02-Ami Ritorna-Una Promessa Dallo Spazio (italiano)

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Enrique Barrios Accompagnato da Vinka, ragazzina di un aitro mondo, Ami ritorna sulla Ter ra, mantenendo la promessa fatta al suo giovane amico, Pierre, protagonista dei primo libro di Enrique Barrios. Nel cor so dei racconto, Yinka e Pierre vengono trasportati da Ami a visitare diversi pia- neci, nei quali si possono incontrare esse^ ri sorprendenli. Si va cosi tessendo Ia tta- ma di un romanzo cosmico tra due ani me gemélle, benché provenienti da mon- di diversi, mentre Ami espone i suoi me- ravigliosi insegnamenti, tesi a risveglia- re una nuova coscienza, piú universale, di pace e íratellanza. ISBN 88-8093-169-5 t n izioni ILPUNTO « a » DMNCGNÍfO iniziDM J l RPUNTO 0 INCONTO

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2-Ami Ritorna-Una promessa dalle stelleDefinito il best-seller della letteratura New Age, Ami ha venduto milioni di copie in tutto il mondo. Ora Ami ritorna sulla Terra, mantenendo la sua promessa. Lo accompagna Vinka, ragazzina di un altro mondo, e la piccola coppia viene trasportata da Ami a visitare diversi pianeti, nei quali conoscono esseri sorprendenti.Si va così tessendo la trama di un romanzo cosmico tra due anime gemelle, benché provenienti da mondi diversi, mentre Ami espone i suoi meravigliosi insegnamenti, tesi a risvegliare una nuova coscienza, più universale, di pace e fratellanza.

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Enrique BarriosAccompagnato da Vinka, ragazzina di un aitro mondo, Ami ritorna sulla Ter­ra, mantenendo la promessa fatta al suo giovane amico, Pierre, protagonista dei primo libro di Enrique Barrios. Nel cor­so dei racconto, Yinka e Pierre vengono trasportati da Ami a visitare diversi pia- neci, nei quali si possono incontrare esse ri sorprendenli. Si va cosi tessendo Ia tta- ma di un romanzo cosmico tra due ani­me gemélle, benché provenienti da mon- di diversi, mentre Ami espone i suoi me- ravigliosi insegnamenti, tesi a risveglia- re una nuova coscienza, piú universale, di pace e íratellanza.

ISBN 88-8093-169-5

t n i zioni ILPUNTO

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0 INCONTO

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Enrique Barrios

AMI RITORNAUna promessa dallo spazio

EDIZIONIí p S ILPUNTOSftlNi D'INCONTRO

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Enrique Barrios Ami ritornaTitolo originale: Ami regresa Traduzione di ítala Bellinato Copyright © 1990 by Enrique BarriosPrima edizione originale pubblicata da Errepar S.A., Buenos Aires Prima edizione italiana pubblicata nel 2000 da Edizioni II Punto d’Incontro s.a.s.Via Zamenhof 441, 36100 Vicenza Tel. 0444 239189, Fax 0444 239266 Sito Interner: web.tin.it/edpunto Posta elettronica: [email protected] di stampare nel gennaio 2000 presso la CTO, Via Corbetta 9, Vicenza Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di quest’opera può essere riprodotta in alcuna forma senza 1’autorizzazione scritta deH’editore, ad eccezione di brevi citazioni destinate alie recensioni.

ISBN 88-8093-169-5

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C Jn d ic e

Ricordo di Ami 7

Parte Prima 11

Capitolo 1 - II dubbio 12Capitolo 2 - Sulla roccia 18Capitolo 3 - Lmcontro 22Capitolo 4 - Una danza cósmica 32Capitolo 5-11 difetto principale 40Capitolo 6 - La missione 45Capitolo 7-11 Comandante 51Capitolo 8 - La caverna 60Capitolo 9 - Viaggio a Kia 66Capitolo 10 - II Maestro Solare 72

Parte Seconda 79

Capitolo 11 - Krato e i terri 80Capitolo 12 - Arrivederci, Kia! 88Capitolo 13 - Calibur 94Capitolo 14 - La pergamena e le due possibilita 102Capitolo 15 - Bambola Galattica 115Capitolo 16-1 genitori di Ami 121Capitolo 17 - Lammutinamento 132Capitolo 18 - Costosi armamenti 142Commiato 147Conclusione 151

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“Ti rendo Iode, Padre, Signore dei cielo e delia terra,

perché hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e

le hai rivelate ai piccoli”.

(Matteo 11: 25)

ecC’è un antico mistero nelFuniverso: Perché la vita?

Perché la creazione?Gli intelletti si affannano, cercano

e non trovano e dato che non trovano,

inventano teorie; ma Fanticò mistero

si rivela solo all’amore, alia coscienza illuminata daH’amore, privilegio dei semplici e degli umili,

come i bambini.”

(Introduzione delia pergamena dei vecchio Krato, abitante dei pianeta Kia)

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R i c o r d o d i y \ m i

II raio nome è Pierre X. La ics significa ‘mistero’, perché non posso rivelare il mio cognome. Sapete già il motivo.

Sono un bambino, studente e scapolo, però ho scritto un libro che è diventato molto popolare. Si intitola Ami, il bambino delle stelle. O meglio, Pho dettato a un cugino appassionato di letteratura: Victor. Lo ha scritto lui. Lavora in banca e nei mo- menti liberi viene a casa mia a lavorare con la macchina portati- le: cosi abbiamo realizzato il libro Ami.

Victor crede che il mio racconto sia una stupidaggine, una fantasia di bambino. Dice che se si è degnato di scriverlo, è stato solo per ‘sgranchirsi la mano’, perché pensa di pubblicare una novella, cun libro vero’, qualcosa di serio> relativo alia ‘tortura delia frustrazione mentale5... una scempiaggine di una noia mortale.

Grazie al successo d\Ami, libro che parla di stelle, cufo’ e amore, anche Victor vuole ambientare il suo racconto nello spazio.

Vorrebbe sapere come faccio a immaginare i mondi o le persone extraterrestri: io gli rispondo che racconto quello che ho visto, non quello che immagino. Ma lui pensa che il mio racconto non sia reale, che io abbia inventato tutto, dice che invento storie con moita facilita: tuttavia, quello che racconto in A m i non ha un pelo di fantasia.

Ami esiste, è un mio amico, un visitatore di un altro mon­do. È comparso in una spiaggia solitaria sul far delia sera, alia fine delFestate.

Riüsciva a indovinare i miei pensieri, a planare come un gabbiano e anche a ipnotizzare gli adulti. Sembrava non avere piu di otto anni, tuttavia pilotava un cufo’ ed era capace di co- struire apparecchi molto piu complicati di un televisore. Disse

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di essere una specie di messaggero o maestro. Forse era un adul­to, ma con 1’aspetto e il cuore di un bambino.

A bordo dei suo veicolo spaziale mi portò in pochi minuti soltanto a conoscere vari paesi delia Terra. Poi andammo sulla Luna: non mi piacque, troppo arida. Sembrava un formaggio secco visto con la lente di ingrandimento. Inoltre, era sempre notte, anche se c’era il sole, perché il cielo appariva nero. Ami invece, era felice meritre guardava la luna e qualsiasi altra cosa, si rallegrava di tutto; niente lo disgustava, tranne mangiare car­ne: gli facevano pena gli animaletti.

Piu tardi mi portò in un mondo bellissimo che si chiamava Ofir, o meglio, si chiama Ofir, perché esiste, è reale. È vicino a una stella rossa: un sole quattrocento volte piu grande dei nostro.

Là non si conosce il denaro: tutti prendono secondo le loro necessita e danno secondo la loro coscienza e la loro buona vo- lontà. Siccome non ci sono persone disoneste, non è necessaria la polizia, non esistono lucchetti, catene, muri, cancelli, recinti o ser- rature e per lo stesso motivo non si complicano la vita con i docu- menti. Non sono divisi in nazioni: Ofir è un’unica nazione di fratelli e siccome sono fratelli, non esistono gli eserciti, nè la guer­ra. Non sono divisi nemmeno da religioni, pensano che Dio è Amore: questo è tutto. Vivono cercando di fare il benee di supe- rare se stessi ogni giorno, ma si divertono anche molto, in modo sano. Là tutto è libero, niente è obbligatorio.

Ami ha detto che la Terra potrebbe vivere cosi. Per questo è necessário che tutti conoscano quello che è venuto a rivelare, cioè che 1’Amore è la Legge Fondamentale delFuniverso: con questo ben chiaro in tutti i cuori, il resto diventerà molto facile.

Ha detto anche che se non lo faremo, ci distruggeremo irri- mediabilmente, perché un alto livello scientifico e poco amore nelle persone, è la formula ideale perché un mondo si autoeli- mini. Questo è quello che sta accadendo sulla Terra, perché non siamo civilizzati.

Secondo Ami, sono civilizzati i mondi che hanno tre requi- siti fondamentali: -

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1) Devono riconoscere che 1’Amore è la Legge Fondamen- tâle dell’universo.

2) Devono smettere di essere divisi da frontiere e formare un unicò Paèse di fratelli.

3) L’Amore deve essere il fondamento di tutta 1’organizza- zione mondiale.

Ami usò Tesempio di una famiglia per spiegarmi qüest’ultimo punto: le famiglie condividono tuttò con affetto, perché sono unite dairamore. Disse che tutti i mondi civilizzati vivono in questo modo. M i fece anche sapere che esiste una Legge Univer- sale che impedisce agli abitanti dei mondi superiori di interveni- re in modo invasivo nelPevoluzione dei mondi non civilizzati: possono solo suggerire in modo molto sottile quello che do- vremmo fare, in accordo con un misterioso ‘piano di aiuto’.

Mi chiese di scrivere un libro, riferendo tutto quello che avevo conosciuto e vissuto al suo fianco. Disse che àvrei dovu- to farlo come se si fosse trattato di un racconto, non per quello che è: una realtà.

Per questo ho detto che tutto quello che ho riferito in ‘Ami’ è una favola. A propósito, lo ripeto anche adesso: non ho mai conosciuto nessun extraterrestre e non sono nemmeno andato in un mondo superiore. Anche questo racconto è un prodotto delia mia fantasia...

Se molte persone ritengono che quello che dice Ami è tutto vero, perché coincide con i messaggi telepatici che loro ricevo- no, è un caso.

Firmato: Pierre X

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Lultima cosa chc visitammo, fu un mondo rosato. Li cero io stesso, ma da grande, qualcosa dei genere. C’era una donna che mi aspettava da molto tempo.

Aveva il viso azzurro chiaro e lineamenti da giapponese, sentii che ci amavamo.

Improwisamente spari tutto. Ami disse che questo sarebbe accaduto nel futuro,dopo molte vite. Non compresi questo de- licato argomento se non piú tardi.

Io vivo solo con la mia nonnina. Andiamo sempre a passa- re le vacanze d’estate al mare, ma la stagione scorsa non abbia- mo potuto farlo, per mancanza di denaro. Questo mi ha rattri- stato, perché Ami aveva detto che sarebbe tornato se avessi scritto il libro: pensavo che lo avrei rivisto sulla riva dei mare.

A irinizio, volevo raccontare la mia áwentura a tutti, ma Ami e Victor mi raccomandarono di non farlo. Dissero che avrebbero pensato che sono pazzo (questo pensa di me mio cugino). Non ci badai e appena tornammo a scuola, cominciai a raccontare la mia meravigliosa storia a un compagno di classe, che era un mio caro amico. Non ero ancora arrivato al viaggio in cufo’, che scoppiò a ridere. Dovetti dirgli che era stato tutto uno scherzo, che stavo prendendolo in giro: cosi tornai di nuo- vo un bambino normale.

Per questo non posso rivelare la mia identità.

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P a ^ f e T -V i m a

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i . C7I dubbio

Stavo aiutando mio cugino nel suo racconto, voleva scrivere una stupidaggine su una super civiltà di pulei intelligenti che venivano da una lontana galassia a dominare telepaticamente tutti gli abitanti di questo mondo, per poi sfruttarli facendoli lavorare a estrarre uranio per loro...Siccome questo mi sembra- va grottesco, trito, assurdo e dannoso, si arrabbiò. Mi chiese se per caso non avevo mai pensato che la mia avventura con Ami fosse stato un sogno; alFinizio non ci badai, ma lui insistette, mi chiese delle prove. Gli parlai delle ‘noci’ extraterrestri che Ami mi aveva regalato e che la mia nonnina aveva assaggiato, andammo a chiederlo a lei.

“Nonnina, Victor è uno stupido, pensa che io abbia sognato la storia di Ami. Raccontagli tu: è vero che hai mangiato ‘noci’ extraterrestri?”

“Che noci, figliolo?”"Extraterrestri, nonnina.”“Quando, Pierre?” Chiese con la bocca spalancata, mo-

strandosi sorpresa.A questo punto delia conversazione Victor, trionfante, sor-

rideva ironico.“L’ultima estate che siamo stati al mare, ricordi? Racconta-

lo a Victor.”“Sapete bene che mi manca la memória, figlioli. Questa

mattina, per esempio, ho dimenticato il portamonete al negozio di alimentari, me ne sono accorta quando è arrivato il lattaio a riscuotere. L’ho cercato da tutte le parti e...”

“Ma ricordati delle ‘noci’ extraterrestri che hai assaggiato.

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Hai detto che ti piacevano tanto...”"...Ho chiesto al lattaio di riaccompagnarmi in macelleria...

no, credo che fosse il negozio di alimentari. Si, meno male che don Saturnino è cosi onesto. Lo ha custodito per me...”

Feci mille tentativi, ma la mia nonnina semplicemente non ricordava niente di niente.

“Vedi?” Disse Victor con aria soddisfatta “non hai prove. Ammetti che è stato tutto un sogno: bello, devo ammetterlo, altrimenti non lo avrei scritto, ma è fantasia, in fin dei conti.”

Cercai una prova. Purtroppo, a parte quello delle ‘noci5, Ami non mi aveva lasciato nessun ricordo materiale, niente di tangibile. Continuai a pensare finché si accese una luce nella mia memória.

“Ce rho!”“Che cos’hai?”“Quando Ami se ne andò, tutta la gente dello stabilimento

baliieare vide 1’ eufo’i”Con questo era sconfitto...Ma lui non si impressiono.“So già che cè stato un awistamento quel giorno, ma sono

sicuro che la storia ti è venuta in mente li, vero?”"Non mi è venuto in mente niente, ci sono testimoni...” "Testimoni degli oltre ventimila casi di luci nel cielo. Nes-

suno sa di cosa si tratta: plasma, rifrazione atmosférica, palloni- sonda, aerei. In sostanza, luci nel cielo. Da qui a dire che si tratta di astronavi... c’è moita immaginazione in mezzo. Ma inventare che si è avuto contatti con un essere di un altro pianeta... andia- mo! Per di piu, dire che si è andati in un altro mondo... questo significa spingersi troppo lontano. Puoi arrivare a essere un bra­vo scrittore di fantascienza, ma non confondere la realtà con Pimmaginazione. Ci sono manicomi...”

“Ma è vero. È vero!”“Prove!” Pretese mio cugino “può darsi che tu abbia so-

gnato tutto. Può darsi che ti sembri di ricordare una realtà, inve- ce di un sogno, pensaci...”

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Non volli ammetterlo. Dissi che ero stanco, che domani avremmo continuato a guardare il suo racconto, ma quella sera mi venne un dubbio: ‘E se stessi ricordando un sogno?’

Mi sembrava impossibile, ma che prove avevo, dopo tutto?

Quella sera ero angosciato, dovetti ricorrere al libro, a Ami, in cerca di qualche indizio.

Lo lessi, credo per la prima volta, con tanta attenzione, dal- l’inizio alia fine, ma fu solo alia fine che trovai quello che mi servi- va come prova inconfutabile: il cuore alato inciso sulla roccia! Certo, eccolo! Ami portava un abito bianco e al centro dei petto aveva un simbolo: un cuore dorato con le ali, circondato da un cerchio. Piu tardi mi spiegò che stava a simboleggiare 1’umanità unita nell’amore. Dopo la sua partenza, quel disegno apparve in­ciso nella roccia sulla quale avevo conosciuto il bambino spaziale. Sembrava essere stato fatto fondendo la pietra. Io lo avevo visto molte volte...o anche questo faceva parte dei sogno?

Non mi sentivo sicuro, perché ricordavo una zia che affer- mava di fare sogni lunghissimi, pieni di piccoli particolari, con un ‘tema’, perfino. Diceva che continuavano la notte successiva, dal punto nel quale era rimasta prima dei risveglio, come le pun- tate di una telenovela.

Che il mio incontro con Ami fosse qualcosa dei genere?...Decisi che 1’unica cosa in grado di darmi la prova definitiva

era il cuore nella roccia sulla spiaggia. Se era li, anche Ami e il resto erano realtà: se non esisteva, tutto era stato un bel sogno.

Quando rividi mio cugino, la prima cosa che gli dissi fu: L> e una prova.

“Di che cosa?”“Del fatto che il mio incontro con Ami è stato reale.”“Qual è?” Chiese senza darmi troppa importanza.“II cuore inciso sulla roccia delia spiaggia.”“Storie! Dimentica tutto e continuiamo a rivedere il mio

racconto. Stavo pensando che, al posto delle pulei intelligenti ci starebbe meglio una razza di scorpioni telepatici...”

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“Ma prima andiamo alia spiaggia. Hai appena comprato un’automobile e...”

“Cosa? Sei pazzo! La spiaggia è a piu di cento chilometri e10 sono un uomo molto occupato. Non mi interessano le fanta­sie di un bambino sognatore.”

“Ma ti interessa scriverle e...”“Questo è molto diverso! Non mi piace 1’insolenza! Io scri-

vo le tue storie per fare pratica, ma non confondo le cose: è fmzione, immaginazione e basta.”

“È realtà!” Protestai disgustato.Mi lanciò uno sguardo di rimprovero e poi disse: “Comin-

ciò â preoccuparmi seriamente delia tua salute mentale, Pierre.”

11 suo tono protettivo mi lasciò perplesso. Avevo veramente paura di essere pazzo, per questo volevo uscire dall’incertezza una volta per tutte.

“Allora, facciamo una cosa, Victor: andiamo alia spiaggia e se il cuore non esiste, capirò che è stato tutto un sogno e non corifonderò nüòvamente le cose. Ma se è li...”

“E dàgli con questa stupidaggineL. Va bene, 1’estate prossi- ma ci andremo.”

“Lestate prossima! Mancano sei mesi!”“Abbi pazienza, quest’estate andremo ã verificare che con-

fondi le cose. Continuiamo con il mio racconto. Ascòlta: degli scorpioni dotati di telepatia...”

Mi sentii come prima di fronte a una muraglia crudele. Re- agii violentemente: “Allora ci andrò da solo! Fuggirò, scappe- rò, comunque sia, arriverò alia spiaggia. Inoltre, non mi inte­ressano i tuoi scorpioni telepatici, è tutto cosi ridicolô! Non ti aiuterò mai piu!”

“È meglio che me ne vada” disse Victor, vedendo la mia alterazione “domani ti passerà.”

Usei di casa augurandomi là buona notte.“Non tornare mai piu!” Gli gridai.

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Poi mi chiusi nella mia stanza: steso sul letto, ero sul pun- to di piangere...beh... lo feci, ma non molto, perché noi uomi- ni non dobbiamo piangere...

Quella notte decisi di fare qualcosa di piu che lamentarmi e compiangermi piagnucolosamente e morbosamente per le mie difficoltà.

NeH’oscurità chiusi gli occhi e per piú di unora immaginai che andavo alia spiaggia.

II giorno successivo, nel pomeriggio, comparve Victor fischiettando.

“Al lavoro, campioni!” Disse, come se non fosse successo niente. Io rimasi freddo e distante.

“Ho sentito, ma ho una montagna di compiti da fare” finsi di studiare un libro di geografia.

“Ma solo un’oretta...Mi è venuta in mente una lotta fra due razze di extraterrestri: gli scorpioni telepatici contro quei ‘bo- naccioni’ che hai immaginato tu, quelli di Ofir...”

Questo mi fece ribollire il sangue, ma feci finta di niente. “Impossibile, scusami. Arrivederci.”“Hummm...sospetto che tu sia ancora arrabbiato per quel­

lo che è successo ieri.”“Le steppe sono pianure incolte di grande estensione...’

Scusa, cosa significa incolte?”“Non lo so. Humm...va bene. Stavo pensando che mi fa-

rebbe bene un riposino sulla spiaggia...”“E...?” La speranza si affacciò per la prima volta. “Potremmo andarei venerdi sera, portare la tenda e tutto il

resto. Lungo il cammino, possiamo andare a verificare che non esiste nessun cuore su quella roccia. Ma se sei cosi arrabbiato con me...”

“Arrabbiato con te? Certo che no!” Esclamai felice.“Ma a cosa è dovuto questo cambiamento?”

“Cambiamento? No, solo che stanotte non mi ha lasciato dormire per un’ora 1’idea di portarti alia spiaggia. Quando ho

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deciso di farlo, solo allora sono riuscito a chiudere gli occhi. Credo di aver bisogno di un po’ di riposo. Inoltre, non voglio che un giorno ti arrabbi tanto che il mio libro...volevo dire, i tuoi libri si fermino senza il mio aiuto...”

Bene, non so cosa sia accaduto. Fatto sta che venerdi sera pre- parammo i bagagli, salimmo sulFauto di Victor e in un paio d’ore arrivammo alia spiaggia.

Respirai Faria di mare come se fosse stato un balsamo vita- le: tutto mi portava i ricordi dei mio viaggio spaziale, di Ami.

Scendendo dalfauto diedi un’occhiata verso le rocce. Mi sembrò quasi di vedere li 1’ cufo’ dei bambino delle stelle, sospe- so nelFaria, sopra la spiaggia...

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2.. S u l l a r o c c i a

Victor voleva montare la tenda, invece di andare a vedere la roccia, perché si faceva notte, ma lo convinsi ad andarei imme- diatamente.

“Bene” disse “già che siamo qui... Anche se sta facendo buio. Viene già notte...”

“E meravigliosamente chiaro. Andiamo.”Lasciammo Pautomobile sul sentiero che portava verso le

rocce e camminammo in direzione dei mare.La notte era arrivata, le nubi lasciarono il passo a una gran­

de Luna che illuminava tutto. Ricordai la luna piena di ‘quella notte5: gli stessi riflessi sull’acqua, lo stabilimento balneare al- 1’altro lato delia baia, cosparso di punti luminosi, le rocce... era tutto uguale.

Lemozione accelerava il mio cuore e le mie gambe, invece mio eugino avanzava con grande fatica.

“È troppo buio, scivoloso...”“Bisogna camminare con sicurezza, uomo” dissi, molto piu

avanti di lui."Che stupidaggine! Sarebbe meglio tornare domani, di gior-

35no.“Sarebbe una pazzia, siamo quasi arrivati.”Sentii un rumore là dietro: mio eugino era nei guai.“Pierreee!”“Cosa succede?”“Sono çaduto in aequa! Vieni, aiutami!”“Si deve camminare sulle pietre, non nell’acqua” dissi, men-

tre mi apprestavo a soccorrerlo.“Non riesco a vedere la differenza: qui è tutto nero.JDam-

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mi la mano.”“Se ti ostini a non voler vedere, tutto sarà scuro per te...” “Guarda come sono ridotto: la gamba bagnata, la scarpa...

Questa è una pazzia, io non continuo, torniamo domani.”

Mi sembrò assurdo dover aspettare fino al giorno seguente, dal momento che eravamo a pochi metri soltanto dalla roccia.

“Stiamo già arrivando, mancano solo pochi passi.”"Può darsi, ma qui è viscido, pericoloso. Le pietre sono pie-

ne di muschio umido, la marea sta salendo, è facile rompersi la spina dorsale. Ritorniamo alia spiaggia, prepariamo la tenda, dormiamo e domani torniamo.

“Attento, Victor, arriva l’acqua! Salta su questa roccia piu alta!” “Che acqua? Che roc...? Glub!”Questa volta si bagnò fino al collo.

Veramente mio eugino era un vecchio, malgrado non aves- se piú di trent’anni.

Montammo la tenda sulla sabbia. Victor si cambiò d’abito, mentre io preparavo a malincuore uno stupido fuoco.

“Mettersi con i bambini...” protesto lui.“Mettersi con i vecchi...” protestai io.“Bene” dissi impaziente “sei già asciutto. Adesso ti stendi,

mentre io vado e torno...”Io vedevo cosi facile la faccenda. Era cosi, ma gli adulti

hanno lo strano potere di complicare tutto, di rendere terribil- mente difficoltose e complesse le cose piú semplici...

“Questo mai! Ti metterai qui al mio fianco. Su quelle nere rocce potrebbe succederti qualunque cosa. Ho sonno, andiamo, stenditi.”

"Ma...”"Stenditi!”Decisi di assecondarlo, di stendermi, ma appena si sarebbe

addormentato..."Va bene, dormiamo. È molto divertente dormire...”

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Attesi 1’oscurità come un serpente in agguato. Un5infinità di tempo piu tardi, la sua respirazione mi fece comprendere che dormiva. Cominciai a scivolare fuori dal sacco a pelo mol­to cautamente e raggiunsi Tuscita. Quando stavo per mettere fuori la testa, una mano mi afferrò per il collo delia camicia.

“Dove vai?” Chiese Victor.“Ecco, là fuori, in bagno. Mi capisci...” La scusa perfetta!

Mi era venuta come unispirazione: a nessuno si può negare di andare in bagno.

“Va bene, ma torna immediatamente.”“Non preoccuparti, torno subito” questo lo credeva lui...

Una volta fuori dalla tenda, corsi alia velocità dei fulmine ver­so la ‘mia’ roccia. Una strana forza sembrava essersi impossessata di me, perché stavo saltando di pietra in pietra, come un coni- glio. In pochi secondi mi trovai ai piedi dei mio destino finale. Mi fermai emozionato, accarezzai la roccia: quanto avevo im- piegato ad arrivare fin li! Ora bastava scalarla per vedere il cuore alato... E se non c’era?

Tutto si oscurò quando pensai a questa eventualità e persi tutta quella forza straordinaria.

Cominciai a sal ire con grande difficoltà, intriso di dubbi e di timori, come un adulto. Scivolai di qua e di là, ma alia fine (alia fine!) arrivai in cima.

Camminai emozionato sulla superfície piatta: da lontano, a causa delloscurità, non si vedeva bene il punto nel quale doveva essere impresso. Mi awicinai molto lentamente, come pregustan- do il momento, con una sensazione di angoscia mista ad allegria.

Arrivai al punto, cercai il simbolo da tutte le parti, ma non c’era. Non c’era! Non esisteva!

"Non è mai esistito” dissi con la disperazione nel cuore “è stàto tutto frutto dellimmaginazione...un sogno...”

"Io non sono un sogno” disse una voce conosciuta alie mie spalle.

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Mi volsi molto lentamente, quasi temendo che quello che avevo sentito fosse un’illusione uditiva, o qualcosa dei genere.

Guardando, scorsi la bianca figura dei mio piccolo e amato amico: era li, sorrideva come sempre.

“Ami!”

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3 . 1^'\v\c.ov\\ro

Non riuscii a trattenere lacrime di gioia neirabbracciarlo. Era reale, era solido: tutto era stato reale, tutto.

“Sei piu alto, Pierre.”“È vero, o tu sei piu piccolo. Ti sei ristretto!” Ridemmo,

come tante volte in passato.Ali improwiso ricordai Victor che mi aspettava nella tenda."Prima era la tua nonnina, adesso è tuo cugino. Non puoi

proprio vivere senza preoccuparti?” Ami percepiva sempre i miei pensieri.

“Hai ragione, ma è che...”“È che niente. Lo tengo profõndamente addormentato nella

tenda: la notte è nostra.”“Davvero?”“Certo. Vuoi vederlo sullo schermo?” Chiese Ami pren­

dendo il piccolo visore, televisore o come si chiamava Tappa- recchio che teneva nel cinturone.

“Non è necessário, ti credo.”“Ma va! Questo è un progresso.”“Che cosa?”“Che tu sia capace di credere qualcosa.”“Non ti comprendo, Ami.”“II viaggio che hai fatto, non è forse stato motivato dai tuoi

dubbi?”Pensai un po5 prima di rispondere. Ami aveva ragione: ave-

vo messo in dubbio la sua esistenza. Questo mi aveva fatto de- siderare di andare a verificare...

“È vero, ma ne valeva la pena, adesso sono sicuro che esisti.”“E quando me ne andrò? Sei sicuro che dopo non penserai

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chc è stato solo un sogno?”“Assolutamente. Tu sei reale” gli toccai la spalla.“E prima? Non era reale? Tuttavia, hai dubitato...”“Hai di nuovo ragione. Perché a volte uno ha dei dubbi, Ami?” “Perché la mente funziona a vari livelli, scollegati gli uni

dagli altri. A volte un uomo può essere violento e crudele; altre volte, affettuoso e tranquillo. Se sei a un livello alto, puoi riusci- re a vivere cose meravigliose, come incontrare me, comprende- re grandi verità o fare dei tuoi desideri una realtà... Se sei a un livello basso, non puoi collegarti con i livelli superiori: anche seli avessi conosciuti in precedenza, avresti dei dubbi.”

“Non accadrà piu, Ami, ma perché non sei venuto 1’estate scorsa? Io avevo scritto il libro e...”

“E hai pensato che io sarei venuto immediatamente?” Rise “non ti ho dato una data precisa; Devi sviluppare dentro di te la pazienzá, la scienza di mantenerti nella páce interiore. Uimpa- ziente non è in armonia conTuniverso: tutto ha la sua ora, il suo tempo. Inoltre, coi tuoi dubbi violi una serie di requisiti neces- sari per stabilire un contatto, ma tu sei un caso speciale... an­che se a volte dubiti delia mia esistenza.”

“Mi dispiace molto, Ami. Ti ripeto che non succederà piu.”

Aspirò Paria notturna guardando le luci dello stabilimento bâlnearé situato alPaltro lato delia baia.

“Ma tutto va perfettamente bene nelPuniverso. Andiamo, devo portarti a fare un giro per la galassia.”

“Fantastico! Dove hai la tua nave, sotto 1’acqua?”“No, qui sopra” indicò verso il cielo. Guardai, ma vidi

solo stelle.“Non la vedo...”“È invisibile. Andiamo, voglio presentarti una persona.” “Non sei venuto solo, questa volta?”“No” rispose tirando fuori uno degli apparecchi dal suo

cinturone.AlPinizio non mi piacque 1’idea di condividere il viaggio

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con uno sconosciuto: mi sentivo piu in confidenza con lui solo.“Come saliremo sulla nave?”

In queiristante una luce gialla molto forte ci illuminò e al tem­po stesso mi sentii sollevare in aria. Questa volta non mi spaven- tai troppo, perché lo avevo già sperimentato in precedenza.

Sopra di noi apparve Y cufo’ con un’apertura luminosa sotto lo scafo. Poco dopo eravamo in piedi nella nave, sulla piccola rampa di accesso che già conoscevo. Non potei fare a meno di emozionarmi.

“Cosa ti succede?” Chiese ridendo “sei come una vecchia piagnucolona.”

“Non so...È che trovarmi di nuovo qui (snif) è.-cosi irreale.,. ma non è fantasia, è realtà. Grazie (snif), Ami.”

“Smetti di dire stupidaggini. Se non fosse per i tuoi dubbi, questo ti sembrerebbe perfettamente normale, come è sempre stato. Andiamo, qualcuno ci aspetta nella sala di comando. Vie- n id iq u a .”

Lo seguii senza troppo entusiasmo. Immaginai che un si- gnore con la faccia verde ci aspettasse: a Ofir avevo visto ogni genere di strani esseri.

Entrando, vidi una curiosa creatura di aspetto piú o meno umano: unesiíe bambina con la pelle chiara, occhi viola e lun- ghi capelli rosati, ornati da una ridicola farfalla di tela gialla. Indossava una tuta azzurra molto comoda. Mi guardò intensa­mente e con serietà, come se fossi uno strano animaletto. Mi sembrò antipatica e decisamente brutta.

Ami le parlò in una strana lingua, ma gli sentii fare il mio nome.

“Ti presento Vinka” mi disse poi “andiamo, salutatevi” ci incoraggiò sorridendo. Parlò in entrambe le lingue.

Ci guardammo senza troppa allegria nè cordialità e mi tese una mano lunga e sottile. Provai una specie di repulsione che quasi mi impedi di toccarla, ma per buona educazione gliela strinsi, dopo averle contato le dita di nascosto (erano cinque).

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Aveva un calore e una dolcezza gradevole...Dissi ‘molto piacere’ awicinandomi per darle un bacio sul

viso, come si usa fra i bambini e le bambine delia mia città. Lei borbottò qualcosa di incomprensibile e ritrasse la guancia sor- presa.

Ami era piegato in due dalle risa te, ma le spiegò nella sua lingua (da quello che seppi dopo), che per me era normale salutare cosi.

“Nel mio mondo questo non si fa...Questione di usanze” mi disse ridendo.

