casa Ferrero e tradotto in tedesco e in inglese alcune opere di Gugliel- mo. Ptobabilmente a casa Ferrero conobbe i Rosselli. Trasferitasi a Londra seguendo il secondo marito ingle- se, Guy Pritchard, fu presentata proprio da Carlo Rosselli a don Sturzo, diventandone inseparabile e fedelissi- ma collaboratrice. Tra l'altro tradusse in spagnolo il poema di Sturzo Il ciclo della Creazione (vedi nota 37 del- l'Introduzione). La Pritchard teneva rapporti epistolari con numerosi esponenti italiani dell'antifascismo, di cui spesso curava le pubblicazioni all'estero: oltre i Rosselli e i Ferrero, Nitti, Salvemini, Tarchiani, Treves, ecc. Nell'archivio Sturzo, dove esiste un imponente carteggio (più di cento lettere), è conservata una cartolina illustrata di Ginevra, inviata a Sturzo da Bertha Pritchard il 16 agosto del 1936, che reca le firme di Gugliel- mo e Gina Ferrero, Paola Carrara Lombroso e Marion Rosselli (ALS, f. 328 - C. 66).

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Mi ricordi a Miss Carter e a Miss MarshaLll9, che spero si andrà rimettendo. E accolga i miei più cordiali devoti saluti

Carlo Rosselli

Parigi, 7 febbraio 193020

Gent.mo Don Sturzo, anche a nome di mio fratello21 la ringrazio per la sua affettuosa e fine recensio-

ne, e ancor più per lo spirito solidale che la indusse, in un momento per noi doloroso, a scriverla. Amici italiani mi assicurano che la «R. [eview] of R. [eviews] » si trova sempre in Italia e si è anzi andata assai diffondendo negli ambienti intellettuali.

Finalmente un principio di buone notizie per gli amici carcerati". La famosa

19 Barbara Barclay Carter (1900-1951), nata a Santa Barbara, California, da madre irlandese, si con- vertì al cattolicesimo e si legò a don Luigi Sturzo durante gli anni dell'esilio londinese: tradusse in inglese Italy and Fascismo, e con Sturzo fondò l'associazione cristiana democratica People and Freedom, dirigendo- ne l'omonimo giornale. Morì in Italia, a Bordighera. Negli anni Venti la Barclay viveva a Londra insieme a una amica, Cicely Mary Marshall. Nella loro casa di Gloucester Terrace e poi di Chepstow Villas, dal novembre del 1926 fino alla partenza per l'America nel settembre del 1940, trovò ospitalità Luigi Sturzo. Sull'importanza della Barclay nell'esilio londinese di Sturzo vedi: Farrell-Vinay, Srurw e l'lnghilterra.. ., cit., pp. 187-196.

20 Lettera manoscritta su carta intestata «Carlo Rosselli - 6, Rue des Marroniers. Paris 16e -TéI: Auteuil 30-48)).

21 Nello scrisse alla madre da Firenze il 15 m a m 1930: ((Mi scrivono che S t u m ha lungamente recensito il mio libro sulla ~Review of Reviewsn! Ma vedi che uomo celebre)). (Vedi I Rosselli. Epistokzriofamiliare ..., cit., p. 483).

22 I1 30 dicembre del 1929, la polizia francese effettub delle perquisizioni nelle case dei giellini Carlo Rosselli, Alberto Cianca, Alberto Tarchiani e dell'ex deputato socialista Giuseppe Sardelli. Gli ultimi tre furono fermati; il fermo di Cianca fu tramutato in arresto, perché gli furono trovati in casa una certa quan- tità di esplosivo, detonatori e miccia, insieme ad un biglietto di Camillo Berneri, un esponente anarchico, arrestato poco tempo prima a Bruxelles, per il possesso di una pistola consegnatagli da un doppiogiochista fascista, Ermanno Menapace, che lo andò poi a denunciare alla polizia belga. Berneri che, con ogni proba- bilità, stava organizzando un attentato ad Alfredo Rocco che si recava spesso a Bruxelles, durante gli inter- rogatori si assunse le proprie responsabilità, scagionando gli amici parigini. Nel corso del processo belga si sgonfiarono le accuse di complotto e furono svelati gli intrighi di Menapace, che fu condannato a 7 mesi di carcere, due in più di quelli inflitti allo stesso Berneri. Anche a Parigi le cose si misero male per Menapace, che fu condannato - in contumacia - a due anni di reclusione. Berneri, anche lui contumace, si prese 6 mesi; analoga pena, con la condizionale, a Cianca, che fu scarcerato il 9 aprile 1930, prima della conclusio- ne del processo, che - come awenne a Savona - diventò un boomerang per il regime fascista e diede enor- me notorietà agli esponenti del fuoriuscitismo. A Carlo Rosselli, Tarchiani e Lussu Fu notificato un prowe- dimento di espulsione dalla Francia, un atto formale, senza nessuna conseguenza pratica, che li obbligava a rinnovare di canto in tanto il loro permesso di soggiorno. Per queste vicende vedi A. Garosci, Vlta di Carlo Rossclli, Vallecchi, Firenze 1973, pp. 187-190 e nota n. 15, p. 201.

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dichiarazione Berneri23, che solleva completamente Cianca24 da ogni responsabilità, all'infuori da quella puramente materide della detenzione, è arrivata ed è ormai nei do$- sier. 11 secondo interrogatorio ebbe luogo ieri e andò ottimamente. Per Tarchiani25 e Sar- delli26, nulla risultando contro di essi, fu richiesta la libertà provvisoria che forse potrà trasformarsi senz'altro in non lieu. Per Cianca si preferì non chieder nulla, prevedendosi il rifiuto. I1 suo reato è formale. Il processetto avrà luogo rapidamente, forse addirittura ver- so la metà del mese. Ma speriamo intanto di veder liberate due delle tre vittime. Servirà immensamente a sgonfiare il pallone che ancora si libra in Italia. Del complotto, s'inten- de, nessuno parla più. Da informazioni ricevute ci risulta che gli ambienti fascisti ufficiali considerano la partita come perduta. L'avrebbero persa in modo ancor più clamoroso se non ci fosse stata la lunga tappa brussellese27.

Non attraverso un periodo lieto. Ho raggiunto anch'io il punto critico dopo questi sei mesi di esilio. E sento ogni giorno di più la necessità e l'obbligo morale e intel- lettuale di cooperare ad un lavoro più costruttivo e a più lunga scadenza. Difficile però conciliare l'attività pratica con la teoretica, glielo assicuro. Quest'ultimo mese è stato il mese piùpragmathtico della mia vita. Ora son stanco e istupidito.

23 Camillo Berneri (1897-1937), nato a Lodi, allievo di Salvemini, aderi al movimento anarchico e col- laborò con le riviste di Carlo Rosselli e Ernesto Rossi. Nel 1926, con la promulgazione da parte del fascismo delle leggi speciali, fu costretto ad espatriare in Francia, da dove venne espulso nel 1928. Nel 1929 fu arresta- to in Belgio nell'ambito di un'azione di polizia che coinvolse altri fuoriusciti a Parigi, tra cui Alberto Cianca e Carlo Rosselli. Nel 1936, allo scoppio della Guerra Civile in Spagna, si fece promotore della partecipazione del contingente italiano a fianco dei repubblicani. 11 5 maggio 1937 venne ucciso a Barcellona, insieme ad un altro anarchico Francesco Barbieri, da sicari comunisti italiani e spagnoli.

24 Alberto Cianca (1884-1966). Romano, giornalista, diresse le due riviste amendoliane, «Il Mondo)) e ((11 Risorgimento)). Nel 1927 espatriò a Parigi dove diede vita insieme a Giannini al «Becco Giallo)). Nel 1929 conobbe Carlo Rosselli e aderì al nucleo originario di Giustizia e Libertà, partecipando attivamente alle azioni dimostrative del movimento. Condirettore della «Libertà», il giornale della Concentrazione anti- fascista, divenne caporedattore e, dopo l'assassinio di Rosselli, direttore di ({Giustizia e Libertà». Alla vigilia dell'occupazione nazista di Parigi fuggì a New York. In America aderì alla Mazzini Society e ne diresse il bollettino, «Nazioni Unite». Dopo la spaccatura della Mazzini, dovuta al contrasto con Randolfo Pacciar- di, che aveva proposto l'esclusione dei comunisti, si recb insieme a Tarchiani in Inghilterra e da lì, nel 1943, sbarcò in Italia al seguito delle truppe inglesi. Ministro senza portafoglio nel governo Bonomi, fu eletto alla Costituente per il Partito d'Azione. Non eletto parlamentare nel 1948, tornò al giornalismo, diventando capo della redazione romana del filo-comunista ((Momento Sera),. Fu infine eletto senatore per due legislature (1953 e 1958).

25 Alberto Tarchiani (1885-1964). Nato a Roma, fu redattore capo del ((Corriere della Sera)). Espatriato a Parigi nel 1926, fu tra gli organizzatori della fuga di Carlo Rosselli e gli altri da Lipari. Tra i fondatori di Giu- stizia e Libertà, fu arrestato più volte (1929, 1930, 1931) e poi assolto. Dopo l'occupazione tedesca di Parigi, riparò negli Stati Uniti, dove fece parte della Mazzini Society. Rientrato in Italia nell'agosto del 1943, fu nominato ministro dei Lavori Pubblici nel governo di Salerno (1944). Fu poi (1945) nominato ambasciatore d'Italia a Washingron, dove rimase fino al 1964.

26 Giuseppe Sardelli (1880-1972), brindisino, si trasferì a Roma dove lavorb come meccanico presso l'a- zienda tranviaria; membro del sindacato tranvieri, aderì al Partito socialista. Condannato a 5 anni di reclusione dal tribunale militare per la sua azione pacifista durante la Grande Guerra, nel 1921 h eletto deputato per la circoscrizione di Roma. Espatriato clandestinamente in Francia dopo l'approvazione delle leggi speciali, aderì a Giwtizia e Libertà e fu coinvolto nel processo di Parigi (vedi nota 22). Confinato dal regime di Vichy in un campo nei Pirenei, nel dopoguerra tornb in Italia, aderendo al Psiup e, dopo la scissione di Palazzo Barberini, seguì Saragat nel Psli.

27 Cfr. L. Salvatorelli - G. Mira, Storia ditalia nelperiodo fmcista, vol. 11, pp. 56-58.

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Mia moglie benino. I1 grande evento a giorni, o a un paio di settimane al massi- mo. Mi ricordi a Miss Carter e a Miss Marshall anche a nome di mia moglie.

E accolga i miei saluti cordiali e devoti.

Carlo Rosselli

Londra, 16 marzo 193 128

Le più vive congratulazioni a Lei e Signora per la nascita del terzogenito29. Saluti cordialissimi,

L. Sturzo

Parigi, 14 aprile 193 130

Gent.mo Don Sturzo, credo ch'Ella sarà stato messo al corrente delle svariate e non piacevoli vicende

familiari che si sono per me ininterrottamente susseguite dal momento che lasciai Lon- dra: o almeno per quel tanto che sarà bastato a scusarmi presso di Lei del mio altrimenti ingiustificabile e sgarbato silenzio.

Ella mi aveva molto cortesemente autorizzata a leggere il Suo lavoro31, e voglio ora dirle, per quanto in ritardo, come io avessi subito e col più vivo interesse approfittato della gentile autorizzazione. Premetto che mi dichiaro incompetente a giudicare di un'o- pera di poesia: però, data la vastità di concezione del Suo poema e la sua importanza intrinseca come opera a sé stante, mi pare poco atto a essere musicato, nel senso che dovrebbe forzatamente essere mutilato per non piccola parte. Secondo me, l'opera del musicista dovrebbe invece limitarsi a inquadrare il poema con intermezzi, e rilevarne qua

28 Cartolina illustrata con la fotografia della St. Paul's Cathedral di Londra, timbro postale 16 mano 1931, indirizzata a: C. Rosselli, 5 Place du Pantheon, Paris (v), France. Sturzo annota il suo indirizzo: 213/b Gloucesrer Terrace, London W2.

29 Andrea, detto Aghi o Eghi, nato a Parigi il 12 marzo 1931. 30 Lettera manoscritta. Srurzo annota di suo pugno: 61714, risposto \ [a mezzo] prof. N.[ello] Rosselli,

ringraziando ancora)). 31 Si tratta del Ciclo della Creazione. Poema drammatico in quamo azioni, pubblicato in Francia nel 1932

dalla casa editrice Bloud e Gay. Opera poetica ambiziosa, alla quale Sturzo teneva moltissimo, e che tentò di . - . far musicare, riuscendoci solo parzialmente.

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e la, col commento musicale, i punti più salienti. Così il lavoro nulla verrebbe a perdere del suo valore letterario, ma anzi acquisirebbe in efficacia e potenza drammatica.

Con ogni migliore augurio, ringraziandola ancora, e di nuovo scusandomi le porgo i miei cordiali saluti.

Amelia Rosselli

Parigi, 1 6 aprile 193332

Gentilissimo Don Sturzo, la sua bella lettera alla aCroixn33 chiude la nostra piccola ma cordide polemica

con molti punti a suo vantaggio! I1 voto emesso dal PP.1. nell'aprile del 1923 a Torino dimostra che la mia tesi - essere impossibile per un cattolico militante una rivendicazione esplicita della "libertà" senza riserve e qu&fiche - era infondata. Le assicuro che mai come in questa occasione sono stato lieto di riconoscere il mio torto! Rimane invece sem- pre aperto l'altro problema, quello della interferenza che il Vaticano ha in fatto e in dirit- to, specie in Italia, sull'indirizzo di un movimento politico cattolico. Che questa interfe- renza si sia verificata per il passato, e in un senso non precisamente favorevole alle posizio- ni liberali, mi pare fuori di dubbio. E che sia probabile abbia a verificarsi per I'awenire mi pare anche troppo probabile. Credo che lei concordi meco nel ritenere che qualunque grande problema sociale, fosse pure di indole economica, è, nelle sue ultime conseguenze, problema politico e morale appunto perché problema umano. Ora se la Chiesa può disin- teressarsi dell'aspetto tecnico e politico, non può per definizione disinteressarsi di quello - morale, in cui ha, da un punto di vista cattolico, assoluta potestà normativa. Ne consegue che in periodi di crisi o di fronte a problemi estremamente importanti, la Chiesa ha il diritto e il dovere di far sapere ai credenti quel che ne pensa; e i credenti hanno l'obbligo di seguirne l'avviso. Ora io non contesto il diritto di una frazione della comunita di uniformare il proprio atteggiamento pratico ai dettami della religione o della Chiesa. Ciò che sostengo è che la alienazione della propria autonomia di pensiero in una sfera così - - - decisiva come è quella morale, il riconoscimento a priori di un rapporto di sudditanza e di una sfera di infallibilità, è l'antitesi stessa della forma mentis liberale. Non nego che - singoli cattolici possano essere dei liberali infinitamente più schietti e conseguenti di tanti

32 Lettera manoscritta. 33 Lettera aldirettore, in nLa Croixn, 12 marzo 1933. Ora in ML, 11, pp. 192-196. In quella lettera Sturzo

rivendicava la svolta antifascista impressa al Partito Popolare Italiano dopo il Congresso di Torino (aprile 1723), che mettwa fine alla collaborazione governativa con il partito fascista. Ricordando le violenze squadri- ste commesse tra il 1922 e il 1723, Sturzo scriveva: «In queste condizioni, la collaborazione (che del resto non era tale se non di nome, essendo di fatto una subordinazione) diventava connivenza. La soluzione di Torino rispondwa alla coscienza dell'intero partito. Nel luglio seguente, solo dieci deputati su 107, con qualche ade- rente qua e là, si staccarono dal partito popolare italiano per formare il centro nazionale.

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pseudo liberali; ma contesto che una organizzazione di cattolici veramente credenti e ubbidienti possa educare liberalisticamente.

Ma anche qui non chiedo che di ricredermi e amerei molto che il problema, da parte cattolica, fosse affrontato e risolto tenendo presenti queste ed altrettali banali, ma non perciò meno vere, obbiezioni della nostra parte.

I1 «Manch.[ester] Guardiann34 di sabato ha pubblicato una mia lunga lettera e ci ha fatto per di più un leading di commento. Sono davvero contento. La gita35 non fu dunque inutile e la posizione che Salvemini, nel suo pessimismo nero, credeva perduta, è sempre in mano di persone all'altezza della tradizione. Speriamo ora che quaiche fascista risponda. Tengo altri fatti in riserva, ma vorrei poi dai fatti risalire a un discorso più gene- rale sulla crisi della libertà in Europa.

Una buona notizia: alcuni degli arrestati di Milano36 sono stati liberati. Don Vercesi37 pare non fosse mai fermato.

Gli arresti hanno un probabile e duplice punto di partenza: Genova, dove la polizia cercò invano di organizzare un gruppo socialista provocatorio, e il gruppo neo- guelfo di Milano. Purtroppo nella raffica è andata perduta anche la nostra Tipografia.

A Genova fu arrestato anche il filosofo prof. Poggi38, deii'Ist. Sup. di Magistero. A presto rivederla, spero. Mia moglie desidera esserle ricordata e mi prega di

fare i suoi saluti alle sue ospiti gentili.

34 C. Rosselli, The Fascist Regime in Italy. 'Legal'Repression continues, lettera al direttore, in ~Manchester Guardian)), 15 aprile 1933. Vedi anche Il fascismo e lbpinionepubblica inglese, in %La Libertà)), anno VII, n. 15, 13 aprile 1933, p. 3.

35 A metà marzo del 1933 Rosselli si recò in Inghilterra per una serie di conferenze e di incontri. I1 16 marzo parlò al Royal Institute of Foreign Affairs di Londra sul tema La politica estera delgoverno fascista. I1 testo della conferenza è ora in «Il Mulino», XXXIII, 1984, pp. 24 1-261.

