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1 Anno accademico 2006-’07 (Rev. Aprile 2009) Facoltà di Scienze Politiche - Università di Catania Corso di Laurea in Scienze Sociologiche LA TESI DI LAUREA A cura di: Pinella Di Gregorio Daniela Timpanaro 2.2.2007

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Anno accademico 2006-’07 (Rev. Aprile 2009)

Facoltà di Scienze Politiche - Università di Catania

Corso di Laurea in Scienze Sociologiche

LA TESI DI LAUREA

A cura di:Pinella Di GregorioDaniela Timpanaro

2.2.2007

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Presentazione

Questo lavoro, nato come supporto ai seminari per i laureandi del Corso di Laurea di Scienze Sociologiche, è stato pensato essenzialmente come un work in progress, che potrà essere utilmente ampliato ed arricchito dalle osservazioni e dai suggerimenti dei colleghi e, soprattutto, degli studenti ai quali è rivolto.

Per la sua realizzazione, oltre all’esperienza acquisita seguendo tante tesi di laurea, è stato utilizzato il classico, e sempre utile, volumetto di Eco U., Come si fa una tesi di laurea (Bompiani, Milano, 1977) e, soprattutto, il testo di Marradi A., Torniamo a scrivere (e a parlare) in italiano? (Club Unesco, Barletta, 1991), disponibile in formato pdf nel sito dell’Autore (http://www.me-teor.it/marradi.html).

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Che cos’è una tesi di laurea

“Una tesi di laurea è un elaborato dattiloscritto, di una lunghezza media variabile….. in cui lo studente tratta un problema concernente l’indirizzo di studi in cui si vuole laureare”

(Eco U., Come si fa una tesi di laurea, Milano, Bompiani, 1977, p. 11).

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Come si sceglie l’argomento della tesi

L’argomento della tesi dovrebbe essere scelto in base:• Alle inclinazioni• Agli interessi di studio• Al percorso universitario seguito• Alle prospettive future (quello che si vuole fare nella

vita)

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Fare una tesi significa:• “Individuare un argomento preciso• Raccogliere documenti su quell’argomento• Mettere in ordine questi documenti• Riesaminare …. l’argomento alla luce dei documenti raccolti• Dare una forma organica a tutte le riflessioni precedenti• Fare in modo che chi legge capisca cosa si voleva dire e sia in grado,

all’occorrenza, di risalire agli stessi documenti per riprendere l’argomento per conto suo”

(Eco U., op. cit., p. 16).

Nota bene: Nel caso in cui si fotocopiassero articoli, saggi o parti di testi ricordarsi sempre di fotocopiare anche il frontespizio, che contiene gli elementi indispensabili per una corretta schedatura (autore, titolo, anno, casa editrice).

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A cosa serve una tesi di laurea

A prescindere dalla materia e dall’argomento, la tesi di laurea serve ad acquisire un metodo di lavoro (che potrà essere utile in un impiego futuro e, in generale, nella vita); in particolare, la tesi serve a:

• Imparare a mettere ordine nelle proprie idee • Ordinare dei dati• Dimostrare di avere preso criticamente visione della

principale letteratura esistente sull’argomento scelto e di saperla utilizzare in modo personale.

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La struttura della tesi

• Lo schema

• La schedatura

• La partizione

• Il formato della pagina

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Lo schema (1) • Prima di iniziare a scrivere, si deve sempre

stendere uno schema di quello che si vuole dire.• Lo schema serve a collocare gli argomenti nella

giusta sequenza ed al giusto livello gerarchico.• Lo schema va organizzato in capitoli e paragrafi• Lo schema diventerà l’ossatura per l’indice

finale della tesi

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Lo schema (2)

• Non è necessario che, all’inizio del lavoro, lo schema sia completo e definitivo: può essere precisato, completato ed anche, in parte, modificato, man mano che si procede nella stesura.

