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S ommar ioEditoriale

Una missione speciale

Malattie e povertà

Nuove possibilità di cura degli occhi

Cellule staminali:sorgenti di vita

Controllare il peso

Notizie dalle Sezioni

Aidonews

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Mensile di cultura sanitaria del Consiglio RegionaleAIDO Lombardia -ONLUS

Anno XVI n. 147- luglio 2006

Editore: Consiglio Regionale AIDO Lombardia -ONLUS 24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo 90Tel. 035 235327 - fax 035 244345 e-mail: [email protected]

Direttore EditorialeLeonida Pozzi

Direttore ResponsabileLeonio Callioni

Collaborazioni scientifiche:Dott. Gaetano Bianchi

Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo

Dott. Michele ColledanDirettore Chirurgia Generale III Direttore Centro Trapianti di fegato e di polmoni

Dott. Paolo FerrazziDirettore Dipartimento CardiovascolareDirettore U.O. di Cardiochirurgia

Dott. Amando GambaResponsabile Unità Semplice dipartimentaleCentro Trapianti di cuore

Dott. Giuseppe LocatelliDirettore Dipartimento di PediatriaResponsabile Centro trapianti renali

Dott. Giuseppe Remuzzi

Direttore Dipartimento

di Immunologia e Clinica dei Trapianti

Università Milano Bicocca

Prof. Roberto Fumagalli

Docente

NITp - Nord Italia Transplant

Prof. Cristiano Martini - Presidente

Dott. Mario Scalamogna - Direttore

Istituto Mediterraneo Trapianti e Terapie

di alta specializzazione - ISMeTT

Prof. Bruno Gridelli

Direttore Medico scientifico

Professore di Chirurgia Università di Pittsburgh

Istituto Ricerche Farmacologiche

“Mario Negri” - Bergamo

Dott. Giuseppe Remuzzi - Direttore

Yale University School of Medicine

Dott. Mario Strazzabosco

Professor of Medicine,

Director of Transplant Hepatology

Department of Internal Medicine

Section of Digestive Diseases

Redazione esternaLaura SpositoCristina Grande

Redazione tecnicaBergamo e-mail: [email protected] Seminati

Segreteria e Amministrazione24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo 90Tel. 035 235327 - fax 035 244345e-mail: [email protected]/C postale 36074276Ester MilaniLaura Cavalleri

SottoscrizioniSocio Aido Simpatizzante Sostenitore Benemerito € 30,00 € 40,00 € 70,00 € 90,00

C/C postale 36074276 AIDO Cons.Reg.LombardiaONLUS Prevenzione Oggi

Si contribuisce alle spese di stampa come amici.

Il socio sostenitore ha diritto a n. 9 copie aggiuntiveall’anno da omaggiare a un’altra persona previasegnalazione all’atto della sottoscrizione.

Stampa

CPZ - Costa di Mezzate BG

Reg. Trib. di Milano n. 139 del 3/3/90

Le informazioni contenute in questo periodicovengono trattate con liceità, correttezza e tra-sparenza conformemente al D.lgs. n. 196 del 30giugno 2003 “Codice in materia di protezionedei dati personali”.

Chiusura per ferieComunichiamo

che la sede regionale sarà chiusa per ferie

dal 4 al 27 Agosto

riaprirà lunedì 28 Agosto

Con il mese di luglio consegniamo ai nostri cari lettoriuna rivista particolare, più "leggera" e ricca di argo-menti rispetto alla tradizione.

È un po' il nostro modo di augurare "buone vacanze" nella speranza che"Prevenzione Oggi" possa essere un'interessante e piacevole compagnianelle settimane tradizionalmente dedicate al riposo e al relax.Fedeli alla tradizione continuiamo però ad offrire ai lettori una rivistaricca di positività e di fiducia nel futuro, con tanti articoli dedicati allaprevenzione, alla cura, alla salute, alle "ragioni della speranza".Nel prossimo mese di agosto gli uffici dell'Aido Lombardia rimarrannochiusi per il consueto periodo feriale, dopodiché torneremo alla cura deinostri compiti con rinnovato entusiasmo e la fiducia di rappresentareun'Associazione che cresce e fa crescere la comunità civile, impegnata alottare contro la sofferenza e la malattia.Ci aspetta un autunno ricco di manifestazioni con il completamento delprogramma predisposto per celebrare il 35° di fondazione del Dob(Donatori Organi Bergamo), divenuta successivamente Aido(Associazione Italiana Donatori Organi).Un impegno particolare lo dovremo riservare alla nostra regione, dovenonostante le enormi potenzialità cliniche e sociali, fatica a riprenderequota il numero delle donazioni. Un problema tanto più grave se consi-deriamo che la chirurgia dei trapianti in Lombardia è ai primissimiposti nel mondo. Abbiamo una grande potenzialità ma non siamo ingrado di sfruttarla. Per questo dovremo attivarci per coinvolgere mag-giormente l'istituzione regionale lombarda, affinché le strutture sanita-rie siano messe nella condizione di lavorare al meglio, valorizzando ladedizione di numerosi dirigenti, ricercatori e medici impegnati nel setto-re dei trapianti.Poiché siamo convinti che si possa fare molto di più abbiamo il doveremorale e civile di non lasciar passare altro tempo perché chi sta male esoffre o è in pericolo di vita, non si può permettere di aspettare oltre. Lasofferenza, lo sappiamo, non va in ferie, non dà scampo. Riprenderemopoi in autunno il nostro lungo cammi-no attraverso le strutture ospedaliereregionali, con una particolare attenzio-ne per le realtà di Milano, un'eccellen-za mondiale nell'ambito sanitario.Concludo augurando a tutti coloro chesono in vacanza un periodo sereno e diriposo vero. Un saluto particolare pergli ammalati in attesa di trapianto, conuna promessa: l'Aido non vi abbandonae continua la lotta al vostro fianco.

Leonida Pozzi Inco

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In copertina:«I SEGNI DELL’ACQUA»©

foto di Giuseppe Pellegrini - Mantova

“La linea dell'orizzonte, a perpendicolo sulla libera turbolenza dell'acqua, richiamail concetto di stabilità.Ma forti emergono le sensazioni di movimento che la scia dinamica esprime.Lontano dall'orizzonte, la spuma proietta il pensieroverso sogni di avventura, desiderati spazi di libertà”.

Tempo di vacanze, di riposo e di relaxMa il nostro pensiero è rivoltoa chi soffre nell’attesa di un trapianto

Lutto in RedazioneNei giorni scorsi è improvvisa-mente mancato il signor Pietro

Grande, papà della nostrapreziosa collaboratrice signora

Cristina. Da parte di"Prevenzione Oggi" e dell'AidoLombardia le più sentite con-

doglianze e un ideale affettuoso abbraccio.

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Sulle ali del sogno, per un voloche non conosce limiti e puòessere anche curativo.Un'Associazione di Milano di

questa scoperta ha fatto il suo vessillo.A goderne tanti bambini malati e leloro famiglie.

Se si dovesse paragonarla all'analo-ga esperienza americana, verrebbeda ribattezzarla "Mission impossi-ble", tanto è complesso in Italiaveicolarne il messaggio e farne per-cepire tutta la portata terapeutica.Il suo nome è invece "Missione

Sogni" e le sue "eroine" non menodeterminate di Tom Cruise nellosfidare le avversità di un contestoculturale che certo non facilita illoro compito. Stiamo parlando diuna Associazione Onlus di Milanoche dal 2003 si adopera su tutto ilterritorio nazionale a favore dibambini e adolescenti affetti dagravi malattie o handicap (dai 5 ai21 anni) e troppo spesso costretti alunghe degenze in ospedale. Lo faprendendosi cura di quanto di piùprezioso può avere un bambino chesoffre, specie se di una patologia

Una«Missione»

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cronica: la capacità di sognare."Quando ho fondato MissioneSogni, l'ho fatto sull'onda diuna esperienza personale -racconta con enfasiAntonella Camerana, suoattuale Presidente."Frequentando lo SloanKettering Hospital diNew York, uno dei centripiù importanti al mondoper la cura dei tumori incui era ricoverato mionipote, ho avuto modo diconoscere una straordinariaorganizzazione che opera alsuo interno e ne sono rimastaaffascinata. Si chiama DreamTeam e grazie a uno staff compo-sto da centinaia di volontari realiz-za, senza limiti di età, i sogni deimalati, con una media di circa30.000 all'anno. Perché - mi sonodetta - non riproporre questa espe-rienza anche in Italia, calibrandolain particolare sulle esigenze deibambini e degli adolescenti?".Detto, fatto. Al rientro dagli States,l'avventura di Missione Sogni hasubito preso avvio e, pur contandosu pochi mezzi e un esiguo staff di5 operatori e 3 volontari, è riuscitain tre anni a realizzare oltre 150sogni". C'è Sara, una bambina di 11 anni,affetta da una rara malattia geneti-ca, che al Delfinario di Antibes, inFrancia, è riuscita a nuotare incompagnia del simpatico cetaceo,dopo che questo sogno, coltivatofin da piccola, l'aveva aiutata a dedi-carsi con costanza al nuoto e asuperare molti dei problemi fisicilegati alla sindrome. C'è Alessio,disabile mentale di 14 anni, chesognava di diventare pompiere e hapotuto partecipare a una esercita-zione dei "colleghi" di una Casermadi Milano. C'è Edoardo, 16 anni, unragazzino down, velocissimo nelnuoto, che volendo misurarsi condei veri campioni, ha "sfidato" inpiscina Klaus Lanzarini e AndreaRighi, passando un pomeriggio in

l o r ocompagnia.C'è Elia, un adolescente con unagrave forma di cardiopatia, che hapotuto coronare il sogno di recarsia Londra e visitare il Museo dellecere, sua autentica passione. C'è....el'elenco dei nomi potrebbe conti-nuare a lungo, ognuno con il suofardello di sofferenza, ognuno conla possibilità, almeno per una volta,di accantonarla. Solerte "fatina" del TerzoMillennio, Missione Sogni trasfor-ma in realtà i desideri di giovanivite sgualcite prematuramentedalla prova della malattia, per resti-tuire loro il sorriso della speranza.La metodologia adottata è sempli-ce: genitori, medici, volontari eassociazioni operanti in variOspedali, segnalano i sogni deibambini malati allo staffdell'Associazione che, affiancato daun prestigioso Comitato scientificocomposto da autorevoli professio-nisti sanitari, si premura di valu-tarne la fattibilità con la riservatez-za che la situazione richiede, facen-dosi carico di tutti gli aspetti orga-nizzativi ed economici."Esaudire il sogno di un bambinoaffetto da gravi patologie, per giun-

Vuoisegnalare un sogno?

Basta telefonare o scrivere a "Missione Sogni",specificando la storia del bambino (corredata

da un certificato medico)e il sogno che si vuole realizzare.