36 il 20 marzo del 1933 furono arrestati a Milano, insieme ad altri antifascisti, Gioacchino Malavasi, Pie- ro Malvestiti e Armando Ridolfi, esponenti del Movimento neo-guelfo di azione, gmppo cattolico di opposi- zione clandestina che operava soprattutto nel nord Italia. Due giorni prima dell'arresto i neo-guelfi - che ave- vano stabilito contatti operativi con le altre forze di opposizione, in particolare con socialisti e Giustizia e Libertà - avevano avuto un incontro, a casa di Malavasi, con esponenti della Concentrazione dntijiì.scista di Parigi. Furono processati e condannati per propaganda anti-nazionale il 30 gennaio del 1934 dal Tribunale speciale a cinque (Malavasi e Malvestiti) e a tre (Ridolfi) anni di reclusione. Due anni furono inflitti al padro- ne deila tipografia Ortodossi, dove i ne~-~ue l f i avevano fatto stampare i loro opuscoli contro il regime. Su di loro vedi, tra gli altri, R. Moro, Azione Cattolica, clero e laicato difionte al fascismo, in Swrza &l Movimento Cattolico in ftalia, a cura di F. Malgeri, IV, I1 Poligono editore, Roma 198 1 , pp. 247-254. Aii'indomani della condanna don Sturzo scrisse un bellissimo articolo, i neo-guelfi di Milano, pubblicato su HEI Matiw di Barcel- lona il 16 febbraio 1934, ora in ML, 111, pp. 18-20.

37 Ernesto Vercesi (1873-1936), sacerdote, f w r a di primo piano del movimento cattolico milanese, fu coinvolto nel 1933 nelle azioni di polizia contro il movimento neoguelfo di Malavasi e Malvestiti. Su di lui vedi: Malgeri, Introduzione, in E. Vercesi, Le origini&lMovimento Canolico in Italia 1870-1922,Il Poligono, Roma 1979, pp: VII-XV. Il volume P una ristampa del saggio omonimo di don Vercesi, pubblicato dalle edi- zioni La Voce di Firenze nel 1923.

38 Aifredo Poggi (1881-1974) filosofo e pedagogo, nato a S a m a (La Spezia); combattente pluridecora- to, militante del PSI, ottenne la libera docenza di Pedagogia all'università di Genova nel 1926, ma nel '30 venne esonerato per essersi rifiutato di prestare il giuramento di fedeltà ai Regime. Fu più volte arrestato per artivita antifascista e deportato in un campo di concentramento. Nel secondo dopoguerra fu incaricato di Storia della Filosofm presso l'arene0 del capoluogo ligure e membro eletto del Consiglio Superiore della Magistratura. Morì a Genova. Tra le sue numerose pubblicazioni, Xant e i lSocia l im (1902), S o d i s m o e al- tura (1926), Lafilosofia d i G. Herbal* e lafrlosofia &lI'azione (1932), Capitalismo c socialismo (1945), Cultura e socialismo (1958).

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Le stringo la mano formulando l'augurio che sa e la ringrazio ancora per l'acco- glienza tanto cortese. Suo

Carlo Rosselli

Parigi, 30 aprile 193339

Gent.mo Don Sturzo, la legge corporativa è del 3 aprile 1926. Io però non la posseggo, ma ho pregato

Buozzi di spedirle il testo assieme ad altri documenti che potranno esserle utili. Mi pro- mise di spedire ieri sera, sabato.

Le ricordo il volume Nitti-Buozzi40, dove può trovare qualche dato. Per la legi- slazione forse potrebbe consultare la pubblicazione ufficiale sintetica delle leggi e decreti fascisti sino al 1929 o 1930 che non mancherà al British Museum. Alla London School of Economics avranno pure del materiale.

Il libro di Labriola41 glielo manderei tra due o tre giorni, perché proprio ora sto facendogli la recensione42. Ma non condivido l'entusiasmo di Treves per la nota sol cor- porativismo.

La saluto cordialmente,

Carlo Rosselli

Il green pamphlet del 1" gennaio 1929 ((&aly to day»43) riproduce un lungo articolo del «Times».

Trentin ha ~ubblicato i ~rincipali testi di legge corporativi nel suo VOI, sulle Transformations du droitpublic italien44.

39 Lettera manoscritta. 40 B. Buozzi -V. Nitti, Fmcisme et SYnhcalisme, traduit de I'italien par Stefan Priacel, Paris 1930. Ora in

Buozzi-Nitti, Fmcismo e sindacalismo, a cura di Giuseppe Bonanni, Marsilio, Venezia 1988. 41 A. Labriola, Atr ah2 du capitalisme etdu socialisme, traduit de I'italien par Stefan Priacel, Paris 1932. 42 Vedi la recensione Aldi Ià del socialismo e del capitulismo, in ((Quaderni di Giustizia e Libertb, [da ora

«QGL»] IIa serie, n. VII, giugno 1933, pp. 97-100. 43 ((Italy to-day) era il bollettino, edito a cura di Virginia Mary Crawford, del Comitato dei "Friends of

Italian Freedom" nella cui sede Rosseili aveva incontrato don Sturzo nel 1929.11 numero in questione, intito- lato The "Corporative Staten in Fmcist Italy, riprende articoli del «Timesn del 16- 17- 18 agosto del 1927; 16, maggio e del 10 e 11 giugno del 1928. Sulla figura della Crawford vedi: Farrell-Vinay, Sturw e linghilterra, cit., p. 185 e nota.

44 S. Trentin, Les transformations recentes du droitpublic italien: de la Charte de Charles-Albert à la rrea- tion a!e 1Etat fmciste, preface de J . Bonnecase, Paris 1929.

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Parigi, 5 ottobre 193345

Gent.mo Professore, si trova da alcuni giorni a Londra il nostro amico e collaboratore Max Salvado-

ri46. Subito dopo la costituzione di Giustizia e Libertà partì per l'Italia con l'incarico di lavorare nell'Italia Centrale e particolarmente nel Lazio per il movimento. Dopo tre anni di ininterrotta attività, durante i quali rischiò più volte di finire al Trib. Speciale, fu arre- stato nel luglio del 1932 insieme a un forte gruppo di giovani romani. Trascorsi sei mesi di durissimo carcere venne inviato a Ponza per essere finalmente rimpatriato due o tre mesi fa.

Per quello che il Salvadori ha fatto e per quello che vale credo che meriti di essere aiutato sotto ogni rapporto, e mi permetto perciò di raccomandarlo vivamente alla sua attenzione e a quella degli amici inglesi. Il fatto che egli possegga anche la cittadinan- za inglese dovrebbe facilitargli una sistemazione, di cui ha impellente bisogno. Noi gli abbiamo dato di che vivere per un mese, passato il quale è alla fame. I1 padre, che oltre a essere in condizioni difficili è un tipo un po' strano, non lo aiuterà in nessun modo. D'al- tronde credo che il figlio vada poco d'accordo con lui.

Non sarebbe possibile trovargli subito delle lezioni, qualche collaborazione, magari un posto di insegnante? I1 Salvadori è pieno di buona volontà, è assai intelligente e colto, parla bene l'inglese, il francese e un poco il tedesco, ha brillanti titoli di studio.

Il prof. Barker47, al quale avevo scritto per raccomandargli il Salv., mi avverte che potrebbe darsi rimanesse libero il posto di Crespi nel caso che questi vincesse un con- corso al quale ha di recente partecipato. Forse il Salvadori potrebbe sostituirlo.

Pensiamo che occorrerebbe utilizzare subito e largamente il Salvadori dal lato politico. Egli è un testimonio prezioso e può raccontare cose impressionanti sul regime carcerario, sulle torture subite dai suoi compagni, nelle isole ecc.

I1 fatto che sia dotato di un temperamento calmo, che sia così giovane, che pro- fessi un liberalismo integrale, non può che facilitare il suo compito.

La ringrazio vivamente, anche a nome degli amici, per quanto vorrà fare per il Salvadori. Supponendo che ella lo conoscesse già bene scrissi a Steed di rivolgersi a lei per ulteriori informazioni. Mi scusi perciò se non scrissi prima che a ogni altro a lei. Oltre a

45 Lettera manoscritta. Sturzo annota la data di recapito: 13 ottobre 1933. 46 Max Salvadori (1908-1992), nato a Londra ma d'origine marchigiana, antifascista e partigiano. Sua

sorella Joyce sposò Emilio Lussu. In realtà, Salvadori si presentò a S t u m prima dell'arrivo della lettera di Car- lo Rosselli. Si legge infatti in un biglietto che Sturu> mandò a Bertha Pritchard il 5 ottobre 1933: uIeri è venu- to a trovarmi un giovanotto inviatomi da Carlo Rosselli. Egli desiderava essere presentato a lei. Io non ricor- davo di averlo incontrato una volta da Saivemini. È stato un anno in prigione e al confino. Ma è anche citta- dino inglese. Così ha avuto il passaporto ancora libero e spera di trovare lavoro qui a Londra. Si chiama dr. Max Salvadori [...l. La prego di relefonargli o di scrivergli, dandogli un appuntamento. Non è necessario che ci sia io. Al solito, si tratta di consigli e aiuti». Vedi De Rosa, LuigiSturzo, cit., p. 394.

47 Ernest Barker, docente di scienza della politica a Cambridge, era governatore del King's College del- l'Università di Londra.

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Steed e a Barker, ho scritto a Mrs Russe1148 e a Lady Astor-49. Scrivo ora al direttore del ~Manchester Guardian)) per vedere se è possibile combinare per qualche articolo.

Prima di chiudere questa mia desidero ringraziarla per il cortese invio dei suoi articoli che leggo sempre con grande interesse. L'ultimo, sulla crisi della democrazia, mi parve sottovalutare troppo il problema sociale. Io stesso mi accorgo spesso di formulare il problema della libertà e della democrazia in termini troppo esclusivamente politici e morali.

Ha visto l'ultimo libro di C0le5o? Parrebbe che sia stato lei a impedire la rivolu- zione in Italia!

Mi ricordi alle sue ospiti e riceva i miei saluti devoti e cordiali

Carlo Rosselli

Parigi, 15 novembre 193351

Gentilissimo professore, Stefano Oberti è un mentecatto megalomane squilibrato che da due anni si è

messo ai bassi servizi del gruppo de Jouvenel52. Suo padre, che vive a Parigi, è l'ex presi- dente della Camera di Commercio di Genova. Condannato dal fascismo a 10 o 12 anni di prigione per bancarotta fraudolenta ecc. fu salvato dall'estradizione in seguito all'inter- vento di Turati e di Nitti che affermarono essere la condanna dovuta a persecuzione poli- tica. Effettivamente fu sempre antifascista e notissimo massone.

Lo Stefano, una assoluta nullità, fu espulso dalla Lega dei Diritti dell'uomo per una serie di manifestazioni del tipo di quelle che riproduce «l'Eveil des Peuples)). Due o tre anni fa tentò di entrare in Giustizia e Libertà, ma lo mettemmo alla porta. Dà ad intendere ai gonzi di essere capo di un grande movimento di giovani, movimento che non è mai esisti-

48 Alys Pearsall Smith, prima moglie di Bertrand Russell, era chairman dell'ltalian Rejugees ReliefCom- mittee, una importante organizzazione molto attiva nell'aiuto ai fuoriusciti italiani. Tra i soci fondatori il prof. Barker, Barbara Barclay Carter, Virginia Mary Crawford, Angelo Crespi, Ivy Marion Enthoven, Wickham Steed e don Luigi Sturzo.

49 Nancy Witcher (1879-1964) sposò in seconde nozze il visconte Walford Astor e fu la prima donna inglese a sedere nel Parlamento britannico, nelle file dei conservatori. Lady Astor si distinse in particolare per l'apertura sociale a favore dell'assistenza alle donne e d'infanzia.

50 Si tratta di G.D.H. Cole e M. Cole, The intelligent mani review ofEurope To-day, Gollann, Londra 1933. L'illustre storico del socialismo George Douglas Howard Cole scriveva a proposito dell'Italia che I'a- scendente di Stuno e del Ppi sui contadini cattolici aveva di fatto impedito la possibilith della presenza di un forte partito socialista, aprendo la strada al fascismo. «...Don Stuno and his followen were succesful in pre- venting Socialism from permeating the peasanrs, and accordingly in interposing barriers, which seemed to most of the Socialist leaders to be absolure, in che way of a succesful Socialist revolution. The contest for popular support between Socialist and Don Sturzo's Catholics thus led to a position of stalematen (p. 618).

51 Lettera manoscritta. Smrzo annota: 16 dicembre 1933. 52 Henri de Jouvenel (1876-1935), giornalista e senatore, fu ambasciatore di Francia in Italia nel 1933.

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to. Non ha nessun contatto in Italia. Tutta la sua famosa attività antifascista si riduce ad aver partecipato tra il '22 e il '24 al movimento studentesco antifascista in qualità di delegato per Genova o la Liguria. Da sette o otto anni che è all'estero non ha avuto che una preoccupa- zione: partecipare in qualità di delegato giovanile.. . a tutti i Congressi Internazionali.

I1 modo con cui parla di Treves e dei vecchi parlamentari che frequentò per anni e che salvarono il padre dalla rovina, è sconcio. Spero che Marc Sangnier53, una volta informato, vorrà metterlo alla porta. Il padre, che incontrai tempo addietro dai Nitti (e che non mi piace) mi disse che era in rotta completa col figlio per via di questo suo odio- so atteggiamento.

Non ho ricevuto il fascicolo di «Politique». Eppure la posta funziona bene qui in Francia.

I miei tutti bene. Sarei lietissimo di tornare il prossimo inverno in Inghilterra. Ma bisognerebbe che potessi fare una o due conferenze retribuite, altrimenti ci rimetto troppo. Pare che a. Cambridge vorrebbero invitarmi. Se si potesse combinare un'altra con- ferenza a Londra verrei certamente.

La situazione europea è tragica. La incapacità delle democrazie di governo e soprattutto dei partiti socialisti di aderire alla realtà, la illusione che la politica estera briandista possa ancora trionfare in un'Europa per metà fascistizzata, il passivisrno totale di fronte alle iniziative hitleriane, se procrastineranno l'urto, lo renderanno infinitamente più terribile e incerto di qui a due oire anni. Il Quai d'Orsay proprio in questi giorni ha avuto nuove prove della duplicità mussoliniana; ma preferisce far buon viso a cattivo giuoco, per non confermare un nuovo fallimento. Lapousske laburista accentuerà la pru- denza anglosassone e il rifiuto di impegnarsi in qualunque linea obbligata. È perciò pro- babile che continuando per questa strada la Francia rischierà di trovarsi isolata anche nel- la politica di accordo, dopo aver lasciato passare le rare occasioni che le si presentavano di agire risolutamente. Paul Boncour54 e MacDonald55 sono le due piaghe d'Europa, per lo meno quanto Hitler e Mussolini. E prevedibile di qui a poco una nuova crisi di governo in Francia e l'andata al potere di una formazione di concentrazione. Non si vede però l'uomo capace di fare una politica risoluta senza cadere prigioniero della destra e dello Stato Maggiore. Nell'articolo di fondo del 9" cahier di «G.L.» che sta per uscire56 espri- miamo francamente il nostro pessimismo e indichiamo per sommi capi quella che, a

53 Marc Sangnier (1 873-1 950). Uomo politim francese. Fondò I'associazione policica e sociale cristiana "Le Sillon", poi condannata dalla Santa Sede. Successivamente promosse il movimento politico di ispirazione democratico cristiana "Ligue de la Jeune rdpublique". Eletto deputato nel 1919, a partire dal 1926 si dedicò all'azione per la pace e contro il razzismo, presiedendo il Comitato internazionale d'azione democratica per la pace. Fu arrestato nel 1943. Nel dopoguerra, divenne presidente onorario dell'Mrp e fu eletto all'Assemblea Costituente e all'Assemblea Nazionale.

54 Joseph Paul Boncour (1873-1972), primo miniscro e ministro degli Esteri francese fino al dicembre 1932; rimase al ministero degli Esteri nel governo DaIadier (1 933).

55 James Ramsay MacDonald (1866-1937), leader laburista, guidò il primo governo laburista in Inghil- terra, nel 1924; nuovamente premier nel 1929, propose nel 193fdei t& ai susiidi di disoc~u~azione~che divisero i laburisti. Accertò quindi di guidare un nuovo governo di coalizione con l'appoggio dei conservatori, il che gli valse la qualifica di traditore da parte della maggioranza della sinistra inglese. Si dimise nel 1935, -- lasciando il posto d governo Baldwin.

-

56 Vedi iugucrra che torna, in wQGb, I1 serie, n. 9, novembre 1933, pp. 4-8.

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parer nostro, sarebbe forse l'unica politica capace di salvare la pace. Ma siamo certi a prio- ri che non sarà applicata.

In Italia il solito clima. Ancora accentuata, se possibile, l'indifferenza e il passi- vismo. Solo una minoranza giovane lavora, ma con animo più di mordisti che di politici. Se non interverranno fattori risolutivi la rinascita sarà lentissima.

Ha visto i'ordine del giorno mussoliniano per le istituende corporazionij7? Un nuovo organo burocratico e conservatore. Il che era, beninteso, nelle previsioni nostre, ma non di quelli che attendono da undici anni da Mussolini la rivelazione della sua fede.. . socialista.

Mia moglie desidera esserle ricordata. Ci saluti le sue ospiti gentili, Mrs. Prit- chard e riceva i miei saluti cordiali.

Suo dev.mo Carlo RosselIi

IO.

Parigi, 20 dicembre 193358

Caro Professore, sono molto lieto di apprendere che verrà qui 1'8 gennaio. Veda di conservarsi

una serata libera, possibilmente. Amerei poter parlare con lei di molte cose. Condivido le sue preoccupazioni per la situazione internazionale. Da un paio

di settimane pare che ci sia qui un certo miglioramento nel senso della fermezza. Ma non è Paul Boncour e neppure Daladierjy che rovescerà le parti nel giuoco europeo. Quanto all'Inghilterra spero che le inverosimili gaffes di Schachtuo serviranno più che mille requi- sitorie morali ad aprirle gli occhi. Pare impossibile, ma quando le cose sembrano andar

57 Il 13 novembre 1933 Benito Mussolini presentò un ordine del giorno al Consiglio nazionale delle cor- porazioni, al quale fece seguito, il giorno successivo, un discorso solenne, ma assolutamente vago, sulla strut- tura corporativa da assegnare allo Stato. Carlo Rosselli attaccb a fondo il duce sulla «Libertà)) del 23 novembre 1933 (pag. 1) con un articolo dal titolo Mussolini e il capitalismo. «La mia impressione - scriveva tra l'altro - 6 che Mussolini abbia voluto pronunciare un discorso demagogico, ma non crede affatto né all'awenuto supe- ramento del capitalismo, né all'awento delle corporazioni. La sua corporazione sarà un organo burocratico che funzionerà (forse) per i rami morti della produzione nazionale, per le imprese facenti parte di quell'ospe- dale che l'Istituto Liquidazioni, ma che non funzionerà affatto nei rami vivi*. Cfr. anche T M a , in «La Libertà)), 16 novembre 1933, pag. 1, non firmato, ma riconducibile a Rosselli.