• Tuttavia, lo schema iniziale va sempre tenuto presente come guida, da gestire in maniera dinamica.

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Le schede di lettura

Quando, seguendo il vostro schema di lavoro, inizierete a leggere libri, articoli, saggi, ecc. è necessario procedere alla loro schedatura.

La schedatura può essere: • Cartacea (su quaderno o block notes)• Digitale (su file nel vostro computer)

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Come si fa una scheda

Secondo il metodo standard, nella scheda bisogna riportare:

• Indicazioni bibliografiche precise (autore, titolo, anno, pagina)

• Breve (o lungo) riassunto del libro o dell’articolo• Ampie citazioni, tra virgolette, dei brani che presumete

di dovere citare, con indicazione precisa della o delle pagine

• Vostri commenti personali

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Esempio di scheda:

• Eco U., Come si fa una tesi di laurea, Milano, Bompiani, 1977.• Contenuto: l’Autore spiega, in maniera chiara ed analitica e con

numerosi esempi, come si fa una tesi di laurea. • P. 140: schedatura bibliografica• P. 170: citazioni• P. 190: le note • Utilizzare per la presentazione in Power Point del Seminario per

i laureandi (Corso di Laurea in Scienze Sociologiche)

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La partizione del testo

• Introduzione

• Capitoli

• Paragrafi

• Sotto-paragrafi

• Conclusioni

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L’introduzione (1)

Strano ma vero:

L’introduzione va scritta (o riscritta) alla fine del lavoro, perché all’inizio non sempre si sa esattamente dove si va a parare (anche per questo bisogna abituarsi a tenere sempre presente lo schema)

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L’introduzione (2)

L’introduzione serve:• A presentare il proprio argomento di tesi.• Ad esporre la metodologia e la letteratura

scientifica utilizzate nel lavoro di tesi. • Ad illustrare le differenti parti in cui si è deciso

di dividere la tesi.

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Capitoli, paragrafi e sotto-paragrafi

• Capitolo: inizia da una pagina nuova• Paragrafo: viene separato dal testo che lo precede da

una doppia interlinea; ha una doppia numerazione: la prima cifra indica il numero del capitolo, la seconda il numero del paragrafo entro quel capitolo;

• Sotto-paragrafo: se il paragrafo è molto lungo ed affronta troppi argomenti, in parte diversi, può essere opportuno dividerlo in sotto-paragrafi, che avranno una numerazione a tre cifre.

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Esempio:Anthony Giddens

Sociologia

1° Capitolo Introduzione alla sociologia

1.1. Di cosa si occupa la sociologia?1.2. Il cambiamento nel mondo moderno1.3. Sociologia e senso comune1.4. Questioni sociologiche: fattuali, comparative, di sviluppo e teoriche 1.4.1. Questioni fattuali 1.4.2. Questioni comparative ………………..1.5. Conseguenze attese e inattese dell’azione umana

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Il formato della pagina• Per quanto riguarda il formato, la spaziatura e le

dimensioni del carattere, non ci sono regole precise. In linea di massima si consiglia:

• l’interlinea 1,5• per il carattere, il corpo 12 o, al massimo, il corpo 14 .• il margine superiore non dovrebbe superare i 3,5

centimetri e quello inferiore i 2,5 centimetri.• tenendo conto della rilegatura, il margine sinistro

dovrebbe essere un po’ più ampio di quello destro: per esempio cm. 3,5 il primo e cm. 2,5 il secondo.

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La redazione del testo

• Evitare il più possibile le circonlocuzioni, le ridondanze, gli inutili appesantimenti, le frasi con costruzioni complicate, i periodi troppo lunghi.