Per informazioni:Missione Sogni Onlus, via G.G. Mora 9 20123 Milano. tel. e fax 02/8361109;

e-mail. [email protected];www.missionesogni.org

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t ain con-dizioni economiche svantaggiate -continua Antonella Camerana, illu-strando il punto sorgivo dell'opera-tività dell'Associazione - equivale aqualcosa di più che offrirgli sempli-cemente un momento magico daricordare, anche se già questo diper sé può essere un regalo gran-dissimo. Significa piuttosto fornir-gli una sorta di "medicina delcuore", capace - per la gioia cheporta - di alimentare le sue residueenergie nascoste e di fargli affron-tare meglio la criticità della situa-zione vissuta". Una valenza tera-peutica che ci viene confermataanche dal Dott. Flavio Cimorelli,neuropsichiatra infantile, in forzaalla fondazione Don Gnocchi."Realizzare il desiderio di un bam-bino che sta male - che si traducanel favorire l'incontro con il perso-naggio preferito, in un viaggio onel dono di un oggetto particolar-mente caro - vuole dire valorizzarela sua parte sana, distogliendone ilpensiero dalla malattia e da unaquotidianità spesso estenuante diricoveri ospedalieri, visite speciali-stiche ed esami diagnostici. Ma c'èanche un altro aspetto non trascu-rabile che merita di essere sottoli-neato: quello affettivo del sentirsiamati e ben voluti da qualcuno inmodo speciale, cosa che - specie inun bambino malato - può rafforzar-ne l'autostima, rompere le barrieredella solitudine, ridurre il senso di

diversità e in sostan-za, infondere una sen-

sazione di maggioreserenità". Alla luce di

queste considerazioni, chegiustificano la serietà con cui

l'Associazione svolge la sua deli-cata missione, centocinquantasogni realizzati in tre anni potreb-bero sembrare un risultato oltre-modo positivo. Di tutt'altro avvisola Presidente, che per tutti i bambi-ni penalizzati dalla malattia caldeg-gia un più ampio orizzonte di pro-spettive."A differenza di quantoaccade negli Stati Uniti, dove que-sto tipo di esperienza gode di moltapopolarità perché le viene ricono-sciuta l'attitudine di stimolare l'ot-timismo dei piccoli pazienti, la loroforza di volontà e la capacità di rea-gire alla malattia, qui la sua poten-zialità di intervento in situazionipsicologicamente molto difficilinon è ancora adeguatamente rece-pita. Questa è l'altra sfida diMissione Sogni e noi siamo prontia raccoglierla". A dimostrazioneche non sono vacue parole pro-grammatiche sta l'operosità dellostaff, evidentemente contagiato dalcipiglio combattivo di AntonellaCamerana. "Il lavoro da fare èenorme - dice Silvia Ferrario,responsabile della comunicazione -specie sul piano della corretta tra-smissione del messaggio. Sentiamodi avere un compito importante,per certi versi molto affine a quellodell'AIDO: il desiderio di migliora-re la qualità di vita di personeafflitte da gravi patologie, moltospesso invalidanti. Voi lo fate soste-nendo il loro sogno di sopravviven-za, noi quel piccolo sogno partico-lare che può aiutarli a non arren-

Lo staff di Missione Sogni al completo, Presidente,

collaboratrici e volontarie

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dersi allo sconforto". Passare dallanobiltà degli intenti alla loro effica-ce percezione da parte dell'opinio-ne pubblica - come ben sappiamonoi dell'AIDO - può essere peròtutt'altro che facile. "Tantisono i limiti con cui ci scon-triamo nel seguire la nostramissione - racconta ancorala Presidente -: innanzitutto la difficoltà a faremergere il sogno; mentreun adulto ha più presenteil proprio desiderio e sameglio articolarlo, unbambino ha bisogno diessere aiutato a metterloa fuoco e questo compor-ta il rischio che la media-zione della famiglia possafuorviarlo". In che modo?Lasciando che il sogno siestrinsechi sempre e sol-tanto nell'incontrare per-sonaggi famosi del mondodello sport e dello spetta-colo, conseguenza dell'ec-cessiva influenza di unacerta cultura mediatica chenon aiuta ad andare inprofondità. "In sé è bellissimoche i bambini incontrino i lorobeniamini - prosegue la Ferrario- specie se in essi identificano unmodello ideale, su cui possonoproiettare le loro aspettative per ilfuturo. Il problema è che con alcu-ni vip il contatto si può ridurreall'autografo perché non sempresono disposti a implicarsi in unrapporto che abbia un prosieguo eperché anche chi dà questa disponi-bilità, soprattutto se sensibile,tende a tenersi in disparte perpaura di spettacolarizzare la malat-tia". Meglio allora, per il benesseredei bambini, puntare sul migliora-mento della qualità del sogno, siaperché possa essere meno fine a sestesso e quindi più costruttivo, siaperché la sua traduzione concretapossa avere la caratteristica di unamaggiore durata nel tempo."Muoversi in questa direzione, a

c u is t i a m oattualmentededicando tutte le nostre energie -interviene nuovamente AntonellaCamerana - richiede molta compe-tenza e tanta, tanta delicatezza per-ché significa sondare l'intimitàdelle emozioni di un bambino, nelmomento in cui la malattia tende arenderle ancora più vivide. Per for-tuna possiamo contare sull'ausilioprezioso di medici e psicologi ope-ranti nei reparti pediatrici dellestrutture ospedaliere, cosa che

Ilsogno

diventa filmPer l'edizione Junior di quest'anno, che è

dedicata a piccoli registi in "erba" dellescuole primarie e secondarie svoltosi dal 26al 28 giugno scorso, Capalbio Film Festival,

noto concorso internazionale di cinematogra-fia, ha scelto come tema "Il Sogno di Vita",

ispirandosi al lavoro svolto da Missione Sogni.Al cortometraggio che meglio ha rappresenta-to il sogno, nella sua valenza di aspirazione divita dentro la condizione di malattia o di infer-mità, è andato un Premio Missione Sogni. Leproiezioni sono state organizzate presso alcu-

ne strutture ospedaliere pediatriche italiane(Meyer di Firenze, Niguarda, Istituto dei

tumori e De Marchi di Milano) e sono stati igiovani pazienti ivi ricoverati a decretare ilfilmato vincitore, allo scopo di offrire lorouna duplice opportunità: la partecipazio-

ne a un'attività ludica che li distolgadalla difficoltà della degenza e unariflessione sul sogno come compo-nente importante della percezione

di sé e delle proprie capacità.

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sostanziaanche scientifi-camente il nostro sforzo".E non c'è come intrattenersi con ibambini e le loro famiglie per ren-dersi conto di quanto finora questoassiduo impegno non sia statovano, a dispetto di tutti i confronticon l'esperienza d'oltreoceano e ditutta la fatica spesa a ricercare pos-sibili forme di finanziamento. Chi infatti ha visto esaudito il pro-prio desiderio, non solo ne parlacome di una esperienza indimenti-cabile ma anche come di una venta-ta di fiducia nel futuro. "Dopo quel-lo che mi è capitato a Milano - dicePasquale, ragazzino di Foggiaaffetto da gravi problemi ossei cheè riuscito ad assistere a un incontrodi wrestling - mi auguro che la vitami sorrida come in questa occasio-ne". Chi dall'altra parte, come igenitori, ha sollecitato la concretiz-zazione dei sogni dei propri figliper vederli felici, non può non esse-re grato per il regalo ricevuto. "Viringrazio immensamente - dice la

madre di Mattia - perché vedere etoccare i delfini lo ha riempito digioia, una gioia che continua a rac-contare a tutti quelli che incontra.Considerato che il bambino si recaquattro o cinque volte al mese inospedale, il fatto di spostarci dacasa non per le consuete cure maper qualcosa che desiderava tanto èstato bellissimo". "I sogni son desi-deri di felicità", cantavaCenerentola in uno dei cartoni ani-mati più amati dai bambini ma l'e-sperienza dice - e la finalità diMissione Sogni conferma - che per-ché non siano aleatori occorre chequalcuno li avveri e che di questoqualcuno ci sia dato di conoscere ilvolto.

Laura Sposito

La Presidenteconsegna un computer

portatile destinato ai ragazzi in dialisipresso la clinica De Marchi di Milano

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N udi ed anonimicorridoi di ospeda-le, lunghi perioditrascorsi lontanoda casa, faticose

trasferte per sostenere pesanti tera-pie. Nel grigiore a cui sembra con-dannare la stagione della malattia,anche un sogno colorato a cuiaggrapparsi può fare la differen-za.

Un giornocon i NomadiEmilia e la sua rara malattiagenetica. Emilia e due trapiantidi fegato in 13 acerbi anni "vis-suti pericolosamente". Emilia eil suo sogno di incontrare il

complesso preferito. "C'erano veramente tutti ederano proprio lì per me - dicenella lettera di ringraziamentoinviata a Missione Sogni -. Chestupore vedermi salutare daDanilo Sacco (la voce deiNomadi, Ndr) in quel modo cosìparticolare! E’ stato un tale sus-seguirsi di emozioni che quasinon riuscivo più a parlare ed èmolto difficile che io rimangasenza parole". Un magico, inne-vato pomeriggio di inverno suc-cede l'imprevedibile ed Emiliasi ritrova faccia a faccia con isuoi beneamati musicisti, diret-tamente nella loro sala di inci-sione. Anche loro, come lei, abi-tano nel Reggiano e farli cono-scere non è affatto difficile. Perla ragazzina è un grande

Largo aisogni

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momento di gioia, quasi unararità nella sua travagliata esi-stenza, caratterizzata già daiprimi mesi di vita dalla scoper-ta di un grave deficit del ciclodell'urea; il nome tecnico èOCT, Ornitin CarbamilTransferasi, una malattia meta-bolica ereditaria, dovuta all'as-senza o carenza di uno deglienzimi intracellulari deputatialla produzione di energia nel-l'organismo, che la costringe finda neonata a una dieta rigidissi-ma a base di proteine, supporta-ta da miscele di aminoacidi eterapie farmacologiche a base disodio-benzoato. In 6 anni diandirivieni dall'Ospedale SanPaolo di Milano i ricoveri non sicontano più e coincidono con imomenti di massimo scompen-so metabolico: ammonio e tran-saminasi arrivano alle stelle,per fortuna senza i danni cere-brali che ci si aspetterebbe inquesti casi. Nell'ottobre del '99,dopo che all'ennesimo scompen-so subentra il coma epatico, nelcorso di due drammatici ricove-ri in rianimazione, prima al SanPaolo e poi all'OspedalePediatrico Buzzi, emerge inEmilia una grave intolleranzaall'unico farmaco che fin a quelmomento le aveva consentito dicontenere l'innalzamento del-l'ammonio. A quel punto resta-no poche alternative e i mediciconcordano nel suggerire il tra-pianto di fegato. Durante un

viaggio inInghilterra perun consulto con

la Prof.ssa MieliVergani, sugge-rito dai profes-sionisti del San Paolo, la dotto-ressa consiglia ai genitori dellabambina di rivolgersi all'equipedel Prof. Gridelli, presso iRiuniti di Bergamo. Il trapiantoavviene il 31 gennaio del 2000:Emilia ha solo 7 anni e per altri4, pur con tutti i controlli delcaso, riprenderà una vita "nor-male". Poi nuovamente unsegnale di allarme, imprevisto,terribile: vomito, accompagnatoda livelli allarmanti di bilirubi-na nell'urina. Dopo 4 biopsie,dagli esiti altalenanti, la dia-gnosi non lascia spazio a dubbi:è rigetto. Il 23 maggio del 2004il secondo trapianto stabilizzala situazione e restituisce adEmilia una buona qualità divita. La voglia di vivere invecenon le è mai mancata, forseanche per merito dei suoi geni-tori. Durante una puntata diVerissimo, noto rotocalco tele-visivo, la mamma Renzaapprende la notizia dell'esisten-za di una Associazione che rea-lizza i sogni dei bambini malati.Senza neanche troppa convin-zione e all'insaputa della figlia,scrive una mail raccontando ilsogno di Emilia: incontrare ilgruppo dei Nomadi per il qualeha una autentica venerazione.Passano molti mesi, poi inaspet-tamente arriva la telefonata. Ipreparativi fervono all’insaputa

Elia al Museo delle cere di Londra

Sara e il suo amico delfino

di Emilia: mamma e papà pren-dono di nascosto il suo diario etutti i CD del complesso e conla scusa di portarla in montagnafanno una "strana" deviazioneverso il luogo dell'appuntamen-to. E' il 29 novembre del 2004:Emilia entra nella sala di inci-sione e rimane allibita, il sognosi è materializzato. "Vedere gliocchi di mia figlia illuminarsiper la gioia è stato quanto di piùbello avessimo potuto immagi-nare per lei, nel tentativo difarle vivere un momento chepoteva ricordare per sempre -racconta la signora Renza - èstata un'esperienza che mi sentodi consigliare achiunque abbiabisogno, anche perla disponibilitàeccezionale che glioperatori hanno avutoverso Emilia, preoc-cupandosi fin neiminimi dettagli chefosse contenta".Parlare con BeppeCarletti e Danilo Sacco, com-mentare con loro la storia delgruppo immortalata da alcunigiganteschi poster appesi allepareti, assistere alla stesuradella bozza di una loro canzone

per la ragazzina è stata unaavventura talmente straordina-ria, da non esitare a definirla"l'esperienza più bella della miavita, capace di regalare uno spi-raglio di luce a periodi neri per-ché... anche i più deboli sonoeroi".

