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Don Luigi Palazzolo Predicazioni, catechesi e altri scritti Verita fondamentali Istruzioni varie Vol. V Doc. 329 – 470

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Don Luigi PalazzoloPredicazioni, catechesi e altri scritti

Verita fondamentali

Istruzioni varie

Vol. V

Doc. 329 – 470

Centro Studi Suore delle Poverelle – 1999 – Bergamo

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Verità fondamentali

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Verità fondamentali

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IL SEGNO DELLA CROCE

Del segno della Santa Croce

E’ il segno con cui si distingue il cristiano dagli idolatri, Ebrei e Turchi, eretici, etc.E’ lo stendardo dei soldati di Cristo, livrea dei suoi servi, contrassegno di chi professa la sua legge, col quale si distinguono da tutti i nemici della Croce.La Croce è in odio agli idolatri, Ebrei, etc. perché prima che vi morisse Cristo, era la cosa più vile del mondo, come la forca presso di noi.

"Mihi absit gloriari nisi in Cruce Domini nostri Jesu Christi..." E’ l’insegna più gloriosa del cristiano, poiché ha portato il talento(?) del mondo, e perciò è chiamata il fregio delle corone imperiali, avendo fatto passaggio da luogo di supplizi alle corone degli imperatori.

Poiché la sola Croce è il segno dei cristiani e con i chiodi flagelli, spine, ecc.Perché la croce è immagine e ritratto di Gesù Cristo.S.Tommaso: "Iste tamen non reprehesentat imaginem Christi, sicut Crux, quae dicitur Signum filii hominis".

Perciò all’immagine della sola Croce si deve adorazione. Dio Padre e Gesù C. ci diedero questo segno. Dio ha promesso per Isaia, di dover porre nella legge evangelica un segno dei suoi cristiani.

"Ponam in eis signum" dice S.Girolamo: "Hoc signum nobis ad Patrem ascendens Dominus dereliquit". Cristo, prima di salire al cielo, benedisse con tal segno gli Apostoli.

Misteri - Santissima Trinità, Incarnazione del Salvatore, sua Passione e Morte.Trinità: nel nome - unità di Dio, Persone s’intende - Potenza, maestà, essenza che è una in tutte e tre le Persone.Pater, Filius et Spiritus Sanctus.

Si comincia dalla fronte: Padre - ventre Figliolo, generato ab aeterno del Padre -"Ex utero ante Luciferum genui te" Significa Incarnazione. Conducendo la mano dal capo al ventre, si viene a dimostrare come il Figliolo, che ab aeterno era nel seno del Padre, scese nel giorno dell’Incarnazione, nell’utero di Maria Vergine.

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Croce significa Passione e Morte - Sono inclusi due altri misteri: remissione dei peccati e vita eterna, perciò ci segnamo prima dalla sinistra e passiamo alla destra, perché per amore dello Spirito Santo fummo tratti dalla sinistra alla destra, dal luogo dei peccatori a quello dei beati.

Per 3 fini ci segnamo:1) per mostrare che siamo cristiani e soldati del nostro capitano. I martiri con tal segno, confessarono Cristo innanzi ai tiranni. Filemone gentile, si segnò per finzione e si fece cristiano di cuore.2) Per invocare l’aiuto divino in tutte le nostre azioni, levandoci, coricandoci, sedendo a mangiare.Esempi: Lattuga: S.Antonio, S.Giovanni Evangelista ed apostolo3) Per armarci contro ogni tentazione del demonio.Perché alcuni fanno prima tre croci, poi la comune?"Per signum Crucis de inimicis nostris, libera nos Deus noster". In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.Esempio del cristiano schiavo.

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Della cognizione di DioDel nostro Fine

Dio creò l’uomo perché conseguisse il suo ultimo fine.Esempio: agricoltore (Distinguere fine da ultimo fine).Fine vuol dire punto di mira dove l’uomo tende e che, occupato (raggiuntolo) sta contento.

Quattro cose ci sono nel mondo:Creatore - Dio

Ricchezze - onori - piaceri

I piaceri non rendon contento l’uomo che non è mai sazio - E gli recano angustie all’anima, gli rendono infermo il corpo, gli accorciano la vita.Sono forse gli onori, titoli, dignità...?No, Urbano VIII Sommo Pontefice, al vestirsi del rocchetto, (gli onori del mondo sono quei delle scene).Si trova forse contento un pitocco che fa da re in teatro? Alla morte non si distingue più.

Le ricchezze - I ricchi debbono tutto lasciare alla morte. "A chi anderà in mano la mia roba, che non ho figli?"Stanno in timore di perderla per rubamento, liti, etc.Un ricco morendo, si fece portare l’oro e l’argento, ma, non cessaron per questo i dolori!

Niuna cosa dunque può essere l’ultimo fine dell’uomo, poiché son tutte inferiori "Omnia subjecta sint". Queste cose debbono servire di scala all’uomo perché giunga al suo ultimo fine. Non già sono l’ultimo fine esse (cose). Dio solo è l’ultimo fine.

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Siccome fine è punto di mira, perciò Dio è punto di mira dell’uomo, che, per arrivarvi, deve onorarlo e servirlo in Spirito e Verità.

Esortazione - In ogni nostra cosa, tendiamo a questo fine, mangiando, bevendo, ecc. Non disprezziamo questo fine,1) perché Dio ci ha creati per Lui2) perché essendo noi esclusi dal potere di conseguir questo fine, Egli si fece uomo e per noi morì e ci ridonò, ci riacquistò il potere di conseguire questo fine.Vi sono purtroppo di quelli che amano piuttosto servire a Lucifero che a Dio. Ma questi ricavano 3 mali:1) vita miserabile, pesce fuor d’acqua, osso slogato; prova grande amarezza e rifletta ognuno a se stesso se è stato contento, essendo stato lontano da Dio - "Non est pax impiis, dixit Dominus";2) perdere in punto di morte tutti i beni di questa terra e la vita eterna, mentre i giusti non perdono il bene che han fatto, ma solo se lo portan dietro;3) servire a Dio eternamente, nel fuoco eterno.

Esempio: giovane girando in fiera, vede una bottega vuota, un vecchio che vende sapienza... Curioso domanda, sborsa contanti, sente: "in omnibus respice finem".Lo scrive sulla porta della casa - è un barbiere.

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Dell’Unità e Trinità

Epitteto dice di Dio - Dio è uno spirito perfettissimo, creatore ecc. Sostanza spirituale, anzi uno Spirito che sempre è stato in tutta l’eternità, senza principio e senza fine: "Ego sum qui sum".Vi sono atei, sono ciechi, non vedono la natura; sono sordi, non sentono il suo linguaggio: "Coeli enarrant gloriam Dei".Se un forestiero entrasse in questa chiesa e gli si dicesse che fosse fatta a caso...S.Antonio il grande - Chiama il mondo "il suo libro".Che cosa è Dio?

Se potessi dire che cosa è Dio, o io sarei Dio, o Dio non sarebbe Dio; perciò: "Ego sum qui sum" non possiamo dire noi così.Egli si trova in tutto ed è presente a tutto.Vi è un Dio solo, come un sol re in un regno, un sole in cielo, un’anima nell’uomo.Dio è una sostanza perfettissima che contiene il cumulo di tutte le perfezioni tra le quali vi è questa: di essere uno senza simile.Dio è TRINO nelle Persone.

Dio non ha corpo - Cristo non ha corpo (come Dio). Si dipinge il Padre come vecchio perché così si fece vedere dal profeta Daniele "Antiquus dierum".Spirito Santo in forma di colomba perché così comparve sopra Cristo.Chi riceve lo Spirito Santo, riceve la qualità della colomba che sono: semplicità ed amore.Non ha bocca, occhi, mani.

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Esempio: S. Tiburzio Martire: fatto il segno della Croce, cammina sulle braci ardenti.

N.B. Si tratta di probabili appunti per la catechesi relativa a diversi argomenti circa le verità di fede.

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LEZIONI SUL CREDO

La fede è la prima delle virtù teologali, è un dono di Dio, che ha proprio uffizio di illuminare l’intelletto e di sollevare la mente nostra a credere fermissimamente e tenere quell’istesso motivo perché ci sono rivelate da Lui, per mezzo della Chiesa, ancor che’ siano cose difficili ed oscure alla ragione naturale.

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Lez. IDel Credo

D.2 Simbolo: Regola del credere, brevemente ci propone i singoli punti da credersi della nostra S.Fede.La composero gli Apostoli prima di partire.Per facilità dei fedeli.Necessità assoluta: credere ai 2 misteri.Necessità di precetto: obbligo a saperli sotto peccato mortale se per nostra colpa non si sanno!

D.3 Sono 12 (articoli) perché 12 apostoli: numero misterioso nelle scritture. 12 - 4 ternarii.Quattro parti del mondo - mistero della Trinità.I primi 8 (articoli) trattano di Dio, gli ultimi 4 della Chiesa.

D.4 Credo - appartiene a tutti e 12.

D.5 Dio agli Apostoli, questi (alla) Chiesa - questa a noi - Crediamo alle scritture degli uomini - Dio non può ingannarsi né ingannare.Se ci porta nuova una persona di autorità, ci crediamo.

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Dio è la stessa Sapienza - Non può ingannarsi, è la stessa Verità, non può ingannare.Noi ci possiamo ingannare con gli occhi nostri.Che Dio abbia parlato, ce lo assicura la Santa Chiesa nostra madre, sposa di Dio, corpo mistico, assistita dallo Spirito Santo."Ego vobiscum sum" Non può né ingannare, né ingannarsi.Donna in prigione, parla al figlio in prigione della luce, ecc. Stolto se non credesse alla madre della luce, perché non vede che tenebre. Così fa con noi la Chiesa.Il solo dubitare deliberatamente, o lo stimare probabile, è essere eretico.Si deve essere pronti a spargere il sangue piuttosto che dubitare. Bisogna credere col cuore, ma anche con sentimenti esterni.I martiri non avrebbero patito tanto.Iddio rimproverò i farisei come uomini esterni, dunque pare che rimproveri l’esteriorità? No.Ci vuole interno ed esterno buono. Essi erano maligni interiormente. Rispetto alla Chiesa: errori si spargerebbero - non si capirebbero i cristiani.Adesso contendono (contestano?) la religione soda!Io amo meglio un po’ di divozione non soda a lor modo.

D.6 Giova ad accrescere la fede, speranza.La Chiesa 3 volte al giorno.Nelle tentazioni. Esempio di S.Pietro martire.I gentili, istupivano alla forza dei martiri.

Lezione II

D.1 "In Deum" con queste parole incomincia a spiegare il mistero della SSma Trinità. Dio significa l’essenza e la natura divina e si dice per spiegare l’unità della natura divina.Vi sono 3 atti di fede acciò la nostra sia perfetta:1) credere a Dio 2) credere Dio 3) credere in Dio

1) Credere quello che Dio dice e crederlo perché lo dice Dio - Oggetto formale della fede!

2) Oggetto materiale: credere un Dio solo in tre persone divine: Padre Figliolo Spirito SantoNon si può capire.a) Esempio di S.Agostino.Bellarmino: acqua - fonte - fiume, lago (mare) è la stessa acqua - Fonte la comunica al fiume.b) Sole: in cui si distinguono: luce - raggio - calore.Non c’è differenza alcuna fra queste Persone.Beata Chiara di Montefalco.

3) Credere in Dio - E’ il più importante.I demoni credono a Dio e credono Dio, ma non credono in Dio. Noi da loro, ci dobbiamo distinguere in tale modo.Credere in Dio con amore tale e carità che tutte l’opere nostre siano indirizzate a Dio.Il sole fa tutto per noi.

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Qual contentezza ne deriva in un cristiano!

Fo questa cosa per dar gloria al mio Dio, questo è il modo di non fare mai i peccati, se in tutte le cose pensassimo, che possiamo dare gloria a Dio.Accolgier frutto da tutto: dal giuoco, dal mangiare, levarsi, dormire etc - Vanno bene, vanno male, fo’ le cose pel mio Dio e questo mi basta.Buon esempio - Gesù sta nel Sacramento per noi. S. Romano martire innanzi a Asclepade giudice, che non volea credere gli disse di domandare ad un fanciullo presente che avea 6 mesi.Il bambino disse: G.Cristo è il vero Dio - Mihi mater et matri Deus - Giudice schernito - Così noi quando il demonio c’inquieta.S.Nicolò Magno - mattone di terra.

D.2 Si dice che Dio è Padre per 3 motivi:Creazione - adozione per - natura.

1] Ci ha creati e non abbandonati come fa il muratore colla casa. Ci ha redenti - Si sta giorno e notte nel Smo Sacramento per noi. Anche la notte che non è adorato da nessuno. Liguori dice che Dio è legato con noi - Nutrisce l’anima e il corpo.Ci ama ogni momento.

2] Padre di tutti i cristiani, battezzati che ha rigenerati.Così è Padre in modo particolare. Ci ha adottati.

Questa è la carità di Dio - Siamo figli di Dio, fratelli di G.C., figlioli di Maria che partorì là sotto la croce - Cosa facciamo quando pecchiamo? Stoltezza di chi si perde in servire il mondo.

3] Perché si parla della prima persona della Sma Trinità - Sono tutte 3 uguali.

D.3 Perché sono d’una stessa natura - essenza - bontà. Si dice la I persona, perché queste persone sono distinte per alcune proprietà.Il Padre di non essere generato, il Figlio di essere generato dal Padre, lo Sp.S. di procedere dal Padre e dal Figlio.Il Padre è principio senza principio, perciò si dice la 1 Persona. Il Padre è più antico delle altre due? No.Il corpo del sole, colla sua luce produce raggi e calore. Pure la luce non è più antica del raggio e del calore.La luce ha sue proprietà di origine che non importan proprietà di tempo.

D.4 Per significare che Dio con ogni ragione, si chiama Padre nostro. L’onnipotenza ha un attributo che qui è più appropriato per tre ragioni:

1) al Padre si attribuisce la Potenza, al Figlio la Sapienza, allo Spirito Santo l’Amore (L’uomo mangia e pensa);

2) perché non ci sembri difficile crederlo creatore;3) perché in questo attributo si racchiudono tutti gli altri. (I potenti del mondo

non possono fare quello che vogliono: Golia - Amano - Oloferne!)Tutte e tre le Persone hanno la stessa Potenza.

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D.5 Come un soldato si dice che vince tutti e non può essere vinto da alcuno, non se lo pregiudica.

D.6 Ora spicca la potenza nel conservarci - Miracoli e principalmente nella SSma Eucaristia (Istituzione) Cristo alzò lo sguardo al Cielo prima di istituirla - Questo si spiega o nell’Io, o in questa onnipotenza(?).Operarono miracoli anche i Santi e Maria.Simon Mago - Maghi di faraone - la strega con Saulo."Digitus Dei est hic" (Esodo 6, 19)Temere Dio ed amarlo.Esempio del re umiliato.Cosa vuol dire creare dal niente?Nessuno può creare, tranne Dio.Noi possiamo disfare le cose riducendole in altre. Cielo - quel che vediamo noi, stelle, etc. Angeli. In che modo lo creò? Fiat.Prima non v’era che Dio.S.Agostino stava fabbricando un inferno per i curiosi - Ha fatto tutto perfetto.S.Alfonso - Voler dar consiglio a Dio!

Lezione III

"Et... credo..."D.1 Gesù vuol dire Salvatore - Promesso ad Adamo - Salvò noi dalla schiavitù.

Dio gli diede il Nome.Cominciò ad essere chiamato così il giorno della Circoncisione... Conviene solo a Gesù Cristo (quel nome).

a) Dio solo potea salvarci, ma essendo solo, soddisfacea la sua Misericordia, non alla sua Giustizia.

b) L’uomo o l’angelo non poteva soddisfare alla sua giustizia.c) Al Verbo fatto uomo solo conviene - Come uomo poté patire per gli uomini e,

come Dio, diede il merito sufficiente, anzi il valore traboccante ai patimenti.Gran riverenza, adorarlo quando se lo sente pronunciare.

Il Nome di Gesù si dipinse a modo di sole. Al suo nome si inchinano uomini, angeli e demoni.Questi per forza. Iddio ha voluto che ci inchiniamo a Gesù Cristo, che si inchinò per noi!

Grande rispetto. S.Francesco d’Assisi, raccoglieva ogni cartuzza in cui vi fosse scritto il Nome SSmo di Gesù.Tentazione: in nomine meo, demonia eicientur."Si quid petieritis Patrem in nomine meo, dabit vobis".

Dio ha un Figlio unico, vero e naturale, che è il Verbo eterno, 2 Persona della SSma Trinità. Dio non fece, ma generò il figlio che, incarnatosi, si chiama Gesù Cristo.

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D.2 Si tenta spiegarla colla immagine dello specchio. Dio, mirando se stesso, coll’occhio dell’intelletto, nella sua divinità, produsse la sua immagine

similissima a se stesso. Dio, a questa immagine ha dato la sua Sostanza e tutto il suo Essere, perciò questa Immagine è vero Figlio di Dio.Ha l’istessa Sostanza del Padre, non è più giovane. Dio fin dall’eternità, mirò se stesso, nello specchio della sua divinità.La priorità del Padre sopra il Figlio, è priorità di principio e di natura, non già di tempo.Il sole produce raggio - eppure il sole non precede di tempo il raggio."Pater maior me est" Secondo la natura umana.Due volontà in Gesù Cristo. Una sola Persona e 2 nature. Nell’uomo (ci sono) 2 sostanze: un solo uomo.

D.3 Unico

D.4 (?)

D.5 Ci vengono significati l’eccellenza e gli uffici del nostro Salvatore.

D.6 Propterea unxit Te Deus - Virtù dello Spirito S.Due volte fu unto - Invisibile - nel momento della sua concezione - Investito dallo Spirito Santo.

1) Coll’unione ipostatica - colla pienezza delle grazie che derivano dall’unione ipostatica della natura divina coll’umana.

2) Unzione visibile: Battesimo. Gesù fu profeta - fu profeta vuol dire inviato dal Signore, maestro interprete: e Cristo fu tale.Per farci conoscere il Mistero della SSma Trinità.

Gesù fu profeta: le turbe dicevano: "Propheta magnus surrexit in nobis".Magnus = Potenza - Miracoli.Magnus: Autorità con cui insegnavaMagnus: Sapienza.Gesù Cristo fu sacerdote: offerì se stesso nel SSmo Sacramento e sulla Croce.Fu Re: Se consideriamo Cristo come Dio, come uomo, ricevè in dono dal Padre il dominio temporale."Rex Regnum et Dominus dominantium".Di tal dominio Egli non si valse - e tutti gli imperatori sono suoi ministri, da lui ricevono l’autorità, l’investitura e le leggi, come dal Re dei Re. Fu vero Re della Chiesa per merito:a) ha liberati i suoi fedeli dal demonio;b) egli fa le parti di ottimo Re, egli la governa e le prescrive le leggi, la difende dalle insidie. "Portae inferi non praevalebunt adversus eam".Egli l’arricchisce di grazia e santità. Al tempo degli eretici vi erano sempre dei grandi santi.

D. 7 (Vedi Catechismo).

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Lezione IV

I Si chiama grande questo mistero perché è un quid simile della SSma Trinità.La SSma Trinità contiene tre persone nella medesima natura. L’Incarnazione contiene in 1 Persona 2 nature.

D.1 Dio spedì un angelo Gabriele 4000 anni dopo il peccato di Adamo.Volle Dio che questo mistero fosse trattato da un angelo e da una donna, perché il peccato venne da 1 angelo e da una donna.Dio coll’umiltà, tolse il danno della superbia, col farsi uomo, tolse il danno che ci avean portato Eva ed Adamo col volersi uguagliare a Dio.Si turbò Maria, perché si sentì lodare: "Gratia plena, benedicta tu...".

D.2 Per la sua verginità: quanto rimprovera la nostra sfacciataggine, noi miserabili come siamo! Maria avea fatto voto di perpetua verginità [si sposò poi con Giuseppe per ordine particolare di Dio, per più ragioni fra le quali, per onore della Vergine, per sollevamento nei travagli, ed anche perché il demonio riputasse Gesù Cristo uomo ordinario. [Infatti il demonio tentò G. Cristo, credo, perché non lo conosceva]

II Vuol dire che Maria concepì per opera dello Spirito Santo cioè che lo Spirito Santo, che è uno solo Dio col Padre e il Figlio, colla sua Potenza infinita formò del sangue purissimo di Maria Vergine, nel di lei seno, un corpo di un Bambino perfettissimo e nello stesso tempo creò un’anima nobilissima e la congiunse al corpo di quel Fanciullino. E a quest’anima, e a questo corpo si unì il Figliolo di Dio, il Verbo si unì e così questo Verbo, che prima era solamente Dio, cominciò ad essere ancora uomo.

E così, siccome Dio avea solamente il Padre senza Madre, così, come uomo ebbe Madre senza Padre.Dunque lo Spirito Santo è Padre di Gesù Cristo?

Risp. [No, perché per essere Padre bisogna fare un corpo della propria sostanza. Il muratore non è padre della casa. Lo Sp. Santo formò il Corpo di Gesù Cristo della sostanza della Vergine!]

D.3 Catechismo

D.4 Le opere di potenza si attribuiscono al Padre, quella di Sapienza al Figlio, quelle di amore allo Spirito Santo.

D.5 Il Verbo assunse la natura umana di G.Cristo e il modo di assumerla fu il farsi Persona di quella natura umana, che fu concepita per opera dello Spirito Santo... risultando in quelle due nature divina e umana un solo Cristo. Uno non perché la Divinità si convertì in uomo, ma perché Dio assunse l’umanità e la divinizzò.Gesù Cristo disse al suo Celeste Padre: "si possibile est transeat a me calix iste" transeat... cioè sentiva timore dei patimenti.

