01 - Fil 4,12-20- a par · Cristo Gesù ricchezza di ogni povero, sei la mia eredità. 1. Luce del...

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12 So vivere nella povertà come so vivere nell'abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza. 13 Tutto posso in colui che mi dà la forza. 14 Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni. 15 Lo sapete anche voi, Filippesi, che all'inizio della predicazione del Vangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna Chiesa mi aprì un conto di dare e avere, se non voi soli; 16 e anche a Tessalònica mi avete inviato per due volte il necessario. 17 Non è però il vostro dono che io cerco, ma il frutto che va in abbondanza sul vostro conto. 18 Ho il necessario e anche il superfluo; sono ricolmo dei vostri doni ricevuti da Epafrodìto, che sono un piacevole profumo, un sacrificio gradito, che piace a Dio. 19 Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù. 20 Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen. Commento di p. Roberto TONI Testi paralleli: 4,12 allenamento per compiere il ministero 1Cor 9,19-27; Fil 3,12-14 - 4,13 Cristo dà la forza: 2Cor 12,9-10; Fil 3,10.21; Col 1,11; 2Tm 4,17 - 4,14 tribolazioni Rm 5,3; 12,12; 2Cor 1,4.8; 4,17; 6,4; 7,4; 11,24-27; Ef 3,13; 1Ts 1,6; 3,3-7; 2 Ts 1,4; Eb 10,33– 4,15 inizio evangelizzazione a Filippi At 16,12-40. – 4,17 frutto per la salvezza Rm 6,22; 2Cor 9,10; Gal 5,22; Fil 1,11; Col 1,6.10 - 4,18 sacrificio gradito Rm 12,1; Ef 5,2; Fil 2,17; Eb 13,16; 1Pt 2,5 - 4,19 certezza del futuro “in Cristo” Rm 8,31; Col 1,27; 1Ts 5,9; 2Tm 1,9; Eb 2,18; 13,6 - 4,20 a Dio sia gloria Rm 16,27; Ef 3,20-21; Fil 1,11; 2,11. TUTTO POSSO IN COLUI CHE MI DÀ FORZA (Fil 4,12-20) 3 3 3 1 1 1 9 9 9 9 9 9 / / / 1 1 1 0 0 0 / / / 2 2 2 0 0 0 2 2 2 0 0 0 Avere familiarità con Gesù: «È necessario capire Gesù, avere familiarità con Gesù. E torno sempre al consiglio che vi do: portate sempre un piccolo Vangelo tascabile e leggete ogni giorno un passo. Portate il Vangelo: nella borsa, nella tasca e anche nel telefonino, per vedere Gesù. E lì troverete Gesù come Lui è, come si presenta; troverete Gesù che ci ama, che ci ama tanto, che ci vuole tanto bene». (PAPA FRANCESCO, Angelus 16-8-2020)

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Page 1: 01 - Fil 4,12-20- a par · Cristo Gesù ricchezza di ogni povero, sei la mia eredità. 1. Luce del mondo sei, sole senza tramonto, il tuo splendore rischiara la notte e guida i passi

12So vivere nella povertà come so vivere nell'abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza. 13Tutto posso in colui che mi dà la forza. 14Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni. 15Lo sapete anche voi, Filippesi, che all'inizio della predicazione del Vangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna Chiesa mi aprì un conto di dare e avere, se non voi soli; 16e anche a Tessalònica mi avete inviato per due volte il necessario. 17Non è però il vostro dono che io cerco, ma il frutto che va in abbondanza sul vostro conto. 18Ho il necessario e anche il superfluo; sono ricolmo dei vostri doni ricevuti da Epafrodìto, che sono un piacevole profumo, un sacrificio gradito, che piace a Dio. 19Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù. 20Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Commento di p. Roberto TONI