Un PCper amicoSofia è una adolescente origina-ria del Marocco, che vive aBrescia con la famiglia da moltotempo. Frequenta la prima

superiore di unistituto tecnico euna volta preso ildiploma, vorrebbe

lavorare in unaagenzia diviaggi. Da piùdi due anni è indialisi presso la

clinica De Marchidi Milano, per una seria insuffi-cienza renale. Una prima avvi-saglia del problema si era mani-festata nel 2001, ma in formalatente. Nel 2004, durante l'in-verno, Sofia dà segnali di una

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Anche i più debolisono eroi“ ”

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inconsueta stanchezza. Si pensainizialmente all'influenza di sta-gione, poi gli esami diagnostici,raccomandati dal medico difamiglia, evidenziano un livelloelevatissimo di sangue nelleurine. La ragazzina viene rico-verata per una settimana nell'o-spedale cittadino che, accertatala gravità della situazione e nondisponendo di un centro pedia-trico per la emodialisi, provvedea trasferirla a Milano. OggiSofia si reca alla De Marchi tregiorni alla settimana sottopo-nendosi ogni volta alla terapiaper più di tre ore consecutive.Un grande sacrificio, che hadiverse ricadute sullo stile divita di Sofia. Sul piano fisicoalla pesantezza della cura siaggiunge la fatica di doversisvegliare di buon mattino perprendere in tempo il treno chepercorre la tratta Brescia-Milano. Sul piano della crescita

personale, la permanenza inOspedale tre giorni alla setti-mana comporta una scarsa con-tinuità negli studi. Una penaliz-zazione non da poco a cui faperò da contraltare il grandedesiderio di Sofia, confidato ungiorno alla psicologa del repar-to e riferito a Missione Sogni:poter disporre di un computer,con collegamento internet, percomunicare con compagni einsegnanti. Un modo per nonperdere spiegazioni didattica-mente importanti, ma anche permantenere un contatto relazio-nale-affettivo con i coetanei."Non è affatto scontato - rac-conta Sofia con entusiasmo -che quando chiedi qualcosa tivenga dato e per giunta in brevetempo! Con Missione Sogni èaccaduto e ciò mi ha permessodi dare forma a un desiderio acui tenevo molto. Adesso, oltread usare il PC per la scuola, mi

diverto a navigare inInternet, scaricare testi ininglese, girare il mondosia pure in modo virtuale.Recentemente sono ancheentrata nel sitodell'Associazione e mi èpiaciuto molto leggere letestimonianze di altriragazzi, che come me,hanno visto concretizzarsii loro sogni. Alla nostraetà - prosegue Sofia -con-tano tantissimo e nonimporta affatto se riguar-dano lo spazio di un gior-no o tutta la vita. Fosseanche per poco, l'esperien-za che ti è offerta di vivereè qualcosa che porti sem-pre con te".

Laura Sposito

Pasquale e la mammain visita a Milano per conoscere i campioni del Wrestling

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C'è una dichiarazioneinternazionale chegarantisce il dirittoalla salute e al benesse-re. È del 1948 ed è

stata approvata dall'Assemblea genera-le delle Nazioni Unite: articolo 25,commi 1 e 2. In sintesi recitano: Ogniindividuo ha diritto a un tenore di vitasufficiente a garantire la salute e ilbenessere proprio e della sua famiglia,con particolare riguardo all'alimenta-zione, al vestiario, all'abitazione, allecure mediche e ai servizi sociali neces-sari; e ha diritto alla sicurezza in caso didisoccupazione, malattia, invalidità,vedovanza, vecchiaia o in ogni altrocaso di perdita dei mezzi di sussistenzaper circostanze indipendenti dalla suavolontà.Oggi a che punto siamo, a quasi ses-sant'anni da questo solenne impegnodella comunità mondiale? Purtroppo

molto lontani dall'obiettivo. Già qual-che anno fa, gli Stati membri delleNazioni Unite si erano chiamati a con-vegno e avevano individuato gli obiet-tivi più urgenti per rispondere allegrandi sfide che affliggono la famigliaumana. Così dopo tanto discuterehanno indicato il 2015 come anno incui conseguire alcuni obiettivi di svi-luppo: eliminazione della povertà estre-ma e della fame, raggiungimento dell'i-struzione primaria universale, promo-zione della parità tra i sessi; riduzionedella mortalità infantile, guerraall'Hiv/Aids, alla malaria e alle altremalattie pandemiche. Infine impegnodi tutti per la sostenibilità dello svilup-po ambientale.Mentre però l'umanità è impegnata acostruirsi il proprio piccolo "paradisoterrestre", ricco di solidarietà e condi-visione (se mai un giorno ci sarà), alcu-ne ricerche sembrano dimostrare che

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non basta migliorare le condizioni divita per stare meglio, tutt'altro. Seprendiamo come parametri di riferi-mento la salute e la malattia, scopriamoche ci sono vasti strati di popolazione diPaesi ricchissimi che "si sentono" pove-ri e per questa ragione si ammalano dipiù. Al contrario, chi vive in Paesi pove-ri ma percepisce la propria esistenzacome "dignitosa", si ammala meno.In un lungo e dettagliato articolo pub-blicato su "Le Scienze" (edizione italia-na di Scientific American) del febbraioscorso, a cura di Robert Sapolsky,emerge infatti che esiste un "gradientesocioconomico" nell'ambito dellesocietà occidentalizzate, che dà luogo amalattie di tipo respiratorio e cardiova-scolare, ulcere, disturbi reumatici,malattie psichiatriche e diversi casi ditumore. "Non si tratta di un fenomenostatistico trascurabile - scrive l'autore deltesto -. Se confrontiamo gli scalini più alticon quelli più bassi della scala dello statussocioeconomico, per alcune malattie ilrischio varia fino a dieci volte. Alcuni Paesimostrano una differenza da cinque a diecianni nella speranza di vita nell'ambitodello spettro dello status. Tra le nazionioccidentali, gli Stati Uniti presentano ilgradiente più pronunciato: per esempio, inAmerica, i maschi bianchi più poveri muio-no in media dieci anni prima dei più ric-chi".Da che cosa è generato questo legamefra condizioni socioeconomiche e salu-te? Non è facile dare una risposta,anche se appare ormai evidente che c'èuna forte interattività tra i fattori: unbasso status socioeconomico generacondizioni di cattiva salute, ma anchenon essere in buona salute può provo-care condizioni socioeconomiche diffi-cili.C'è di più. Secondo uno studio condot-to su un campione di suore anzianeamericane: "Tutte avevano preso i voti dagiovani e avevano trascorso molti anni con-dividendo la stessa dieta, la stessa assisten-za sanitaria e lo stesso tipo di abitazione.Eppure, una volta raggiunta la terza età, imodelli di malattia, l'incidenza di demen-za e la longevità erano ancora significati-vamente influenzati dalle condizioni

socioeconomiche in cui vivevano quandoerano entrate in convento, almeno mezzosecolo prima".Questa ricerca sembra dimostrare chela condizione "di nascita" influenza ilfuturo ancora per molto tempo.Alcune dinamiche sono state illustratedai Famosi "studi Whitehall" (cosìdefiniti perché condotti nel quartiere diLondra dove hanno sede il Governo e iMinisteri). Autore degli studi MichaelMarmot, dello University College diLondra, che vi ha speso ben trent'anni.Marmot e colleghi, scrive Sapolsky"hanno documentato una serie di gradien-ti sociali in una popolazione opportuna-mente stratificata, vale a dire i dipendenti

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dell'Amministrazione statale britannica, apartire dai lavoratori manuali fino ai diri-genti di alto livello. I fattorini e gli addettialla manutenzione, per esempio, hannotassi di mortalità molto elevati in relazionea patologie cardiache croniche rispetto agliamministratori e ai professionisti. E lamancanza di accesso all'assistenza medicanon può spiegare il fenomeno, dato che laGran Bretagna, a differenza degli StatiUniti, garantisce un'assistenza sanitaria atutti. Gradienti simili si presentano anchein altri Paesi che hanno una sanità pubbli-ca, tra cui paradisi dell'assistenza medicacome la Scandinavia, e le differenze resta-no significative anche dopo che è statoincluso il fattore dell'effettivo ricorso alle

prestazioni mediche da parte dei soggetti.Un'altra scoperta importante è che le varia-zioni socioeconomiche esistono per malattieper le quali la possibilità di accedere a curemediche è irrilevante. Nessun numero dicontrolli medici, esami del sangue e altritest può cambiare la probabilità di contrar-re il diabete di tipo 1 (diabete giovanile) ol'artrite reumatica, eppure entrambe lepatologie sono più comuni tra i poveri.Un'altra spiegazione "ovvia" è incentratasugli stili di vita poco salutari. Scendendo igradini della scala sociale nelle società occi-dentalizzate, si registra nei soggetti unamaggiore tendenza al fumo di sigaretta,all'abuso di alcolici, all'obesità e al vivere inquartieri violenti, degradati o ad alta den-sità di popolazione. Inoltre i poveri hannomeno probabilità di avere accesso ad acquapulita, cibo sano e palestre, per non parlaredi un riscaldamento adeguato d'inverno edell'aria condizionata d'estate. Così sembraevidente che uno status socioeconomico piùbasso "entri nel sangue" aumentando irischi e diminuendo i fattori protettivi".Sorprende però che questi rischi e fat-tori protettivi riescano a spiegare la dif-ferenza solo in minima parte. Neglistudi Whitehall, fattori come il fumo eil livello di attività fisica erano respon-sabili di appena un terzo della variazio-ne. Lo stesso risultato si ricava da studiche confrontano la salute e il benesseretra le nazioni, anziché all'interno diognuna di esse."È ragionevole supporre - scriveSapolsky - che più un Paese è ricco, piùsono le risorse finanziarie a disposizionedei suoi cittadini per acquistare protezioneed evitare i rischi. Se così fosse, la salutedovrebbe migliorare in modo incrementalesalendo la scala del benessere tra le nazioni,così come tra i cittadini all'interno dellesingole nazioni. Ma così non è. Al contra-rio, nel quarto più ricco dei Paesi delmondo non c'è alcuna relazione tra ilbenessere economico nazionale e la salutedella popolazione. Insomma, l'accesso el'uso dell'assistenza sanitaria, l'esposizioneal rischio e i fattori protettivi riescono aspiegare il rapporto tra status socioecono-mico e salute molto meno bene di quanto cisi potrebbe aspettare. Perciò bisogna chie-dersi se la maggior parte della variazione

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non derivi piuttosto da altre considerazio-ni: le conseguenze psicosociali dello status".Questa è la chiave di volta delle ricer-che scientifiche più recenti: l'importan-za dello stress psicosociale. Come sap-piamo, lo stress, è una risposta dell'or-ganismo a situazioni particolari cherichiedono attenzione ed energie fuoridalla norma. Negli animali, per esem-pio, lo stress ha la durata della situazio-ne drammatica ed è spesso legato allanecessità di attivare tutto quanto possi-bile per salvare la vita. Però poi si tornaad una condizione "normale" che è lacondizione-tipo della vita.Diversamente, nell'uomo la condizionedi stress può durare giorni, mesi, anni...con risultati fortemente negativi.Infatti, scrive Sapolsky, "purtroppo lareazione del nostro organismo, pur essendoadeguata a uno stressore fisico acuto, èpatogenica per lo stress psicosociale prolun-gato. L'aumento cronico del tono cardiova-scolare induce ipertensione causata dastress. La mobilitazione costante di energiaaumenta il riscio o la gravità di malattiecome il diabete di tipo 2 (diabete adulto).L'inibizione prolungata di funzioni comela digestione, la crescita, la riparazione deitessuti e la riproduzione (inibizione fun-zionale a dare una risposta eccezionaledell'organismo in una situazione dipericolo: NdR) aumenta il rischio di varidisturbi gastrointestinali, di arresto dellacrescita nei bambini, difficoltà di ovulazio-ne nelle femmine e disfunzioni erettili neimaschi. Una reazione immunologica dastress troppo estesa finisce per sopprimerel'immunità, compromettendo le difese che incondizioni normali mettiamo in campocontro le malattie. E l'attivazione cronicadella reazione da stress compromette i pro-cessi cognitivi e la salute, nonché il funzio-namento e perfino la sopravvivenza, dialcuni tipi di neuroni".Si pone in questo modo, dopo il proble-ma della povertà come causa dellemalattie, anche il problema di chi pove-ro non è in termini concreti e assolutima si sente comunque inferiore (e quin-di sostanzialmente "povero") rispettoagli altri che vivono nella sua comu-nità.Si può quindi affermare che "maggiore

è la disparità tra i redditi di una nazio-ne, peggiore è la salute media dei suoicittadini".Stando così le cose si renderà necessa-rio affrontare il tema della povertà edella malattia non più solo come unapromozione dei più poveri del mondoverso una condizione di maggioridisponibilità, ma anche di una equadistribuzione fra i componenti di unastessa società.Nel frattempo però non possiamo per-dere di vista i bisogni di una larga fettadel mondo che vive in condizioni subu-mane. Ci riferiamo ad alcuni Paesidell'Africa, così come dell'Asia edell'America meridionale.Ma anche in Europa c'è ancora moltoda fare. In un recento convegno dellaCaritas italiana, svoltosi a Torino, sonostati illustrati alcuni dati sulle condizio-ni delle famiglie in Europa; si tratta dicifre che non hanno bisogno di grandicommenti: "In linea generale più di 55milioni di europei sono a rischio di povertà,incluso un bambino su cinque. Il redditomensile in Russia oggi è di 88 euro, inGeorgia 102 e in Lituania 103. Di contronel Regno Unito è di 1.090 euro, inAustria di 1.420". "Le famiglie più povere- spiega la Caritas italiana - sono rappre-sentate in Europa da genitori soli (special-mente se donne), famiglie numerose, perso-ne sole (anziani, ma non solo. Basti pensa-re ai giovani emarginati, disoccupati...),famiglie con la presenza di malattie croni-che o disabilità, migranti e rifugiati anche,e soprattutto, quando rientrano nei loroPaesi di origine a seguito del termine deiconflitti, famiglie di minoranze etniche,specie i Rom, i sottopagati e i disoccupati.Una costante preoccupazione è la grandeesposizione dei bambini alle conseguenzedella povertà: analfabetismo, malattie, sot-tonutrizione, delinquenza minorile, vita instrada".La povertà quindi è anche nelle nostrefamiglie. "In particolare - conclude laCaritas - la necessità di cura della salutesta diventando una costante sempre piùdrammaticamente presente".Sono dati che ci impongono una atten-ta riflessione.