Io ricordai che a Ofir il bacio era molto comune, per que­sto dedussi: “Allora il suo pianeta non è civilizzâto.”

“Hai ragione, lei proviene da un mondo non civilizzâto, come la Terra. Bene, sarebbe meglio che riuscisté a parlare fra di voi: prendi, metti questo nel tuo orecchio, è un traduttore.” Ami teneva in mano un piccolo oggetto simile a un apparecchio acústico, ma senza filo. Né trovò anche uno che si adattava agli occhi viola.

"Adesso” disse Ami parlando nelFaltra lingua, ma nell’appa­recchio io sentivó la traduzione “conversate fra voi.”

“Ciao” disse 1’umanoide.Sebbene le sue labbra emettessero strani suoni, attraverso

1’apparecchio io la comprendevo.“Ciao” risposi.“Come si chiama il tuo pianeta?” M i chiese.“Terra. E il tuo?”“Kia” rispose.Adesso, dopo averla sentita parlare ed essere riuscito a met-

termi in comunicazione con lei, non mi dispiaceva piu tanto la sua presenza.

“Quanti anni hai, Vinka?” Chiesi.“Duecentoquarantacinque anni” rispose.Io rimasi scioccato: non sembrava essere cosi terribilmente

vecchia...

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“Aspettate, aspettate” ci fermò Ami, divertito da quel dia­logo “mentre il pianeta Kia fa piu di venti giri intorno al suo sole, la Terra ne fa solo uno, ma in definitiva, avete piu o meno la stessa età.”

Osservai Vinka molto attentamente: aveva gli orecchi a punta molto graziosi, si adattavano bene ai suoi capelli, sottili come quelli dei pulcini appena nati.

“Sicché nel tuo mondo non ci si può baciare in viso...” “Solo fra innamorati, fidanzati o sposi” spiegò “voi sem-

brate essere molto moderni, sulla Terra.”“Non tanto quanto su Ofir.”“Cos’è Ofir?”“Un mondo civilizzato. Ascolta, Ami, non hai portato Vinka

a spasso per 1’universo?”"Si, ma non a Ofir. Preparatevi, ora vedrete uno spettacolo

molto interessante: la danza delia galassia.”Lo sollecitammo a spiegarsi meglio.“Bene, voi sapete che le stelle si muovono...”Volevo impressionare Vinka con le mie conoscenze astro-

nomiche: “I pianeti si muovono, ma le stelle sono fisse” dissi.Ami rise un po5, prima di spiegare: “Sembrano essere fisse,

ma si muovono a grande velocità intorno alia galassia. Adesso andiamo a guardare come se fossimo fuori dalla dimensione spazio-tempo che conosciamo. Da li osserveremo la Via Lattea. Sara come vedere una pellicola molto accelerata, comprendete?”

Ambedue dicemmo di si, anche se non sembravamo mol­to sicuri.

“Inoltre, ogni stella emette una vibrazione, muovendosi: Tascoíteremo sotto forma di suono e al tempo stesso percepire- mo come risuona ogni corpo celeste delia galassia. Andiamo.”

Ci invitò a sederci mentre azionava i comandi.Sullo schermo centrale apparve lo stabilimento balneare:

vidi la tenda e Tanto di Victor. Sulla roccia si stagliava nitida­mente ilcuore alato...

“Eccolo li il simbolo! Quando 1’ho cercato non sono riu-

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scito a trovarlo...”“È stato uno scherzo, Pierre. È sempre stato li, ma ti ho

ipnotizzato perché non lo vedessi.”"Ma come hai potuto ipnotizzarmi? Non ho sentito nessun

ordine da te.”“È stato un ordine telepático.”“Ipnosi a distanza!” Esclamò Vinka ammirata.“Deve essere favoloso” dissi, pensando a tutte le possibilita

che avrei avuto se fossi riuscito a fare qualcosa dei genere. Per esempio, ordinare a un venditore di giocattoli di regalarmi tutto quelló che volevo, oppure convincere il professore che il mio compito era perfetto, anche se tenevo davanti al suo naso un foglio bianco. Avrei potuto...”

“Chi disponesse di un tale potere” disse Ami “potrebbe fare trucchi di ogni genere. Per questo, poteri cosi grandi sono fuori dalla portata di chi li potrebbe usare per fare il male. La Legge universale dirige questi livelli.”

Mi sentii autorizzato a ottenere quel potere.“Io conosco quella Legge, è 1’Amore...”“E credi sia suffieiente sòlo conoscerla?”“Cosa ci vuole ancora, Ami?”“Metterla in pratica.”“Hai ragione: per questo io la metto sempre in pratica.”Ci credevo sinceramente, mentre lo dicevo, ma le parole di

Ami furono come un secchio d’acqua gelata: “Ti sembra che mandare in rovina un venditore di giocattoli per soddisfare i tuoi capricci sia amore? Ritieni che obbligare una persona ad agire contro la sua volontà sia amore? Pensi che ingannare e fare trucchi sia amore?”

Ami aveva percepito i miei pensieri, che erano passaii cosi rapi­damente che quasi non me n5ero accorto. Le sue dure parole mi fecero stramazzare sullo schienale delia poltrona: era come se mi avesse spaccato in due, mi vergognai. Non riuscivo a parlare, ero completamente privo di energia vitale. Inoltre, Vinka era stata

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testimone delia mia disonestà mentale e delia sgridata...In tono molto affettuoso, Ami cercò di consolarmi.“Non preoccuparti, Pierre, lei la tengo in una specie di

leggera trance, non ha sentito niente.”Questo mi tranquillizzò un poco, come il tono affettuoso

di Ami, ma non ero ancora capace di muovermi e di parlare. Mi ero sempre considerato una specie di bambino esemplare, ma ora verificavo che con rimmaginazione ero solito tramare cose poco pulite. Ami era riuscito a farmelo notare ed era crollata Topinione che avevo di me stesso: ero piuttosto disonesto.

Non so perché, ma poco a poco cominciai a sentire una gran rabbia nei confronti di Ami. Quest’ira mi dava la forza di sostenermi, cosi che non la ostacolai.

“Questo è 1’aspetto peggiore dei mio lavoro: a nessuno fa piacere che gli si mostrino aspetti che pensava di non avere, ma se qualcuno non lo facesse, non saprebbe mai di averli e non li ripulirebbe mai. Nessuno cerca mai di superare un difetto che non crede di avere, ma bisogna saper dire le cose poco a poco.”

Sentii che ogni parola di Ami era un attacco, un5accusa, una condanna, una calunnia. La mia rabbia stava crescendo: chi era lui per venire a condannarmi? Non poteva giudicarmi cosi fero- cemente per uno scherzo delia mia immaginazione. Pensai che non avrei mai usato il potere di ipnotizzare a distanza per scopi malvagi, no, perché non ero mai stato un bambino cattivo, anzi...

“Si è ripreso il tuo ego?” Ghiese Ami ridendo come sem­pre, ma la sua risata mi sembrò sardonica e cru dele.

“Continui a offendermi?” II mio era un tono di sfida: “vo- glio tornare a casa, alia tenda, tutto questo mi ha stancato.”

Mi alzai, mi ero ripreso, la mia opinione di me stesso era di nuovo buona: solo Ami era ingiusto, una cânaglia, un ca- lunniatore...

Lo guardai con aria di scherno e dissi: “Tu, il bambino meraviglioso, Fextraterrestre...pur parlando di amore, vantando amore, nel momento delia verità sai soltanto condannare i pic-

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coli errori delia gente. Tu non hai neanche un po’di amore. Sei un prete falso, che predica, ma non mette in pratica. Da una persona disonesta come te non può venire niente di buono: per questo me ne vado. Me ne vado!”

Ami ascoltava in perfetta tranquillità le mie aggressioni ver- bali, ma credetti di notare una certa tristezza nel suo sguardo.

“So che ti fa male, Pierre, ma è per il tuo bene. Scusami.” “Non ci sono scuse che tengano, me ne vado.”

Vinka si svegliò.“Non puoi andartene cosi presto, Pierre. Vorrei parlare un

po’ di piú con te, sapere di te, dei tuo mondo...”Le sue parole mi sorpresero, mi addolcirono, stavo tornan­

do alia realtà. Sospirai.“Beh, nemmeno io volevo andarmene, Vinka, ma è che...” “Cosa c’è, Pierre?” Chiese, guardandomi dal fondo dei suoi

luminosi occhi viola... Era molto bella, ma solo adesso lo nota- vo... “Perché vuoi andartene, Pierre?”

“Andarmene? Io? E dove?”“Hai detto che volevi andartene, perché?”Allora ricordai il ‘colpevole’.“È che Ami ce 1’ha con strane cose, mi ha offeso.”“Mi sembra di essermi addormentatà, non ho sentitó nien­

te. Ami, è vero che hai offeso Pierre?”"Dirè la verità, è offendere?” Chiese lui. “Ho voluto solo

fargli vedere che un appoggio al quale si sosteneva era falso. Questo gli ha ferito Tego, ma gli passerà.”

Mi sembrò di cogliere uno sguardo affettuoso negli occhi di Vinka, quando mi disse: “Non andartene, Pierre. Credo che abbiamo iholte cose da direi...”

Io sentivo la stessa cosa, volevo sapere tutto di lei.Ami se ne usei con un altro dei suoi scherzi: “Basta coi

romanzi d’appendice. Andiamo a vedere la danza delia galas­sia. Voi avete la vostra rispettiva controparte. Credo di aver

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mostrato a entrambi la vostra anima gemella, in un incontro dei futuro: dovete essere fedeli, anche se ancora non 1’avete incontrata.”

È curioso, ma provai qualcosa di simile a gelosia* quando seppi che lei aveva un altro ragazzo...

“Non pensare male, Ami, con Pierre è solo amicizia.”“È difficile essere fedeli a una persona che non si conosce”

considerai.“Si che la conosci, anche se soltanto attraverso un’occhiata

nel futuro; ma c’è un senso, oltre ai cinque che voi conoscete, che permette, fra le altre cose, di percepire, sentire una persona, per quanto lontana si trovi.”

“Telepatia?”“La telepatia ha a che vedere con i pensieri, il senso di cui

sto parlando si collega di piu ai sentimenti. Non hai sentito la presenza delia tua compagna, Pierre?”

Questo era troppo intimo.“Beh, si. A volte, quando sono solo, di notte, penso che c’è

qualcuno per me, da qualche parte.”“Pensi, o senti la sua presenza?”“In quei momenti...credo di sentiria.”“E sei capace di amaria, in quegli istanti?”“Beh, si...non so. Credo...di si.”“Allora stai sviluppando quel senso superiore. Per evolvere

di piu come persona, dobbiamo farlo. Ci permette anche di per­cepire le cose spirituali, senza bisogno di utilizzare gli altri sensio il pensiero. Cosi distinguiamo fra persone buone e meno buo- ne, fra verità e menzogna, cosi percepiamo il vero amore e la presenza di Dio.”

“A Kia ci sono molte persone che non hanno fede in Dio” disse Vinka.

“Quando non si ha sviluppato quel senso, è necessaria la fede. Poi, non è piu questione di credere o di non credere: semplicemente, si percepisce la Sua meravigliosa Presenza. Cosi

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possiamo offrirGli il nostro amore, senza bisogno di vederLo. Questo senso superiore è quello che ci permette di percepire la nostra anima gemella ed esserle fedele, anche se ancora non è presente.”

Io pensai alia ‘giapponese’ dei mio futuro, ma non provai niente. Non capivo se non avevo sviluppato bene il senso di cüi parlava Ami o se la presenza di Vinka stava creando in me una...un’interferenza.

“Bene, andiamo a vedere qualcosa di molto bello, ma pri­ma è necessário che non ci siano impurità su questa nave, al- trimenti le cattive vibrazioni mentali potrebbero produrre una... un’interferenza...”

Ami era stato testimone delia mia infedeltà mentale nei con- fronti delia ‘giapponese’! Mi sentii colpevole.

“È necessário che tu lasci da parte questo, Pierre.”“Va bene, Ami, non lo farò piú.”“Mi riferisco al fatto che non mi porti rancore...”Cosi, si riferiva a questo! Io pensavo si trattasse delia forte

attrazione che la presenza di Vinka stava creando in me. Fortu- natamente, Ami non se ne era accorto...

“Amici?” Sorrise tendendomi la mano.“Amici” risposi, senza trovare un solo motivo per non es-

serlo. Vinka mi aveva fatto dimenticare il mio risentimento. Ci demmo la mano amichevolmente.

“Bravo!” Esclamò contenta la bambina “adesso andiamo a vedere il concerto delle galassie.”

“La danza delia galassia” corresse Ami “benché sia anche un concerto. Puoi sederti, Pierre.”

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4 , LAnc\ d a n z a c ó s m ic a

La nave vibrò: una luce gialla molto forte riempi la sala di comando, da gialla diventò rosata, piu tardi viola, poi un bel- Tazzurro chiaro e finalmente bianco abbagliante; poi si spense, lasciando la sala illuminata solo da bei riflessi guizzanti, pro- venienti dalPesterno.

“Guardate attraverso gli oblò.”Ci alzammo e andammo a vedere. Lo spettacolo faceva riz-

zare i capelli, era meraviglioso! Una moltitudine di stelle multi- colori si stava disponendo in spirali per tutto il firmamento. Ogni particella luminosa si spostava lentamente: questo dava 1’impres- sione di spire di fumo colorate, luminose. Stelle, comete, soli e pianeti, nubi multicolori di qualcosa che sembrava zucchero filato o gas incandescente, splendenti filamenti si tendevano, formando riccioli e si dissolvevano.

La gigantesca spirale si stava facendo sempre piu grande. Si espandeva come se avesse vita.

Alcuni punti producevano esplosioni di luce molto fugaci, come se fossero lustrini.

“Stiamo osservando il movimento delia nostra galassia, la Via Lattea. Ora ascolteremo il suono che produce ogni particel­la in movimento.”

Ami premette un pulsante nel quadro di comando e la nave si riempi di suoni indescrivibili: ronzii acuti, gravi, sibili, tuoni sordi e prolungati. I bagliori fugaci producevano uno scampanellio che ricordáva la lira: il risultato finale era un concerto impressionante.

“Cosi suona la galassia. Ora aumenteremo la velocità.”Premette dolcemente un bottone e tutto quelFinsieme ac-

celerò in modo incredibile, si estendeva, cresceva.

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Sempre piu mi sembrava che tutta la galassia fosse un esse­re vivente, cosciente, un essere che danzava, una scintillante medusa cósmica che tendeva luminose appendici al ritmo delia sua stessa melodia. Si, perché accelerando il movimento verifi­cai che il concerto e la danza avevano un armonia melodiosa e un ritmo, una pulsazione, una cadenza, un’oscillazione...

“Mio Dio, che meraviglia!” Esclamò Vinka emozionata. Le lacrime inumidirono i suoi begli occhi, ancora piu belli e lumi- nosi cosi, con i vari colori delia galassia danzante riflessi nelle sue pupille, bagnate dallo scintillio stellare...

La voce di Ami espresse un sentimento reverenziale: “Qui siamo un po’ piu vicini alia prospettiva di Dio, ma Lui si compiace di tutte le galassie che danzano insieme. Non con­templa dalFesterno, come stiamo facendo noi: è Lui che danza, trasformato in milioni e milioni di ammassi stellãri... Di piu: Lui contempla dali interno di ogni essere, da quelli straordinari come una galassia, fino ai piu infimi, come noi e quelli ancora piú piccoli. Per amore condivide il Suo meraviglioso Spirito con tutte le Sue creature.”

Di fronte a quel sorprendente spettacolo, Vinka proruppe in un pianto accorato. Io, con un nodo in gola, mi trovavo in una condizione analoga.

Volevo offrirle un appoggio, la abbracciai. Lei poso la testa sulla mia spalla, sentii il suo profumo delicato. Accarezzai la leggera peluria dei suoi capelli, piú soffice delia spuma, ornata da quella deliziosa farfalla di tela gialla...

"Basta per oggi” interruppe Ami “tutto è dannoso, quando è in eccesso, compresa la bellezza. Venite.”

Ci condusse per un braccio ai sedili laterali. Non mi fu faci- le lasciar andare Vinka...Cosa mi stava succedendo?

Seduto, mentre le intense luci illuminavano di nuovo la stan- za, mi chiedevo se Ami sarebbe stato capace di mostrarmi qual- cos’altro che riuscisse a impressionarmi. Dopo tutto questo, pensai, ogni altra cosa sarebbe stata pallida e fredda.

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"Niente è freddo, quando c’è amore nel cuore” disse Ami “guardate fuori.”

Eravamo di nu ovo sopra lo stabilimento balneare. Tutto era come al solito: le rocce, la tenda, le luci, la luna. Questo mi deluse.

"Andare cosi lontano, fuori dalla galassia, per tornare nello stesso luogo... Io avrei voluto visitare mondi lontani...”

Ami sorrise."Non siamo andati da nessuna parte, siamo sempre stati qui.” “Ma io ho visto la galassia dall’esterno!”"Avete visto una proiezione computerizzata di molti miliar-

di di anni di movimento in pochi minuti, qualcosa come una visione molto accelerata.”

“Ma le stelle erano li, oltre 1’oblò!...”"I vetri delle nostre navi servono anche come schermi, sui

quali si proiettano o si creano immagini. È simile a una pellicola filmata, ma in un sistema iper-reale, tridimensionale. È impossi- bile per voi distinguere una visione registrata da un’altra reale. Guardate.”

Ami effettuò delle manovre sul quadro di comando. Immedia- tamente il panorama al di là dei vetri cambiò: la notte si tra- sformò in giorno... il sole cominciava a nascondersi nel mare vicino. Apparve un bosco, il luogo mi sembrava conosciuto...

“Osserva bene, Pierre.”Riuscii a vedere un uomo che si awicinava in mezzo al fo-

gliame.“È il cacciatore!” Esclamai sorpreso.Nel mio viaggio precedente eravamo stati in Alaska. Ci era­

vamo andati alio scopo di essere awistati da quel cacciatore, secondo le istruzioni di un ‘super-computer situato al centro delia galassia, che ha il compito di coordinare i movimenti di tutte le navi dei mondi civilizzati.

In quelPoccasione, Puomo si era spaventato nel vedere il

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nostro ‘ufo’ e ci avcva puntato contro il suo fucile. Adesso stava accadendo la stessa cosa.

“È una registrazione. Tutto quello che ap pare attraverso i nostri oblò rimane registrato, poi possiamo rivedere le immagi- ni in qualsiasi momento, con la stessa nitidezza delia realtà.”

Mi sembrava impossibile che quella fosse una registrazione video: gli alberi erano li, li. L’uomo, il cielo... ma questo era successo quasi due anni prima...

Quando 1’uomo puntò la sua arma, come la volta prece­dente sentii Fimpulso di nascondermi, ma mi fermai: invece Vinka corse a nascondersi dietro un sedile. Ami e io ridemmo.

“E una registrazione, Vinka. Osservate” manovrò sul qua­dro di comando e apparve di nuovo la spiaggia di notte. Imme- diatamente dopo êravamo di nuovo in Alaska: questa volta il cacciatore non ci aveva ancora visti, stava scendendo ignaro il sentiero, ma subito ci scorse e voleva attaccarci.

“Adesso lo vedremo al rovescio” 1’uomo camminava all’in- dietro...

“Vieni a vedere, Vinka, è molto comico.”Lei venne a guardare il nostro amico che giocava con l’im-

magine dei cacciatore.“Gome si può sapere quando un’immagine è reale o quan­

do è una registrazione?” Chiesi.“Gli esseri viventi emettono delle energie che io percepisco

attraverso il senso di cui vi ho parlato, le registrazioni no.”Tornammo alia spiaggia, ma questa volta non era ancora

notte...“Osserva, Pierre” mi raccomandò Ami.Quando lo feci, quasi caddi alTindietro: li c’ero io stesso!

Scendevo dalla macchina di Victor: la mia gioia era evidente, ma la cosa piu sorprendente fu guardare me stesso per un istante. Cioè voglio dire che guardai verso T cufo’, ma non lo vidi.

“Si, lo hai visto, ma con il senso che stai sviluppando. Con questo potere interno Tinvisibilità delle nostre navi non fun- ziona...”

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Ami fecc apparire nuovamente la galassia danzante.. “Se noi abbiamo piccoli poteri, immaginate quelli che potrà

avere questo meraviglioso essere che stiamoosservando...” Vinka sembrava confusa.“Una galassia non è un essere.”“Cos’è, allora?” Chiese Ami con un sorriso.“È una cosa, un ammasso di stelle, ma non ha vita.” • “Non ha vita!” Ripetè, come chi ha sentito uno sproposifo

“se una cellula dei tuo fegato potesse uscire e vederti, secondo le vostre unità di tempo, in una frazione di secondo, direbbe che tu sei una massa inerte, qualcosa di strano, senza membrana, cellulare, senza nucleo, comprendi?”

“Credo di si, allora?...”“Allora, la galassia è un grande essere dei quale siamo parti-

celle microscopiche, un essere infinitamente piú cosciente e in- telligente di noi.”

Questo mi sembrò assurdo.“Intelligente?!”“La stessa sorpresa dimostrerebbe una cellula deH5unghia

dei tuo dito mignolo, se un’altra cellula le dicesse che tu sei in­telligente. Tu, quella massa morta, che vive soltanto per dare origine ‘alia piú grande creazione deiruniverso’: la cellula del- 1’unghia dei dito mignolo delia mano destra di Pierre.”

Credo di non aver compreso la spiegazione, ma la risata di Ami era contagiosa. Lui cominciò a mostrare a Vinka alcune scene dei nostro viaggio a Ofir: quando apparve il luogo nel quale la gente proiettava la sua immaginazione su uno schermo, lei manifesto la sua ammirazione.

“Voi avete un livello scientifico e delle conoscenze impres- sionanti!”

“Paragonate a quelle dei vostro mondo, può darsi, ma a noi interessa d i piú il livello spirituale: questo è 1’essenziale, il resto è solo un mezzo, non un fine. Utilizziamo la scienza per offrire maggior soddisfazione alie persone, ma non dimentichiamo che la massima felicita si ottiene dalla spiritualità. Uno potrebbe es-

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sere padrone di un mondo intero, dominare grandi conoscen- ze tccnologiche, ma se nella sua testa regna 1’ignoranza per le cose dello spirito e nel suo cuore non c’è amore, la sua vita sarà piu miserabile di quella di un accattone.”

“Perché?”“Perché Famore è la fonte delia felicita.”“Hai ragione, Ami” disse Vinka guardandomi di sfuggita.

Poi abbassò lo sguardo arrossendo un po5. Ami percepi la situa- zione e scoppiò a ridere.

“Non si tratta solo di romanticismo, ma di vivere nelFamo- re, di amare la vita, la natura, Faria che si respira, amare il Crea- tore perché ci offre la splendida opportunità di esistere, amare tutte le persone, tutte le manifestazioni delia vita.”

Mentre Ami parlava, sentivo che aveva pienamente ragione: le sue parole accendevano in me i sentimenti che esprimevano.

“Quando si possiede il dono di amare, la felicità è sempre presente, anche se i rtostri beni materiali sono scarsi. Se cerchere- mo soltanto Famore, otterremo tutto il resto in sovrappiú, ma se cercheremo solo i beni materiali, forse li otterremo, ma non otter­remo sempre la felicità, perché la felicità è il frutto deli5amore.”

Vinka sembrò aver compreso.“La felicità si compra con Famore.”Ami, con la gioia negli occhi disse: “Hai ragione. La felici­

tà si raggiunge a forza di amare.”“E Famore? Con che cosa si compra Famore?” Chiesi. “Buona domanda. Sai la risposta, Vinka? Sai come si ottie-

ne 1’amore? Sai qual è il prezzo delFamore?”“Credo non debba essere qualcosa di materiale.”“Cérto che no: Foro non si compra con la latta. Andiamo a

conoscere una persona interessante, abita nel tuo mondo, a Kia. Questa persona può dirvi come si ottiene Famore.”

“Ewiva!” Manifestai il mio entusiasmo non tanto per come ottenere Famore, ma perché stavo per conoscere un mondo non civilizzato...PensandoCÍ, un dubbio attraversò la mia mente.

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"Ami, come farò a sapere se quello che vedrò è la realtà o una registrazione? Forse tutto quello che ho visto a Ofir era registrato...”

“Sempre cosi pieno di fiducia e di fede” scherzò. Mi vergo- gnai.

“È che...”“Impara ad aver fede, Pierre. Quello che hai visto a Ofir

era realtà e anche quello che vedrai presto. Dovresti avere fidu­cia in me, io non sono solito mentire.”

“Mai?” Vinka era interessata da questo argomento.Ami cercò il modo migliore di spiegare qualcosa di com-

plesso.“Sapete, a volte non conviene mostrare troppa luce a chi è

abituato airoscurità... Potrebbe abbagliarlo, accecarlo. Cosi come non è utile mostrare oscurità molto grandi a chi vive abituato alia luce...Potrebbe morire di spavento.”

Gli dicemmo che non avevamo capito bene.“Eccesso di oscurità o di luce impedisce di vedere. A volte

conviene parlare ai bambini delia cicogna.”“Cos’è la cicogna?” Chiese Vinka.“Quella che porta i bambini da Lutis, secondo la tradizione

diK ia.”“Ah, ma questa è una stupidag...”“...Piu tardi parleremo lôro di un semino nella pancina. Solo

quando il bambino è un po’ piu grande possiamo spiegarglielo chiaramente.”

Volevo approfittare delPoccasione per chiarire alcuni dubbi.“È meglio che me lo spieghi adesso: ho un vero imbroglio

al riguardo.”Vinka si entusiasmo.“AncKio!”Ami rise di noi fino alie lacrime, tanto che contagio anche

noL ■“Ogni cosa a suo tempo” disse alia fine il nostro amico

“tutto alia sua ora e alia sua età. Per comprendere Talgebra biso-

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gna saper sommare e sottrarre.”“Noi sappiamo sommare e sottrarre” protesto Vinka, un

po’ offesa.Ami si divertiva ancora di piú.“Non mi riferisco a quelle somme e sottrazioni” guardò ver­

so Falto, come cercando un esempio “vediamola in questo modo, allora: per comprendere la teoria delia spiralità delia ripercussione multidimensioíialé degli avvenimenti, è necessário prima com­prendere la teoria delia relatività... Come vi trovate con questo argomento?” Chiese, osservandoci molto interessato.

Io e Vinka ci guardammo: le nostre fàcce sembravano un grande punto interrogativo. Ci mettemmo a ridere tutti e tre.

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3 . C7I difetfo prirvcipale

“Questo lo posso capire” dissi, sapendo che lui percepiva i miei pensieri “ma 1’altro no, quello di non mostrare oscurità a chi è abituato alia luce.”

Vinka intervenne, provocando in me una grande sorpresa. “Potrebbe morire di spavento.”“Tu, tu comprendi il senso di questo?.”“No.”“Allora...?”“Ho ricordato semplicemente le parole di Ami, lo ha detto

lui. Cosa volevi dire, Ami?”“Che se una persona non conosce certe miserie delia vita, è

meglio non mostrargliele all’improwiso, ma gradatamente. La vista di un eadavere, per esempio.”

“Beh, questo non è poi cosi terribile” disse Vinka, osten­tando coraggio.

“E decomposto...?”“Che orroreL.Adesso capisco.”“A volte si riferisce a oscurità interiori...” Talvolta Ami era

snervante.“Smetti di fare il misterioso e spiegaci bene, per favore.” “Bene, molte persone hanno una splendida opinione di se

stessi, non sono capaci di vedersi certi difetti. A volte sono gra- vi, ma succede sempre che difetti che noi non vediamo in noi stessi, sono proprio quelli che piú condanniamo negli altri. Se airim prowiso ci mostrano questo difetto ignorato, possiamo morire per 1’impressione. Conoscete la storia dei nano deforme che era felice credendosi molto bello?”

“No.”

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“Non si era mai guardato in uno specchio. La prima volta che lo fece, cominciò la sua tragédia...Comprendete?”

Questa volta dicemmo di si."Lego, questa parte bruttà di noi, che ei allontàna dalFamore,

ha un pilastro d’appoggio, una radice che gli da stâbilità.”“Qual è questa radice?”“II nostro principále difetto. Tutti abbiamo un difetto prin-

cipale, ma come le radiei di un albero è nascosto, non è facile per noi vederlo. È piu facile che gli altri lo scoprano, ma se ce lo mostrano aH’improwiso, può succederci come al nano che si credeva bello. Se d’un tratto il nostro povero ego resta senza appoggio, senza radiei, semplicemente possiamo morire...”

Questo non concordava con le mie opinioni.“Io penso che se restassimo senza ego saremmo felici: puro

amore...”“Si, ma non si può togliere subito il salvagente a chi non sa

nuotare...”“Ancora qui coi tuoi misteri. Cosa vuoi dire?”“Che a certi livelli di vita l’ego è una protezione, una specie

di salvagente; ma se vogliamo salire a livelli piú alti, non possia­mo entrare li con questo pesante ‘salvagente’, con questo ego: dobbiamo imparare a nuotare. Arriva il momento nel quale si deve scegliere: una cosa o 1’altra...”

“Cosa significa in questo caso ‘imparare a nuotare5?” “Significa imparare come regolarsi nella vita, in sintonia

con le leggi universali. Se viveste nell’amore, non avreste biso- gno di nient’altro, ma voi non sapete nemmeno come si ottie- ne: per questo andiamo a Kia.”

Gli chiesi se conosceva il mio difetto principále. "Naturalmente” rispose ridendo "è piú brutto di una ‘mam-

bachdr"Una che...?”“'Mambacha5...Un esemplare piuttosto brutto di un mon­

do preistorico.”

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Vinka esitò un po5 prima di chiedere: “AncKio ho ün di­fetto bestiale?”

“Principale” corresse Ami sorridendo. “Naturalmente. Se non ne avessi uno brutto come una ‘chachaca5 (questo è un al- tro animaletto di quel mondo), non saresti in missione a Kia...”

“Io, in missione? Che missione, Ami?”“Qual è il mio difetto principale, Ami?” Chiesi nel frattèmpo.

II bambino.-delle stelle emise una risatina soave come il gorgo- glio di un bimbo.

“Andiamo con ordine, non posso rispondere a due doman- de per volta. Prima, quella dei difetto, poi quella delia missione che ognuno di voi realizza nel suo rispettivo pianeta...”

"Missione, io? Quale missione, Ami?”“Adesso le domande sono tre” rideva. “Non posso dirvi i

vostri difetti principali, perché non siete pronti a sopportare questa brutta e inattesa verità: non posso lasciarvi senza ‘salva- gente’, tuttavia, devo mostrarvi a poco a poco difetti secondari, derivati dal principale. Questo lavoro è molto delicato e doloro­so per tutti e tre. Poco fa ti ho mostrato qualcosa di brutto su di te, vero Pierre?”

“Ah, ‘la calunnia’,” dissi irritato, ricordando le accuse di Ami. Lui rise di nuovo.

“La reazione di autodifesa è sempre la stessa: ‘calunnia’, Ccat- tiveria’, ‘offesa’, ‘accusa’, ma il colpo è già stato dato. La coscien- za ha visto, si è prodotta un’incrinatura in un ramo delPego. Poco a poco un difetto secondario finirà per essere superato: una volta che avremo visto e accettato, potremo già lottare con- tro di lui... benché a volte questa accettazione ritardi un po5,” disse guardandomi “cosi ci stiamo awicinando al difetto princi­pale, ma al tempo stesso stiamo imparando a ‘nuotare’.”

"E adesso, quella delia missione” disse Vinka impaziente.

Non comprendevo molto di quello che Ami diceva dei miei difetti e dei mio ego, ma intuivo che continuava a offendermi

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e questo non mi piaceva.“Quello che ho detto, vale per tutte le persone e non unica­

mente ed esclusivamente per Pierre” aveva percepito il mio pen- siero e questo lo faceva ridere.

Vinka non si dava per vinta.“E adesso, quella delia missione...Che missione abbiamo,

Ami?”“Hai scritto il libro come ti avevo chiesto, vero?”“Si” rispondemmo Vinka e io.“Cosa? Anche tu?” dicemmo in coro.“Tutti e due avete scritto un libro che racconta i vostri ri-

spettivi incontri con me” disse Ami, divertito delia nostra sor­presa.

Guardai Vinka con curiosità.“Come si intitola il tuo?”“Ami, il bambino delle stelle ’ rispose.“Questo è plagio!” Esclamai molto seccato. Ami, come al

solito, stava morendo dal ridere.“Perché è plagio?” Lo sguardo di Vinka sembravainnocente. “Perché questo è il titolo dei mio libro, quello che ho scritto io.” “Che bella coincidenza! Di cosa parla il tuo?”“Beh, dei mio incontro con Ami, delia mia nonnina...” “Anche il mio parla dei mio incontro con Ami, ma io non

ho nessuna nonnina. Io sono stata a Devashtan, un mondo civilizzato. Ho visitato Rukna, Filus e un mondo color...”

“Silenzio!” Ordinò Ami, sentendo un suono acuto che pro- veniva dal quadro di comando: una luce rossa scintillava.”