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D.6 Catechismo.

D.7 Si può dire che Dio patì, morì, si fece bambino? Si può attribuire a Dio in Gesù Cristo ciò che conviene all’uomo, ed all’uomo ciò che conviene a Dio.Questo mistero si adempì nella casa dove abitava la SS.Vergine con S.Giuseppe.Fu trasportata e posta in Loreto. Chi vi dice Messa, nel Vangelo dice

"Verbum hic caro factum est".

D.8 Catechismo: S.Luca chiama il Salvatore figliolo primogenito della Vergine, perché noi tutti siamo suoi secondogeniti.

Lezione V

D.1 Catechismo - I Vangeli vi fanno memoria della Presentazione dopo 40 giorni dalla sua Nascita: fuga, ritorno, disputa "Et erat subditus illis".Dopo andò a trovare S.Giovanni e si fece battezzare.40 giorni nel deserto, fu tentato - Predicò - Chiamò Apostoli, e travagliò circa 3 anni e 3 mesi.Per avvalorare la sua Parola "Coepit Jesus facere et docere". Suoi prodigi.La riuscita della sua predicazione, fa che alcuni se ne approfittarono, altri l’ammirarono senza convertirsi. I farisei ne presero motivo di macchinargli la morte.

D.2 Si servirono di Giuda. Gesù andò nell’orto, qui soffrì grande tristezza che n’ebbe a morire di dolore pel timore della morte.Sua rassegnazione: patì pei nostri peccati, che già prevedeva. Giuda lo tradì con un bacio. Gesù disse a Giuda: Amico... tradisci con un bacio il Figliolo dell’Uomo!Chi non si sarebbe arreso? Durezza di chi fa comunioni sacrileghe. S.Pietro si converte con una sola occhiata. Gesù fu condotto prima da Anna poi da Caifa sommo sacerdote.Qui riceve uno schiaffo. S.Pietro lo negò. Lo condussero a Pilato, questi lo mandò ad Erode, tetrarca del Regno di Galilea.Fu trattato da pazzo: la Sapienza increata!Fu rimandato a Pilato - Fugli anteposto Barabba, flagellazione spietatissima per parte dei ministri, dei flagelli, pel numero delle percosse - delicatezza del corpo di Gesù.Volle patire questa flagellazione per soddisfare ai nostri peccati di sensualità.Coronazione, senza licenza, in isconto dei nostri peccati di pensiero.Fu presentato al popolo: Ecce Homo.Fu condannato. Gli Ebrei al mostrar loro Gesù che fece Pilato, dicendo: "Ecco il vostro Re" non lo vollero - e non l’ebbero.Noi cerchiamolo e accettiamolo.Donna Caterina di Sandonal gran dama della Spagna, si diede a Gesù Crocifisso.Lo rivestirono delle proprie vesti acciò fosse conosciuto. Diedero la Croce al

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cireneo - perché Gesù, cadendone sotto, potea morire (ed essi non voleano).A mezzo giorno cominciarono le tenebre.

Ingiurie che gli scagliano contro - Stava sotto (la croce) Maria Vergine!Prima parlò a pro’ dei Crocefissori: grande esempio!! in questo si debbono distinguere i Cristiani."Averte mala inimicis meis et in Charitate tua".2 Convertì ladrone, "Hodie mecum eris in Paradiso!"Domanda:Gesù Cristo non è subito salito al cielo.3 "Ecce Mater tua"4 "Deus, Deus meus... etc". Ci fece intendere il suo dolore. Non sapea dove poggiare il corpo suo! se mirava la madre dolorava nel cuore.Tutti quasi lo bestemmiavano. Il Padre l’avea abbandonato.P.Francesco Zaverio fece una morte preziosa.La divinità non somministrò più quella forza a consolazione che dovea alla

sua santa umanità.5 Sitio - Siccità del corpo perché non avea più sangue. Sete nell’anima, tanto era l’ardore con cui ci amava, che avrebbe patito ancor di più.6 Consummatum est - Adempiute le profezie, le figure: Misterio - predizioni etc.7 "Pater in manus tuas etc". Grido - eclisse - terremoti etc.Gli ebrei restarono per la maggior parte più duri dei macigni. Furon scrupolosi di non lasciare quei corpi esposti in giorno di festa - Ruppero le gambe ai ladri - trafissero Gesù Cristo.

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Si sciolgono alcuni dubbi

- Il peccato d’Adamo fu commesso in un giardino! La passione di G.Cristo in un orto.- Catechismo di Trento.Si dice che Dio morì, perché Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo e si può attribuire alla divinità ciò che è proprio dell’umanità in Gesù Cristo.

D. 6 Oblatus est quia ipse voluit.Quando lo vollero lapidare...Nell’orto caddero a terra...Erode...Lo disse a S.Pietro.

D.9 Pilato lo dichiarò innocente e lo condannò per timore degli uomini. Così facciamo noi.Scelse il legno per istrumento della sua morte, affinché il demonio, che vinse nel legno, fosse vinto dal legno.Ci insegnò molte virtù.

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D.12 Catechismo - Se uno mettesse nel banco della città da liberare i carcerati che si presentassero colla polizza...

Lezione VI

D.1 Due cose ci propone a credere:l’anima di Gesù Cristo discese al limbo e ci stette tutto il tempo che il suo corpo stette nel sepolcro. La morte di Gesù C. separò l’anima dal corpo, ma non divise la persona divina di G.Cristo, né dall’anima, né dal corpo.La persona discese coll’anima al limbo e stette col corpo di Gesù Cristo, sulla croce e nel sepolcro.Un cavaliere sfodera la spada, restando unito alla spada ed al fodero.Inferno vuol dire inferno, luogo dei dannati.Purgatorio.Il limbo dei fanciulli morti senza Battesimo - senza uso di ragione - non hanno pena di fuoco.

D.2 Limbo dei S.Padri, Seno di Abramo - Non pativano.Vi discese per tre motivi:I per liberarliII per dare loro la beatitudine essenzialeIII per trionfare con intera vittoria sul demonio.Si crede scendesse anche al Purgatorio.Si stima abbia loro rimesse le colpe.Si pensa sia disceso anche all’inferno ad atterrire i demoni e i dannati - G.Cristo stette al limbo lo spazio di 36 ore!!

Articolo 7

"Inde venturus est"... etc.Perché la Scrittura parla di questo giorno come fatto vicino: "Prope est dies Domini".Perché saremo giudicati come nel giudizio particolare. Descrizione del giudizio particolare.

Esami peccati occulti fino a parole oziose. Chi va all’inferno, sarà abbandonato dall’Angelo custode. Si farà per più ragioni.Per gloria di Dio (catechismo). Per trionfo di Cristo, gloria dei beati.Molti moriranno infamati. Per ricompensarli del bene (per così dire) che fecero.Per confusione dei cattivi.Eresiarchi: peccatori ipocriti - perché il corpo abbia coll’anima premio o pena.

Perché si farà da Cristo e non dal Padre? Gesù Cristo offerì l’ufficio di Redentore: l’ha eseguito.Avvocato continua e continuerà - Ufficio di giudice lo farà: Dies Domini.Perché si dice: "vivi e morti"?S’intende alla Grazia.

Cristo lo farà = Sapienza del Padre, si farà con somma equità - Giudice degli

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uomini, fu conveniente fosse uomo.Verrà Cristo solo? La potestà di giudicare è comune a tutte e tre le persone, ma si attribuisce a Cristo, per i motivi detti.

Pure i reprobi non vedranno Iddio nella sua essenza, perché non abbiano consolazione alcuna, ma vedranno la Gloria e la Sostanza.

Inde... verrà dal cielo, nessuno si potrà ingannare. Nella valle di Giosafatte, fra monte Oliveto e Gerusalemme.Perché si deve fare in terra?R. Perché in terra operarono gli uomini.Es. Un monaco converte Bagore Re dei Bulgari, con dipingergli su una tela il Giudizio Universale.

Circostanze1. Precederà la venuta del giudice2. Accompagnerà3. Seguirà- Scarsezza degli uomini santi - Abbondanza delle scelleraggini - Scismi -

eresie - apostasie- Guerra fame e pesteEvangelio predicato per tutto il mondo: venuta dell’Anticristo - abolizione dell’Impero Romano.Anticristo: nome Giudeo - dalla tribù di Dan uscirà in Babilonia.

Ipocrita: ambizioso, astuto, ateo, tiranno, disonesto - mago - contrario a Cristo in tutto, anzi nemicissimo - con imperio breve, ma guadagnerà maggior parte con inganno e forza.Vi saranno profeti: Enoc - Elia.

Anticristo inghiottito, fuoco incenerirà i suoi compagni - Pace al mondo - si convertiranno gli Ebrei - Dopo prodigi in cielo ed in terra.Si oscureranno gli astri, giorno simile alla notte.Dalla sfera del fuoco caderà fuoco che brucerà la terza parte della terra.

Esalazione e fiamma in figure mostruose, in vendetta del fuoco incestuoso della libidine. Cadrà assenzio che nei fiumi si immergerà.Pestilenziosa aria - piogge di grandine e fuoco etc. mare in tempesta - Acque di color sangue putrido.

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Credo in Spiritum Sanctum

Si deve adorare lo Spirito Santo come il Padre e il Figlio? Certamente ha l’istessa divinità.Non capisco come lo Spirito Santo sia d’una stessa natura e divinità, etc.Es. Fonte - fiume - lago.Perché si dice Spirito Santo? Non sono Santi gli Angeli, solo del Papa si dice Santo Padre!Se Dio è Santo, perché si dice Sp. Santo solo la terza persona? "Sanctus, Sanctus, Sanctus Dominus Deus!".

Ma le altre persone hanno un nome proprio alla terza si lasciò questo, per

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dimostrare la sua operazione di santificare le anime.Si dipinge in forma di colomba: semplicità ed amore.Venuta dello Spirito Santo sopra gli Apostoli: E’ per questo da credere nel Credo.Pente - coste = 50 giorni.

Gli Ebrei celebravano tale festa 50 giorni dopo (che eran) fuggiti al faraone, in ringraziamento della legge ricevuta (sul Sinai).Così nella Legge nuova 50 giorni dopo la liberazione dalla schiavitù del demonio.- Discesa dello Spirito Santo

Perché apparve sotto forma di lingue?Per significare gli effetti - S.Leone: nella forma della lingua si raffigura l’eloquenza.Nello splendore del fuoco la Sapienza, nell’ardore la Carità.

Lo riceviamo tutti lo Spirito Santo?Nella S.Comunione e nella Cresima. Disposizioni: essere vuoti con l’umiltà e purità.Per mantenerlo - "spiritum nolite extinguere".Si smorza il fuoco con l’acqua: peccati di senso.Togliendo alimento - soffocarlo, togliere aria, soverchi affari di mondo.Monaco che, rinnegando Dio, vede uscirsi dalla bocca una bianca colomba. Si pente e ritorna la colomba.

D.7 Sapienza, intelletto, consiglio, scienza, fortezza, pietà, timor di Dio.Perché si dicono "doni dello Spirito Santo"? Perché provengono dall’amore.

Timor di Dio: "Initium sap...". Non importa che Isaia lo lasci ultimo, perché noi cominciamo dalla terra, andiamo al Cielo - Esso dice che ci vennero dal cielo - Il peccatore teme Dio. Il timor di Dio - può essere servile, mercenario - filiale."Memorare novissima...".

Pietà: l’uomo riconosce di voler ubbidire a Dio ed osservarne i santi precetti. Sentir bene delle cose di Dio - Giudica bene di tutti.Esempio: frate che moriva...

Scienza: cognizione delle cose divine ed umane - per servirsene in bene proprio e del prossimo.S’impara a conoscere Dio, noi stessi, il prossimo. Non saremo iracondi.

Fortezza: supera ogni difficoltà.Consiglio: scopre le frodi del demonio.Intelletto: vita contemplativa: Santi - Estasi - Don Giovanni Zanotti.Sapienza: sapore di scienza, gusto di servire Dio - Non sentono questo i seguaci del mondo. L’uomo indirizza tutte le cose a Dio.

Frutti dello Spirito Santo

1) Carità, 2) Gaudio, 3) Pace, 4) Pazienza, 5) Benignità, 6) Bontà, 7) Longanimità, 8) Mansuetudine, 9) Fede, 10) Modestia, 11) Continenza, 12) Castità.

Sono questi gli effetti che lo Spirito Santo produce per mezzo di alcune virtù, e più della carità, dalla quale derivano tutte le altre.

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1. E’ più nobil frutto - amiamo Dio sopra ogni cosa ed il prossimo come noi stessi.Ammonizioni.

2. Godimento di possedere ciò che si ama in buona coscienza - invece il piacere del mondo volgare è come quello dello scabbioso nel grattarsi.

3. Pace: "non est pax impiis".4. Pazienza : soffrire avversità e contumelie del prossimo. Questi ci perfezionano

di dentro e ci perfezionano intorno a noi (e ai difetti).

5. Benignità : "Estote invicem benigni" - affabile, cortese - Abramo verso Lot.6. Bontà - prontezza a beneficare.7. Longaminità - Differisce dalla pazienza in quanto persevera nella risoluzione di

patire.8. Mansuetudine : si oppone all’ira ed all’animosità.9. Fede : 3 significati: a) si oppone all’eresia

b) fedeltà alle promessec) credulità - crede al prossimo sotto di noi!

10.Modestia : Modo di camminare - vestire, parlare, ridere, ecc.11.Continenza : sguardi, parole, gola, tutto.12.Castità : modera, governa gli appetiti e i movimenti della carne: fa che il senso

obbedisca alla ragione._____________________

IX Lez.Sanctam Ecclesiam Catholicam

N.B. Il Palazzolo scrive su un quadernetto la spiegazione, punto per punto, alcuni articoli del Credo. Il testo termina con il sottotitolo dell’articolo: la Chiesa Cattolica, che però non è sviluppato.

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I NOVISSIMI

"In omnibus operibus tuis memorare novissima tua et in aeternum non peccabis"(Ecc 7,40).

"In tutte le tue azioni, ricordati dei tuoi Novissimi e non peccherai in eterno".

1 Uditori, io voglio parlar chiaro, dirò cosa che rincresce a tutti i buoni, ma è pur troppo vera e voi non me la potrete contrastare; e per questa si è che il tempo

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d’autunno parmi poterlo chiamare tempo di diserzione dalla virtù e di dimenticanza di Dio.

Quanti ve ne sono, o miei cari, che in questa stagione si consacrano proprio tutti al piacere ed ai divertimenti, e, se poi dite loro che si ricordino di Dio, dei sacramenti, della virtù, vi rispondono che è tempo di autunno, e di vacanza, Dio pure vuol far vacanza. E ritirasse da loro la sua mano, non ritornerebbero nel nulla?Pure Dio, Bontà Infinita, non opera così, ma invece pensa continuamente a loro, mentre essi si dimenticano di Lui, non solo, ma, quel che è peggio, l’offendono.

Ebbene, fratelli, non vogliamo far così noi, anzi, in questo tempo ricordiamoci del Signore più che mai; accendiamo la nostra carità, il nostro amore inverso di Lui; fuggiamo, più che orrendissima peste, ogni benché leggerissima offesa di Dio, per così riparare, nel miglior modo che possiamo, alle tante dimenticanze ed offese che si fanno a Lui.

O quanto sarem cari a Dio, operando così! Quanto ce ne ricompenserà largamente!Ma, se io vi svelassi un mezzo che vi rendesse facilissima la via di fuggire il peccato ed operare la virtù, per così piacere al Signore, non vi farei cosa gradita? Certo che sì.

Ebbene, sentite o fratelli, un mezzo infallibile per non commettere peccati, è quello che sta scritto nell’Ecclesiastico al Capo 7: "In omnibus operibus tuis, etc.".Io brevemente darò alcuni schiarimenti per usar bene di questo mezzo, e voi ponete attenzione.

Quanto è facilissima la cosa che richiedesi da noi per fuggire il peccato, altrettanto siamo noi biasimevoli se non lo curiamo.Cosa vi ha mai di più facile che ricordarci dei nostri Novissimi, in tutte le nostre azioni?Richiede forse da noi il Savio che stiam sempre immersi nel meditare? No, perché sa che non ci sarebbe facil cosa il meditare in tutte le nostre azioni.

Quello che richiede da noi è che almeno ce ne ricordiamo: "ricordati", presupponendo che li abbiamo già meditati da tempo in tempo, com’è dovere.E, se voi fate questo, vi assicuro che, campando in eterno, non pecchereste in eterno.

2 La Morte è il primo Novissimo. Ma forse qui aggiungerà alcuno di voi, che furon molti, i quali, perché si muore, pensarono a darsi bel tempo. E che ve ne sono ai nostri dì di quelli che non si vergognano punto di addurre per iscusa della lor vita scioperata, che presto dobbiam morire e che dunque conviene ora coronarsi di rose e darsi vita e tempo, mentre si può.

Ebbene, o miei cari, ponete attenzione al suggerimento che vi dà il Savio, e vedrete che Egli non dice "ricordati del tuo novissimo", ma bensì "ricordati dei tuoi novissimi". Perché, a volere che il pensiero della morte sia profittevole, bisogna che rammemori come alla morte, succederà un duro giudizio; non solo, ma al giudizio andrà unita una sentenza orribilissima qual’ è quella di eterna pena o di eterno premio. "In tutte le tue azioni, ricordati dei tuoi Novissimi e non peccherai in eterno".

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3 Domanderà forse alcuno di voi, donde nasca così gran forza a non peccare, dal ricordarsi dei Novissimi?

La forza nasce da questo che i 4 Novissimi fanno sì che in noi prevalgano le quattro virtù che si chiamano principali, come quelle che ordinano tutto l’uomo.La memoria della morte, a cui presto sarem soggetti, ci toglie dalla testa i fumi dell’ambizione, dell’alterigia, che sono quei che più offuscano l’intelletto e così ci dà la Prudenza.

La memoria del Giudizio, ci pone innanzi agli occhi quel Giudice rigoroso e tremendo, il quale ha da rivedere tutti i nostri conti, esaminando perfin le parole oziose, anzi le opere buone, e così ci dà la Giustizia.

La memoria dell’Inferno del suo fuoco e dei tormenti eterni, reprime in noi il gusto di quei piaceri i quali si hanno a cambiare in sì gravi pene, e così accresce la Temperanza.

La memoria del Paradiso, di quell’Amore, di quella pace, di quelle delizie eterne, diminuisce l’apprensione; il timore di quei patimenti, di quelle Croci, le quali si hanno a cambiare in sì grandi piaceri! E così si aggiunge Fortezza.E se così è, come è mai possibile che abbiate a peccare in tale stato?Ricordati dei tuoi Novissimi e non peccherai in eterno.

4 Ma, con tutto questo, soggiungerà ancora taluni di voi, che molti pensano bensì ai Novissimi, e spesse volte: ora ragionandone nelle Chiese, ora parlandone cogli amici, ora col dipingerli su tele, o scolpirli su duri marmi, eppure non tutti questi menano vita santa.

Ma, osservate sottilmente, o fratelli e scorgerete che questi tali pensano bensì ai Novissimi, e li trattano frequenti volte, ma in astratto e però il Savio non dice "Ricordati dei novissimi" ma "ricordati dei tuoi novissimi".

Se non vogliam peccare, bisogna che ci ricordiamo che noi stessi siam quei tali che, entro brevissimo tempo, ci dobbiamo ridurre a quel capezzale, incapaci a muovere un dito, a pronunciare una parola. Le nostre luci saranno semiaperte, ma immobili e cieche; su quel cataletto che ora trasporta i nostri fratelli, entro breve, sarem posti noi, incapaci di dare un passo; ed in quella fossa, su cui non possiamo affacciarci e chinar lo sguardo, senza orrore, entro breve, questo stesso nostro corpo, vi sarà calato e coperto di terra, pasto ai vermi.

Se non vogliamo peccare, bisogna che ci ricordiamo che, quel giudizio tremendo appartiene a noi; che per noi son quelle pene, se cediamo alla tentazione; per noi quei gaudi eterni, se vi resistiamo!

Oh, miei cari, è tutt’altra cosa considerare i Novissimi rispetto agli altri, ed il considerarli in riguardo a sé.Adunque, fratelli, poniamoci di lena, e prima di fare un’azione, diamo uno sguardo ai nostri Novissimi.

Ed oh, qual luce avremo da essi per discernere se è conveniente o no. E qual forza per rigettarla da noi se cattiva, per operarla, se buona!

5 Fratelli, questo rimedio vi pare forse acerbo? Non è tale, vedete! Anzi, in progresso di tempo, lo troverete soavissimo.

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E’ vero che i pensieri dell’altra vita sembrano molesti, melanconici, ma poi non lo sono. E la ragione è questa, perché questi pensieri giovano più d’ogni altri a tener la coscienza netta.

"Ricordati... etc." e così questi portano con sé quell’alto gaudio, che non è di occhi e di orecchi o di altro senso più ignobile, ma è del cuore, prodotto dalla coscienza pura. E questo piacere è il maggiore di tutti."Non v’ha piacer maggiore che il gaudio del cuore" (Eccl 30,16).

E però lo stesso Ecclesiastico quando disse "Non abbabdonare il tuo cuore alla tristezza, ma cacciala da te". "Non dederis in tristitia cor tuum, sed repelle eam a te" (Eccl 38,21), soggiunge subito "e ricordati de’ tuoi novissimi". "Et memento novissimarum" come il pensare ai novissimi sia il mezzo più certo a tener lungi dal cuore umano quei nuvoli, che più d’ogni altro ingombrano il suo sereno, cioè le colpe.