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Nel corso dell'evoluzione, l'oc-chio è sicuramente l'organoche ha raggiunto il più alto

grado di sofisticatezza all'interno del-l'organismo umano, poiché è prepostoa compiere una funzione unica inquanto a complessità. La vista è, infatti, resa possibile da unmeccanismo molto delicato che rap-presenta un potente strumento anostra disposizione per avere una per-cezione completa della realtà che cicirconda e per poter condurre una vitain piena autonomia. Le malattie legateall'apparato visivo possono risultarequindi decisamente debilitanti percolui che ne soffre, anche quando nonsi manifestano nelle forme più gravi enon comportano la cecità assoluta. È proprio per questo motivo che lascienza medica è oggi fortementeimpegnata nel tentativo di dare unarisposta soddisfacente sia a quelleforme di miopia, presbiopia ed astig-matismo per le quali è possibile una

correzione attraverso l'utilizzo di lentied occhiali, sia a problematiche visivepiù importanti, a causa delle qualicirca due milioni di persone in Italiapossono considerarsi ipovedenti, cioèin una condizione di mancanza d'auto-nomia generata da una capacità visivaresidua inferiore ai tre decimi.Nel corso di questi anni, la ricerca haraggiunto degli ottimi traguardi eprocede incessantemente attraversostudi sempre più dettagliati, condottial fine di comprendere meglio il fun-zionamento dell'occhio umano e diavere una conoscenza più approfondi-ta delle principali cause d'insorgenzadei disturbi visivi. Analisi statistiche sempre più accuratehanno, infatti, messo in evidenzacome, in questo meccanismo di funzio-namento tanto articolato, uno deglielementi colpiti con maggiore fre-quenza da tali disturbi sia sicuramentela retina, una struttura molto com-plessa, situata nella parte posteriore

Nuove possibilitàdi cura degli occhiNuove possibilitàdi cura degli occhi

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dell'occhio, simile per funzionalità aduna pellicola fotografica su cui siproiettano le immagini percepite, chevengono poi inviate al cervello. La natura fortemente vascolarizzatadella retina comporta uno strettolegame tra i danni che essa può subiree numerose altre malattie di originevascolare. Ben il 2-3% della popolazio-ne italiana, per esempio, soffre di cecitàproprio a causa di una complicanza deldiabete, che comporta il danneggia-mento progressivo dei vasi malati eduna sensibile riduzione della capacitàvisiva nel caso in cui questa alterazio-ne colpisca proprio il centro della reti-na. Oggi è possibile da un lato preve-nire questa problematica con una som-ministrazione intensiva di insulina cheprevede tre iniezioni al giorno in sosti-tuzione delle solite due, dall'altrointervenire direttamente sull'occhiocon una nuova terapia, detta fotodina-mica, in grado di chiudere i vasi mala-ti, senza danneggiare le cellule adibitealla visione, come invece avveniva pre-cedentemente con l'utilizzo del laser. Un metodo alternativo a quelli giàcitati è costituito dall'intervento far-macologico: la ricerca ha infatti messoa punto un farmaco sensibile alla luce,la verteporfina, che somministrataendovena, si deposita nei vasi malati eli chiude senza danneggiare il tessutosottostante. Sono inoltre in fase di spe-rimentazione numerosi altri farmaci,oggi utilizzati nella cura dei tumori,che, pur non essendo ancora disponi-bili sul mercato, promettono risultatieccezionali nel prossimo futuro.Sebbene i progressi medici faccianoben sperare e l'intervento chirurgicosia consigliabile per questo tipo dipatologie e per altre forme acute comeil distacco della retina che colpisce unapersona su dieci mila ogni anno, esi-stono altre malattie visive, come ladegenerazione maculare senile per lequali la medicina non è ancora ingrado di fare molto. Fortunatamente, la strada che la ricer-ca sta percorrendo a grandi passi neltentativo di trovare una soluzioneanche a questi disturbi, sembra già

fortemente tracciata. Appare evidente,infatti, come l'insorgenza di questogenere di patologie presenti uno stret-to legame con la genetica e, dalmomento che il gene interessato è giàstato identificato, le speranze nello svi-luppo di una terapia in tempi brevisono sempre più concrete.Mentre questi studi legati ai malfun-zionamenti della retina proseguonocon un forte impegno anche in termi-ni economici, la ricerca in campo ocu-listico lavora parallelamente su frontidiversi. In particolare l'attenzione medica èaltrettanto concentrata su altri ele-menti del complesso sistema visivo ingrado di generare serie problematiche. Uno dei principali è sicuramente lacornea che costituisce la parte anterio-re dell'occhio e che deve essere perfet-tamente trasparente per consentireuna buona visione. Il suo corretto fun-zionamento è garantito dalla continuarigenerazione delle cellule epitelialiesterne, le quali, se prodotte in quan-tità insufficiente, vengono sostituite daaltre cellule non trasparenti, che com-promettono quindi la capacità visivadel soggetto. Fenomeni di questogenere possono essere generati sia datraumi chimici come ustioni da acididovute alla caduta di batterie elettri-che, sia da infiammazioni ripetute,spesso derivanti da predisposizioni dinatura congenita. In ogni caso, fino a pochi anni fa, allaperdita di trasparenza si poteva rime-diare esclusivamente facendo ricorsoal trapianto, un'operazione chirurgicapiuttosto delicata che consiste nellacompleta sostituzione della corneamalata con quella di un donatoredefunto. Oggi la ricerca ha messo apunto soluzioni nuove che permettonodi agire solo sulla parte di cornea dan-neggiata, con tecniche in via di perfe-zionamento. L'idea alla base di questinuovi metodi è quella di prelevare dal-l'occhio sano del paziente una partedelle cellule staminali, in grado cioè digenerare il tessuto epiteliale traspa-rente di cui la cornea è rivestita, perimpiantarle poi in quello malato. Il

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consistente rischio di compromettere,così facendo, la vista dell'occhio nonaffetto da patologia, ha spinto la speri-mentazione verso tentativi di impiegodi parte dei tessuti dei donatori, otte-nendo però una numerosa casistica dirigetti, con possibilità di complicanzeanche molto gravi. Per questo motivosi è deciso di sperimentare la prolifera-zione in provetta delle cellule stamina-li prelevate dal paziente stesso e poiimpiantate nell'occhio malato, senzaalcun rischio di rifiuto da parte dell'or-ganismo. I primi esperimenti con risultati posi-tivi sembrano aver centrato piena-mente l'obiettivo di realizzare inter-venti sempre meno invasivi. Con lastessa filosofia inoltre la microchirur-gia ha perfezionato le tecnologie lasera sua disposizione che oggi risultanoin grado non solo di risolvere i piùcomuni problemi di miopia e presbio-pia ma anche di fornire a piloti e mili-tari una vista migliore rispetto allecapacità umane naturali. Del resto nonvanno dimenticate soluzioni altrettan-to innovative quali l'impianto di lentiintraoculari, cioè collocate in mododefinitivo all'interno dell'occhio conun intervento chirurgico non partico-larmente impegnativo. Anche in que-sto genere di interventi si sono rag-giunti degli ottimi risultati con il pas-

saggio da lenti capaci di correggere unsolo difetto visivo alla volta, detteanche monofocali, a lenti correttive dipiù problematiche contemporanea-mente o multifocali, fino a quelle diultimissima generazione, definiteanche lenti rifrattive multifocali, per-ché possiedono la proprietà di elimina-re aloni e sfocamenti tipici degli altrimodelli. Si prevede che questo tipo di interven-ti diventeranno sempre più diffusi perla loro prerogativa di risolvere il pro-blema in modo definitivo ed invisibileagli altri, con notevoli vantaggi in ter-mini di estetica e di praticità per chioggi necessita di occhiali o di lenti acontatto. L'insieme di tutte queste innovazioninel settore oculistico consentirà, inol-tre, di intervenire con successo anchenei casi più gravi che spesso compro-mettono seriamente l'autonomia deisoggetti affetti da queste patologie,fino a raggiungere, si spera, quello cheè considerato il traguardo più difficilema anche più nobile: donare il piaceredella vista a tutti i soggetti che sindalla nascita non hanno potuto assa-porare la realtà nella sua completezza,consentendo loro di scoprire così l'e-mozione di un mondo fatto di immagi-ni e colori.

Laura Garbisi

Quanto sia importante ilpancreas nella vitadelle persone"Prevenzione Oggi" loaveva già ampiamente

illustrato nell'ambito dell'intervista aldottor Roberto Trevisan, direttoredell'Unità operativa di Diabetologiadegli Ospedali Riuniti di Bergamo.La produzione di insulina, un ormo-ne prodotto dal pancreas, garantisce ilmetabolismo glicidico, lipidico e pro-

teico ed è fondamentale nel determi-nare un accumulo di glucidi, protidi elipidi e nel limitarne le perdite. Il fat-tore che stimola principalmente lasecrezione dell'insulina è l'aumentodella glicemia (livello di concentrazio-ne del glucosio nel sangue), ma anchealtri elementi: quali aminoacidi eormoni (glucagone), possono svolge-re tale azione.L'insulina provoca una riduzione dellaglicemia, della aminoacidemia e della

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VxÄÄâÄx áàtÅ|ÇtÄ|Msorgenti di vitasorgenti di vita

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quantità di grassi nel sangue, in quan-to tutti questi elementi vengono accu-mulati nei tessuti.Ma soprattutto l'insulina è indispen-sabile alla vita perché la sua carenzacausa il diabete (con tutti i problemigià illustrati nel corso dell'intervistaal dottor Trevisan). Ricordiamo che ildiabete è una malattia caratterizzatadalla alterazione del metabolismo dizuccheri, protidi e grassi e che ilpaziente affetto da tale malattia, nonriesce a utilizzare i componenti nutri-tivi, specialmente gli zuccheri, cherestando in circolo determinano unaiperglicemia cronica, che in mancanzadi cure, puo' portare alla morte.L'attività vitale del pancreas è eserci-tata attraverso le "isole pancreatiche",piccole formazioni di cellule del pan-creas, dette anche isole di Langerhans,che producono e distribuiscono l'insu-lina e il glucagone. Da anni le tecnichechirurgiche dei trapianti consentonodi trapiantare le isole pancreatiche,però con risultati non sufficientemen-te positivi perché in genere difficil-mente sopravvivono a lungo nelpaziente che le ha ricevute.