“Allarme rosso, magnifico!”Vinka si spaventò.“Come può essere magnifico il fatto che suoni un allarme?

Che significa?”“Che si aw icina un movimento sismico: che grande oppor-

tunità!”“Un terremoto?” Chiesi con grande inquietudine.“Si, sulla Terra, ma lo ridurremo a un tremore. Andiamo,

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voglio che lo vediate. Torneremo sulla Terra, vedremo i lavori di protezione e poi andremo a Kia.”

“Vuoi dire che voi potete evitare i terremoti?” Chiesi con grande curiosità.

“Solo alcuni, solo a volte. Lo vedrai. Molte navi delia Fra- tellanza sono assegnate a questo tipo di lavoro di protezione.”

“Quale Fratellanza?”“La Confraternita dei Mondi Civilizzati” rispose Ami azio-

nando i comandi.Mi grattai la testa.“Questo complica tutto” Vinka era d’accordo.“È naturale: questo secondo viaggio è un altro corso per

voi, piú avanzato, ma andiamo con ordine. Eravamo al discorso delle vostre missioni. Dovete sapere che voi non siete originari dei vostri pianeti di nascita. Tu Vinka non sei di Kia e tu Pierre non sei terrestre.”

Si accomodò meglio, dicendo questo, per divertirsi a vedere le nostre facce.

“Questo non è possibile” protesto Vinka “io sono nata a Kia, ho il mio Certificato di nascita. Mia zia Glorka ha detto che mi cambiava i pannolini...”

“Io sono nato sulla Terra: la mia nonnina...”Ami ci interruppe sorridendo.“È vero, siete nati in quei mondi, ma non siete originari di

là...”“Questo non è chiaro” dissi “se qualcuno nasce in un luo-

go, è originário di li...”“Non necessariamente: voi siete nati in mondi non civiliz­

zati, ma le vostre anime provengono da mondi delia Fratellan­za. Voi state solo compiendo una missione in quei pianeti non civilizzati...”

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ó . L a m is s io n e

Una volta ripresi dalla sorprcsa, Ami si preparo a spiegarci molte cose.

“Presto nei vostri pianeti accadranno cose piuttosto sgra- devoli...”

“Quali cose, Ami?”“Molti cambiamenti géologici, meteorologici, biologici, ca-

taclismi, piaghe, oltre a nuove malattie che m ilioni di persone contrarranno, ma che non colpiranno coloro che manterranno una certa purezza interiore...”

“Per quale motivo accadrà tutto questo?” Chiese Vinka con gli occhi sbarrati.

; “A causa di due fattori. Primo, che la scienza è stata utiliz- zata in modo distruttivo nei confronti delia natura e questo sta producendo squilibri molto gravi. Anche le radiazioni mentali nega tive che emettono gli esseri umani si accumulano pericolo- samente in una cappa di energia psichica che circonda i vostri mondi. Tutto questo sta ammalando gravemente quei due esse­ri viventi che sono la Terra e Kia, II secondo fattore non ha a che vedere con la partecipazione umana: si tratta dello sviluppo evolutivo naturale dei vostri pianeti.”

L’interesse di Vinka si attenuò.“E da che mondo civilizzato provengo io, Ami?” “Andiamo per gradi, sto rispondendo alia tua prima do-

manda. Questo processo, che dovrebbe essere naturale, è stato accelerato prematuramente dalle cattive azioni, dai séntimenti e dai pensieri umani. I cambiamenti, che dovrebbero essere dolci, saranno distruttivi, violenti, a meno che la gente non cominci a vivere in sintonia con 1’armonia universale. Si può fare ancora

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molto per diminuire le perdite di vite, o la rovina totale...”“La fine dei mondo?”“O 1’inizio: dipende proprio da voi. Se non riuscirete a su-

perare questa prova finale, se non cambierete, sarà la fine, vi autodistruggerete; ma se vi unirete e comincerete a vivere come Dio comanda, allora sarà 1’inizio di un vero paradiso.”

“A voi non costerebbe niente aiutarci per evitare la distruzio- ne...” disse Vinka in tono di rimprovero. Ami, allegro come sempre, rispose: “Vi ho già spiegato che non possiamo interve- nire in modo massiccio e aperto: lo impedisce una legge uni- versale che dobbiamo rispettare. Vi piacerebbe che un allievo piú avanzato desse gli esami a scuola per voi?”

Questo mi entusiasmo.“Sarebbe fantastico! Non dovrei studiare niente, avrei buo-

n ivotie ...”“Questo sarebbe un trucco” Vinka fece un gesto di rim­

provero che Ami non prese molto sul serio.“Inoltre, se tu volessi passare al corso successivo, non capi-

resti niente, saresti un disturbo per i tuoi compagni e per tutta la classe... Per di piú, perderesti Torgoglio legittimo di essere riu- scito a salire di livello grazie al tuo sforzo personale.”

“Hai ragione, Ami” dissi con vergogna. Anche Vinka aveva compreso.

“E vero, sarebbe brutto se voi faceste tutto per noi.”“Sarebbe brutto anche se non facessimo niente: non si può

lasciare che un bambino corra verso un precipizio senza aiutar-lo per evitare che cada. Forse non ci è permesso trattenerlo, ma possiamo awertirlo che sta percorrendo una cattiva strada. È próprio questa la missione che voi svolgerete.”

“Non capisco molto bene...” dissi.“Io si” disse Vinka.“Allora, spiegamelo per favore.”“Gi incarniamo in mondi non civilizzati per aiutarli a

evitare che si distruggano.”

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“Perfetto!” Esclamò Ami “come lo hai capito, Vinka?” “Non so...”“È il senso di cui vi ho parlato: ci sono cose che si presagi-

scono, bastano due o tre dati e il resto è chi aro.”Vinka tornò alia carica.“Allora, da che mondo provengo io?”“Questo ha poca importanza. Non serve a niente tornare al

passato: il meraviglioso è nel presente.”“Ma mi piacerebbe molto visitare il mio pianeta d’origine, il

mio vero focolare...”“Quando Tamore ci rivela il senso delfesistenza, tutto 1’uni-

verso è il nostro focolare e tutti gli esseri sono nostri fratelli” disse Ami “voi fate parte di una missione di pace che sta arri- vando ai vostri pianeti per servire da appoggio e da collegamen- to nel compito di trasformare, civilizzare, umanizzare i vostri mondi; per far si che smettano di essere teatro di guerre, cóm- petizioni, ingiustizie e divisioni, perché si trasformino in luoghi di pace, di fratellanza, di allegria e di amore come il resto del- 1’universo civilizzâto.”

Un5ombra oscurò lo sguardo di Vinka.“Quando penso ai terri, mi sembra che a Kia questo sarà

impossibile.”“Chi sono i terri?” Chiesi.“Nel mondo di Vinka” spiegò Ami “esistono due specie

umane: una è quella degli swama (lei appartiene a questa),Taltra è quella dei terri. Questi ultimi sono divisi in due fàzioni che si combattono continuamente: i terri wacos contro i terri zumbos. I terri sono degli esseri umani piuttosto bellicosi...”

“Non sono umani!” Protesto Vinka, visibilmente alterata “sono scimmie! Sono scimmie intelligenti.”

“Scimmie intelligenti?” Non capivo “come può una scim- mia essere intelligente?”

“Sono molto intelligenti, astuti, ma non hanno bontà. Sono criminali, bugiardi, cinici, disonesti, immorali, materialisti e

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tiranni” Vinka era molto arrabbiata.Sentendola, Ami si mise a ridere e disse: “Che scarica di

fiori! Ma fai male a parlare cosi dei tuoi fratelli: dovresti com- prendere, invece di giudicare. Non tutti i terri sono come dici tu. Alcuni hanno un livello superiore a settecento gradi.”

Ami si riferiva al livello di evoluzione. Aveva un apparec- chio con lo schermo capace di vedere il grado di luce spirituale di qualsiasi persona o animale: lo chiamava ‘sensometro5. Dis­se che bastava ‘misurare5 settecento gradi per essere riscattati dagli extraterrestri nel caso si fosse prodotto un disastro irri- mediabile. A settecento gradi una persona è già sufficiente- mente buona per meritare di vivere in un mondo civilizzato.

Quella volta non aveva voluto dirmi quanto ‘misuravo5 io, perché, se la mia evoluzione fosse stata bassa, avrei potuto demo- ralizzarmi e se fosse stata alta avrei potuto inorgoglirmi e se una persona diventa vanitosa, 1’ego cresce e le sue ‘misure’ calano.

Non mi interessava molto Targomento dei terri, volevo saperne di piú delle ‘misure5. Cercai di cavargli qualche infor- mazione al riguardo.

"Allora Vinka e io dobbiamo avere una quantità favolosa diC 1 * 5 55g rad i...

“Perché, Pierre?55“Perché proveniamo da mondi civilizzati...”“Ti ho già detto che molte persone dei tuo mondo ‘misura-

no5 piú di me: la differenza è che loro non sanno quello che so io, non sono stati educati in ambienti adatti e non è stata data loro Pinformazione adeguata; ma le loro anime, in molti casi, hanno livelli molto alti e non provengono necessariamente da mondi civilizzati. I missionari come voi, durante le loro vite precedenti, hanno commesso degli errori, delle mancanze con- tro Tamore. Dato che questi errori si devono pagare con il servizio, è stata data loro la possibilità di scegliere il tipo di lavoro che avrebbero dovuto svolgere per purificarsi. Voi avete scelto liberamente il compito che state eseguendo.”

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“Che mancanza ho commesso io?” Chiedemmo contem- poraneamente.

“Questo non ha importanza. Non si deve mai ritornare su- gli errori dei passato, che siano propri o altrui. Se voi vi dedicate con sforzo ad adempiere alia promessa che avete fatto, divente- rete puliti e brillanti. Poi potrete ritornare a un mondo buono e fraterno, quando avrete portato a termine la vostra missione, che consiste nell’aiutare a civilizzare i vostri mondi per evitare che scompaiano.”

“Nel mio pianeta non ci sono i terri” dissi “ma mi sembra comunque un lavoro quasi impossibile. Come potremo fare qualcosa?”

“Non sarà cosi impossibile come sembra. In primo luogo, gli awenimenti che si awicinano vi aiuteranno, perché molti comprenderanno che non possono continuare cosi. In secondo luogo, le persone che aspirano a un cambiamento positivo co- stituiscono la stragrande maggioranza, hanno solo bisogno di orientamento. In terzo luogo, ultimi proprio per questo, ci sonoi missionari come voi... Sono migliaia e migliaia.”

“Migliaia e migliaia!”“Una vera ‘invasione extraterrestre’, ma a scopo di pace.

Sono da tutte le parti, in tutti i lavori, in tutte le imprese, vicino alia stampa, alia radio, alia televisione, nelle cariche pubbliche... In ogni luogo ce n’è almeno uno.”

“È incredibile!” Esclamammo, perché noi non ne conosce- vamo neanche uno. “Come si possono riconoscere?”

“Dalle loro opere. La gente si riconosce sempre dalle sue opere e i missionari sono sempre in luoghi nei quali prestano servizio.”

“Esiste qualche sistema per riconoscerli fisicamente?” “Nessuno. Solo dai loro frutti, tutti parlano con le loro

opere.”“Non va contro la legge che vieta di intervenire nei mondi

non civilizzati, il fatto che tanti esseri provenienti da mondi superiori stiano dando il loro aiuto?” Chiesi.

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“C’è una misura lecita. D’altro eanto, voi non ricordate l’in- formazione che avevate prima, almeno non coscientemente.”

Pensando a tutto questo, mi sembrava impossibile di essere venuto da un mondo migliore delia Terra.

“Ami, tu dici che io provengo da un mondo civilizzâto, ma riconosco che ho molti difetti: invece la gente che ho visto a Ofir era molto superiore a me...”

“Beh, è che hai un difetto brutto come una ‘mambacha5,” rise “inoltre, Tambiente non civilizzâto ti ha deformato ancora di piú; ma col servizio disinteressato potrai recuperare e supera- re il tuo livello precedente. Poco a poco, ti allontanerai dal tuo lupo interiore.”

“Cos5è un lupo?” GhieseVinka.“Un animale simile a un chug, ma con il pelo invece delle

piume” rispose Ami.Stupidamente mi trovai a chiedere:5'Che cos’è un chug?” “Un animale simile al lupo, ma con le piume invece dei

pelo” rispose Ami ridendo a crepapelle.

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7 . J \ ( S o m c m d c m t e

Attravcrso gli oblò apparve il mio pianeta azzurro, con le sue nuvole bianche, i suoi mari, i suoi boschi e i suoi deserti.

La Terra si ingrandiva rapidamente, stavamo scendendo nella parte oscura, dove c’era notte.

Si vedevano macchie luminose: erano città, ma ‘al rovescio’, la città ‘sopra’ e le stelle ‘sotto’, ma dentro la nave io sentivo cheil vero ‘sotto’ era il pavimento dei veicolo.

“Abbiamo una gravità artificiale” spiegò Ami “adesso an­diamo a vedere come si organizzano i nostri amici per evitare un grande terremoto.”

Avanzammo sopra il mare illuminato dallá luna, o per me­glio dire ‘sotto’ il mare, perché eravamo ancora al rovescio.

Distinsi le luci di una città costiera piú in là.“Questo è il punto” disse Ami, osservando uno schermo

laterale “entriamo”.Tutto si oscurò al di là dei vetri.“Andiamo verso il fondo. Guardate su questo schermo per

vedere meglio.”Gome nel viaggio precedente, lo schermo di fronte a noi

mostrava con chiarezza tutto quello che c’era intorno, malgra­do Foscurità che regnava.

Ami raddrizzò la nave: mi sembrava di volare sopra la Terra. Là sotto si vedevano montagne e valli molto aride, ma quando vidi che di tanto in tanto incontravamo gli ‘uccelli’ dei luogo, cioè pesei, balene, branchi di sardine, mi ricordai che eravamo sotto Facqua dei mare, benché tutto fosse trasparente come nell’aria.

“È molto bello, Ami” disse Vinka.“Tutto è bello, in ogni istante... per chi lo sa vedere.”

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Sul fondo, da lontano, apparve un oggetto allungato, come un sigaro in posizione orizzontale. Si ingrandiva rapidamente. Molto presto mi resi conto che si trattava di un’imponente nave spaziale sommersa sotto le acque, sospesa vicino al fondale: era impressionante, sembrava una città gigantesca. Quando ci awi- cinammo, non fu piú possibile vedere i suoi contorni, si stavano facendo confusi, da quanto erano lontani. Migliaia e migliaia di oblò illuminati indicavano che c’erano decine di piani o livelli.

“Mio Dio, cos’è questo?!” Esclamò Vinka con gli occhi sgranati.

“È una nave madre, la piú importante di quelle che parteci- pano al píano di aiuto alia Terra. Per qualche strana circostanza è discesa, normalmente è nello spazio. È una specie di ‘portaerei5, solo che invece di aeroplani trasporta navi spaziali; può anche ospitare vari milioni di esseri umani. Deve mantenersi sempre vicina...Non si sa mai quando sarà necessário salvare moita gente. Li viaggia il Comandante di tutto il piano di aiuto alia Terra, abita permanentemente in questa nave. Vedremo perché è qui.”

Ami manovrò sul quadro di comando: apparve il viso di un uomo sullo schermo. Compresi subito che quelTessere non era terrestre, perché il suo aspetto ricordava le immagini dei grandi Maestri delFumanità. La sua serenità interiore traspariva dai suoi lineamenti, molto piú belli di quelli consueti dei terrestri. Quella tranquilla felicita, quelFarmonia, quella dolcezza e pace...neppure a Ofir ero riuscito a vedere un viso come quello: tuttavia, sembrava un vero terrestre, per quello che riguardava le sue fattezze, tranne per lo sguardo, per gli occhi straordina- riamente grandi e piení di bontà. Sentii un’immediata simpa­tia per quelTessere.

“Vi presento il nostro fratello Comandante.”Luomo dello schermo ci salutò in una strana lingua, ma

neH’auricolare ricevetti la traduzione.“Benvenuti alia nostra nave, Vinka e Pierre. Io sonovincari-

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cato delia supervisione di tutto il piano di aiuto al pianetaT f JJlerra.

“Mo-molto piacere” dicemmo intimoriti.Un tenue sorriso illuminò il suo volto quando disse: “Vi

aspetto con affetto alia mia dimora” la sua immagine sfumò.Guardai attraverso i vetri, ci stavamo awicinando a un’aper-

tura sotto la gigantesca nave. Entrammo verticalmente e arri- vammo in un recinto non molto grande e perfeitamente asciut- to. Altre navi, piccole come quella di Ami, erano parcheggiate li. Mentre atterravamo, riuscii a vedere che una saracinesca chiu- deva 1’apertura dalla quale eravamo entrati.

Ami si alzò in piedi.“Scendiamo.”“Vuoi dire che usciremo aH’esterno?”“Naturalmente, andiamo a conoscere il Comandante.”Avrei voluto fare un milione di domande, ma non c’era il

tempo, perché Ami ci condusse verso Tuscita.Quando si apri la porta, questa volta c era una scala. Men­

tre scendevamo, vidi che la nostra nave era appoggiata su tre gambe: quella era la prima volta che ‘atterrava1 con me a bordo, prima era sempre stata sospesa nell’aria.

Andammo verso una porta e quando arrivammo li, si apri. Ap- parve un lungo corridoio luminoso, il soffitto altissimo era con- cavo; aveva luce própria, emanava un delicato color crema. II pavimento, di un materiale soffice e morbido, simile a gomma, mandava anche lui una luce di un bell’ azzurro chiaro; le pareti sembravano fatte di un metallo leggero e opaco: varie porte di grandi dimensioni completavano il panorama. Alcune di esse avevanò delle scritte luminose a caratteri a me sconosciuti.

“È la lingua delia Fratellanza” spiegò Ami.“Io pensavo che ogni mondo avesse la sua.”“Ge Tha, ma usiamo anche un linguaggio comune per com-

prenderei tutti, specialmente per iscritto. È una lingua artifi- ciale e tutti dobbiamo studiarla da bambini: ci è piú facile

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scriverla che parlaria.”“Perché?”“Perché non tutte le specie umane hanno la stessa forma

delia lingua, delia gola e delle còrde vocali; per alcuni è piú facile emettere certi suoni, ad altri riesce difficile. È come per i cinesi, che fanno fatica a pronunciare la lettera erre.”

“Chi sono i cinesi?” Chiese Vinka.“Un popolo dei mio mondo, che hanno gli occhi cosi” me

li tirai per spiegarle.“Che belli!” Disse. Ridemmo tutti e tre.

Arrivammo alia fine dei corridoio, di fronte a noi c’era una porta abbastanza larga: si apri, era un ascensore ed entrammo. Cercai una pulsantiera, ma non c’era. Ami disse semplicemen- te ‘Comandante5 e la porta si chiuse. Percepimmo un leggero movimento, salivamo, ma improwisamente avanzammo in senso orizzontale. Piú che un ascensore, quello era un veicolo che poteva andare in varie direzioni.

“Questa nave emette delle radiazioni che uccidono tutti i germi che si trovano nell5aria o in qualsiasi superfície: per questo non c’èil pericolo che i vostri microbi infettino i membri delTequipaggio. Inoltre, voi sarete... per dirlo in qualche modo, ‘disinfettati5, pri­ma di entrare in qualsiasi mondo delia Fratellanza.”

Si apri la porta, ma non era quella dalla quale eravamo entrati, era un’altra, alie nostre spalle. Apparve un salone bello come un sogno: era decorato con piante naturali di vari tipi e colori. Non so perché, ma non avrei mai immaginato che ci fossero piante in una nave spaziale...

Una serie di sorgenti di luce nascoste, di diverse tonalità, producevano un5atmosfera giallo-dorata. Varie zone dei salone erano divise da cristalli. Vidi una fonte con un corso d5acqua che imitava una cascata canterina scendendo tra pietre, muschi e alghe naturali e ci saltellavano alcuni pesei e altri animaletti a me sconosciuti.

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Vinka non riusci a nascondere la sua emozione: “È squisito!” “Le anime evolute hanno bisogno di circondarsi di bellez-

za” spiegò Ami “e niente può essere piú bello delia natura.”Ci condusse dentro. A sinistra, dietro un corto corridoio

c’era in piedi ad aspettarci Puomo che avevamo salutato dallo schermo: il Comandante. Dietro di lui vidi un enorme finestro- ne che dava su un ruscello che correva leggero fra pietre e vege- tazione; in fondo, un sole azzurro si nascondeva fra le colline... Non capivo se quello era un paesaggio artificiale, costruito in un grande reparto delia nave o se si trattava di qualcos’altro. Piú tardi Ami ci spiegò che al Comandante piace ricordare i paesag- gi dei suo mondo d’origine, per questo si sintonizza su scorci delia natura che ha lasciato dietro di sè: quel grande fmestrone, in sostanza, era uno schermo.

\festiva di bianco, portava un abito simile a quello di Ami, ma piú comodo, che lasciava scoperti il collo e una parte dei petto. La sua statura era impressionante: non doveva misurare meno di un metro e novantacinque. Sembrava irradiare uno splendo- re... pareva brillare...

Ami ci fece awicinare a lui. Io avanzavo pieno di rispetto, di timore quasi, perfmo di vergogna... E che io sapevo, grazie a Ami, di essere pieno di imperfezioni. Queiressere, invece, era circondato da un alone di tale purezza, che io in confronto ero a livello di un maiale... almeno cosi mi sentivo.

Parlò con voce dolce e rasserenante: “Paragonarci a volte ci aiuta, altre ci danneggia.”

Per di piú... come Ami, Captava i pensieri...Vinka era caduta in una specie di trance, alia presenza dei

Comandante.Avanzò verso di lui, gli prese la mano, la baciò e rèrcò di

mettersi in ginocchio.“Non farlo” disse sollevandola per un braccio “io sono un

servitore come te, fratelío tuo e di quelli che amano Dio. Solo

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davanti a Lui Fessere umano può prostrarsi.”

Impressionata da quelFessere, Vinka aveva le lacrime agli occhi. “C’è sempre qualcuno piú in alto e piú in basso di noi. Di chi sta sopra dobbiamo ascoltare i consigli, chi sta sotto dobbiamo guidarlo. Io eseguo le istruzioni dei mio fratello maggiore.”

“ ‘Sopra’ e ‘sotto’ in questo caso indicano il livello evolu­tivo” spiegò Ami.

II Comandante si diresse verso un mobile molto moderno, dalle linee aerodinamiche: sembrava una scrivania ‘cósmica’. Seduto là dietro, cominciò a dire: “Sono sceso su questo piane­ta con il solo scopo di stabilire questo contatto.”

In quel momento non percepii 1’importanza di quello che dice- va, non riuscivo a concepire la grandezza delFevento: il Coman­dante di un’operazione gigantesca, portata a termine da esseri extraterrestri, che scendeva sulla Terra in una nave delle dimen- sioni di una città, con migliaia o forse milioni di uomini d’equi- paggio a bordo, solamente per comunicare con due bambini...

Ami intervenne: “Voi porterete il suo messaggio ai vostri mondi. Quello che dirà serve tanto per la Terra che per Kia, perché il Comandante è in contatto col nostro fratello che dirige il piano di aiuto a Kia. Ambedue questi mondi si trova- no in una situazione simile: prestate attenzione.”

II Comandante prese la parola: “Come vi hanno detto, voi siete inseriti nel gigantesco Piano Evolutivo Cosmico per i vo­stri mondi. A questo Piano partecipiamo in gran numero noi servitori. Alcuni, incarnati in questi mondi, partecipano per il momento in modo incosciente, altri lo fanno coscientemente. Anche fratelli di pianeti superiori ai vostri lavorano in questa missione di aiuto e infine altri fratelli che non sono piú sog- getti alie limitazioni di un corpo densamente materiale, colla- borano strettamente al Piano. Tutti lo facciãmo a tempo pie- no, fino alFultimo alito di vita dei corpo che occupiamo, fino a che Flntimo non ci chiama a servirlo in altri piani. Da que-

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sto lavoro disinteressato non aspettiamo altra ricompensa che quella di adempiere ali’impulso delia nostra coscienza: ci muo- ve soltanto 1’Amore.

Dovete sapere che si awicinano cambiamenti molto im- portanti e profondi. Noi stiamo facendo quello che possiamo per evitare 1’impatto negativo di questi awenimenti, il resto dovrete farlo voi stessi.

Dovete comprendere che colui che dirige il fluire delia vita nelTuniverso è lo Spirito delia Forza Creativa, che è amore totale. Se non vi sostenete sulTamore, State agendo contro il senso natu­rale delTuniverso, pertanto, non potete avere armonia nelle vostre vite personali, nè nelle vostre relazioni sociali o internazionali.

II disconoscimento delia Legge di Dio da parte delia stragrande maggioranza, è la causa, la radice delia dolorosa situazione che state attraversando e che può portarvi alia distruzione totale.

Stiamo ispirando molte persone in tutti i paesi. Inviamo mes- saggi con insegnamenti e istruzioni, ma non possiamo evitare che alcuni di questi siano distorti dalle particolari credenze di chi li riceve. Questo genera confusione e scoraggiamento, ma di giorno in giorno, tutto diventerà sempre piú chiaro. Stiamo anche ispirando opere letterarie, musicali, film e altre manife- stazioni culturali. Faremo quanto piú è possibile perché siano largamente diffuse, perché sono un semino d’amore per le co- scienze e anche una preparazione al ‘grande incontro’.”

Ami intervenne per spiegare a cosa si riferiva: “Non resterete sempre separati dai vostri fratelli delTuniverso. Quando smette- rete di essere divisi, nelTingiustizia e nella violenza, ignorando il Rettore delTuniverso, 1’Amore, entrerete nella Fratellanza.”

“Qualcosa come nelTanno 5500” pensai, ricordando la gente delle contrade dei mio mondo. II Comandante naturalmente mi ‘senti’.

“Se non accadesse qualcosa di diverso, il processo potreb-

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be tardare millenni, o non realizzarsi mai, ma si avvicinano fenomeni che non potranno essere spiegati da nessuna teoria. In quei momenti dovrete ricordare le nostre parole, espresse anche da Maestri dei passato e contemporanei. Dovrete com- prendere che Vunica cosa che può salvarvi dalla distruzione imminen- te è riconoscere Vuniversalità delVamore e farvi sostenere da lui in tutti i settori delia vostra vita. Se non lo farete, non lo meriterete e non potrete neppure sopravvivere. Salveremo coloro che lo avran- no fatto. II ‘grano’ sarà separato dalla ‘zizzania’. II piano nel quale ci troviamo a ser vire è un Piano Divino, decretato dai disegni dei Creatore dall’eternità: noi siamo i suoi esecutori/’

Si alzò in piedi.‘‘Questo è tutto, eari bambini. Ora vi lascio nelle mani dei

Capitâno che dirige i lavori che stiamo effettuando per evitare grandi perdite di vite in questo punto dei pianeta.”

In quel momento entròTuomo dei quale parlava. Vestito come il nostro picGolo amico, non cosi alto come il Comandante, ci disse: “Vi mostrerò come faremo a diminuire gli effetti di un sisma che si awicina, seguitemi per favore” ci guidò con affet- to e grande dolcezza.

“Andate con Dio” disse il Comandante, mentre poneva le sue grandi mani sopra le nostre spalle “e ricordate che siete pro- tetti, non abbiate mai paura. Noi vi salveremo da tutti i pericoli, ma non abusate di questa protezione commettendo violenze contro la natura e il buon senso: in questo caso non potremmo fare niente. Non dimenticate di far stampare il mio messaggio nei vostri libri. Se potessimo, lo proclameremmo dagli altopar- lanti delle nostre navi, ci introdurremmo nelle vostre trasmis- sioni radiofoniche e televisive, ci renderemmo pienamente vi- sibili: ma non ci è permesso farlo. Possiamo solo inviare la nostra fraterna parola mediante dei canali che possono essere testimoniati soltanto dal senso interno, proprio quello chê dovete sviluppare per evolvere e salvarvi. Questo è un altro

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importantissimo motivo che ci impedisce di mostrarei aperta- mente e pienamente... Meditate su questo.”

Ci lasciò sulla porta deirascensore... L’ultima cosa che ci disse fu: “II mio amato Fratello Maggiore mi incarica di trasmetter- vi il suo grande amore per tutti coloro che penano e soffrono. Vuole che sappiate che non ha riposato un solo giorno dalla comparsa deiruomo e non lo farà fino a che non vivrete nella pace e nella felicità; ma nemmeno voi dovete riposare, perché voi tutti siete le Sue mani e la Sua bocca. A presto, amici.”

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8 . l_ a c a v e r n a

Dopo essere scesi dalFascensore e aver percorso un altro corri- doio, si apri una porta e apparve rimmensa nave dei Capitano. Aveva molte file di oblò e riuscii a scorgere delle figure umane attraverso i vetri. Era posata su tre enormi zampe e Tentrata era sotto lo scafo dei ‘disco volante’. Camminammo sotto l’im- menso velivolo, Vinka e io guardavamo impressionati verso l’alto; arrivammo a una scala e il primo a posarvi un piede sopra fu il Capitano. Quando lo fece, la scala si mise in movi­mento e, una volta saliti tutti, la velocità aumento, per frenare poi dolcemente prima di introdurci alFinterno deli’ ‘ufo\

A bordo delia sua nave, il Capitano ci informo: “Da qui vengono diretti i lavori di protezione geologica. Al tre navi, con altri Capitani, hanno missioni diverse.”

Entrammo in un salone dove incontrammo varie persone di diverse specie umane. Ci sorrisero, ma nessuno disse niente. II fatto che si parlasse cosi poco richiamò la mia attenzione. Ami lo percepi e quando fummo in ascensore, disse: “L5intel- letto è simile a un vostro parlottare che non conosce un istante di silenzio. Ci spinge sempre a parlare, anche se raramente diciamo qualcosa che valga la pena. Queste persone percepi- scono meglio la realtà: non usano tanto 1’intelletto, ma altre funzioni superiori delia mente...Inoltre, noi abbiamo svilup- pato la telepatia.”

“Però tu non sei come loro” dissi.“A cosa ti riferisci?”“Al fatto che tu parli abbastanza, come noi. Inoltre, ridi

molto: loro sono piú sereni...”Invece di sentirsi sminuito da queste osservazioni,-rise an­

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cora di piú, provocando il sorriso dei Capitano, poi ci disse: "In primo luogo, devo mettermi alia vostra altezza. Chi di voi due comunica telepaticamente?... In secondo luogo, vi ho già detto che il mio livello evolutivo è molto simile al vostro. In terzo luogo, io provengo da un mondo nel quale noi anime amiamo giocare. Siàmo una specie di folletti birichini, anche se non facciamo mai dei male, anzi, al contrario.”

"Allora, perché cisei tu a insegnarci? Perché non qualcuno piú évoluto?” Chiese Vinka con una nota di delusione.

Ami stava di nuovo ridendo. II Capitano guardava dei ma- nuali e non ci prestava troppa attenzione, anche se mi sembrò di cogliere un leggerissimo sorriso sülle sue labbra.

"Qualcuno come il Fratello Maggiore dei Comandante, per esempio?” Ami si stava divertendo con Vinka, ma lei, con un guizzo negli occhi disse: “Perché no?”

Questa volta il Capitano lasciò da parte le sue carte e osser- vò la bambina con un franco sorriso, ma un po’ sorpreso. Ami scoppiò in un’altra delle sue risate. Quando riusci a parlare, dis­se: “Per meritare istruzioni da qualcuno cosi, è necessário avere il livello interiore dei Comandante...”

“Comprendo” disse Vinka “allora, perché non potrebbe es­sere la nostra guida uno come quel meraviglioso Comandante?”

Ami era divertito dal dialogo. Con un sorriso sulle labbra, chiese: “Vi siete sentiti a vostro agio in sua presenza? Avete provato la confidenza necessaria per manifestargli le vostre in- quietudini come fate con me? Avete compreso le sue parole, o comprendete meglio me?”

Vinka assunse un’aria di sufficienza.“IoTho compreso benissimo. Al suo fíanco mi sentivo in

un altro mondo...”"Cosa ha detto?” Lo sguardo di Ami era malizioso."Beh, che dobbiamo essere buoni... per andare in Cielo...” Ridendo mi chiese: “È questo quello che ha detto?”"Si, e anche che viene la fine dei mondo, ma se siamo

buoni, lui ci salverà...”

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II Capitano lasciò definitivamente da parte le sue carte e ci accarezzò teneramente la testa, mentre Ami ci spiegava: “Vede­te? Questo è quello che succede: avete captato la millesima par­te delle sue parole. Per questo, quando Tenergia è molto alta sono necessari dei ‘trasformatori’. Se si collega direttamente un televisore alia linea delFalta tensione, si fonde; non è stato fatto per quell’energia, ha bisogno di un trasformatore che ridu- ca 1’elettricità a un livello sopportabile per il ricevitore. II livello dei Comandante è molto elevato per voi; lui parla, ma voi nonlo comprendete bene, invece io posso spiegarvi le stesse cose in modo tale che riusciate a capirmi. Voi adesso dovete scrivere un altro libro che riferisca tutto ciò che state vivendo, ma non ri- cordate bene quello che il Comandante vi ha detto; per questo, quando starete scrivendo, io e altri saremo collegati con voi te­lepaticamente per attivare in voi il ricordo.”