6 Avete inteso adunque, o fratelli, che dobbiate fare per piacere sempre più al Signore colla vostra fedeltà, in questo tempo di diserzione.

Ma io vo’ soggiungervi ancora un’altra cosa che vi arrecherà letizia al solo nominarvela, e la sua memoria vi renderà ancor più dolce la meditazione de’ vostri novissimi.E questa è la divozione e l’amore alla augusta nostra Madre Maria.

Oh, se avremo la divozione a Maria, saremo eletti dal Signore; con questa non ci darà pena la morte, non ci attristerà il giudizio, non ci spaventerà l’Inferno, ma solo sospireremo al Paradiso per goderci in eterno fra l’amore di Dio e gli abbracciamenti della nostra Madre Maria. Amen.

G. M. G. V. A. S. V.

N.B. I destinatari di questa predicazione: >I Novissimi’, tema assai presente al tempo del Palazzolo, sono probabilmente i giovani dell’oratorio, dal momento che è annotato il luogo dove fu tenuta: >cappella oratorio’.

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Morte

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I DEFUNTI NEL SIGNORE

"Sancta ergo et salubris est cogitatio pro defunctis exorare, ut a peccatis solventur" (II Mac 12,46).

1. Giuseppe infelice!... Spogliato dalla sua veste che lo facea decoroso "nudaverunt eum tunica talari"... (Gen 37,23). Lontano dal padre suo, giacea in fondo ad un’antica cisterna, senz’acqua (ib. 24) "Quae non habebat aquam"; incapace d’aiutarsi da sé. E intanto che dolorosissimo piangea, i fratelli suoi stavansi seduti a ciel sereno, mangiandosi il pane. "Sedentes ut comederent panem" (ib. 25).

E chi saravvi tra voi, o cristiani, che non isdegni a tanta crudeltà di que’ fratelli e non pianga su la misera sorte di quell’amabile giovinetto? E se in questo momento, si facesse qui, in mezzo a voi un corriere, e, tutto commosso per la pietà, vi contasse un simil fatto che or ora sta compiendosi, e, se il paziente per sopra più fosse un vostro fedele amico, un parente, un fratello, o una sorella, il padre, la sposa, la madre?

... O, come fulmini, non correreste voi ed, a costo anche della vita, a togliere da quella prigione la persona amata? Ma che diss’io? qualunque persona, fosse anche straniera?... ebbene, o cristiani uditori, io sono quel messo! Vi ha un carcere dolorosissimo e si chiama il purgatorio, ove le anime, che morirono bensì in grazia del Signore, ma non affatto monde per modo da essere acconce per il regno de’ cieli, se ne stanno chiuse e bruciano fra atrocissimi tormenti, del tutto purificandosi per la giustizia di Dio.

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Elleno, sono incapaci di giovare a sé medesime, come che spogliate d’ogni mezzo di potersi vestire di meriti, sono lontane, divise dal loro Padre celeste, al quale sospirano con sì ardentissimo amore che è vano d’immaginarlo, e intanto bruciano senz’acqua di refrigerio.

"Purgabit Dominus sordes filiorum et filiarum Sion spirito judicii et spiritu combustionis" (Isaia 4). Intanto i loro fratelli mangiano pane a ciel sereno; vò dire noi, noi o cristiani, intanto mangiamo in letizia e ci diamo vita e tempo.

Eppure siamo noi quelli che le possiamo giovare, cavandole da quel luogo ed inviandole al cielo. A noi esse inviano suppliche; a noi inviano preci, perché vogliamo soddisfare per loro alla giustizia di Dio.

E noi ce ne staremo insensibili a tanta pietà, e niegheremo un po’ di elemosina, perché s’innalzino sacrifici a lor pro’, un po’ di preghiera a Dio raccomandandole, un po’ di penitenza sul nostro corpo, perché cessi quella dell’anima loro?...A, no, tutt’altro, o cristiani.

La carità c’infiammi. Ecco, gli angeli son pronti per cavarle da quel carcere orribile, in vostra mano sono le chiavi per aprirne quelle porte d’inesorabile giustizia. Suvvia, aprite o cristiani, aprite voi colle preghiere, aprite colle limosine, aprite coi suffragi e colle penitenze!

Benedetta la mano pietosa che cava un’anima da quel fuoco! Oh da quanto gran male la scioglie, a quanto bene la invia, e però qual guiderdone di ciò si può ripromettere!"Benedicti vos, a Domino, qui fecistis misericordiam" (2 Re 2).

2. Santo è il pensiero di pregare per i defunti. E’ santo perché è fondato in un atto di carità che è la virtù più segnalata di tutte. Cosa ricerca la carità? che i membri sani unicamente sovvengano i membri infermi? No, vuole che si stendano a sovvenire anche a quelli che si trovano sani sì, ma legati."Mementote vinctorum tamquam vincti" (Ebrei 13,3).

Ricordatevi dei carcerati, come carcerati voi insieme. Ora è certissimo che, come i fedeli vivi sono membri della Chiesa, così parimenti ne sono que’ fedeli morti, i quali dimorano in Purgatorio.E non forman eglino la Chiesa Purgante?

Le anime adunque del Purgatorio sono membri sani, non può negarsi, perché sono in grazia; ma sono come legati, perché non sono abili ad aiutarsi da sé né loro bisogni, essendo con la morte spirato a ciascuno il tempo da Dio prefissogli a meritare.

"Venit nox quando nemo potest operari" (Gv 9,4), viene la notte, quando nessuno può operare. Però è santa cosa che i fedeli vivi, e specialmente quei che son membri sani, porgano alcun soccorso ai fedeli morti.E che!... non siamo noi fratelli dei defunti, nel Signore, perché non sono più qui sulla terra? Non siamo membri della stessa Chiesa, non formiamo forse con loro lo stesso Corpo mistico di Gesù Cristo?

... Suvvia, adunque, o fratelli, sovveniamo loro, affinché non siavi scisma nel Corpo."Ut non sit schisma in corpore, sed idipsum pro invicem solicita sint membra" (I Cor 12,25).

3. Ed o fratelli, quanto splendidissima carità sarà la nostra, usata inverso le anime del Purgatorio? Opera di misericordia, chiama il santo re Davide il solo

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seppellire i morti ed invoca la benedizione del Signore e la pronta sua misericordia, sopra quelli che l’aveano usata. "Benedicti vos a Domino, qui fecistis misericordiam hanc cum domino vestro Saul et sepelistis eum. Et nunc retribuat vobis quidem Dominus, misericordiam et veritatem" (2 Re 2,5-6).

E sì bella opera e cara il seppellire i cadaveri la stima l’angelo Raffaele, che a Tobia fa fede d’averla offerta a Dio, nell’atto ch’egli la praticava.Che, se per carità sì sublime è quella che anche solo si usa al cadavere dei defunti, che infine è la lor parte inferiore, è terra, deh, ditemi quale sarà quella che noi usiamo inverso all’anime loro?

Ma perocché tanto più grande è una carità secondo che libera da più gravi afflizioni, e pone in dolce stato, affine di penetrare meglio quanto sublime sia la carità usata inverso le anime purganti, meditiamo un momento da quali tormenti essa la cavi ed a qual bene le invii.

4. Da quali tormenti le cavi? Ah, fratelli, e chi fra noi lo potrà pensare? Immaginiamo pure quanto ci è possibile, di più atroce, di più crudele martirio, saremo sempre incomparabilmente lontani dal vero.

Quell’anime benedette sono chiuse in un terribile carcere per quanto tempo vuole la giustizia di Dio, e intanto bruciano, purificandosi tra un fuoco sì gagliardo che meglio non lo seppe chiamare il profeta Isaia, che dandogli nome di spirito: "Spiritu judicii, et spiritu combustionis".

S. Agostino dice apertamente che su questa terra non si può vedere, provare e perfino pensare, tormento che a quel fuoco si uguagli. "Ille purgatorius ignis, durior est quam quicquid in hoc saeculo potest poenarum aut videri, aut cogitari, aut sentiri".

E però schieratevi innanzi alla mente tutti quegli atrocissimi tormenti che la crudeltà più maliziosa ed infame dei tiranni seppe inventare, per vincere la costanza de’ cristiani, e poi state certi che tali tormenti, a quelle anime che bruciano nel purgatorio, scuserebbero qual dolcissimo refrigerio."Purgavit Dominus sordes filiorum et filiarum Sion spiritu judicii et spiritu combustionis" (Isaia 4,4).

Sentite, o fratelli, come parla il profeta Isaia: "Purgherà il Signore le macchie dei figli e delle figlie di Sion, con spirito di giudizio, cioè del più rigoroso giudizio che usar si possa, e con spirito di ardore". Nella quale parola spirito di una cosa intendiamo quella tal sostanza cavata con arte dai chimici, la quale non è che un picciol sunto del tutto, e però è di natura sì efficace, che vien chiamata comunemente col nome di spirito.

Ora in questo spirito di ardore, "spiritu combustionis" animato dalla giustizia di Dio, che quivi sta come soffiando, sedebit conflans vengono purificate quell’anime benedette e colate quasi oro e quasi argento."Sedebit conflans, et purgabit filios Levi et colabit eos quasi aurum et quasi argentum".

Oh che acerbissime pene ci convien credere che sieno quelle!... chi, fra noi, torrebbesi (= sopporterebbe) in pace di sostenere la mano sovra la fiammella di un lume, per solo 5 minuti? Quanti ahi, quante grida gittiamo ad una sola scottatura! e non abbiam più finito di volerla curata con medicamenti...

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Eppure, cosa è mai il fuoco di questa terra, se non un>idea, un fumo, un’ombra di quello del Purgatorio?... E a noi basterà il cuore di mangiarci il pane a ciel sereno, senza neppure darci pensiero di quelle misere che abbruciano sì terribilmente?

A no, o donne, pensate come non sapete patire per una trentina di passi la sferza del sole senza che, o cerchiate di sfuggirla sotto le fresche ombre o accorriate a ribaltarla con leggiadri ombrellini. Pensate che vi tormenta un po’ di caldo nella chiesa ed avete presti e leggeri i ventagli che vi portino refrigerio!

E voi, o uomini, pensate come, nei più grandi caldi, vi infastidisce perfino una leggera tela che vi copre e sbuffate, sospirando aria fresca che vi refrigeri e conforti, e talvolta vi da sì gran pena un po’ di caldo che s’addensa nella Chiesa, che vi conviene uscir fuori pallidi e tremanti, se no venite meno pel male.

A tutto questo pensate e poi vi rammenti gli ardori di quell’anime purganti, e senz’altro avrete pronta la volontà, a porger loro opportuno soccorso.

5. Ma, fin qui, o uditori, dimostrandovi lo stato miserabile dell’anime purganti, vi ho rammentato solamente la loro pena, cosìdetta del senso, e nulla vi ho detto dell’altra pesa sì desolante, che si chiama pena del danno.

Ora di questa vi parlerò. La pena del danno è la privazione della vista di Dio. Ma questa pena non è tale che da tutti si possa conoscere ugualmente. Tanto più uno la comprenderà, quanto più conoscerà Iddio, avvegnacché ella è una pena che deriva all’anima dal vedersi allontanato un oggetto al quale sospira ardentemente di unirsi.

Cercherò di spiegarmi. La morte inesorabole separa un amantissimo padre dalla amorosa famiglia, e, mentre vedete un giovinetto figlio fra le più amare lagrime, deplorare sì amabil padre, mentre scorgete l’amantissima sposa, gridare quasi forsennata e venir meno per il dolore, mirate intanto un altro figlio, che è ancora bambino, ridere e festeggiare in braccio alla nutrice, che lo diverte.

E perché mai tanto dolore negli uni e tanta indifferenza nell’altro? Perché il bambino non conosce il padre e però non sente la pena dell’abbandono, a differenza della sposa e del figlio giovinetto che (pur)troppo conoscendolo, lo desiderano. Parlerò più chiaro. Una colpa, un peccato allontana Dio da un’anima che era giusta, che l’amava, ed avea già provato la dolce conversazione di Lui, la pace de’ santi, le delizie della vita spirituale.

Deh, in quanta amarezza cade ella mai! quante lagrime, quanta contrizione! Lavora nel suo gemito, lava il suo letto colle lagrime, le lagrime sono il suo pane giorno e notte, mentre una voce del continuo le ripete: "Ov’è il tuo Dio?"."Fuerunt mihi lagrimae panes die ac nocte, dum dicitur mihi quotidie: ubi est Deus tuus?".

Per lo contrario, gravissime e ripetute colpe separano Dio dall’anima di uno invecchiato nell’empietà, e quasi non se ne accorge, e ride e scherza in braccio al mondo che lo nutre!

Adesso vi risulterà chiaro, o fratelli, come la pena della privazione della vista di Dio non è tale da potersi comprendere da ognuno indistintamente, ma la conoscerà più chi più ama il Signore e più la sentirà chi più la desidera.

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6. Posto ciò, fate ragione quanto le anime de’ purganti debbano conoscere, amare e desiderare Iddio e vi avverrà di conoscere qual pena debba essere la loro nel vedersi separare da Lui, al quale desiderano sì ardentemente!

Non v’ha dubbio che la carne, entro la quale trovasi come prigioniera l’anima nostra, e però l’ingombro dei sensi, e per soprappiù il fascino degli oggetti sensibili, per lo meno infievoliscono (quando per nostra rovina affatto non ispengono) quell’amore e quel desiderio che, parte per inclinazione di natura, e parte per soprannaturale movimento, ci spingono al nostro sommo bene che è Dio.

Pure nulla ostante l’ingombro de’ sensi e l’attraversamento delle cose mondane, noi vediamo anime, che, a forza di orazione e di mortificazione, vinta ogni batteria del mondo, ed infievolito d’assai l’ingombro dei sensi, giunsero a conoscere un po’ più da vicino Dio, e però ad amarlo con più fuoco; vediamo, dico, quest’anime sospirare a Lui con tanta ardenza d’amore, da desiderare la morte che a Lui le unisca, portando come in spirito di penitenza e di mortificazione questa vita, ché altro solo desiderano sovra ogni cosa.

E così S. Paolo facea voti alla morte perché s’affrettasse a slegarlo per unirsi con Cristo: "Cupio dissolvi et esse cum Christo".

Un S. Francesco d’Assisi, gridava dì e notte con tutte le creature che lo lasciassero stare con Dio. "Deus meus, Deus meus, et omnia".

I 3 santi martiri: Fruttuoso vescovo, Euligio ed Augurio diaconi, condannati alle fiamme, poiché vi furono nel mezzo e si videro rispettati da esse, che nulla più avean fatto che scioglierli dai lacci, a guisa appunto dei tre fanciulli nella fornace di Babilonia, si prostrarono ginocchioni, pregando Dio che il fuoco li consumasse. Una Teresa, per l’impazienza di veder Dio, protestava di non poter vivere perché non moriva: "morior quia non morior".

"Laetantes imus, laetantes imus" esclama tutto lieto un S. Luigi Gonzaga, all’avviso della morte, e alla saputa della morte vicina, un S. Francesco Zaverio, passeggia lungo il mare, mirando il cielo, tutto infuocato nello spirito e nel volto e dolcemente piangendo per la gioia, di null’altro sa fare ragionamento che del morire.

Un Andrea apostolo saluta giubilante la croce su cui deve spirare. Un Marco e Marcellino chiamano un piacevole banchettare l’essere chiovati su d’un legno per Gesù. Una Seconda si reputa offesa e si lamenta col tiranno che, tormentando la sorella Ruffina, la voglia solo spettatrice.

"Lasciatemi", finalmente, scrivea S. Ignazio martire ai romani, "laciatemi esser cibo delle fiere, e per esse, giungere al possesso di Dio. Godo ormai delle bestie che mi sono apparecchiate, e che desidero di trovar pronte a divorarmi... e quando non mi assaliscano spontaneamente le attizzerò, le costringerò con la forza. Perdonatemi, niuno meglio di me conosce le fiere, il dislogamento delle ossa, lo sbranamento del corpo, le lacerazioni di ciascun membro, e tutti i tormenti del diavolo vengan pure sopra di me, purché io mi unisca con Gesù Cristo".

Ma non la finirei più, o fratelli, se volessi proseguire, racontandovi le brame dei santi di unirsi a Dio. Oh, meraviglia del nostro esilio!... Fra tanta oscurità, fra tanto ingombro, fra sì formidabile solletico di lusinghieri oggetti, si allevano così belle impazienze di unirsi a Dio!...

Ora, e che sarà poi di quell’anime purganti, già vittoriose della morte, non gravate da membra, non impacciate dai sensi, non invitate dagli oggetti, spinte a

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cercar Dio dall’amore, dalla natura della grazia? Che debbe essere il loro tormento? Essere tutte di Dio e certe di averlo a possedere e intanto essere prive di Dio?

7. Un luogo le aspetta di tutte le delizie, di pace inalterabile, di amore inesprimibile, di fratellanza celeste.... Là non vi han timori, non malinconie, non invidie, là corone, là gloria, là piaceri, là abbracceranno i parenti, rivedranno gli amici; conosceranno i santi; colà le aspettano gli angeli per festeggiare l’entrata; Maria le attende per abbracciarle amorosa; è pronto Gesù che vuole dar loro il bacio di Sposo, là Dio Trino ed Uno vuole bearle per tutta l’eternità.

Dio, sì! E come bene lo considerano quell’anime benedette, fin dall’eternità, tutto intento alla loro salvezza, senza mai ritrarre la mano fino al compimento dell’opera.

Il sangue suo sparso per tutti lo veggono colare sovr’esse con parziale larghezza; quel Cuore divino, a tutti aperto, lo veggono a loro rivolto con ispeciale dolcezza d’inclinazione. Mirano come tante volte a Lui fuggirono colle loro colpe e come altrettanto Ei le raggiunse colla sua grazia; con quanta cura le guardò, con quanta attenzione le osservò, con quanta sollecitudine le custodì; ora correggendole con castighi, ora adescandole con dolcezza, ora spronandole con esempi; e poi minacce, e speranze, e lagrime, e sante inspirazioni, e accendimenti di amore.

E intanto Egli, infinitamente beato da sé, pare pazientare, perdonare, soffrire ripulse, dissimulare freddezze, finché, giunto il momento loro solenne, calare sovr’esse benignissimo donatore di quella perseveranza finale, per cui sono salve! E, in tali considerazioni, o quanto a dismisura deve accendersi l’amore in quell’anime, e la brama di unirsi al loro bene, e per conseguenza, la pena di vedersi disgiunte!

"Quis mihi dabit pennas sicut columbae et volabo, et requiescam" (Salmo 54).Così parmi sentirle gridare col santo re Davide: "Chi mi darà penne a guisa di colomba, e volerò e mi riposerò?". O eternità di piaceri, o Vergine bella, o Gesù, o Dio d’amore! E chi mi aprirà le porte, perché esca dal carcere di sì gran pena, e voli ove lo Sposo mi aspetta?

8. Chi loro darà le penne, chi loro aprirà la carcere?... ma noi, o cristiani, noi siam quelli che, per divina misericordia, possiamo liberarle da tanto tormento, ed inviarle alla gloria del paradiso; e lo possiamo colla penitenza, colle preghiere e colle limosine.

E, potendo far tanto, avremo cuore sì duro da lasciarci increscere un po’ di incommodo per sollevarle, e mentre esse bruciamo nel carcere senza refrigerio, noi mangeremo il pane a ciel sereno, senza neppure pensare alla contrizione loro?"Bibentes vinum in prialis, nihil patiebantur super contritione Joseph!".

Ah, no, miei cari. Immaginatevi quell’anime care che, laggiù nel carcere, stanno tutte intente, con lo sguardo alle porte, vedendo che mai s’aprano, ed entri il loro angelo custode che, tutto glorioso e giubilante, le sciolga dai lacci e le conduca alla gloria.

Oh, quanto sospese se ne stanno in tanta aspettazione! E chi può mai considerarle in tale atteggiamento e non sentire compassione?

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Ebbene, pensate, o uditori, che in tanta pena sta aspettando da voi l’aiuto e la misericordia, di taluno la madre, d’altri il padre, di questi il fratello, di quegli la sorella, di quali la sposa, l’amico, il benefattore, il maestro amoroso, il direttore nella via dello spirito.

E chi sa che abbruci la madre tua, o figlia, perché ti amò troppo, e per non contristarti, sorpassò talmente pietosa a certe mancanze che voleansi corrette!Chi sa che di te abbruci il padre, o figlio, perché troppo sollecito del tuo ben essere futuro, pose troppa cura di quel che conveniva alle cose della terra.

E forse tuo fratello abbrucia o giovinetto, per la poca cura che tu, fratello maggiore, avesti della sua infanzia, e forse abbrucia la tua sorella, o giovinetta, per gli esempi non troppo pietosi che tu, maggiore per età, le hai dato, e nella casa coll’alterigia e nella strada colla leggerezza, e nella chiesa, col poco fervore.

Ma, per qualsiasi ragione abbrucino, ma chiunque siano che patiscano, è certo che sono anime a Dio care, nostre sorelle e redente col sangue di G. Cristo.Suvvia adunque, o cristiani, aprite le porte della prigione a quest’anime giuste, perché siano sciolte dai lacci e volino alla gloria.

Aprite colle preghiere, aprite colle limosine, aprite co’ suffragi e colle penitenze."Beati misericordes quoniam ipsi misericordiam consequentur" (Mt 5,7).Riposiamo.

Seconda parte

9. Quel pensiero che c’invita, o fratelli, a pregare pei defunti, non solo è santo perché fondato in un atto di carità che è la virtù più segnalata di tutte, come v’ho detto fin da principio, ma è ancora salutare.