A BALIADELLE ISOLE PANCREATICHERecentemente - e la notizia è stata dif-fusa anche da “Aido News” - si stalavorando affinché cellule staminalidel midollo osseo o estratte dal pan-creas di donatori possano essere usateper fare da "balia" alle isole pancreati-che trapiantate in pazienti con diabetedi tipo uno, per aiutare le isole asopravvivere o crescere nel pazientericevente e, quindi, migliorare l'esitodel trapianto.È quanto cerca di ottenere lo studio diLorenzo Piemonti del CentroTelethon-JDRF presso il San Raffaeledi Milano."Le "cellule-balia" - ha riferitoPiemonti durante il 5° Convegnonazionale "Cellule staminali e proge-nitori emopoietici circolanti" svoltosia Roma - potrebbero permettere di ridur-re il volume di "isole" necessario per ese-guire un trapianto, aumentando di fatto,

a parità di numero di donatori, la dispo-nibilità di cellule da trapiantare. E non siesclude che in futuro le cellule staminalimesenchimali (cellule staminali adultedette mesenchimali dal nome del tes-suto d'origine di vari organi e tessutiadulti: NdR) rintracciabili nel pancreas,oppure le staminali del midollo osseopotranno servire oltre che da balia ancheper rigenerare il tessuto pancreatico pro-duttore di insulina, perso nel paziente conil diabete di tipo uno".Va precisato che il diabete giovanile odi tipo uno è una malattia autoimmu-ne. Succede cioè che le difese del corpoimpazziscono e iniziano a distruggerele isole di Langherans, cioè quellaparte di pancreas che è deputata allaproduzione di insulina. Questocostringe il paziente ad assumereinsulina per anni e anni, finché lamalattia degenera e crea ulterioricomplicazioni.Da qui la necessità di sostituire leisole uccise con nuove isole."Attualmente - spiega LorenzoPiemonti - questo viene fatto attraverso iltrapianto di isole pancreatiche che vengo-no raccolte da cadavere. Ma il numero didonatori disponibili è insufficiente a trat-tare i pazienti in lista d'attesa. Inoltre difatto per ogni paziente che si sottopone altrapianto servono numerosi donatori per-ché non è sufficiente un solo pancreas perraccogliere la quantità adeguata di isoleda trapiantare in un ricevente".Da qui l'idea di Piemonti: "Per ovviarea questi problemi, una volta isolate confacilità le cellule staminali mesenchimalipresenti nel pancreas di donatori, oppureimparando ad usare quelle del midolloosseo, si potrebbe trapiantare insieme alleisole una corte di staminali "balie".Basterebbe così al pazienti un volumeinferiore di isole in quanto le cellule nutri-ci aiuterebbero le isole a sopravvivere eforse a crescere"."Se questa sembra una prospettiva tera-peutica al momento più concreta -aggiunge Roberto Piemonti - ma pur-troppo ancora lontana dall'applicazioneagli ammalati, molti ricercatori puntanooggi in realtà ad usare le staminali comefonti per rigenerare le isole di Langherans

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ed ottenere così immediati benefici.Un'altra idea, in corso di sperimentazio-ne su pazienti statunitensi, è quella didare a pazienti con una funzione beta cel-lulare residua, un cocktail di fattori dicrescita e immunosoppressori per indurrele poche cellule beta rimaste nel loro pan-creas a moltiplicarsi o magari anche perindurre le staminali pancreatiche a tra-sformarsi in beta cellule. Anche nel nostrolaboratorio ovviamente stiamo cercandodi usare staminali per verificare se si pos-sano trasformare in cellule produttrici diinsulina, però al momento questa rimaneuna strada più tortuosa mentre sembrapiù percorribile quella che porta all'usodelle staminali di pancreas o midollo osseoaccoppiate alle isole prelevate da donato-re".

PER LA CURA DEI TUMORILe cellule staminali sono alla base dimolte speranze di cura anche per altremalattie: in particolare per il tumore eper l'infarto.Secondo quanto pubblicato da “AidoNews”, infatti, al convegno di Romasono state presentate alcune novitànello studio delle cellule staminali checontribuiranno a disegnare un "iden-tikit molecolare" di quelle "cattive"che causano i tumori, per distinguerleda quelle "buone" che servono allarigenerazione dei nostri tessuti. Ciòsegnerà l'avvento di una nuova eradella lotta al cancro, con la possibilitàdi sconfiggerlo alla radice azzerandoil rischio di recidive.Come? Lo spiega il prof. PierGiuseppe Pelicci, direttore delDipartimento di OncologiaSperimentale dell'Istituto Europeo diOncologia (Ieo) di Milano: "Riuscendo a riconoscere le staminali"cattive" che sono la sorgente del cancro equindi distinguendole da quelle sane delnostro corpo, si potranno mettere a puntoterapie mirate contro le staminali tumora-li preservando le preziosissime staminalibuone, indispensabili per la rigenerazionedei tessuti e il ricambio cellulare dell'or-ganismo"."Da alcuni anni - spiega Pelicci - èemerso il concetto, rivoluzionario nella

biologia dei tumori, che ad alimentare ilcancro sono cellule staminali malate, ocellule staminali tumorali. Ora sappiamoche solo l'1-2 per cento delle cellule tumo-rali sono le dirette responsabili della cre-scita della neoplasia, mentre sono le sta-minali tumorali la vera sorgente delmale".Queste staminali infatti continuano acrescere e ripopolano continuamenteil tessuto tumorale. Le terapie di curadel tumore eliminano quest'ultimo manon fanno nulla contro la sorgente delmale, le staminali. "Per generare nuoveterapie onocologiche che mirino diretta-mente alle staminali tumorali, però - haspiegato il prof. Pier Giuseppe Pelicci- c'è bisogno di riconoscerle dalle stamina-li sane, altrimenti si rischia di danneg-giare l'organismo".Grazie anche agli studi del prof.Pelicci, punta di diamante di un foltogruppo di ricercatori all'opera in tuttoil mondo, le differenze tra staminalitumorali e sane stanno rapidamenteemergendo aprendo quindi nuove

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prospettive di cura del terribile male.

DOPO UN INFARTONon è tutto: un altro argomento cheha suscitato vivo interesse riguarda lestaminali cardiache, che si sono dimo-strate in grado di dar vita a nuovi vasicoronarici e di rimpiazzare il tessutonecrotico e cicatriziale del cuore dan-neggiato da un infarto."Il cuore umano ha grandi potenzialità diriparazione e rigenerazione - ha affer-mato Piero Anversa, direttoredell'Istituto per le ricerche cardiova-scolari del New York Medical College-. Ci sono inoltre dati che dimostrano chele cellule staminali cardiache possono esse-re ancora più potenti di quanto pensatofinora e possono sostituire il tessuto car-diaco non più funzionale in seguito a uninfarto e formare nuove arterie corona-rie".È una bella notizia, con forti implica-zioni cliniche poiché prospetta la pos-sibilità di riparare, restituendoglipiena funzionalità, il cuore colpito da

ischemia. Dopo un simile eventoinfatti parte del muscolo cardiacoviene sostituito, per morte cellulare,da tessuto cicatriziale e non funziona-le. Il cuore perciò perde efficienza.Ecco perché molte persone reduci dainfarto sviluppano insufficienza car-diaca.L'anno scorso l'équipe di ricercatori diAnversa, che lavora in collaborazionecon alcune università italiane, avevascoperto l'esistenza di staminali car-diache multipotenti nel cuore di gros-si mammiferi, uomo compreso.Questo dimostra che il cuore umanocontiene una riserva di staminali mul-tipotenti che si moltiplica attivamentedopo un infarto acuto per rigenerare itessuti danneggiati, ma che progressi-vamente diminuisce nei danni cardia-ci cronici. Oggi c'è almeno una decinadi trial clinici in corso in tutto ilmondo per verificare se è possibile,con staminali adulte, riparare il dannocronico del muscolo cardiaco. In alcu-ni studi le staminali sono infuse, inaltri si tenta di mobilizzare quelle delmidollo osseo in modo da indurle arecarsi nel cuore e qui riparare ildanno.Si ampliano quindi le prospettiveterapeutiche perché si prospetta lapossibilità di trattare cardiomiopatiecroniche isolando le staminali cardia-che del paziente, aiutandole a molti-plicarsi in vitro, infine reiniettandolenel paziente con un autotrapianto chenon creerebbe problemi di rigetto."Secondo il direttore del New YorkMedical College - conclude la nota di“Aido News” - il riconoscimento che ilcuore umano possiede un compartimentodi staminali che, sebbene compromesso,rimane ancora presente nel paziente cro-nico in fase terminale, suggerisce nuovestrategie per il trattamento di queste situa-zioni, basate su isolamento, moltiplicazio-ne e reimpianto delle staminali rimaste invita nel malato. In questa direzione vannoanche gli ultimi risultati del suo team diricerca i quali evidenziano potenzialitàmaggiori del previsto insite nelle stami-nali cardiache".

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L'ambiente esercita unaenorme influenzasulle fluttuazioni delpeso corporeo. Fattoriquali la sovralimenta-

zione e la scarsa attività fisica checaratterizzano lo stile di vita deipaesi industrializzati sono tra leprincipali cause dell'obesità essen-ziale nell'adulto e nel bambino.Soprappeso e obesitàIl peso corporeo è il più ampio econveniente indice di stima delsovrappeso e dell'obesità. Una semplice formula matematica:peso (in kg)/quadrato dell'altezza(in metri) permette di ottenerel'IMC o Indice di Massa Corporea

(BMI = Body Mass Index, secondola definizione americana), un parametro che esprime le diverse classi dipeso.Si definisce soprappeso chi ha un IMC da 25 a 29.9 e obeso chi ha un IMCsuperiore a 29.9.Per fare un esempio, una donna di 73 kg, alta 1 metro e 55 cm ha un IMC= 70/1.55² = 30.41.Un metodo ancora più semplice per valutare il sovrappeso e il tipo didistribuzione del grasso corporeo è la misura della circonferenza dellavita.Valori uguali o superiori a 88 cm nella donna e a 102 cm nell'uomo, sono

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associati al rischio di complicanze dell'obe-sità.Il grasso addominale è, secondo gli esper-ti, un indicatore di rischio di malattie,maggiore della quantità assoluta di massagrassa.

Il grassoNon sempre l'aumento di peso corporeo èindice di obesità.Il peso corporeo è costituito dal peso delgrasso e dal peso della massa magra, dellaquale fanno parte: scheletro, liquidi tessu-ti magri e muscoli. I muscoli pesano più del grasso. Chi prati-ca sport ha un aumento della massamagra, rispetto a quella grassa. Una per-sona che non ha mai fatto sport costante-mente e inizia un'attività fisica di una certaentità, aumentando la massa magra puòassistere ad un aumento di peso, mentre lataglia rimane la stessa, o addirittura, dimi-nuisce. In questo caso, anche se il peso èaumentato il soggetto è dimagrito perchéla sua percentuale di massa grassa si èabbassata.Quando si introducono più calorie, rispet-to a quelle consumate, l'energia in eccesso,si trasforma in grasso.La massa grassa, in condizioni normali,non dovrebbe superare 20% del peso tota-le dell'uomo e il 30% del peso totale delladonna. Nel caso di sovralimentazione, lamassa grassa aumenta.La definizione di obesità, secondol'Organizzazione Mondiale della Sanità, èl'accumulo di tessuto adiposo, in misuratale da influire negativamente sullo statodi salute.

Troppe calorieUn eccessivo apporto di cibi grassi, zuccheri semplici, ebibite dolci porta ad una introduzione eccessiva dicalorie. L'industria alimentare e i fast food propongonocibi ad alta densità energetica a poco prezzo.Questi cibi sono piu' palatabili, richiedonomeno masticazione e inducono senso di sazietàlentamente. Il risultato è che in pochissimotempo è possibile ingurgitare una grande quan-tità di questi cibi senza sentirsi sazi. Ci sono frol-lini che apportano dalle 50 alle 90 kcal per biscotto. Per mangiare unbiscotto sono necessari solo pochi secondi e, in pochi minuti è possibi-le mangiarne anche 10. Un semplice hamburger, acquistato in un fast-

Alimenti consigliatiLatte e yogurt: magri Uova: alla coque, sode, in camicia, in tegame antiaderen-te senza grassi aggiunti. Carne: magra di tutti i tipi, (escluso oca e selvaggina) pri-vate di tutto il grasso visibile e della pelle. Consigliate lecotture al forno, in padella, ai ferri, al cartoccio, al vapore,al microonde e la bollitura.Pesce: fresco o surgelato almeno 2 volte alla settimana.Pesce in scatola al naturale.Salumi e insaccati: prosciutto magro e bresaola eliminan-do tutto il grasso visibile.Formaggi : Ricotta, mozzarella, scamorza, fiocchi di lattemagro, formaggi light con meno del 16% di grassi..Pasta e altri cereali: integrali.Pane, grissini e crackers: integrali senza aggiunta di grassiVerdure, ortaggi e legumi : freschi o surgelati in quantitàabbondanti, più volte al giorno, ad eccezione di patate elegumi. I legumi e le patate devono essere consumatisecondo la prescrizione dietetica o in sostituzione delpane o della pasta.Frutta: di stagione fresca cruda, cotta o frullata, nella

quantità di 2 - 3 frutti al giorno, o secondo la prescrizionedietetica Uva, banane, cachi e melagrane devono essereconsumate secondo la prescrizione dietetica.Grassi per condimento: olio d'oliva extravergine, olio disoia o di mais crudi.Bevande: consigliate acquae tisane non zucchera-te.Dolci: dolcificantinon calorici comeaspartame, sac-carina, acesulfa-me k., marmellateipocaloriche

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food, fornisce 250 kcal che quasi raddoppiano nel doppiocheesburger (445) ed arrivano ad 845 kcal per il bigtasty. I ragazzi preferiscono i fast - food perché costano poco econ pochi centesimi di differenza possono avere le por-zioni maxi al posto di quelle normali. Coca e patatinemaxi e un big tasty forniscono in totale 1532 kcal. Unpasto completo ed equilibrato, composto da un piatto da80 g di pasta al pomodoro, una bistecca ai ferri da 150g, un'insalata condita con olio e aceto, acqua e una mela,forniscono 703 kcal, meno della metà, rispetto al pastomaxi del fast - food.