“Questa è la sala di comando” disse il Capitano quando si apri la porta delFascensore.

Entrammo in un immenso recinto nel quale lavorava moita gente di mondi diversi, a giudicare dalle loro sembianze. II luo- go era pieno di schermi, apparecchi, strumenti con quadri lumi- nosi; alcune persone ci diedero un’occhiata, ma non facemmo loro uno strano effetto: apparentemente, erano abituati a rice- vere visite da ogni tipo di mondo, civilizzâto e no.

Ad un ordine dei Capitano, la nave vibrò, si alzò di alcuni metri inclinandosi dolcemente su un fianco, poi discese per un’apertura dei pavimento, entrando neH’acqua.

Ci allontanammo alcuni chilometri dalla nave madre. Piú avanti vidi qualcosa di spaventoso: una voragine nera spalanca- va la sua bocca sul fondo dei mare. Poco dopo stavamo... en- trandoci dentro! Aveva le dimensioni di una montagna, da lato a lato. Avanzammo fra sinistre sporgenze di roccia nera, scen- dendo sempre piú verso le viscere delia Terra. Piú sotto, Tim- mensa voragine si trasformò in un tunnel perfettamente circo- lare, quasi liscio nelle pareti. Era tanto largo, che la nave passa­

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va comodamente. Mi sembrò un5opera di ingegneria.“È cosi, Pierre, questo tunnel lo hanno fatto i nostri inge-

gneri. È un passaggio verso un punto nel quale c’è un pericolo- so scontro di placche continentali.”

“Che placche?” Chiese Vinka.“Continentali. I continenti poggiano su vere e proprie ‘zatte-

re’ di roccia: queste sono le placche continentali. Si muovono molto lentamente, a volte in direzioni opposte, si spingono le une con le altre, come qui. Entro breve tempo la forza accumulata sarà tale, che una placca si romperá in qualche punto, si spaccherà la roccia: questo produrrà una vibrazione che produrrà un terre­moto in superfície, ma noi ne diminuiremo gli effetti.”

Mi sembrò terrificante essere nelPepicentro, anzi, nel cuore stesso di un terremoto, nelle viscere delia Terra, circondato da rocce per vari chilometri! Ami non riusci a evitare di sorridere di fronte ai miei timori.

“Questa nave sopporta cose che non immagini nemmeno...”Avanzando nel tunnel, questo dopo un po’ si allargò e

apparve ai miei occhi uno spettacolo inatteso e fantastico: ci trovavamo in una volta, grotta o caverna di proporzioni gigan- tesche, incalcolabili. Una cinquantina di navi spaziali illumi- natissime erano li, sospese nelle acque delia monumentale ca­verna sottomarina.

“Nel punto d’urto delle placche continentali, noi irradiere- mo la roccia con un’energia che la polverizzerà: questo libererà la tensione dolcemente. Si produrrà un movimento sismico in su­perfície, ma non sarà di grande magnitudo” spiegò il Capitano.

Passammo in mezzo a quelle navi, tutte di dimensioni piú piccole delia nostra, fino a fermarci in un punto particolare dei- la caverna sottomarina e sotterranea.

Al segnale di un operatore con la testa a uovo (non è man- canza di rispetto, ma queH’uomo aveva la pelle bianchissima, la testa ovale, appuntita nella parte superiore ed era assoluta- mente privo di capelli), il Capitano fece un gesto che doveva

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essere un ordine. In quellistante furono diretti verso 1’alto dei raggi luminosi di colore verde: provenivano da ogni nave. Quan­do accadde, sentimmo una forte vibrazione nel pavimento.

“Guardate quegli schermi” disse Ami, indicando un pannel-10 che ne aveva parecchi, sorvegliati da molte persone. Si vedeva- no colorite immagine di paesi, città, luoghi deserti: perfino l’in- terno di alcune case, i cui abitanti sembravano addormentati.

KIn quelle case abitano persone che partecipano al Piano, dobbiamo proteggerle.”

“Sanno che partecipano al Piano?”“Se lo sapessero, sarebbero alFaperto! Li avremmo awerti-

ti dei pericolo, ma ancora non sanno di partecipare a tutto que­sto, nè che lo faranno in futuro. Ora si aw icina il sisma, osser- vate senza paura.”

I raggi verdi diventarono gialli, poi di un bianco abbagliante. In quelTistante si senti un rumore assordante, come quello prodotto dalTurto di m ilioni di rocce sotterranee. Attraverso gli schermi riuscimmo a vedere gli effetti dei terremoto: i pali oscillarono, alcune persone uscirono nelle strade, gli alberi pie- garono i loro rami e nello stesso tempo una montagna di pie- trisco cominciò a cadere sulle nostre navi.

Vinka, piena di paura, si aggrappò a me. AncKio ero molto spaventato, ma Ami ci tranquillizzò: "Non preoccupatevi, non ci accadrà niente. Guardate, il terremoto è già passato.”

II movimento e il rumore erano cessati, ma attraverso gli oblò non si riusciva a vedere niente: eravamo sepolti dalle roc­ce polverizzate...

“Come usciremo di qui?” Chiese Vinka ancora spaventata.11 Capitano, vicino a noi, senti la bambina di Kia.

"Avanzeremo attraverso la polvere che ci awolge” si awici- nò a lei e le posò la mano sui capelli rosati “non avere paura, non avere mai paura. Noi siamo qui per proteggere la gente buona come voi. Vòglio congratularmi, ambedue State compien- do molto bene la vostra missione di diffondere informazione

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alie masse. Ora dovete continuare questo lavoro scrivendo tutto quello che State vedendo. Piú tardi vi daremo dei nuovi lavori. Quello che fate sta portando a prendere coscienza delia Legge Universale delPAmore, delia nostra esistenza e dei nostro soste- gno. Abbiate fede, fiducia e forza, perché ogni giorno divente- ranno sempre piú numerosi i nostri amici nei vostri mondi. Le porte delia conoscenza salvatrice sono state aperte perché molti possano ricevere Pinformazione che permetterà loro di superare i duri momenti che si awicinano e anche di contribuire a semi- nare gli eterni valori delPamore. Lavorate senza paura, noi vi stiamo guidando, proteggendo e sostenendo in ogni istante.”

Quando il Capitano fini di parlare, non seppi come, ma erava­mo usciti dalla caverna e dal tunnel. Procedevamo lungo la fenditura verso il fondo dei mare, dato che ci trovavamo molto al di sotto di esso.

“Secondo i quadri di comando” disse Ami “resta ancora moita energia accumulata. Domani si dovrà ripetere Poperazione; a vol­te si deve lavorare per mesi, provocando piccoli sismi per liberare a poco a poco Penergia che, se si liberasse in un solo terremoto naturale, provocherebbe una catastrofe spaventosa. Molte volte non riusciamo a evitare un terremoto di grande magnitudine: per questo, prima scateniamo molte piccole scosse e poi calcoliamo tutto perché il movimento inevitabile si produca in giornate di riposo, quando non ci sono grandi assembramenti umani nel cen­tro delle città che ci interessa proteggere.”

Apparve la nave gigante ed entram mo in essa.Ci congedammo molto affettuosamente dal Capitano e

poi Ami ci guidò verso il suo veicolo spaziale. Abbandonam- mo Pimmensa nave-madre.

“Emergeremo davanti a un’imbarcazione e saremo visibi- li: è una testimonianza. E necessário che li qualcuno ci veda” disse Ami.

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9. V ia g g io cx K.ía

La nostra nave si illuminò completamente airesterno: cinque- cento metri piú in là si distinguevano le luci di una nave da carico.

Ami indicò uno schermo: “Osservate le facce dell’equipag-55gio.Sul ponte di comando, i marinai sembravano contempla-

re uno spettro. Uno di loro prese un fucile. Mi sembrò di cogliere un’ombra di tristezza nello sguardo di Ami.

“L’essere umano dei mondi inferiori è cosi: pieno di ag- gressività e di violenza, pensa che tutto Tuniverso sia come la Terra. Non riesce a comprendere che se nel suo mondo la vita è dura, non è che in tutto Tuniverso sia cosi, ma che questo è dovuto al fatto che la Terra e i suoi abitanti si trova no a un livello poco avanzàto. Ma tutto sommato, ognuno vive nelTuni- verso che è capace di immaginare...”

II marinaio cominciò a spararci, questa volta però non pro- vammo paura, ma pena e tristezza per 1’atteggiamento ingiusta- mente aggressivo di quelVuomo verso coloro che vivono solo per servirei...

Siccome gli spari continuavano, dalla tristezza passai alia rabbia.

“Ami, non ti viene mai voglia di lanciare un raggio distrut- tore a un animale come questo e farlo secco?”

Rise un po’, prima di spiegare: “Beh, sapete già che il mio livello non è quello dei Comandante. Può darsi che per qual- che secondo mi passi per la mente qualcosa dei genere...residuo delia mia parte animale, ma immediâtamente ricordo che gli esseri senza una grande evoluzione sono come i bambini: si

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può perdonare a una creatura che ci minaccia con un’arma giocattolo.”

“Non capisco” disse Vinka.“Ma è molto chiaro” dissi.“Ma non per me. Nel viaggio precedente hai detto che le

anime evolute sono come i bambini e adesso dici che quelle poco evolute sono come i bambini...”

“Fra ‘bambino’ e ‘bambino’ c’è un giro completo delia spi- rale evolutiva, comprendi?”

“Neanche mezza parola.”“Luomo saggio parla poco, 1’uomo brutale parla poco, ma

fra i due c’è tutto un processo evolutivo, capite?”“No.”“La parola bambino può essere utilizzata per riferirsi a un

essere capriccioso, testardo, impaziente, irritabile, pauroso e ca- pace di commettere ‘monellerie’ che danneggiano gli altri. In questo caso ‘bambino’ è quelTessere poco evoluto. La stessa parola può essere usata per indicare esseri buoni, sensibili e ben intenzionati. Dopo una lunga evoluzione, le anime arrivano a essere come quei bambini.”

“Adesso è chiaro” disse Vinka.“I vostri libri sono dedicati a questi ultimi. Le verità spirituali

possono essere percepite solo da quella parte positivamente in- fantile. Coloro che non la possiedono, gli ‘adulti’, si fanno guidare dairintelletto, da quello che è accettato da tutti, dalle abitudini, dalla moda o dalle teorie in voga e se quello che si presenta loro non corrisponde ai loro schemi mentali, basati su ciò che è tran- sitorio, lo rifiutano. Cosi perdono il succo, la sostanza.”

Dopo aver scambiato uno sguardo interrogativo con Vinka, dissi: “Di che diavolo stai parlando?”

“Piu avanti comprenderete. Guardate, adesso andiamo a Kia!”

Sui vetri era apparsa la tipica nebbiolina bianca. Durante il viaggio Ami andò a cercare un manuale, o qualcosa dei gene-

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re, in un armadio fra i sedili. Notai che fece un salto molto strano, come al rallentatore.

“Come hai fatto?”"Come ho fatto cosa?” Chiese con 1’aria di non capire.“Quel salto. Mi è sembrato che fluttuassi, come abbiamo

fatto una volta sulla spiaggia.”“Ah, osserva” chiuse gli occhi, concentrandosi. Cominciò a

sollevarsi dal suo sedile, a fluttuare. Una volta in alto, apri gli occhi e ammiccò: cadde pesantemente sul sedile.

“Potere e scherzi non vanno d’accordo” disse mentre si alzava.

“Come fai?” Chiese Vinka affascinata.“Lo faccio... come spiegarlo... semplicemente volendolo

ottenere e sentendomi capace di realizzarlo. Volère è un modo di amare e 1’amore è il potere piu grande delFuniverso. Inoltre, la fede muove le montagne, le montagne di potere che tutti noi abbiamo. Guardate!” si alzò dal sedile e andò vicino alPoblò. Ci guardò, si diede una spinta e cominciò a volare nelParia molto lentamente, fino ad arrivare vicino a noi.

Vinka era assolutamente sbalordita.“È incredibile! Insegnami, per favore!” Prese il nostro ami-

co per il braccio, lui rideva.“Ma è cosi facile! Vòlere è potere...”Cercammo di farlo, ma riuscimmo solo a saltare pesante­

mente e questo ci fece ridere come matti.“Io so che ci sono riuscito, sulla spiaggia con te, ma adesso

mi è impossibile, perché?” Chiesi.“Quella sera ci tenevamo per mano, io ti ho trasmesso

energia.”“Energia? Come si può trasmettere energia da una persona

alPaltra?”“In futuro, nelle vostre scuole si studieranno queste cose,

come si fa nei mondi civilizzati, ma prima dovete smettere di ammazzarvi come animaletti feroci. Per il momento la cosa piu importante è ottenere la pace e non c’è modo di conseguir-

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la se prima non si raggiungono la giustizia e 1’unione. Fino a che esisteranno paesi poveri e paesi ricchi non ci sarà pace; fino a che esisterà una sola frontiera, non ci sarà pace; fino a che esisteranno differenze religiose, non ci sarà pace. Lavorare in cerca di poteri, senza fare niente per coloro che soffrono, è come cercare di costruire un edificio senza aver prima posto le fondamenta. Dopo che avrete risolto questo, potrete fare cose simili a quelle che fa il mio stimato amico Kus.”

“Chi è Kus?” Chiedemmo.“Un amico divertente, può realizzare stupendi prodigi.” "Di che tipo?”“Lo chiamiamo, cosi lo conoscerete.”“Per radio? Per telefono?”“No, lo chiameremo mentalmente. E piú veloce... venite.

Ci sediamo sul pavimento formando un triangolo: tu là, tu qui. Adesso concentriamoci su di lui, chiudete gli occhi pensando a Kus e chiediamogli di venire.”

Facemmo cosi. Dopo alcuni istanti, Ami ci disse di osser- vare: di fronte a noi fluttuava una nebbiolina bianca che si tra- sformò in un turbine e acquistò forma umana. Vinka voleva alzarsi e scappare, ma le risa di Ami la calmarono.

“Qualcuno richiede la mia presenza?” Disse 1’essere apparso dal nulla: eraun giovane uomo vestito di bianco. Io rimasi gelato.

"Spero tu abbia un valido motivo per avermi fatto venire dalla Terra fino a questo antiquato rottame” disse il giovane con un sorriso, guardando il nostro amico.

“Vferamente no, Kus. Volevo solo insegnare a questi bam- bini come si fa a chiamare un amico.”

“Ah, allora questo è un valido motivo. Tutto ciò che si fa per insegnare a un bambino costituisce un Valido motivo.”

Kus si esprimeva scherzando, era molto simpático.“I nostri amichetti hanno milioni di domande nelle loro

testoline. E va bene, come sapete, il mio nome è Kus. Partecipo a tempo pieno cfull time’ al lavoro di ‘disanimalizzazione’ delia Terra. Posso attraversare l’universo senza bisogno di inutili tra-

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biccoli come questo. Un giorno, se vi comportate bene, voi sare- te come me... spero migliori di me... e che non vi castighino mettendovi a prestare servizio in un piano cosi basso come un mondo non civilizzato. Ha, ha, ha, ha! Se per voi, che venite solo da un piccolo mondo civilizzato, ma di terza dimensione, è difficile sopportare il luogo nel quale abitate, immaginatevi come mi sentirò io, che vengo dalla quarta dimensione: eome un palombaro con la tubatura rotta! Ha, ha, ha, ha!”

“Non ho ancora parlato molto con loro delle dimensioni, mio caro amico. Non confondermeli ancora di piu” protesto scherzosamente Ami.

“Dimentichi che lo so già, piccolo fratello e, dato che lo so, ho pensato che è il momento buono perché comincino ad ab ituarsi alTidea che ci sono molte dim ore in questi universi...Volete vedere qualcosa di fantastico, piccolini?”

Trovammo appena il coraggio di muovere leggermente il capo, assentendo.

“Allora, Voilà5!” Disse Kus in francese, mentre faceva un Cclap’ con le dita e spariva, lasciando nelTaria un fumetto rosa meravigliosamente profumato.

Ami rideva incantato.“Questo Kus è tutto un programma! Se nel mio pianeta

siamo giocherelloni, lui ci dà mille anni di vantaggio: mi consi­dera serioso e noioso...”

“Centomila anni di vantaggio, socio” disse il coniglio dei cartoni animati, si, Bugs Bunny; seduto sulla spalliera dei sedile di comando, mentre rosicchiava una carota. Poi aggiun.se: “Sei veramente serio e noioso. Questo è tutto, piccoli; Sayonara!” Disse scomparendo, dopo aver lanciato la carota in mezzo a noi. Questa cadde fluttuando molto dolcemente e si trasformò in un bel fiore.

Gli occhi di Vinka sembravano rapiti da un racconto di fate fatto realtà: bch, era proprio quello che stava accadendo.

“Come può fare queste cose?”“Lo immagina semplicemente, ma con tale forza, che ci

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proietta la sua immaginazione.”"Questo fiore non è immaginazione” dissi aspirando il

suo delicato profumo.“Questa è una materializzazione. Chi possiede la coscienza

di quarta dimensione può fare cose per voi incredibili, ma con la pratica e la fede, tutto è possibile...”

“Dovè la quarta dimensione?” Chiese Vinka.“È da tutte le parti, qui, nella tua stanza, dovunque: non è

un luogo, ma un livello di coscienza. Coloro che hanno questo livello possono rendersi visibili o invisibili, come preferiscono. Possono attraversare le pareti, cambiare il loro aspetto persino: sono retti da altre leggi.”

“Allora, non li governa la Legge deli5Amore?” Chiesi.“Uffl Che stupidaggine!” Disse Ami, fmgendo irritazione.

“Niente, in tutto 1’universo, sfugge alia Legge deli’Amore: non esiste niente che sia superiore a essa, nessun’altra legge, o forza, nè in questo universo visibile a noi, nè in quelli che non lo sono, nè nella terza dimensione, nè nella cinquemillesima, perché la forza che regge la Creazione intera è 1’Amore, cioè Dio. Dico che sono governati da altre leggi, perché non sono soggetti, per esempio, alia forza di gravita, nè alio spazio o al tempo: essi hanno un altro livello vibratorio, ma si dedicano totalmente ali’ ‘edificazione delPuniverso’.”

Questo mi sembrò strano.“Io credevo che fosse Dio, Colui che edifica l’universo...” “Si, ma attraverso noi, sue creature. Lui traccia i piani, noi li

eseguiamo: sarebbe piuttosto noioso se tutto lo facesse Lui... Stiamo arrivando a Kia.”

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1 0 . J \ J ^ A c x e - s i r o S o l a r e .

“Questo pianeta è la Terra” dissi un po5 deluso, perché attraverso gli oblò era apparso il nostro mondo, o almeno lo credevo io.

Vinka mi trasse daH’errore: “È Kia. Là c’è Lubinia, è un deserto.”

Fu proprio quella landa deserta che mi confuse. Pensavo si trattasse delia costa settentrionale delPAfrica, ma vedendo due enormi isole equatoriali, inesistenti sulla Terra, compresi che mi trovavo in un altro mondo.

Dopo il mio viaggio con Ami studiai abbastanza bene la geografia, questo mi permise di percepire le differenze; ma il resto, il colore dei mare, le abbondanti nubi bianche, le foreste e i deserti, sembravano assolutamente terrestri.

“Che delusione” dissi, un po’ per scherzo “io speravo di trovare finalmente un pianeta con mari rossi o gialli, con foreste azzurre o arancione...”

“Mondi di evoluzione simile, sono simili quasi in tutto: le stesse leggi generano le stesse cose” spiegò Ami.

“Ma sono solo simili, Pierre” disse Vinka “poi vedrai.”“Uobiettivo delia nostra visita a Kia è quello di incontrare

una persona che può dirvi come si ottieneTamore. La cerchere- mo sullo schermo... Humm... II suo códice è questo, ecco qua, venite a vedere.”

Apparve un uomo piuttosto anziano, seduto su una rústica sedia a dondolo sotto una tettoia curva, in una casa di campa- gna molto antica e povera. Si dondolava placidamente, mentre con una pipa in bocca contemplava il paesaggio che si estende- va davanti ai suoi occhi: una bella valle, tappezzata da- molte-

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plici sfumature di verde. La sua casa si trovava sul fianco di una collina solitaria.

Alcune differenze indicavano che quella non era la Terra. In primo luogo, 1’uomo aveva i capelli di un colore rosato, an­che se già abbastanza bianchi e anche la barba aveva lo stesso colore. A causa degli abbondanti e disordinati capelli, non riu- scii a vedere i suoi òrecchi, ma pensai che fossero a punta, come quelli di Vinka. Indossava un mantello grigio: mi ricor- dò gli antichi profeti, Al suo fianco un ‘cane’ sonnecchiava... Se si può chiamare cosi un ammasso di lana con collo di struz- zo e muso da gatto... Sul ramo di un piccolo arbusto c’era una coppia di... non sapevo: sembravano lucertoloni a due zampe, con piume di canarino.

“Questa non è la Terra” ammisi.Là intorno svolazzavano numerosi animali delle dimensio-

ni di un aquilotto, con la pelle come quella dei pesei o dei rettili, ali grandi, arrotondate, coda come di manta o di razza e due zampe molto lunghe. Quegli animali erano capaci di immerger- si nelle aeque di una grande laguna vicina, camminare sulla terra con le due zampe e volare come uccelli. Alcuni riposavano sui rami degli alberi vicini.

“Qui ci sono animaletti molto strani...”Vinka si sorprese.“Strani? E cosa mi dici di quelli dei tuo mondo?”“Mi sembra che non ce ne siano...”“No?! E quei terrificanti ‘ometti con le ali’?”“Quali ‘ometti con le ali’? Da noi, gli animali piú simili agli

esseri umani sono le scimmie, ma non hânno le ali, quelli che volano hanno le piume!”

“Ma gli ‘ometti con le ali’ hanno il pelo, non le piume...” “Allora non volano, nessun animale col pelo è capace di

volare...”“Ma quei demoni volano, col pelo e tutto: sono orripilanti!

I loro musi mostruosi sono veramente spaventosi!”“Sei sicura che ti riferisci ad animali delia Terra? Là non

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c’è niente di simile... fortunatamente!”Ami si godeva silenzioso il nostro dialogo.“... E come se non bastasse, si nutrono di sangue!”“Di cosa stai parlando, Vinka?”In quel momento non riuscivo a ricordare nessun animale

come quello che stava descrivendo.Ami intervenne: “Si riferisce ai vampiri.”“E se ancora non basta, Ami dice che volano nelFoscurità

assoluta, che hanno un radar e che possono passare fra le eliche di un ventilatore in movimento senza farsi male: non è strano?”

Trovai che Vinka aveva ragione, ma io non avrei mai pensa- to a loro,

Ami spense lo schermo, stavamo scendendo lentamente verso il pianeta Kia.

“Ciò che è incredibile e meraviglioso è sempre davanti ai nostri occhi, ma ci siamo cosi abituati che non ce ne accorgiamo... Bene, andiamo a parlare con quest’uomo, ha qualcosa da inse- gnarvi.”

Vinka sospirò piena di speranza.“Deve essere un saggio...”“Saggio quel vecchio montanaro? Ma va! Ha compreso al-

cune cose, altre non le ha ben chiare: è un uomo normale.”La spiegazione modifico l’espressione sul viso delia bambina. “Penso che per insegnarmi qualcosa, questa persona do-

vrebbe avere un livello evolutivo molto superiore al mio.”Ami sorrise.“La tipica arroganza dei non civilizzati! Bene, vedrò se è

possibile che il Maestro dei Comandante ti accolga come suo discepolo...”

Vinka arrossi, ma cercò di aggiustare la situazione: “Era un modo di dire...Siccome tu hai detto che non ha chiare alcu- ne cose, ho pensato che non avrebbe potuto insegnarmi bene...”

“Vinka, Pierre, il sistema universale di insegnamento è pro- gettato in modo da essere graduale. Chi è su una scala, può

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aiutare a salire chi si trova immediatamente sotto di lui e, al tempo stesso, può essere aiutato da quello immediatamente sopra. Ci sono quelli che hanno un livello basso, ma pretendo- no un Maestro delle dimensioni dei Comandante, o piú anco­ra: pretendonò Dio in persona e disprezzano quelli che si tro- vano uno o due scalini piú in alto di loro.”

“Hai ragione, Ami, ma anche Vinka ha ragione quando pensa che una guida non molto superiore ignora troppe cose.”

“Ignora le cose dello scalirio molto piú in alto, ma questo non riguarda chi si trova piú sotto ed è guidato da lui. A costo- ro deve essere sufficiente assimilare bene cio che colui che sta appena un po’ piú sopra sta loro insegnando. Se un allievo non sa ancora sommare e sottrarre, non gli deve interessare che il suo professore conosca la matematica superiore o no.”

Questa volta non ci rimase alcun dubbio.“Questo amico sa qualcosa che voi ignorate, sa come si

ottiene 1’amore: imparate prima questo. Poi, quando avrete il livello dei Comandante, potrete avere un Maestro come il suo.”

“Chi è questo Maestro, Ami?”“È 1’ariima piú evoluta dei Sistema Solare nel quale si trova

la Terra: è uno degli Esseri Solari dei quali vi ho parlato nel viaggio precedente.”

“Ma come si chiama?”“Pierre, si deve fare moita attenzione con i nomi, perché

confondono molte persone. Un Maestro può essere molto ve- nerato in una regione, ma in altri luoghi possono venerarne un altro: questo provoca conflitti religiosi e quello che noi cerchia- mo sono la pace e 1’unità, vero?”

“Si, ma qualcuno deve essere il vero...”“Tutti sono veri.”“Va bene, d’accordo, ma qualcuno deve essere il piú grande...” “Tutti i raggi dei sole sono luminosi, illuminano Foscurità e

provengono dalla stessa fonte: il sole.”

Compresi il paragone, ma non ne rimasi molto soddisfatto. Io

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volevo riuscirci, volevo che Ami facesse il nome dei mio Mae­stro, ponendolo sopra tutti gli altri, ma lui mi trasse dal mio errore.

“Questo grande Essere è il rettore delia spiritualità per il tuo mondo. Di tanto in tanto un uomo è illuminato dalla sua saggezza, allora quelPuomo si trasforma in un Grande Mae­stro, perché trasmette gli insegnamenti dello Spirito Solare. Cosi nasce una religione, passano i millenni e Pumanità si è evoluta un poco. È il momento di affidare un’altra lezione e allora un altro uomo viene illuminato dallo stesso Spirito. Cosi appare un altro Maestro, un’altra religione, ma è lo stesso Spi­rito che ispira tutte le religioni. Passa un millennio, un altro ancora, e di nuovo un uomo viene scelto per trasmettere una lezione, secondo 1’evoluzione e la necessita deirumanità: cosi nascono un altro Maestro e un’altra religione. Gli uomini si confondono con i nomi! Arrivano a fare guerre religiose, senza comprendere che con questo atteggiamento feriscono quel Gran­de Spirito che è Amore assoluto e che per amore invia loro dei Maestri per illuminare il cammino.”

“Non lo sapevo, Ami. Allora, come si chiama questo Spiri­to?”

“Nomi, nomi. Questo è il problema: i nomi, le etichette, ma nelle cose dello spirito non ci sono tessere di riconoscimen- to, i limiti e le divisioni vanno scomparendo. Sono gli uomini che dividono, separano, incasellano, mettono limiti e frontiere, ma quando cè amore nel cuore si comprende che tutto 1’uni- verso è un’immensa unità...”

“Ma deve pur avere un nome, questo Maestro...”Ami non riusci a trattenere le risa.“Va bene, vuoi un nome: allora lo chiameremo Maestro

Solare.”“Adesso comprendo meglio: il Maestro Solare è colui che

ispira tutti i grandi Maestri.”“È cosi, Pierre, Finché questo non sarà ben chiaro* non si

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può pensare in termini di pace sulla Terra. La divisione per religioni è tanto pericolosa, se non di piú, quanto la divisione per frontiere o per idee. Deve essere chiaro che il senso delia religione è praticare Tamore, non si ottiene niente lottando per le religioni o i nomi dei Maestri. Tutti loro ci hanno spinto ad agire con bontà, onestà, pace: con Amore, in sostanza.”

“11 Maestro Solare, ha forma umana?”“Si, perché non è Dio, anche se agisce secondo la Sua Vo-

lontà. Piú in alto cè il Rettore delia spiritualità per tutta la galas­sia; ancora piú su si trova lo Spirito che regge tutte le galassie di questo universo.”

“Dio?”Ami fece finta di non aver sentito.“...Sopra quest’ultimo c’è Colui che regge la quarta dimen­

sione. Poi, Quello che dirige la quinta e cosi via...”“E Dio?”Ami lo stava collocando sempre piú lontano.“Lui è sempre nel tuo cuore. Siccome ti piacciono i nomi,

puoi chiamarlo lTntimo. Adesso scendiamo.”“Scendiamo con la nave a Kia o scendiamo noi dalla nave?”

Chiesi speranzoso, dato che non ero mai uscito a camminare in un altro mondo.

“Faremo tutte due le cose.”“Evviva!”“Questo è un mondo ‘fratello’ dei tuo. I nostri ingegneri

genetici si sono incaricati dei fatto che ci siano gli stessi germi su ambedue i pianeti: non cè pericolo per te, nè per Kia.”

In pochi secondi arrivammo vicino alia capanna; una luce sul quadro di comando indicava che non eravamo visibili dalTester- no.

Guardando dalToblò, verificai che gli animali intuivano la nostra presenza, perché il ‘cane’ si mise a latr..., emise come degli ululati, le ‘lucertole’ si rannicchiarono impaurite stringen- dosi fra loro e gli animali volanti si immersero nella laguna.

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II vecchio alzò la pipa verso di noi in segno di saluto e sorrideva.

“È un vecchio amico. Sa che quando vengo parcheggio la nave in questo punto dei suo cielo.”

"Come sa che stiamo arrivando? Siamo invisibili...”"Dalla reazione degli animali: gli ho fatto visita varie volte.” “In che paese siamo?” Chiese Vinka.“AUtna.”“Allora non riuscirò a comunicare con quel signore, qui non

si parla la mia lingua...”Ami sorrise e mi fece Tocchietto.“Non ti sembra che la nostra amichetta sia una sciocca?” Non sapevo a cosa si riferisse.“Dice che non riuscirà a comprendere il vecchio...”"Ha ragione, non parlano la stessa lingua.”Ci guardò come se non ci credesse.“Questo” disse indicando col dito la tempia.Pensai che intendesse dire che eravamo matti. Siccome non

reagivamo, dovette venire verso di noi, toglierci i traduttori auri- colari e metterceli davanti agli occhi dicendo ‘questo5 in due lin- gue. Solo allora comprendemmo. Scoppiammo a ridere delia no­stra ottusità, ma Ami rimase serio. Fingendo irritazione, disse: “Questi necrofagi sono molto tardi di comprendonio...”

“Cosa significa necrofago?” Chiedemmo.“Mangiatore di cadaveri.”Vinka si senti offesa.“Io non mangio cadaveri...”“Mangi carne di animali morti, vero?”“Ah, questo! Si, ma...”“Allora sei necrofaga. Andiamo.”Ci portò alia saletta di uscita. Apparve una luce abbaglian-

te: scendemmo per Taria fino ad arrivare sul suolo di Kia, il mondo che, come la Terra, non viveva in sintonia con la Legge Universale dell5Amore e pertanto, non era civilizzâto.

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* P a K e S e o o n d a

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La prima cosa che mi colpi, fu un profumo sconosciuto: l’odo- re tipico di Kia, mi piacque. Camminai sul suolo di quest5 altro mondo come se si fosse trattato di un luogo sacro; non mi è possibile descrivere la gioia che provai nel sentirmi sulla superfície di un pianeta diverso.

Mentre ci awicinavamo alia capanna dei vecchio, lui ci guardava amichevolmente, non era sorpreso. II Ccane’ venne verso di noi dondolando il lungo collo, sembrava immenso. Mi spaventai un po’, ma Vinka si awicinò alFanimale e co- minciò ad accarezzargli il lungo pelo lanoso. II quadrupede extraterrestre strofinò la sua testa contro la bambina, un po’ come i gatti quando fanno le fusa. Mi stupi la confidenza di Vinka nei confronti di quelFesemplare e pensai che forse que­sti animali non erano aggressivi.

“Ti sbagli” disse Ami “alcuni sono molto feroci, come i cani.”

“Come sapevi che non era aggressivo, Vinka?”“Perché veniva avanti dondolando la testa.”Pensai che come i cani manifestano la loro gioia scodinzo-

lando, questi animali lo fanno muovendo il lungo collo.“Come si chiama questo animale?” Chiesi.“Bugo, è molto bello” disse Vinka.“Trask, Trask, vieni qui” il vecchio chiamò lo strano essere

“smetti di molestare i nostri ospiti!”“Hai detto che si chiama Bugo, ma lui lo chiama Trask...

non capisco...”Vinka mi guardò come un mentecatto.“Questo animale è un bugo, ma il nome che hannovdato a

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questo bugo, è Trask.”Aveva ragione, ero un idiota.Poco a poco apparvero gli animali ‘aeroanfibi’, alcuni si az-

zardarono a volare sopra di noi e uno di essi venne a posarsi sulla spalla di Ami.