"Sancta ergo et salubris est cogitatio pro defunctis exorare" che sia salutare ai morti che penano nel purgatorio, non può rivocarsi (‘esserci) in dubbio, perché a pro loro singolarmente è ordinato. Mentre, se da noi non possono essere aiutati più a meritare, possono almeno essere aiutati assaissimo a conseguire la mercede de’ loro meriti, ora che han finito la vita eppure non son divenuti ancora comprensori (‘di Dio)!

Per quanto però sia salutare a’ morti il pensiero che ci spinge a pregare per loro, è tuttavia ancor più salutare per noi, perché, se a loro vale di acceleramento di gloria, a noi vale di accrescimento.Conciosiacché nel pregare per essi, noi meritiamo stando in grazia e ci facciam più ricchi.

Stando per morire il S. vecchio Tobia, così parlava a suo figlio circa la misericordia: "Quomodo potueris ita esto misericors... Praemium enim bonum tibi thesaurizas in die necessitatis" (Tobia 4,8 e 10).In quel modo che potrai così sii misericordioso... Imperocché ti accumuli premio buono nel dì del bisogno.

Che, se è grande merito usare carità al corpo de’ nostri fratelli e, se Dio promette un premio lassù nel paradiso, anche per un bicchier d’acqua dato per suo amore, pensate, o fratelli, qual carità fioritissima e a Dio gradita sia l’usare

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carità all’anime dei nostri fratelli, e a quell’anime, a Dio sì care, che sono già predestinate alla gloria, ma intanto non vi possono giungere perché non del tutto purificate, e patiscono senza potersi aiutare, ed han bisogno della nostra pietà che loro accorci il tempo della pena e del dolore.

"Miseremini mei, miseremini mei, saltem vos, amici mei!" così grida da quel carcere ogni meschina. Miserere di me, miserere di me, almeno voi, o miei amici.Ecco, poverette, esse ci chiamano col dolce nome di amici, chiedendo pietà, e noi non ci muoveremo a voci sì compassionevoli? E di che temiamo? forse di fare misericordia in vano per noi?

Ve l’ho già detto, come quest’opera sarà salutare a noi più che a loro, ora v’aggiungerò d’avantaggio, che sarà salutare a noi, non solo per ragione del merito che ci facciamo, ma eziandio per ragione della gratitudine loro che sarà importantissima.

10. Che pensate voi forse che vogliano dimenticarsi de’ loro benefattori quelle anime sante? A no, fratelli, non troverete già quelle anime un coppiere del faraone che "succedentibus prosperis... oblitus est interpretis sui": "nella prosperità dimenticossi di Giuseppe suo interprete e benefattore".

No, no, state certi che l’ingratitudine non alberga in quell’anime tutte stando ancora nel purgatorio colle lor preghiere (come, son per dire, assaissimo di voi hanno già sperimentato, e com’è sentenza e pur ben fondata e di sommi uomini e che io abbraccio sì volentieri) passandomi, dico della loro potenza e a pro’ di noi, mentre sono prigioniere, pensate, o fratelli, che faranno per noi regine in paradiso, spose fra gli abbracciamenti dello Sposo onnipotente!

Ma, immaginatevi una meschina che spasima pel fuoco e pel desiderio in quella terribile prigione! Quando mira d’improvviso aprirsi le porte e tutto festoso volare inverso di lei l’angelo suo custode e rapido, togliendola a tante pene, così la invita: "Vieni, o anima cara, vieni al paradiso, fra il convitto dei beati, alla dolce compagnia della Vergine Immacolata, vieni fra le braccia dell’amatissimo tuo Sposo Gesù! Vieni a bearti in Dio e per sempre. Più anni ti si doveano ancora di fuoco e di pene, ma ti valsero a saldo di ogni debito, le messe offerte da quel signore, i rosari di quella povera donna, le comunioni e le penitenze, e le mortificazioni di quel giovinetto dabbene, di quella pietosa donzella".

Ma, ditemi fratelli, che esclamerà a sì dolce annunzio quell’anima fortunata? "O, benedicti vos a Domino qui fecistis misericordiam servo suo!".Pensate come, volando leggera e snella al paradiso, terrà scolpiti nella mente i cari nomi de’ suoi liberatori e, giunta lassù, dopo i primi uffici coi grandi della corte, quali saranno i secondi, se non fervide preghiere, ardentissime suppliche a pro’ di chi tanto l’ebbe giovata?

E può essere, o fratelli, che esse c’impetrino con le loro validissime intercessioni, quella gloria medesima alla quale noi per altro non saremmo mai stati degni di pervenire.

Suvvia, adunque, o fratelli usiamo misericordia all’anime purganti, dacché è opera santa, perché fondata in carità.A quest’opera c’invigorisca il male dal quale noi le sciogliamo, il bene al quale per noi sono inviate, il guiderdone (= la ricompensa) che ci possiamo ripromettere."Praemium enim bomun: tibi thesaurizas in die necessitatis".

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Sia lode a Gesù e alla Vergine Immacolata.

Angelus et Joseph, Jesus et Maria, nobiscum sint in omni via.

Sacerdote Luigi Palazzolo

N.B. Questa lunga predicazione, scritta nel 1859, fu predicata la prima volta nella chiesa di S.Bernardino e probabilmente fu ripetuta altrove.

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BREVITA’ DELLA VITA

"Beati voi, o giovinetti, che avete tempo di far bene!" (S. Filippo Neri).

"Quae est vita vestra? Vapor est ad modicum parens" (S. Giacomo 4,15).

1. Il vapore e il vento.Tutti sanno che han da morire, ma si figurano la morte lontana. É come un fiore. Disse il Signore a Isaia: "Clama, omnis caro foenum, vere foenum est, populus exsiccatum est foenum et recidit flos".

2. Ogni passo, ogni respiro ci avvicinano alla tomba. E buoni vogliono prendere il tempo. Io dico: beato chi impiega bene il tempo.Vedi come corre bene il ruscelletto, così noi. Sarem buttati in una fossa. "Et solum mihi superest sepulcrum!".Addio spassi, vesti, gioie, mobili...!Le persone attaccate al mondo, in morte non voglion sentir parlare che di medicine! Come è contento chi ha fatto bene.Se si vuol fare, un po’ di preghiera.

Brevita’ della vita

Che è la vostra vita? un vapore che, appena comparso, dileguasi (Giac 4,15).

1 Tutti lo sanno, ma molti la figurano lontana. Esempio di quel giovane che andava a prendersi la sposa e morì in 24 ore.Fiore calpestato, fieno!

In ogni passo corriamo alla morte (qui fermati) acqua che scorre: piaceri, spassi, lodi. Resta il sepolcro. Buttati in una fossa.Rimembranze in morte ci affliggeranno. Le mie cose non saran più mie.Non attaccarmi al mondo. In morte alcuni non voglio sentirsi parlare di morte.

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2 Re Ezechia: la mia vita fu tronca come da un tessitore; mi tagliò ancora sull’orditura. Quanti muoiono nel bello... Assalonne.Alla luce di quell’ultima candela, svanisce ogni cosa di mondo.Diversità del ricco cattivo e del povero buono.

Nulla resta in morte che una cassa e pochi panni. Gli onori della sepoltura giovan nulla se l’anima è dannata. A che serve la bellezza? Cosa resta. Quando muore alcuno il popolo come ne parla. Diogene che cerca il teschio di un re.Il tempo è breve, facciam quel che vorremmo aver fatto.Che pazzia arrischiarci pel mondo, di fare una morte cattiva!

Quell’ultima aperta di bocca: quanto pesa! Gesù morì con una morte amara, per ottenerla buona a noi.Se vi fosse una banca con due cartelle.Fratello... (e qui ammonizione)Fremeva S. Andrea Avellino, S. Luigi Bertrando.

N.B. Due brevi appunti sull’argomento, diversi fra di loro.

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VIVER BENE E NON TEMERE LA MORTE

Bambino vede maschera e piange: se la prende scherza. Consideriamo (la) morte.Credo parlare con alquanto divoti.Strada angusta soffoca, ma non ve ne sono altre, non possiam lamentarci colla guida.

Morte sentier irto: "Viam universae terrae ingrediar". Non invidiate le età larghe."Gli Ebrei furon maltrattati nell’Egitto, dice S. G. Crisostomo, Iddio avea permesso così perché non ponessero affetto nell’Egitto e fossero pronti a partire". Di simile industria si vale Iddio con noi!

"Surgite et ite, quia non habetis hic requiem" mai non diciamo: andiamo. "Factus est Ephraim, quasi columba seducta, non labens eam"!Sciocchezza della colomba l’amore alla sua torre. Non sappiamo se sia meglio per noi vivere meno? Quanti, se fossero vissuti meno, sarebbero in paradiso, e così sono nell’inferno. Noi raccogliamo talora i frutti non troppo maturi!

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"Placita erat Deo anima illius, propter haec properavit educere illam de medio iniquitatum".

..... Filosofo disse: "Il vascello già sicuro è quello che già si trova a terra: noi siam in mare!" dovremmo bramare di essere ridotti al lido. Quanti scogli abbiam qui da passare. I naviganti perseguitati da un brigantino di Algeri, cercan salvar le persone, poco loro importa perder le robe. Così noi: non importa perdere il corpo; l’anima volerà al cielo!

2 O allora sì, direte: "Ma chi mi assicura? Questo è il nostro timore!". Via, i peccatori, questi temano. Io parlo a quelli che han cura dell’anima, questi confidino nel Sangue del Signore che è: "Adjutor in opportunitatibus".

Accettate volentieri la morte! Esempio del profeta che disubbidisce al Signore che, mandandolo al perverso Geroboamo, gli avea proibito di accettar rinfresco od altro da chiunque.

Al ritorno un leone l’uccide, ma difende (?) Il corpo.Il profeta peccatore accetta la morte in pena del peccato: divien santo (S. Gregorio).Chi ama comparire, non si fida di alcuno, sol dello specchio. L’anima che desidera piacere a Dio: "Hoc unum tantum indigeo, ut inveniam gratiam in cospectu tuo, Domine mi!".

Per questo fan penitenza, ma vivono in quiete. Qual tripudio, specchiandosi nel giudizio particolare a dire "son monda!".E l’aprire gli occhi, e veder tante belle cose! Ma soprattutto chi deve animare a volar via di più dev’essere la smania (=l’ansia) di veder Dio!

Mosè: "Ostende mihi faciem tuam" "Non videbit me homo et vivet" (Es 13,33).S. Agostino: "Eja, Domine, moriar ut Te videam videam, ut hic moriar!". Addio selve addio. Cari, stiamo certi, per noi è il Paradiso, se lo vogliamo! Noi allevati nella Chiesa, allattati col Sangue di G. C. diciamo: "Adveniat Regnum tuum!".I rivi non posano fino al mare, mormorando, ripetono: al mare, al mare!Siam disposti: amici ci aspettano!

3 Consigliatevi sulla morte nelle vostre azioni. "O mors, bonum est iudicium tuum" (Eccl 41,3).Esempio di Lodovico il Grosso, re della Francia!

N.B. Si tratta di appunti sul tema della morte, tracciati per una meditazione tenuta per "l’ultima domenica del mese".

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(LA MORTE)

Sei polvere e polvere ritornerai

1 Ha da venire un giorno che hai da morire e da trovarti a marcire in una fossa.A tutti la stessa sorte. Uscita l’anima dal corpo, con quell’ultima aperta di bocca, l’anima andrà alla sua eternità; il corpo è polvere.

2 Immaginati di vedere una persona, da poco spirata l’anima.Il capo caduto sul petto, capelli scarmigliati e bagnati di sudore della morte, occhi incavati, guance smunte, color di cenere; lingua, labbra color di ferro; corpo freddo e pesante.Chi lo vede impallidisce e trema. Quanti hanno lasciato il mondo alla vista di un defunto!

3 Quando principia a marcire.Non saran 24 ore e bisogna aprir le finestre. In vita sarà stato un damerino, eppure! L’essere stato nobile e ricco servirà a mandare odore più intollerabile. Ecco dove è giunto quel superbo, disonesto. Prima accolto, desiderato nelle conversazioni. Si pagano i becchini. Prima era ammirato per la sua garbatezza, adesso sene perde la memoria.

4 Mi fa orrore il sentire alle volte come ne parla la gente: in breve non se ne ricorda più.Come noi abbiamo fatto con i nostri amici, gli altri faranno con noi.Fra poco anche i parenti si consoleranno per la roba. In quella stanza dove sarete stato giudicato, si ballerà! E la vostra anima dove sarà?

Di quel che avviene al corpo e all’anima dopo la morte

Tre miserie a cui resta soggetto il corpo, dopo la separazione dell’anima.

1 Perde l’uso dei suoi membri e sentimenti: non vede, non ode, non parla, nulla più la diletta. Tutto è come non vi sia, avendo perduto gli strumenti che avea per goderne. Quel che ha goduto molto poco gli servirà.

2 Resta scolorito, trasfigurato, deforme, orribile, agghiacciante, puzzolente. S’incammina alla sepoltura e mette orrore alla sua vista.

3 Tutti lo lasciano solo nella stanza, gli stessi amici non vedono l’ora di cacciarlo di casa.

Frutto. Fare in vita alcune di quelle cose che in morte si hanno da fare per forza. Trattarci come morti al mondo, e a tutto quello che è carne e sangue,

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mortificando i miei sensi non solo nelle cose illecite, ma talvolta anche di quelle lecite.

Né piedi, né mani, né occhi, ecc. per ciò che è peccato o difetto contro la perfezione! Come il morto non si rammarica d’essere abbandonato o fuggito, così io debbo non curarmi che il mondo mi abbandoni o mi lasci solitario."Mihi mundus crucifixus est et ego mundo" (Gal 6,14).

II Vestito, il peggiore; letto, la terra, stanza, la fossa."Subter te sternetur tinea, et operimentum tuum erunt vermes" (Isaia 14,11); andrò io dietro alla curiosità del vestito, alla morbidezza del letto, all’ampiezza della abitazione?...Mortificare le superfluità, soffrendo con pazienza ciò che mi mancherà.Ubbidienza: il cadavere si lascia fare quel che si vuole.

Non è gran fatto anticipare questa morte morale, per assicurarmi un’eternità di vita eterna. Giunto in cielo, che m’importerà l’esser vissuto in questo modo?La vita di Gesù fu una continua morte.

III Trasporto del cadavere sulle spalle altrui.Chi prima passeggiava solo guardando, ascoltando, ora cieco, sordo, muto, freddo, marcio, è portato da altri.

Pensiamo, quando ci leviamo di letto, che un giorno altri ci leveranno. E così quando scendiamo le scale! Accompagnamento alla sepoltura.Quale stima farà il corpo dei canti, degli addobbi, etc?E l’anima, se fosse nell’inferno? Quale stima? Calano nella fossa e coprono di terra, ecco finita la commedia!

Frutto. Persuadersi a non far conto dei vani umori del mondo e porre la mia reputazione sotto i piedi di tutti."Ego autem vermis et non homo! Obbrobium hominum et abjectio plebis" (Sal 21).Non disprezzare i poveri e i piccoli: in morte sarò uguale a loro. Diogene che cerca la testa di Filippo!

Dire all’anima: "guarda in che ha da finire questa carne che talora vuol essere regina e comandarti. Torna a conto lisciarla! Oh come bene la pensavano i santi a martoriarla e stringerla fra cilizi, perché stesse soggetta e fosse poi regina con te in cielo. Tamquam pulvis quam projecit ventus a terra".

Giudizio particolare

IV Vediamo quel che avviene all’anima dopo morte. Ivi medesimo: giudizio."Omnes nos manifestari oportet ante tribunale Christi". Dunque anche tu: ancor caldo il cadavere. Verrà il Giudice.V Padre Ancina lasciò il mondo al sentir "Dies irae".S. Bernardo dice che l’anima patirà più a veder G. C. sdegnato. Gesù con le piaghe. Giuseppe. Ego sum.

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Dove fuggire? Sopra il Giudice, sotto inferno. Da un lato i peccati, altro demoni, entro coscienza.

Strettissimo conto: "Libri aperti sunt". Vangelo e coscienza. Dio non pesa le ricchezze. Quali saranno? Non ci possiam fidare. Dio fa una cosa sola con più lucerne.La I massima lucerna è l’Increata, la sua divina Sapienza."Non est ulla creatura invisibilis in conspectu eius. Omnes autem nuda et aperta sunt oculis eius" (Ebrei 4,13).

II Lucerne create: angeli buoni.- "Qui fecit angelos suos spiritus et ministros suos flamman ignis" (Ebrei 1,7).

Angeli tutelari.- Lume di ragione: signatum est super nos lumen vultus tui, Domine (Salmo

4,7).- Lucerna: la legge: "Mandatum lucerna est, et lex lux" (Prov 6,23).- Lume: sole, stelle, campi, stanze. "Revelabunt coeli iniquitatem eius et terra

consurget adversus eum" (Giobbe 20,27).- Lume. Esempio di Gesù, di Maria e dei santi. "Surrexit Elias quasi ignis et

verbum ipsius quasi facula ardebat" (Siracide 48,1).

E nota che tali lucerne caverà fuori il Signore per indagare tutti i difetti di Gerusalemme, che è figura dell’anima santa!Che sarà di Babilonia?I demoni salteranno in campo: "Signore, noi non abbiamo patito per quest’anima...".

Sentenza: "Discede a me, maledicte" etc. "Curabimus Babjlonem etc.". Abbandono dell’Angelo custode. Provvediamo ai casi nostri per sentirci la sentenza de’ buoni."Juste Judex ultionis donum fac remissionis... etc".

Meditazione sul cadavere

1 Per meglio vedere quel che sei, o cristiano, dice S. Giovanni Grisostomo, t’avvia al sepolcro, contempla la polvere, le ceneri, i vermi e sospira.Ponete di essere alla bocca di una fossa ove vi sia un cadavere.

Prima diventa giallo, e poi nero. Si fa vedere su tutto il corpo una lanugine bianca e schifosa. Onde scaturisce un marciume viscoso e puzzolente, che cala per terra. In quella marcia si genera una gran turba di vermi, che si nutrono delle carni stesse.

I topi levano a pezzi le guance, le labbra, i capelli; le coste son le prime a spolparsi poi le braccia e le gambe.

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I vermi si consumano da se stessi. Di quel corpo non resta che un fetente scheletro che col tempo si divide.

2 Ecco quel cavaliere che era chiamato lo spasso delle conversazioni: entrate nella sua stanza in cui ci è già un letto dato ad altri. Vesti, armi, le han già presi gli altri. Se volete vederlo, andate alla fossa. Oh Dio! quel corpo nutrito con tante delizie, vestito con tanta pompa (qui spiegazione) corteggiato da tanti servi, a questo si è ridotto!

Oh santi, voi la intendeste per amore di Dio mortificaste i corpi. Ora le ossa son conservate tra gli ori, le anime godono Dio, aspettando il giorno finale in cui verranno i vostri corpi per essere compagni della gloria, come sono stati della croce!Questo è il vero amore del corpo. Caricarlo qui di strazi, acciocché in eterno sia felice!

Tutto e’ vanita’

"Verumtamen in imagine pertransit homo" (Salmo 38,6).

Davide si sente preso da calore: "Concoluit cor meum intra me", medita e si scalda. "In meditatione mea exardescet ignis"."In imagine pertransit homo"."Verumtamen". Avverbio di stringatissima affermativa.

Il mondo ci travolge l’immaginazione con certe immagini di perpetuità. È come chi si specchia in un fiume: resta l’immagine e passa l’acqua, resta il pontificato e passa il pontefice; resta il regno, passano i re, etc.Il vivere dell’uomo tutto è passare.

"Sed et frustra conturbatur". Se è vero, perché turbarvi tanto delle avversità? perché affezionarsi alla robba?Il "proficiscere" si può dire a tutti, in senso d’andare. I beni imprestati da Dio. Se vuol tormeli non posso muover lite!Es. La villa bella e lasciata andare perché era in lite e pendea tra il padrone e

suo fratello.I nostri beni sono in lite con la morte.

Fatto di S. Filippo Neri col canonico che entrava in Roma pieno di speranza: "E poi...? morire" tre volte gli disse all’orecchio, e si partì stringendolo amorosamente. Non basta credere speculativamente, ma praticamente la grande energia di questa parola o detto "e poi morire". Scrivere da per tutto questo detto: "Praeterit figura huius saeculi et solum mihi interest sepulchrum".

"Vivunt tamquam non morituri" e si vedano già morti con in dosso la puerizia, la gioventù, la virilità.Se il paradiso finisse non meriterebbe il nome di felicità. E, a tale annuncio, gli angeli cambierebbero i suoni allegri in mesti, per quella parola: "E poi finire".

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Dunque ciò che passa né è terribile, né è amabile per suo merito.La via della virtù è spinosa, ma pure la via del vizio è fiorita ma passa.

Si asciugano le lagrime su gli occhi dei penitenti, ma anche il miele sulle labbra dei sensuali.La mortificazione di sé crucia e passa.Lo sfogo d’ogni passione piace e passa."Sive volentes, sive nolentes quotidie per momenta temporum ed finem traducimur. Non ergo honor, non divitiae quaerendae sunt, quia dimittuntur". "Sola autem stat aeternitas".

E di questo temporale che sfugge qual capitale io ne faccio? e di questo eterno che non passa quanta trascuraggine?

Pace di un giusto che muore

1) Dio lo difende!Alcuni santi morirono con gran timore. Dio li purga in morte per atterrire i troppi confidenti.S. Bernardo temea... Le tue piaghe sono i meriti miei.S. Ilario: "Ecco anima mia, di che temi? Hai servito a Cristo quasi 70 anni e temi di morire?".