Eliminare i chili di troppoQuando i chili da perdere sono tanti è opportuno rivol-gersi ad un medico specialista come l'endocrinologo o lospecialista in scienza dell'alimentazione.Le linee guida sul trattamento dell'obesità indicano conmolta chiarezza che il primo gradino della terapia è rap-presentato dalla modificazione dello stile di vita attra-verso l'educazione alimentare e l'esercizio fisico. Perottenere i migliori risultati è necessario utilizzare le

modificazioni dietetiche, l'esercizio fisico e le modificazio-ni comportamentali in modo integrato e, quando non siano sufficienti,anche la terapia farmacologia e chirurgica. Negli ultimi anni la ricercascientifica ha sviluppato nuovi farmaci per l'obesità. Attualmente sonostate approvate due molecole, in Italia, per il trattamento dell'obesità alungo termine: orlistat, che riduce l'assorbimento intestinale dei grassi ela sibutramina che aumenta il senso di sazietà.

Alimenti da evitareCarne: carni troppo grasse tipo oca, salsiccia, cotechino ecc.,carni impanate e frittePesce: pesce fritto o sott'olio.Salumi e insaccati: tutti ad eccezione del prosciutto e dellabresaola.Formaggi: tutti ad eccezione di quelli consentiti.Pasta e altri cereali: i primi troppo elaborati o conditi,Pane, grissini e crackers tutti i tipi con aggiunta di grassiVerdura: fritta e sott'olio.Grassi per condimento: burro, strutto e margarine Bevande: bevande dolci e superalcoliciDolci: tutti

C_x Ü|vxààxLa verdura ha un notevole effettosaziante e apporta poche calorie. Inestate, quando si ha poca voglia dipassare il tempo ai fornelli e si deside-rano cibi freschi e veloci da preparare,i prodotti dell'orto costituiscono unasoluzione colorata e appetitosa ingrado di risolvere i problemi di tempo edi linea. Le insalatone, a base di verdure mistee un alimento proteico, tipo uova,pesce, latticini ecc...costituiscono unpiatto unico, accompagnate da paneintegrale e un frutto, rappresentano unpasto ipocalorico e bilanciato.Il trucco è quello di usare poco olio edi evitare altri condimenti grassi tipomaionese.

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L’attività fisicaLa riduzione della sedentarietà e l'aumento dell'attività fisica sono indi-spensabili per combattere l'obesità.Lo sport rappresenta, soprattutto per i giovani, la piu' piacevole delle stra-tegie preventive per questa malattia.Il movimento non serve soltanto ad aumentare il tono muscolare, maanche a bruciare più calorie.Ognuno può scegliere l'attività sportiva secondo i gusti e secondo le pos-sibilità del proprio fisico. Chi non è allenato e non ama lo sport può sce-gliere anche una semplice attività ludico - ricreativa di intensità modera-ta come camminare a passo veloce o andare in bicicletta, l'importante èche l'attività venga mantenuta costante nel tempo.Camminare molto velocemente fa consumare quasi le stesse calorie dellacorsa lenta (circa 8 kcal per kg peso corporeo all'ora per la camminata,contro le circa 9 kcal della corsa). Si può cominciare camminando 15minuti al giorno e aumentare gradatamente fino a raggiungere i 30 - 40minuti.

La prevenzioneLa prevenzione è la prima arma contro l'obesità.Il peso, generalmente, rappresenta il risultato del bilancio energetico. Sel'energia introdotta è maggiore di quella consumata, l'eccesso si tradurràin accumulo di grasso. Per questo è consigliabile tenero d'occhio il peso ecorreggere le cattive abitudini in tempo, prima che il sovrappeso, diventiobesita'.Per migliorare le proprie abitudini alimentari e lo stile di vita e per avereun riferimento quali-quantitativo di dieta equilibrata, si possono intra-prendere percorsi informativi - educazionali personali o di gruppo, guida-

INSALATA ALLA GRECAFacile

Preparazione 15 min.Kcal a porzione 232.

Ingredienti per 4: 600 g dipomodori, 600 g di cetrioli, 200 gdi mozzarella, una cipolla, 2 cuc-chiai d'olio d'oliva extravergine, 2cucchiai di aceto balsamico, origa-no, capperi e sale.Procedimento: Sbucciate la cipolla, tagliatela afette e mettetela in un'insalatiera;unitevi il pomodoro lavato, taglia-to a spicchi, il cetriolo sbucciato etagliato a fette e la mozzarella adadini; aggiungete i caperi e l'ori-gano; scolate e condite con l'olio el'aceto balsamico; mescolate e ser-vite.

INSALATA AI GAMBERETTIFacile

Preparazione 10 min.Cottura 10 minKcal a porzione 208.

Ingredienti per 4: 200 g di rucola,200 g di carote, 200 g di lattuga, 400g di gamberetti sgusciati, 50 g diparmigiano in scaglie, 2 cucchiaid'olio, d'oliva extravergine, succo dilimone, prezzemolo e sale.Procedimento: Lavate e asciugate la lattuga e larucola; raschiate le carote e taglia-tele alla julienne; lessate i gambe-retti e metteteli in una ciotola,insieme alle verdure; salate, spol-verizzate con il parmigiano a sca-glie e il prezzemolo; condite conl'olio d'oliva e il limone.

INSALATA PICCANTEFacile

Preparazione 10 min.Kcal a porzione 227.

Ingredienti per 4: 600 g di pepe-roni misti, 600 g di cetrioli, 500 g difagioli in scatola, una cipolla, 2 cuc-chiai d'olio d'oliva extravergine, 2cucchiai di aceto, origano, rosmari-no, peperoncino e sale.Procedimento: Lavate i peperoni, privateli deisemi e tagliateli a filetti; sbucciatela cipolla e il cetriolo e tagliateli afette rotonde. Riunite le verdurein un'insalatiera e aggiungete ifagioli scolati; condite con l'olio el'aceto; salate, unite il rosmarino eil peperoncino; mescolate e servi-te.

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ti da un nutrizionista.Durante le sedute vengono analizzate le abitudini alimentari e compor-tamentali e, sulla base delle preferenze ed esigenze personali e dellostato fisio-patologico, viene concordato un programma alimentare, corre-dato da esempi di semplici ricette, in modo da assicurare un' alimenta-zione che, oltre che equilibrata, risulti anche varia e appetibile. L'approccio non è solo di tipo dietetico, ma anche educativo e compor-tamentale: si tratta di intraprendere un percorso alimentare che portagradualmente ad acquisire abitudini più adeguate e a gestire eventualisituazioni a rischio. Lungo il percorso vengono concordati man manogli obiettivi da raggiungere monitorando le motivazioni e promuoven-do l'autostima. La fase di mantenimento diventa così la "naturale" pro-secuzione del percorso intrapreso. In questo modo la "dieta" nonviene vista e vissuta come "una parentesi", ma come l'occasione permigliorare in modo duraturo alcuni aspetti della propria alimentazione eper arrivare ad avere un rapporto più equilibrato con il cibo.

Cibo e PsicheLe emozioni ed il rapporto con sé stessi influiscono in vari modi sul nostrobenessere e sul rapporto col cibo. Una strategia mirata sull'individuo,condotta da uno psicologo, puo' essere molto utile a sostenere il pazienteche deve perdere peso e non ha successo con la sola dieta.

Momenti di difficoltàLe tecniche di rilassamento aiutano a gestirel'ansia e le emozioni che impediscono di segui-re adeguatamente un percorso dietetico. Il colloquio psicologico serve anche a riesa-

minare la propria vita, le relazioni, il rap-porto con sé stessi, a chiarire questioniproblematiche e a migliorare il benesse-re psicofisico.Le tecniche o gli incontri con lo psicolo-go servono ad inquadrare il problemaalla base del rapporto squilibrato colcibo e aiutano ad esplorare e chiarire ledifficoltà emotive, al fine di raggiungereuna nuova comprensione della situazio-ne e riformulare le opzioni di cambia-mento.

Cristina Grande

(Con la consulenza del dott. FedericoVignati, Dietologo, Specialista inEndocrinollogiaDott.ssa Rosella de Angelis, dietistaDott.ssa Francesca Noli, biologonutrizionista

Dott. Silvvano De Prospo, psicologo)

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Festival dello sportSabato 24 e domenica 25 giugno si è svolta la trentunesima edizio-ne del Festival dello Sport. Questo appuntamento ha richiamato l'at-tenzione di diverse migliaia di sportivi ed ha trasformato lo scena-rio dell'Autodromo di Monza in un tempio dellosport. Il Festival, oltre a dare il giusto riconoscimen-to a coloro che durante l'anno si impegnano ad esal-tare i sani valori dello sport, è noto anche per le varieattività di beneficenza che rendono la manifestazioneun inno al volontariato. L'AIDO, da sempre legata al mondo dei giovani, hascelto questo contesto di festa e solidarietà per con-tinuare la sua campagna di informazione sulla dona-zione e il trapianto di Organi, Tessuti e Cellule. Lapresenza del gazebo dell'AIDO, colorato da variopin-ti palloncini, è servita per ricordare a tutti i parteci-panti al festival che la domanda di trapianti di orga-ni continua ad essere fortemente sproporzionatarispetto all'offerta. E' proprio la scarsità di organidonati il principale ostacolo alla crescita del numerodi trapianti ed ancora oggi molti malati muoiono ovivono con limitazioni perché l'offerta di organi e ditessuti per il trapianto è insufficiente.La stessa sponsorizzazione da parte dell'AIDO diuna squadra partecipante alla Monza-Resegonevuole sensibilizzare i cittadini sul fatto che la colla-borazione di tutti è fondamentale per poter diminui-re il divario tra la disponibilità e la necessità di orga-ni.