Affascinata,Vinka cercò di awicinarsi aH’animale, ma lui si alzò in volo.

“È incredibile!” Disse, ma io non capivo a cosa si riferisse “i garaboli sono molto timidi, non si awicinano mai alie perso­ne, ma questo non ha paura di Ami...”

Quando lei si allontanò dal nostro amico, 1’animaletto posò nuovamente le sue lunghe zampe sulla spalla di Ami.

“Io sono amico di tutti gli animali” spiegò, parlando una nuova lingua.

“Per questo siete venuti a trovarmi, no?” Disse Krato.Ridemmo tutti alia battuta dei vecchio. Quando arrivammo

al suo fianco, il garabolo fuggi sul tetto delia capanna.II vecchio e Ami si abbracciarono, felici di rivedersi.“Questa volta dividerai con me lo squisito stufato che ti ho

preparato. Ho una pentola piena di garaboli cal dente’, li ho la- sciati tutta la notte in salsa piccante. Mmmm...una delizia! Inol- tre, là dentro ci aspetta una bottiglia intera di succo fermentato: fa bene di tanto in tanto rallegrare il cuore. Andiamo,”

“Neanche per sogno, vecchio cannibale! Quei poveri ani- maletti hanno ragione se non si awicinano a voi: sanno che se li prendete, vanno a finire nel fondo dei vostro stomaco.”

Provai un po5 di rabbia nei confronti dei vecchio. Come poteva uccidere quelle simpatiche e affettuose creature per mangiarsele?

“Ma sono squisiti, Ami” disse... non il vecchio, ma...Vinka! Anche lei li mangiava! come se non bastasse, aggiunse: “le zam­pe arrostite sono la parte piu saporita. M i piace molto anche il brodo di ali...”

L’immagine di Vinka crollò al suolo in un istante. La guar­dai come se fosse una specie di aborigeno selvaggio, mangiato-

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re cTimmondizia. Come potevo essermi sentito attratto da lei?Rendendosi conto dei miei pensieri, mentre metteva un tra-

duttore auricolare nelForecchio dei vecchio, Ami disse a Vinka: “Fate molto male ad ammazzare e a mangiare quegli animaletti! II nostro amico terrestre è molto arrabbiato per questo!”

Lei mi guardo sorpresa, poi cercò di spiegarmi: “Qui tutti mangiamo carne di garabolo, è un’abitudine che abbiamo da bambini. Sono molto appetitosi... dovresti provare...”

“Giammai!” Dissi con le braccia incrociate, guardando da un’altra parte.

"Bravo! Cosi si parla!” Disse Ami “lui non è capace di man­giare carne di garabolo, sarebbe una cattiveria per lui, per que­sto è molto deluso da te. Lui mangia un altro genere di cose! Ricordi quegli animaletti delia Terra che ti sono piaciuti tanto, che volevi portartene via uno come mascotte?”

Lo sguardo delia bambina si illuminò.“Oh, si, com’erano teneri! Come si chiamavano?”"Agnelli. Quello è uno dei piatti preferiti dei tuo amichetto...” Mi guardò come se io fossi un criminale, uno psicopatico,

un sádico, una bestia umana. Provai a difendermi: “M-ma un agnellino arrosto...”

Vinka scoppiò in lacrime.“Arrosto!...Che malvagità! Che schifo! Che delusione!” Nascondendo le risa, Ami andò a consolaria.“Vedi? Questo succede quando vediamo gli errori altrui e

non i nostri: voi tre fate la stessa cosa. Non è peggiore, nè miglio- re, mangiare carne di agnello o di garabolo: è la stessa cosa. È un errore che iò non commetto, ma non vi condanno, perché com- prendo. Invece voi vi condannate a vicenda per le stesse colpe, Questi incivili... andiamo, datevi la mano... da buoni amici.”

Ci guardammo timidamente, con un po’ di vergogna. Com- presi la lezione di Ami, ci demmo la mano.

“Bene, cosi si fa!” Disse felice il vecchio “adesso celebria- mo la riconciliazione con un bicchiere, andiamo!”

“Questi montanari non hanno buone maniere” scherzò

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Ami "la gente educata, prima si presenta. Questo è Pierre, vive in un altro mondo.”

“Ha ragione. Ha, ha, ha! Con un nome come il suo, an- cHio andrei a nascondermi in un altro mondo. Ha, ha, ha!”

Non mi piacque assolutamen te la sua battuta.“Questa è Vinka.” fII vecchio la guardò con affetto e disse: “Anche lei deve

venire da un altro mondo: non ci sono bambine cosi belle, a Kia.”

Questo mi piacque ancora meno, ma lei rispose al compli- mento con un sorriso.

“E questo è Krato, un contadino di Kia.”“Ha, ha, ha!” Mi burlai dei suo nome, ma lo feci per pren-

dermi la rivincita: la mia risata non era molto naturale.“Di che cosa fa finta di ridere questo bambino, Ami?”“Del tuo nome. In realtà, cerca di vendicarsi perché tu ti sei

burlato dei suo.”“Ma va, che suscettibile! Non arrabbiarti, ‘Bietr’! Era solo

una battuta, ma ‘Bietr’ è un nome molto bello...”Prima che protestassi per il modo in cui Krato storpiava il

mio nome, Ami spiegò: “Lui non può pronunciare bene i suoni dei tuo nome, Pierre. Nemmeno tu riesci a pronunciare corretta- mente il suo. È una stupidaggine, mettersi a litigare per i nomi e per i suoni... Inoltre, Krato significa pietra, in fondo, e...”

“Pietra! Ha, ha, ha! Come può uno chiamarsi pietra!...” Questa volta la mia risata fu sincera."... Voi siete omonimi...”“A cosa ti riferisci, Ami?” Chiesi."Al fatto che Pierre significa pietra: anche tu ti chiami

pietra!”Tutti risero...tranne io.Cominciarono a parlare. Io mi misi in disparte e mi chie-

devo perché tutto mi andasse storto. Ami si avvicinò: “Sai cosa ti sta succedendo, Pierre? È che agisci un po’ al di sotto dei tuo vero livello.”

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Lo guardai, come chiedendo una spiegazione piú precisa. “Un bambino piccolo si sporca tutto il vestito e la faccia

quando mangia, ma nessuno gliene fa una colpa: lui agisce secondo il suo livello. Ma se un adulto fa la stessa cosa, lo si rimprovera, perché non sta agendo secondo il suo livello.”

“E che cos’ha questo a che vedere con me?”“È che non agisci in sintonia con te stesso; per questo, ogni

volta che fai o pensi qualcosa che è al di sotto di quello che tu ti aspetti da te stesso, ricevi immediatamente la correzione: per questo soffri. Se agissi da quello che sei, dalla parte migliore di te, la tua vita sarebbe sempre un paradiso.”

Meditai un bel po5 sulle sue parole e compresi che aveva ragione: decisi di fare uno sforzo per essere un’altra persona...

“Basta che tu sia te stesso” disse Ami “tutto qui. Andiamo a parlare Col vecchio amico.”

Krato era nelForto dietro la capanna, insieme a Vinka; le mo­strava là sua piccola piantagione di ortaggi, i suoi alberi da frutto e tutto quello che costituiva il suo mondo.

Un’interferenza attraversò la mia mente quando li vidi as- sieme, ma la mandai via immediatamente: dovevo essere mi­gliore nelle azioni e nei pensieri.

“Bravo! Questo è un vero progresso!” Esclamò Ami soddi- sfatto.

“A cosa ti riferisci?”“Stai progredendo, cominci a sorvegliare i tuoi pensieri e

non sei tanto addormentato. Le persone in genere* non presta- no mai attenzione ai loro pensieri, anche se ogni sorta di cattivi pensieri attraversa la loro mente; siccome non se ne accorgono, hanno una magnifica opinione di se stessi: cosi non possono progredíre. Tu cominci a osservarti, cosi cominci a conoscerti meglio, inoltre, stai acquisendo il potere di eliminare dalla tua mente quello che non ti si addice.”

“Ehi, voi, venite a vedere le dimensioni di questi mufli” ci chiamò il vecchio, mostrandoci delle brillanti bottiglie rosse,

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fatte di un materiale che sembrava plastica.Vinka ne prese una, awicinò la bocca al collo delia botti-

glia e...gli diede un morso! Poi masticò deliziata il pezzo di bottiglia...

Ami rise delia mia confusione.“Non sono bottiglie di plastica, ma frutti che hanno la for­

ma delle bottiglie terrestri.”“Prova” disse Vinka tendendomi un frutto. Io guardai ver­

so Ami chiedendogli se potevo mangiarlo."Solo un pezzetto” raccomandò.Gli diedi un morso: la sua consistenza ricordava quella dei-

la mela. Mi piacque immediatamente per la sua dolcezza, ben- ché non somigliasse a niente di conosciuto.

“Come riesce a produrre mufli cosi grandi?” Chiese Vinka al vecchio.

“È facile: tutte le notti canto una canzone alTalbero. Questo gli piace molto, è contento e chi è contento lavora con amore.”

“Tutto ciò che si fa con amore riesce bene e dà buoni frut­ti” disse Ami.

Guardai incuriosito Talbero. Pensavo avesse bocca, occhi e orecchie per comunicare con Krato, ma quello era un albero normale, aveva solo foglie, rami, frutti e tronco.

Vinka disse ridendo: “Che follia... cantare a un albero...”Ma Ami era daccordo, disse che Krato aveva ragione.“Gli alberi e le piante sono esseri coscienti: hanno una co-

scienza piccolina, ma sono molto sensibili alia tenerezza, alie vibrazioni d’affetto, possono essere tristi o contenti e sentono la paura o la fiducia.”

Krato sollecitava Vinka: “Mangiane ancora un po’, i mufli danno forza. Mangia, diventerai forte...cosi” il vecchio fece finta di diventare muscoloso, con le braccia ad anfora, i pugni stretti e le guance gonfie. Vinka era molto divertita.

“Non è proprio cosi che vogliamo essere, noi signorine di città...”

Ami si divertiva alie stupidaggini di Krato.

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“Non far caso a questo vecchio montanaro, non sa niente di moda/5

Mentre Krato scherzava, Ami sembrò concentrarsi inten­samente, poi disse: “Credo si aw icinino dei terri...”

“Allora correte a nascondervi nel trabiccolo invisibile!” Raccomandò allarmato 1’uomo di Kia.

Ami rimase assorto, poi awerti: “Non c è tempo, sono già qui. Corriamo nella capanna” ci costrinse a seguirlo.

Tutto questo mi spaventò abbastanza, ma Vinka era anco­ra piú alterata e si aggrappò a me con forza.

Sentimmo il rumore di un motore che si awicinava e Krato andò a sedersi sulla sua sedia a dondolo, fingendo una grande tranquillità.

Ami trovò una fessura attraverso la quale si poteva vedere aH’esterno: ci invitò a guardare, mentre con 1’indice sulle labbra ci ordinava di restare in silenzio.

Riuscii a vedere il veicolo che si awicinava: sembrava un cassone di metallo nero molto liscio, con le ruote e molte infer- riate intorno. Dietro le grate c erano vetri, ma neri anche quelli, per cui era impossibile guardare alTinterno.

La tetra vettura emetteva cosi tanto rumore e fumo, che tutti gli animali dei luogo corsero a nascondersi. Pensai che non avessero ancora inventato il silenziatore, andava a scappamento libero.

Ami sussurro: “Si, lo conoscono, ma a loro piace far paura.”Quando il cassone nero arrivò vicino alia capanna, quat-

tro esseri ne uscirono: il solo vederli provocava il panico. Si trattava di una specie di gorilla giganteschi, corpulenti e pelo- si. Portavano caschi pieni di punte, spallacci con le punte, scar- pe con le punte, bracciali con le punte e ginocchiere con le punte. Usavano corazze metalliche invece di abiti e tutti aveva- no in mano lunghi oggetti: armi, sicuramente. I loro volti non assomigliavano a quelli delle scimmie, ma a quelli umani. Peli verdi coprivano tutte le parti visibili dei loro corpi, tranne il volto: li, avevano la pelle rosata.

“Andiamo, vecchio stupido, mostraci i tuoi documenti!”

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Krato, senza guardaríi, estrasse meccanicamente una sche- da dalle pieghe dei suo mantello e la porse.

Uno dei terri prese bruscamente il documento e lo esaminò. “Hai visto passare dei wacos da queste parti?”“Ho visto terri, ma non so distinguere un terri waco da un

terri zumbo. Per me sono tutti uguali: terri.” Rispose con gran­de tranquillità, guardando il paesaggio.

“Insolente! Non sai distinguere fra un essere umano e una bestia?”

“Questo si. Gli esseri umani amano e costruiscono, le be- stie odiano e distruggono.”

La risposta dei vecchio non piacque alParmato e peloso essere.

“Che facciamo, capo? Gli diamo un fracco di botte?” “Lascialo stare, è uno swama morto di fame e sognatore...

come tutti. Ha, ha, ha!”Andò tutto bene, fino a che il capo ordinò: “Vai a dare

un’occhiata alia capanna.”Sentii un colpo alio stomaco. Vinka si aggrappò a me con

piú forza, ma Ami, sorridente e con le mani tese verso di noi, ci sollecitò a mantenere la calma.

Krato cercò di sviarli: “Non troverete niente che vi interes- si, nè armi, nè zumbos... scusate, gli zumbos siete voi... è che mi confondo... volevo dire, nè armi, nè wacos...”

“Se non stai zitto immediatamente, ti porteremo ai lavori forzati. Ci servono wacos e swama per le nostre fabbriche di armi.”

II terri entrò nella capanna, ispezionò ogni lato, guardò in ogni angolo... tranne dove eravamo noi. Era impossibile che non ci scoprisse, ma non lo fece.

“Non c’è niente, capo.”“Bene, andiamo. Vecchio inutile, sai già che se vedi un waco

da queste parti ci devi avvisare. Ti faremo dei bei regali.”Tornarono al loro veicolo e si allontanarono rumorosa-

mente.

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12. yN.mvade^ci, K ia !

Ami, con un sorriso da un orecchio alTaltro ci disse: “Prima che diciate qualcosa, vi spiegherò: ipnosi a distanza.”

Io feci una domanda sciocca: “Funziona anche con i terri?” “Con loro è piú facile. Quanto piú basso è il livello di

coscienza di una persona, tanto piú è ipnotizzabile, sia a di­stanza che per suggestione. Per questo la pubblicità commer- ciale ottiene grandi risultati con questo tipo di gente. Quanto piú è alto il livello evolutivo, tanto piú sveglia è la coscienza.”

Krato entrò nella capanna ridendo e Vinka gli chiese per­ché non aveva avuto paura che quei terri ci scoprissero.

“Conosco gli stratagemmi dei nostro amichetto.”Poi raccontò come una volta Ami protesse quattro wacos o

zumbos fuggiaschi (non ricordava bene a che banda apparte- nessero) da una pattuglia che li cercò da tutte le parti senza ve- derli, benché fossero davanti ai loro occhi.

“Io non avrei protetto un terri” disse Vinka “piú veloce- mente si elimineranno fra loro, meglio sarà per la pace di Kia.”

“Terri e swama sono fratelli” intervenne Ami “il dovere degli swama è quello di guidare e proteggere i terri.”

Krato alzò le braccia al cielo come se avesse appena sentito una sconsideratezza.

“Guidare e proteggere i terri! Sembra che non ti renda con­to, loro ci tengono soggiogati, possiedono armi, noi siamo paci- fici. Pensanó che siamo degli stupidi imbelli perché non cer- chiamo il potere o il denaro, sono materialisti e ci considerano una razza inferiore. È impossibile che un giorno noi li possiamo guidare! L’unica cosa importante per loro è combattere: i terri wacos contro i terri zumbos. Per questa guerra ci tengono nella

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miséria e tutte le risorse dei pianeta vanno a finanziare arma- menti: una volta o Taltra li useranno e Kia scoppierà.”

“Se voi non farete niente, sarà cosi” disse Ami.“Ma cosa possiamo fare?”“Insegnare, parlare loro delia pace, dell’unità e delPamore.”Scettico, Krato scherzò: “Proporre questo a un terri... ti

porterebbe dritto al manicomio. Per loro 1’amore significa ses- so, la loro famiglia, tutt’al piú. Gontro il resto dei mondo fannò la guerra e mostrano i denti, anche se si tratta di un altro terri.”

Vinka disse che Krato aveva ragione.“Voi siete piú at-terri-ti degli stessi terri!” Disse Ami ridendo.“Siamo realisti.”Di nuovo Ami rise.“Realisti? I terri sono sul punto di far scoppiare il vostro

mondo, voi ve ne State con le braccia incrociate e vi sembra di essere realisti! Non fate niente per il vostro futuro e vi credete realisti...”

“È che non ci ascolteranno mai...”“Si, vi ascolteranno. Molto presto i terri avranno delle bato-

ste cosi terri-bili, che cominceranno ad ascoltare, ma se voi non sarete li, allora non sapranno cosa fare, se non distruggersi e distruggere anche voi”

“Ma la Fratellanza Cósmica ci salverà con le sue navi...” disse Vinka.

“Si salveranno solo coloro che non lavorano per la própria salvezza, ma per quella dei proprio mondo” disse Ami.

“Io non capisco molto delle cose dei mondo” disse Krato uscendo dalla capanna “io capisco solo ciò che riguarda la felicità.”

Ami ci prese per le spalle e ci condusse alFesterno.“Anche questo è importante: 1’amore per noi stessi ci spin-

ge a cercare la nostra felicità, mentre 1’amore verso gli altri ci porta a servire e a lavorare per quella altrui. Ambedue le forze devono essere in equilibrio.”

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Krato rimase pensoso e si grattò la testa.“Sembra che io non abbia pensato molto agli altri, chiuso

fra queste montagne... cosa ne pensi, Ami?”“Non si tratta di pensare, ma di fare. In ogni caso, tu hai già

fatto molto per gli altri... anche se non te ne sei accorto.”"Io? Ha, ha, ha! Non vedo come.”“Quello che hai scritto un giorno, una pergamena che mi

hai fatto leggere qualche tempo fa. Siamo venuti proprio per questo: li tu spieghi come si ottiene Famore e Vinka e Pierre non conoscono la ricetta. Loro scrivono libri che saranno letti da molte persone e piú tardi riprodurranno il tuo manoscritto nelle loro opere, cosi moita gente sarà aiutata da te.”

Krato sembrava non credere a quello che Ami diceva, pen­sava fosse tutto uno scherzo.

“Ma... io non credo sia tanto importante quello che ho scrit­to, sono cose che tutti sanno...”

Vinka lo trasse dal suo errore: “Se li parla di come si ottie­ne Famore, allora ti sbagli: non lo sanno tutti, io non lo so.”

“Nemmeno io” dissi, con una gran voglia di leggere la ricetta di Krato.

“Ma se è cosi facile!” II vecchio non riusciva a convincersi delPimportanza delia sua conoscenza.

“Facile per te, ma non per la maggioranza. Ritorna là dentro e prendi la pergamena, voglio che questi bambini la conoscano.”

“Va bene, va bene, ma non ricordo dove Fho lasciata. Forse se la sono mangiata i chumi-chumi...Ha, ha, ha!” Entrò nella capanna, mentre Ami lo guardava con simpatia.

“C’è gente che non sa valorizzare quello che fa o che ha, altri pensano che valga piú di quanto meriti: ambedue agiscono male. Per molti è difficile trovare il giusto mezzo in tutte le cose.”

Krato tornò col suo polveroso rotolo fra le mani.“Eccolo qui, lo tenevo fra la legna da ardere il prossimo

inverno: la pergamena aiüta ad accendere il fuoco. Ha, ha, ha!” Ami prese lo scritto con una mano, con Faltra estrasse un

apparecchio dal suo cinturone e lo fece passare sul rotolò dopo

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averlo steso. Pensai che lo stesse fotografando.“Lo sto registrando. L’immagine delia pergamena sta finen-

do di passare alia memória dei ‘super-computer’ che vi ho no- minato. Prendi, Krato, adesso puoi bruciarla!”

“Che barbarie! No!” Esclamò Vinka “voglio vederla!”“Qui hai una copia piú pulita e piú limpida dell’originale.” Da una fenditura dell’apparecchio cominciarono a uscire

dei fogli bianchi, una specie di fotocopia dello scritto, ma di dimensioni inferiori.

Vinka volle leggerlo e Ami le tese un foglio ridendo.“Non comprendo questa lingua!” Esclamò delusa.“Dovrò fare una traduzione a mano. Non mi sarà facile,

non ho una bella calligrafia, ma avrete una copia nella vostra lingua, perché possiate metterla nei vostri libri.”

Molto piú tardi, mentre preparavo questo libro, non sapevo se Ami voleva che si pubblicasse direitamente quello che aveva scritto di suo pugno, con la sua calligrafia, o se bastava trascri- vere il contenuto a caratteri di stampa. Per non sbagliare, ho fatto tutte due le cose: la prima parte dellá pergamena di Krato è stata stampata alFinizio di questo libro, il resto dei mano- scritto è stato fotografato e appare piú avanti, cosi potrete vede­re la scrittura di Ami. Loriginale lo conservo come se fosse qualcosa di sacro: è 1’unica prova tàngibile che ho delia reale esistenza di Ami. Victor pensa che lo abbia scritto io stesso, alterando la mia calligrafia. Bene, se lui non è capaçe di vedere in tutto questo niente di piú di una fantasia, mi fa pena, è lui quello che ci perde...

“Se la mia calligrafia non è bella, scusami” disse Ami “pen­sa se tu dovessi scrivere nella lingua dei cinesi.”

“Chi sono i cinesi?” Chiese Krato.Vinka si affrettò a rispondere: “È un popolo dei mondo di

Pierre, hanno gli occhi molto belli: cosi” e se li tirò.Ami e io ridemmo, ma il vecchio si fece pensieroso.“Se m i portassi nel tuo apparecchio volante, Ami, forse

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potrei trovare una vecchietta con gli occhi cosi... i cinesi man- giano il garabolo piccante?”

Quando finimmo di ridere, Ami disse: “Se i cinesi non mangiano garabolo, è solo perché là non si trovano facilmen­te; in caso contrario, lo preparerebbero in mille modi: mangia­no di tutto, di tutto!”

“Allora i cinesi hanno buon gusto” disse Krato “un altro buon motivo per andare là!”

M i sembrò che il vecchio fosse troppo attaccato al cibo. “Se questa è la spiritualità degli swama, chissà come saran-

no i terri...”“I terri non si godono la vita” spiegò Krato “sono troppo

occüpati nelle loro guerre o nella loro ricerca di potere o di denaro. Quando lo ottengono, continuano a essere molto occu- pati a difendere quello che hanno, o cercando di ottenere di piú, ma non hanno mai il tempo di godere la vita: non hanno buon senso, sprecano 1’esistenza miseramente. A proposito, là dentro ci aspetta una pentola piena di garabolo in salsa piccante e una frizzante bottiglia. Andiamo!”

Ami rise delia filosofia di Krato.“Questo vecchio ghiottone pensa solo al piacere e ha ragio-

ne, in parte... solo in parte... si dimentica degli altri. Ignora che colui che serve il prossimo come se stesso, riesce alia fine a godere di piú di coloro che pensano solo in termini egoistici: questo vecchio è lo swama meno spirituale che conosco...”

“ Può essere, ma ora che il mio scritto farà dei bene a miglia­ia di persone, ho il diritto di allietare il mio palato con questo garabolo ‘al dente’! Ha, ha, ha! Andiamo dentro... ho fame!”

Si preparava a entrare nella capanna, ma Ami lo interrup- pe: “Io non mangio carne, vecchio amico, mi addolora. Inol- tre, ora noi andiamo.”

“Io non mangio garabolo” dissi io, deciso a non guardare nemmeno il contenuto di quella ripugnante pentola.

“Io sono sazia dei mufli dei tuo orto, grazie mille, Krato.” “Bene, voi lo disprezzate e io ne approfitto! Ha,' ha, ha!

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Peccato che ve ne andiate cosi presto, spero di rivedervi, un giorno.”

“Tu sai che io vengo sempre a fare un giro. Forse in futuro porterò di nuovo questi amichetti.”

Ci congedammo affettuosamente da Krato, il vecchio ere­mita di Kia: oggi lo ricordo con affetto, mi è piaciuto il suo modo spontaneo di essere. Era un uomo senza doppiezze, sen­za misteri, non sono riuscito a dargli il giusto valore quando ero vicino a lui: solo dopo ho percepito una sua dimensione che non è facile captare in un breve incontro.

Vinka gli bacio la mano in segno di saluto; credetti di vede­re il luccichio fugace di una lacrima negli occhi dei vecchio, tut­tavia, forse per dissimulare 1’emozione, lui usei con una battu- ta finale: “Attenta bimba, attenta, non baciarmi cosi! Le mie ammiratrici mi circondano a branchi e sono molto gelose... la tua vita è in pericolo!”

Io, stupidamente, diedi un’occhiata intorno: regnava la piu desolata solitudine.

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1 3 . Ç a . I i .b u r

“Bene, ragazzi, mentre aspettiamo che questo apparecchio ci ‘collochi’ in un luogo che per il momento è una sorpresa, io vado a copiare nelle vostre lingue quello che Krato ha conse- gnato alia posterità. Adesso potete andare a fare un giro in cortile” disse ridendo.

Mi interessava sapere cosa mi sarebbe accaduto se mi fosse capitato di aprire la porta mentre passavamo nello spazio-tem- po e lo chiesi,

Ami finse di avere i capelli dritti solo al pensarei; guardò Vinka come per dire Cche matto’, ma lei era vivamente interessa- ta alia risposta: eravamo due contro uno.

“Bene, adesso che lo nominate, non so neancKio cosa suc- cederebbe. Buona idea! Apriremo la porta per vedere cosa acca- de” disse alzandosi dal sedile. Aveva gli occhi sbarrati, si awici- nò alia sala d’ingresso fermamente deciso ad aprire la porta, ma noi volammo a impedirglielo.

Quando si piegò in due dalle risa, capimmo che aveva scherzato.

“Andate di là a raccontarvi le vostre storie e lasciatemi scri- vere queste copie prima di arrivare a... dove stiamo andando. Ma non toccate niente, perché non voliamo in pezzi per le dimensioni...ha, ha, ha. Sarà difficile per me... dover scrivere in lingue indecifrabili...”

Davanti a lui uno schermo mostrava Talfabeto delia mia lingua nei vari metodi di scrittura e vicino a ogni segno cono­sciuto ce n’era uno molto strano. Mentre scriveva, premeva dei bottoni; io ero assorto nel suo lavoro, ma la mano di Vinka si posò sulla mia spalla.

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“Lasciamolo lavorare tranquillo, ti va di andare a ispezio- nare la nave?”

“Buona idea! Non mi piace essere spiato da dietro” scherzò.

Fino ad allora non avevo notato certi dettagli dei veicolo spaziale, con Vinka facemmo un giro. Qui acclüdo una pianta che ho disegnato secondo i miei ricordi.

La nave diAtni

ôtrumenti

õerie di oblo

Dietro alia sala di comando c’era un’area posteriore e ci fermammo li a chiacchierare.

Attraverso i vetri degli oblò si vedeva solo il riflesso delia nebbiolina bianca.

“Vorrei sapere cosa c’è dietro gli oblò” disse con lo sguardo sognante.

Guardandola attentamente, mi sembrò incredibile conver- sare con un essere di un altro mondo; lei si aw icinò a me e mi chiese: ccCos’hai prova to la prima volta che mi hai vista?”

“Beh... la verità?”

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“Si.”Siccome non mi è facile mentire, dovetti ammettere quello

che avevo provato: “Non mi sei piaciuta... E io a te?”“Nemmeno, ma subito i miei sentimenti sono cambiati,

adesso è diverso...”“Cosa provi ora Vinka?”"Sento che tu sei quello che ho sempre sognato.”Le sue parole riflettevano esattamente quello che io senti-

vo per lei, ma non sarei riuscito a esprimermi in modo cosi semplice.

"Sento la stessa cosa dentro di me, è qualcosa di profondo che cresce, cresce.”

I suoi occhi viola sembravano irradiare luce: era troppo bella. Solo a guardarei, eravamo caduti in una trance che ci trasportava in altre dimensioni...

“Attenti coi romanzi proibiti” disse Ami dalla sala di co­mando.

Non ci badammo e continuammo cosi, a guardarei. “Vòrrei poter restare con te per sempre” dissi prendendole

le mani.Ami iritervenne di nuovo da lontano.“Ricordatè che ambedue avete la vostra vera anima gemel-

la, dovete essere fedeli.”Questo ci fece pensare. Dopo un po’ lei mi chiese: “Senti

che il nostro rapporto sia qualcosa di proibito?”“\feramente no, ma se lo fosse, non mi importerebbe. Come

potrei smettere di sentire quello che sento? Non dipende dalla mia volontà.”

“Ricordatè Fincontro dei futuro, ricordatè quella persona...” Pensai alia donna dal viso orientale: ero sicuro che quando

feci quelFesperienza provavo un amore molto grande per lei, ma ora... Beh, Vinka era reale e Faltra solo un ricordo.”

“Scelgo Vinka per sempre” dissi con grande sicurezza.“E io Pierre.”Ami rideva dalla sala attigua.

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“Entusiasmi passeggeri, fiamme che qualunque vento può spegnere... come la carne di garabolo o di agnello...”

Ami aveva messo il dito sulla piaga. Ci guardammo pentiti per esserci reciprocamente giudicati duramente. Dopo un istan- te, mentre ci tenevamo per mano, Vinka disse: "Pierre, qualun­que cosa accada, qualunque cosa saprò di te, non dubiterò mai piu dei mio amore. Sarai sempre 1’unico per me, anche se la distanza ci separerà, anche se tutto ci separerà...”

Piccole lacrime le salirono agli occhi, credo di aver provato la stessa emozione e per questo le mie parole sgorgarono dal piú profondo dei cuore: “Vinka, quando non ti conoscevo mi sentivo solo, ma da oggi in avanti, anche se non sarai con me, sarai sempre dentro di me. So che questo è per sempre, con te non sono piú vuoto... Non riesco a spiegarmi meglio, ma sei in me e ci sarai per sempre.”

Ci abbracciammo: fu la cosa piú bella di tutta la mia vita. Sentimmo che da quel momento saremmo stati un solo essere.

Dopo un certo tempo, non seppi quanto, Ami, col suo solito buon umore disse: “Basta con gli arnori peccaminosi. Venite qui, le copie sono pronte e per di piú stiamo arrivando a Calibur.”

Aprimmo gli occhi e vicino a noi, dietro i vetri, le stelle si stagliavano contro il firmamento di un azzurro scurissimo.

Corremmo alia sala di comando. Là davanti, dietro gli oblò, apparve una visione sconvolgente: due enormi soli, uno azzurro, piú grande e 1’altro bianco, piú piccolo.

ítT > 5\ p * • ))Li ce hirio.“Sirio? Quale dei due è Si rio?” Chiesi.“Tutti e due. Dalla Terra vedete questi due soli come se

fossero uno solo, questo è dovuto al fatto che sono molto vicini fra loro, ma lontani dalla Terra. Vedete quel punto luminoso?” Ami indicava un piccolo globo azzurro delle dimensioni di un acino d’uva “quello è Calibur, stiamo andando là. È un pianeta che utilizziamo per creare specie vegetali, è come se fosse un

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enorme ‘vivaio cosmico’. È stato tutto coltivato da noi: quan­do otteniamo qualche specie eccezionale, la portiamo nei mondi che possono averne bisogno.”

“Quante persone abitano li?”“Solo alcuni ingegneri genetici nella stazione di controllo.”

Ci awicinammo rapidamente al cerchio luminoso. Quando si trasformò in un disco immenso che occupava tutto il campo visivo dei nostri oblò, verificai che quel mondo non assomi- gliava al mio pianeta, perché i suoi colori erano diversi: tutto tendeva a un delicato azzurro.

Stavamo volando su un’arripia spiaggia di sabbia viola, vici- ria a un tranquillo mare di acqua lilla.

Vinka espresse con gioia la sua emozione: “È bellissimo!... Non potremmo scendere?”

“Non c’è problema; fra 1’altro ho promesso a Pierre di por- tarlo su queste spiagge...”

Era vero, nel mio viaggio precedente lo aveva fatto.“Qui le condizioni delPossigeno, delia gravità, delia tem­

peratura e delia flora, non vi possono assolutamente danneg- giare e nemmeno voi danneggerete il pianeta.”

La nave si fermò nelParia, poi si posò sul terreno.“Io devo preparare 1 itinerário per il nostro prossimo viag­

gio, voi potete andare a passeggiare fuori. Non temete, qui non esiste niente che possa farvi male, ma non mangiate niente.”