P. Giuseppe Scannaro della C. di Gesù, domandato se moriva contento rispose: "E che, ho io servito a Maometto, ch’io abbia a dubitare della bontà del mio Dio che non mi voglia salvare?".Chi odia il peccato può star sicuro che Dio gli ha già perdonato. Chi ama Dio non teme. La carità esclude ogni timore.

2) Né gli toccherà l’ angustia della morte.Padre Suarez: "Non potevo immaginare che la morte mi dovesse riuscire sì soave". Il Card. Baronio, al medico, che gli dicea di non pensare tanto alla morte, rispose: "E perché? forse io la temo? Io non la temo, ma l’amo!".Card. Ruffense gitta il bastoncello vicino al patibolo e dice: "Via ora, piedi miei, potete camminare, poco ci è lontano il paradiso". Intona il Te Deum.

S. Francesco d’Assisi morendo, invitava a cantare gli altri e a Fra Elia che gli diceva: "Padre, morendo bisogna piangere e non cantare!" rispose: "Ma io non posso fare a meno di cantare, vedendo che tra breve, ho d’andare a goder Dio!".Romito che canta vedendosi cadere a brani le carni.

S. Caterina da Genova desiderava la morte.S. Teresa: "Muoio perché non muoio".S. Luigi..........

La morte ambasciatrice allegra al vigilante."Euge serve bone, etc!"."Consoleranno... le penitenze etc.!".Qual consolazione ricordarsi di quel che si è fatto per Maria Virgo fidelis!Un divoto di Maria, al Padre Rinetti, non sapea spiegare il contento!

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E chi ha visitato e trovato Gesù!Offrir la morte a Dio.

S. Felice cappuccino, pochi giorni prima era tutto lieto e licenziarsi da tutti i benefattori del suo convento predicendo la vicina morte!18 giorni di malattia.Niun pensiero della roba: fu oppresso una volta da un danaro gettatogli furtivamente nella bisaccia.

Anima limpida. Estasiato stendeva le braccia: "Non vedete la mia cara Madre, la Vergine santa etc". Deipara invitante.5 Angele Dei perché preghi Maria ad assisterci."Vitam praesta puram" etc.

Pace di un giusto che muore

"Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, né le toccherà l’angoscia della morte. Agli occhi degli stolti parvero morire... ma essi vivono nella pace" (Sap 3,1 seg.).

Se sono nelle mani di Dio, chi potrà strapparle?Eliseo e il suo servo.Verrà il demonio, ma verrà l’Angelo custode, e con quanta forza lo difenderà.I santi avvocati; S. Michele, Maria, G. C.Preme più a Dio la nostra salvezza che al demonio la nostra rovina.Molti santi sono morti con gran timore.

Pochi sono, e ciò permette Iddio per purgarli in morte da qualche difetto. Quasi tutti i buoni (muoiono) col riso sulle labbra. I peccatori dal timore del giudizio vanno alla disperazione, i santi dal timore alla confidenza.S. Bernardo: "Le tue piaghe sono i meriti miei!".S. Ilarione.

Giuseppe Scamacca gesuita, diceva di non aver servito Maometto, per cui dovesse dubitare della misericordia, etc.Chi odia il peccato può star sicuro che Dio gli ha perdonato.

2. "Agli occhi degli stolti... etc."Iddio sa far loro sentire molte dolcezze. I cattivi provano invece inferno quasi!La morte dei giusti è sonno.Padre Suarez: "Non potevo immaginare che la morte mi dovesse riuscire sì soave!".Cardinale Baronio disse di amare la morte.

Card. Ruffense andava a morire per la fede colle migliori vesti, dicendo che andava a nozze. Gettò via il bastoncello, intonò il Te Deum.S. Francesco d’Assisi cantava morendo ed avvisato da Fra Elia che bisognava piangere, rispose di non potere...Cacciatore... e lebbroso morente che canta.

3. Qual consolazione l’aver fatto bene.Gli ossequi a Maria.Parole di un uomo morente amante di Maria!

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Mezzi per apparecchiarsi alla morte

"Ricordati dei tuoi Novissimi e non peccherai in eterno".

1. Tutti confessano che si ha da morire una sola volta e che, da quel punto, dipende l’essere beato o no, che dal viver bene o male dipende la morte buona o mala. E poi come va che dalla maggior parte dei cristiani si vive come se si avesse mai a morire, e come poco importasse il morir bene o male?Si vive male perché non si pensa alla morte.

2. Il tempo della morte non è il tempo proprio per aggiustar i conti, per assicurare il gran negozio.I prudenti del mondo, negli affari di terra, prendono a tempo opportuno tutte le misure (per) quel guadagno, quel posto, etc.Se uno dovesse andare ad un duello o cattedra e volesse istruirsi quando è giunto il tempo...Capitano (provvede) viveri. Nocchiero ancora.Il tempo della morte è tempo di tempesta e di confusione.

Allora i peccatori chiamano Iddio in aiuto ma solo per timore dell’inferno, senza vera conversione, perciò Dio non li esaudisce. L’uomo mieterà quello che avrà seminato.

Eh che non basta allora prendere i sacramenti, bisogna morire odiando il peccato e amando Dio sopra ogni cosa.Come odierà i piaceri illeciti, chi sino ad allora li avrà amati?Come amerà Dio sopra ogni cosa chi, sino a quel punto avrà amato le creature?

3. Il Signore chiamò stolte quelle vergini perché tali erano, che voleano apparecchiar le lampade quando già veniva lo sposo. Tutti temono la morte subitanea. Tutti confessano i santi veri sapienti.E noi, che facciamo?

Conclusione. Bisogna fare al presente quello che vorremmo aver fatto in morte. Non vi è più tempo di far penitenza, di frequentar sacramenti, di sentir prediche, di visitare Gesù C. nelle chiese, di fare orazione!Non vi sarà più tempo!

Punto 2

1 Giacché è certo che dobbiamo morire, mettiamoci ai piedi del Crocifisso, ringraziamolo del tempo che ci dà per sua misericordia, di poter aggiustare la coscienza.Una rivista (=revisione) alla vita.

Divini precetti, impegni, compagnie, conversazioni. Quanto giovi una buona confessione generale a mettere in buon sistema la vita di un cristiano!Son conti per l’eternità.

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Discacciamo dal cuore ogni affetto malvagio, ogni rancore, togliamoci ogni scrupolo. Risolviamo di fuggire quelle occasioni in cui possiamo perdere Dio.Imitiamo S. Maria Maddalena.

2 Punto importantissimo.Risolviamo di mettere in pratica i mezzi per conservarci in grazia di Dio. Messa ogni giorno, meditazione e questa per voi può essere l’oratorio; frequenza della confessione e comunione.

Il santo de’ Liguori almeno ogni 8 giorni! Visita al SS. Sacramento, a Maria, la congregazione, la lezione spirituale, l’esame la sera, divozione speciale a Maria SS.ma, giaculatorie.

3 In quanto al passato, confidiamo in G. C. come fece S. Maddalena.Confidiamo nella intercessione di Maria. In tal maniera oh, quali aiuti avrete da Dio, quali consolazioni!S. Francesco di Sales: Presto, vogliamo godere della vera pace!Che gioia il porci a letto con la speranza di essere in pace con Dio!

N.B. Probabilmente si tratta di argomenti svolti in un corso di Esercizi

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(LA MORTE)

"Illumina oculos meos ne unquam obdormiam in morte" (Salmo 12, 4).- Misericordia, giustizia.- Davide Abisai, nipote di Giacobbe.- Saule - Abner a pie’ del monte Hochil (Isaia 28, 15) "Percussimus foedus

cum morte et cum inferno fecimus pactum".- Giustizia - "Arcum suum tetendit" (Sam 3, 12) "et paravit illum, et in eo

paravit vasa mortis".- Misericordia: "Ne interficias eum".- Fili, peccasti? Non adicias iterum, sed cum differes de die in diem: subito

enim venit ira eius" (Eccl. 21).- Il diavolo per bocca di un energumeno, rinfacciò il beneficio del...E’ dato per emendarsi - E’ dato per prepararsi.Racconta S.Pier Damiani: uno dato all’impudicizia e alla superbia, fa patto col diavolo, ma di avvisarlo 3 dì prima della morte.Dato per prepararsi.

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Il bambino vede una maschera e piange. Se gliela date in mano, scherza.Così voglio far io. Darvi a considerare la morte. Credo di parlare con alcuni alquanto divoti.

Strada angusta, sassosa, ma quando è l’unica, non ci possiamo lamentare con la guida. Ebbene, noi morendo, calchiamo un sentiero tristo e ritrito = "Viam universae terrae, ingrediar". La morte non perdona a tanti grandi uomini e donne. Non invidiate le età lunghe.

Gli Ebrei, sì maltrattati nell’Egitto, dice S.Giovanni Grisostomo, che Iddio permise così, perché non ponessero affetto nell’Egitto, fossero pronti a partire.

Di simile industria si vale Iddio perché non poniamo il nostro affetto in questo mondo. Vita afflitta, "Surgite et ite" quia non habetis hic requiem. Eppure, non ci sappiam risolvere a dire "andiamo", "Factus est Ephraim quasi culumba seducta, non habens cor". Sciocchezza della colomba, l’amore alla sua torre. Non sappiamo se sia meglio per noi viver meno.

Quanti, se fossero vissuti meno, sarebbero in paradiso e così sono all’inferno.Noi raccogliamo talvolta i frutti non troppo maturi. "Placita erat Deo anima illius, propter hoc properavit educere illum de medio iniquitatum".Hesicaro filosofo, disse: "Il vascello più sicuro è quello che già si ritrova a terra".Noi siamo in mare - desideriamo il lido.

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Vi ho detto che le piante debbono fare frutto "juxta semen eius".Ora vi dirò alcuni mezzi perché possa giovarsene alcuno, a seconda dello stato in cui l’ha posto la Provvidenza (spiegare come diversamente debba essere santo Davide sul trono e Samuele nel tempio etc.).La prima cosa: interessarsi delle cose di Dio, o che riguardan l’anima.La volontà è potenza cieca e vede per l’intelletto (spiegare coll’esempio del giovinetto che si induce a rubare i pomi, perché li ha visti! conosciuta una cosa, si muove la volontà ad amarla e a volerla!).

Se voglio andare là, non ci arrivo se non mi muovo a prendere i mezzi per giungervi - ma vi giungo per la volontà.

I Desiderio d’istruirsi - Samaritana.Da questo verrà a ciascheduno il desiderio di ben sapere e porre in pratica quel che fa per lui specialmente.- Obblighi di padre e madre: buon esempio.- Doveri dei figli: darsi a Dio presto: ubbidienza pronta, cieca, esatta, allegra.- Castità in tutti, massime nei giovani- Esempi di S.Lucia, di S.Agnese, di S.Eulalia

- Giovane legato in letto- Comunicarsi spesso: se si è freddi, Gesù è fornace- Fortezza: non vale il dire: "sono sempre lo stesso!"- Visitare Gesù - Amare Maria

N.B. Questi appunti per predicazione fanno parte di una serie di foglietti che

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trattano di temi diversi; gli argomenti sembrano non strettamente collegati fra di loro.

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IL SUFFRAGIO DEI DEFUNTI

Santo è il pregare per i defunti fondato in carità, membri sani sovvengono i membri legati, son nostri fratelli.1) Qual carità la nostra (Davide... Tobia) che, se è unita a quella che si presta

al corpo: pensate.Ma tanto più grande è la carità che libera da più gran male e pone in dolce stato (vediamo).

2) Da quali tormenti le cavi (le anime dei defunti)?Chi potrà immaginare? Il profeta Isaia chiama Spirito il fuoco: "Spiritus judicii, et Spiritus combustionis".S.Agostino: "Non si può vedere, provare, pensare tormento più acerbo".Tutti i tormenti dei martiri. "Purgabit Dominus sedes filiorum et filiarum Sion".Spirito cavato dai chimici. Chi vorrebbe abbruciare un dito per cinque minuti?

3) Pena del danno: non tutte la pensano e la intendono egualmente: bambino e peccatore. Persone sposate debbono amarsi e desiderano Dio, anima nel corpo, infinito desiderio di salire a Dio (S.Paolo, S.Francesco, S.Fruttuoso: elogio ed augurio, S.Luigi. S.Francesco Zaverio, S.Andrea Apostolo - S.Egezio martire.

4) Un luogo di delizie li aspetta. Veggono i benefici di Dio. "Quis dabit...".5) Da noi - quell’anime speran... l’aiuto. Di alcuni di noi son padre, madre... Son

anime a Dio care... in attesa. "Beati misericordes".

II Punto

6) E’ salutare - Ai morti non c’è dubbio- A noi vale accrescimento di merito

Tobia: "Quanto poteris, ita esto misericors"."Praemium enim bonum, tibi thesaurizas in die necessitatis - miseremini

mei".I morti ci chiaman col nome di amici.

7) Si ricorderanno di noi: pensando al bene che ci possono fare già stando in Purgatorio. Pensate quando giungeranno in Paradiso!

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(PREPARARSI A MORIRE)

Un uomo che non può promettersi un minuto, fa compassione al vederlo far progetti per l’avvenire.Non è vietato far affari temporali, però a questa condizione: "Se son vivo, se avrò tempo!".

Per attendere alla salute eterna è necessario esser vivo, aver tempo.E quando differiamo la conversione bisogna dire: "Se son vivo, se avrò tempo!".Per gli affari temporali nulla arrischiate ad aspettare. Ma trattandosi della salute eterna, se non siete vivo, cosa arrischiate?Riguarderemmo come insensato uno che differisse un giorno il provvedimento di un grande affare nella vita del corpo.

Dirà: "Dio mi darà tempo!" Ma dove è fondata questa speranza? In tutte le sacre carte non trovate che eccitamenti a non tardare!Vergini stolte... Ladro di notte che significa?Dio sa la vostra intenzione per l’avvenire.Ma che risulta? Che ora non lo volete servire. Anteponete al suo servigio i vostri affari.

Direte: "Secondo il corso ordinario, posso sperar vita!".Rispondo: "Corso ordinario! Si muore ad ogni età. Basta un nulla a privar della vita l’uomo più sano! Pensateci!".

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IL FINE È GIUNTO

E’ giunto il fine

I. I mondani reputano felici quei che godono i beni del mondo. Ma che è mai la vita? Un vapore che, appena comparso si dissipa. I vapori indorati dal sole: ecco quel grande, oggi corteggiato, temuto, domani morto, maledetto, calpestato! S’affatica il grande per farsi una bella porta, ma da quella porta sarà portato via!Che spettacolo: un principe cacciato fuori di casa per non entrarvi più - Saladino che acquistò molti regni nell’Asia, morendo, lasciò che uno gli andasse dietro la cassa con una (pelle) caprina appesa ad un’asta, gridando: "questo è tutto quello che Saladino si porta alla sepoltura".

Posto che è nella fossa, cadono le carni; non resta che lo scheletro, che più non si distingue dagli altri. In questa terra gli uomini nascono disuguali, ma, dopo la morte, tutti si trovano uguali. Di tutte le cose del mondo niente si porta nella

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fossa.

II. Filippo II re di Spagna, stando vicino a morte, si chiamò il figlio e, tollendo la veste regale che lo copriva, gli fece vedere il petto roso dai vermi e gli disse: "Principe, vedi come si muore e come finiscono tutte le grandezze di questo mondo?".Ragioni di un filosofo, alla morte di Alessandro il Grande.

Sentiamo quel che ci dice Dio: "Uomo, non vedi che sei polvere e cenere? E di che ti insuperbisci? a che spendi i tuoi pensieri e i tuoi sonni per farti grande in questo mondo?".Quanto più felice la morte di S.Paolo Eremita, vissuto 60 anni chiuso in una grotta, che la morte di Nerone imperatore in Roma!

Quanto più fortunata la morte di S.Felice laico cappuccino, che la morte di Enrico 8, vissuto tra le grandezze regali, ma nemico di Dio!I Santi, per far morte felice, hanno rifiutato quel che loro offriva il mondo, hanno abbracciato vita povera e disprezzata.

III Davide chiamò la felicità della vita, un sogno di chi si sveglia.S.Francesco Borgia - Granata - Isabella."Voglio servire un padrone che non mi muore!"Un uomo scrive su di un campo di morte: "A chi vi pensa, tutto appar vile". Chi pensa alla morte non può amare la terra!

Conclusione: donarci a Dio prima che venga la morte come fece S.Paolo: "Domine, quid me vis facere?".

Giustizia

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IL GIUDIZIO UNIVERSALE

Questo mondo si può assomigliare a un campo di battaglia. Da una parte la divina Giustizia assalta il peccato per distruggerlo totalmente. Dall’altra parte, la umana perversità, con ostinazione lo difende. I peccatori sono stati più volte rotti in quest’alta battaglia: ora abbruciati, ora annegati, fame, ferro, peste ed ora da altri mali, come da tante squadre del Signore, mandati in disertamento! Eppure essi sempre contumaci.

La divina Giustizia si è risoluta di non lasciare che la vincano. A tale effetto serba contro di essi una gran giornata campale, nella quale ha disposto di voler dare l’ultima sconfitta al peccato.

Questa giornata è il dì del giudizio universale. "Dies Domini". Ora, questa gran giornata, intendo questa sera rappresentare dinanzi ai vostri occhi, distinguendo il breve ragionamento in 3 parti:

1 l’attacco, nella venuta del Signore al Giudizio, 2 la battaglia, nell’esame delle coscienze scoperte,3 la sconfitta nella sentenza.

Questo farò io, ma ripartitamente in 3 sere, per non esser troppo prolungato, e però stavolta vi parlerò solo dell’attacco della battaglia.A questa meditazione, inorridite e temete il peccato, perché può ridurvi a spaventevoli conseguenze.

1 Costume del Signore, prima di castigare, far prevedere i segni, affinché rimangano tanto più inescusabili i peccatori, se non vanno in tempo a salvarsi.Gerusalemme prima della distruzione.

Giuseppe (= Flavio) riferisce: un anno prima comparve una cometa in forma di spada, stette per tutto quel tempo pendente sopra quella sventurata città. La porta orientale del tempio, tutta di bronzo, ci voleva 20 uomini ad aprirla, si apre da sé. In cielo numerose ordinanze d’uomini che combattevan fra loro, e, facendo udire da tutte le bande (= le parti) del tempio una voce spaventevole che diceva: "migrans hinc, migrans hinc" ed altri!

Se tanti portenti alla rovina di una città, quanti all’eccidio dell’universo? (Gioele 2,30-31) "Dabo prodigia in coelo et in terra, antequam veniat dies Domini magnus!".

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Ma i segni allora non saran avvolti di pace come ora, ma soldati a squadre a cominciar la battaglia.

Il mondo non avrà provato, né proverà cosa tale! Il sole, la luna, le stelle si oscureranno per la terza parte di loro sì altamente che il giorno sarà come la notte e la notte tre volte più fosca del naturale.

Comete che cadranno dall’alto! Una di queste "Absyntium" amareggerà laghi, fiumi e fonti in pena degli immondi piaceri, l’aria appestata vendicherà bestemmie e sporcizie. Il mare muggirà furibondo; cambierà l’acqua in color di sangue putrefatto.

Sulla terra: sedizioni, siccità, fame, scotimenti. Questo sarà come la campana, prima che esca il malfattore alla forca.S. Clemente riferisce che S. Pietro avea detto più volte che Iddio, fin dall’eternità avea riserbato un dì in cui l’esercito di tutte le pene si azzuffi coll’esercito di tutte delle colpe. E con tutto questo "Praeparare in occursum Dei tui".

2 "Ignis ante ipsum praecedet" (Salmo 96,3) abbrucerà selve, case, enormi superfici della terra, monti, liqueferà sassi "petrae sicut cera liquescunt ante faciem tuam" (Giuditta 16,18).

Allora si potrà dire ai peccatori, come Daniele ai Babilonesi: "Ecce quem colebatis" (Dan 14,26).Finalmente "Dominus sicut fortis egreditur" (Isaia 42,13) con tutto il grosso dell’esercito. "Quis poterit cogitare diem adventus eius?" (Malachia 3,2).Quasi temeranno i santi!

Terrore quando venne a dar la legge su carro, circondato da folte nubi e milizie di angeli bellicosi, che gli venivano in antiguardia, vibrando lunghi strali, saette; ne tremavano fino i monti d’intorno!

Che sarà quando verrà a vendicarla? Alfine mandò un Arcangelo in nome suo.Allora verrà esso. Nessuno questionerà chi sia "in majestate sua". Ora non si conosce il Signore per quello che è; pare che non veda, che non oda. Splendore: "Erubescet luna et confundetur sol, cum regnaverit Dominus exercitum". Accompagnamento di santi!

Qual sarà il cuore di un misero peccatore a vista sì formidabile? Che dirà chi ora non teme nessuno?Nell’orto fece cadere a terra, eppure facea da reo.

Che sarà quando aggiungerà l’ira della voce? i cieli stessi non si terranno sicuri, i reprobi si eleggeranno di stare nelle loro grotte infernali, la lodola si cacciò nei forni accesi per timor dello smeriglio.

L’ira di Dio trattenuta (dalla misericordia!) dal principio del mondo: esempio supposto del Giordano. "Ira tutta pura, senza mescolamento di compassione".Il Cherubino di Ezecchiello, con due facce: una di uomo, una di leone.Cristo: 2 facce: quella d’uomo invita ora i peccatori; di leone verrà a giudicarci. Allora non ammetterà scuse. Iddio si paragona ad un’orsa montata in furia per aver perduto i figli. Il leone è generoso, non così l’orsa.

Esempio di un giovane licenzioso: gli appare Cristo in sogno. È tanto il terrore che si trova co’ capelli bianchi: si converte. Saule... i peccatori potranno nemmeno tener gli occhi chiusi o chinati. "Videbunt in quem transfixerunt!".