58 Lettera manoscritta. 59 Édouard Daladier (1884-1970), socialista radicale, fu primo ministro in Francia dal gennaio all'otto-

bre del 1933 e ancora per due mesi nel 1934, quando fu costretto a dimettersi per i disordini seguiti al cosid- detto "Affare Stavinsky", una vicenda di corruzione, nel quale non risultava implicato personalmente (vedi nota 64). Fu di nuovo a capo del governo francese a partire dall'aprile del 1938 fino al marzo del 1940, quan- do si dimise da premier, rimanendo però al governo. Fu poi arrestato dal governo di Vichy e internato in Ger- mania fino al 1945. Nel dopoguerra sedette all'Assemblea Nazionale fino al 1958.

60 Hjalmar Schacht (1877-1970), potente e spregiudicato presidente della Reichsbank e ministro dell'e- conomia di Hitler.

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bene per la Germania, interviene sempre qualche suo madornale errore a ristabilire l'equi- librio. O n n'est sauvé que par ses ennemis!

Non ho in corso nessuna trattativa per conferenze in Inghilterra. Farei volentie- ri la conferenza sullo Stato corporativo, possibilmente ai Foreign AfFairs; e a quella poi ne aggancerei una o due altre. Ma Pettoello61, che interessai per Cambridge, non mi ha risposto.

Cerco i dati per l'articolo sulla battaglia del grano. Credo che, indipendente- mente da ogni giudizio intrinseco sulla saviezza della battaglia in un paese ipergranicoio come l'Italia, si possa dimostrare che anche il raccolto eccezionale di quest'anno è dovuto alle favorevoli condizioni climatiche. I1 raccolto europeo è stato abbondantissimo, del 17% superiore a quello del 1932!

A presto rivederla, dunque. Se lei potesse occuparsi per la conferenza sarei con- tento. Crede che sarebbe possibile ottenere una piccola indennità per coprire una parte delle spese di viaggio? Le mie condizioni non sono così brillanti e poi non amo troppo le esibizioni gratuite là dove ordinariamente si paga.

Abbiamo in famiglia un monte di guai, che fortunatamente vanno lentamente passando. Grazie per i saluti e gli auguri ai miei lontani. Mi permetta di contraccambiarli. E inoltre di ringraziarla per l'invio di «Politique» e degli articoli. I1 suo ultimo, forte e bel- lo, lo sottoscriverei integralmente, solo sostituendo alla parola finale carità la parola li- bertà. Per quanto senta che esiste anche una carità obbiettiva, politica, che consiste nel non spogliare con la violenza gli uomini dell'autonomia e della responsabilità dei loro atti.

Lavoro, a strappi, al libro. Mi serve se non altro a chiarire le idee e a far letture meno superficiali.

Auguri alle sue ospiti e agli Steed e, dimenticavo, al Dr. Sicca62. Suo dev.mo

Carlo Rosselli

[Parigi] 7 febbraio 193463

Caro professore, ho mandato la lettera al «Times». Speriamo pubblichi. Ma temo che la mia

gocciolina si perda nel mare agitatissimo delle notizie di Francia.

6' Decio Pettoello, antifascista emigrato in Inghilterra. 62 Michele Sicca, medico e amico di S m m , lavorb per qualche tempo all'ospedale italiano a Londra.

Seguì Stum in America, condividendone l'impegno politico. 63 Lettera manoscrirca.

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Le dimissioni di Daladierb4 costituiscono, per le circostanze in cui soprawen- gono, una disfatta storica'della sinistra francese. La battaglia era male impegnata, ma una volta impegnata bisognava andare sino in fondo. Andare sino in fondo non doveva signi- ficare, come comodamente volevano gli S.F.I.0.65, riposare sulla truppa, ma attaccare con possenti dimostrazioni le dimostrazioni di destra. Questo non essendosi voluto o potuto fare, era fatale la débdcle. Non credo che avremo mutamenti costituzionali seri, la destra mancando di un capo, e i vecchi leaders stile Tardieu-Lavai e compagni null'altro desiderando che riafferrare il potere in Repubblica. Può anche darsi che l'Unione Nazio- nale operi un raddrizzamento netto in politica estera, il che, nonostante la diversa impo- stazione, sarebbe un guadagno.

'L'unico punto nero è la prefettura di polizia. Chiappe reintegrato e l'ipoteca di Chiappe sulla repubblica. Quello che oggi non è avvenuto potrebbe avvenire tra sei mesi.

La saluto in fretta. Suo Carlo Rosselli

[Parigi] 8 marzo 193466

Caro professore, l'accusa67 lanciata all'ultim'ora contro di me, Salvemini ecc. è assolutamente

64 Succeduto a Camille Chautemps, dimessosi per l'affare Stavinsky, Daladier decise di rimuovere il pre- fetto di polizia di Parigi Jean Chiappe, considerato troppo morbido con i manifestanti di destra. Quest'ulti- mi, per tutta risposta, organizzarono una nuova grande dimostrazione di piazza il 6 febbraio, giorno della presentazione alle Camere del nuovo governo. La manifestazione fu dispersa con la forza dalla polizia e gli incidenti provocarono la morte di quindici persone. I1 giorno dopo Daladier fu costretto a dimettersi.

6s Séction Francaise de l'International Ouvrière. 66 Lettera dattiloscritta, con firma autografa. 67 Nel marzo del 1934 si aprì al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato il processo per l'attentato

di San Pietro: il 25 giugno 1933 infatti uno sconosciuto aveva tentato di portare dentro la Basilica vaticana una valigetta; nel corso di una colluttazione con i custodi, la valigetta era esplosa, provocando quattro feriti. Ma l'attentatore era riuscito a scappare. Nell'ottobre successivo furono arrestati come organizzatori dell'atten- tato Renato Cianca (fratello di Alberto), suo figlio Claudio, Leonardo Bucciglione e un chimico, poi pro- sciolto, Pasquale Capasso. I quattro arrestati furono imputati anche di aver progettato un attentato per ucci- dere Mussolini con l'acido cianidrico. I giornali de11'8 marzo 1934 riportano ampi brani della requisitoria del procuratore generale Landolfi che indica in Alberto Cianca, Carlo Rosselli e Salvemini «i mandanti, i finan- ziatori e gli organizzatori della criminosa impresa». I tre, scriveva Landolfi, si «trovano tutti a Parigi e ancora una volta hanno dato prova di quello che possa in animi perversi la sicurezza della loro personale incolumith che derivano dalla territorialità delle leggi penali [. . .] Mossi da odio senza speranza verso la Patria, hanno dato incarico ai nuovi sicari per attentare alla vita del Capo del Governo mediante un ordigno contenente miscela chimica [...].n (Cfr. Il npfando complotto contro il Dure, in «Il Corriere della Seran, 8 marzo 1934, p. 2). I1 processo contro i presunti mandanti fu stralciato. Nonostante la perizia balistica avesse escluso che I'e- splosivo contenuto nella valigia fosse in grado di uccidere - si trattava in sostanza di un'azione dimostrativa contro il Vaticano - il Tribunale Speciale, il 20 macm del 1934, condannò Cianca padre e Bucciglione a trent'anni di reclusione e Cianca figlio a diciassette (vedi La sentenza del Tribuna& Speriah contro i sicari &i fuoriusciti, in .I1 Corriere della Serar, 21 marzo 1934, p. 2).

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falsa, inventata di sanissima pianta. Come avrà visto dalla «Libertà» di oggi68 (o come vedrà, giacché questa mia le arriverà prima del giornale) certe circostanze affermate dal- l'accusa sono evidentissimamente inventate. Ho mandato subito una lettera al «Times)) e ho scritto a Steed per sapere se ci sono gli estremi per libel69 contro il «Daily Mail» e con- tro il «Daily Herald)) del 5 marzo. Immagino che Salvemini vorrà pure dar querela.

È caratteristica anche la fretta con cui fanno il processo pochi giorni prima del- la nascita di un erede nella famiglia del principe ereditario70. Vogliono poter fucilare sen- za disturbo. Ma in ogni caso le responsabilità del Vaticano che non ha reclamato o alme- no cercato di reclamare la competenza e che ha permesso che quattro lievi feriti dallo spo- stamento d'aria prodotto dallo scoppio e da pezzi della valigetta contenente l'ordigno diventassero, per i bisogni del Tribunale Speciale, strage e attentato alla sicurezza dello Stato.. . italiano, sono gravissime.

La ringrazio per gli articoli, tutti estremamente interessanti. Segnalo quello francese sull'Austria71 a Tasca che lavora da qualche settimana al «Populaire» e che firma André Lerom. Bisognerebbe tradurre anche quello in inglese72 che corrisponde piena- mente al nostro pensiero. Ma a leggere i1 «Times» ci si deve sempre più convincere che l'Inghilterra è incapace di assumere una posizione netta; l'articolo sul viaggio di Eden73 era colmo di filogermanismo hitleriano. Le segnalo l'articolo Nazionalpacifismo sul nlul- timo «Quaderno» dovuto a un fine scrittore italiano74 perché mi sembra che la sua critica alla mediazione a posteriori inglese sia definitiva.

Non ricordo se prima di andar via lei mi restituì l'ultimo N. della «Riforma Sociale)). Se per caso lo avesse lì le sarei grato se volesse con tutto suo comodo, restituirmelo.

La situazione qui è un po' migliorata dopo il rinvio del Congresso radicale. Ma resta sempre grave.

Cordiali saluti, suo

Carlo Rosselli

68 Vedi Una nuova sinistra peculazionepolitica sulprocesso per la bomba in San Pietro, in «La Libertà),, 8 marzo 1934, pp. 1-2. Cfr. anche Ilprocesso per la bomba di San Pietro, ibidem, 15 marzo 1934, p. 1; Ilprocesso per il 'petardonin S. Pietro, ibidem, 22 marzo 1934.

69 Diffamazione. 70 Si riferisce all'imminente nascita della principessa Maria Pia di Savoia, che awerrà il 24 settembre

1934 a Napoli. 71 L. S t u m , L&stnh vista dallinghilterra, in ~L'Auben, Parigi, 23 febbraio 1934, ora in ML, 111, pp. 20-24. 72 L. S t u m , LAustria elinghilterra, in ~ N e w Britain)), Londra, 28 febbraio 1934, ora in ML, 111, pp. 24-

28. Sulla questione austriaca e il ruolo dell'Inghilterra, Siurzo scriveva: ~Awenimenti come la persecuzione degli ebrei in Germania o la repressione sanguinosa d'Austria (per parlare solo dei fatti recenrissimi) oggi pas- sano tra il mormorio timido e sommesso della camera dei comuni, senza che nessun uomo del governo elevi una procesra morale. Non intendo con ciò assegnare al governo inglese il compito della tutela della moralità degli altri stati; ma ci sono occasioni in cui la polinchetca ispirata alla massima, alquanto ipocrita, "di non inrerferire negli &ai interni degli altri paesi", dovrebbe dar posto a quelle manifestazioni di etica internazio- nale, che sollevano le questioni dette politiche in un'atmosfera più generale e più umana. E se ce n'è di cali questioni, quella dell'Austria è una..

73 Si riferisce al viaggo che il ministro degli Esteri inglese Robert Anthony Men fece a Berlino, dove il 20 febbraio del 1934 incontrò Adolf Hitler.

74 Pens. [pseudonimo di Luigi Salvatorelli], Naziona4anf;M.. in wQGb, Ii serie, n. X febbraio 1934, pp. 30-93.

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P.S. I due Cianca compromessi nel processo non sono zio e nipote ma padre e figlio. All'udienza è prevedibile una scena impressionante. Pare infatti che ciascuno cerchi di scagionare l'altro addossandosi le colpe. Dico pare perché nessuna notizia è trapelata sin qui neppure dai parenti di Cianca. Tanto vero che sinora credeva trattarsi di zio e nipote e oggi solo scopre che sono padre e figlio.

Londra, 10 marzo 193475 Caro Amico,

ho telefonato a Steed, il quale si scusa di non averle risposto subito. M.me Rose giovedì sera prese una caduta; niente di grave, ma è molto sofferente. Oggi il suo awocato, Woodrd, non è a Londra. Lunedì gli parlerà e sentirà il suo parere circa il caso di diffama- zione di vari giornali londinesi (non son solo il «Daily Mail)) e il «Daily Herald))). -

L'opinione personale di Steed è che il caso di diffamazione, secondo il criterio inglese, ci sia di sicuro. Egli però fa osservare che secondo le abitudini inglesi, si potrebbe domandare la pubblicazione di una dichiarazione di rettifica e il pagamento di una indennità, senza arrivare al processo. Se poi il giornale rifiuta l'una e l'altra (o l'una o l'al- tra), allora andare avanti la corte. Altro caso per fare il processo, anche senza tentare l'ac- cordo amichevole, è quando si vuole fare un processo politico. In ogni caso bisogna con- siderare che le spese processuali sono molte e che può darsi il caso (non probabile secondo la comune esperienza) di un non luogo.

A ogni modo, egli sentirà l'avvocato. Però gli sembra di non aver ancora ricevu- to quel che Lei gli aveva scritto di avere inviato o dovere inviare.

Ieri ho visto Salvadori76 e l'ho pregato di guardare tutti i giornali che hanno fat- to il suo nome e quello di Salvemini. Lo stesso Salvadori mi ha detto di aver saputo o sen- tito dire che Bolton King77 aveva dovuto rimettere di suo 200 sterline, non ostante l'in- dennità liquidatagli di 1700 sterline nella causa contro il «D.[aily] Telegraph».

Parecchio tempo addietro avendo parlato con un awocato italiano degno di credito e non legato al regime, gli domandai se nel caso Cianca poteva il Vaticano rivendi- care qualche suo diritto leso. Egli mi disse che l'accusa di complotto, anche semplicemen- te preparato o in qualsiasi modo ideato, sul territorio italiano, contro la sicurezza dello

75 Lettera manoscritta. Sturzo riporta il suo indirizzo londinese di 32, Chepstow Villas London W1 1. 76 Nell'archivio Sturzo (f. 414 - C. 32) 6 conservata una lettera del 12/3/1734 di Max Salvadori a don

Sturzo, nella quale si parla della vicenda: "Chiarissimo Professore, ho acquistato un certo numero (20) di copie del «Daily Heraldn e del eDaily Mail* da consegnare all'awocato nel caso che Rosselli faccia il processo. Ho acquistato pure il «Daily Expressn (che non menziona l'attentato) il uNews Chroniclen che dà i tre nomi di Rosselli, Salvemini e Cianca, e il «Sunday Pictorial» che accenna all'attentato senza nominare i tre esuli. Rosselli aveva già il «Daily Telegraphr, il ((Timesa, il uManchester Guardiann e altri. Manderò direttamente a Rosselli i ritagli del aNews Chroniclea e del «Sunday Pictorialr".

77 Henry Bolton King, storico. Tra le sue pubblicazioni la biografia di Giuseppe Mazzini (L$ ofMazzi- ni, Dent, Londra 1912) e il famoso LItalia di ogqi, scritto insieme a Thomas Okey, pubblicato in Italia da Laterza nel 1904.

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Stato, o classificato tale, dà diritto, secondo le leggi vigenti, d a giustizia italiana di fare un processo autonomo indipendentemente da un altro processo che potrebbe fare il Vati- cano per un reato commesso nel suo territorio. Il Vaticano avrebbe dovuto domandare l'estradizione, che sarebbe stata negata, per il fatto (che per il governo è principale), che l'intenzionalità del complotto rilevata da indizi, sia stata contro lo Stato italiano.

Questo le scrivo non per discolpare il Vaticano, ma per chiarire la figura giuri- dica del fatto. Questo awocato mi diceva che egli pensava (come sua idea) che il Vaticano avesse desiderato che l'affare di S. Pietro non fosse portato avanti. Non so se sia vero. In ogni caso a me sembra non giusto accusarlo, senza seria e sicura ragione, e peggio non contare sopra una non impossibile azione per mitigare la pena e evitare un'esecuzione.

Questo lo scrivo per lei e riservatamente. Non desidero che su questo tema sia fat- to il mio nome. Penso però con molta tristezza ai Cianca padre e figlio e alla loro reciproca generosità di sacrificarsi i'uno per l'altro; nel fatto finiscono per accusarsi tutti e due.

Ho qui la «Riforma Sociale)) - ultimi no, che le manderò al più presto insieme ad un mio articolo.

Le accludo la sua lettera pubblicata (finalmente) dal «Times». Se Tasca ha fatto cenno del mio articolo sul «Populaire», la prego di mandarmelo.

Non ho avuto tempo di leggere il «Quaderno»; ma lo leggerò di sicuro. Ho visto diversi articoli che mi interessano.

Mi ricordi alla Signora. Gradisca i miei più cordiali saluti e quelli di miss Marshall, Miss Carter e Mrs

Pritchard.

Luigi Sturw

[Parigi] 14 marw [l 934178

Gentilissimo Professore, grazie infinite per la sua lettera. Può contare sulla mia riserva. L'art. 22 del Concordato stabilisce effettivamente la competenza italiana ma il

Vaticano avrebbe per lo meno potuto protestare contro l'accusa di attentato alla sicurezza dello Stato italiano per un fatto awenuto in territorio Vaticano79.

I giornali italiani insistono nella loro campagna a evidenti fini di intimidazione alla vigilia del cosidetto plebiscito. Salvemini ha scritto ai giornali americani e ha telegra- fato a Mussolini sfidandolo a farlo condannare dal Trib. Spec. e a far poi domanda di

78 Lettera dattiloscritta. 79 In realtà al prowso per l'attentato di San Pietro, il pubblico ministero non si appellò al Concordato

ma sostenne la tesi che - in base all'articolo 6 del Codice penale allora in vigore - "si intende commesso in territorio dello Stato il reato che comunque in esso abbia inizio e preparazione". Cfr. La sentenza drl Tribuna- le speciale contro i sicari dpifwriusciti, in *Il Corriere della Seran, cit.

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estradizione presso il governo degli St. Uniti. In caso che la sua sfida non sia raccolta annuncia che farà esaminare le cosidette prove che il Trib. Spec. pubblicherà da un grup- po di eminenti personalità americaneso.