La porta si apri, scendemmo per la scala e camminammo sulla delicata sabbia illuminata da un sole azzurrino, grande come quello che avevo visto a Ofir.

“Mmmm! Com’è gradevole quest’aria!” Esclamò Vinka, inspirando profondamente “sembra una mescolanza di fiori e di alghe marine...”

Uintensità delia luce, malgrado 1’enorme sole, risultava in- feriore a quella delia Terra, di Kia o di Ofir, a causa di una densa cappa di nebbia: ricordava una spiaggia sul far delia sera, ma con colori infinitamente piú delicati dei mio pianeta; inoltre, le

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spiagge terrestri non sono viola, nè il mare lilla...Camminavamo tenendoci per mano, arrivammo a una svolta

e apparve un delizioso giardino pieno di piante fiorite che arri- vavano fino al mare. Vinka era raggiante.

“Questo è un paradiso!”Ci addentrammo fra le piante allontanandoci dalla spiaggia.

Piú in là trovammo un bosco di piccoli alberi che non avevano foglie, ma sottili filamenti e quasi sembravano artificiali, con la loro corteccia liscia. II gigantesco sole cominciava a scendere sopra le acque, illuminando il volto di Vinka, conferendole tonalità di un celeste brillante. Ci sedemmo sotto gli alberi, i cui filamenti caduti formavano un morbido cuscino fra i-fiori.

Per lunghi istanti contemplammo i riflessi sulle acque tran- quille: non avevo mai visto un tramonto cosi strano e bello. Notai che i capelli di Vinka erano illuminati da una luce dietro di lei: un secondo sole apparve dietro gli alberi, alie nostre spalle.

“Guarda, T altro sole!”"È meraviglioso! Tramonto e alba contemporaneamente!”Ridemmo allegramente.Passò un certo tempo e Vinka mi disse, con un5ombra di

tristezza: “Credo non sia giusto...”“A cosa ti riferisci?”“Noi sappiamo che qualcuno ci aspetta, nel futuro...”Rimanemmó un attimo in silenzio, aveva ragione.“Credo che Ami abbia fatto male permettendo che ci in-

contrassimo. Avrebbe potuto calcolare che ci saremmo sentiti attratti, avrebbe potuto evitare tutto questo...5' disse.

Sembrava voler fermare l5attimo.“Tuttavia, questa è la cosa piú bella delia mia vita.,. grazie,

Ami.55Anche adesso aveva ragione, Túnica cosa che turbava la

nostra gioia era il ricordo di un incontro dei futuro.Provai la curiosità di sapere chi fosse Tanima gemella di

Vinka. Forse con una punta di gelosia le chiesi: “Questo tuo eroe, com5era?”

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“È meglio che dimentichiamo per sempre tutto questo e pensiamo soltanto a noi.”

“Magnifica idea, io dimentico la donna con il neo in fronte e tu dimentichi il tuo principe azzurro.”

“Come sai che era azzurro?”“Perché me lo dici, Vinka?”"Perché aveva la pelle azzurra...”"Allora, forse tutte le anime gemelle hanno la pelle di quel

colore, perché anche la donna che io ho visto ce 1’aveva cosi.” Questo la interesso vivamente e mi chiese maggiori dettagli. “Io volavo nell5aria, vicino a una laguna con dei cigni che

mi salutavano. I prati, i fiori e i giunchi cantavano e lei mi aspet- tava fra...”

“...Fra rampicanti rosati e grandi cuscini con frange colora-te?”

Rimasi stupefatto: come poteva saperlo?“Credo che tu abbia letto il mio libro...”“Se leggessi il mio, troveresti la stessa situazione, ma dal

punto di vista delia donna che aspetta...”“Eri tu!”Ci abbracciammo, quasi volendo fonderci in un solo esse­

re, adesso senza sensi di colpa. La felicità ci invase: ebbi sensa- zioni molto simili a quelle che avevo vissuto in quelFincontro dei futuro.

“Basta romanzi” ci interruppe la voce di Ami che ci stava os- servando sorridendo, in piedi fra i fiori.

“Sei un bugiardo” Vinka finse irritazione; si riferiva al fatto che ci aveva detto che le nostre anime gemelle si trovavano nella Terra e a Kia e aveva anche detto che il nostro amore era proibito.

"Volevo che lo scopriste da soli, non è stato meglio cosi?” “Ma mentivi...”“Se vi avessi detto qualcosa come cti presento la tua part-

ner5, ci sarebbe stato qualcosa di forzato, obbligatorio, senza

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mistero: invece cosi è stato tutto spontaneo. Vi ho messo in- tenzionalmente degli ostacoli per vedere se li superavate e lo avete fatto molto bene.

Mentre tornavamo verso la nave, chiesi: “Quando awerrà que­sto incontro nel mondo rosato?”

“Dopo alcune unioni e separazioni. Da ora in poi voi vi cercherete sempre, di vita in vita e vi incontrerete sempre. Alia fine, molto dopo 1’incontro che vivrete nel mondo rosato, voi vi fonderete in un solo essere: allora sarete completi. Per ora siete due metà di uno stesso essere e State evolvendo separatamente.”

“E adesso, dobbiamo separarei?” Chiese Vinka rattristata. "Si, presto tornerai a Kia e Pierre sulla Terra. Ricordate che

avete una missione di aiuto ai vostri mondi, se non servirete i vostri fratelli, dimostrerete egoismo. Chi è egoista non ha un buon livello e chi non ha un buon livello, non merita di incon- trare la sua anima gemella: questo è un premio, bisogna guada- gnarlo, cosi come si deve meritare un mondo migliore. Se non servirete F amore, il destino vi separerà, ma quanto piú utili sarete agli altri, tanto piú velocemente il destino vi aw icinerà.”

Salimmo tristi la scalinata delia nave."Sarà duro separarei...”“Sarà facile, perché adesso sapeteche il vostro complemen-

tare esiste, sapete che vi ricorda e che vi aspetta. Inoltre, potrete comunicare...”

“Come? Ci lascerai qualche microfono?”“Non è necessário: quando due anime sono unite dalFamo-

re, la comunicazione supera il tempo e lo spazio.”

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1 4 - , L a pe.iACjC\w\&v\Ck

e le d u e p o s s i b i l i f à

Mentre ci ‘collocavamo5 in qualche luogo sconosciuto, comin- ciai a leggere la pergamena di Krato, cosi come l’aveva scritta Ami di suo pugno e con la sua calligrafia. Eccola:

L * Amore è una c omponen te sottile delia c o ­scienza. È in grado disvelare il senso pro fondo de desistem a.

L’Amore è l ’un ica ‘droga’ legale.A lcunicercano erroneamente nelliquore e

in altre droghe quello che produce l ’Amore.L’Amore è la cosa piu necessaria delia vita.Isagg iconoscono ilsegre toecercanoso lo

1’Amore. Gli a ltri lo ignorano, p e r questo cerca- no aíl’es terno.

Come s io ttie n e !’Amore?Nessuna técn ica può servire, perché YAmo-

re non è materiale. Non è sottomesso alie leggi delpensiero e de Ha ragione :esse sono sottomes- s i a Lui.

Per ottenere 1’Amore, prima s i deve sapere che 1’Amore non è un sentimento, ma un modo di essere. Amore è un essere, uno õpirito Vivo e Reale, e quando sirisveglia in noi, arriva fa fe lic i­ta, arriva tutto.

C ome farlo venire ?Prima bisogna credere che esbte (perché

non s i vede, sisente soltanto e qualcuno lo chia-

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ma Dio), poiõ ideve cercarlo nella sua intima di- moraril cuore.

Non occorre chiamarlo, perché è già in noi. Non dobbiamo chiedergti divenire, ma lasciarlo uscire, liberarlo, offrirío.

Non 5i tra tta dichiedere amore, ma di d are Amore.

Come siottiene I1 Amore?Dando Amore,AMANDO.

“Allora Pamore è un essere, questo non c’è in nessuno dei libri che ho letto” dissi.

Ami sorrise mentre azionava i comandi.C t f p \ 3 \ ’ 35bi, c e in uno.“In quale, Ami? Io non 1’ho lettò.”II bambino dello spazio cominciava a divertirsi.“Si, lo hai letto. Ti dirò di piú: lo hai scritto tu. Li c’è.”“In A m iT“In A m i 3 rispose Ami.“Non ricordo...”“Rileggilo, allora. Alcuni parlano di ‘possessione diabólica’:

quando una persona commette atrocità, potete pensare che le forze negative sono un essere, ma quando qualcuno è nelFamo- re, a nessuno viene in mente di parlare di ‘possessione divina’. Siete molto strani, voi... Pensaci, ma è ancora piú utile mettere in pratica il consiglio di Krato.”

Vinka venne al mio fianco.‘‘Per me sarà molto facile...adesso...”“E magari riuscirai a estendere il tuo affetto al di là di

Pierre: la tua gente ha bisogno di te, a Kia. Bene, prima di tornare là vi mostrerò delle registrazioni...”

“Ma torniamo di nuovo a Kia?!” Chiesi allarmato.“Non ho detto che stiamo andando proprio a Kia, ma quel

momento arriverà.”

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“Allora... non cè rimedio?”“Vinka non può restare qui per sempre, deve tornare al suo

mondo, scrivere un altro libro, continuare a servire e tu devi fare altrettanto nel tuo pianeta, ma prima guardate questo.”

Attraverso i vetri apparve un mondo grigio scuro: non mi inte­ressava, e nemmeno a Vinka. Continuavamo a tenerci per mano e a guardarei con tristezza.

“Basta drammi dozzinali!” Esclamò sorridendo il nostro amico.

“Ma ci separeremo...”“E qual è il problema? Non starete per sempre divisi, ora

avrete Fopportunità di restare uniti per Feternità. Andiamo, guardate questo, è la distruzione di un mondo!” Cercò di coin- volgerci.

Neppure quelFannuncio ci entusiasmo, eravamo molto tristi.Vedendoci cosi, Ami spense 1’immagine, poi ci disse: “Im-

parare a superare il distacco fa parte delFevoluzione, perché lo spirito cerca la liberta.”

“Ma noi vogliamo...”“II vero amore non è attaccamento, non incatena e non si

incatena: libera e si libera. Coloro che si amano dawero non hanno bisogno di stare attaccati come siamesi...ha, ha, ha! Vòle- te ricevere questo castigo, nella prossima incarnazione?”

Non sapevamo se scherzava o se diceva la verità, ma le sue parole ci aiutarono a risollevarci.

Accese di nuovo il sistema che proiettava immagini sui vetri e ci spiegò: “Quello che vedrete è accaduto in un mondo che non è riuscito a superare la sua violenza e la sua malvagità, malgrado tutti gli sforzi che fecero coloro che parteciparono al piano di aiuto per questo pianeta. Guardate:

Latmosfera era oscurata da una spessa cappa di nubi gri- gie e notammo una grande quantità di navi spaziali che scen- devano sul pianeta.

“State vedendo Y ‘operazione salvataggio’: le navi scendo-

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no a cercare coloro che hanno un livello di settecento o piu per salvarli, perché lo meritano. Questo, in realtà è molto tri­ste, è un fallimento, tutti gli sforzi sono stati vani.”

Le immagini si susseguivano come in una specie di docu­mentário filmato: la terra tremava quasi dappertutto e le città costiere erano spazzate da ondate gigantesche. Apparve una nave-madre uguale a quella dei Comandante.

"Ê necessário ospitare vari milioni di persone...”"Yari m ilioni!”“La gente buona è molto piú numerosa di quello che si pen­

sa: molto spesso la malvagità è semplice ribellione di fronte alTin- giustizia, solo espressa in modo errato. Altre volte, si tratta di cattive abitudini collettive, provocate da cattivi sistemi organizza- tivi. Generalmente, 1’abitudine o la necessita obbligano ad agire male: per questo è necessário che si diffondano i messaggi che stiamo inviando. Quanto piú intensamente lavorate, minori sono le probabilità che nei vostri mondi accada quello che vedete qui.”

Si vide dettagliatamente il lavoro di una nave sopra una cit­tà: molte persone venivano ‘issate’ mediante raggi luminosi. I loro volti esprimevano sorpresa o paura, in molti casi allegria.

“Perché tutto è cosi scuro?”“Perché hanno appena finito di far esplodere migliaia di bom-

be nucleari; presto comincerà la pioggia radiòattiva, poi il pianeta si raffredderà cosi tanto, che sarà impossibile soprawivere.”

Una nave passò sopra una montagna: sotto, un gruppo di per­sone fecéro dei cenni, ma non si fermò per salvare quella gente.

“Perché non li raccolgono?”"Non hanno un buon livello” rispose Ami."Ah, hanno osservato il loro livello di evoluzione attraverso

i l ‘sensometro’...”"Non è necessário, in questo caso: questa è una comunità

lontana dalla civiltà, tutte queste persone hanno deciso di scap- pare dai loro problemi, invece di collaborare per risolverli, non hanno un buon livello. Ora, per aver voluto salvare soltanto le

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‘loro5 vite, perderanno la vita... Dovranno aspettare una nuova opportunità, in un altro mondo, sarà per una nuova esistenza...”

Le parole di Ami, la visione di un mondo completamente oscu- rato da nubi di polvere contaminata, lo spettacolo di esseri umani morenti in un pianeta che non smetteva di tremare, con montagne d’acqua che andavano verso i continenti di- struggendo tutto al loro passaggio, mentre migliaia di navi sceglievano solo poche migliaia di persone, lasciando la mag- gioranza condannata a morte, tutto questo ci diede una terri- bile angoscia.

Vinka aveva le lacrime agli occhi.“Mi sembra spaventosamente crudele lasciare li abbandonate

quelle persone che si sono ritirate a vivere ün esistenza piú in con- tatto con la natura, quando hanno visto che tutto era perduto.”

“Ti sbagli, non sono scappati quando tutto era perduto, ma molto prima, quando cera ancora la possibilità di fare qualcosa: forse sarebbe bastato il loro lavoro per salvare questo mondo. Ricorda che la brocca con una goccia trabocca...”

Malgrado le spiegazioni di Ami, mi sembrò vendicativo lascia­re li quella povera gente.

“Non si tratta di vendetta, ma di scegliere la ‘buona semen- za’. Solo con gente buona si crea una civiltà nella quale si può dormire in pace con la porta aperta, o lasciare i beni di consu­mo a completa disposizione delle persone. Coloro che sono scap­pati non sarebbero una ‘buona semenza’, perché se si desse loro 1’opportunità di arrivare in un mondo come quello che si vuole costruire, non avrebbero disposizione per il servizio e la coope- razione: semplicemente, manca loro 1’amore. In fondo, è stato il loro egoismo che li ha spinti a fuggire, un egoismo che può mascherarsi in qualunque modo: vita sana, salute, purificazione, persino evoluzione spirituale, ma alia fine è semplice egoismo. È corne se un medico fuggisse dall5ospedale per paura dèl con­tagio e dicesse che la sua salute è Túnica cosa importante: se

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tutti i médici la pensassero cosi... poveri malati!”Le spiegazioni di Ami riuscirono a farmi comprendere me-

glio la situazione, ma ancora mi addolorava il destino di quella gente e per questo gli chiesi: “Ma non esiste la possibilita di creare un mondo buono, senza la necessità di eliminare tanti milioni di persone?”

“Eccellente domanda!”“Perché?”“Perché è possibile! Adesso vi mostrerò altre registrazioni,

ho il resoconto di quello che è accaduto in un altro luogo, vediamo...”

Ami azionò di nuovo i comandi e sui vetri apparvero altre immagini. Questa volta si trattava di un mondo molto simile alia Terra o a Kia, perfino le persone erano quasi uguali a noi, erano di varie razze.

In un’importante città c’era una grande moltitudine di gen­te davanti alie porte di un enorme edifício.

“State assistendo a un momento storico: si è appena for­mato il Governo Mondiale. I rappresentanti scelti in ogni paese non sono politici normali...”

“Chi sono, allora?”“Servitori dei Piano Cosmico: questo mondo comincia a

reggersi sulla Legge di Dio, sui principi universali.”Vinka sembrava affascinata.“Che meraviglia!”“Qui si è realizzata 1’unione di molti gruppi spirituali, reli-

giosi, ecologisti e pacifisti. Hanno proposto la convivenza fra­terna, praticata in tutti i mondi civilizzati e la gente ha deciso di credere in loro... non hanno avuto altra via...”

“Perché?”"Perché hanno avuto un tracollo economico a livello mon­

diale; inoltre, a causa di una moltitudine di esperimenti atomi- ci, delia contaminazione e delTeccessivo sfruttamento delle ri- sorse naturali, ci sono stati gravi squilibri ecologici. I cambia-

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menti climatici hanno compromesso la produzione alimenta- re, sono apparse nuove epidemie, pestilenze, piaghe e come se non bastasse, ci sono state guerre in tutto il mondo. Guerre fra sistemi sociali, per le frontiere, per le differenze religiose: tuttoil denaro fmiva in armamenti e ci furono fame, miséria, pau- ra... La gente si stancò e siccome c’era un’unica possibilità di fermare la follia collettiva, pacificamente e di comune accordo decisero di provaria.”

Attraverso i vetri si vedevano strane scene.“Adesso vediamo il momento in cui si esegue il primo

prowedimento dei Governo Mondiale.”In tutte le città migliaia e migliaia di persone erano rag-

gruppate davanti a tonnellate di macchine da guerra: mitraglia- trici, fucili, cannoni e tutti quegli elementi distruttivi che inor- gogliscono tanto alcune persone dei mio pianeta.

“Cosa stanno facendo?”“In questo momento in ogni paese, o meglio, ‘ex paese’, in

ogni provincia di questo mondo si procederá alia trasformazio- ne degli armamenti.”

'Vèdemmo che grandi fiammate fondevano i metalli, nei porti le navi da guerra venivano trasformate in navi da carico, negli aeroporti gli aerei da guerra in aerei passeggeri e i carri armati in trattori...

Ricordai le parole scritte dal profeta Isaia, quelle che com- paiono alFinizio dei mio libro precedente. Le ripeterò qui, cosi come sono nella Bibbia:

c... E trasformeranno le loro spade in aratri e le loro lance in asce:

non alzerà la spada nazione contro nazione, nè si addestreranno piu alia guerra.3

Mentre le fiamme fondevano i metalli, in un gesto simbolico di fraternità e di pace, la gente intonava canzoni e molti pian-

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“Ora osservate attentamente, adesso viene la parte migliore:” Nel cielo apparvero migliaia e migliaia di oggetti luminosi che cominciarono a girare in cerchio intorno ai roghi. La gente li salutava con emozione e allegria. Alcune navi scesero e i loro occupanti andarono a unirsi a coloro che partecipavano a quel gesto che ripudiava per sempre la violenza e la distruzione.

Attraverso gli altoparlanti, i visitatori spaziali si presentavano alia moltitudine.

cVi salutiamo, fratelli di questo pianeta! II meraviglioso ge­sto che voi realizzate oggi è stato ispirato dalle forze costruttive delTuniverso, si è ripercosso nella parte migliore dei vostri cuori e vi ha spinto a lottare per salvare il vostro futuro. Siete riusciti a superare 1’egoismo, 1’ignoranza, la sfiducia e la violenza: que­sto significa che siete arrivati al livello che vi serve per entrare nella Fratellanza Cósmica. Da ora in poi non ci sarà piú soffe- renza per voi, siamo venuti a offrirvi tutto il nostro bagaglio di conoscenze scientifiche e spirituali affmché entro il piú breve tempo possibile vi organizziate in sintonia con 1’armonia có­smica retta dairAmore Universale...’

La gente si abbracciava, tendeva le mani verso le navi con gesti meravigliati e felici. Anche se lo spettacolo era emozionante (Vinka piangeva apertamente), riuscii a superare i sentimenti che si affollavano nel mio petto e chiesi: “Com’è possibile che queste persone non si spaventino alia comparsa delle navi?”

“La risposta è molto semplice” disse Ami sorridendo “que­sto è dovuto alia diffusione di informazioni che hanno fatto preventivamente i nostri amici, i missionari in questo mondo. Tutti i gruppi motivati dalTamore riconoscevano la nostra esi­stenza e il nostro aiuto: tutti loro profetizzavano, in sintonia con i nostri messaggi, che una volta creata Funità ed eliminati gli armamenti, sarebbero apparse le navi dei loro fratelli dello

gevano per 1’emozione.

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spazio. Questo ha creato a poco a poco una coscienza univer- salista in questa umanità: per questo la vostra missione è im­portante.”

Vinka, sorpresa dallo spettacolo di fraternità che si sviluppava davanti ai suoi occhi, espresse il suo entusiasmo: “Vorrei essere là! Portaci, per favore...”

Ami cominciò a ridere.“Non sai quello che chiedi! Queste immagini sono state

registrate talmente tanto tempo fa, che nel momento in cui si realizzavano questi awenimenti Fuomo dei vostri mondi non conosceva ancora la scrittura!”

“Non può essere...”“È meglio che ci crediate.”“Perché hai usato immagini cosi antiche? Forse nessun al­

tro mondo si è salvato da allora?”La risata di Ami ci fece comprendere che ci sbagliavamo. “II motivo per cui vi ho mostrato questo mondo e non un

altro, è che qui la gente è molto simile a voi: cosi vi sembra tutto piú familiare, ma potrei mostrarvi lo stesso spettacolo in parec- chie migliaia di mondi di questa galassia e in tutte le epoche.”

“Ad ogni modo mi piacerebbe andarei, vedere come si è evoluto in tanti millenni” disse Vinka.

“Vorrei potervi portare, ma non abbiamo tempo. Posso però dirvi che questo mondo è oggi molto simile ai pianeti civilizzati che avete conosciuto, esiste una sola razza umana e...”

“Una sola razza umana? Io qui ne vedo diverse...”“Si, ma con gli anni si sono fuse. Oggi ce n’è una sola, la

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risultante delia mcscolanza di tutte le altre e non esistono piú soggetti umani delle razze originarie.”

Vinka sembrò rattristarsi.“Allora... tutte le persone che vediamo... sono morte?” L/allègria sul volto di Ami ci fèce presentire che non era cosi. “Sono tutti vivi e vegeti’!”

I nostri sguardi penetranti esigevano una spiegazione. A Ofir mi era stato detto che un signore che dimostrava sessant’anni ne aveva in realtà circa cinquecento, ma questa gente avrebbe dovuto averne migliaia e migliaia...

“Una volta che un mondo entra nella Fratellanza, tutta la gente resta in vita per sempre...”

Le nostre bocche e i nostri occhi spalancati fecero ridere Ami. “...Scusate se rido, ma le vostre facce... Vi capisco, è una sorpresa molto grande, ma è vero. Le nostre scoperte nel cam­po scientifico e spirituale ci permettono di fermare 1’invecchia- mento cellulare: quando un mondo entra nella Fratellanza, gli offriamo tutta la nostra conoscenza.”

Non capivo. Benché Fuomo di Ofir avesse cinquecento anni, sembrava piu vecchio degli altri e pertanto, c5era un invecchia- mento cellulare.

“Perché allora, l’uomo di Ofir non appariva giovane?” “Perché il suo corpo non era tanto giovane...” disse mali-

ziosamente.“Non comprendo.”“Accade che non tutti vogliono sottoporsi indefinitamente

ál processo di arresto delPinvecchiamento. Alcuni si sono evo- luti piú dei resto dei loro fratelli, allora il mondo nel quale vivo- no è ormai ‘stretto’ per loro. Devono andarsene in mondi anco­ra piú elevati, ma prima devono restituire il corpo che stanno usando, non possono andare con questo nei mondi superiori. Cosi lasciano invecchiare il vecchio corpo fino a che non fun- ziona piú...”

“Finché muore?”

l l l

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“Solo il corpo: nei mondi delia Fratellanza la gente sa come rimanere coscientemente fuori dal corpo físico, sono sempre con la coscienza sveglia. Cosi passano dal vecchio corpo al nuovo, senza perdere nè la coscienza, nè la memória... La vita eterna è un fatto reale, garantita da coloro che riescono ad arrivare in un mondo civilizzato.”

“Garantita?”“Basta saper interpretare le Sacre Scritture dei vostri mon­

di: li si promette la vita eterna a coloro...”“Allora la morte...”"La morte non esiste da nessuna parte: credi che Dio sia

cosi cattivo da permettere qualcosa dei genere? Esistono solo cambiamenti delFessere, ma lo spirito è eterno. Alia gente dei mondi non civilizzati non si consente di cambiare il corpo conservando il ricordo delia vita precedente. Questo provoca 1’illusione delia ‘morte’, ma nei mondi civilizzati tutti ricorda- no le loro esperienze passate.

Vinka ascoltava affascinata.“Allora vale la pena di arrivare in un mondo superiore!”“È cosi, ma ripeto: bisogna guadagnarselo, non si ottiene

niente senza sforzo. Non si raccolgono ‘ambrochite’ senza se- minarle.”

“Cosa sono le ‘ambrochite’?”“Dei deliziosi frutti dei mio mondo...”Ricordai che nella sua visita precedente aveva promesso di

portarmi sul suo pianeta."A proposito...”“Si, a proposito” disse Vinka “ricorda che mi hai promesso

di portarmi a casa tua.”“A casa mia?” Finse di essere sorpreso “io ho detto soltan-

to che avreste conosciuto il mio pianeta, ma ricordate che per il momento non potete scendere dalla nave nei mondi civilizza­ti. Andiamo proprio là, a Bambola Galattica.”

“Cos’è questa Bambola Galattica?”“II pianeta in cui vivo si chiama proprio cosi, presto ci

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arriveremo.”"Che bel nome!” Disse Vinka.“Beh, almeno suona meglio di Kia o di Terra, queste parole

sono prive di poesia.”Volevamo sapere se tutti i mondi civilizzati avevano nomi

come quello.“Quasi tutti, anche se alcuni vogliono conservare i loro nomi

primitivi. In genere cerchiamo nomi poetici per tutto, mondi, regioni, fiümi, montagne, laghi, località, strade.”

“A Kia ricorriamo ai nomi degli eroi.”“Dei guerrieri, vuoi dire” preciso Ami “dato che i vostri

mondi sono violenti e bellicosi. Se foste piú evoluti usereste nomi di artisti, scienziati e Maestri e quando lo sarete ancora di piú, ricorrerete a immagini piú belle.”

Entusiasta di quello che aveva appena sentito, Vinka si av- vicinò a me dicendo: "Andiamo, Pierre, ti invito a fare una passeggiata su questi prati: andiamo per la via degli üccelli azzurri fino alia piazza dello specchio mágico...”

Mi prese per mano portandomi verso il recinto posteriore delia nave. M i piaceva la fantasia che aveva proposto, ma non riuscivo a tenerle il gioco: 1’immaginazione non mi funziona, quando ci sono altre persone presenti, la timidezza mi blocca.

“Se quello che hai da mostrare va bene per te, mettiti in tasca Topinione degli altri” disse Ami dalla sala di comando "im­para a essere te stesso, senza chiedere il permesso. Cerca di com- prendere cosa significa un cuore con le ali, con le ali!”

A Vinka non sembrò andare a genio che Ami si immischiasse nei nostri giochi usando la telepatia. Perciò disse, fingendo di parlare su un altoparlante: "Si prega Fequipaggio di non inter- venire nelle faccende private degli altri membri delia nave.”

“Hai perfeitamente ragione” disse Ami “nei mondi civiliz­zati è un terribile delitto mancare di rispetto airintim ità delle persone.”

Vinka trovò il pretesto per una battuta: “Allora, com5è che non sei in prigione?”

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Ami rispose ridendo: “Mi dispiace, ho il grave difetto di essere capace di captare il pensiero e voi, dá buoni incivili, pen- sate a un volume atrbcemente rumoroso; È difficile non sentire il suono di un apparecchio radio messo a tutto volume! È che ancora non avete imparato a calmare i vostri pensieri: se noi non lo facessimo, immaginate la spaventosa cacofonia che do- vremmo sopportare, dato che siamo dotati di telepatia! Per que- sto, quando andiamo a svolgere qualche lavoro nei vostri mon­di, preferiamo passare per zone nelle quali il ‘rumore5 è minore.”

Questo mi interessava molto, ma non volevo contrariare Vinka: evidentemente lei voleva conversare solo con me, per questo chiesi mentalmente:

‘In che zona delia Terra il ‘rumore5 dei pensieri è minore?5 “Ci sono punti nei vostri mondi che corrispondono a zone

piu sottili dei grande organismo chiamato pianeta...”‘Non è uguale dappertutto?’“Una cellula dei capelli non è uguale a una dei cervello: cosi

ci sono luoghi speciali anche nei pianeti. In quei punti le radiazio- ni sono piú sottili, quindi la gente che vi abita è meno ‘rumorosa’, per questo ci è piú sopportabile passare per quelle regioni.”

“Sarebbe ancora piú sopportabile che ci lasciassi chiacchiera- re in pace, una buona volta!” Disse Vinka fra il serio e il faceto.

“Va bene, ma cercate di non fare troppo ‘rumore5 coi vostri pensieri caotici e le vostre emozioni incontrollate.”

‘Anche le emozioni fanno ‘rumore’?’Chiesi mentalmente. "Le emozioni negative e incontrollate sono la peggior fon­

te di ‘rumore’. Ma non dirò piú niente, Vinka potrebbe farmi sloggiare dalla nave” rise "anche se non avrete molto tempo per le vostre telenovele a buon mercato: siamo arrivati a Bambola Galattica.”

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1 5 * B a m b o l a ^ a l a f + i c a

Mi sembrava di guardare un mondo-giocattolo. Vidi un paese simile a quello dei folletti nei cartoni animati dei bambini: mol­te case avevano la forma di funghi multicolori, altre erano sfere che fluttuavano nelTaria, con finestrelle piene di piante e fiori. Tutti gli abitanti che vidi erano bambini, assolutamente tutti.

“Non tutti siamo bambini, anche se ci piace mantenere questo aspetto; è che interiormente siamo giocherelloni, infan- tili nel senso buono delia parola: è per questo che il nostro mondo si chiama 'Bambola5, una cosa che serve ai piccoli.”

“Io pensavo che i mondi civilizzati fossero uguali in tutto” dissi.

“Certo che no, sarebbe noioso! Ogni mondo si differenzia nello ‘stile’ e questo dipende dalle inclinazioni particolari dei suoi abitanti/’

"Guarda là!” Esclamò Vinka vedendo un veicolo volante che ci passava vicino; aveva la forma di un frutto, una mela o qualco­sa dei genere ed era ornato da disegni che riproducevano volti sorridenti di animaletti, fiori, stelle e nuvole.

“I nostri veicoli non spaziali sono fatti seguendo la nostra fantasia: se li vedeste alTinterno, diventereste matti!”

“Perché questa nave non è cosi?”“Perché le navi spaziali devono essere fatte secondo le nor-

me delia Fratellanza. Questo viene fatto per evitare il disordine visivo; in certe città e paesi dei vostri mondi si crea una vera ‘cacofonia ottica’: un grattacielo di acciaio e vetro vicino a una cattedrale medievale, cartelli, cavi, paracarri... roba da far am- malare i nervi a un ‘guarapodattilo’...”

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Non ci fu il tempo di chiedere di cosa si trattasse, perché da lontano si stava awicinando un gigantesco animale bianco, si­mile a un orso di peluche: aveva le dimensioni di un edifício...

Ami ci awerti ridendo: “Non preoccupatevi anche se ci ingoia, è un gioco divertente.55

Effettivamente, quando il tremendo ‘orso5 arrivò di fronte a noi, alzò una zampa che bloccò la nostra nave, ma senza toc- carla: forse attraverso una specie di magnetismo. Poi apri lá mastodontica bocca e ci ingoiò.

Ami rideva delia nostra sorpresa. Ci sembrava di essere in una specie di parco dei divertimenti, per questo non ci inquie- tammo troppo quando tutto si oscurò e ci addentrammo nella bocca dei pupazzo gigante.

Una luce rosa illuminò la sala di comando; invece di viscere, costole o 1’interno di uno stomaco, si presentò a noi uno spet­tacolo affascinante: un’infinità di personaggi simili a quelli delle fiabe scivolavano in mezzo a decorazioni assolutamente fantastiche, boschi irreali, castelli di sogno e paesaggi da favo- la. Era una sfilata di sorridenti personcine, ma non riuscivo a capire se quegli esseri erano vivi, se si trattava di un film o forse di pupazzi meccanici.

“Sono personaggi di antiche fiabe, questo è ün filmato di gente mascherata. Ora vediamo la proiezione con il sistema tri- dimensionale o ‘iper-reale5.55

Scendemmo ali5 interno dei corpo dei pupazzo e tutto ac- quistò un gradevole colore verde chiarissimo. Ora la visione era ancora piú fantastica: fra decorazioni senza forma precisa (era­no piuttosto delle sagome a colori cangianti), fluttuavano degli esseri simili a fate, i loro corpi erano trasparenti...

“Questo è un filmato di esseri che abitano altri piani vibra- tori, altre dimensioni: ci sono fate, gnomi, ondine, elfi e sala- mandre.55

Vinka era impressionata.“Allora questi esseri esistono veramente!...55

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“Naturale che esistono, sono reali come te, me e i ‘tripping’...” Ormai non chiedevamo piú niente quando Ami nomina-

va strane parole: capivamo che scherzava, anche se non ne ero poi tanto sicuro...