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Qual gran male è il peccato! Il fuoco farà per così dire come si fa colle case degli appestati. Il capitano che abbrucia gli alloggiamenti dei nemici.Che male han fatto i cieli, il sole, la terra?Ah, gran male che è il peccato!

N.B. Il Palazzolo annota che questa predicazione è stata tenuta in un’ultima domenica del mese. Non si sa bene se in tale circostanza fosse tenuta una particolare tematica nella predicazione, oppure ci fossero destinatari particolari.

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NUMERA - PESA - DIVIDI

1 Del giudizio particolare

"Statutum est hominibus semel mori; post hoc autem judicium".Raffiguriamoci G. C. seduto sovra un trono di fuoco, come lo vide Daniele: La sua via contro il peccatore, o sovra un trono di bianchissima luce, come lo vide S. Giovanni.Clemenza che usa con i buoni.

9) Le persone che intervengono: l’anima sola spogliata dal corpo, vestita delle opere sue. Nessuno che fu presente alla morte le può tener compagnia nel giudizio. Così l’anima del re come quella del contadino etc.

10) Da due lati l’Angelo custode ed il demonio con diversi sembianti, conforme al sentore che avranno, o di quel che ha da succedere.

3) La quarta persona è il giudice. Dio, infinitamente giusto, saggio, onnipotente sue qualità, supremo.

4) Immaginiamo l’anima nostra ed i nostri peccati, il giudice contro di me.Satanasso come vittorioso e contento. Il Giudice invece benigno con me e l’Angelo custode allegro.

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2 Il tempo, l’istante medesimo della morte.Considerazione: "O momentum, a quo pendet aeternitas!". Il luogo, ovunque coglie la morte.

Quando siamo in camera, pensiamo a questo momento. Il tempo nel quale fo il peccato, può essere il tempo ed il luogo del mio giudizio, come alla moglie di Lot che mirò Sodoma!

3 Modo ed ordine del giudizio.Gli accusatori 3: demonio, coscienza (e questa sarà anche testimonio). L’Angelo custode, terzo testimonio e in un certo senso, accusatore contro di me, per le resistenze che feci alle sue ispirazioni e consigli.

Esame universale di tutte le cose mie, evidente all’istesso esaminato tanto le opere buone, "cum accepero tempus ego ante vos indicabo, scrutabor Jerusalem in lanternis"."Beati mortui qui in Domino moriuntur opera enim illorum sequentur illos".

4 L’ultima sentenza: Dicede a Me, maledicte, in ignem aeternum, qui paratus est diabolo et angelis eius.Parte Dio e l’Angelo. "Curabimus Babjlonem sed non est sanata: derelinquiemus eam".Il peccatore passa dal letto all’inferno.

5 La sentenza che si darà al giusto. Erculeo vuol uccidere Costantino. Fausta figlia di Erculeo è moglie di Costantino.

Rendimi conto del tempo, talenti, grazie, peccati che potevi impedire, anime salvare, virtù propagare.

N.B. All’inizio del testo è scritto: Meditazione 4^, probabilmente fa parte di meditazioni tenute in un corso di Esercizi.

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IL GIUDIZIO

Omnes enim nos manifestari oportet ante tribunal Christi (2 Cor 5,10).

1 Dunque anche tu: il tuo cadavere sarà ancora caldo, e quivi medesimo sarà giudicata l’anima: così è comune sentenza, strettissimo conto, che ammasso di peccati, anche gli altrui.Anche spavento! Chi vedrà per la prima volta il Giudice.

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Il venerabile Padre Giovenale Arcina, al sentir cantare il "Dies irae dies illa" lasciò il mondo.

S. Bernardo dice che l’anima patirà più in vedere Dio sdegnato che nello stare nello stesso inferno! Vedrà quell’Agnello sdegnato. Fa più terrore il vedere un pacifico sdegnato.Verrà il Giudice con le piaghe.Giuseppe disse ai fratelli: "Io sono quel Giuseppe che voi vendeste". I fratelli perdettero la parola per il terrore.Dove fuggirà? sopra il Giudice. Sotto inferno. Da un lato peccati, dall’altro demoni! dentro la coscienza!

2 (Daniele 7,10). Si alzò in tribunale, furono aperti i libri: Vangelo e coscienza: "Judicium sedit et libri aperti sunt".Dio non peserà ricchezze, nobiltà, dignità, ma opere. "Fosti posto sulla bilancia, etc.".

Verranno gli accusatori. Dirà il demonio: "Signore io per questo non ho patito niente e mi ha servito abbandonando voi etc. Dunque tocca a me!".Accusatori Angeli custodi, attesteranno le loro fatiche disprezzate, le mura, la coscienza, i peccati accusatori: "Siamo opera tua!".Accusatrici le piaghe di G. C."Frugherò per Gerusalemme colla lucerna!". Esempio dei santi, ispirazioni: conto di ogni occhiata.Allora chiamate gli amici, forse rideranno e gli scandalosi?...

3 Cosa risponderà l’anima? farà come quel del Vangelo che non avea la veste nuziale.Sentenza. "Vattene lungi da me, o maledetto nel fuoco eterno!".Dice S. Anselmo: "Chi non trema a sifatto tuono, non dorme... è un morto!".

A chi ricorreranno?E questo giudizio toccherà anche a noi. Qual pazzia lo star sicuro in tanto pericolo: aspettare in morte a convertirsi.Esempio... esortazione!

N.B. Questo testo è la continuazione del precedente, avendo lo stesso argomento e l’annotazione del Palazzolo: Meditazione 5^.

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IL GIUDIZIO UNIVERSALE

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"Omnes enim nos manifestari oportet ante tribunal Christi" (2 Cor 5,10)."Memorare novissima tua et in aeternum non peccabis" (Ecc 1,40).

È comune sentore dei teologi che il giudizio particolare si fa nel punto stesso che l’uomo spira, e nel luogo medesimo dove spira l’anima, verrà G. C. a giudicarla.Pieno d’amore pei buoni, dice S. Agostino, pien di terrore per gli empi.

Quale spavento per chi vedrà la prima volta il Redentore sdegnato. Luigi da Ponte a questo pensiero tremava e faceva tremare la stanza. Il Venerabile Padre Giovenale Arcina, sentendo cantare "Dies illa" al pensiero del terrore si risolse a lasciare il mondo.Lo sdegno del Giudice sarà l’avviso della condanna.S. Bernardo dice che patirà più in vedere Gesù sdegnato che nello stare nel medesimo inferno.

Qual pena vedere G. C. così disprezzato dall’anima in vita. Quell’Agnello lo vedrò sdegnato, senza speranza di placarlo.Quando Giuseppe disse ai fratelli: "Io sono quel Giuseppe che voi vendeste" quelli per terrore si tacquero e perdettero la parola.

Cosa risponderà il peccatore a G. C.? dove fuggirà? Sopra il Giudice, inferno sotto, da un lato i peccati, dall’altro i demoni, dentro la coscienza...?Ma tiriamo innanzi e vediamo l’accusa e l’esame.

2 Daniele 7,10. "Judicium sedit et libri aperti sunt".Si alzò il tribunale e furono aperti i libri.2 libri: Vangelo e coscienza."I Quel che dovea fare. II Quel che non ha fatto" (S. Girolamo).

Sulla bilancia della divina giustizia, non si peseranno ricchezze, dignità, nobiltà etc. Verranno accusatori i demoni, dice S. Agostino. Diranno giorno ed ora.

Diranno al Giudice, scrive S. Cipriano: "Signore, io per questo reo ho patito niente... etc.".Accusatori: Angeli custodi.Accusatrici le mura.Accusatrice la stessa coscienza.Accusatori i peccati, dice S. Bernardo: "Siamo opere tue e non ti abbandoneremo!".Accusatrici le piaghe di G. C., dice il Grisostomo. I chiodi si lagneranno di te, le cicatrici parleranno contro di te, contro di te perorerà la croce di G. C. Poscia si verrà all’esame.

3 Dice il Signore: "Frugherò per Gerusalemme colla lucerna".Cornelio Alapide dice che il Signore metterà davanti al reo gli esempi dei santi, tutti i lumi ed ispirazioni... d’ogni occhiata.

Esamineranno opere buone, confessioni, comunioni, d’ogni parola oziosa (S.Gregorio). Specialmente, dice il Signore parlando degli scandalosi che gli hanno rubate le anime. "Anderò loro incontro sdegnato come un’orsa a cui sien tolti i figli". Parlando poi delle opere, dirà il Giudice: "Pagatelo secondo le opere che ha fatto!".

Ditemi, o fratelli, se aveste a morire adesso, qui, in questa Chiesa, vi assoggettereste volentieri a soffrire il giudizio di Dio? Se vi trovate disposti,

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rallegratevi e continuate a far bene, ma se no, tremate e, per pietà di voi, cambiate vita! Pensateci.

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(LA II VENUTA DI CRISTO)

Domenica I^ di Avvento

"Videbunt Filium homini venientem in nube cum potestate magna et majestate".

In questo giorno in cui la Chiesa dà principio al sacro avvento, per qual motivo, direte voi, ella ci propone a considerare la funesta tragedia dell’universale giudizio? Sentite com’io subito soddisfo alla vostra domanda con dirvi: che due sono gli Avventi, cioè due venute del Figliolo di Dio. La prima seguì nella pienezza de’ tempi, e fu quando discese dal cielo in terra a farsi uomo, nel seno purissimo di Maria Vergine, per liberare gli uomini dal peccato, e questo fu avvento di redenzione.

La seconda venuta sarà quando verrà dal celo in terra, con grande potenza e maestà per giudicare il mondo, e punire il peccato degli uomini: e questo sarà avvento di giustizia. "Videbunt... etc...".

Posto questo, vi soggiungo che la S. Chiesa, dando oggi principio alla celebrazione del primo avvento ci propone a considerare il secondo, perché noi, col timore della seconda venuta di Cristo, e del finale giudizio, ci poniamo sulla via della penitenza, e ci prepariamo al suo santo Natale usandoci di quella misericordia, che sì copiosamente ci esibì nella sua prima venuta.

Fratelli, non è più tempo di dormire, ce lo avvisa in questo dì la Chiesa."Ora est jam nos de somno surgere"...Allontaniamo da noi la sonnolenza dello spirito che non può trarci che alla rovina; adoperiamo pure qualunque rimedio, anche amaro, affine di ottenere la vigilanza della nostra anima, e però permettete ch’io, in questa sera, brevemente vi conduca a considerare la terribilissima sentenza che darà Dio ai reprobi, affinché, penetrati da un timore salutare, vi prepariate con tutta lena, da generosi giovani cristiani, campioni di Cristo, ad accogliere, con purità e allegrezza, il nostro Re Bambino, onde lo possiate mirare, con sicurtà ed allegrezza, nella sua seconda venuta inesorabil Giudice.

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Ponete mente, o fratelli, a quanto differenti sien le parole che dirà Cristo a’ reprobi, nel giudizio, da quelle che avrà poc’anzi dette agli eletti. Agli eletti disse "Venite" cioè "venite dalle fatiche alla quiete, dalla povertà alle ricchezze, dal pianto al riso, dalle battaglie alla corona, che meritaste vincendo".

"Venite profeti per me esiliati; venite patriarchi, per me raminghi; venite apostoli, per me rigettati dal mondo come se foste lo scherno; venite martiri, uccisi; venite o monaci disprezzati, venite o vergini che a me sacrificaste il vostro bel fiore..." e così di tutti gli altri santi!

Oh, qual parola, fonte d’ogni eterna benedizione ed allegrezza!Ma ai reprobi invece dirà: "Discedite a me maledicti, in ignem aeternum" (Mt 25,41). "Via da me, maledetti al fuoco eterno!".

Oh, qual terribile discernimento! Pensate a questi due termini "da me... nel fuoco eterno!" e proverete che terrore!Qual disperazione l’essere allontanati, esiliati per sempre dalla bella faccia di Dio, dalla vista di Maria, dal consorzio dei santi! Eppure non finisce qui la condanna: "Via da me, maledetti" ma dove poi? "Nel fuoco eterno!". I peccatori, in qualunque loro colpa mortale, commisero due enormi eccessi: il primo fu l’allontanarsi da Dio, ed a questo corrisponde la pena del danno: "Non videbit gloriam Domini". Non vedrà la gloria del Signore (Isaia 26,10); e intimando questo, dirà Cristo ai peccatori: "Via da me".

L’ altro eccesso dei peccatori è il convertirsi alle creature, ed a questo corrisponde la pena del senso: "Saran tormentati dì e notte pei secoli dei secoli". "Cruciabuntur die ac nocte, in saecula saeculorum" (Apoc 20,10).

Ed, intimando questa, soggiungerà "nel fuoco eterno". Ahi quanto funeste piomberanno queste parole sul cuore dei dannati! Sentite, o fratelli, portatevi colla mente al dì dell’universale giudizio. Non è una favola!

Immaginatevi l’ampio popolo di tutte le generazioni del mondo, radunate in quella valle. Mirate le belle gerarchie degli angeli, le schiere elette dei santi, il glorioso coro de’ vergini e tutte, in una parola le anime giuste, liete e ridenti per quel: "Venite, benedicti Patris mei" ch’avran già prima sentito rivolgersi da Cristo inverso loro.

Vedete poi, ahi, vista terribile, il Figliuolo di Dio vero, Cristo che ha per trono una nube, ed è cinto di grande maestà e potenza. Questi, poiché in aria di paradiso, avrà esaltato i giusti, si volgerà ai reprobi, e qui, in mezzo a quel funestissimo silenzio, s’innalzerà la voce del Giudice: "Ite, maledicti in ignem aeternum".

Allora voleranno gli eletti, rapiti dall’amore che li innalza, come fiamme alla loro sfera, ed in quel subito, con aprirsi la terra, inghiottirà tutti i reprobi nel suo centro. Tanta è la forza... etc.

Qual sarà il terrore di queste parole, quale lo spavento a cui toccheranno, quale la disperazione, il desolamento, la rovina eterna! io non ho cuore né parole onde spiegarvelo, meglio intenderete voi, se, con salutare meditazione, vi penetrerete!

Né alcuno fra voi siavi che, ingannato e sedotto da una falsa divozione a Maria, pensi in allora poter far ricorso alla Vergine Maria, che essa pura sarà

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presente nel giudizio e starà alla destra del suo divin Figliuolo. No poiché, come leggiamo nel Vangelo di S. Matteo: "Sol obscurabitur et luna non dabit lumen suum". Sol, cioè Cristo, obscurabitur poiché posta da parte la misericordia e la clemenza, comparirà armato d’ira e di vendetta, per fare di tutti una rigorosa giustizia. "Et luna", cioè la mistica luna, Maria, più non darà la sua luce, perché più non sarà Madre di misericordia, né più intercederà pei peccatori, ma chiederà anch’essa giustizia e vendetta.

Così lo previde e lo predisse Gioiele profeta; "Sol et luna obtenebrati sunt" e volle dire, come spiegò Aimone, il sole - Cristo, e la luna, la beata Vergine, ritrarranno dai reprobi il favore del loro volto!

Fratelli, ben vedete in queste poche parole che vi ho detto, qual terribile sciagura sovrasti al peccatore! Che dobbiamo fare adunque, onde, con sicurezza e tranquillità, possiam mirare il nostro Gesù, e l’amorosa nostra Maria, quel giorno? Facciamo quello a cui invita l’apostolo Paolo scrivendo a’ Romani (13,13-14): "Sicut in die honeste ambulemus...".

Camminiamo come si cammina di giorno, cioè con onestà in ogni nostra azione. Di giorno, ed all’aperto, dove tutti veggono, gli uomini son più riservati e non commettono quello che loro reca vergogna. Così noi stiam lontani dai peccati, poiché questa è opera di notte, e non di giorno.Se poi, a guisa di chi impara a scrivere, volete alcun esemplare su cui indirizzare ogni vostra azione, ecco ch’io ve lo propongo e questi sono Gesù e Maria.

Ah, fratelli, amiamo Gesù e Maria, con imitarli e, principalmente in questo giorno, cominciamo tutti, con una vita più fervorosa, ad imitare G. e M. affine così di poter ricevere con allegrezza e purità il nostro Gesù nel suo primo avvento, e per mezzo di Maria, ottener grazia da Lui, di poterlo mirare con sicurtà, nel giudizio estremo.

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Inferno

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DELL’INFERNO

1 L’inferno è una prigione di fuoco, e di innumerevoli e terribilissimi tormenti. È uno stato eterno in cui i peccatori mancano di tutti i beni e patiscono tutte le sorta di mali.

2 Tutto è eterno quanto è nell’inferno.Eterno il condannato, in quanto all’anima ed al corpo: non potrà uccidersi. La morte fuggirà da loro: "et fugiet mors ab eis". "Vox Domini intercidentis flamman ignis". Abbrucia e non consuma.Verme della coscienza eterno: "Quia in inferno nulla est redemptio".

3 Continuazione delle pene, ma si assuefa. Cosa vuol dire eternità.Supposto che tutto il globo fosse di compatto diamante, ed una formica, in un milione di anni, compito il giro, battesse col piede e ne consumasse un neo, pure un momento verrebbe in cui questa massa sarebbe distrutta, ma l’inferno comincia allora. Caino: 5 mila anni che Caino è a pena, eppure è come se cominciasse oggi.

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4 Orrore. Oscurità più che le tenebre di Egitto. Il fuoco abbrucia e non illumina. >Vox Domini’ etc., le leva tutto ciò che ha di buono, lasciandogli ciò che offende e fa male.Strettezza: vi staranno come mattoni in una fornace di fuoco senza spiragli. "Stagnum ignis" puzzolentissimo, non si esce.

5 Disordine. Non convenienze etc. "Ubi umbra mortis et nullus ordo, sed sempiternus horror inabitat". Tutti si trattano da nemici, anche i vostri più cari amici, quelli che furon compagni nelle colpe.Dover stare uniti per forza, senza potersi partire.O anima, fonda l’amicizia nella carità, questa sola è eterna e non perisce."Charitas numquam excidit".

6 Terribilità dei tormentatori etc. ____________________

L’inferno

O penitenza o inferno!"Lasciate o Signore che io visiti con gli occhi della meditazione, per un momento questo luogo, affinché non vi abbia a cadere alcuno di quelli che mi ascoltano!".

1 Misericordia e giustizia sono due mani colle quali Dio regola l’universo.Adoperando la misericordia, ha fatto opere superiori ad ogni credenza. Convien dire che, quando Iddio opera la giustizia, debba far opere egualmente incredibili e portentose. Non mi state a descrivere dell’inferno tormenti che ha potuto inventar l’uomo...

Cosa saran quelli inventati da Dio? infinito sapiente e potente, allorché farà pompa del suo furore. "Effundens iram secundum misericordiam!".Per quanto Iddio castighi, la sua giustizia rimarrà creditrice, convien che "pluat super illos bellum suum".

Non v’è sollievo, questo sarebbe effetto di misericordia. In inferno: "nulla est redemptio".Gemiti e sospiri, ma non v’ha chi compatisca; dolore e pianto, ma non vi è chi ascolti.

2 Qui nel mondo, ad ogni male vi è sollievo, nell’inferno no: sete, fame, arsura, malinconia, vergogna, non v’è morte.

Mitridate, re del Ponto, trangugiò il veleno per schivare la servitù, ma siccome s’era assuefatto, non gli facea niente. Si doleva che per sua colpa non avea lena la morte. Ma egli era vile, delle morti n’avea in ogni parte, avrebbe avuto ragione di dolersi quando i tormenti gli avessero sol recato agonia e non morte. Ma tale è appunto lo stato dei dannati: "Quarent mortem et non invenient".

Questo tormento, cercar la morte e non trovarla, manca la morte: mai, mai, mai!: "Et erit tempus eorum in saecula". Che vuol dire? Vuol dire che quando un

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piccolo cardellino, bevendo una goccia ogni anno, avrà asciugato mari e fiumi, cesserà il loro patire?

Più, "in saecula"! un verme divori tutti i boschi? in saecula. Un dannato, dopo 2 milioni di secoli, sparge 2 lacrime, finirà di patire quando avrà versato lagrime da superare il diluvio universale? No, finiamola! "in saecula" senza misura, usque in sempiternum.

O tuono spaventevole! Sotto queste rupi vorrei ritirarmi, ripetendo "eternità".

3 Ogni divertimento stanca, che sarà eternità in pene? Ho io provato a posarmi d’estate in un boschetto. Ma se alcuno mi avesse obbligato a star poggiato in un modo stesso un giorno, deh, qual pena!Solo in pensarvi riescono malinconici i santi stessi. Ed i dannati sempre fra i medesimi tormenti?

4 Alcuno potrebbe stimar conforto la compagnia, "non sarò solo", dicono alcuni. O sciocco! Non sarai solo, peggio per te. Saresti solo in un chiostro di Certosini o di Cappuccini? Avresti angeli per compagnia e non ti risolvi. E come, nell’inferno ti par che saresti consolato a non esser solo?

Noi quando non siam soli nelle sventure ci rallegriamo per aver chi conforta, compatisce. Nell’inferno ognuno coopera al male dell’altro.Le spine legate assieme, si pungono a vicenda, si odian continuamente.

5 L’odio contro i demoni che li tradirono. La rabbia contro i beati. Vedere per quanto poco si ebbero l’eredità.

Odio dei fratelli di Giuseppe perché amato dal padre, eppure era una vesticciola, un viso più amabile! Che sarà vedere quei tali che sprezzarono in vita, sublimati sovra di essi?Vorrebbero trarli giù. Cosa è l’invidia!Esaù, Saule, non poterono impedire la gloria dei loro emuli! Epulone avrebbe voluto trasfondere l’inferno in Lazzaro.