Non so ora se questa sua iniziativa possa compromettere la querela. Io sarei in ogni modo per darla. Ma Steed non mi ha risposto. Gli scrivo ma pregherei lei di volersi nuovamente interessare della cosa. Se ad es. I'awocato ritenesse necessario esigere prima la inserzione di una adeguata smentita e il pagamento per via amichevole dell'indennità bisognerebbe non tardare troppo. Tenga presente che tra i querelanti potrebbero essere anche mia moglie e mio suocero. -

Purtroppo il «Times» non poté pubblicare la mia lettera perché effettivamente non aveva pubblicato niente sul processo. Fui tratto in errore da un amico che mi mandò un ritaglio di giornale scrivendoci su «Times». Ho allora pregato il «Manch. [ester] Guar- dian» di inserire la smentita prima del 16. Speriamo che accetti.

La lettera di Adelphi è un capolavoro di finezza psicologica e di buon senso liberale. Varrebbe la pena di tradurla sui ((Quaderni)). È triste però dover leggere sui gior- nali inglesi il resoconto di un processo per somministrazione di olio di ricino. Sembra che questa ondata fascista prima di essere schiantata debba tutto e tutti travolgere. La stessa vittoria laburista nelle elezioni londinesi, con la distruzione completa del partito liberale, indica che ci si awia anche in Inghilterra ad una lotta mortale tra destra e sinistra. Può darsi che l'Inghilterra eviti, in virtù del suo meraviglioso equilibrio, gli estremi continen- tali. Ma potrà evitarli la Francia? E la Spagna?

La Concentrazione è in piena crisi e mi pare difficile che possa sopravvivere. I socialisti sono sempre più preoccupati del nostro movimento e prendendo a pretesto un articolo personale di Lussu (a cui si potrebbero contrapporre infinite altre loro manifesta- zioni) vorrebbero ridurci a un gruppo di leva castagne dal fuoco per i begli occhi di Modi- gliani e di Nenni.

Può immaginare l'impressione e il dolore per la morte del povero Clericisi, gio- vane simpatico, generoso e combattivo. La polizia si orienta sempre di più verso la tesi del delitto politico.

Riceva, insieme ai miei ringraziamenti, i miei migliori saluti.

Carlo Rosselli

80 Salvemini, che si trovava negli Stati Uniti, inviò a Mussolini il seguente telegramma: «Al Capo del Governo - Roma. Apprendo dai giornali che il Tribunale Speciale fascista mi accusa di aver partecipato ad un complotto per far esplodere una bomba in S. Pietro e per attentare alla vita vostra. Io vi sfido a farmi condan- nare dal vostro tribunale e a domandare la mia estradizione dagli Stati Uniti in base a quella sentenza. Cosl avrete la opportunità di portare davanti a un tribunale americano le prove della mia colpa e io avrò quella di rifiutare le accuse dinnanzi a giudici imparziali. Se questa sfida rimarrà vana, domanderò che una cornmissio- ne di eminenti cittadini americani esamini le prove che il vostro tribunaie pubblicherà e dia un suo giudizio» (vedi «La Libertà*, anno ViII, n. 11, 15 marzo 1934, p. 2).

81 Franco Clerici (1897-1934). Awocato milanese, esponente del Psi milanese e poi nazionale, si rifugiò, dopo le leggi speciali del 1926, in Croazia, e dopo pochi mesi, aVienna. Nel 1930 raggiunse la Francia. Stre- nuo fautore dell'accordo di azione comune tra G.L. e il Psi (1931), fu ucciso il 12 marzo 1934 a Parigi con un colpo di rivoltella da un italiano squilibrato che gli aveva chiesto e invano, di farsi garante del suo antifasci- smo. Vedi il profilo di A. Landuyt, in IL movimento operaio italiano. Dizionario biograf;co (1853-1943), 11, a cura di Franco Andreucci eTommaso Detti, Editori Riuniti, Roma 1976, pp. 55-58.

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Parigi, 13 maggio 1934g2

Gentilissimo Professore, le presento I'arnico e profugo ungherese Bèla Menczers3, profondo conoscitore dei

problemi dell'Europa Centrale, che desidera vivamente fare la sua personale conoscenza. Avrà forse letto i suoi articoli sui nostri «Quaderni»84 e diversi contributi appar-

si recentemente in riviste inglesi. La prego di accogliere i miei migliori saluti, suo

Carlo Rosselli

P.S. Il Menczer si interessa in modo particolare ai problemi italiani ed è in rela- zione con molte personalità del movimento cristiano sociale.

Parigi, 13 luglio [l934185

Gentilissimo Professore, non risposi subito all'ultima sua accusandole tra l'altro ricevuta delle due sterli-

ne perché dovetti partire improvvisamente per La Baule dove Marion era stata colta da un fortunatamente lieve attacco cardiaco, probabilmente colpa del gran caldo aggiuntosi alla fatica. L'ho lasciata ieri pomeriggio meglio, ma non ancora rimessa.

Salus ab inimicis, dai crimini dei nemici, è proprio il caso di dire dopo gli even- ti di Germania86. Vedremo ora come Hitler spera di poter ristabilire il suo prestigio e

82 Lettera manoscritta. 83 Bèla Menczer nato a Budapest nel 1902 militò nelle file del partito socialista rivoluzionario e nel 1924

seguì in esilio a Parigi I'ex capo del governo prowisorio della Repubblica popolare ungherese Kàrolyi. Docen- te universitario e giornalista, esperto di problemi del centro-Europa, collaborò a diverse testate. Nel 1933 si avvicinò ai cattolici. Nel 1940 si arruolò nelle Forze francesi libere e h inviato in Chad. Nel 1946 collaborò con il governo prowisorio di Parigi. Nel dopoguerra insegnò in diverse università europee. Tra le sue opere, i'antologia Catholicpolitical thought, 1789-1848, Burn Oates, Londra 1952. Sturzo ricevette Menner il 9 giugno del 1933. Data e ora dell'appuncamento sono segnati da S t u m sulla lettera di presentazione che il profugo ungherese gli inviò il 4 giugno 1934 per chiedergli di essere ricevuro. Vedi ALS, BP f. 321. C. 14.

84 Vedi B. Menner, Lettera di un prohgo hlla Germania a un amico italiano, in uQGL>, I1 serie, n. VII, giugno 1933, pp. 20-30 e A u s h c Germania, in uQGLn, 111 serie, n. IX, novembre 1933, pp. 41-48.

85 Lettera manoscritta. S m m annota la data di ricevimento: 23 luglio. 86 Si riferisce alla cosiddetta "Notte dei lunghi coltelli". La nome fra il 30 giugno e il lo luglio del 1934 in

Germania su ordine di Hirler vennero uccisi il discusso capo delle Sturmabtezlung (SA), Ernst Rohm, insieme a rutto il suo stato maggiore, nonché altri oppositori interni come Gregor Strasser e I'ex cancelliere Kurc von Schleicher. In turco il Paese si contarono circa duecento vittime. .Giustizia e Libertàn, il settimanale di Carlo

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soprattutto sottrarsi alla tutela militare. Ma per quanto faccia il suo prestigio è scosso nel mondo e anche in Germania, dove debbono esistere ormai centinaia di candidati giusti- - zieri tra gli amici degli scomparsi. Dicevo salute dagli avversari, perché l'intesa franco- inglese si è fatta e le cose debbono essere andate molto al di là di quanto noi non immagi- nassimo dopo gli scambi di missioni militari. Se almeno al Foreign O 6 c e si convincesse- ro che è l'ora di non sorreggere più Mussolini, di non assicurargli ulteriori successi di pre- stigio. Ma le 'due corazzate ricatto temo funzionino nelle mani di Mussolini come mezzo di contrattazione; gli inglesi sono empirici; un problema alla volta; ottenere dunque la rinuncia alle 35.000 tonnellate, poi si vedrà.

Dall'Italia giungono voci di amnistia in grande per settembre, data della nascita di un erede presunto. Non credo assolutamente che Mussolini possa disarmare, possa rinunciare alla sostanza della sua legislazione e dei suoi metodi. Ma v'è chi ci vuol credere. Cosicché è prevedibile per allora una nuova crisetta nell'emigrazione. Caldara87 farà la rivista e Giannini fa da Parigi «I1 Merlo)) che si vende liberamente in Italia. Il caso Gianni- ni è sconcio88, Dopo aver mangiato, sottratto, profittato per anni, venutigli meno i soc- corsi che ormai finivano tutti nelle bische, ha cambiato casacca. Uno di quegli uomini che è bene aver perduto.

Cordiali saluti, suo

Carlo Rosselli

Rosselli, che raccolse l'eredità della «Libertà» dopo la chiusura legata allo scioglimento della Concentrazione antifascista, dedicb ai gravissimi fatti di Germania l'intera prima pagina del numero del 6 luglio 1934. Depra- vazione e sangue era il titolo dell'editoriale.

87 Emilio Caldara (1868-1942). Esponente socialista, vicino alla posizioni di Turati e Treves, fu il primo sindaco socialista di Milano (1914-20) e successivamente deputato. Partecipb alla protesta aventiniana e nel 1926 fu dichiarato decaduto dal mandato parlamentare insieme a tutti gli altri deputati di opposizione. Dopo una condanna per il possesso di un'arma, si trasse in disparte dalla vita politica attiva. Nel 1934 chiese udienza a Mussolini, per sottoporgli il progetto di una rivista sui problemi del lavoro che doveva coinvolgere alcuni ex oppositori del regime, soprattutto socialisti riformisti, ma anche massimalisti e cattolici favorevoli all'orientamento corporativo dello Stato. Mussolini ricevette Caldara, sul momento si mostrò interessato ma poi lasciò cadere il discorso. Sul «caso Caldara~, che fece clamore negli ambienti del fuoriuscitismo, vedi R. De Felice, Mussofini ildure, I, Gli anni &/consenro (1929-1930, Einaudi, Torino 1996, pp. 3 13-322 e «GL», Un accordo Mussolini-Caldara per la pubblicazione di una rivista socialista, 25 maggio 1934, p. 3; Sul caso Caf- dara, 7 settembre 1934, p. 3.

88 Vedi tra l'altro Giannini, Carozzo, Lotario, «Il Merkmed altre nobili speculazioni editoriali, in «Gb, 20 luglio 1934, p. 3. Nelle carte della segreteria particolare del Duce c'è un appunto datato 31 dicembre del 1936, in cui si legge: «Domandare a Bocchini [capo della polizia, ndr] perché il "Merlo* non ha pubblicato l'ordine del giorno degli anarchici contro Rossellin, vedi ACS, SPD, CR, b.77, HIR, fasc. Rosselli Carlo e Saba- tino; ora in Un'altra Italia ..., cit., p. 164 e nota.

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[Parigi] 29 luglio 193489

Gentilissimo Professore, mi spiace infinitamente non poterla vedere domani. Parto proprio oggi con

mia moglie per La Baule (L.I.), Villa Cabriole, Av. Général Berthelot dove mi tratterrò due o a l massimo tre settimaneso. Mia moglie fortunatamente va meglio. Spero di poterla vedere al suo ritorno. Grazie per i giornali e gli articoli di cui vorrei parlare.

Cordiali saluti, suo

Carlo Rosselli

Tarchiani è qui. Qualora volesse vederlo può telefonare a Odeon 98-47, oppure scrivergli a 15, rue Olier.

Parigi, 25 settembre 193491

Gent.mo Professore, mi spiacque molto non poterla vedere. Ma lei partì proprio la stessa mattina in

cui io arrivavo reduce da un week-end a Pontigny. Nulla di molto importante da segnalarle in merito alla situazione italiana. Tar-

chiani mi disse che lei giudicava prossima la crisi. Può darsi: ma per ora non la si vede all'orizzonte. Anche dal lato finanziario il periodo più acuto sembra superato. Non per nulla Jung92 e Beneducen, tanto corrotti quanto scaltri, lavorano a rattoppare. L'unico aspetto nuovo è un certo movimento intorno al fatto corporativo che delude i giovani. Ma sono piccoli sintomi. Tuttavia noi proseguiamo e anzi cerchiamo di intensificare il lavoro. I Nitti mi dissero che lei desiderava sapere di dove avevamo tratto la fotografia del

89 Lettera manoscritta su carta intestata con lo stemma di Giustizia e Libertà e la dicitura «G.L, insorge- re-risorgere». Sul bordo superiore reca due cifre scritte da S t u m (prob.: a9 ? ») di difficile interpretazione.

90 S t u m scrive il 31 luglio da Parigi a Bercha Pritchard: ,Carlo Rosselli non 6 a Parigi, mi ha scritto che partiva domenica per La Bauk (L.I.) villa Cabriole, Av. Général Berthelot, dove starà circa tre settimane)). (Lerrera di Sturzo a Bercha Pritchard, 31 luglio 1934, conservata presso l'lnternational Institute of Social History di Amsterdam).

91 Lettera manoscritta. S t u m annota data di ricevimento: 17 ottobre 1934. 92 Guido Jung, ministro delle Finanze dal 1932 al 1935. 93 Alberto Beneduce (1877-1944). Pur provenendo dalle file democratiche (fu ministro nel governo

Bonomi, di cui era seguace) divenne ben presto ascoltato e influentissimo consigliere di Mussolini per le poli- tiche industriali e creditizie. Attraverso la costituzione delllIri (di cui fu presidente) e dell'Imi, fu l'ispiratore della linea di intervento statale nell'economia realizzata dal fascismo.

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sacerdote che bacia la mano al duce94. Si tratta del numero unico sulle dittature pubblica- to l'anno scorso da «Vu».

Noi non possiamo sorvolare su questi aspetti della vita italiana, che non sono episodici ma illuminano un processo lento ma fatale di conversione del fascismo in una reazione classica, di tipo autoritario-dinastico-cattolico. Proprio in questi giorni le riviste fasciste pubblicano fotografie di suore maestre che salutano romanamente Mussolini.

Mi rendo conto quanto dolorose certe manifestazioni debbono riuscirle. Ma la verità, la realtà innanzitutto.

Perdoni la franchezza e accolga il mio saluto cordiale. Mia moglie desidera esserle ricordata.

Suo

Carlo Rosselli

Londra, 7 febbraio 193595

Egregio Professor Rosselli96, non comprendo la ragione dell'attacco contro il Partito Popolare Italiano a pro-

posito della libertà di insegnamento, contenuto nel numero dei 1 febbraio di ((Giustizia e Libertàn97.

Che il Partito Popolare Italiano abbia mantenuto sempre la sua fede nella libertà (la sua insegna fu il motto Libertas dei Comuni italiani), non credo che si possa dubitare. A parte ogni altra prova ne fanno fede i due dei nostri capi morti in esilio, Giu- seppe Donati e Francesco Luigi Ferrari. Che poi i cattolici al potere sappiano rispettare la libertà di insegnamento che hanno sempre invocata, la prova è data dal Belgio dove i cat- tolici da soli han governato per circa 40 anni [fino198 al 1914, e poi sempre in maggioran-

94 La foto venne pubblicata, sotto il titolo Conciliazione, da «GL» del 31 agosto 1934, p. 2. 95 La data è in inglese. 96 Dattiloscritto, copia in carta carbone. Nelle carte Sturzo è conservata anche la minuta: f. 416-1 1. 97 In un lungo articolo in polemica con «L'Osservatore Romano» sulla difesa della libertà, Rosselli scriveva:

([Prendiamo un esempio più recente. I1 partito popolare in Italia si è battuto strenuamente per la "liberth di inse- gnamento". Ma non è perché si ritenesse giusto il principio in se, ma perchi gli premeva rompere il monopolio dello Stato. Va da sé che se il partito popolare avesse avuto la maggioranza, avrebbe abolito la libertà di insegna- mento. In parte v'è riuscito il Papa, ottenendo dal fascismo l'istruzione religiosa obbligatoria. [. . .] Il cattolico è fatalmente un nemico della libertà, di tutte le libertà. Solo quando la libertà gli è negata, diventa prowisoria- mente liberale, salvo cimangiarsi la libertà non appena abbia il mestolo in mano. Percib il mestolo non solo non bisogna lasciarglielo nelle mani, ma bisogna tenere le sue mani quanto più lontano possibile dal mestolo. Se, putacaso, dopo la morte di Mussolini, la Chiesa tentasse di ipotecare la successione, noi ci alleeremmo anche con i fascisti anticattolici per mettere a posto la Chiesa. Il fascismo passa, la Chiesa no (e preghiamo di credere che non siamo massoni)>. Vedi Stampa amica e nemica. MissionedlmbmgIio, in «GL, 1 febbraio 1735, p. 4.

98 I1 termine manca nel dattiloscritto, ma non nella minuta.

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za fino ad oggi. In sì lungo periodo mai la libertà di insegnamento è stata da essi rinnega- ta o menomata; al contrario, sempre sostenuta e difesa.

Non desidero fare ~olemiche, ma solo rigettare una ingiusta insinuazione. Distinti saluti,

Luigi Sturzo

Parigi, 14 febbraio 193599

Gentilissimo Professore, prima di rispondere alla sua lettera avrei voluto che il giornale avesse fatto cen- -

no della protesta pervenuta (senza beninteso nominarla) per quanto era stato scritto in Stampa amica e nemica sul Partito Popolare e la libertà di insegnamento. Ma poiché sono -

costretto a rinviare al numero prossimo non voglio più oltre tardare a risponderle. Non contesto che in pratica vi siano democratici cristiani che difendono since-

ramente la libertà di insegnamento; ma così facendo non possono che obbedire a un cri- terio di opportunità, non a un principio; giacché la Chiesa ha condannato come errore il principio della libertà di insegnamento. Come è possibile che questa condanna non abbia influenza su coloro che fanno del cattolicesimo la base morale della loro azione, e per di più in una questione in cui la suscettibilità della Chiesa è grandissima? Le riconosco che l'esempio belga è abbastanza suadente (inpratica); per quanto sembra che proprio in que- sti ultimi mesi i democratici-cristiani belgi si siano mostrati molto spinti sulla questione dell'insegnamento nelle discussioni intorno a un eventuale appoggio al Piano De Manloo. Ma l'esempio austriaco? L'esempio spagnolo? È un fatto che dove non si è verificata la rivoluzione democratica e laica i cattolici, anche i più democratici, non rinunciano a imporre alla scuola ufficiale carattere confessionale.

Ma non voglio riaprire la discussione antica; piuttosto pregarla di mandarmi qualche elemento di fatto a suffragio della sua tesi, sia perché sarei ben lieto di farla presente ai lettori, sia perché non chiederei di meglio che di ricredermi sul punto in contestazione.