Testi paralleli: 4,12 allenamento per compiere il ministero 1Cor 9,19-27; Fil 3,12-14 - 4,13 Cristo dà la forza: 2Cor 12,9-10; Fil 3,10.21; Col 1,11; 2Tm 4,17 - 4,14 tribolazioni Rm 5,3; 12,12; 2Cor 1,4.8; 4,17; 6,4; 7,4; 11,24-27; Ef 3,13; 1Ts 1,6; 3,3-7; 2 Ts 1,4; Eb 10,33– 4,15 inizio evangelizzazione a Filippi At 16,12-40. – 4,17 frutto per la salvezza Rm 6,22; 2Cor 9,10; Gal 5,22; Fil 1,11; Col 1,6.10 - 4,18 sacrificio gradito Rm 12,1; Ef 5,2; Fil 2,17; Eb 13,16; 1Pt 2,5 - 4,19 certezza del futuro “in Cristo” Rm 8,31; Col 1,27; 1Ts 5,9; 2Tm 1,9; Eb 2,18; 13,6 - 4,20 a Dio sia gloria Rm 16,27; Ef 3,20-21; Fil 1,11; 2,11.

TUTTO POSSO IN COLUI CHE MI DÀ FORZA (Fil 4,12-20)

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Avere familiarità con Gesù: «È necessario capire Gesù, avere familiarità con Gesù. E torno sempre al consiglio che vi do: portate sempre un piccolo Vangelo tascabile e leggete ogni giorno un passo. Portate il Vangelo: nella borsa, nella tasca e anche nel telefonino, per vedere Gesù. E lì troverete Gesù come Lui è, come si presenta; troverete Gesù che ci ama, che ci ama tanto, che ci vuole tanto bene». (PAPA FRANCESCO, Angelus 16-8-2020)

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1. All'intronizzazione della Parola: LUCE IN NOI (F. Buttazzo-A. Beltrami)

Rit. Luce in noi sarà questa tua Parola, Signore e ci guiderà con sapienza e verità.

1. Beato l'uomo che ascolterà 2. Ti loderò con sincerità la tua Parola, Signore: perché ho fiducia in te, nella tua legge cammina già e seguirò la tua volontà e conforme al tuo cuore vivrà. Rit. perché so che mi ami, Signore. Rit. (x2).

2. VIENI SPIRITO AMORE DI DIO (F. Baggio)

Rit. Veni creator Spiritus. 1. Acqua, fuoco, luce, riempi il nostro cuore. Veni creator Spiritus. Tu rinnovi il mondo nella carità. Rit. Vieni Spirito, amore di Dio, e discendi su di noi. (2 volte) 2. Tu sei la promessa della vita vera. Spieghi la Parola nella verità. Rit. 3. SORGENTE DELLA MIA FORZA (F. Mastroddi)

4. CHI CI SEPARERÀ (M. Frisina)

Chi ci separerà dal suo amore, la tribolazione, forse la spada? Né morte o vita ci separerà dall'amore in Cristo Signore.

Chi ci separerà dalla sua pace, la persecuzione, forse il dolore? Nessun potere ci separerà da Colui che è morto per noi.

Chi ci separerà dalla sua gioia, chi potrà strapparci il suo perdono? Nessuno al mondo ci allontanerà dalla vita in Cristo Signore. 5. CRISTO SPERANZA DELLE GENTI (G. M. Attinà)

Rit. Cristo Gesù speranza delle genti, Cristo Gesù salvezza di ogni debole, Cristo Gesù ricchezza di ogni povero, sei la mia eredità.

1. Luce del mondo sei, sole senza tramonto, il tuo splendore rischiara la notte e guida i passi miei. Rit.

2. Re di speranza e di pace, gioia del mondo sei. La tua giustizia e la Tua misericordia splendono su di me.

Rit. Cristo Gesù speranza delle genti, Cristo Gesù salvezza di ogni debole, Cristo Gesù ricchezza di ogni povero, sei la mia eredità…. Sei la mia eredità

INCONTRI FINO A NATALE

23 ottobre: Io darò ascolto al suo grido (Es 22,20-26): guida il prof. Guglielmo CAZZULANI, teologo 6 novembre: Confida in Dio, o popolo, in ogni tempo (Sal 62): guida il prof. Gaetano PICCOLO sj, filosofo 20 novembre: L’avete fatto a me (Mt 25,31-46): guida p. Giulio ALBANESE mcci, giornalista 11 dicembre: Ha guardato l’umiltà della sua serva (Lc 1,46-55): guida la prof. Rosalba MANES