6 Il vedere che il cielo li beffa! qual rabbia il ridere quando un giocatore perde!Rappresentatevi Roma che arde. Orrendo spettacolo. Nerone è stato, Nerone su d’una torre sicura, suona la cetra e si ride, il furore dei cittadini.Ebbene incomparabilmente più dei dannati: voltan la rabbia contro se stessi!Qual dolore il vedere Dio ridente.Roma avea speranza, nell’inferno no! "Vae, vae, vae!" a chi prima vorrà provare tal sorta di male che crederlo!

7 Tutti dovrebbero temere. Eppure si troverà chi non abbia a fare il possibile per dannarsi, oh, quanti vogliono piuttosto andare all’inferno che far bene!

In Parigi venne a morte un nobile cancelliere, amantissimo dell’Arcivescovo. Questi lo pregò dopo morte, se gli permetteva il cielo, a venirlo a trovare; promise e morì.

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Entro un mese, gli apparve nel suo gabinetto, ma tutto malinconico, e vetito in gramaglie. Gli disse come era condannato all’inferno parte per la superbia e sensualità.

Sentendo che eran passati solo 30 dì, si mise a gridare, disse che fioccan le anime all’inferno e che credon che fosse vicino il dì dell’universale giudizio. Sparì. Avete sentito?

Se alcuno di noi avesse a cader nell’inferno? Che faremo, o cristiani? per impetrar perdono, ci vuole penitenza."Apposui tibi acquam et ignem, ad quod volueris, porrige dexteram!".O piangere per breve tempo coi penitenti: ecco l’acqua.O ardere per tutti i secoli coi dannati: ecco il fuoco!

Inferno

"Se mi apparisse un morto!" "Chi mi assicurerebbe che non fosse illusione?" "Ho la Chiesa e basta!".

O penitenza, o inferno.Nessuno è mai venuto di qua, dirà alcuno! È inutile che venga di qua. Il ricco Epulone, caduto in inferno, volea che Lazzaro andasse a dire ai suoi fratelli di non

far come esso.

Rispose Abramo: "Hanno i profeti da prestar fede e, se non credono ai profeti, non crederanno neanche ai morti". Ecco la risposta.Io non voglio provarvi che vi sia l’inferno. C’è la fede basta. Chi non crede peggio per lui."Ite, maledicti, in ignem aeternum".

Quella sentenza che ciascheduno che è morto in peccato sentirà: dapprima particolarmente, la sentirà, poi al cospetto di tutti gli uomini! e gli angeli e santi al giudizio universale.

E, pronunciate le due sentenze, i giusti saliranno al celo, i reprobi all’inferno, ove saran chiuse le porte per sempre!

Orrenda prigione. Più comune opinione de’ Padri e de’ teologi è che l’inferno sia al centro della terra, e lo fondano sulle scritture. Essendosi alcuni ribelli di Mosè separati dal popolo di Dio, si aprì loro la terra sotto i piedi.

"Aperiens os suum devoravit illos cum tabernaculis suis, descenderuntque vivi in infernum operti humo".Fuoco: "Ardor sine claritate. Vox Domini intercidentis flammam ignis".Terrore di Babilonia: luce senza ardore. Qui ardor senza luce.Aspetto dei dannati, demonji.

S. Caterina da Siena avrebbe tolto (‘sopportato) di camminare a piè ignudi sulle bragi ardenti fino al dì del giudizio, piuttosto che vedere ancora un demonio che avea veduto una volta.Come le uve nel torchio, "fient immobiles sicut lapis". Amici come cani si rodono vivi.

L’Epulone non volea che venissero nell’inferno i suoi fratelli per non aumentarsi le pene.

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Udito; non puoi sentire il ronzio di un moscone!"Ergo erravi".

Odorato. S. Bonaventura: "il corpo d’un dannato basterebbe col suo fetore a portare pestilenza in tutto il mondo". Il corpo del re Antioco.

Gusto. "Ignis et sulphur pars calicis eorum" e sete e fame arrabbiatissima. "Famen poticantur ut canes".

Tatto; "o disonesti, se mai qui foste, miseri voi!" "Hic ure, hic seca, hic non parcas, ut in aeternum parcas!".

È sentenza che come i demoni, così i dannati, conservano le lor potenze e facoltà naturali: memoria, intelletto e volontà.Affliget memoria: li ricorderà del fine per cui li avea creati Iddio i benefici, primo timore del peccato, quante volte Iddio lo chiamò!Salomone e Semei che passa il torrente Cedron: "praediscit mihi: testificatus est per Dominum".

Intelletto: conoscerà che fu penitenza e tardi conoscerà il bene che ha perduto e per quanto poco l’ha perduto.

Volontà, vorrà scordarsi di quanto l’intelletto andrà rammentandogli e non potrà.Che rabbia vedere i giusti... "Nos putabamus vitam illorum insaniam et finem illorum sine honore! Noi stolti!".I fratelli di Giuseppe..."Videbit et irascetur": "Oh ubi sum!...", nell’inferno! "Oh ubinam sum" in paradiso!

Eternità L’eternità non ha misura; sempre, mai!Non ha mutazione: la mutazione solleva. Ibi eris, il sempre e il mai mom si mutano. Ibi eris, ibi eris.Non ha paragone. Il mondo è pieno di ottimi.

Eternita’ delle pene

Imparare a viver bene alle spese di chi è vissuto male.

1 Animali che, morti, sanno predire agli altri quello che vivi non seppero predire a sé.Se comparisse un’anima danata a chi vuol peccare "anch’io volea salvarmi". Ma no che non possono.E poi non ci crederebbero! "Neque si quis ex mortuis surrexerit credent".Aspettano a provarlo per crederlo!

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Demanate che scherza sull’inferno! Poveretti! Perché non viene qualche anima dall’inferno, aspettano a crederlo quando lo proveranno.Fatto di Acabbo, re d’Israele cattivo (Nabot, i cani).

Benadale re di Siria gli muove guerra. Michea profeta, i falsi profeti. Michea parla: Dio disse: "Muoia Acabbo, sia ucciso in Galaad coll’armi del re siriano!".Il demonio: "Dio, va, decipias et praevalebis".Sedecia dà uno schiaffo a Michea. "Me ne ergo dimisit Spiritus Domini, et locutus est tibi".

Come si sarà trovato pentito quando vide... etc.Non facciam così noi!"Mortuus est rex et lixerunt canes sanguinem eius".

2 Se l’inferno non fosse eterno non sarebbe inferno. I dolori un po’ lunghi sono insopportabili; ma anche una musica, una commedia...Non è una favola: è verità di fede!

Che pazzia che uno, per un anno di spasso subisse di condannarsi a stare 30 giorni in una fossa!Se l’inferno durasse 100 anni! Ma no che dura eterno!

3 Chi entra una volta nell’inferno di là non uscirà più in eterno! Vi è porta per entrare ma non per uscire. Se al momento foste presi e condannati a 10 anni di martirio. Ma se morite in peccato dove siete condannati?

Cosa dirà l’anima nel trovarsi all’inferno? Non possono lusingarsi: che disperazione! Non può dire: "Chissà!" come lo può dire un ammalato, un condannato.Portano il peso dell’eternità.

Esempio della palla perfettamente rotonda che pesa su d’un punto tutto il peso. Miseri, se sentiranno: "Discedite a Me, etc.". Colà il peccatore non è capace di pentimento.

4 Cercheranno di morire e non potranno! Zenone imperatore chiuso in una fossa: "Apritemi, per pietà!" muore!(Riga illeggibile)"Sempre, sempre ".Giuda, l’inferno da capo 1800 e più anni........Caino... 5 mila e più anni!Se un angelo dicesse ad un dannato che verrà fuori dopo... etc. Molti rispondono "Se vado all’inferno, pazienza!".

Pena del danno

La maggior pena dei dannati è quella del danno, consistente nella privazione della vista di Dio!Il peccatore volta le spalle a Dio mentre dovea servirlo. Iddio volterà le spalle al peccatore mentre dovea goderlo.

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Non ci fa colpo perché di Dio non abbiamo che un’idea intellettuale abbastanza ridotta, impedita e dal corpo e da cento visibili aspetti.Se vi deste a pensare a questo Dio un po’ seriamente?Ben diversamente vanno le cose nell’altra vita ove tutto sparisce l’apparenza del mondo!!

Sprigionata l’anima dal corpo, ignuda, sgombra d’ogni altro aspetto, posta sotto il riverbero del divin Volto, viene investita di una luce ineffabile e acquista una chiara e penetrantissima cognizione del sommo infinito bene che è Dio, a Lui anelerà rapita.

Al vedersi poi da Lui respinta, qual sua nemica! le furie d’un amante appassionata!

3 Dolore sempre vivo: desiderio e odio. Da qui quell’altra pena, chiamata da G. C. "Verme della coscienza" "Vermis eorum non moritur!".Cognizione d’aver perduto Dio senza rimedio, l’ultimo Fine!D’averlo perduto per poco, e solo perché si elesse di perderlo!La memoria del male fatto, dei momenti buoni trascurati, del tempo perduto.La volontà: rammarico, tristezza, sdegno, accanimento, dispetto, disperazione, furore!Senza speranza!Pensiamo ai casi nostri!

Rimorsi del dannato

1 Per quanto poco si è dannato.Esaù dopo aver mangiato la minestra di lenticchie, urlava. Ma è assai più una scodella di lenticchie che un capriccio, e assai meno la perdita (della) primogenitura che (del) paradiso.

Gionata (1 Re 14,43) "Gustans gustavi in summitate Virgae quae erat in manu mea paullulus mellis; et ecce morior!".Al presente ci sembra un sogno la vita passata. Che sembreranno al dannato 50 anni di vita? dopo che passarono 1000 anni ed è da principio l’eternità? Ma 50 anni furon più di questi? Quanta amarezza!Un momento solo il gusto avvelenato, il resto amarezza!

2 Pensare al poco che dovea fare per salvarsi (nominare qualche esempio; confrontando il giusto ed il cattivo e come il tempo passa per ambedue).Esempi di buoni compagni... (?)

Più: doni concessi da Dio per salvarsi, avea solo da porger la mano a Dio che mi chiamava.Geremia 8,20 "Transiit messis, finita est aestas, et nos salvati non sumus?".Se le fatiche che ho fatto per dannarmi le avessi fatte per Iddio? Sarei un gran santo!

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3 Gran bene che ha perduto!Saran più tormentati dalla perdita fatta che dalle pene stesse dell’inferno.Ha perduto, non per mala sorte, ma per sua volontà. Vedrà che Dio ha lasciato scegliere a lui.Tanti suoi compagni si son salvati. Rivolgiamoci a Dio!

N.B. Si tratta di sei schemi di meditazioni sempre riguardanti il tema dell’inferno. Probabilmente sono stati svolti in un corso di Esercizi.

Vita eterna – Paradiso

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PARADISO

"Mundus autem gaudebit, vos autem contristabimini, sed tristitia vestra vertetur in gaudium" (Gv 16,20).

È una vita da militare quella del cristiano sulla terra... siamo esuli... figli di un ribelle... bisogna patire... aspettando l’esecuzione della nostra condanna capitale, con la quale nasciamo...

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Il mondo si diverte, ma il mondo è nemico di G. C. e non bisogna stare con lui...Cari fratelli, che fare? su, su, abbiamo coraggio, procuriamo al presente di soffrire con pazienza le afflizioni di questa vita, offrendole a Dio in cambio delle pene che patì G. C. per nostro amore, e facciamoci animo colla speranza del Paradiso."Inclinavi cor meum ad faciendas justificationes tuas in aeternum propter retributionem" dicea il S. Re Davide.

Sì, sì, finiranno un giorno tutte queste angustie, dolori, persecuzioni, timori e salvandoci diventeranno per noi gaudii e contenti nel regno dei beati.Così ci fa animo il Signore: "Tristitia vestra vertetur in gaudium", la vostra tristezza si convertirà in gaudio...!

Per quei che servono il mondo, verrà un dì che finiranno tutti i loro contenti, i loro piaceri e cosa resterà loro?... amarezza di non averli più, melanconia di non poterli più godere, vuoto dell’averli goduti, spavento del non aspettarsi premio alcuno, ma solo d’essere rigettati da quel Dio a cui non han voluto servire.

Per quei che servono a Dio, verrà un giorno e finiranno le loro angustie, e cosa resterà loro. Contento d’averle sofferte, gioia dell’esser finite, non per esser finite, ma per esser principio del premio guadagnato colla sofferenza.

E dov’è che la tristezza si cambierà in gaudio? Lassù nel Paradiso... O Paradiso, o Paradiso quanto sei bello... Ma, che dire di questo Paradiso, se neppure i Santi più illuminati han saputo darci ad intendere le delizie che Dio riserva ai suoi fedeli?

"Quam dilecta tabernacula tua, Domine virtutum!" (Salmo 83,2). Ecco quel che ci sa dire il S. Re Davide. "Quanto amabili i tuoi tabernacoli, o Dio delle virtù". "Raptus est in Paradisum" sentiamo, sentiamo S. Paolo (2 Cor 12,4) che fu rapito in Paradiso "et audivit arcana verba quae non licet homini loqui!". Cose arcane che non si possono contare all’uomo. Ecco quel che ci dice...! e in altro luogo "Oculus non vidit, nec aures audivit nec in cor hominis ascendit, quae praeparavit Deus iis qui diligunt illum" (1 Cor 2,9).

E però che fare?... non parlarne?...No, o miei cari, ma cercherò nel miglior modo possibile di spiegarvi il premio

che Dio ha preparato ai buoni lassù in Paradiso, usando quei modi che possiamo usare noi meschini e voi ponete attenzione e pregate Dio che vi faccia un po’ internare in questa sì lieta meditazione che tanto giova ad animarci ad una santa vita.

Affine di entrare un po’ addentro in questa sì mirabile meditazione, poniamo mente, o carissimi, a tre cose specialmente:

1 all’oggetto di questa beatitudine che è quello che ci fa beati,2 alla potenza beatificata cioè a quello che resta beatificato,3 alla maniera con cui l’oggetto si applica alla potenza in beatificarla.

A guisa di un giovanetto che vive alla corte del re e si delizia pensando a chi è che lo fa sì contento, a se stesso che è contentato e non altri, al modo con cui il re lo contenta.

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1. La prima cosa a cui dobbiam por mente, è l’oggetto di questa beatitudine, che è Dio stesso. "Ego sum merces tua magna nimis" (Gen 15,1). Ecco, saremo beati di quello stesso bene di cui è beato Dio. A mensa col Signore: "Dispono vobis sicut dispostuit mihi Pater meus, regnum ut edatis et bibatis super mensam meam in regno meo!".

Ora Dio è beato di Se stesso, e noi saremo beati di Dio stesso! Non tanto come Lui, perché Egli è infinito e gode sé infinitamente, ma quanto ne saremo capaci, che sarà secondo del nostro merito!Come i principini che stanno a tavola col re loro padre e mangiano a sazietà non quanto il loro padre, perché sono più piccoli.

Che si può dire di più? "Torrente voluptatis tuae potabis eos" (Salmo 35,9).Ab eterno Dio si è occupato in contemplare Sé, godere Sé, amare Sé, appagarsi di Sé, vivere in Sé. In eterno il beato sarà occupato a contemplare, godere, amare Dio. Se la divinità si scoprisse a poco a poco, seguiterebbe per tutta l’eternità a trattenere i beati in uno spettacolo sempre nuovo. Che sarà poi il vedere tutto ad un tratto e possedere sempre quell’abisso sì illimitato e che non cessa mai di tutti i beni immaginabili?...Chi può immaginarsi, chi può intendere, chi può parlarne? Capiamo nulla, nulla del Paradiso!

Similitudine: il bambino nel seno della madre regina: la madre parla col suo bambino, e lo esorta ad uscir fuori allegramente dal suo seno, predicendogli palagi, giardini, piaceri. Il bambino temerebbe ad uscire, perché non saprebbe immaginarsi i beni della madre!

Non s’ingannerebbe tanto quel bambinetto, quanto ci inganniamo noi. La S.Chiesa, nostra madre amorosissima, ci svela la gloria del Paradiso.Queste verità s’intendono sì poco che alcuni amerebbero di stare sempre a questo mondo, e temono di uscire!

Intendano almeno questo: tanto il Paradiso supera nella delizia questo mondo, ed infinitamente più, di quello che questo mondo supera il seno materno da cui siamo usciti.

E questo è il fine primario per cui Dio arricchì la terra di tanti beni visibili, perché ci servano di scala a conoscere gli invisibili preparati su nel cielo.La tradizione degli Ebrei dice che il casto Giuseppe lasciò scorrere giù nel fiume gran quantità di paglia, perché la gente intendesse quanto frumento avea preparato per la salute pubblica.

Il Signore lascia scorrere la paglia, che sono questi beni terreni; ma è paglia, cibo di giumenti, il grano, cibo dell’anima, è preparato nell’eterno granaio in Paradiso!Se tanto gli uomini corron dietro a queste paglie che sarà il goderci il frumento?

2 Poniam mente in secondo luogo, alla nobiltà delle potenze beatificate: il cuore umano, cioè intelletto e volontà nostra, che unitamente si troveranno sempre contenti.

Osservate la grandezza del nostro cuore. Tutte le ricchezze, piaceri, soddisfazioni, onori, glorie, principati, monarchie etc... non è mai contento. Segnate mille mondi e dateli ad un conquistatore e non sarà ancora contento, questi saranno fame, per averne ancora altri.

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Cuore, sì piccolo nella sua mole, sì grande nelle sue voglie:... ebbene "Satiabor cum apparuerit gloria tua!".

Più ancora: Dio dilaterà in Paradiso l’ampiezza dell’anima, confortandole la mente col lume della gloria e allargandole il seno, in tal maniera che sia capace della beatitudine propria di Dio: "ut gaudium meum in vobis sit et gaudium vestrum impleatur " (Gv 15,11).

Quanto sarà piena quella felicità la quale arriverà a contentare non per un giorno o per due, ma per tutta la lunghezza dell’eternità, un’anima tanto capace, e per sua naturale perfezione, e per quella aggiunta che le ha fatto il Signore, dilatandole il cuore, a segno che vi capisse (‘contenesse) il gaudio stesso di Dio.In quest’oceano di ogni bene nuotano al presente quelle anime che vi si disposero coll’osservanza dei divini Comandamenti.

3 Poniamo mente per terzo alla maniera con cui l’oggetto si applica a beatificare la potenza.

Non basta a beatificare, cioè a formare un gran godimento, che sia grande l’oggetto e nobile la potenza, bisogna che la potenza strettamente si unisca col bene amato, cioè coll’oggetto.

È più veemente il diletto che prova un assetato l’estate nel bevere l’acqua fresca, di quello che gode un melanconico nel guardare la bella campagna e i prati fioriti.

Il vedere è più nobile del gusto, e più capace di dilettarsi, ma, poiché la bevanda gelida si unisce immediatamente al palato e la scena del prato non si unisce immediatamente all’occhio per questo è più veemente il godimento del palato che quello dell’udito (e della vista?).Che pensate quando vi si dice che in cielo vedrete Dio?... Non è come vedere una pittura, una prospettiva, il cielo stellato!

Noi il vedremo in sé, che è quanto dice la divina Essenza medesima, unita immediatamente alla nostra mente (che dal lume della gloria sarà confortata a tanto sarà resa capace di tanto!) farà l’ufficio di specie intellettuale, sì che conosciamo Dio in quel modo appunto che Dio conosce se stesso!

Vuol dire essere unito a Dio così strettamente come sarà unito al fuoco il ferro infuocato. Sicché quasi non si discerne né Dio dall’anima, né l’anima da Dio."Similes ei erimus (1 Gv 3,2) quia videbimus Eum sicuti est". Vuol dire possederlo più pienamente che l’anima non possiede quanto ha di sé, vuol dire godere immediatamente di Lui, senza che alcuna cosa creata fra lui e l’anima si frapponga (S. Tom. sup. Q. 92 a 1, in C. ..... )."Essentia divina se habebit ad intellectum sicut forma ad materiam" (spiegare ciò con un esempio). Come l’anima al corpo, sarà unita a Dio.

Questo è un esempio:Il Profeta dice: "Inebriabuntur ab ubertate domus tuae" (Sal 35,9). Un ebbro vive in quel tempo di ebrietà, vita non sua, perché non vita da ragionevole.Così un beato, non vivrà vita umana, ma divina. Dice Dio: (Ap 3,21) "Qui vicerit dabo ei sedere mecum, in throno meo". Ammesso al godimento di tutti i beni increati, illustrato dalle divine bellezze, investito dalla divina santità, impossessato dalla divina Sapienza, immerso nella divina felicità, congiunto a Dio con una amicizia sì unica che Dio e l’anima parranno una cosa sola.

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Dio si rallegrerà del bene dell’anima, come fosse suo proprio, e l’anima del bene di Dio più che del suo. "Praecinget se et faciet illos discumbere et transiens ministrabit illis" (Luca 12,37).

La Divinità non solo si incomoderà, con infinita condiscendenza a tutte le inclinazioni di un’anima beatificata, ma si darà a possedere ai beati di tal maniera che nessun padrone possedé mai tanto di alcun soggetto a sé, quanto un tal beato possederà del suo Dio!

Il padrone è padrone dell’esterno del suo schiavo, non dell’interno. I beati possederanno tutto Dio, né Dio possederà perfezione di cui loro non conceda un total dominio ed usufrutto pienissimo e perfettissimo qual Dio loro. "Ero illis in Deum!".