“Adesso entreremo nella parte finale, non fatevi intimorire da quello che vedrete.”

Questa volta una luce ambrata color topázio inondò F inter­no delia nave. Guardando attraverso i vetri vedemmo una sfila- ta ancora piú incredibile: gli esseri che la componevano avevano corpi incandescenti, corpi di fuoco. Ge n’erano a fiamma rossa, violetta, gialla, azzurra, verde e bianca; avevano forma umana, anche se privi di lineamenti definiti, dato che erano tutto fuoco, tranne gli occhi. Che occhi! Sguardi affascinanti, penetranti, ma p ien id i dolcezza e di fórza.

Uno degli esseri ci guardò fissamente, si avvicinò alia no- stra nave e poi... meraviglia!... attraverso Foblò ed entrò nella sala di comando!... Pensai che si sarebbe bruciato tutto, che si sarebbe provocato un incêndio: avevo paura che quelFessere di fuoco rosso incandescente venisse a toccarmi, a bruciarmi.

“Non temete” disse Ami vedendo che Vinka contemplava con gli occhi sgranati quelFessere fiammeggiante che danzava in mezzo a noi, illuminando 1’interno delia nave dei colore delle sue fiamme “è tutto un gioco” disse.

II fiammeggiante personaggio rosso se ne andò attraversando Foblò* ma un altro, di colore giallo, si apprestò a fare il suo ingresso nel nostro veicolo: esegui una danza meravigliosa!

"Se riusciste a comprendere il linguaggio racchiuso nei suoi movimenti, scoprireste grandi verità universali” spiegò Ami.

Quando Fessere giallo si ritirò, un altro fece la sua rappre- sentazione: cosi, uno alia volta, passarono tutti quei personaggi incandescenti. Quando Fultimo, di colore bianco, si ritirò, si apri una grande porta e uscimmo alFesterno attraverso la schiena delF ‘orso’ gigante.

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Ami aspettava divertito le nostre domande.“Chi erano quegli esseri?”“Quelli sono gli abitanti dei soli, ma sia chiaro, è stato solo

un film, una proiezione.”“Non può essere stata una proiezione, sono entrati alFin-

terno delia nave e qui non cera nessuno schermo...”“Un raggio di luce si può proiettare attraverso i vetri...” Non capimmo il meccanismo, ma non avevamo altra alter­

nativa che quella di credere alie parole di Ami.“Se uno di loro fosse effettivamente penetrato nella nostra

nave, ci saremmo liquefatti, disintegrati...”“Hanno una temperatura molto alta?”"Non solo la temperatura, ma anche un livello vibratorio

insopportabile per noi... Bene, ora andiamo nel luogo in cui abito io.”

La nave acquistò una velocità incalcolabile e in pochi secondi arrivammo vicino a uno dei due poli di quel pianeta: tutto era completamente innevato e si stava facendo notte.

“Li cè la mia casa, venite.”Notammo un paesino veramente affascinante. AlTimprov-

viso ricordai un soprammobile che avevamo in casa una volta: una sfera di cristallo piena d’acqua. Al suo interno c5era una casetta in un paesaggio campestre; quando la si capovolgeva, cominciavano a cadere piccole particelle bianche che sembrava- no fiocchi di neve. Intorno alia nave lo spettacolo era uguale: la neve cadeva in abbondanti e silenziose falde, grandi e delicate; tutto era coperto di bianco, alberi, colline e case; queste ultime erano tutte sferiche e molte non toccavano neppure il terreno, ma fluttuavano a vari metri di altezza. Avevano ampie finestre illuminate dali’interno e alcune erano addirittura trasparenti, di un materiale simile al vetro; non vidi tende, ma compresi che i finestroni potevano essere oscurati od opacizzati secondo il volere degli abitanti: comunque, uno poteva osservare tutta 1’attività dei paese attraverso gli oblò.

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“Non abbiamo molto da nascondere” disse sorridendo Ami. “Qui le case non sono come giocattoli” osservò Vinka. "Questione di stili, adottiamo il tipo di costruzione che si

adatta alie caratteristiche geografiche e climatiche. I paesi che avete visto prima sono situati in zone calde, in una regione come questa non sarebbe armonioso un paesino come quello.”

Chiesi se gli abitanti delle regioni fredde erano meno gio- cherelloni di quelli delle zone calde.

“Nelle regioni piu calde le persone sono di solito piú inclini alPallegria: nelle regioni piú fredde i giochi sono piú tranquilli, ma tutto è gioco nelf universo” spiegò Ami “ognuno segue la sua inclinazione... i mondi, i paesi, le istituzioni e le persone. Alcuni sono inclini a giochi terribili, come nei mondi non civi­lizzati: questi sono lontani dal ‘Gioco di Dio5. Altri sono portati verso giochi piú elevati, piú inclini alia pace, al bene di tutti, ali5amore: questi sono piú vicini al vero senso dell5universo.”

Vinka rimase pensierosa.“Non avrei mai pensato che Dio giocasse: io lo immagina-

vo molto serio, pieno di amore, ma severo, e tu parli dei ‘Gioco di Dio5. Cos5è questo gioco?”

"L5universo è una creazione delFimmaginazione di Dio: questa è un5arte, una specie di gioco. Le anime vanno imparan- do, vita dopo vita, le ‘regole dei gioco’, fino a che riescòno a percepire il suo vero senso, perché la vita ha un solo segreto, una sola formula che porta direttamente alia felicita.”

“Comportarsi bene” dissi senza troppo entusiasmo, ricor- dando i consigli delia mia nonnina.

Ami e Vinka risero; poi il nostro amico ci spiegò: “ ‘Com­portarsi bene’ può significare molte cose. Se ti riferisci all’ob- bedire ai regolamenti e agli ordini per paura dei castigo, questo non porta alia felicita, ma esiste un ‘comportarsi bene’ che porta infallibilmente alia felicità.”

“Allora dicci una buona volta di cosa si tratta” disse impa- ziente Vinka.

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“L’unico segreto, Túnica formula o ricetta per vivere una vita felice, consiste nel vivere nelTamore” disse Ami, alzandosi dal sedile di comando.

“Mi sembra che questo tu lo abbia già detto...”“Certo che Tho detto! In un modo o nelT altro è stato già

detto, migliaia di volte: tutti i grandi Maestri di tutti i mondi non hanno parlato d5altro; ogni vera religione lo dice e se non lo dice non è vera, non è basata sulla Legge Fondamentale delTuniver- so. Non c’è niente di nuovo nelTamore: è la cosa piú antica dei cosmo, ma sono milioni e milioni quelli che pensano che Tamo- re è sentimentalismo, una debolezza umana, che parlare dem o­re è una cosa da sciocchi, che se qualcosa di buono c’è nelTesse- re umano, è per merito delTintelletto e delle teorie, per Tastuzia, per il reddito materiale o per la forza bruta. Sono come un úomo che sta asfissiando in una caverna e si prende gioco delTaria pura: per questo non sarà mai abbastanza quello che si dice sul­la necessità fondamentale degli esseri umani: Tamore. Ci sono quelli che lo conoscono, ma non lo mettono in pratica nella loro vita, o non lo fanno a sufficienza e per questo non raggiungono la felicità. Non sarà mai abbastanza tutto quello che si farà per ricordare alia gente qual è la necessità fondamentale delle per- sone, delia società e dei mondi.”

“Dei mondi?”“Solo quando un mondo riconosce nelTamore Túnica forza

che può salvarlo dalla distruzione, solo allora può soprawivere. Fino a che Tumanità di un pianeta non considererà Tamore come il fondamento delia sua civiltà, corre il pericolo di autoannien- tarsi, perché ci sono confusione e rivalità: questo sta accadendo nei vostri mondi. Per questo la vostra missione è importante: in realtà, in questi momenti critici non esiste lavoro piú importan­te di quello di contribuire a salvare Tumanità.”

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1 ó . O g e ia ito r i d i ;A m i

In uno schermo apparve una sorridente bimbetta di circa otto anni e ci guardò amichevolmente.

Ami mormorò delle parole nella sua lingua, che sembrava consistere solo in una varietà di soffi, sibili e sussurri dolcissimi. La bambina dello schermo rispose alio stesso modo e attraver­so il traduttore auricolare ci arrivò il significato dei dialogo: “Ciao mamma” disse Ami lasciandoci di stucco.

“È bello che tu sia tornato, figliolo. Ho finito in questo momento di preparare un dolce di cereali, puoi venire con i tuoi amichetti: di dove sono?”

“Vengono da mondi non civilizzati che cercano di raggiun- gere il livello necessário per entrare nella Fratellanza, loro parte- cipano al piano di aiuto. Lei è Vinka.”

“Ciao, Vinka” salutò la bambina che, a quanto sembrava, era la madre di Ami.

“E questo è Pierre.”“Ciao, Pierre. Humm... vedo che tu e Vinka siete due ani­

me gemelle, anche se provenite da mondi diversi. Com’è possi­bile, figliolo?”

“Partecipano alia missione di aiuto per i due pianeti dai quali provengono, ma sono originari di mondi delia Fratellanza.”

“Allora deve essere duro per loro stare cosi separati, sono cosi giovani...” disse guardandoci con tenerezza. Mi sembrò stra­no sentire una bimbetta dire che noi eravamo tanto giovani...

Ami guardò in silenzio sua madre: capii che stavano comu­nicando telepaticamente. La bambina sembrò aver compreso qualcosa, perché disse: “Lottate bambini, lottate per portare la pace, Tunione e l; amore nei vostri mondi. Avrete molte diffi-

I 2 l

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coltà, incomprensioni, ma il piú grande potere delTuniverso sarà al vostro fianco: alia fine, il seme germoglierà, portando pace e unità. State molto attenti alie tentazioni dei vostri mon­di materiali, cercate di ricordare da dove venite, perché siete dove siete, evitate che le vostre anime siano inclini verso ciò che è transitorio. Nei vostri mondi regna Fillusione, la menzo- gna. Voi mantenetevi nella realtà, nella verità, nelFamore, siate innocenti come bambini; non imprudenti, ma cauti. Dovrete mantenere un difficile equilibrio fra innocenza e prudenza, fra pace e autodifesa. Che la malvagità che vi circonda non vi faccia perdere il vostro spirito infantile, perché solo mantenen- do questo spirito potrete salvare voi stessi e Fumanità dei vostri mondi; ma che la vostra naturale innocenza non vi faccia chiu- dere gli occhi alia malvagità che vi insidia da tutte le parti, perché non ne siate ingannati e indeboliti. Mantenetevi nel giusto equilibrio:

7piedi sulla terra, lo sguardo verso Valto e il cuore nelVamore.3 Questo è il segreto!”“Basta per oggi” disse Ami allegramente “se continui a dar

loro dei consigli, otterrai soltanto che dimentichino tutto: non intossicarmeli di informazioni!”

“Questi bambini mi hanno entusiasmato: è molto bello poter servire tanti m ilioni di anime che si trovano nelFoscurità, avete un grande privilegio!”

s “Si, ma ricorda i mondi non civilizzati, gli insetti, i serpenti, i ragni e le ‘mambachas’... no, queste appartengono a mondi preistorici. Ricorda la tortura, i fucili e le mitragliatrici, Fenergia atômica che annienta gli esseri umani e distrugge la natura, la contaminazione, quelli che muoiono di fame, gli addormentati, i grandi intellettuali che non sanno niente delFamore.”

“E i terri” disse Vinka disgustata. Per lei tutto il male delia vita era rappresentato da quei popolo.

“Chi sono i terri?”“Sono coloro che frenano il processo evolutivo di Kia. In

tutti i pianeti non civilizzati ci sono esseri equivalenti ai. terri”

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spiegò Ami "anche se non tutti i terri sono terri...”"Si, ora li ricordo...ricordo anche tutto quello che hai no-

minato prima: per questo è cosi bello dedicare un’incarnazio- ne al servizio, quando è cosi necessário.”

"Ma ricorda che a questa incarnazione di servizio si arriva dimentichi di tutto, compresa Timportanza delTamore. Inoltre, da bambini si ricevono insegnamenti errati, cattive abitudini, superstizioni... tutto questo è un ostacolo che può far cadere piú in basso, è una missione pericolosa.”

"Hai ragione, figliolo, è molto pericoloso se non si ha la forza adeguata; per questo voi dovete stare molto attenti: agite sempre guidati dall5amore e non potrete smarrirvi.”

Ami volle passare a un altro argomento."Bene, ora conoscete mia madre.”"Sembra proprio una bimbetta, ma quando parla, si capisce

che non lo è...” disse Vinka.“Non fatevi guidare dalFaspetto esteriore. Volete conosce-

re mio padre?”“Naturalmente” dicemmo, sperando di veder apparire un

altro bambino come Ami."Vedrò se riesco a inquadrarlo nello schermo. Lo hai visto

ultimamente, madre?”“Si, tutte le notti si mette in contatto con me. È a Kyria, a

sperimentare un nuovo condensatore di onde cerebrali.”“Allora deve essere in laboratorio. Mio padre è uno scien-

ziato” ci spiegò.; “Tutti siamo ‘scienziati’,” preciso la madre dei nostro ami­co “anche voi: praticate e studiate la scienza dei vivere.”

; “Ciao, papà” disse Ami a un uomo che era apparso su uno schermo laterale. Pensammo a uno scherzo, perché Tindividuo apparteneva a una varietà umana completamente diversa da quella di Ami e di sua madre: era un pallido adulto privo di capelli, aveva il cranio grosso e lo sguardo molto penetrante.

“Come stai, figliolo? Humm... questi tuoi amici apparten- gono a mondi di terzo livello. La bambina proviene sicura-

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mente dal secondo pianeta delia Farfalla Cristallina, il bambi­no è dei terzo pianeta delTAquila Dorata.”

“Hai perfettamente ragione, padre.”“II mio mondo si chiarna Terra e il nostro sole non si chia-

ma Aquila Dorata...”“Nella Fratellanza abbiamo catalogato ogni corpo celeste

con un nome e con un codice speciale” spiegò il padre di Ami.“Non confondere i nostri amici, vecchio, Li ha già confusi

abbastanza mia madre!”“Non creerà loro troppi problemi sapere che ogni oggetto e

ogni essere umano sono catalogati con un codice e con un nome...” Vinka non nascose la sua sorpresa.“Ogni essere umano!”“Vi ho parlato di un ‘super-compüter che si trova nel cen­

tro delia galassia” disse Ami.“Si, e hai anche detto che sa tutto.”“Qualcosa dei genere. Un altro dei motivi per cui la Fratel­

lanza sta continuamente osservando i mondi non civilizzati, è quello di fornire dati al ‘super-computer’.”

“Allora siamo tutti ‘schedati’,” dedüssi.“‘Perfino i vostri capelli sono contati’, però non si tratta di

una vigilanza di tipo poliziesco, ma di protezione. Vi osservia- mo come un fratello maggiore il fratello minore.”

“Io pensavo che facesse tutto Dio” disse Vinka.“Dio non fa niente” spiegò il padre di Ami.Ci sembrava di sentire un’eresia...Ami si divertiva a osser-

vare le nostre reazioni e dopo aver riso un po5, disse: “Se un contadino vuole un buon raccolto, ma si dedica soltanto a pregare Dio e non semina la terra, non la irinaffia, nè la conci­rna, per quanto preghi, otterrà un raccolto?”

“Beh, in questo caso no, ma uno spera sempre nelPaiuto di Dio...”

“Se tiri una pietra verso Falto, cadrà sulla tua testa, anche se chiedi 1’aiuto divino.”

Luomo dello schermo intervenne: “Se semini fiori,otter-

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rai fiori, ma se semini spine, queste otterrai.”“Allora” chiesi “cosa fa Dio?”II bambino di Bambola Galattica spiegò: “Disegna tutto

questo gioco cosmico, con le leggi che lo governano e mette 1’energia fondamentale: il suo Spirito d’Amore in tutte le cose e in tutte le anime, ma da quei momento in poi, siamo noi che agiamo, non Lui.”

“Perché Dio permette le guerre e le ingiustizie?” Chiese Vinka. "Non è Dio che le permette” rispose Ami.“Chi, allora?”“Siete voi stessi che create e permettete le guerre e 1’ingiu-

stizia.”Provai a cercare mille obiezioni a questa affermazione, ma

non ne trovai nessuna: aveva ragione. Avevo sentito tante volte nel mio mondo questa domanda, molti dicevano ‘castigo divi­no’; la spiegazione di Ami mi sembrò molto piú credibile, so- prattutto dopo che aveva detto che Dio non fa niente, che sia­mo noi che dobbiamo agire.

Vinka indagò su qualcosa che aveva lasciato perplesso an­che me: “Com’è possibile che lui sia tuo padre? Sembrate ap- partenere a mondi molto diversi.”

“Hai ragione, io sono nato qui e mio padre è nato a Kyria.” “Allora, è un matrimonio fra esseri di mondi diversi.” “Errore: quella che vedete di mio padre è la sua nuova in-

carnazione. Poco dopo la mia nascita, lui era pronto per andare a nascere a Kyria: ha lasciato il vecchio corpo, è nato, è cresciuto e adesso è uno scienziato. Ci siamo messi in contatto, come puoi vedere; questa volta mio padre è molto piú giovane di me...”

“E di me” disse la madre di Ami “ancora non riesco ad abituarmi a questo suo aspetto da kyriano, benché in fondo lu i sia lo stesso...”

Vinka chiese se si erano risposati con altre persone. Ambedue, dal loro rispettivo schermo, dimostrarono stupore alia doman­da delia bambina e guardarono il nostro amico con aria inter­

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rogativa; Ami, come al solito si mise a ridere.“Voi dimenticate che nei mondi inferiori è tremendamen­

te raro che i matrimoni si realizzino fra anime gemelle, per questo là è normale parlare di separazioni, tradimenti, o spo- sarsi con piú persone durante la vita. Loro non sanno nemme- no cosa accade quando due anime complementari si incontra- no, ecco il motivo delia sua domanda.”

“Cosa accade in questo caso?” Chiesi.“Che non possono unirsi ad altre persone.”“Perché? Qualche legge lo proibisce?”“Si, la Legge dell’Amore, ma non è qualcosa di imposto, è

che semplicemente non si può sostituire 1’anima gemella con nessun’altra in tutto 1’universo.”

Vinka mi guardò: eravamo perfeitamente d’accordo.II padre di Ami guardò dal suo schermo verso l’altro, nel

quale c’era 1’immagine delia madre dei nostro amico.“A proposito, quando ti farai vedere a Kyria? Tutti i giorni

siamo uniti nello spirito, ma vorrei stare con te anche fisicamen­te, formare una famiglia, averti sempre al mio fianco” la sua voce era affettuosa e il suo sguardo irradiava tenerezza.

“Tu sai che non chiedo nient’altro che questo, essere di nuovo con te, ma non sono ancora riuscita ad adattare la mia anima al livello giusto per incarnare a Kyria, Se lascio ora questo corpo, potrei non arrivare al tuo fianco, ma in un altro mondo: per questo sto facendo continuamente gli esercizi che mi per- metteranno di arrivare a Kyria. Credo mi manchi molto poco, ma ho già smesso, amore mio, di sottopormi al ringiovanimen- to cellulare... dobbiamo avere pazienza.”

II dialogo continuo in questo modo per alcuni minuti. Ambe- due manifestavano il reciproco amore in modo cosi aperto, che mi sentii a disagio nelPessere partecipe di una conversazio- ne cosi intima. Guardai a terra sentendomi un intruso, ma Vinka era cosi affascinata, che le salirono le lacrime agli occhi Mi guardò e provai una grande emozione: compresi i genitori

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di Ami, perché qualcosa di molto solido, bello e profondo stava unendo anche noi.

“Questo significa essere complementari” disse Ami perce- pendo quello che ci stava succedendo.

“Cosa intendi dire?” Chiesi.“Che lei ha quello che manca a te e tu quello che manca a

lei: uniti, formate un essere umano completo.”“Cosa offro io a Vinka?”“Tu le attivi 1’intelletto, lei ti risveglia Femozione...Il tempo

sta scadendo, dobbiamo andarcene.”“Ma volevamo conoscere il tuo mondo...”“Avete già visto delle località delia sua parte esterna, avete

conosciuto i miei genitori, il mio paese, ma ricordate che la vo- stra gente vi aspetta.”

“Cosa intendevi dire con ‘la parte esterna5? C5è qualcos’altro?” Ami sorrise, poi disse: “Nella Terra siete in grado di per-

correre m ilioni di chilometri verso lo spazio, verso Testerno, ma non sapete cosa accade solo pochi chilometri sotto i vostri piedi, dentro il pianeta. Lo stesso succede con le persone: guar- dano verso l5esterno di loro stessi, ma non danno mai un5oc- chiata al loro interno. Sono sempre ‘gli altri5 i colpevoli o i responsabili di ciò che accade loro. Ignorano PEssere Interno, non gli prestano mai attenzione, anche se è lui che va tessendo i loro destini. Un altro giorno vi parlerò di questo. Per il mo­mento, i vostri mondi sono sul punto di saltare in aria: la salvezza dei vostri pianeti ha la precedenza assoluta. Quando tutto si sarà sistemato, quando i bambini avranno pane e non saranno minacciati dalla guerra, allora avrete il tempo per ad- dentrarvi nelle profondità delFessere e dei cosmo, dello spirito e delia scienza. Per ora, quello che sapete già è sufficiente per costruire un mondo piú umano. Rifiutare il proprio sforzo in questa lotta, con qualsiasi scusa, compresa quella spirituale, ha qualcosa di egoistico e di complice.”

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II padre di Ami, attento alie parole dei figlio, intervenne: “Si, perché cspirituale5 si riferisce all’Essere Interno che è amore assoluto e siccome è amore, non rimane indifferente di fronte alia sofferenza altrui.”

“Per questo spiritualità significa semplicemente amore” disse Ami.

“È necessário dire una cosa cosi evidente?” Chiese sua madre.

“Nei mondi non civilizzati non è cosi evidente. Molti pen- sano che spiritualità significhi complicati esercizi spirituali e nient’altro; altri, che voglia dire ritirarsi dal mondo, mortifi- carsi, purificare il corpo, vivere pregando o avere qualche fede, ma niente piú. Tutto questo, quando non c è amore, non vale niente: se c’è amore, questo deve trasformarsi in opere di ser- vizio disinteressato. Ora che i vostri mondi corrono il rischio di annientarsi, nessun servizio può essere piú utile di quello di cercare la pace e Tunità.”

Mi sentii bene, perché avevo il privilegio di essere in un altro mondo a ricevere insegnamenti da parte di esseri extraterrestri, anche perché conòscevo la Legge Fondamentale dell’universo ed ero un missionário che prestava servizio sulla Terra. II fatto di essere li, a parlare con quegli esseri, mi faceva pensare di essere uno di loro, quasi altrettanto evoluto: pensai al pianeta nel quale avrei dovuto tornare, a mio cugino e mi sentii supe- riore a lui. In quei momento, Ami disse: “Sulla strada dei per- fezionamento, 1’ultimo nemico da sconfiggere è il piú subdolo di tutti. È difficile scoprirlo, perché si mimetizza come quell’animaletto delia Terra...come si chiama? Uno che assume il colore dei luogo nel quale si sta nascondendo...”

“II camaleonte” risposi.“Proprio lui! Lultimo difetto che si perde è come il camale­

onte: il suo nome è orgoglio spirituale o ego spirituale. Attacca proprio coloro che si sen tono molto avanzati nel cammino ed è molto difficile scoprirlo, ma c’è una formula.”

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“Qual è questa formula?”“Ogni volta che ti sorprendi a disprezzare qualcuno pen­

sando che ha ‘poca evoluzione spirituale’, lui è li: l’ego spirituale ci fa sentire molto evoluti e sottilmente ci porta a disprezzare gli altri. Ma Tamore non disprezza nessuno e vuole servire tutti: questa è la differenza.”

“Allora, quelli che hanno molto ego spirituale sono alquan- to disprezzabili” dissi, ricordando un compagno di scuola che critica quelli che non vanno molto a messa e si crede un santo.

Ami rise per quello che avevo detto, sua madre sorrise, guar- dandomi con tenerezza, ma nè io nè Vinka capivamo cosa ci fosse di comico nelle mie parole. II padre di Ami mi guardava col suo sguardo luminoso, mostrando simpatia per me. M i sen­tii arrossire.

“Cosa ho detto di male?”“ ‘Sono disprezzabili quelli che disprezzano’. Questo è come

dire che bisogna uccidere quelli che uccidono, o rubare a quelli che rubano, castigare con la povertà i poveri e con 1’ignoranza gli ignoranti.”

Non riuscivo a comprendere chiaramente quello che vole- va dirmi.

“Pierre, l’amore non può disprezzare nessuno, nemmeno coloro che hanno vanità spirituale: 1’amore è comprensivo. Cer­ca di servire e non di condannare, come un padre non condan- na suo figlio per i suoi piccoli errori. La vanità spirituale è sol- tanto uno dei gradini che si devono superare per arrivare al ‘li­vello’ di settecento. D’altronde, qual è la parte di te che disprez- za l’ego spirituale negli altri? Non è proprio il tuo ego spirituale? Se invece di vedere imperfezioni condannabili negli altri, vedi errori superabili, allora sei pulito, ma finché hai qualcosa da con­dannare, non sei pulito.”

Vinka protesto: “Ma i terri sono veramente condannabili! Noi, gli swama, vogliamo vivere in pace, ma loro, a causa delia loro ambizione, egoismo, violenza e disonestà, tengono Kia sulFor-

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lo delia distruzione. Questa è una cosa da applaudire o da condannare?”

“I terri, come tutti coloro che hanno Vanità spirituale, si tro- vano piú in alto o piú in basso nel processo di perfezionamento: siamo tutti studenti nella scuola delia vita. Non è condannando gli errori dei passato che si costruisce un mondo nuovo, ma pro- ponendo soluzioni nuove, buone per tutti e lottando per realiz- zarle. Cosi si è ottenuta la salvezza di tutti i mondi che sono entra- ti nella Fratellanza, anche se forse Vinka è convinta di poter eli- minare da Kia i terri, vero, amichetta?” Chiese ridcndo Ami.

Lei arrossi, comprendendo che il nostro amico era al cor­rente dei suoi pensieri piú intimi.

“Un’altra che vuole occhio per occhio” rideva il bambino delle stelle.

Vinka si difese: “Finché esisterà un terri, non potremo co- struire un mondo di pace, loro non lo permetteranno. Non si può stabilire un sistema basato sülTonestà fintanto che esisterà gente disonesta.”

La veemenza di Vinka fece ridere Ami e suscito la mia am- mirazione: era cosi bella, un po5 arrabbiata...

"Kia si trova, come la Terra, sul punto di passare dal terzo al quarto livello evolutivo” disse Ami. Suo padre intervenne: “Mondi di primo livello sono quelli che non hanno vita, quel­li dei secondo livello hanno vita, ma ancora non umana. Nel terzo livello evolutivo appare 1’uomo e in questo livello si tro- vano i vostri mondi.”

“E qual è il quarto livello?” Chiesi.“In quei mondi la specie umana si è unita e forma una grande

famiglia che vive in sintonia con i principi universali. Non tutti i mondi riescono a superare la prova, alcuni si distruggono nel tentativo.”

“Che prova?”“Quella che deve superare ogni umanità per entrare nel

quarto livello evolutivo. Le prove sono state fatte perché alcuni le passino e altri falliscano: è una selezione.”

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“Cosa ha a che vedere tutto questo con ciò che ho detto circa Fimpossibilità di formare un mondo pacifico con gente disonesta come i terri?”

“Ogni volta che un pianeta cerca di passare da un livello alFaltro, si producono fenomeni che prima non si conosceva- no” spiegò Ami “è come se il mondo intero si scuotesse e si stirasse: questo genera energie e vibrazioni nuove, piú sottili e piú elevate. Queste radiazioni hanno un duplice effetto, fanno impazzire qualcuno e coloro che si trovano in bassi livelli evolu- tivi fmiscono per commettere errori mortali: cosi gli esseri ne- gativi si vanno autoeliminando. Ad altri, invece, queste nuove energie permettono di salire a un livello superiore. È cosi che i pianeti si liberano delle creature che non sono piú utili, nè adat- te alia loro evoluzione. Come credi che siano spariti dal vostro mondo i grandi rettili preistorici e le piante carnivore? Questo è accaduto quando è apparso Fessere umano, quando si è passati dal secondo al terzo livello evolutivo. La teoria dice che i piú forti soprawivono: quei rettili erano i piú potenti, tuttavia, sono scomparsi tutti...”

La spiegazione di Ami mi incuriosi.“Perché scomparvero? Erano i piú forti...”“Si, per gli artigli, i muscoli e le zanne, ma Fintelligenza è

superiore e Fessere umano, malgrado sia piú debole in quanto a forza física, è piú forte per Fintelligenza: è sopravvissuto il for­te, Fuomo. Ora il processo si ripeterà, ma non saranno nè i muscoli, nè Fintelletto i piú forti.”

“Cosa sarà, allora?”“La forza dello spirito, Famore. Al resto succederà quello

che è accaduto ai dinosauri... e quando le forze pacifiche si uniranno, arriveranno a essere il potere piú solido dei vostri mondi, semplicemente perché non c’è altro in grado di evitare Fannientamento delle vostre civiltà. Non essere pessimista, Vinka, Famore trionferà, perché FAmore è il potere piú grande delFuniverso.”

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17. JL^mmu+ÍKvamen+0

Ci congedammo molto affettuosamente dai genitori di Ami per far rotta verso non si sa quale sorpresa.

Volevo conoscere la velocità delia nave, ricordando che la luce viaggia a trecentomila chilometri al secondo.

“A che distanza dallà Terra è Ofir?” Chiesi.“A circa ottocento miliardi di chilometri” rispose Ami.Provai a cercare un sistema per calcolare la velocità, dato

che per quel viaggio ávevamo impiegato una diecina di minuti, ma mi si ingarbugliò il cervello con quelle cifre cosi grandi.

“Se cerchi di calcolare la velocità alia quale ci muoviamo, perdi il tuo tempo: noi ci ‘collochiamo’ istantaneamente.”

“Tuttavia, anche se pochi minuti, un po’ di tempo ci vuole per andare da un luogo alTaltro; perché dici che non impieghia- mo niente?”

“Non ho detto questo” rispose ridendo “ma che noi ci ‘col­lochiamo’ istantaneamente. II tempo che impieghiamo è utiliz- zato dai meccanismi di questa nave per calcolare la distanza, la posizione dei luogo nel quale vogliamo andare e il modo miglio­re per uscire dalla dimensione ‘non-spazio non-tempo’, per poi apparire nel punto desiderato. Certo, stando attenti a non andà- re a sbattere su un aerolito...Ha, ha, ha! È un po’ come scèndere dalla giostra per arrivare prima al cavallo situato sull’altro lato: aspetti che venga e poi sali, questo però è ancora piu rápido...”

Vinka, mostrando poco interesse per Targomento, chiese: “Dove ci porti ora, Ami?”

“A casa tua, a Kia.”“Cosi presto!” Disse allarmata. Io sentii un peso alio stoma-

co: sapeva di patibolo, di ora fatale. Fra pochi minuti avrei perso

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una compagnia cosi tenera... come se fosse qualcosa di me stes- so. Ebbi una sensazione peggiore che se mi avessero tagliato un braccio. Ero come colui che ha patito il freddo per molto tempo e airimprowiso viene invitato in una casa col caminetto acceso e la cioccolata calda in tazza, ma quando comincia a gustare la situazione... fuori!... Non potevo permetterlo!”

CÍSe Vinka resta a Kia, resto ancKio!” Dissi, ben deciso a non separarmi da lei.

La mia bravata provoco solo un gran ridere al nostro amico.

Usò un tono paternalistico che non mi piacque per niente: "Pierre, Vinka, dovete abituarvi al distacco. La vita non è come noi la vogliamo dal punto di vista dei nostro io superficiale, ma da quello dei nostro Essere Interno, che è in perfetta armo- nia con Dio.”

"In me esiste un solo io: io!” Dissi in tono di sfida cce io non voglio separarmi da Vinka perché un bambino piú piccolo di me me lo ordina. Sarai tanto di un altro mondo, tanto pilota di astronavi, ma sei piú piccolo di me, quindi io comando la mia vita e resto con Vinka. E se non resto a Kia, allora lei viene con me sulla Terra, vero Vinka?”

"\fcro, Pierre” disse con moita forza "cosi si parla! Conti- nueremo insieme e nessun bambino da biberon ce 1’impedirà...”

Ami ci guardò con occhi grandi e sereni; un sorriso si dipinse sulle sue labbra e disse: “Io pensavo che i terri fossero a Kia...” Questo ci paralizzò e immediatamente comprendemmo che stavamo agendo come i terri: non poteva essere...Quando al- lentai la tensione, guardai vergognoso il pavimento e poco dopo alzai gli occhi.