• Preferire i periodi brevi ed agili, tenendo insieme e vicini il soggetto, il verbo ed il complemento oggetto; il nome ed il suo aggettivo; la preposizione ed il suo oggetto. Non allontanateli con inutili giri di parole, obbligando chi legge a fare su e giù per rimettere insieme la frase

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Esempi:

“Non fate periodi lunghi. Se vi vengono, fateli, ma poi spezzateli. Non abbiate paura a ripetere due volte il soggetto; lasciate perdere troppi pronomi e subordinate” (Eco U., op. cit., p. 161).

“Proponetevi un piano di lavoro. Questo piano assumerà la forma di un indice provvisorio. Meglio se questo indice sarà un sommario, dove per ogni capitolo tentate un breve riassunto” (Ibidem, p. 121)

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Il vocabolario

Se avete un dubbio su come si scrive una parola o sul suo esatto significato, non abbiate paura di cercarla sul vocabolario: risolverete il vostro dubbio e, forse, imparerete molte altre cose…..

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La punteggiatura (interpunzione)

La punteggiatura, che serve a “scandire” il testo

ed a dargli un ritmo, costituisce uno degli

elementi più delicati e personali. Anche in

questo caso, però, ci sono alcune regole da

osservare:

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La virgola

La virgola non va mai usata tra il soggetto ed il verbo della stessa frase.

Se collega due frasi, la virgola va usata, in linea di massima, quando una delle due frasi è subordinata all’altra.

Esempi:Visto che l’uditorio era stanco, decisi di smettere.Dopo aver finito di studiare, andai al cinema.Non potendo usare il registratore, trascrissi l’intervista a mano.

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Se invece tra le due frasi c’è un rapporto di coordinazione, non si usa quasi mai la virgola, ma piuttosto un punto e virgola, un punto o una

congiunzione: Esempio: “In questa conferenza cercherò di spiegare …. perché sono

stato portato a considerare la leggerezza un valore anziché un difetto; quali sono gli esempi tra le opere del passato in cui riconosco il mio ideale di leggerezza; come situo questo valore nel presente e come lo proietto nel futuro”.

(Calvino I., Lezioni americane, Milano, Garzanti, 1988, p.5)

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In linea di massima, non si usa la virgola quando:

• Cambia il soggetto, espresso o implicito: Ieri ho incontrato una mia vecchia amica; mi ha appena salutato perché

aveva fretta.

• Cambia il modo del verbo:

Stasera forse potrei andare al cinema: finalmente ho finito quel lavoro!

• Cambia la forma del verbo, da positiva a negativa o da affermativa ad interrogativa:

Ho deciso di laurearmi. Non posso perdere ancora tempo

Sei già in ritardo; hai una giustificazione?

In tutti questi casi, le due frasi devono essere divise da un punto e

virgola, da un punto o da due punti.

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I “CONNETTORI”

Le parole di connessione - ciò nonostante, eppure, tuttavia, allo stesso modo, infatti, quindi, ma, comunque - sono “la colla” delle frasi, i segnali che danno la direzione di dove stiamo andando, sono ciò che fa di un insieme di frasi un discorso coerente e convincente. Devono essere curate con attenzione, perché chi legge possa avere la sensazione di scivolare con naturalezza lungo il testo.

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Esempio:

“La posizione di una persona nel mercato del lavoro è essenziale per la sua più generale identità sociale, sebbene certamente nella società contemporanea il minor peso del lavoro nella “sfera di vita” abbia fatto riemergere altri fattori di ordine culturale e generazionale”

Reyneri E., Sociologia del mercato del lavoro, vol. I, Bologna, il Mulino, 2005, p. 16.

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Esempio:

“Si racconta che il principe di Condé dormì profondamente la notte avanti la giornata di Rocroi: ma, in primo luogo, era molto affaticato; secondariamente aveva già date tutte le disposizioni necessarie, e stabilito ciò che dovesse fare, la mattina. Don Abbondio invece non sapeva altro ancora se non che l’indomani sarebbe stato giorno di battaglia; quindi una gran parte della notte fu spesa in consulte angosciose”

(Manzoni A., I promessi sposi, Milano, RCS Editori, 2002, p.37.)