MonzaBrianza

Notizie dalle Sezioni

iena, primo intervento in Italiadi «ventricolo e mezzo»

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Per la prima volta in Italia una paziente colpita dacardiopatia congenita e in attesa di trapianto dicuore è stata operata con successo grazie ad uninnovativo intervento di cardiochirurgia al policli-nico Santa Maria alle Scotte di Siena. "Si tratta diun intervento ad alto rischio in alternativa al tra-pianto - spiega il professor Mario Chiavarelli,direttore del Dipartimento di ChirurgiaCardiotoracica. "Abbiamo effettuato - continuaChiavarelli - una riparazione definita come 'unventricolo e mezzo' collegando la vena cavasuperiore direttamente alla polmonare destra inmodo che tutto il sangue della testa e delle brac-cia arrivi ai polmoni senza passare per il cuore.Questa soluzione riduce il carico di lavoro delventricolo destro, che riceve così solo il sangueproveniente dalla parte inferiore del corpo". Almondo sono stati effettuati pochissimi casi diriparazione da 'un ventricolo e mezzo' . "Lapaziente - aggiunge Chiavarelli - ha 50 anni ed èoriginaria di Pistoia. Era in condizioni molto com-promesse, sotto farmaci in infusione continua persostenere una funzione cardiaca marginale".L'intervento è stato eseguito lo scorso 8 marzodal professor Chiavarelli, coadiuvato per l'aneste-sia e l'ecocardiografia dal dottor GiacomoCarlucci e per l'elettrofisiologia dal dottor RobertoFavilli, direttore dell'U.O.C. CardiologiaOspedaliera.

talia: primo trapianto di intestino su bambino

Il primo trapianto di intestino in Italia su un bam-bino di meno di dieci anni - effettuato agliOspedali Riuniti di Bergamo in collaborazionecon il Centro Trapianti di fegato e intestino multi-viscerale dell'ospedale Maggiore Policlinico diMilano - e' stato presentato nel corso di una con-ferenza stampa alla quale hanno preso parte ilpresidente della Regione Lombardia, RobertoFormigoni, l'assessore alla Sanita', Alessandro Ce', il direttore dell'Unita' di Chirurgia3* e dei Trapianti, Michele Colledan, oltre ai diret-tori generale e sanitario del nosocomio orobico,Carlo Bonometti e Marco Salmoiraghi. A ricevere un nuovo organo - come ha spiegato

il dottor Colledan, direttore dell'e'quipe che haoperato il piccolo paziente - e' stato un bambinoprivo della quasi totalita' dell'intestino tenue acausa di un problema insorto in eta' neonatale ecostretto da allora ad essere nutrito esclusiva-mente per via venosa, un sistema questo cheproduce pero', a lungo termine, gravi complican-ze. ''Si e' trattato di un intervento molto delicato -ha aggiunto Colledan - soprattutto per la prepara-zione che necessita e per l'alta professionalita' dichi deve poi seguire il paziente nel decorso post-operatorio. Il bambino sta bene, ha iniziato adalimentarsi anche in modo naturale (oggi si e'mangiato di gusto un panino con il prosciutto); contiamo che tra poco tempo possa tornare amangiare esclusivamente in modo naturale''. Il piccolo, ricoverato fino a venerdi' 28 aprilepresso la Terapia Intensiva Pediatrica direttadalla dottoressa Daniela Codazzi, e' ora affidatoalle cure dell'e'quipe pediatrica diretta dal dottorGiuliano Torre. ''Si tratta di un intervento straordinario, grazieall'altissima professionalita' del prof. Colledan edei suoi collaboratori, con i quali mi congratulo -ha sottolineato il presidente Formigoni - ma nondi un caso isolato, che conferma che il Sistema Sanitario Lombardo e' alivelli di eccellenza in questo campo e in gradodi conseguire primati non solo in Italia ma anchein Europa''. Formigoni ha indicato i fattori di suc-cesso delle politiche regionali delle Giunte regio-nali da lui guidate da 11 anni a questa parte: l'in-vestimento sulla formazione continua di medici einfermieri, l'ammodernamento delle struttureospedaliere con quasi 3 miliardi di euro, l'acquisto di nuove tecnologie e, infine, la deci-sione di coprire per intero i costi della trapiantolo-gia (655 interventi nel 2005). ''In Lombardia - haconcluso Formigoni - siamo insomma riusciti atrasformare in realta' la nostra convinzionesecondo cui il trapianto e' vita e la persona umana un valore assoluto per il quale vale lapena impegnarsi al massimo''.

ermania: trapiantato per laprima volta un cuore che batte

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Medici tedeschi per la prima volta al mondohanno trapiantato con successo un cuore ancora

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battente in una signora di 55 anni a BadOeynhausen, in Nordreno-Vestfalia (Germaniaoccidentale). Con il nuovo metodo, ha reso noto un portavocedell'ospedale specializzato in malattie cardiachetra i più grandi d'Europa, il cuore smette di batte-re dopo il prelievo solo per pochi minuti prima diricevere per mezzo di una pompa il sanguearricchito con ossigeno e sostanze nutritive chelo mettono in grado di riprendere a pulsare rego-larmente. In questo modo l'organo è stato mantenuto incostante funzionamento fisiologico dal prelievofino al trapianto nella paziente. I cuori prelevati dai donatori di solito vengonoraffreddati in una soluzione nutritiva e poi traspor-tati fino ai pazienti che li ricevono, ha spiegatooggi a Berlino la portavoce del locale CentroCardiaco, Barbara Nickolaus, per cui in tuttosono disponibili circa da quattro a cinque ore. Ilnuovo metodo offre maggiore tempo per il tra-pianto. La clinica universitaria darà più particolari sull'intervento nelle prossime settimane. A Bad Oeynhausen, tra i principali centri europeiper interventi cardiaci, i medici svolgono annual-mente 4500 operazioni a cuore aperto. Dal 1989a oggi sono stati trapiantati circa 1450 cuori.

ran Bretagna: primo trapiantodi cuore «pulsante»

Ansa

Anche la Gran Bretagna realizza il suo primo tra-pianto di cuore pulsante, un'innovativa tecnicache promette grandissimi benefici alla chirurgiacardiovascolare. L'intervento, si e' appreso oggi, e' stato realizzatoil 22 maggio al Papworth Hospital di Cambridgesu un paziente di 58 anni, che sara' prestodimesso. La nuova metodologia, gia' applicata inGermania, prevede il mantenimento dell'organodopo il prelievo in uno stato di costante funziona-mento fisiologico grazie ad un'apposita pompache garantisce il rifornimento di sangue. Secondo Chris Rudge, direttore dell'unita' tra-pianti del servizio sanitario britannico, si tratta diun ''significativo sviluppo'' per la chirurgia cardio-vascolare, che potrebbe consentire il raddoppiodel numero di trapianti annui.

Sviluppata dalla societa' statunitenseTransMedics, la pompa artificiale pochi minutidopo il prelievo viene collegata al cuore, rifornen-dolo di sangue arricchito con ossigeno e sostan-ze nutritive, ad una temperatura leggermenteinferiore a quella corporea . Grazie a questosostegno artificiale l'organo in pratica non cessadi funzionare, consentendo di avere piu' tempo adisposizione prima del trapianto. Un passo importante rispetto alle tecniche finorautilizzate che si basano sulla conservazione delcuore nel ghiaccio per un periodo di tempo nonsuperiore alle sei ore, trasformando ogni inter-vento di trapianto in una sorta di disperata lottacontro il tempo.

onazioni: Italia seconda nel mondo

Presentata a Roma la Campagna nazionale disensibilizzazione per il 2006 L'Italia ha superato gli Stati Uniti per la donazionedegli organi. E ora è al secondo posto nelmondo, dietro la sola Spagna, in questa specialeclassifica della solidarietà. È forse la notizia piùlieta, tra tanti spunti positivi, che arriva dalla con-ferenza stampa di presentazione dellaCampagna di comunicazione sulla donazione esul trapianto di organi e tessuti 2006 "Dai valorealla vita", che si è tenuta il 5 maggio presso ilMinistero della Salute, alla presenza dei presi-denti di tutte le associazioni di volontariato chehanno concorso alla campagna stessa. Primainiziativa in calendario, la "Settimana della dona-zione e trapianti di organi e tessuti", in program-ma dal 7 al 14 maggio. Sono stati il Sottosegretario alla Salute,Domenico Di Virgilio, e il direttore del Centronazionale trapianti (Cnt), Alessandro NanniCosta, a illustrare i numeri del successo: neiprimi 4 mesi del 2006, la crescita delle donazioniin Italia è aumentata del 10% rispetto all'annoprecedente (22,8 per milione di abitanti contro il21 del 2005). A far la parte del leone, le regionidel Centro Sud: +25%. Nello stesso tempo, altro dato particolarmenteconfortante, sono diminuite le opposizioni alladonazione di organo, vale a dire quelle personeche in vita non hanno deciso di donare oppurequei familiari che hanno deciso di non donare gliorgani del proprio congiunto: "Un dato che non èmai stato così basso", ha sottolineato Nanni

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Costa, "passando dal 29,4% del 2005 al 24% del2006. Ed un gran merito di questo successo va auna maggiore consapevolezza raggiunta dallacittadinanza sull'argomento". Ottime notizie anche per quanto riguarda i tra-pianti di organo: le stime per il 2006 parlano diun deciso aumento (3.468 contro 3.177 del2005). Entrando nel dettaglio, sono stati 1.834 itrapianti di rene contro i 1.671 del 2005, 1.171quelli di fegato rispetto ai 1.053 dello scorsoanno, 371 quelli di cuore (contro 344). I trapiantidi polmone sono rimasti fermi invece a quota 97. Di Virgilio: "Siamo di esempio". Nanni Costa:"Dobbiamo fare sempre meglio" "L'Italia ha un sistema organizzativo e una retetrapiantologica che la pongono ai primi posti nelmondo", ha detto il Sottosegretario Di Virgilio "etutto ciò non può che renderci orgogliosi. Perchéi cittadini sono ben disposti alla donazione?Perché sono convinti che il loro gesto avrà unbuon fine e perché sanno che i medici hannoraggiunto i massimi livelli di professionalità.Motivi di speranza in più per chi è in lista d'atte-sa". In tema di liste d'attesa per i trapianti, c'è dasegnalare l'unica voce in cui i numeri non sonopropriamente positivi: sono infatti 9.031 i pazientiche aspettano un organo (6.393 attendono unrene, 1.651 un fegato, 696 un cuore, 177 un pan-creas, 253 un polmone). "La Spagna avrà pure un totale di donazioni piùalto del nostro", ha aggiunto Nanni Costa, "macome organizzazione complessiva sulla trapian-tologia siamo ormai il sistema di riferimento inEuropa. Nonostante tutto, però, non vogliamo fer-marci: l'obiettivo è di fare ancora meglio, supe-rando il divario esistente tra nord e sud delPaese". La tessera del donatore on line In 2.000, nell'arco di un anno, hanno espresso ilproprio consenso alla donazione degli organicompilando on line la tessera presente nel sitodella Campagna informativa su donazione e tra-pianto (www.daivaloreallavita.it). Un "sì" telemati-co considerato un "grande successo" dal diretto-re del Cnt, Alessandro Nanni Costa: "La tesseraon line del donatore costituisce un'ulteriore possi-bilità per esprimere la propria dichiarazione diconsapevolezza ed entrare nella grande famigliadei donatori d'organi. Internet si è dimostrato unostrumento utilissimo per la diffusione delle infor-mazioni su donazioni e trapianti, allargando la

base di consenso. Questo dimostra che quantopiù la gente è informata e consapevole, tanto piùè disposta a rispondere positivamente alla dona-zione". Le iniziative Tante le iniziative ai nastri di partenza. LaCampagna (promossa dal Ministero della Salutee dal Cnt) è stata affidata per la sua realizzazio-ne alle più rappresentative associazioni di volon-tariato che operano nel settore. Ecco il motivoper cui alla conferenza stampa sono intervenutianche i presidenti nazionali dell'Aido, VincenzoPassarelli, dell'Aned, Franca Pellini, dell'Acti,Michele Laurano, dell'AITF, Carlo Maffeo, delForum, Gabriele Canu, dell'Associazione MartaRusso, Aureliana Russo. La campagna prevede spot su Tv, radio e gior-nali, materiale informativo da distribuire ai cittadi-ni e giornate nazionali di sensibilizzazione in tuttaItalia (durante la settimana dal 7 al 14 maggio),con una fitta rete di manifestazioni e spettacoliche coinvolgeranno volontari e testimonial d'ec-cezione. In programma anche il "Progetto Università", unacampagna di informazione sull'importanza delladonazione all'interno degli atenei, della durata diun triennio e che coinvolgerà in prima battuta leuniversità del Sud e del Centro Italia. Un programma di sensibilizzazione sarà realizza-to anche nelle scuole, mentre il Cnt metterà adisposizione un numero verde per fornire chiari-menti. Iniziative informative saranno presenti tra-mite un sito Internet (all'indirizzo www.daivalo-reallavita.it). Lo spot Tv sarà pianificato nelle emittenti localied è comunque scaricabile dal sito ufficiale dellacampagna. Per il programma delle iniziative si rimanda al sitowww.daivaloreallavita,it

rapianto di cornea:arriva il laser

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Bisturi addio, arriva il laser anche per il trapiantodi cornea. E' la novita' presentata al IV congres-so internazionale, che si è tenuto nei giorni scorsia Roma, della Societa' Oftalmologica Italiana(SOI), la piu' antica societa' scientifica italianache raggruppa 7 mila oculisti. ''Il trapianto di cornea con un laser chiamato