La minaccia di guerra abissina sembra un poco allontanata. Ma è impossibile . avanzare previsioni, anche per il gioco delle opposte rivalità e gli incidenti possibili, tanto

più possibili dopo la mobilitazione provocatrice. Accolga i miei saluti più cordiali.

Carlo Rosselli

W Lettera manoscritta. 100 Henri De Man, uomo politico belga (1 885-1953) di estrazione socialista, propose nel 1933 in Belgio

il Phn du travail, un progetto di alleanza tra il proletariato e le classi medie per la realizzazione di un'econo- mia mista pianificata. Dopo l'invasione tedesca del Belgio, prese le parti di Leopoldo I11 contro il governo belga in esilio. Morì in Svizzera, dopo essere stato condannato (1 946) in contumacia per collaborazionismo.

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[Londra] 21 febbraio 1935101

Egregio Prof. Rosselli, ricevo, con il ritardo di sei giorni, la sua del 14 c.m. Grazie intanto. La mia del 7 c.m. fu scritta per essere pubblicata compresa la firmal02. Quando io con i miei amici abbiamo, nel 18 gennaio 1919, pubblicato il pro-

gramma del Partito Popolare, al Numero I1 abbiamo scritto: «Libertà di insegnamento in tutti i gradi. Riforma scolastica. Lotta contro l'analfabetismo. Educazione e cultura popo- lare. Diffusione dell'istruzione professionale)). Per quale ragione dubitare della nostra sin- cerità? E chi e quale cosa autorizza G. e L. a fare il processo aHe intenzioni?

Si ricorda Lei la polemica Donati-Turati sulla libertà di insegnamento nell'esta- te del 1922? Era quello il punto difficile per un'eventuale intesa fra popolari e socialisti.

Lei mi domanda della Spagna e dell'Austria. Ma l'accusa era diretta ai popolari d'Italia. I cattolici di Austria e Spagna che sono ora al governo non hanno affatto il pro- gramma dei popolari italiani. Del resto in Spagna si domanda quella libertà di insegna- mento che la Costituzione ha ristretto a danno dei cattolici.

Potrei aggiungere che i cattolici di Francia sostengono la libertà d'insegnamen- to fin dai tempi di Montalembert; e che in Olanda i cattolici insieme ai protestanti di destra hanno organizzato uno dei migliori sistemi di libertà scolastica. Nella mia lettera del 7 c.m. ho solo portato l'esempio belga, perché il più probante: là i cattolici sono stati da soli al potere per quasi mezzo secolo; avrebbero allora potuto sopprimere le scuole avverse (l'ipotesi di G. e L.) e non l'hanno mai fatto né pensato. La discussione oggi dei cattolici belgi con i socialisti è più o meno la stessa di quella di Donati e Turati.

Sono i socialisti che negano la parità nella libertà. Questi i fatti. Ciascuno li può interpretare come crede, ma non mai negarli. Sono lieto che questa questione mi ha dato l'occasione di scriverle di nuovo.

Spero di essere a Parigi ai primi di marzo. Omaggi alla Signora. Auguri per i bambini. Cordialmente,

Luigi Sturzo

101 Lettera manoscritta, conservata in AGL. Sturzo scrive il suo indirizzo: 32, Chepstow Villas, London W 11. Nell'archivio Sturzo (f.416, C. 31) è conservata la minuta, che presenta variazioni trascurabili rispetto alla versione spedita.

102 La lettera di Sturzo fu pubblicata su « G L del 15 marzo 1935. Ad essa fu fatto seguire un commento. «La lettera di Sturzo -scriveva il giornale di Rosselli - dice bensì che il Partito Popolare ha mantenuto sempre la sua fede nella libertà - quantunque ai nobili nomi di Ferrari e Donati si potrebbero contrapporre quelli dei moltissimi Cavazzoni e Anile -; ma non dice che il Partito Popolare accettasse come principio la libertà di insegnamento. L'esempio del Belgio non è suadente, perche là i cattolici oggi al potere con maggioranza rela- tiva e incerta sono controllati e vincolati dal movimento socialista e da quello liberale. Il nostro, comunque, non era solo un problema di fatto. Era anche un problema di principio che la lettera di Sturzo non risolve. Un cattolico non pub accettare la libertà come principio; ma solo come spediente pratico-tecnico, data "la mise- ria dei tempin>. Vedi Una &era di Stutw, in u G b , 15 marzo 1935, p. 2.

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Parigi, 8 marzo 1935103

Gentilissimo Professore, non le ho risposto prima per via di complicazioni famigliari (mia moglie ha

dovuto subire un piccolo intervento) ora finite. Sono lieto di sapere che verrà presto a Parigi e parleremo così assieme delle novità italiane. Vedo che in Inghilterra continuano a non prendere molto sul serio i preparativi duceschi e in realtà, stando ai precedenti, han- no ragione. Ma ormai mi pare da ciechi negare l'evidenza. Nelle due colonie sono stati concentrati già da 100 a 120.000 uomini, e un imponente materiale. Piuttosto è probabi- le che si speri o di strappare col ricatto e la corruzione il protettorato, o ci si proponga di stabilire fortissime posizioni di attacco, rimandando poi a periodo più opportuno l'azio- ne decisiva. Ma di ciò a voce.

Volevo pregarla di un favore: vorrebbe chiedere a Miss Carter di procurarmi un libro in cui possa trovare dei particolari precisi sull'azione svolta dalle colonie irlandesi degli St. Uniti in pro della indipendenza e del movimento d'Irlanda? Credo che questa azione sia stata veramente formidabile. Vorrei citarla ad esempio ai lavoratori italo-ameri- cani, tra i quali andrò probabilmente in aprile-maggio per un giro di conferenze. Come vede il libro mi occorrerebbe con una certa sollecitudine. Nel caso che Miss Carter non riuscisse a trovare nulla che faccia per me, le sarei tanto grato se potesse darmi o procurar- mi dei dati da e!ementi irlandesi. Beninteso rimborserei le spese.

Riceva, insieme alle sue ospiti, anche a nome di mia moglie, i miei saluti più cordiali.

Carlo Rosselli

23- Parigi, 16 aprile [ l 9353 104

Gentilissimo Professore, ha potuto occuparsi del collocamento dell'articolo Borgeselo5? Le sarei molto

grato se volesse informarmi in proposito perché Borgese conta su una edizione migliore.

103 Lettera manoscritta. 104 Lettera manoscritta. 105 Lo scrittore e critico letterario Giuseppe Antonio Borgese (1882-1952) fu uno dei pochi professori

universitari che rifiutarono di fare il giuramento di fedeltà ai regime fascista. Al momento della richiesta del giuramento, Borgese si trovava negli Stati Uniti, dove finì per rimanere proseguendo, parallelamente all'atti- vità accademica, razione antifascista. Le sue lercere a Mussolini, nelle quali spiegava i motivi della sua opposi- zione al giuramenro di fedeltà, furono pubblicate integralmente su u Q G b , serie 11, n. 12, gennaio 1935, pp. 148-162.

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Come vede non sono ancora partito per gli S. U. e non so neppure se ormai potrò partire. Proprio il giorno dopo aver ottenuto il visto, telegrafato in America, mia moglie è stata colpita da un grave attacco cardiaco. Abbiamo passato delle ore molto dure. Ora va benino, ma la convalescenza sarà lunga. Dovrà restare a letto almeno sino al 25-30 aprile.

Mia madre è qui per alcuni giorni e desidera esserle ricordata. Mi saluti le sue ospiti e riceva i miei migliori saluti. Suo

Carlo Rosselli

Parigi, 22 aprile [19351106

Gent.mo Professore, ci giunge solo ora notizia del processone contro i 226 di Ponzal07. Le accludo

un estratto del nostro prossimo Service de Presselos. Se le fosse possibile far pubblicare una nota da qualche giornale inglese giovedì mattina, giorno del processo, farebbe cosa assai utile.

Grazie e molti saluti,

Carlo Rosselli

P.S. Mia moglie si rimette lentissimamente. Ho dovuto rinunciare per ora al viaggio negli S.U.

106 Lettera manoscritta su carta intestata *Giustizia e Liberti». 107 I1 18 febbraio del 1935 un'ordinanza della Direzione della Colonia Confinati politici vietava il per-

messo ai confinati - che di notte dovevano dormire in apposite camerate - di affittare dalla popolazione loca- le camere per uso diurno. Queste camere, spesso prese in locazione da due o tre confinati, venivano utilizzate per riposare, studiare o incontrarsi durante il giorno. I confinati di Ponza non ritennero questo divieto così tassativo e continuarono ad affittare stanze. Dopo più di due mesi, alla fine di aprile, a sorpresa, furono arre- stati in blocco, inviati nel carcere napoletano di Poggioreale e processati per indisciplina. Le pene variarono dai 6 ai 10 mesi di reclusione. A quattordici mesi fu condannato Giorgio Amendola, figlio di Giovanni, mor- to a seguito delle percosse fasciste, il quale fu imputato di essere recidivo. La moglie di Giorgio, Germaine Lecoq, francese, incinta, fu malmenata dalla polizia per aver protestato contro l'arresto del marito. Cfr. Men- tre a Napoli si svolge ilprocesso contro i 287confinati di Ponzu, in «Gb, 26 aprile 1925, prima pagina. Il «Man- chester Timen attaccò duramente il regime fascista per questo nuovo processo.

108 Vedi Leprocèscks287antifarcistes d+ortPs ck Ponza, in «GL, 26 aprile 1935, p. 4.

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Londra, 25 aprile 1935109

Egregio Professore, da parte mia e di Miss Marshall e Miss Carter la preghiamo di presentare alla

sua Signora i nostri migliori auguri per il suo pronto ristabilimento. Ci ha fatto tanta pena sentire che non è stata bene,; e ci conforta il sapere che migliora.

Ieri stesso, appena avuta la sua, pregai Miss Carter di andare personalmente al ((Daily Herald)) e parlare con.. . [nome illeggibile]. Egli accettò con piacere, e stamane ha pubblicato la notizia, che le acchiudo; io aspettavo un miglior posto e un miglior tono.

Non tentai altri giornali per assicurarmene uno di certo, facendo dire ch'era per esso una primizia.

Non ho parlato, ancora, con Mr Goochllo per la «Cont. [emporary] R. [ewiew] D. Lo farò al più presto possibile. Sono stato tanto occupato, e il giorno che pensavo di par- largli dopo una sua conferenza su "The Ethical Disadvantages of Dictatorships" (il 2 apri- le), io durante la conferenza non mi sentii bene e dovetti andar via.

Con i più cordiali saluti,

Luigi Sturzo

Parigi, 23 maggio 1935111

Gentilissimo Professore, mi scusi se non la ringraziai subito per il pronso interessamento e sopraautto se

non rsingraziai Miss Carter. Purtroppo ai casi di Ponza e di Ventotene e alle enormi con- danne del T.[ribunale] S.[peciale] si aggiungono ora gli arresti in massa degli intellettuali di Torinoll2. Non le copio la lista che diamo sul giornale. Ma cerito sarebbe opportuno far

109 Lettera manoscritta conservata In AGL; Sturm annota a penna il suo indirizzo: 32, Chepstow Villas, London W 11. Dopo la firma scrive: «Al Prof. Rosselli, Parisw.

110 George Peabody Gooch, direttore della uContemporary Reviewm. Su di lui, ch. GGarrell-Vinay, Stur- W e IinghiIteva, cit., p. 203 e nota.

111 Lettera manoscritta. Sturm annota la data di ricevimento: 5/6/1935. 112 Il 15 maggio a Torino hrono arrestati Vittorio Foa, Massimo Mila, Augusto Monti, Michele Giua,

Vindice Cavailera, tutti appartenenti ai gruppo torinese di Giustizia e Libertà arrestati - grazie alle delazioni di Cesare Segre, in arte PitigriIIi, che a Parigi f a m a il doppio gioco tra fuoriusciti e OVRA - numerosi intel- lettuali che gravitavano nell'orbira del movimento. Tra gli altri, Franco Antonielli, Piero Martinetti, Carlo Zini, Alfredo Perelli, Giulio Einaudi, Cesare Pavese, Norberto Bobbio, Carlo Levi. Cfr. anche C. Rosselli, Italys Political k i s w m . IntelIrftuaIArre~tcd, in ~Manchester Guardiann, lettere al direnore, 3 1 maggio 1935. Una suggestiva rievocazione degli arresti di Torino in N. Bobbio, Autobiogru&, a cura di Alberto Papuzzi, Laterza, Bari 1999, pp. 19-28.

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pubblicare subito la notizia sul «D.[aily] Heraid» e possibilmente anche sul «News Chro- nicle» In questi giorni di tensione la stampa inglese dovrebbe marciare. Bisognerebbe convincere il «D. Heraid)) a fare un lead per dire che chi tratta in questo modo i suoi con- cittadini non può avanzare pretese civilizzatrici. In sei processi del 6 maggio, 7 secoli e mezzo di galera.

Gli arresti di Torino non sono giustificati in nessun modo. Si tratta di una per- secuzione a freddo che rientra probabilmente nel quadro della ((preparazione morale)). I1 «Temps» di stasera parla di un improwiso mutamento di tono verso la Germania! Povera Italia, in che mani si trova.

I1 suo articolo sugli inglesi113 mi ha interessato molto e se per distrazione non I'avessi lasciato entro la busta lo avrei utilizzato. Ma mi offre uno spunto per la prossima rassegna.

Gooch mi ha scritto cortesemente declinando le lettere Borgesell*. Pazienza. Ormai lavora per noi il Duce. Mia moglie va rimettendosi piano piano. Alla fine del mese andrà a Evian per un lungo soggiorno. Ringrazia per gli auguri e contraccambia di gran cuore i saluti.

Suo

C. Rosselli

Londra, 23 giugno 1939115

Personak

Caro prof. Rosselli, le acchiudo una lettera per il Direttore di «Giustizia e Libertà)), con preghiera di

farla pubblicare. Suppongo che vi farete dei commenti, e certo non sarò io a domandarvi di essere discreti. Soio mi permetto suggerire che sarebbe più esatto e anche più interes- sante (sopra tutto più esatto) non svalutare la citazione del papa contro «le nazioni (stati) che vogliono k g u e m . .» (al plurale).

Dacchk ho la penna in mano, mi permetto (dati i nostri rapporti di dirle il mio rincrescimento e anche la mia incomprensione per la vostra dichiarazione di anti-cattolicisrno che suona come antireligiositall6.

113 Si tratta probabilmente di Rilievi e impressioni sullcfese giubilati ingksi, in «E1 Mati» di Barcdona, maggio 1935, ora in ML, 3 I i , pp. 151-1 54.

114 Vedi nota n. 105. 115 ktera manoscritta, si trova in %L. In AL5 (f. 41-6 - C. 69) è conservata la minuta. La lettera hi spe-

dita da Sturzo insieme alla lettera seguente. 116 I1 24 settembre 1935 era apparso sull'aOsservarcue %manon un Gommento, fumato C., dal titolo L'i-

dea colonizzamice, nel quale si definiva razione cdapiizzarrice (spera immensadi solidarieti umana [. . .] qualora

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Comprendo che nel vostro gruppo di G. e L. vi possano essere degli a-religiosi e degli anti-cattolici, ma non comprendo perché un gruppo di azione come G. e L. debba fare professione di anti-cattolicismo.

Secondo la vostra stessa concezione dovrebbe prevalere in politica la libertà di coscienza e di culto. Limitatela come volete, ma libertà dovrebbe essere.

Né credo che voi vi vogliate identificare né con la filosofia materialistica, né con quella idealista ma lascereste ai vostri compagni e agli altri anche la libertà filosofica.

In sostanza, pressati sopra un terreno politico, potrete discutere i poteri politici deila chiesa, se ne ha, come fecero al Risorgimento ma non credo che abbiate l'idea arro- gante e insulsa di Hitler o degl'hitleriani di creare una religione pagana di Stato, ovvero l'idea dei bolscevichi di fare una lega degli anti-Dio e dei senza-Dio.

Non le sembra che sia opportuno riconsiderare il problema? So che Salvemini è arrivato a Parigi. Gli dia i miei più cordiali saluti, e scriven-

domi mi faccia conoscere il suo attuale indirizzo. Mi ricordi alla sua Signora, a cui presenti gli omaggi e gli auguri più devoti e mi

creda cordialmente,

Luigi Sturzo

amata con sistemi onesti ed umani e non barbari e anticristiani)). « G b aveva attaccato duramente questo artico- lo: «Questo linguaggio, tra ipocrita e brutale, è una esplicita dichiarazione di complicità del Vaticano con il governo fascista per l'avventura abissina.)) (Il I/aticano e la cofunizzazione, in «GL», anno 11, n. 10,8 m a m 1935, pag. 3). La dura polemica tra il giornale vaticano e ((Giustizia e Libertà>) prosegui per diversi mesi. Vedi «L'Osser- vatore Romano,), Falsi, 23 marzo 1935, pag. 2; Ildiavolo lifa, 25 aprile 1935, pag. 2; Sempre in tema, 29 maggio 1935, pag. 2; Codicilli, 19 giugno 1935, pag. 2; Documentazione, 10 luglio 1935 e «GL», «L'Osservatore Romano)) protesta, in Stampa amica e nemica, 5 aprile 1935 pag. 4; Dedicato all'uOsservatore Romano)) in Stampa amica e nemica, 19 aprile 1935, pag. 4; Unapokmira im «Giustizia e Libertà» e hOsservatore Romano)) in tema di cofuniz- azione, 10 maggio 1935, pag. 2; «L'Osservatore Romano» rlrponde, 7 giugno 1935, pag. 1; Povero «Osservatore Romano)), 10 luglio 1935, pag. 3. Lo scontro tra le due testate raggiunse temperature altissime. L'organo della Santa Sede alludeva continuamente d'appanenenza massonica da parte del movimento di Rosselli, che replicò con un corsivo al vetriolo suscitando la protesta di Stum: "...«L'Osservatore» ha proceduto come la seppia, intorbidando le acque. ((Giustizia e Liberti)) si è trasformato per l'occasione in un periodico "italo-massonico", o in 'foglietto tripuntato', afinchk i fedeli lettori che potessero dubitare siano portati sin dall'inizio a considerare come dettati dal diavolo i nostri argomenti. Ora ne prenda nota l'«Osservatore» una volta per tutte: noi, come abbiamo stampato più volte, non siamo massoni. Siamo awersari della Chiesa cattolica, siamo anzi l'unico movimento antifascista che lega strettamente e apertamente la lotta antifascista alla lotta contro la morale, la politica, la gerarchia cattolica, ma non sentiamo alcuna simpatia per quel moribondo resto dell'illuminismo bor- ghese che chiarnasi massoneria.