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Le note Le note servono ad indicare le fonti (libri, articoli,

saggi, siti internet, ecc.) di cui ci si serve per scrivere la tesi (come qualunque lavoro scientifico).

Citare queste fonti è meritorio, oltre che doveroso. Ciò non toglie nulla all’originalità della tesi, anzi ci

aiuta a fondare il nostro ragionamento su basi scientificamente solide, appoggiando le nostre affermazioni sulle spalle di altri autori (più qualificati ed autorevoli di noi).

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Avvertenza:

Se la fonte viene utilizzata citando esattamente le parole dell’autore, il brano riportato va messo tra virgolette e nella nota bisogna inserire anche il numero di pagina.

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I due tipi di note

Le note possono essere di due tipi:• A pie’ di pagina• All’americana.

Una volta scelto il tipo preferito (dallo studente o dal suo relatore), lo si utilizzerà per tutta la tesi.

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Le note a pie’ di pagina

• Vanno sempre poste all’apice e numerate progressivamente (ma questo in genere lo fa il computer).

• Possono essere usate: a) Per i riferimenti bibliografici da cui si sono tratte le

informazioni o i brani riportati nel testo.b)Per commentare o approfondire un argomento, senza

appesantire eccessivamente il testo.

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Esempio di nota a pie’ di pagina:

…. Come sostiene un importante sociologo contemporaneo,

immaginare una vita di impulsi momentanei, di azioni a breve

termine, priva di routine sostenibili, una vita senza abitudini, è

più o meno come immaginare un’esistenza priva di senso.(ı)

(1) Giddens A., La costituzione della società, Milano, Edizioni di Comunità, 1990.

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Esempio di nota a pie’ di pagina:

Poiché i sistemi educativi in Europa sono molto diversi, la classificazione in tre livelli (alto, medio e basso)(1) delle persone in cerca di lavoro è necessariamente approssimativa.

(1) Per livello medio si intende il titolo di scuola media superiore e per livello alto un titolo universitario, compresi i diplomi triennali e i percorsi paralleli all’università, così diffusi in alcuni paesi europei; quello basso corrisponde invece alla scuola media obbligatoria.

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Come si cita:• Un libro

Cognome dell’autore, Iniziale del nome, Titolo del libro (in corsivo), Città, Casa editrice, anno di pubblicazione

• Un saggio in un libro collettaneo: Cognome dell’autore, Iniziale del nome, Titolo del saggio (in corsivo), in

Iniziale del nome del curatore, Cognome del curatore (a cura di), Titolo del volume (in corsivo), Città, Casa editrice, anno di pubblicazione

• Un articolo di rivista : Cognome dell’autore, Iniziale del nome, Titolo dell’articolo (in corsivo),

Titolo della rivista (tra virgolette), numero della rivista ed anno di pubblicazione

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Esempi di citazioni:

• Sennett R., L’uomo flessibile, Milano, Feltrinelli, 2000.

• Reyneri E., Il mercato del lavoro e le strutture dell’occupazione, in V. Castronovo (a cura di), Storia dell’economia mondiale, Roma-Bari, Laterza, 2000.

• Saraceno C., Donne e lavoro o strutture di genere del lavoro?, in “Polis”, n.1, 1992.

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Op. Cit. e Ibidem • Op. cit. - se si deve citare un libro o un articolo che è già stato inserito

precedentemente in nota, non occorre ripetere tutto il riferimento, ma basta indicare il cognome dell’autore, l’iniziale del nome e l’abbreviazione op. cit (opera precedentemente citata) seguita dal numero della pagina.

Es. Eco U., op. cit., p. 161.

NOTA BENE: se vi sono due testi scritti dallo stesso autore è bene indicare anche l’anno per non indurre il lettore in errore.