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Commento di p. Roberto TONI TUTTO POSSO IN COLUI CHE MI DA’ FORZA (Fil 4,12-20)

Preghiamo la Parola attraverso questo testo, scritto in carcere eppure capace di generare libertà e speranza. Un brano che illumina le nostre incertezze e le apre all’opera di Dio. L’anno pastorale 2020-21, per noi tutti, per l’esperienza della Lectio in Santa Maria in Traspontina, è un anno “giubilare”: si compiono 25 anni da quando P. Bruno Secondin ha iniziato questa avventura aggregando col passare del tempo tanti collaboratori che hanno contribuito a sviluppare questo servizio alla Parola di Dio.

Intronizzazione della Bibbia: Luce in noi - Vieni Spirito amore di Dio - Proclamazione: Fil 4,12-20

1. Leggere la Parola

C’è chi assegna alla lettera ai Filippesi la qualifica di “lettera più personale di tutto l’epistolario paolino. Questa opinione è ben fondata nei fatti, pur nella concorrenza della Seconda Lettera ai Corinzi. Non ci sono dubbi per l’attribuzione a Paolo e fa parte delle “Lettere della prigionia” (insieme a Colossesi, Efesini e Filemone). La menzione del “pretorio” ha fatto pensare a Roma, ma gli studiosi propendono per Efeso, tra il 52 e il 54, considerando tale istituzione romana presente in tutte le grandi città. Filippi è, secondo Atti, il primo approdo di Paolo in Macedonia e, quindi, in Europa (cfr. At 16,11-12), città cosmopolita, evangelizzata durante il secondo viaggio missionario tra il 48 e il 49, nella quale Paolo ebbe modo di tornare altre due volte (At 20,1-6) durante il terzo viaggio: inverno del 54-55; Pasqua del 56. Lo stile della lettera è familiare, affettuoso, grato, comunicativo di sé e della propria esperienza; sulla dottrina, pur presente, prevale la comunicazione di vita, l’esortazione, la messa in guardia, il richiamo alla relazione. Potrebbe essere l’unione di tre lettere: la prima delle quali, secondo alcuni la più antica e più breve, coinciderebbe proprio con il nostro testo (4,10-20). La struttura della lettera ci permette di collocare il brano:

1,1-11: saluto, ringraziamento e preghiera 3,1-4,9: confidenze ed esortazioni 1,12-2,18: confidenze ed esortazioni 3,1-16: Paolo rivolto a conoscere Cristo Gesù 1,12-26: Paolo testimone di Gesù Cristo 3,17-4,9: i Filippesi invitati ad imitare Paolo 1,27-2,18: i Filippesi invitati a conformarsi a G. Cristo 4,10-20: Ringraziamento di Paolo per gli aiuti offertigli dai Fil. 2,19-30: Timoteo ed Epafrodito inviati 4,21-23: saluti finali e benedizione

Parallelismo interno: ciò che Paolo vive è ad esempio ed edificazione per coloro ai quali ha annunciato il Vangelo (4,9). Il brano coincide quasi totalmente con la parte finale. Lo consideriamo a partire dal v. 12 in base alla scelta operata dalla liturgia. Consideriamo però che: 1) al v. 10 Paolo afferma il sentimento di gioia che ha provato; 2) al v. 11 rimarca la sua libertà dal condizionamento della necessità. Cerchiamo anche una possibile strutturazione tematica dei versetti 12-20.

12: Paolo esprime la sua condizione 17: motivo dell’apprezzamento da parte di Paolo 13: la situazione di Paolo in Colui che gli dà forza 18a: ripresa della situazione personale 14: encomio ai Filippesi 18b-19: il valore del dono in rapporto a Dio Padre in C. Gesù 15-16: condivisione relativa al passato 20: dossologia