La serietà della rivoluzione italiana si misurerà proprio dalla sua capacità di affrontare alla radice, e d a luce del sole, il problema della Chiesa e dei rapporti con la Chiesa, eliminando ogni ragione di esistere di un'arsocia- zione segreta ormai così manifestamente impotente". Vedi L'«Osservatore Romano,) risponde, in a G b , cit. Sulla polemica intervenne, con un articolo pubblicato su «Gb, anche Angelo Crespi. Nella risposta a Crespi, pubbli- cata s d o stesso numero, Carlo Rosselli approfittò per confermare il suo pensiero: "I1 peccato mortale della Chiesa non è l'inquisizione, la censura, i roghi, ma è la sua vecchiaia. Da tre secoli almeno il cattolicismo - sia- mo chiari: il cristianesimo, il buon Dio in persona - & ailo stato di cadavere insepolto: un cadavere enorme, verso cui è urgente usare la settima opera di misericordia [. . .] Come la Chiesa inverò la sinagoga superandola, e dichiarò guerra al mondo pagano, così noi nella nostra lotta antifascista e antinazista siamo bensì eredi del cri- stianesimo [. . .], ma solo a patto di averlo superato e seppellito con quella pietà che i figli debbono ai padri. Non si mette vino nuovo in botti vecchie. La scure è alla radice degli alberi. La nostra religione è atea, immanentisti- ca, umanixica: anti-cattolica, anti-cristiana, anti-teisuca." (Polemica sulla Chiesa, in uGL., 13 settembre 1935; ora in C. Rosselli, S d c l a i é s i l i o , I, a cura di Cosranm Gsucci, Einaudi, Torino 1988, pp. 21 1-213).

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Londra, 23 giugno 1935"'

Nel riportare alcuni periodi del mio articolo "Un problème de conscience" pubblicato su «I'Aube» il 31 marzo scorsoll8, «Giustizia e Libertà~"9 ha soggiunto fra l'altro che il Papa «non ha mai avuto una parola contro la guerra)) nel ricevimento dato ai Granatierilzo.

Ciò è vero, e credo che a parlare contro la guerra non sarebbe stato quello il momento più opportuno né il pubblico più adatto, trattandosi di personale militare sog- getto ad una disciplina patria, indipendentemente dal fatto che i regitori della patria sia- no fascisti o bolscevichi.

Però il papa recentemente ha parlato contro la guerra due volte, (non ho il tem- po di ricercarne le date), in forma solenne avanti ai Cardinali, quando accennando al riar- mamento ed alle voci di guerra ha finito col citare le forti parole dei Salmi: ((Dissipa gen- tes quae bella volunt)).

Ricordo che diversi giornali (fra i quali certamente «l'Echo de Paris») dissero che il papa intendeva alludere alla Germania. Nessuno c'impedisce di pensare che il papa avesse anche alluso alla probabile guerra Italo-Abissinal21. Certo, senza portare un giudi- zio di fatto sulle responsabilità particolari, egli intendeva condannare coloro che vogliono la guerra; in termini giuridici internazionali "l'aggressore".

117 Copia in carta carbone di lettera dattiloscritta, indirizzata. "Al Direttore di ((Giustizia e Libertà» - Parigi", con correzioni autografe di Sturzo. In ALS (f. 416 - C. 70) anche la minuta manoscritta, identica per forma e contenuto.

"8 Ora in L.Sturzo, ML, 111, Zanichelli, Bologna 1970, pp. 124-126. L'articolo fu pubblicato anche su «e1 Mati» di Barcellona i1 21 febbraio 1935.

119 I1 21 giugno 1935, nella rubrica Stampa amica e nemica, il settimanale « G L pubblicava alcuni bra- ni dell'articolo di Sturzo sull'«Aube», facendolo seguire da questo commento: "Ah, no Sturzo. La Chiesa non ha taciuto. I vescovi benedicono i gagliarderti delle truppe partenti, l'«Osservatore Romano» riporta senza un commento tutte le notizie della guerra prossima e il Papa, ricevendo proprio in questi giorni 5000 granatieri venuti a Roma per essere arringati dal duce con accenti di guerra, non solo non ha avuto una parola contro la guerra, ma li ha lodati per avere dato tante belle prove in guerra divertendosi a stabili- re l'origine del loro nome: 'lanciatori di granate'. Tanto rispetto personale abbiamo per Sturzo quanto disprezzo per la Chiesa a cui egli conserva una cosi figliale obbedienza" (Sturzu e laguerra d'Af;ica, in «GL», 21 giugno 1935, p. 4).

120 Pio XI celebrò il 15 giugno del 1935 nell'aula delle Benedizioni una messa per gli iscritti all'hsocia- zione dei Granatieri d'Italia rivolgendo loro successivamer.te un breve discorso di saluto. Vedi IL Sommo Pon- tefie cekbra il Diuin Sacrifcio, in «L'Osservatore Romano», 16 giugno 1935, p. 1.

121 Nelle carte Sturzo è conservato un appunto del 13 giugno molto critico sull'atteggiamento del- l'«Osservatore Romano» sul conflitto italo-abissino: al'O.[osservatore] R.[omano] dovrebbe almeno augurare la pacificazione tra i due popoli, e fare delle riserve sulla giustizia e moralità della guerra. I1 silenzio non può continuare. I cattolici non possono difendere il contegno dell'0.R. nella questione» (ora in: SI, 11, p. 388). La forte contrarietà di Sturzo alla guerra abissina è ulteriormente testimoniata da una lettera a Guglielmo Ferrero del 5 maggio 1936, di cui esiste la minuta nell'archivio Sturzo (f. 490, C. 92). ((La tragedia dell'Abissinia è gra- vissima. Gl'inglesi la sentono terribilmente. Gran parte degli errori commessi dipendono dalla loro lentezza a comprendere il conrinente e a rendersi conto della natura del fascismo e del carattere di Mussolini. Il peso della crisi si rovescia su Ginevra. I1 Gabinetto inglese 6 diviso. Baldwin non è all'altaza della situazione. Dovrebbe dimettersi.»

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È del resto nella tradizione della Curia dalla caduta del potere temporale in poi, di non pronunziarsi a favore di uno e contro l'altro belligerante, ma di volere la pace fra tutti i popoli e di cooperarvi per quel poco che oggi è possibile.

Non per me, ma per coloro che cercano di leggere nelle intenzioni altrui, vale la pena di riportare per intiero il versetto del Salmo 67 citato dal papa: «Disperdi le nazioni che voglion le guerre. Verranno (allora) ambasciatori dall'Egitto, l'Etiopia stenderà le sue mani a Dio.» (Traduzione, Libreria Editrice Fiorentina 1929).

Devotissimo,

Luigi Sturzo

Parigi, 27 giugno 1935122

Caro Professore, pubblichiamo oggi la sua lettera con un commento123 che certo non riuscirà

gradito in Vaticano, ma che mi sembra difficilmente contestabile.

122 Dattiloscritto. Ilpostscriptum e la firma sono autografe. 123 Pio XZ e IXbissinia, in «GL», 28 giugno 1935, prima pagina. Ecco il testo della risposta: «Volentieri

pubblichiamo la lettera di don Sturzo, prima per rispetto all'uomo che 2 un galantuomo, e poi perché essa ci offre l'opportunith di riconfermare il nostro disprezm per l'atteggiamento assunto da Pio Xi nella questione abissina e per dimostrare che il nostro disprezzo 2 pienamente giustificato.

"Don S tum pensa che Pio XI non poteva dire nessuna parola contro la guerra nel ricevimento dato ai Gra- natieri in congedo, perché quello non sarebbe stato il momento opportuno né il pubblico sarebbe stato adatto. Eppure Pio XI trovò che il momento opportuno per quel ricevimento era proprio quello in cui tutta la stampa mussoliniana imbottiva i cranii contro I'Abissinia. E scelse proprio quel momento per ricordare proprio a quell'u- ditorio che granatieri significa "lanciatori di granate" e non, come qualcuno di essi potrebbe credere, "gustatori di granatine". Un papa che non avesse messo la sua anima al servizio del fascismo per la moneta di un miliardo e rot- ti di lire, avrebbe rinviato quel ricevimento a miglior tempo o almeno si sarebbe limitato a dire ai granatieri che il padre era lieto di ricevere nella sua casa i suoi figli, come i figli erano lieti di visitare 11 padre, e il padre ama i figli e i figli amano il padre, e il padre felice di amare i suoi figli come i figli sono felici di amare il loro padre, ed altre consimili scempiaggini con cui, in questo genere di ricevimenti, egli & uso lardellare le sue concioni.

Arroge che mentre Pio XI insegna ai granatieri che il loro mestiere e il loro dovere 6 quello di lanciare granate, I'uOsservatore Romano),, organo ufficioso del Vaticano, sceglie questo momento per fare I'apologia delle imprese coloniali, e arcivescovi e vescovi partecipano alle manifestazioni bellicose, mettendosi in gara con i balilli che fanno gli esercizi coi moschetti di legno.

C'& stata un'altra guerra italo-abissina, nel 1875-96. Durante quella guerra, tutti i giornali cattolici, I'uOsservatore Romano» in prima linea, biasimarono apertamente il governo italiano per l'impresa. Allora nessun cardinale, nessun arcivescovo, nessun vescovo benedì le truppe partenti per il macello. Cosi il clero cattolico si comporta quando riceve dalla Curia l'ordine di disapprovare una guerra. È vero che Leone XIII non aveva intascato un miliardo e rotti di lire per vendere la sua anima

Ma che bisogno abbiamo noi di risalire a quarant'anni orsono? Don Sturzo non può aver dimenticato il discorso pronunciato dal cardinal Ferrari di Milano. durante la guerra mondiale, contro i disastri prodotti dalla guerra in Itaiia, innanzi al presidente del Consigiio, Salandra, che aveva dichiarata la guerra. La Curia romana allora trovb molti modi per far sapere ch'essa biasimava l'intervento dell'Itaiia nella guerra. Ma Bene- detto XV non aveva nel g o m un miliardo di lire e rotti.

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Certo, nel nostro gruppo ci sono elementi nettamente anticattolici; ma questo non significa che essi intendano nell'awenire non rispettare il principio della libertà di coscienza e di culto. Né nessuno di noi cova la melanconica idea di creare, come ella scri- ve, una religione pagana di Stato, a meno che una posizione intransigente di difesa della libertà spirituale e di assoluta separazione tra Stato e Chiesa significhi creare una religione pagana. Il Papa e l'alto clero hanno assunto in questi anni delle responsabilità durissime, ancora aggravate dalla viltà mostrata nel conflitto con l'Abissinia, e certo non possono illudersi che queste responsabilità possano essere obliate.

D'altronde, la cura che «l'Osservatore» mette nel rilevare ogni nostro accenno dimostra che le nostre critiche hanno bene qualche fondamento e che la coscienza di cer- tuni laggiù a Roma è alquanto inquieta. Io sono certo che lei, nel suo foro interno, non può disapprovarci interamente, anche se nella critica deve arrestarsi a una posizione stret- tamente politica.

La ringrazio per l'invio degli articoli, che, come vede, mi interessano (anche troppo, dirà lei.. .). Particolarmente forte e nobile mi è parso quello recente sull'«Aube» sul mito razziale e l'atteggiamento miope ed egoista delle Chiesel24.

Salvemini sta benissimo. Abita 14, avenue des Pavillons Villa des Ternes, Paris (17).

Facciamo dunque ogni riserva sulla tesi di Sturzo secondo cui la Curia avrebbe perduto l'abitudine di pronunciarsi a favore d'uno contro l'altro belligerante. Ma anche se fosse esatto, potremmo rispondergli che la Curia rivendica al Papa il diritto di giudicare principi e popoli. A questo diritto risponde un dovere: quel- lo di pronunciarsi. Non & serio invocare diritti senza volere incorrere in responsabilità. Ma non spetta a noi preoccuparci dei diritti e delle responsabilità del Papa. A noi basta affermare che la curia non si pronuncia, ma agisce a favore di Mussolini. Sarebbe meglio se Pio Xi, oltre ad agire, si pronunciasse. Non aggiungereb- be alla mala azione la ipocrisia.

Don Sturzo è troppo intelligente per aspettarsi che i nostri precordi si lascino commuovere dal fatto che Pio XI, mentre non si è pronunciato per nessuno in particolare, ha condannato la guerra in generale ed ha invo- cato la dispersione delle nazioni che vogliono le guerre. Verba generalia - don Stutzo lo sa meglio di noi - non sunt appiccicatoria. L'«Echo de Paris» S e r m b che con quella invocazione il Papa aveva condannato Hider; ma l'arcivescovo di Colonia - quello che ordinò ai fedeli della Saar di votare per l'annessione alla Germania di Hitler - potrebbe dire che Hitler non vuole la guerra e che il Papa condannò non Hitler ma la Francia che rifiutandosi di accettare le domande di Hitler, dimostra di volere la guerra. Don Sturzo ritiene che "nessuno ci impedisce di pensare" che Pio XI alludesse alla possibile guerra italo-etiopica quando citò "le forti parole del Salmo". Disgra- ziatamente "tutto ci obbliga a pensare" che il Papa, dato che pensasse proprio alla guerra italo-abissina, si sarebbe messo a tremare in tutte le ossa se qualcuno avesse potuto sospettare ch'egli condannasse Mussolini.

Del resto don Sturzo ci rivela quello che noi non sapevamo: che il Salmo 67 citato dal Papa dice: 'Disperdi le nazioni che vogliono la guerra. Verranno (allora) ambasciatori dall'Egitto, l'Etiopia stenderà le sue mani a Dio'. Pio Xi si fermò alla prima parte della citazione, alla parola 'guerra', e tacque il resto. Eppure questo sarebbe il momento per citare il testo nella sua integrità e per domandare che Mussolini stenda insie- me con l'Etiopia le mani a Dio".

124 Si tratta probabilmente dell'articolo Due concezioni: la cristiana e la barbarica, pubblicato sull' «Auber l'l 1 aprile 1935 (ora in ML, 111, pp. 143-145). In questo articolo Sturzo criticava ancora l'atteggia- mento ambiguo delle grandi potenze nei confronti della Germania di Hitler, «che purtroppo incarna oggi non il cristianesimo ma la barbarie. Ma - proseguiva - se la coscienza europea di oggi fosse più cristiana di quanto non lo sia e avesse più a cuore i valori morali, avrebbe protestato: non solo oggi che Hitler viola il trat- tato di Versailles, ma con maggiore efficacia contro Hitler quando cominciò la sua fortunata carriera di can- celliere con l'incendio del Reichstag e la persecuzione contro gli ebrei, la proseguì con i campi di concentra- mento e la portb al culmine con il massacro del 30 giugno 1934. [. . .] Che cosa sarebbe successo, se per tutti questi fatti una protesta per lesa moralith fosse partita dai parlamenti europei e americani? E se al ricevimento del corpo diplomatico per gli omaggi al nuovo capo di Stato, non si fossero presentati né ambasciatori né nunzi, fino a che Hitler non si fosse lavate in pubblico le mani rosse di sangue, che cosa sarebbe successo?^.

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Perdoni la fretta con la quale le rispondo, ma sto per partire per Evian dove mi tratterrò tre o quattro giorni con Marion. Sta meglio, ma la convalescenza è lenta.

Le sarei molto grato se potesse darmi qualche particolare della conversazione Eden-Mussolinil*5. Forse via Steed si potrebbe sapere qualche cosa. Vedrà la nostra opi- nione nel breve articolo di fondo. La posizione inglese mi pare ormai gravemente com- promessa.

Cordiali saluti, suo

Carlo Rosselli

P.S. Avrà notato come ci siamo pronunciati nei riguardi della massoneria. La deviazione dell'«Osse~atore» non ha funzionato!

[Londra] 30 giugno 1935126

Personale

Caro Prof. Rosselli, i voti fervidi di completa guarigione accompagnino la cura della sua Signora a

Evian. Un'altra lettera per ((Giustizia e Libertà)). Mi sono limitato al mio fatto persona-

le, rettificando alcune affermazioni di Maginil27 (che non mi deve conoscere) e al ricor- do del discorso del card. Ferrari.

125 I1 24-25 giugno 1935 Anthony Eden, ministro senza portafogli nel gabinetto Baldwin ed incaricato degli affari della Società delle Nazioni, si era recato a Roma per tentare di trovare un accordo tra Italia e Etiopia, promettendo a Mussolini concessioni territoriali ed economiche. I1 tentativo di Eden non andò in porto per la contrarietà italiana, tuttavia non si verificb una rottura tra Italia e Gran Bretagna. Tra il 16 e il 18 agosto si tenne a Parigi una conferenza trilarerale alla quale presero parte Francia, Gran Bretagna e Italia, ma il governo italiano respinse la proposta franco-inglese di affidare all'Italia lo sviluppo economico dell'E- tiopia.

126 Lettera manoscritta, si trova in AGL. In ALS è presente la minuta (f. 416, C. 77). 127 Pseudonimo di Aldo Garosci. Magrini era intervenuto nella polemica su guerra d'Abissinia e Vatica-

no con una lettera pubblicata su «Giustizia e Libertà» del 28 giugno 1935. Eccone il testo: "Caro Lector [così Rosselli firmava la rubrica Scampa amica e nemica, NdR], in Stampa amica e nemica dell'ultima G.L. ho let- to, con particolare interesse, gli estratti dell'articolo di S t u m sull'&ube». Fra l'altro mi ha sorpreso che vi si dia peso al fatto che una parola del Vaticano contro l'aggressione africana scatenerebbe 'almeno una campa- gna anticlericale'.

Pensando al pericolo terribile che rappresenta una campagna anticlericale, e a quella cosa da nulla che è la guerra, certo viene fatto di inchinarsi davanti all'inelunabile, e acceme il silenzio del Santo Padre, con il fermo proposito tuttavia di menare noi un giorno (e cominciando da adesso, con gli scarsi mezzi a nostra disposizione) una azione tale da costringer la Chiesa, o quel tanto che ne rimarrà, a un po' più di elementare pudore verso la verità e la giustizia. Si può tuttavia riflettere a quello che sarebbe avvenuto se nello stato totali- tario ebraico Gesù Cristo avesse prudentemente riflettuto prima di scatenare una campagna anticlericale che doveva terminare con la sua personale crocifssione, o se la Chiesa del Medio Evo tanto vagheggiata da Sturzo avesse avuto paura di quelle non crascurabili campagne che furono le lotte religiose e politiche delle Investiture.