Es. Reyneri E. (2000), op. cit., p…; Reyneri E. (2005), op. cit., p. …

• Ibidem - se, però, il testo citato è lo stesso della nota immediatamente precedente, è preferibile utilizzare questa forma: Ibidem ed il numero della pagina.

(1) Eco U., Come si fa una tesi di laurea, Bompiani, Milano, 1977, p. 161 (se è la prima

citazione che si fa di quel testo)

oppure:

Eco U., op. cit., p. 161 ( se il testo è già stato citato altre volte) (2) Ibidem, p. 162.

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Note all’americana

• Possono essere usate soltanto per le indicazioni bibliografiche.

• Sono basate sulla combinazione di due elementi: una serie di parentesi nel testo e un’appendice bibliografica alla fine della tesi.

• Nella parentesi, inserita direttamente nel testo, vengono fornite sinteticamente tre informazioni: autore, anno di pubblicazione, pagina (se si citano esattamente, tra virgolette, le parole dell’autore), rimandando alla bibliografia finale la citazione completa dell’opera.

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Esempio di nota all’americana:

Nel concorso pubblico più duro e selettivo, quello per entrare in magistratura, in soli vent’anni la quota di donne tra i vincitori è passata da meno dell’8% a quasi il 53% (Di Federico e Negrini, 1989)

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Esempio dei due tipi di note:

“La mente moderna è nata insieme all’idea che il mondo possa cambiare. Modernità è rifiutare il mondo così com’è stato finora e decidere di cambiarlo” (Bauman Z. 2004, p.30)

Oppure:

“La mente moderna è nata insieme all’idea che il mondo possa cambiare. Modernità è rifiutare il mondo così com’è stato finora e decidere di cambiarlo”(1)

(1) Bauman Z., Vite di scarto,Roma-Bari, Laterza, 2004, p.30.

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Tabelle, tavole, figure, grafici

A volte, può essere utile inserire nella tesi tabelle, tavole, figure, grafici, carte geografiche che

• Evitano di appesantire il testo con troppi numeri, dati e percentuali (soprattutto nel caso delle tabelle e dei grafici)

• Danno un quadro d’insieme e/o una visione sintetica ed immediata di un argomento trattato nella tesi (nel caso delle tavole e delle carte geografiche)

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Le tabelle

• Hanno sempre un numero ed un titolo che spiega, in modo sintetico ma esaustivo, il loro contenuto

• Vanno numerate progressivamente, all’interno del capitolo in cui sono inserite, con una doppia numerazione: la prima cifra riproduce il numero del capitolo, la seconda il numero della tabella entro quel capitolo.

Per esempio, le tabelle del secondo capitolo della tesi saranno numerate così:

Tab. 2.1. ………. Tab. 2.2 …………. Tab. 2.3 ……………

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La fonte delle tabelle

Le tabelle, in genere, sono tratte da libri di testo, da riviste o da pubblicazioni specializzate (Censimenti ISTAT, Annuari Statistici, Banche dati, Archivi, ecc…).

La fonte va sempre citata in modo completo, così come va citato il testo dal quale la tabella è stata eventualmente tratta.

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Esempio di tabella:

Laurea Diploma Medie Elementari

Maschi 2.4 2,8 5.0 7,6

Femmine 4,7 6,2 11.6 12,9

Tab. 1.1. Tassi di disoccupazione per titolo di studio degli adulti (30-59 anni), Italia, 2003

Fonte: ISTAT, Indagine sulle forze di lavoro, Cit. in Reyneri E., Sociologia del mercato del lavoro, vol. I, Bologna, il Mulino, 2005, p.185.

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Tav. 1.1. Il costo dei maggiori disastri naturali

Anno Evento Area Perdite economiche

(milioni di dollari)

1987 Nubifragio Europa occid. 5.600

1989 Uragano Hugo U.S.A. 12.700

……… ………………. ……………… …………..

1999 Terremoto Taiwan 14.000

Fonte: Munich Re, 1999.