Ami non era piú Ami: si era trasformato in un essere lu­minoso, di una purezza meravigliosa...Mi sentii sporco, nano, insetto e microbo... Abbassai lo sguardo, incapace di soppor- tare la forza di quegli occhi pieni di luce: Ami si era trasfigu- rato, si era tolto la maschera che lo faceva apparire un bambi-

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no normale per mostrarei il vero Ami, un essere splendente, forse divino...

Vinka singhiozzava vicino a me, neppure lei era capace di alza- re lo sguardo, le era accaduta la stessa cosa.

"Perché non hai mai mostrato chi eri realmente?” Chiesi, guardando il pavimento, cercando invano di giustificare la mia sporca e irrispettosa bravata.

La risata di Ami tolse drammaticità alia situazione."Non so di che fulmini stai parlando... guardami, dimmi se

vedi qualcosa di strano in me.”Lentamente e con grande timore cominciammo a solleva-

re lo sguardo: li cera lui, e sorrideva con naturalezza. Non era piú quei bambino splendente, ma semplicemente Ami, il no­stro amichetto spaziale... ma no, non era piú lo stesso: ancora perdurava il ricordo deli’ ‘altro’. Ora i suoi lineamenti di sem­pre offrivano una porta di accesso verso 1’ ‘altro’: per questo, sebbene il suo aspetto non avesse niente di anormale, inevita- bilmente mi ricordava che dietro si nascondeva un essere dalle qualità straordinarie.

Vinka avanzò verso di lui, cercando di inginocchiarsi ai suoi piedi.

“E dàgli con 1’idolatria!” Esclamò ridendo, mentre le im- pediva di cadere in ginocchio. “Solo davanti a Dio possiamo inginocchiarci, non davanti a un fratello, anche se maggiore e siccome Dio non è visibile agli occhi, solo nell’intimità, nella solitudine delia comunicazione interiore, nella meditazione o nella preghiera possiamo inginocchiarci davanti alia sua pre- senza invisibile. Venite, voglio che conosciate un altro spazio di questa nave: li potrete mettervi in comunicazione con la Divinità Suprema.”

Ci guidò verso una porta e l’apri, era scorrevole. La stanza era in penombra, tranne per un’unica luce piccolissima che brilla- va sul fondo: entrammo.

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“Tutte le nostre navi hanno sale come queste, piccole o grandi, dipende dalla quantità di persone per le quali la nave è stata costruita.”

Ami chiuse la porta. Una volta abituato alia poca luce, notai quattro sedie appoggiate al pavimento con una base sottile, due a ogni lato delia stanza. Sul fondo, davanti alia piccola luce, di- stinsi una specie di cuscino piuttosto allungato: mi sembrava di essere in una cappella.

La voce di Ami acquistò un tono piú solenne."Potete inginocchiarvi laggiú in fondo, ma se preferite,

potete stare seduti su una sedia. Qui ci dedichiamo alia medi- tazione o alia preghiera. La prima è la migliore: nella preghiera siamo due, nella meditazione siamo uno con la Divinità, ci fondiamo con Lei.”

Scegliemmo di inginoechiarci, credo ne avessimo bisogno. Una volta sistemati sul cuscino, Ami azionò qualcosa, il recinto si illuminò dolcemente con i colori piú belli che uno possa im- maginare, una grande varietà di rosa, oro, lilla e viola che dan- zavano sulla parete mescolandosi fra loro: ebbi 1’impressione di essere in un’altra dimensione. Vinka osservava con un sorri­so incantato sulle labbra. Poco a poco, 1’influenza dei colori mi fece sentire un po’ strano, provavo una specie di desiderio di rifugiarmi in me stesso, di chiudere gli occhi e affidarmi a una presenza che cominciavo a sentire... qualcosa di molto grande e bellissimo... non sapevo se dentro o fuori di me...

Forse 1’ultimo pensiero che ebbi fu quello di rendermi conto di essere su una nave cósmica, fuori dallo spazio e dal tempo, perso nelFuniverso, ma al tempo stesso, nel suo centro, perché mi stavo mettendo in comunicazione con il cuore stesso delia Creazione. Poi, non furono i miei pensieri quelli che riempiro- no la mia coscienza, ma consapevolezze che non passava no attraverso il mio intelletto, che arrivavano direttamente in fon­do al mio essere: non stavo piú pensando, ma vivendo intensa­

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mente tutto questo.Una luce dórata mi awolse, ma questa luce era un essere:

mi sentii grande, sempre piú grande, infinito, eterno, pura felici­tà cosciente... non c’erano piú domande nella mia mente, per­ché io avevo tutte le risposte.

Oggi non ricordo come, nè perché, ma in quegli istanti io sapevo tutto, passato, presente e futuro, mio e delTuniverso,.. Di piú: io ero il centro dei Cosmo, io ero al comando, da me emanavano le galassie e le anime, poi diventavano una specie di ritmo, di pulsazione che sembrava essere la mia respirazione, ma io ero al di là di questo. Dentro di me c’era una grande quiete, piena di felicità, pienezza e saggezza: li c5era la mia pace... È molto difficile descrivere tutto questo, ma sapevo che tutto era buono da tutte le parti, tutto perfetto, tutto meravi- glioso: perfino la sofferenza era buona.

Alia fine, visto da molto in alto, abbracçiando un grande período di tempo, stavo bene: ero insegnamento, purificazione, conseguenza delTerrore, rafforzamento; potevo comprendere che la sofferenza è causata dalToblio, 1’oblio... Di che cosa? Non avevo la risposta... la mia coscienza stava tornando al suo nor- male livello. Entrò in gioco il mio intelletto ordinário con le sue domande... li persi le risposte...

Loblio di che cosa? Sentii il mio corpo, le ginocchia pesanti sul cuscino: una parte di me non voleva tornare a questo pic­colo coipo, ma un’altra mi spingeva a farlo. Volevo smettere di essere li e tornare ‘al comando5, a quel punto centrale pieno di saggezza illimitata per ottenere la risposta. ‘La sofferenza è cau- sata dalToblio di...5 di cosa?

Riuscivo per qualche attimo a ripetere Tesperienza, ma una forza mi toglieva di li, riportandomi alia nave e al mio pesante corpo.

‘Ricorda la tua missione5 sembrava dire una voce ‘la tua mis- sione è giú5. Io lo sapevo, ma non volevo ricordare, mi ribella-

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vo, volevo salire. ‘Per poter salire è necessário prima scendere’ diceva la voce interiore.

Non riuscivo a ricordare quale fosse Toblio che causava la sofferenza.

“L’oblio dei vero Io, delPEssere Interno” disse Ami vicino a me.Era la risposta di cui avevo bisogno: questo riusci a farmi

decidere di tornare definitivamente alia nave, al recinto, al mio corpo.

Quando aprii gli occhi, gli splendidi colori erano scompar- si: rimaneva soltanto la piccola luce davanti ai miei occhi. Vinka mi aspettava in piedi vicino al bambino delle stelle, con gli occhi umidi di commozione.

Poco a poco mi riadattai alia mia solita realtà, alia mia solita ignoranza, coi miei soliti errori.

“Uoblio delPEssere Interno” dissi, per cercare di ricordare il senso di quelle parole che andavano perdendo significato.

‘‘Questa è la causa dei nostri errori” disse Ami “poi, questi errori dobbiamo pagarli con la sofferenza.”

“Non comprendo... Qual è il mio Essere Interno?”“La Divinità” rispose aiutandomi ad alzarmi.

Mentre lasciavamo quella specie di cappella spaziale, cercai di ricordare quello che avevo vissuto, il punto centrale di felicità e di saggezza illimitate.

“Proprio questo, cerca di non dimenticarlo mai: questo è l’Essere Interno. Se riuscissi ad agire sempre guidato da questa parte di te stesso, non commetteresti errori e pertanto non sof- friresti.”

“Hai ragione, Ami, ho sperimentato una condizione in cui ero assoluta saggezza.”

“In cui io ero perfetto amore” disse Vinka commossa.“Saggezza e Amore, vedete? Per questo siete una coppia com-

plementare: ognuno di voi manifesta una parte delia Divinità.”

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Ami si diresse verso i eomandi delia nave.“Guardate,stiamo già arrivando a Kia: spero non facciate

un nuovo ammutinamento...ha, ha, ha!”Le sue parole ci fecero ricordare il nostro comportamento

offensivo nei suoi confronti e il suo successivo cambiamento da bambino normale a essere risplendente di luce.

“Spiegaci, per favore, come si è prodotto questo cambia­mento in te?”

"II cambiamento maggiore si è prodotto in voi: siete riusci- ti a vedere per un istante le cose cosi come sono, al di là delle apparenze. Tutti siamo piú di quello che sembriamo, tutti siamo esseri luminosi, ma solo in certi momenti possiamo percepire la nostra vera dimensione e quella degli altri. Siccome vi stavate comportando molto male, il vostro Essere Interno vi ha fatto vedere che stavate procedendo in modo errato, anche se voi volevate solo difendere il vostro amore e non volevate separar- vi. L’amore è una delle maggiori fonti di violenza...”

Vinka e io ci guardammo, confusi di fronte a una affermazio- ne apparentemente cosi assurda.

“Per amore una lupa diventa una belva davanti a coloro che possono aggredire i suoi cuccioli. Per amore dei loro cari, gli uomini sono abitualmente crudeli ed egoisti nei confronti degli altri. Per questo tipo di amore nascono le guerre e per questo tipo di amore i vostri mondi sono in pericolo”

“È un falso amore” dissi, credendo di aver compreso. “Non è falso, è amore, solo in una forma piú bassa, a un

grado inferiore. Noi lo chiamiamo attaccamento: per attacca­mento si ruba, si mente e si uccide. Voler soprawivere è una forma di amore, ma solo verso se stesso, verso il proprio picco­lo gruppo familiare, verso il partito al quale si appartiene. Pur- troppo questa battaglia per la vita che molti combattono fra loro, li tiene tutti sul punto di perderia, la vita... queste sono le conseguenze deireccessivo attaccamento.”

"Hai ragione, Ami, disse Vinka pensosa” credo che perfi-

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no i terri agiscano motivati da questo tipo di amore e non da malvagità.”

“Eccellente, Vinka! Solo con questa comprensione si pos- sono cambiare le cose: da un elevato punto di vista, al di fuori delle fazioni che lottano con violenza.”

“Purtroppo, la lotta fra i terri wacos e i terri zumbos mette in pericolo il mio popolo, gli swama.”

“Esiste un solo popolo a Kia: quello formato da terri e swama, questo è il tuo popolo!”

Per Vinka, quest5idea era troppo nuova, io la comprendevo. “È naturale che lei tenga per gli swama, sono la sua gente...” “Di nuovo Pamore inferiore, Pattaccamento, la própria fa-

zione contro gli altri. Uattaccamento è amore limitato, il vero amore non ha limiti. Fino a questo momento, i popoli dei vostri mondi sono soprawissuti attraverso rattaccamento, ma ora cer- cate di passare dal terzo al quarto livello evolutivo. Se volete soprawivere, dovete lasciare da parte rattaccamento e farvi guidáre dal vero amore, altrimenti vi distruggerete senza scam- po: questa è la legge universale. Uattaccamento funziona piú o meno bene nei mondi divisi, ma solofinché questa divisione non mette in pericolo Vumanità intera, finché il livello scientifico non è molto alto. Poi, come nel caso dei vostri mondi, o lasciate da parte Pegoi- smo, o vi distruggerete. Non è possibile arrivare a costruire un mondo giusto e in pace senza rinunciare á questo amore squili- brato ed egoista che è Pattaccamento.”

“Perché è squilibrato?”“Perché Pamore ha due direttive: verso se stessi e verso gli

altri. È come la respirazione: Paria viene e va. Quando c’è attac- camento, è come se si inspirasse piú di quanto si espira: ‘Tutto per me5, piú verso il proprio, la famiglia, la fazione e meno verso gli altri. questo non è equilibrato.”

“Ama il tuo prossimo come te stesso” dissi, ripetendo una lezione di religione.

“Questo lo ha detto il Giusto. Com5è che lo sai?” Chiese Vinka.

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“Chi è il Giusto?” Chiesi.“Un grande Maestro delia storia di Kia.”“Questa è una Legge Universale, è quello che cerco di spie-

garvi, è il vero amore, quello equilibrato: tanto verso se stessi e tanto verso gli altri e sempre nella stessa misura, perché non esista squilibrio.”

Chiesi cosa accade quando c*è piú. amore verso gli altri e meno verso se stessi.

“Anche li c’è squilibrio, è come emettere tutta Faria senza inspirare: in pochi minuti diventi rigido...”

“Equilibrio sembra essere una parola molto importante” disse Vinka.

“Ama i terri tanto quanto gli swama” disse Ami sorridendo. “Cercherò, proverò veramente.”II quadro di comando indicava che la nave non era visibile

agli occhi delia gente di Kia. Ci trovavamo sospesi nei pressi di una città molto simile a una qualsiasi città delia Terra. Non mi interessava guardare: si awicinava il momento di separarei! ‘Chis- sà fino a quando5, pensai con tristezza e con un senso di op- pressione nel petto.

“Finché avrai terminato il prossimo libro” disse Ami “po- trebbe intitolarsi qualcosa come ‘Ami ritorna di nuovo5.”

“Avrai molte conoscenze e poteri” dissi “ma a quanto pare la grammatica non è il tuo forte.”

“Perché, Pierre?”"Perché si dice ‘ritorna5, non è necessário dire ‘di nuovo5, è

sottinteso, basta dire ‘Ami ritorna5.”“Hai ragione, il linguaggio non è il mio forte. Questo per­

ché noi praticamente non lo utilizziamo, preferiamo la telepatia, è piú sicura e piú precisa.”

“Ma tu parlavi con i tuoi genitori...”“Si, ma per cortesia verso di voi. Quando arriva un ospite

che non parla la nostra lingua, dobbiamo usare il linguaggio dei visitatore, se lo conosciamo.”

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Oggi non so come ricordo questi dettagli delia conversazione: la mia attenzione era tutta volta al triste distacco, ma quando detto a Victor, i ricordi arrivano. Bene, Ami aveva detto che mi avrebbe aiutato telepaticamente...

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1 8 . íSosíosi a m a m e n fi

"Ti aspettano, laggiu, la tua famiglia” ricordò Ami a Vinka."La mia famiglia mi importa meno di Pierre” disse lei

mentre ci prendevamo per mano."Non parlo delia tua piccola famiglia, ma delia tua grande

famiglia: Tumanità di Kia. Ricorda la tua missione, la promessa che hai fatto prima di venire su questo mondo. Se le persone come te non diffondono la buona novella sulla nostra presenza in un piano cosmico e divino, motivato dalPamore, continue- ranno a pensare che siamo mostri invasori e noi saremmo mol­to addolorati se la nostra presenza provocasse terrore e infarti cardiaci. Se nessuno contribuisce a seminare Amore, come po- trete evitare la distruzione?”

“Hai ragione, Ami, ma il mio nuovo legame con Pierre...” "Non è nuovo, è eterno e avete l’eternità per realizzarlo.

Per il momento, dovete adempiere alie vostre promesse, piú tar- di vi rivedrete.”

“In un’altra incarnazione, sicuramente” dissi, piuttosto pes­simista e depresso.

“Vi ho detto una volta che avrete scritto il prossimo libro, o pensate che io sia un bugiardo?”

Ci guàrdammo con un lampo negli occhi.“Davvero?”“Certo, un giorno verrò a cercarti, andremo a Kia a pren-

dere Vinka e andremo a conoscere cose che neppure immagi- nate...”

"Che cose? Dicci, per favore” disse impaziente Vinka. “Beh... conoscerete un pianeta abitato al suo esterno da una

civiltà di terzo livello, come la Terra e Kia, e alPinterno da una

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civiltà di quarto livello: la prima non sa che esiste la seconda...” “Fantastico!” Le promesse di Ami ci facevano dimenticare

la separazione che avremmo dovuto sopportare. ccChe cos’altro ci mostrerai?”“Una civiltà sotto un mare e anche un mondo artificiale,

costruito da esseri umani: queste sono cose che non riuscite nemmeno a immaginare.”

Le nostre bocche spalancate fecero ridere il nostro ospite. “Ce ne sono milioni nelFuniverso, questa è la forma supe­

riore di civiltà: in realtà sono gigantesche navi...”Dopo aver meditato un po’, dissi: “Io pensavo che vivere

in contatto con la natura fosse la forma superiore di civiltà: ma tu dici che qualcosa di artificiale lo è...”

“Tutto quello che 1’essere umano crea o esegue in armonia con la Legge deli Amore, è naturale. Quando 1’uomo agisce in armo­nia con i principi eterni, Tuniverso intero è il suo patrimonio e può disporne per la sua felicità, utilizzando tutta rimmaginazio- ne e la tecnologia che è in grado di raggiungere. Lo stesso vale per Ogni singola persona: quello che la tua anima immagina, lo puoi e lo devi realizzare, con sforzo, costanza e fede... Ma se voi non sognate nemmeno di sradicare gli armamenti che pagate con fame e sofferenza... Sapete quanto denaro si spreca in armi, nei vostri mondi, in soli quindici giorni?”

“Non ne ho la piú pallida idea” risposi."Denaro sufficiente ad alimentare la metà delia popolazio-

ne mondiale per... sapete quanto tempo?”Cercai di fare un po’ di calcoli: in quindici giorni si impiega

in armamenti denaro sufficiente ad alimentare la metà delia gente delia Terra per...beh... tante bocche... Non sapevo.

“Io penso per un tempo corrispondente. Se non si sprecas- se denaro in armi per quindici giorni, tutti potrebbero mangiare per questo periodo di tempo... Se non si sprecasse denaro in armi, nessuno soffrirebbe la fame!” Disse Vinka.

“Ti sbagli. In quindici giorni voi sprecate denaro sufficien­te ad alimentare la metà delia popolazione mondiale per... non

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quindici giorni, ma dieci anni\...Solo in spese di guerra.”“Non può essere!” Dicemmo fra allarmati e indignati “solo

in armi?”“In tutto ciò che significa guerra: armi, ricerche di nuove

armi, macchine da guerra e tutto il resto. Ancora di piú, per­ché molte delle grandi spese, mascherate da ‘progetti scientifi- ci5, sono destinate, in fin dei conti, a cercare di dominare 1’av- versario. Se non si spendesse denaro nelle armi, non solo non ci sarebbe nessun affamato, ma vivrebbero tutti da ricchi, tutti! Nessuno soffrirebbe fame o freddo, gli ospedali sarebbero suf- ficienti e comodi, non esisterebbero paesi poveri e paesi ricchi, tutti starebbero come re. Inoltre, potrebbero dormire in pace, senza temere un futuro terribile per i loro figli.”

“Allora, io proporrei che il mio paese non avesse armi” dis­se Vinka.

"Questo non si può ancora fare. La soluzione sta nel fatto che tutti i paesi, di comune accordo, decidano di unirsi pacifi­camente. Per questo è necessário andare a presentare questo grande ideale, che sia un sogno che cresce e cresce, anche se per il momento ci sono ostacoli. I paesi ricchi si alimentano dei paesi poveri e...”

“Dio non può continuare a permettere cose cosi malvagie” disse Vinka con ardore.

“E dàgli con Dio che deve fare le cose! Dio è amore eTamore abita nei vostri cuori. Questo amore si incaricherà di cercare di raddrizzare i vostri mondi, ma dovete farlo voi stessi e attraver­so Puso di mezzi pacifici: si tratta di insegnare, piuttosto che imporre. Si tratta di indicare una strada, perché poi pacifica­mente e in reciproco accordo tutti la seguano. Non si tratta di sperare che Dio o altri lo facciano, ma di agire. Aspettando, Túnica cosa che accadrà sarà che qualcuno premera il bottone...”

“E se questo dovesse succedere, voi non lo potreste para- lizzare con un fulmine, perché non prema il bottone?”

“Se voi lo permetterete, lo avrete meritato. Noi non possiamo

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intervenire: possiamo solo salvare i pacifici, ma solo coloro che servono, coloro che cercano di fare qualcosa per diffonde- re e irradiare unità, pace e amore. In questi momenti critici, queste sono le necessita piu importanti.”

“Allora, lavorare a qualcos’altro, per esempio maggiori quan- tità di alimenti, non è molto utile?”

“Tutto è necessário, ma ogni cosa a suo tempo. Se tuo figlio ha fame, la prima cosa da fare è cercargli da mangiare, ma se oltre ad avere fame è sul punto di cadere in un precipizio morta- le, qual è la prima cosa che devi fare, cercargli da mangiare o salvarlo dal precipizio?”

“Salvarlo dal precipizio, naturalmente.”“Cosi stanno le cose nei vostri mondi! Un bambino ha bi-

sogno di cibo e vestiário, ma anche di cultura, arte, un ambiente accogliente, cure mediche, certe comodità, saggezza, affetto, ma se è sul punto di morire, la prima cosa che gli serve è che si salvi la sua vita. Quando la sua vita non corre piú pericoli, allora potrete ottenere cose meravigliose per lui.”

“Che probabilità ci sono che ‘il bambino’ non muoia?” Chiesi, sapendo che si parlava delTumanità.

“Dipende proprio da voi. Continuiamo con Tesempio delia creatura sul precipizio: supponiamo che tre fratellini riescano a portare al bambino dei teli che lo tengano sospeso sull’abisso, ma che non abbiano la forza sufficiente per tirarlo su, cosa de­vono fare?”

"Beh... gridare aiuto, chiamare i genitori, gli altri fratelli...” “I vostri libri servono un po’ per questo: sono un richiamo

di awertimento e di aiuto, ma se uno dei tre bambini si scorag- gia, dice che tutto è perduto e poi si allontana, cos’accadrà?”

“Che forse anche gli altri due si stancano e il bambino scivola loro dalle mani...”

“Per questo, quante piú persone si ritirano da questo lavoro, tante piú possibilità ci sono di un disastro... Forse è la tua parte- cipazione che inclinerà la bilancia da un lato o dall’altro. Forse il tuo mondo dipende da te. Tu, che leggi questo libro, a seconda delle tue

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azioni ti si potrà giudicare per la sorte di tutto il tuo pianeta .”(Ami ci chiese di scrivere esattamente cosi nel nostro libro

queste ultime parole. Disse che questo rifletteva un sistema su- periore di cose. Non ho compreso, ma Pho scritto proprio come lui mi ha detto: con un riehiamo al lettore).

“Avete fame?” Chiese Ami.Ci sembrò quasi un insulto: eravamo pieni di malinconia.“Allora avete bisogno di ‘ricaricare le batterie’ . Venite,

sedetevi.”Ci mise alia base dei collo 1’apparecchio che produceva l’ef-

fetto di otto ore di sonno in soli quindici secondi. Quando mi svegliai, era tutto a posto, non c’era tristezza in me, anzi; ma poco a poco mi ricordai delia separazione, anche se adesso mi affliggeva un po5 meno.

“Quando vi rivedrò, vi racconterò molte altre cose.”Vinka mi guardò con una dolce tristezza nello sguardo, poi

si volse verso Ami e disse: “La principale motivazione che mi farà aspettare il tuo ritorno non è tanto ottenere nuove cono- scenze o visitare altri mondi, ma rivedere Pierre.” Venne al mio fianco e ci prendemmo le mani.

“Voi fate molto ‘rumore5 ” disse Ami alzandosi “vado a me- ditare qualche minuto per sgomberare la mia testa. Avete a di- sposizione questo tempo per salutarvi, lamentarvi, strapparvi le vesti, graffiare il pavimento, tentare ammutinamenti e suicidi. Dopo tutte queste inutili imbecillaggini, Vinka scenderà e Pierre tornerà sulla Terra.” Andò a chiudersi nella stanza per meditare.

Malgrado la tristezza, non riuscimmo a trattenere un sor­riso per le parole di Ami: credo che ci consolarono.

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C om m iato

Quest’ultima parte è molto intima e triste per me: per questo eviterò di entrare in dettagli. Scusatemi, faccio appello alia vo- stra comprensione. Se questi libri fossero letti solo da noi bam­bini, non ci sarebbero problemi, ma non si sa mai, potrebbe esserci da quelle parti un adulto accovacciato nelTombra, sve- glio a ore sconvenienti e gli adu ltisi sa, ridono di tutto: delia possibilita che esistano esseri extraterrestri buoni e pacifici, del- Tintenzione di lottare per un mondo unito, giusto e in pace, di tutto. Se si dice loro che 1’Amore è la Legge Fondamentale deirUniverso, si torcono dalle risate: per qüésto è preferibile non parlare davanti a loro di cose profonde come la verità e i sentimenti. Lo ha già detto un antico adagio cinese che ho letto in un libro di Victor, non so se ricordo bene, ma credo dicesse piú o meno cosi:

‘Quando a un adulto si parla deíFamore,ride a crepapelle,e se non ride a crepapelle,non gli si è parlato dei vero amore.3

Vinka se n’è andata e io mi sento solo, anche se di notte, prima di addormentarmi, chiudo gli occhi, calmo la mente e dopo alcuni istanti, mi sembra che lei entri in me.

Beh... sono cose da bambini...

Durante il viaggio di ritorno alia Terra, Ami voleva mostrarmi immagini dei passato: Gesú in azione, Giulio Cesare e non ricordo chi altro. Cercava persino di sedurmi con immagini di me stesso, quando ero piccolo, ma niente mi interessava. An­

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dai a chiudermi nella sala delia meditazione e rimasi li finché Ami venne a cercarmi.

“Siamo arrivati nel mondo che stiamo preparando per ospi- tare quelli che salveremo in caso di distruzione delia Terra, vieni a vedere.”

Piú per cortesia che per curiosità, andai a dare un’occhiata: eravamo sopra la spiaggia dello stabilimento balneare... albeg- giava...

“Questa è la Terra!” Esclamai senza comprendere.“Certo, questo è il pianeta che ospiterà i soprawissuti.” “Ma... io pensavo che sarebbe stato un altro mondo...”“E sarà un altro mondo, in pace, giustizia e amore. Se la

distruzione avrà luogo, noi eviteremo che sia totale. Salveremo quelli che lo meritano, prima che inizino le grandi tragedie, poi puliremo il pianeta da ogni contaminazione e impurità. Poi in- stalleremo li quelli che avremo salvato, perché costruiscano un mondo armonioso, anche se è preferibile che questo si raggiun- ga senza nessuna distruzione...”

“Tu hai detto che stavate preparando un altro pianeta per questa evenienza...”

"Non ho detto altro: ho parlato di un mondo, ma non ho detto il suo nome. È questo. I lavori geologici che hai visto, fanno anchessi parte delia preparazione che stiamo effettuan- do. Su con la vita! Non ci sarà la distruzione totale dei pianeta Terra!”

Questo nè mi rallegrò, nè mi rattristò: pensavo solo a Vinka. Ami cercava di sembrare ottimista, per contagiarmi con il

suo buon umore.“Allora, nel prossimo viaggio ti mostrerò quelle immagi-

ni: Pierre col pannolino! Ci pensi? Come riderà Vinka!” f Gli chiesi scusa per la mia mancanza di spirito. Lui disse

che questa era una sciocchezza inutile, che mi sarebbe passata presto, ma mi comprendeva.

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La porta si apri e apparve la luce gialla: ci abbracciammo con moita forza, gli dissi addio ed entrai nel raggio che mi avrebbe portato verso la spiaggia.

“Non addio, ma a molto presto” sentii la sua voce incorag- giante mentre scendevo.

Come la volta precedente, quando arrivai sulla spiaggia e guardai verso 1’alto, non vidi niente nel cielo: F £ufo’ era invisibi- le. In quei momento sentii un gran chiasso nella tenda di Victor.

“Che diavolo succede!? ...Ahhhh!”Mio cugino apparve alPentrata e scappò a gambe levate, un

po’ piú in là si fermò.Questo mi fece tornare rapidamente alia realtà.“Che succede, Victor?”“Pierre, là dentro c’è un enorme...” si grattò la testa."Cosa c’è, Victor?”“Un... Elefante...”"Cosa, un elefante? E impossibile! In questa piccola tendi-

V3na?“Ma è li, è enorme! Mi sono svegliato all’improwiso quan­

do ho sentito la sua immensa zampa sopra il mio petto. Fortu- natamente sono riuscito a scappare...”

Compresi quello che era accaduto: Ami aveva usato Pipnosi a distanza per giocare con Victor e farmi uscire dalla mia tristez­za: ci riusci, in parte. Con fare deciso mi diressi verso la tenda.

"Attento, non farlo!”Alzai i teli delFapertura di entrata: la tenda era vuota.“Guarda, qui non c’è niente” mio cugino era perplesso."M-ma...”“Stavi sognando.”Accendemmo un fuoco e preparammo la colazione.“Perché sei cosi strano, cosi triste?” M i chiese, accorgendo-

si dei mio stato d’animo. Immediatamente mi venne in menteil modo per chiudere per sempre quelPargomento.

“È che sono stato a vedere la roccia...”

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"Quando?”"Prima che ti svegliassi: per questo mi hai visto fuori dalla

tenda, ero di ritorno.”“Sei disobbedienteL. Va bene... E..?”"Perché credi che sia triste?”Pensasse quello che voleva, non avevo piu bisogno di con-

vincere nessuno sulla realtà delTesistenza di Ami: la mia fede mi sarebbe bastata, da quel momento in poi.

"Hai visto, non te Favevo detto? È stato un sogno.”“Come il tuo elefante?”“Quello! Proprio quello: ci sono sogni che sembrano reali,

ma sono solo sogni. Non va bene confondere Timmaginario con il reale.”

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C^onc.\us\one.

‘Non va bene confondere 1’immaginano con il reale’, ma Ami aveva detto: ‘Ognuno vive nell’universo che è capace di imma- ginare’.

M i aveva anche insegnato: ‘Quello che la tua anima imma- gina, lo puoi e lo devi realizzare, con sforzo, costanza e fede.5

Invece di credere in un mondo governato dalle armi, io credo in un mondo retto dalTamore e se siamo in molti a sogna- re lo stesso sogno, è inevitabile farlo realizzare.

Lasciamo agli adulti i loro inganni, le loro armi e i loro ‘im­possibile’: noi, i bambini dei cuore, saremo come il calabrone, questo grasso animaletto, pesante e con le ali corte. Secondo le regole delTaerodinamica, non può volare, è ‘scientificamente provato’, ma dato che non conosce Fopinione degli scienziati, 1’ignorantone va e si azzarda imprudentemente a volare.,. e lo fa come la migliore delle api...

Una bella manciata di calabroni e il ‘bambino’ non cade nel precipizio... Almeno, quello dei mio racconto, no.

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(Son+ro-conclusione.(bisogna dare un nome a tutto..)

In una spiaggia non molto lontana c’è una solida e alta roccia. Sulla sua cima una strana magia ha inciso un cuore alato: si dice che soltanto giocando sempre pulito lo si può trovare. Purtroppo, solo alcuni bambini sono riusciti a trovarlo. Que­sto perché i bambini, a parte il fâtto che sono piú agili e leggeri degli adulti, giocano pulito; invece gli altri lo fanno in modo terri-bile e siccomé questa roccia è il punto di partenza verso un mondo meraviglioso (e lo è, proprio perché i suoi abitanti fanno sempre il gioco delia verità), non si può correre il rischio di ammettere una persona che giochi sporco, e nemmeno una che a volte giochi pulito e a volte si addormenti e giochi spor­co: questo provocherebbe 1’immediata distruzione di questo mondo meraviglioso.

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R i-co n + ro -con clu sio n e

Raçcontano quelli che sanno, che un vecchio dallo sguardo giocoso è riuscito a salire sulla roccia. Gli abitanti dei luogo hanno notato strane luci nel cielo notturno... II giorno dopo lo hanno visto ringiovanito fare rotta verso un’oscura e miste­riosa città. Con passo estremamente deciso e allegro si è allon- tanato mormorando qualcosa circa un bambino da salvare...

F i n e ?

Finché Tumanità continuerà a essere divisa, a vivere nelTingiustizia con la spada in mano,

a distruggere la sua eredità lontana dalTamore...

...No!

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Enrique BarriosAMIUn amico dalle stelleNel giro di tre anni A m i arriva alia 16a edi- zione in lingua originale, diventando un best-seller. Insegnanti ed educatori di molti Paesi lo adottano come testo per il mes- saggio straordinario che trasmette: 1’incon- tro di un bambino con un extraterrestre

che gli mostrerà qual è la vera legge che regola TUniverso e che dovrebbe ispirare le nostre esistenze. È 1’inizio di un viaggio meraviglioso che porta a conoscere i mille misteri che si trova- no nello spazio e dentro di noi, per scoprire che in fondo non sono poi cosi impenetrabili; basterebbe infatti liberare il cuore alato che è in ogni persona. Oltre un milione di copie in spa- gnolo e numerose ristampe in quasi tutte le lingue testimonia- no 1’interesse sempre piu crescente attorno a questo libro, at- torno alia purezza e alia sincerità dei messaggio che contiene, confermandolo il best-seller delia letteratura New Age, adatto ad un pubblico di tutte le età. 160 pp. -13,5 x 21,6

I.’autore può essere contattato tramite il sito Internet:

http://www.ebarrios.com/