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Io conchiudo per la libertà di apprezzamento e di condotta civica in materia di guerre nazionali o coloniali. L'interferenza positiva e politica della Chiesa in tale materia oggi non è desiderabile né per la Chiesa né per lo Stato. Voi di G. e L. fate tutte e due le figure, quella di anticlericali e quella di ... clericali. E una strana posizione la vostra. Di fronte alla quale la mia è molto più moderna.

Altro appunto che fo alle vostre polemiche è quello di non distinguere i periodi storici; e quindi di unire nella stessa critica fatti antichi e moderni. Per un momento il vostro obiettivo sembra l'attuale politica vaticana, e poi invece prende in pieno la Chiesa come entità storica e religiosa. Per giunta voi non distinguete mai le due correnti ortodos- se che sono sempre viventi dentro la Chiesa cattolica. Per una ipostatizzazione antistorica, voi mettete di fronte, come due entità impermeabili la Chiesa e il pensiero moderno, e chi ha torto è sempre la Chiesa.

Una domanda: - che cosa vuol dire: "una posizione intransigente di difesa della libertà spirituale"? In materia di libertà di coscienza e di culto ammettete il regime vigente negli Stati Uniti? o quello vigente in Inghilterra? oppure volete un interventismo statale? e dentro quali limiti? Ecco il problema.

Spero che queste mie non le riusciranno sgradite, in quel caso, sarà meglio met- ter punto.

Gradisca i miei rinnovati auguri per la Signora. Cordiali saluti,

Luigi Sturzo

P.S. Credo che valga la pena leggere il libro del D. H. Finer Mussolini: Italy - Gollancz 18. Oggi ne parla W. Steed nell'«Obsemer».

E, per quanto totalitario lo stato moderno, esso attinge certamente la sua potenza a fonti spirituali meno ele- vate dell'antico Impero, stabilito direttamente da Dio.

Ma forse la Chiesa non ha osato affrontare, anche nei tempi moderni, la 'campagna anticlericale'? Essa l'ha affrontata in Italia per sostenere il cadente diritto del potere temporale, in Germania per la scuola confes- sionale, in Francia per le congregazioni, dappertutto per uno straccio di concordato o di privilegio. Mai per una ragione vitale dei popoli; mai perché una ingiustizia o un'usurpazione non fosse compiuta in danno di un debole. Più barbara della società moderna, la Chiesa ragiona come associazione clericale e mai come condut- trice di popoli.

Per questo, e non perché sia una teocrazia bisognerà che ci passi il fuoco. Mussolini invitava, con scem- pio mangiacristiani, Dio a fare un miracolo per la sua modesta persona, e a fulminarlo entro cinque minuti. Per me, credo che si possa fare un'altra sfida più seria, perché non riguarda le nostre persone; invitare la Chie- sa, tempo cinque, dieci, vent'anni, a dire, contro la forza armata dell'autorità, una sola parola di aperta, preci- sa difesa, non di interessi ecclesiastici, ma della verità e dell'umanith. Credo vinceremo questa scommessa con Sua Santità meglio che Mussolini quella col buon Dio, il quale, si sa, non paga il sabato." (Vedi Stampa amica e nemica: «L'Osservatore Romano)) alkstrette, in «GL», 28 giugno 1935, p. 4).

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30 giugno [l 9351128

Al D[irettore] di G. e L. perdoni se scrivo una seconda volta; ma non posso lasciar passare senza una retti-

fica la frase di Magrini: «La Chiesa del Medio Evo tanto vagheggiata da Sturzo)). Se egli aves- se letto qualcuno dei miei scritti, si sarebbe convinto che io mai ho vagheggiato un ritorno al passato, perché la storia non è reversibile; e non ho mancato di criticare coloro che colori- scono il Medio Evo come il passato aureo del Cristianesimo, al quale fare ritorno.

Ma più grave è l'altra considerazione che io abbia dato peso ad una campagna anticlericale, al punto da preferire la guerra dell'Italia con 1'Abissinia. Il mio articolo Un problème de conscience nel suo complesso sosteneva la ingiustizia e immoralità di una pos- sibile guerra contro 1'Abissinia ed analizzavo in qual modo l'attuale opinione pubblica italiana dei cattolici, del Parlamento e della Chiesa potrebbero formare una corrente con- traria, e da realista ne notavo l'impossibilità. E facevo la differenza fra le condizioni di uno Stato sotto dittatura e di uno Stato costituzionale attuale; e perfino fra gli Stati medievali e quelli della Monarchia assoluta e gli Stati di oggi. Uno studio sopra un gior- nale francese per un pubblico francese.

L.S.

Londra, 30 giugno 1935129

Perdoni se le scrivo una seconda volta; ma non posso lasciar passare alcune affermazioni che mi riguardano, sen. fare le opportune rettifiche.

128 Minuta manoscritta. Prima versione, poi abbandonata da Sturzo. 129 Minuta dattiloscritta in carta carbone con correzioni autografe di Sturzo, indirizzata: «Al Direttore di

"Giustizia e Libertà" - Parigi W. Nelle carte Sturzo è conservata anche (f. 416, C. 79) la minuta manoscritta. La lettera fu pubblicata da uGL», anno 11, n. 27, 5 luglio 1935, sotto il titolo Il Vaticano ekzgueva. Unàltra lene- ra di Luigi Sturm. Magrini replicò sullo stesso numero: "Don Sturzo mi sospetta di sospettarlo teocratico e medievalista, di supporgli delle simpatie per la chiesa e la costituzione politica medievale, e proprio nel corso della lettera mi ricorda che risolve il caso di coscienza della guerra abissina secondo la moderna regola di coscienza politica di San Tommaso ... Forse questo non sarebbe il migliore degli argomenti, quando avessi quel sospetto; ma la realtà 8 che mi importa assai poco del sistema politico al quale si aderisce, in un caso come questo; non avrei nessuna prevenzione neppure contro la teocrazia, e solo m'interessa in questo caso la sincerità dell'atteggiamento, la sua conformità al vero. La domanda che ponevo era: che cosa ha fatto il Vati- cano nell'occasione della guerra d'Africa? Se ha taciuto nelle parole, e consentito nei fatti, 8 esso colpevole? Può scusarlo I'onnipotenza fascista?

Il dilemma implicito in tutto il mio scritto non era dunque "campagna anticlericale o guerra abissina", ma semplicemente "campagna anticlericale o complice silenzio nella guerra abissina". Che cosa rischia il Vati- cano a dir la verità? Qualcosa certo (una "campagna anticlericale" - pensa don Smrzo); ma forse bisogna mancare a un dovere perchk vi sono delle difficoltà? Sarebbe curioso che don S m m mi obbligasse a rifare proprio a lui i ragionamenti che teneva a don Abbondio il cardinal Federico, o, più modestamente, Perpetua.

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I1 Signor Magrini credo mi sospetti per un teocratico (e dire che ho fatto sem- pre professione di democrazia!); egli accennando alla Chiesa del Medio Evo aggiunge un «tanto vagheggidta da Sturzo.)) Se per caso egli avesse letto qualcuno dei miei scritti si sarebbe convinto subito che io non ammetto che la storia sia reversibile, e che non ho mancato di criticare coloro che sognano ritorni al passato, sia esso vicino o lontano, sia anche il Medio Evo.

Più grave è l'altro sospetto ch'è venuto in mente al Signor Magrini, che io abbia ((datopeso)) ad una possibile campagna anticlericale al punto'di preferire la guerra dell'Ita- lia con 1'Abissinia. I1 mio articolo Un problème de conscience nel suo complesso sosteneva che una tale guerra, secondo la teoria di S. Tomaso, non sarebbe una guerra giusta, e giu- ridicamente violerebbe i patti esistenti. Quindi analizzavo le gravi difficoltà sotto una dit- - tatura, ad esprimere un'opinione contraria alla guerra, sia da parte dei cattolici come cit- tadini, sia nel Parlamento e sia da parte del Vaticano. E facevo rilevare la differenza fra le condizioni di uno Stato sotto dittatura e quella di uno Stato a regime costituzionale; con degli accenni alle condizioni storiche degli Stati medievali e delle monarchie assolute. In sostanza il mio era uno studio obbiettivo fatto sopra un giornale francese per un pubblico non italiano.

Se il Signor Magrini avesse letto senza preconcetti il mio articolo, non mi avrebbe attaccato come egli ha fatto. Per di più, avrebbe omesso il dilemma polemico e irrealistico, «o campagna anticlericale o guerra abissina)) come se bastasse la prima a impe- dire la seconda.

Un'ultima rettifica a proposito del Cardinal Ferrari. Don Sturzo non l'ha dimenticato; però ricorda anche l'appello de11'8 maggio 1915 della Giunta Direttiva del- l'Azione Cattolica (della quale egli faceva parte e ne era allora il Segretario Generale), appello in favore dell'intervento dell'Italia. Seppi che tale appello in Vaticano non piac- que, mai però la Giunta n'ebbe un'osservazione o un biasimol30. La verità è che i cattolici [erano] divisi (come tutti gl'italiani) in neutralisti e interventisti, e il Vaticano lasciava quella liberti di apprezzamento e di azione, che oggi noi quali cittadini italiani invano invochiamo per tutti, sia per i favorevoli, sia per i contrari alla guerra abissina.

Luigi Sturzo

È stato proprio don Sturzo a mettermi su questa strada; don Sturzo, ricordando che l'«Osservatore Romano)) è un giornale ematenitoriak, facendomi pensare che il Santo Padre non rischia alla fin fine il mar- tirio a dir quella verità che don Sturzo comprova con solidi e obbiettivi ragionamenti. Ora, poiché una frase del suo articolo mette in campo questo problema della responsabilità vaticana senza risolverlo esplicitamente; poiché accennava alle difficoltà di parlare che ha il Vaticano, senza dirci se esse lo scusavano o no (e io per conto mio avevo piuttosto creduto che egli pendesse all'afferrnativa) allora aveva il dovere di non lasciar cade- re l'argomento.

Conchiudendo, ripeto a don Sturzo: secondo voi, le difficoltà che il Vaticano potrebbe avere parlando aperto e onesto sulla guerra abissina, scusano esse la sua complicità, più grave che a voi non paia? Secondo me, no. E non venite a ripetere che il Vaticano non Simmischia nelle politiche degli stati; abbiamo visto il contrario, quando, anziché la verità e la giustizia, erano in gioco interessi ecclesiastici".

130 Per questa vicenda vedi Malgeri, Luigi Sturw, cit., pp. 87-88 e note.

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Amphion, 9 agosto 1937131

Caro Don Sturzo, vorremmo avere, mamma e io, migliori notizie della sua salute. Spero che stia

meglio e che sua Sorella sia con lei. Quando nell'awenire passerà per Parigi spero che vorrà conservare la cara abitudine di venirci a trovare.

Cordialmente sua,

Marion Rosselli

Cambridge, 27 novembre 1939'32

Gentilissimo Don Sturzo, se non le ho scritto prima per ringraziarla delle sue buone parole di accoglienza

non è stato perché non mi erano molto ben venute, ma perché soffrivo così acutamente di nostalgia e di malessere generale che non potevo accettare di essermi stabilita qui in Inghilterra. Sono ancora in forse se rimanere o se tornare in Francia e a Nantes dove una mia cara amica133 mi aspetta ansiosamente. Non esiterei a tornare se non avessi trovato qui una scuola eccezionalmente buona e simpatica per Mirtillinol34, la Perse School. La cittadina di Cambridge mi piace assai, ed è molto animata, ma non riesco, non sono mai riuscita a trovarmi chez moi in questo paese.

13' Manoscritto su biglietto listato a lutto. Sturzo segna la data di ricevimento: 3/9/37. Marion annota : «Hotel des Princes. Amphion. H.te Savoie)). Nel numero di interamente dedicato all'omici- dio dei fratelli Rosselli, sotto il titolo Lésacrazione degli Italiani e del mondoper L'orrendo delitto è riportato un telegramma di Sturzo che recita: ~Londra. Profonde condoglianze alle due famiglie desolate. Luigi Stur- zoo (&h, anno IV, n. 25, 18 giugno 1937, p. 5). Anche Angelo Crespi inviò un telegramma: «Londra. Leg- go ora del nuovo terribile delitto fascista. Ne sono costernato. È la vendetta di Mussolini per la sconfitta inflittagli dal battaglione Garibaldir (vedi Voci di solidarietà, d i dolore, di luna, in «GL», anno IV, n. 26, 27 giugno 1937, p. 2).

132 kttera manoscritta. Marion annota a penna il suo indirizzo di Cambridge: 33. Eltisley Avenue. 133 Nel gennaio del 1940, Marion con i tre figli John, Amelina e Andrea, lascia l'Inghilterra e accetta l'o-

spitalità a Nantes di Franqoise Joxe, moglie di h u i s Joxe, hturo ministro di De Gaulle. A Nantes Marion viene colpita da un i c m che le paralizza parzialmente il corpo. Dopo l'invasione tedesca della Francia, ripar- tono il 9 giugno per l'Inghilterra, dove raggiungono Amelia e Maria con i figli. Di li, infine, il travagliaro viaggio verso New York, via Montreal, a fine agosto.

1% Soprannome di John [Giovanni Andrea] Rosselli, figlio primogenito di Carlo e Marion Cave, nato a Firem 1'8 giugno 1927 e morto a Cambridge il 17 gennaio 2001. Storico e musicologo ha insegnato in diverse università inglesi e pubblicato numerosi saggi, tra cui una biografia di Mozart e una di Bellini. Su di lui, G. Fiori, Gssa RosscUi, cit., pp. 2 16-2 17.

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Ho saputo con molto dispiacere da Mrs Pritchard che lei si sente molto stanco, e che è nel Devonshire per riposarsi. Spero che il clima più mite e l'ambiente le permetta un vero riposo e che non si tormenti troppo per la pazzia del mondo.

Le faccio gli auguri più affettuosi perché si rimetta presto in buona salute. Spe- ro di vederla ai suo ritorno a Londra.

Cordialmente sua,

Marion Rosselli

Larchmont, 19 dicembre 1940135

Gent.mo Don Sturzo, volevo, a suo tempo, darle il ben arrivato in America venendo a farle la visita

che le avevo promesso in Inghilterra, prima di partire, e che non mi fu possibile di fare. L'intenzione e il desiderio restano.. . con un piccolo mutamento di luogo! Ma senza aspet- tare dell'aitro, voglio intanto farle i miei migliori auguri per l'anno che sta per comincia- re, e che Dio voglia porti a tutti noi la conferma di quelle speranze che appena ora ci aibeggiano nel cuore. Sarei molto contenta se Lei potesse darmi notizie della buona cara Mrs Pritchard, della quale non ho saputo più nulla dopo la mia partenza.

Di nuovo auguri, auguri e saluti amichevoli.

Arnelia Rosselli

Larchmont, 26 gennaio 1941 136

Gentilissimo Don Sturzo, ho fatto con grande furia la traduzione del suo articolo perché capivo quanto

era di attualità. E purtroppo è venuto in un momento in cui dovevo decidere se mandare un avvocato nella Francia non occupata per cercare di racimolare un po' di denaro.

Non so se qualcuno le avrà riferito il mio desiderio di vederla a Brooklyn137. Ma la mia salute, non molto migliore della sua, mi ha reso impossibile il viaggio.

l35 Lettera manoscritta. Arnelia annota i'indirizzo di 9, Clark Court. Sturzo la data di ricevimento: 2/1/1941.

136 Lettera dattiloscritta. Marion scrive da The Manor Inn. Smrzo annota in alto a sinistra: «29/1/[1941]. Ringraz. - spero al ritorno farle una visita.»

137 Stuno giunse a New York la sera del 3 ottobre 1940, a bordo del piroscafo Samaria. Fu ospite della famiglia Bagnara, di Caltagirone, che abitava nella 72= di Brooklyn.

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Le faccio tanti auguri perchd si possa rimettere nella [sic] mite clima della Flori- da. E sono la sua devotissima

Marion Rosselli

Larchmont, 12 gennaio 1942138

Caro Don Smrzo, sono rimasta molto commossa dei suoi auguri e delle parole d'incoraggia-

mento che li accompagnano. Non ho la fiducia che ha lei nel «nostro awenire come italiani)). Ci ho giusto abbastanza speranza per farmi fare - come una obbligazione spi- rituale - quella dichiarazione ai Comizio della Mazzinil39, ma è una speranza piuttosto disperata.

Sì, è vero che ho fatto qualche progresso, in salute, dall'anno scorso. Ma non quanto avrei sperato di fare. Lo scrivere e il parlare mi sono quasi impossibile per il gran- de nervosismo della mia mano e il balbuziare che ho molta difficoltà a controllare. Ma devo essere contenta se ii mio stato generaie mi permette di vivere qui, in un appartamen- to piccolo, con mia figlia MelinalM, e di avere qui, nelle sue vacanze, anche il Mirtillino. Andrea141 sta sempre con la nonna.

Mi dispiace, per noi ancora pib che per lei, se il freddo di questo dima la tiene lontanoi42, e spero che abbia qualche visione di bellezza naturale sotto gli occhi che la consoli per la mancanza di una vita più attiva. Ma è attiva poi quanto pub essere, se conti-

1 % kctera manoscritta. Marion scrive dali'indirizm di 1A. Alden House. Si nota, rispetto alle lettere precedenti, un evidente peggioramento della grafìa.

139 La Mazuni Society, fondata negli Stati Unici nel 1939 da esuli itaiiani e iraio-americani antifascisti. Presidente deiia Società fu Max Ascoli, segretario generale Tarchiani, diremre dei periodico «Nazioni Unite» Alberto Cianca. Cispiratore politico hi Cado Sforza. Tra i membri Gaetano Salvemini, b n e l l o Venturi, Roberto 3 0 1 ~ 0 , Michele Cantarella, Renato Poggioii, h d o i f o Pmiardi e Marion Rosselli. S tum, pur condividendone il "programma" non aderì alla Maaimi, nonosranre le pressioni di S f o m "io cauolico - spiegava in una lettera a Sforza del 4 m a m 1941 - non posso mettere per insegna deUa mia amvità il nome storico di un anncattolico, quale ne siano i suoi mriri, che io ho riconosciuro non da ora ma da lungo m- po. E mentre sono d'accordo sul programma [.. .] non ne accetro il simbolo o i1 nome. 1. ..] io non posso ripiegare la mia bandiera di democrazia cristiana dopo iG anni di iavoro e di batta* e divenire a 69 anni fat- ti un seguace di Mazzini. Ci sono ruuo il mio passato e ii mio pensiero poliuco e Pa mia fede impegnacin. Cfr. L. Smrzo, Snirti inediti, iZII, a cura di Francesco %eri, Edizioni Cinque Lune, Roma 1976, pp. 19-20. Marion n e k lercera si riferisce probabilmente ad una manifestazione della Mazzini che si svolse a New York il 20 dicembre 5940, alla quale presero parte oltre a lei Cado Sforza, Max Ascoli e G. A. Borgesc. Cfr. uThe New York Tmeu, Gcnts T&yY 20 dicembre 194 1, p. 22.