Cit. in Priulla G., Raccontar guai, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2005, p.245.

Esempio di tavola:

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Le tabelle, le tavole e tutte le figure

• Dovrebbero rappresentare degli utili supporti al testo • Vanno quindi illustrate e commentate,

evidenziandone i dati più significativi, ma senza descrivere analiticamente tutti i particolari.

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TESTO E TABELLA DEVONO APPOGGIARSI A VICENDA quindi:

• Bisogna evitare che tabelle e figure si susseguano senza respiro: tra una tabella e le successive dovrebbe intercorrere sempre almeno una/due pagine di testo

• Non ha senso riprodurre una grande quantità di tabelle, poco funzionali alla trattazione

Se, per qualche ragione, si ritiene necessario riportare molte tabelle (riferite, per esempio, ad anni diversi), è preferibile metterle in una apposita appendice, alla fine della tesi.

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Le conclusioni

• Le conclusioni servono a riassumere il contenuto della tesi e ad esporre sinteticamente i risultati raggiunti.

• In molti Corsi di laurea (come quello di Scienze sociologiche) è richiesto, alla fine della tesi, un breve riassunto redatto in una lingua straniera.

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Internet: uso e abuso

Internet è uno strumento utile, necessario, insostituibile; una miniera inesauribile di dati ed informazioni, a volte ufficiali, a volte di fonte incerta.

E’ quindi fondamentale usarlo con discernimento, anche valutando attentamente l’attendibilità del sito da cui si trae il documento.

In ogni caso, internet va usato in modo intelligente ed onesto: in altre parole, non pensate che la tesi si possa fare ricopiando documenti scaricati da Internet (anche perché in genere i docenti se ne accorgono….).

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I libri, gli articoli e i saggi devono essere sempre elencati in ordine alfabetico di cognome per autore, cui segue l’iniziale del nome, il titolo (del libro, articolo o saggio) in corsivo, la città, la casa editrice e la data di pubblicazione.

• La sitografia Subito dopo la bibliografia è bene indicare i siti

internet consultati che si sono rivelati utili alla redazione della tesi.

• La bibliografia

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Esempio di bibliografia:• Bauman Z., Vite di scarto, Roma-Bari, Laterza, 2004. • Calvino I., Lezioni americane, Milano, Garzanti, 1988.• Di Federico G. e Negrini A, Le donne nella magistratura ordinaria, in “Polis”, n.2, 1989.• Eco U., Come si fa una tesi di laurea, Milano, Bompiani, 1977.• Giddens A., Sociologia, Bologna, il Mulino, 1991,• Giddens A., La costituzione della società, Milano, Edizioni di Comunità, 1990.• Manzoni A., I promessi sposi, Milano, RCS Editori, 2002.• Marradi A., Torniamo a scrivere (e a parlare) in italiano?, Club Unesco, Barletta, 1991.• Priulla G., Raccontar guai, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2005.• Reyneri E., Il mercato del lavoro e le strutture dell’occupazione, in V. Castronovo (a cura di),

Storia dell’economia mondiale, Roma-Bari, Laterza, 2000.• Reyneri E., Sociologia del mercato del lavoro, vol. I, Bologna, il Mulino, 2005.• Sennett R., L’uomo flessibile, Milano, Feltrinelli, 2000.• Saraceno C., Donne e lavoro o strutture di genere del lavoro?, in “Polis”, n.1, 1992.

Esempio di sitografia:• www.istat.it• www.org.it• www.europe.eu.

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L’unico modo per imparare a scrivere è:

Leggere

Leggere

Leggere

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Per saperne di più:

• Eco U., Come si fa una tesi di laurea, Bompiani, Milano, 1977

• Marradi A., Torniamo a scrivere (e a parlare) in italiano?, Club Unesco, Barletta, 1991.

• Il mestiere di scrivere, www.mestierediscrivere.com