Rileviamo elementi di antitesi, di parallelismo, con due elementi di snodo e una conclusione in ascesa, rivolta a Dio. L’inventario semantico ci pone a contatto con termini di uso quotidiano, con un marcato accento economico: povertà/indigenza-abbondanza, sazietà-fame, necessario-superfluo, dono, essere colmo (pleroo) e ciò che i traduttori esprimono con “aprì un conto (logos) di dare ed avere”, dove troviamo l’aoristo del verbo koinoneo, “associare (qualcuno)”, già presente al v. 14 col prefisso sin per indicare partecipazione; ancora al v. 17 troviamo menzione del “conto”. Ma ci sono anche vocaboli tipicamente paolini: il verbo mio (allenare, operare una iniziazione, tipico verbo per i misteri iniziatici), il verbo endinamoo (rendere forte), la thlipsis (tribolazione), l’euangelion (vangelo, intendendo la predicazione), l’ekklesia (chiesa), la doxa (due volte, come magnificenza e gloria). Sono presenti espressioni prese dal culto: dono, profumo, sacrificio, gradimento. E ci sono anche indicazioni di luoghi e persone: Macedonia, Tessalonica, Filippesi, Epafrodito. Segnatamente paolina è poi la preposizione en (in), riferita a Cristo Gesù sia al v. 19 che, con forte probabilità, al v. 13.

Versetto meditativo: Sorgente della mia forza - Rilettura personale: Filippesi 4,12-20

2. Meditare la Parola

Paolo ha già messo in campo il suo paradosso: è in prigione, ma proprio per questo sta dando testimonianza a Gesù nel luogo apparentemente più impenetrabile: il pretorio (1,13). Non solo: la sua condizione ha incoraggiato i credenti nell’annunciare la Parola (1,14). Al termine delle esortazioni, Paolo manifesta la sua gioia per la premura

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Lectio divina: Fil 4,12-20 (9-10-2020) (R. Toni) 2

che i credenti di Filippi gli hanno dimostrato colmando la distanza con un aiuto concreto nei suoi riguardi. Pare che Paolo accetti l’aiuto da parte di una comunità solo dopo essersene andato.

Paolo afferma di “sapere”. Ma questa sapienza non è speculazione; è praticità di vita in due condizioni antitetiche, essere nella povertà ed essere nell’abbondanza. Paolo sa stare in piedi anche di fronte agli opposti, il che fa pensare nel concreto ad una ascesi fisica e psichica che gli consente di non deprimersi e di non esaltarsi. Tuttavia Paolo precisa che questo equilibrio non è autoprodotto. L’uso del verbo greco mio, da cui “mistero”, indica al passivo che la capacità di padroneggiare le situazioni estreme gli è stata data, è frutto di un lavoro fatto su di lui. A rafforzare questo concetto troviamo due antitesi, la prima delle quali allude alla più radicale delle necessità, il nutrimento. Può sembrare il discorso scostante di un uomo che si gloria di bastare a se stesso oppure di un misantropo chiuso nel suo mito di solitudine. Paolo sembra riprendere il “so” ribadendolo come un “posso” che ha addirittura “tutto” per oggetto. Ma è qui che egli manifesta la verità della sua esperienza: “in colui che mi dà la forza”. Ecco chi lo ha “iniziato”. Si riferisce a Gesù oppure a Dio Padre? Se cogliamo la connessione alla “forza nella debolezza” (cfr. 2Cor 12,9-10) e le 167 ricorrenze nelle Lettere paoline della preposizione “in” riferita a Cristo, allora il rimando è cristologico.

Se non gli manca nulla, allora l’aiuto dei Filippesi sembrerebbe inutile. Ma l’indifferenza, seppur “santa”, non è un atteggiamento paolino. Paolo elogia i suoi interlocutori. Hanno fatto una cosa buona (bella), perché hanno preso parte alla sua tribolazione. Un termine, quest’ultimo, che indica in Paolo tutti i disagi vissuti a causa della predicazione del Vangelo (cfr. 2Cor 11,23-27). Una partecipazione che è, espressamente, comunione: comunione dei Filippesi alle tribolazioni di Paolo, così come Paolo vive la comunione alle sofferenze di Cristo (3,10).