140 Amelia, dem Arnelina o M&a pcr distingueda dalla nonna, sandogenia di Cario hsselli, nata a Parigi il 28 marzo del 1930. Stimata poetessa, si tolse I? vira a Roma l'l 1 febbraio del 1396. Vedi G. Fiori, Casa RosseUi, cit., pp. 247-218.

441 Terzo f g i o di Carlo e Uarion, derto Agb, nato a Parigi il 12 marzo da 3931. 142 Smm si rrovava in Fbrida, a JacksonviUe, ospite del St. Vincent Hospid.

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nua a scrivere quegli interessanti articoli sul «Mondo»l43 e altrove. Le ricambio di cuore i suoi auguri e mi dico sua dev.ma

Marion Rosselli

Larchmont, 21 dicembre 1942144

Caro Don Sturzo, spero tanto che questa carta la trovi migliorato di salute in modo che possa

godere almeno della natura. Penso spesso a lei e leggo con molto interesse i suoi articoli nei giornali che mi pervengono. Non crede che siamo più vicini ora al giorno in cui tor- neremo nel nostro paese? Io lo spero e glielo auguro con tutto il cuore.

Cordialissimi saluti,

Marion Rosselli

Larchmont, 3 l dicembre 1943145

Caro Don Sturzo, non voglio lasciare passare la fine dell'anno senza averle detto quanti auguri io

6ormuli per lei e per tutti noi che desideriamo tornare in patria. Mi scusi se non ho potu- to procurare una carta tradizionale. Una leggera influenza m'impedisce di uscire e a dire della mia bambina Larchmont è privo di ogni cosa. Spero tanto che la sua salute regge e migliora e che basterà per riportarla là dove è il suo cuore. I1 momento è buio, ma non mi dispero che vedremo giorni migliori. Sono gih migliori di quanto non sono stati e mi pare saggio di ricordarlo quando si sarebbe tentati invece di pensare a quanto sono più tristi di quello che avrebbero potuto essere. A lei che so desidera tanto il ritorno, il mio augurio più fervente e più profondo.

Devotamente,

Marion Rosselli

143 «I1 Mondo*, rivista mensile in lingua italiana, edita a New York e diretta da Giuseppe Lupis. Snirzo ne era un assiduo collaboratore.

144 Lettera manoscritta su cartoncino pieghevole, contenente una fotografia, firmata "Crivellin, (proba- bilmente di Carlo e Nello, oppure dei figli di Marion) andata perduta. Sturzo annota: u30BaI. Ringraz. Auguri/ "Nostro paese"/ Condizioni di mia salute difficili per andare in Italia. L'impresa di invadere l'Italia non &facile. Omensiva] Russa. Seguono altre tre parole illeggibili.

145 Lettera dattiioscritta. L'indirizzo di Marion & 2nd Alden House.

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Larchmont, 3 1 marzo 1945146

Gentilissimo Don Sturzo, Nina Raditzal47 mi ha fatto sapere che Ella desidera una copia della mia lettera

al «Times» «sul processo))l48. I1 «Times» ha pubblicato due lettere mie e non sapendo bene quale delle due ha in mente le mando tutte e due.

Donna Antonia Nitti mi ha scritto domandandomi notizie sue fra quelle di pochi altri. Suo marito è in Germania da 16 mesi149 e ora, per colmo di angoscia, non ha più notizie sue dal 30 luglio scorso. Se vuol scriverle lei, l'indirizzo è sempre 26 rue Vavin. Ma devo scriverle io e mi farebbe molto piacere anche a me avere sue notizie.

Mia suocera comincia a sentire l'età e deve fare una vita molto riparata. Ma dal lato intellettuale è sempre assai viva.

Devotamente sua,

Marion Rosselli

Larchmont, 19 maggio 1945150

Gentilissimo Don Sturzo, mi fa molto piacere sentire che Lei pensa di tornare a Roma, sia per la causa

politica sia per la sua salute, che suppongo sia abbastanza buona per permetterle il viaggio e quello che c'è di incognito nella vita in Italia, una volta arrivato. Io ho un problema

146 Lettera dattiloscritta. Marion scrive da 9, Concord Avenue. 147 Nina Radiaa Ferrero, figlia di Guglielmo e Gina, si trovava a New York dove ricopriva la carica di

segretario della Lega internazionale per i diritti dell'uomo. 148 I1 29 gennaio 1945 si era aperto a Roma, presso l'Alta Corte di Giustizia, il processo contro i mandanti

deli'omicidio dei fratelli Rosselli. Imputati, oltre a Mussolini e a Ciano (nel frattempo fucilato a Verona), l'am- basciatore Filippo Anfuso (latitante), il capo del S1M Paolo Angioi e gli alti uficiaii del SIM Mario b a t t a e San- te Emanuele. Le Rosselli, assistite da Piero Calamandrei, Alberto Carocci, Alberto Cianca ed Emilio Lussu, si erano costituite parte civile. I1 processo si conduse con la condanna di tutti gli imputati, le cui pene furono poi ridotte in un nuovo processo. Nel 1949, infine, la Corte d'Assise di Pemgia assolse per insufficienza di prove tut- ci gli imputati, pur riconoscendo che i'omicidio di Carlo e Nello fu deciso ali'interno del SIM.

149 Francescesco Saverio Nitti fu arrestato a Parigi dai tedeschi nel 1943 e deportato a Iner e poi a Hir- schegg. La lenera di Antonia Nitti a Marion dell'11 gennaio del 1945 da Parigi, è conservata in AGS, Appen- dice, Carte di John Rosselli fasc. 1, inserto 20. «Io - scrive tra l'altro - sono sempre sola: oramai sono sedici mesi che mio marito è in Germania e, per colmo di angoscia, ora dal 31 luglio non so nulla di lui». In chiusu- r a uMi dia notizie degli amici Venturi, Saivemini, Stum».

150 Lettera manoscritta, su carta intestata "Swarthmore College - Swarthmore, Pennsylvania". Marion annota l'indirizzo di Larchmont 9, Concord Avenue. S t u m scrive la data di ricevimenro (1010611945) e una notazione illeggibile.

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complicato da risolvere prima di decidermi per il ritorno. Mirtillino, a cui faccio una visi- ta ora nel suo collegio, avrà 18 anni 1'8 giugno prossimo e dovrà essere draftatolsl, o qui o in Inghilterra. Ho scelto l'Inghilterra per lui come la prima tappa di un ritorno di tutta la famiglia in Italia. Ma siccome non mi sento la forza fisica di portare Andrea e Melina in Inghilterra, il che comporterebbe la ricerca di una casa e di scuole per loro, con poi la necessità di un secondo cambiamento più tardi, penso di andare diretto in Italia, a Firen- ze; di sistemare i due figli minori e poi di affidarmi un po' al caso per permettermi di visi- tare il mio adorato Mirtillino in Inghilterra. È un grosso rischio, ma mi pare la via più saggia. Mia suocera e mia cognata pensano pure di tornare.

Tarchiani ci ha fatto sperare di poter tornare tutti insieme, meno Mirtillino, in Autunno.

Ho visto la notizia della liberazione di Nitti nel ((N.Y. Times)). I1 suo nome era aggiunto, senza commenti, alla lista di quelli liberati in Austria. Donna Antonia dev'esse- re felice.

Cordialissimi saluti,

Marion Rosselli

Larchmont, 13 giugno 1945152

Caro Don Sturzo, apprezzo moltissimo il suo pensiero affettuoso per me e per i figlioli per l'anni-

versario di qzrelgiorno. Per quanto io mi ragioni e mi dica che l'assenza di mio marito la sento tanto ogni giorno che passa e non c'è ragione che la senta di più in quel giorno par- ticolare, pure quel giorno sembra più atroce che mai la mia perdita personale, forse per- ché è raddoppiata dalla perdita che hanno fatto gli altri, perdendo lui. Ci sono state in questi anni tante occasioni di dare la vita per un uomo generoso e senza paura come era lui che a volte penso che non avrebbe mai potuto vivere fino ad oggi. Ma se avesse potuto! Quanta gioia e quanta attività straordinaria ci sarebbe stata per lui! E sarebbe stato assai felice.

Noi abbiamo fatto la domanda di essere rimpatriati e spero che non dovremo aspettare troppo l'esito.

Molto cordialmente,

Marion Rosselli

151 Da drajee, termine americano per coscritto. 152 Lettera manoscritta su carta intestata: 9, Concord Avenue Larchmont New York. S t u m annota in

alto a destra: u 2 7 M - Scritto per sapere data partenza e rivedere Lei e i suoi».

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Brooklyn, 27 giugno 1945153

Cara Signora, la prego di farmi sapere quando avrà ottenuto il permesso di rientrare in Italia

sia Lei che i suoi; vorrei trovare il modo di rivedervi prima della partenza. Con i migliori auguri e più cordiali saluti, mi creda Suo Dev.mo

Luigi Sturzo

Larchmont, 2 luglio 1945154

Caro Don Sturzo, per ora abbiamo fatto la domanda di rientrare e Tarchiani ci ha parlato di un'e-

poca a cominciare dall'autunno. In una lettera seguente accenna però a certe difficoltà. Ho l'impressione che sarà per più tardi. Questa incertezza non ha cominciato a darmi noia perché sono io pure assai incerta sui miei movimenti. Mirtillino ha compiuto 18 anni in questi giorni. È andato al Draft Board, ha riempito il suo "questionnaire", e ora aspetta la visita medica per sapere se sarà preso militare (credo di sì), e poi aspetterà per sapere dalle autorità britanniche quando dovrà essere mandato in Inghilterra. La mia idea è di aver il Mirtillino in Inghilterra mentre noi andiamo a farci una nuova (e spero defini- tiva!) casa in Italia. Mi fiderei alla fortuna ed ai miei sforzi per arrivare poi fino a lui in Inghilterra. k tutto molto complicato. Aggiunga che ho bisogno per vivere di un "job" in Italia.. . Non dispero però di trovarlo.

È da molto tempo il mio desiderio di rivederla. Senza aspettare che la partenza diventi una attualità, non potrei venire a trovarla a Brooklyn? Anche Mirtillino desidere- rebbe vivamente di conoscerLa.

Avrei moltissimo piacere che Lei venisse fin quaggiù dove ho ora una casa comoda e un pezzettino di giardino; un sogno per me che son sempre vissuta negli appar- tamenti. Ma temo perfino di fare questa proposta, sapendo che Lei non lascia volentieri la Sua casa.

153 Cartolina postale manoscritta con intestazione a stampa: uDon Luigi Stum, 2274 Eight-First Street, Brooklyn 14, New Yorkn, timbro posde di Brookiyn del 261611945, indirizzata a Signora Marion Rosselli, 9 Concord Avenue, Larchmont, N.Y.

154 Lettera dattiloscritta su carta intestata con l'indirizzo di Larchmont 9, Concord Avenue. S tum annota data di arrivo (8 luglio) e una frase illeggibile.

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La famiglia di Maria e mia suocera non hanno queste stesse preoccupazioni ma hanno, con me, quella della salute, piuttosto fragile ormai, di mia suocera.

I1 fatto che Lei aveva scritto che aspettava di tornare a Roma entro due o tre mesi mi aveva fatto sperare che forse avremmo fatto il viaggio insieme.

Molto cordialmente,

Marion Rosselli

Brooklyn, 8 luglio 1945 l55

Cara Signora Rosselli, certo, sarei felice rivederla e rivedere Mirtiilino, che non riconoscerò più dopo

quasi sette anni che non lo vedo. Io non mi muovo da Brooklyn. Se a Lei non sarà troppo pesante il . . . viaggio,

potremo combinare un pomeriggio nel quale io sia libero da visite. Mi telefoni a Bea- chwiew 2-7124 quando Lei decide venire, e fisseremo il giorno. - Non so da Larchmont, - ma da Times Square a qui ci vogliono per treno 50 o 55 minuti. - La stazione più vicina da questa casa è quella di Bay Parkway. Di là (86 street) a 8 1 street 2274 non ci sono che 5 minuti a piedi (più o meno).

Accetti i miei più cari ringraziamenti per il pensiero gentile di venirmi a trova- re, con l'augurio che possiamo rientrare insieme in Italia.

Suo cordiaknente, Dev.mo

Luigi Sturzo

Larchmont, 23 luglio 1945156

Caro Don Sturzo, ho saputo oggi che mio figlio non è, dopo tutto, "rejected dall'esercito. Ha

ricevuto, lasciando l'induction centre, una carta su cui era scritto "administrative rejec-

155 Lettera manoscritta, su foglio con timbro «Rw. Don Luigi Sturzo - 2274 -81st Street, Brooklyn 14, New Yorkn. Busta indirizzata a Signora Marion Rosselli, 9 Concord Avenue, Larchrnont, N.Y., timbro posta- le de11'8 luglio 1945.

156 Lettera dattiloscritta. Marion scrive l'indirizzo di 9 Concord Avenue, Larchrnont New York. Sturzo annota: ((20 agosto: risposto. Comunicarmi se partirete [?] col Gripsholrnn.

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tion". Questo vuol dire, secondo loro, che non è accettato neil'esercito americano, come sapevo che non sarebbe stato, dato che è un suddito britannico. E vuol dire anche, sem- pre secondo loro ma non so come possono aspettarsi che si capisca da sé, che è accettato nell'esercito inglese. I1 Drafi Board gli ha detto che i suoi papers sono in giro tra Washington e Albany, e che poi debbono tornare al Draft Board. Ci vorrà qualche setti- mana.

Ho voluto mettere le cose a posto, avendole detto che Mirtillino era stato "rejected.

Grazie per averci ricevuto così simpaticamente venerdì scorso. Mi auguro assai che la sua salute torni ad essere quello che era e che lei sia libero da febbrette stancanti.

Devotamente,

Marion Rosselli

Brookl~n, 20 agosto 1945157

Cara Signora, va Lei col Gripsholml58 il 28 agosto? Io non ho ricevuto a tutt'oggi l'exit permit (la burocrazia è lenta) sì che ci ho

rinunziato per questa volta, tanto più che ancora ho molto da fare e non ero guarito. La febbretta era andata da due settimane, ed è tornata giovedì scorso.

Fui tanto lieto di rivederla insieme a Mirtillino. Dopo tutto, se non sarà am- messo anche presso l'esercito britannico, non credo che ci perderebbe.

Auguri a Lei e ai figli tanto bene. Mi ricordi alla Signora suocera e alla cognata. Mi faccia sapere se e quando partirà. Cordialmente,

Luigi Sturzo

157 Lettera manoscritta, su foglio con timbro uRev. Don Luigi S m m - 2274 -81st Street, Brooklyn 14, New York,. Busta, intestata Don Luigi S tum, indirizzata a Signora Marion Rosselli, 9 Concord Avenue, Lar- shmont, N.Y., timbro postale del 21 agosto 1945.

15s Storico transatlantico della Swediih American Line, impiegato come nave da crociera e da trasporto passeggeri. Preso a nolo dal governo degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale fu utilizzato per tra- sporti umanitari e per lo scambio di prigionieri. Dopo il 1946 riprese la sua attività ordinaria. Sia S w m che Marion Rosselli dovettero in realtà aspettare quell'anno per tornare in Iralia. Amelia, Marion e Maria, irnbar- care sul Vuhnia insieme ai figli, giunsero a Napoli il 30 giugno. S t u m partì da New York il 27 agosto sem- pre con il Vulraniu e sbarcb a Napoli il 6 settembre.

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Larchmont, 23 agosto 1945'59

Caro Don Sturzo, no, noi non partiremo sul Gripsholm, a meno che non ci fosse un ritardo della

partenza di due o tre settimane, il che non sembra probabile quando la sua partenza è stata già annunziata due volte per il 28 agosto. Non siamo pronte neanche noi. Io ho finito per mandare la domanda di exit permit solo adesso e credo che Maria non sia più avanti colle carte. Per il resto, sono completamente in ritardo. Tarchiani mi ha parlato di un ritardo di circa due mesi. Ma dubito che possa venire da un momento all'altro una chiamata del- l'Ambasciata per farci partire. Sono assai contenta, per noi, che anche lei andrà più tardi.

Non sono così contenta della notizia che mi dà della sua salute. Non sarebbe possibile sapere da che cosa dipendono queste febbrette, e quindi farle sparire?

La ringrazio molto per il giornale ((People and Freedomn. Quando scrive a Miss Carter e a Miss Marshall mi ricordi cordialmente a loro. Non ho dimenticato le giornate febbrili passate insieme a Savona, né la loro accoglienza tanto amichevole a LondralGO. C'è nell'articolo sul Governo Italiano una cosa che mi riesce nuova. Dice ~Working in hiding, Parri's Genera1 Command preparared the final general rising ... in the convent of the Sisters of the Redemption in Milan ... )) Sa niente lei di questo incidente?

Sono ora gravemente turbata dalla notizia data dall'«Herald Tribune)) della gra- ve malattia di Ester Parri. Se sa niente di come procede la malattia, la prego di scriverme- lo. fi una coppia, come era la nostra, unitissima.

Mirtillino è arrivato fino a riempire le formule per il suo viaggio in Inghilterra. Poi è venuta la fine della guerra col Giappone. Ci domandiamo ora se vorranno prenderlo.

, La terrò informato se ci capita qualche cosa di nuovo. Molto cordialmente,

Marion Rosselli

l59 Lettera daniloscritca da 9 Concord Avenue, Larchmont. Sturzo annota: «24MI1. Risposto molti punti di convegno dei patrioti. Seminari, Conventi e Clausure con [per] i Catt.~.

160 Vedi Introduzione, pp. 1 1-1 2.

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Finito di stampare nel mese di febbraio 2001 d d a Rubbetuno Industrie Grafiche ed Editoriali

per conto di Rubbenino Editore Srl 88019 Soveria Mannelli (Catanzaro)

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