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femto-laser viene realizzato con un sistema robo-tico - spiega Leonardo Mastropasqua, consiglie-re della SOI che ha eseguito per la prima voltal'intervento lo scorso marzo - in particolare sisfrutta l'azione di un laser che emette innumere-voli impulsi microscopici di durata brevissima,dell'ordine di un miliardesimo di secondo. Cio'consente di creare microbolle di vaporizzazionenel tessuto che confluiscono in una linea di taglioincredibilmente precisa, sostituendo completa-mente il bisturi. Un computer controlla quindi lageometria di taglio del laser sulla base dellenecessita' del paziente''. Questo nuovo tipo diintervento e' indicato nel 90% dei casi in cui sirende necessario un trapianto di cornea, peresempio in pazienti con patologie corneali comeil cheratocono (una deformazione della cornea), ileucomi corneali (cicatrici che impediscono lavisione), le distrofie corneali congenite e lo scom-penso corneale, anche in quei pazienti chehanno gia' subito un trapianto di cornea senzarisultati ottimali. Il trapianto consiste nella sostitu-zione di parte della cornea malata con una pro-veniente da un donatore. Non tutta la corneaviene trapiantata, ma solo la parte centrale (eccoperche' non si tratta di un vero e proprio trapian-to d'organo, ma di un trapianto di tessuto).L'intervento consente un ripristino della funzionevisiva, nelle condizioni migliori anche per il restodella vita. Nel nostro paese si praticano ognianno circa 10 mila trapianti corneali e per nume-ro e qualita' di interventi l'Italia e' all'avanguardiatanto che nel 2005 ha abbattuto le liste di attesa.

icostruito l’esofago ad un bambino di un anno

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Questo tipo di intervento al Policlinico di Modenanon era mai stato eseguito, l'esofago-colon-pla-stica: in sostanza un autotrapianto di intestinoper sostituire l'esofago inesistente alla nascita diun neonato. Il piccolo Giulio (il nome è di fanta-sia) era nato a Sassuolo nel gennaio del 2005. Subito dopo la nascita i medici si erano accortiche qualcosa non andava. Rigurgitava la saliva eaveva colpi di tosse. Al primo tentativo di alimen-tazione rigetta tutto. Il neonato viene immediata-mente trasferito alla Neonatologia di Modena,diretta dal professor Fabriszio Ferrari. Qui, i neo-natologi ed i chirurghi pediatrici dell'équipe del

professor Alfredo Cacciari, sospettano immedia-tamente una atresia dell'esofago, cioè una man-canza dell'esofago. In questi casi (si tratta in ter-mini medico di atresia), vi è solo il primo trattodell'esofago (pochissimi centimetri, poi chiuso afondo cieco). Infatti un sondino inserito nellabocca di Giulio non riusciva a progredire: nonpoteva arrivare nello stomaco. Dopo gli accerta-menti radiologici, il piccolo viene condotto in salaoperatoria per esegui-re una gastrostomia. Insostanza è stata inserita una sonda con la qualealimentare il neonato per un anno. A tre mesi di vita Giulio torna in sala operatoriaper vedere, mediante endoscopia trans gastro-sto-mia, se l'esofago inferiore era di discretedimensioni. Ma così non era: l'esofago inferioreera di pochi millimetri; sopra lo stomaco nonc'era niente. I chirurghi pediatrici procedono allora con unaesofagostomia cervicale: il tratto dell'esofagosupe-riore, quello subito dopo la bocca e il farin-ge, viene attaccato alla cute del collo del picci-no: era comunque importante abituarlo "a man-giare". E finalmente Giulio arriva all'anno di vita. Ilmomento migliore per fare la esofagocolon- pla-stica. Lo potremmo addirittura chiamare un autotra-pianto di intestino per sostituire l'esofago (inrealtà essendo conservata la vascolarizzazioneoriginale del colon, scientificamente non è un tra-pianto ma una trasposizione). Mediante un delicatissimo intervento chirurgico,durato cinque ore, nel febbraio scorso, il profes-sor Cacciari e la sua equipe, hanno messo untratto di intestino colon al posto dell'esofago ine-sistente, anastomizzandolo, unendolo a quell'e-sofago che era stato portato alla cute del collo,ed allo stomaco. In 13° giornata post-operatoria il piccolo Giulioha iniziato ad alimentarsi per bocca e quello èstato senz'altro il momento più bello per il picco-lo, per i genitori, ma anche per i chirurghi pedia-tri.

llievo riceve rene da insegnante

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Fra tante storie d'insegnanti messi all'indicenegli Stati Uniti in seguito a rapporti sessualicon i loro allievi adolescenti, ecco una notizia

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Cesemplare che ha commosso un Paese spes-so dominato dall'ethos dell'egoismo. Una gio-vane maestra di New Lenox, nell'Illinois, hadeciso di donare un rene a un suo allievo di 10anni, la cui madre non era adatta a fare dadonatrice. La vicenda si svolge nei pressi di Chicago,dove due anni fa Nandy Shafer scopre chesuo figlio Brandon è affetto da policisti: unagrave patologia nella quale il rene del malatoviene attaccato da cisti che aumentano il volu-me, riducendone le funzioni, non solo del renema anche di altri organi quali fegato e milza. Quando nel gennaio del 2004 i medici la infor-mano che, per sopravvivere, il figlio ha biso-gno di un trapianto del rene, mamma Nandy sioffre subito di donargli uno dei suoi. Poi, loscorso novembre, la tragica notizia: i testmedici effettuati rivelano che i suoi organi egruppo sanguigno sono incompatibili conquelli del figlio. Disperata, la Shafer si mettein lista d'attesa per un rene che, la mettonoin guardia i medici, potrebbe arrivare entroun paio d'anni: troppo tardi per salvare ilpiccolo Brandon. A modificare quella cheappariva a tutti come una situazionedisperata ci pensa Patricia Donohue,insegnante di Brandon alla quarta ele-mentare della Oster-Oakview School diNew Lenox. Venticinque anni, un passato comevolontaria prima nei Peace Corps e poia costruire case per i poveri nelle zonepiù indigenti ed isolate dei MontiApalacchiani, la maestra si offre comedonatrice, senza chiedere assolutamen-te nulla in cambio, per strappareBrandon Shafer al suo tragico destino. Per annunciargli la buona notizia, laDonahue si reca personalmente a casadel suo allievo, con dei palloncini colo-rati, una scatola di cioccolatini e una let-tera dove si impegna a regalarle uno deisuoi reni. Nell'aprirgli la porta, Brandon esua madre scoppiano in lacrime. "Credoche si sia trattato di un intervento divino",afferma più tardi la preside della scuola,"qui c'è lo zampino dell'Altissimo". Sfidando la volontà della sua stessamadre, Patricia andrà sotto i ferri il prossi-mo primo maggio. Il prelievo sarà eseguitopresso il Northwestern Hospital, mentre iltrapianto avrà luogo al Children's Memorial

Hospital. "Non avrei potuto fare altrimenti", rac-conta oggi la maestra, "mio padre, che soffrivadi leucemia, deve la vita proprio a un trapiantodi midollo fatto otto anni fa". Col suo gesto, precisa, intende "esprimerericonoscenza per un dono fatto alla mia fami-glia". "Papà non sarebbe qui, oggi, se otto annifa non avesse trovato qualcuno come me,disposto a sacrificarsi per dare la vita a unaltro essere umano". Dopo l'operazione, adetta dei medici, Brandon, che a causa dellamalattia è cresciuto molto meno dei suoi coeta-nei, avrà uno sviluppo di quasi venti centimetrinell'arco di un anno. "Un giorno potrà realizza-re il suo sogno di diventare un campione dibasket", profetizza con un dolce sorriso la sua

nobile benefattrice.

La donazionedegli organi

in LombardiaCentri di prelievo

Provincia di Bergamo- A.O. Ospedali Riuniti diBergamo- Ospedale Treviglio Caravaggio- Policlinico S. Marco diZingonia

Provincia di Brescia- A.O. Spedali Civili Brescia- Ospedale di Chiari

Provincia di Como- A.O. S. Anna di Como- Clinica Valduce di Como

Provincia di Cremona- A.O. Istituti Ospitalieri diCremona- Ospedale Maggiore di Crema

Provincia di Lecco- A.O. “A. Manzoni” di Lecco- Ospedale di Merate

Provincia di Lodi- A.O. della Provincia di Lodi

Provincia di Milano- Città di Milano: Ospedale Ca’Granda Niguarda,Fatebenefratelli, Policlinico,Policlinico ICP, Ospedale L.Sacco, Ospedale S. Carlo,Istituto Besta, Istituto S.Raffaele;- Ospedali di Cernusco SulNaviglio, Desio, Legnano,Melegnano, “San Gerardo” diMonza.

Provincia di Mantova- A.O. “CarloPoma” di Mantova

Provincia di Pavia- A.O. Policlinico “San Matteo”di Pavia

Provincia di SondrioOspedale “Morelli” di Sondalo

Provincia di Varese- A.O. “Macchi” di Varese- Ospedali di Busto Arsizio,Gallarate, Saronno, Tradate

Centri di trapiantoProvincia di Bergamo- A.O. Ospedali Riuniti diBergamo: cuore, doppio polmo-ne, emifegato, fegato,fegato/rene, pancreas, rene,doppio rene.

Provincia di Brescia- A.O. Spedali Civili Brescia:rene

Provincia di MilanoCittà di Milano:- Ospedale Ca’ GrandaNiguarda: cuore, polmone, dop-pio polmone, emifegato, fegato,pancreas/rene, rene.- Policlinico: polmone, doppiopolmone, emifegato, fegato,rene.- Policlinico ICP: rene- Istituto Nazionale Tumori: emi-fegato, fegato - Istituto S. Raffaele: pancreas,isole, pancreas/rene, rene.

Provincia di Pavia- A.O. Policlinico “San Matteo”di Pavia: cuore, polmone, dop-pio polmone, rene.

Provincia di Varese- A.O. “Macchi” di Varese: rene

C CBergamoSezione - 24125 - Via Borgo Palazzo, 90Presidente: Leonida Pozzi Tel. 035.235326Fax [email protected]

Cremona Sezione - 26100 - Via Aporti 28Presidente: Daniele ZanottiTel./Fax [email protected]

Lecco Sezione - 23900 - C.so Martiri Liberazione, 85Presidente: Vincenzo RennaTel./Fax [email protected]

LodiSezione - 26900 - Via C.Cavour, 73Presidente: Angelo RapelliTel./Fax [email protected]

Brescia Sezione - 25128 - Via Monte Cengio, 20Presidente: Lino LovoTel./Fax 030.300108 [email protected]

Como Sezione - 22100 - Via C.Battisti, 8Presidente: Mario Salvatore BoscoTel./Fax 031.279877 [email protected]

Aido Consiglio Regionale Lombardia Sede: 24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo 90 Telef. 035.235327 - Fax 035.244345 E-Mail: [email protected]

Aido Nazionale Sede di Bergamo, 24122 Via Novelli 10/A Telef. 035.222167 - Fax 035.222314 E-Mail: [email protected]

Sede Amministrativa di Roma, 00195 Via S. Pellico 9 Telef. 06.3728139 - Fax 06.37354028 E-Mail: [email protected]

Brescia

Bergamo

Sondrio

Melegnano - Melzo

Monza - Brianza

LegnanoMilano

Lecco

ComoVarese

Pavia Lodi

Cremona Mantova

L’A

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Mantova Sezione - 46100 - Via Frutta, 1Presidente: Antonella Marradi Tel. 0376.223001Fax [email protected]

Legnano Sezione Pluricomunale- 20019 - Settimo Milanese (MI)Via Libertà, 33Presidente: Donata ColomboTel./Fax [email protected]

Melegnano-MelzoSezione Pluricomunale- 20066 - Melzo (Mi)Via De Amicis, 7 Presidente: Felice RivaTel./Fax [email protected]

Monza-BrianzaSezione Pluricomunale - 20052 - Monza (Mi)Via Solferino, 16 Presidente: Lucio D’atriTel.039.3900853Fax [email protected]

MilanoGruppo Speciale- 20158 - Via Livigno 3 - Presidente: Maurizio SardellaTel./Fax [email protected]

Pavia Sezione Presso Policlinico Clinica Oculistica- 27100 - Piazzale Golgi, 2 Presidente: Luigi RiffaldiTel./Fax 0382.503738 [email protected]

Sondrio Sezione- 23100 - Via D. Gianoli, 2/6Presidente: Franca BonviniTel./Fax [email protected]

Varese Sezione- 21100 - Via Cairoli, 14Presidente: Roberto BertinelliTel./Fax [email protected]