C’è una memoria comune, condivisa dall’evangelizzatore e dai suoi destinatari, la memoria degli inizi, letteralmente “il principio del Vangelo”, il momento critico nel quale Paolo si è affacciato alla predicazione in quei luoghi difficili ancora non percorsi dall’annuncio di Cristo (cfr. Rm 15,20). Paolo si compiace di ricordare i tanti gesti di generosità, che vengono riassunti dall’immagine di una contabilità dare-avere. Solo la Chiesa di Filippi ha, “associato” Paolo a una reciprocità sistematica, stretta ed esigente, come quella di un’amministrazione economica. E questo è avvenuto alla partenza dell’Apostolo verso la città che era la capitale della Macedonia, Tessalonica (cfr. At 17,1); in quel luogo, per ben due volte Paolo ha ricevuto il dono dei cristiani di Filippi.

Improvvisamente, però, Paolo interrompe i ricordi per rimettere in campo le sue intenzioni nel presente in cui si trova a scrivere. Essendo capace di bastare a se stesso, Paolo non cerca il dono dei Filippesi. Egli cerca, invece, il frutto “in abbondanza” che va sul loro “conto”. Con la loro carità, attenta e costante, i credenti di Filippi acquisiscono un frutto sul piano di un’altra “Amministrazione”, che Paolo introduce passando dal frasario economico a quello cultuale. Già ha detto di essere abituato a tutto; ora l’Apostolo afferma di avere necessario e superfluo, di essere riempito dei doni (denaro? beni?) portati a nome della comunità di Filippi da Epafrodito, fratello e collaboratore (2,25). Questi doni, però, non si fermano a Paolo: essi salgono a Dio, sono profumo, offerta gradita che a Lui piace. Il sostegno all’evangelizzatore diventa culto a Dio; Paolo gioisce dell’aiuto ricevuto non solamente su un piano relazionale orizzontale, ma anche in prospettiva del sacrificio offerto a Dio (cfr. 2Cor 8-9). E in Dio la reciprocità, il dare-avere, è sovrabbondante, così come le espressioni giustapposte indicano: “colmerà”, “sua ricchezza”, “magnificenza”. Hanno soccorso il bisogno di Paolo; Dio soccorrerà il loro bisogno. Lo farà “in Cristo Gesù”: non si tratta quindi del mero bisogno materiale, ma del più ampio bisogno di grazia e di salvezza. Il povero dono dell’uomo è ricompensato dall’incalcolabile dono di Dio.

Grato per quanto sostiene la sua missione e ancora più grato per vedere i cristiani di Filippi maturi nel collaborare all’annuncio della Parola nelle tribolazioni, Paolo conclude la sua espressione di encomio con la lode a Dio che è Padre, la cui gloria è nell’eternità (cfr. Rm 11,33).

Versetto meditativo: Sorgente della mia forza - Silenzio - Musica

3. Per vivere la Parola

La sobrietà è un valore che ci aiuta a vivere in armonia con gli altri e con il mondo. Accontentarsi del poco, allenarsi a resistere alle privazioni, ma anche sapere misuratamente godere di ciò che viene donato; tutto questo fa parte della nostra umanità. Occorre riscoprire che, in fondo, tutto è un dono; contemplare ciò che sostiene la nostra vita non come qualcosa di scontato o di dovuto, ma come segno della benevolenza degli altri e di Dio.

Alla gratuità, che è misericordia, rispondiamo con la gratitudine, al prossimo e a Dio. Questo ci permette di non vivere con indifferenza, la quale fa inevitabilmente scivolare nella pretesa, nella presunzione, nei sistemi di difesa generati dall’orgoglio. Riscoprire la nostra indigenza, il nostro avere bisogno degli altri, ci deve portare a riconoscere nella verità di noi stessi il bene ricevuto. La gratitudine è considerazione del dono, “esplorazione” di quanto riceviamo in quanto realtà importante, ma anche volontà di relazione da parte di chi dona e riceve. Impariamo ad amare, ma anche ad accettare di essere amati.

La fede in Dio Padre che opera in Cristo e nello Spirito è speranza certa che non mancherà la forza nel cammino, qualora ci affidiamo, dentro le incertezze della vita, alla presenza di Dio coinvolto nella storia, il quale, pur essendo Onnipotente, ci chiama a collaborare alla sua opera di salvezza.

Silenzio - Musica - Canto: Chi ci separerà

4. Pregare la Parola

Canto conclusivo: Cristo speranza delle genti