Né sarà sola l’anima, ma anche il corpo. "Cor meum et caro mea exultaverunt in Deum meum". Il corpo godrà privilegi dello Spirito: sottigliezza, agilità impassibilità, chiarezza. Se un beato mettesse fuori una mano, basterebbe ad illuminare il mondo cento volte meglio che non fa il sole."Justi fulgebunt sicut sol, in regno Patris eorum" (Mt 13,43).

Che sarà di noi? del nostro cuore? Non solo avrà quanto desidera, ma avrà più di quanto avesse mai saputo desiderare. "Intra in gaudium Domini tui". Come in un mare! Ovunque ci volgeremo: gaudio! Che sarà vedere i santi, gli angeli, Maria, Gesù! S. Teresa rimase stupita avendo veduto una sola mano di Gesù. S. Francesco ebbe a morir di contentezza al solo udire da un angelo un’arcata di viola. Consolato il gusto, l’odorato, l’udito, la vista... Insomma, dice S. Agostino, che, se una sola stilla di quell’eterno piacere cadesse nell’inferno, addolcirebbe ogni pena e cambierebbe in oggetto di desiderio quel soggiorno di disperazione.

E un’anima (dice lo stesso) preferirebbe di stare nelle pene dell’inferno e veder Dio, piuttosto che essere libera e non vederlo!L’amore di Dio qui in terra è giunto a sollevare anche i corpi! a disprezzare pene e giubilare fra tormenti. Ma che se sì dolce è il piangere i peccati, che sarà poi fra l’eterno sorriso?Che vi pare? I beni del mondo son così meschini che basterebbe ad amareggiarli un febbricella, un dolor di denti...

I beni del Paradiso sì grandi che una sol gocciola spegnerebbe un incendio di fuoco!Teologi sommi e rigorosi si fanno a credere maggiore la felicità di un sol beato, che la miseria di tutto l’inferno.Se di tutti gli uomini da crearsi, uno solo dovesse esser salvo, sarebbe a ciascheduno desiderabile il nascere in questa vita con sì poca probabilità di esser salvo!

Cagione della beatitudine è Dio, veduto chiaramente e sperimentato dall’anima come amico. Cagione della miseria infernale è Dio, conosciuto confusamente ed appreso come nemico.

L’amore di un beato verso Dio è incomparabilmente maggiore, per i vantaggi della sua cognizione, che non l’odio che gli porta tutto l’inferno. Così la tristezza di tutto l>inferno non può uguagliare nel suo genere, l’ampiezza del gaudio che prova in sé un solo beato del Paradiso.

Nell’inferno la giustizia sola castiga, in Paradiso giustizia e misericordia. E giustizia non opererà contro sua inclinazione, ma a seconda premiando. Qual corona Gesù porrà in capo all’anima!...

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2 cose:1 beatitudine si raddoppierà quasi tante volte quanti compagni: "Quot socii, tot

gaudia" (S. Agostino).Un beato superiore godrà più per la gloria dell’inferiore che non ne goda l’inferiore stesso, perché il beato superiore ama più Dio che l’inferiore e però si gode di più della gloria che ne risulta a Dio della beatitudine dell’inferiore.

2 Eterno...!

N.B. Il Palazzolo annota: "Meditazione 8^ al popolo", si tratta dunque di una predicazione svolta durante le Missioni popolari.

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INFIAMMARCI PEL CIELOCOLLA MEDITAZIONE DEL CIELO

"Laetatus sum in his quae dicta sunt mihi, in domum Domini ibimus" (Sal 121,1).

Avviene talvolta, e purtroppo di frequente, per nostra rovina, che noi ci affatichiamo per acquistarci il Paradiso, ma con tale incostanza nei nostri lavori, con tanta freddezza e squallore nelle nostre virtù che nulla meno faremmo, se ci affaticassimo, non per guadagnare una misera gloria, ma a porre in salvo l’anima da una infelicità che poco più ci importasse lo sfuggirla che di incorrerla.

Questo o fratelli, è un funestissimo inganno del demonio, che, col tener lontano da noi i pensieri di Paradiso e d’inferno, fa scomparire dalla nostra mente la felicità dell’uno e la sciagura dell’altro, acciò poco ci importi di essi e viviamo come se tutta la nostra vita fosse questo miserabile pellegrinaggio.

Non vi pensate pertanto che io oggi, per animarvi a far bene, voglia condurvi presso alla bocca dell’inferno, e porvi a meditare quelle fiamme inestinguibili, avvivate dal soffio dell’ira vendicatrice di Dio, no, anzi io voglio insegnarvi un espediente dilettevole assai, perché corriate sempre lieti all’eterna salvezza. Io voglio che stiate contenti e che serviate Iddio con timor salutare, sì ma insieme con una santa allegria!"Servite Domino in laetitia".

Lo spediente che io vi propongo quest’oggi, è il pensiero dell’eterna corona, di Dio stesso, nell’infinita magnificenza della sua gloria, che sarà premio ai buoni che edificarono la loro salute: Questo è quello che facea esclamare a Davide, nell’entusiasmo de’ suoi canti: "Laetatus sum... etc.".

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Il pensiero del Paradiso ci deve eccitare a far bene, se abbiamo poca voglia, e deveci confortare se siamo tribolati, deve essere infine un’arma potente per vincere ogni batteria ed assalto che ci venisse d’incontrare nel nostro cammino.

Voi ben sapete come non vi ha mezzo più potente per eccitare al lavoro, che l’amore del premio e della gloria. Perciò vediamo i seguitatori del mondo servirlo con tanta premura, nella speranza di un premio, sia di robba, sia di gloria. E questo meschino e povero assai ed incerto, poiché il mondo non lo può dar grande e per lo più tradisce.

Eppure è tanta la lena che si riceve dalla speranza del premio, che si giunge perfino a spezzare la vita, e a correre in braccio alla morte, se con questa si può acquistare un po’ di gloria!

Come fanno i generali degli eserciti ad infiammare alla vittoria i lor soldati? Propongono premio e gloria! e quante volte questo nome cambiò un esercito da fuggitivo in vittorioso!

Orbene, quelle parole che, con tanto fuoco, riscaldano i mondani a servire il mondo ed i soldati ad esporre la vita, varranno a nulla per noi?Il nostro capitano è G. C. e qual premio egli ci promette, se lo seguiamo?

Sentite. "Venite, benedicti Patris mei, possidete paratum vobis regnum, a constitutione mundi!".Non più afflizioni per voi, non più pene, non più timori: benedico al Sangue che sparsi per voi, benedico alle lagrime che spargeste per voi stessi."Entra, o anima nel gaudio del tuo Signore’. >Vieni dal Libano, o Sposa, vieni e sarai coronata!"."Intra... etc! Veni. Veni, coronaberis!"."Ego... sum; et merces tua magna nimis!"."Io stesso sarò tuo premio e pur grande assai".

Che ve ne pare, o fratelli? v’ha forse confronto fra le promesse più splendide del mondo e quelle di Dio?

Tanto vi rapisce il cielo quando voi lo contemplate in una notte serena, sparso di lucidissime stelle, tempestato da brillantissimi astri, come gemme fra l’oro che sfavillano di bianchissima luce, che voi, pieni di un sacro entusiasmo, dite a voi

stessi: "lassù è quel Dio di amore che m’aspetta colle sue retribuzioni? Quello che io veggo e mi par sì vago, non è paradiso, qual bellezza adunque, sarà il Paradiso, se quel ch’io veggo e mi par sì bello, non è Paradiso? A, Signore, che qualunque fatica io faccia per acquistarmi il Paradiso, sarà sempre poca!".

Bisogna confessarlo, o fratelli, che il pensiero del Paradiso è per noi un grande eccitamento per far bene! Immaginate voi quanto più potete di contentezza, d’amenità, d’onori, di leggiadrie, di soavissimi contenti, di gioie scintillanti, di lucidissimi smeraldi, di splendidissima luce, immaginate quanto vi ricrea nelle stelle, vi rapisce nei fiori, vi sollazza nei fasti, vi ristora nelle aure, vi nutrisce nei cibi, e poi dite pure che non sapete esprimere quanto siete lontani dell’ultimo grado della felicità del Paradiso. E da questa meditazione vedete che ne derivava quella grande intrepidezza nel faticare ai santi, e la robustezza nel patire e resistere alle tribolazioni.

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E questo è il secondo bene che ci apporta il pensiero dell’eterna gloria, darci conforto se siamo tribolati.Quel santo gesuita apostolo delle Indie, Francesco Zaverio quanto non patì di fatiche, di veglie, di sudori, di freddo, di caldo, di persecuzioni, di villanie fino, vedete a non poter mettere il piè fuor di casa, che non si avesse dietro una mano di insolenti, schiuma di plebe, che l’oltraggiavano con detti e fatti, da non usarsi per vituperio col più vile garzone di stalla che sia.

Eppure il Zaverio la facea da quel santo che egli era. Imperturbabile e sereno altrettanto sul volto come nel cuore. E da dove questa immutabilità? Per fermo ch’esso l’avea appunto dalla continua meditazione dell’eterna felicità. E s’io dico il vero, sentite. Una volta, avendo di che trattare col viceré di Goa, si avviò per portarsi da lui, ma, appena fu uscito di casa, una impressione di spirito, lo tolse a sé medesimo, e l’affissò come estatico in Dio!

Eppure intanto il corpo, privo del reggimento dell’anima, lontana da lui come il cielo dalla terra, incominciò a girare sù e giù per le contrade di Goa, voltando a quella che prima gli si offrisse, ma con un camminare sì svelto, che un suo servitore giovane e ben in forze, appena gi potea tener dietro, e andò così errando, tutto il dì, finché ritornato in sé, conobbe che era già passata l’ora di quell’affare e la rimise ad un altro giorno, dicendo che quello Iddio l’avea voluto per sé!

Ah fratelli, non può non camminare a gran passi nella via della virtù, chi cammina con gli occhi al cielo, voglio dire pensando che verrà un dì, che avrà Dio per premio del suo ben operare, e lo godrà nella magnificenza della sua gloria, senza timore di perderlo. Patiamo tribolazioni? ebbene uno sguardo al cielo e diciamo: "Finiranno un dì questi affanni, e, se li soffrirò per amore, n’avrò per premio il Paradiso".

A questo pensiero ci sentiremo forti nel patire! Ed esclameremo: più ancora, Signore! se a voi piace, più ancora, perché "Laetatus sum in his... etc.".Iddio rapì fino al terzo cielo S. Paolo l’apostolo delle genti, perché, avendo continuo innanzi al cuore la gloria del Paradiso, soffrisse con meravigliosa costanza gli obbrobri ed i patimenti.

Ma, qual cosa v’ha di più terribile all’uomo che l’aspetto della morte? Eppure allorché S. Luigi ebbe udito l’annuncio che presto dovea morire, esclamò appunto in quelle parole ch’io tolsi a spiegarvi fin dal principio "Laetatus sum... etc.".

Avverrà talvolta, o cristiani, che noi piangeremo sotto il peso delle tribulazioni, e per soprappiù avremo i cattivi che ci derideranno, se ci vedranno passarcela in una santa pazienza. Allora, o fratelli, è proprio il momento di sollevare gli occhi e il cuore e l’anima al cielo e meditarvi la corona de’ nostri patimenti. Ci risovvenga che verrà finalmente quell’ora fortunatissima in cui useremo fra gli angeli, e questi ci condurranno a baciare i piedi alla regina del cielo e della terra, Maria, che ci accoglierà con quell’amore, da quell’amantissima Madre che ella è.

O in allora qual contento! Troveremo quella Madre di cui tanto abbiam sentito ragionare!... (S. Giuseppe da Copertino).Essa ci presenterà come figli de’ suoi dolori al suo divin Figliuolo Gesù, che, esclamando su di noi quel: "Veni sponsa mea de Libano!... Veni...Coronaberis!" ci porrà in capo la corona de’ nostri trionfi.

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Vi assicuro, fratelli, che da tale meditazione riceveremo tale calma al nostro cuore, tale contentezza, che, mentre i cattivi nelle secrete dei loro appartamenti, piangeranno, confessando con Salomone che "omnia vanitas", noi invece, alla finestrella della nostra stanza, contemplando il cielo, verseremo lagrime di pace, esclamando con Davide: "Mi son rallegrato in quelle cose che mi furon dette: entreremo nella Casa del Signore!".

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IL PARADISO

Adriano imperatore proibì agli Ebrei, dopo aver distrutta Gerusalemme, di affacciarsi a mirarla da lontano.Il diavolo, dopo aver tolta la patria del paradiso all’anima, le proibisce di guardarla anche da lontano. Vi farò vedere (sic) la gloria di questa città. Intenderete quanto gran bene sia il paradiso, quanto male il peccato che ci priva.Sul principio del viaggio vi farò vedere la patria, per animarvi a camminare.

Considerate tre cose:I oggetto della beatitudineII potenze beneficateIII maniera con cui tale oggetto si applica alla potenza per beatificarla.

1 "Ego ero merces tua magna nimis!". Beati di quel bene di cui è beato Dio, alla stessa mensa! Non tanto quanto Dio, ma dello stesso oggetto! Principino a tavola col padre. "Torrente voluptatis tuae potabis eos!".Dio ab eterno si è occupato in contemplare, godere, amare sé, vivere di sé!Per tutta l’eternità sarebbe nuovo se si manifestasse a poco a poco.Che sarà tutto a un tratto il possederlo?... Del paradiso si capisce nulla.Sentite: regina che parla al bambino ancora chiuso nel suo seno, e lo esorta ad uscire.Cosa penserebbe quel bambino? Avrebbe paura ad uscire dal seno materno. Chiamerebbe morte il suo uscire dal seno materno. La Chiesa è la madre che ci svela le glorie del paradiso!Questo è il fine primario per cui Dio arricchì la terra di beni: perché ne facciamo una scala per salire a conoscere gli invisibili (beni).Dicono che Giuseppe il casto lasciasse scorrere per i fiumi gran quantità di paglia, per avvertire i popoli del grano che avea.Dio lascia vedere la paglia (i beni della terra) ma è cibo di animali.

2 Potenze beatificate.

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Il soggetto sarà il cuore umano. Intelletto e volontà sempre contenti. Quanto è grande il cuore dell’uomo? Eppure sarà saziato: "Satiabor cum apparuerit etc.". Di più: il paradiso dilata l’ampiezza dell’anima. "Ut gaudium meum in vobis sit et gaudium vestrum impleatur".

3 Modo con cui si possiede Dio.Non basta a formare gran godimento che sia grande l’oggetto e nobile la potenza. Ma occorre che la potenza si stringa all’oggetto.Esempi: è più grande il piacere di un assetato nel bere l’acqua fresca che quello di un melanconico nel godere la vista di un prato fiorito.Perché? E’ più nobile la vista che il gusto, ma perché l’acqua si unisce al palato e il prato no, si unisce l’immagine alla vista, è più tanto il gusto.Cosa vuol dire veder Dio? La medesima Essenza divina unita alla nostra mente confortata da Dio a tanto, farà sì che conosciamo Iddio con quel modo con cui Dio conosce se stesso!Ferro infocato al fuoco. "Similes ei erimus videbimus Eum sicut est".S. Tommaso dice "Essentia divina adharebit ad intellectum sicut forma ad materiam!". Come intendere?"Inebriabuntur ab ubertate domus tuae!". Non vivrà vita umana, ma vita divina, uscendo fuori di sé, per così dire, e trasformandosi tutto in Dio."Qui vicerit dabo ei sedere mecum in trono meo": trattato da Dio, quanto si dovrebbe trattare se fosse Dio!"Congratulamini mihi".L’anima si rallegrerà del bene di Dio più che di quello che gode essa. Anzi la tratterà quasi fosse più di Dio: "Praecinget se et faciet illos discumbere, et transiens ministrabit illis" (Luca 12,37).Non solo l’anima godrà, ma anche il corpo. "Cor meum et caro mea exultaverunt in Deum vivum".Dall’uovo d’aquila esce l’uccello!Doti (del corpo) sottigliezza, agilità, impassibilità, chiarezza.Se un beato mettesse fuori una mano dal cielo, illuminerebbe l’universo cento volte più del sole!Se una stilla di beatitudine di quell’eterno piacere, scendesse nell’inferno, cambierebbe in oggetto di desiderio l’infelicissimo soggiorno.Che cosa sono i piaceri della terra?Quanto presto sono attossicati!...Teologi sicuri dicono che è maggiore la felicità di un solo beato che la miseria di tutto l’inferno!Ezechiele: vide tanti animali che corrono "in similitudine fulguris coruscantis" perché sovra il capo aveano scolpito il ritratto del firmamento. "Similitudo firmamenti super capita eorum".Anche noi teniamo scolpita l’immagine del paradiso.Di più: quot socii, tot gaudia! per l’amicizia impareggiabile.Un beato più alto godrà più della beatitudine di un inferiore che l’inferiore della sua stessa.Durerà in eterno.E si ha da vedere di quelli che non lo stimano e non lo curano: "pro nihilo habuerunt terram desiderabilem!".Malizia del peccato mortale! strage degli angeli, tenta scemare il godimento, togliendo gli uomini dal paradiso.

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O goder coi peccatori e patir coi peccatori! o patir coi giusti e goder coi beati! Scegliete. "Qui seminant in lacrimis, in exultatione metent". "Beati mundo corde quoniam ipsi Deum videbunt!".

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INFIAMMIAMOCI PEL CIELO, COLLA MEDITAZIONE DEL CIELO

Ragionamento 4

1 Avviene, e talvolta purtroppo frequente per nostra rovina, che noi operiamo a salute, ma con tale incostanza nei nostri lavori, con tanta freddezza e squallore nelle nostre virtù, che nulla meno faremmo se ci affaticassimo non che a guadagnare una miserabile gloria, ma a porre in salvo l’anima, da una infelicità, che poco più ci importasse lo sfuggirla dall’incorrerla.

Questo, o fratelli, è un funestissimo inganno del demonio che, col tenerci lontani dai pensieri di salute e di perdizione, fa scomparire alla nostra mente, la felicità dell’una, la disperazione dell’altra acciò più non ci importi di esse e viviamo come se tutta la nostra vita fosse questo miserabile pellegrinaggio.

Non vi crediate pertanto, ch’io oggi, per infocarvi alla virtù, voglia condurvi presso alla bocca di quell’inestinguibile fornace dell’inferno, le cui fiamme dal soffio dell’ira vendicatrice di Dio ricevono l’anima, onde sempre sono vive, per mantenere quei disgraziati che v’ardono, in una perpetua morte immortale.No, anzi io voglio insegnarvi uno spediente dilettevole assai, perché corriate sempre lieti all’eterna salvezza.

E questo spediente è il pensiero dell’eterna corona di Dio stesso, dell’infinita magnificenza della sua gloria, che sarà premio ai buoni che edificarono la loro salute.Questo è quello che facea esclamare a Davide, nell’entusiasmo dei suoi canti: "Laetatus sum in his quae dicta sunt mihi in Domum Domini ibimus!" (Sal 121,1).

2. L’eterna corona adunque deveci essere e di eccitamento se tiepidi, e di conforto se tribolati, un’arma potente infine, per vincere ogni batteria ed affetto che ci venisse d’incontrare nel nostro cammino.Non v’ha maniera più acconcia per vincere l’indifferenza ed eccitare a virtù, che l’amore del premio e della gloria.

Per ciò vediamo i seguitatori del mondo, miserabilmente infaticabili nel servirlo e secondare ogni suo genio, per riscuotere una ben meschina lode che avranno poi, se gli saprà grado (‘se crederà opportuno) il darla.

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Vedete un infelice cortigiano quanto opera per il suo re, sull’incertissima speranza, che un dì abbia a riscuoterne onore.

Che, se poi avviene ch’egli trapeli per qualche mezzo, che il re un tal giorno lo vuol onorare, e la sua speranza incertissima divenga quasi certa, o qual vita egli riceve da tal pensiero! Scuote l’anima sua, rasserena il volto, il cuore gli balza nel petto, brillano gli occhi suoi d’una insolita allegrezza, per ogni suo moto sfavilla quasi una pienissima gioia, dimentica ogni offesa, e non può dar fine alla sua generosità, nel sacrificarsi tutto per il suo re.

Ma ve n’ha ancor di più. Non è forse vero che si giunge per l’amore della gloria a sprezzare la vita, correndo in braccio alla morte, se questa ha un picciol serto da porci in capo?

Noi sappiamo come sogliono i duci degli eserciti infiammare alla vittoria i loro soldati, coi nomi di premio e di gloria, ed assai volte è avvenuto che, mentre un esercito fuggiva trepidante ai colpi del nemico, che, vittorioso ed audace, l’inseguiva, alla voce del capitano che gli rammentava il nome di gloria, far alto repentinamente, e quivi medesimo rifarsi con tal coraggio a combattere il nemico da vincerlo e fugarlo e sperderlo con gloriosissima vittoria.

3. Or bene, quelle parole che, con tanto fuoco, riscaldano i seguitatori del mondo ad essergli cari, ed i soldati a sprezzare la morte, varranno a nulla per noi?

Io già non parlo di lodi e premio temporale ben vel sapete, ma parlo (di) cose di cielo, che è quanto dire: non parlo di cose incerte e vili, ma di certissime e quanto può dirsi mai grandi.E noi vorremmo essere da meno che un miserabil cortigiano?Avremo noi men fuoco in petto per servire a Dio di quel ch’abbia valore in cuore un soldato, per acquistar gloria?

Noi, seguaci di Cristo e servire il mondo? Seguaci di Cristo e non curarci delle sue Parole? Seguaci di Cristo e smarrire in ogni suo minimo comando? Forse che il nostro Re non ci promise la sua destra? Altro che un giorno di apparente felicità. Udite il premio che ci annunzia: "Venite, benedicti Patris mei; possidete paratum vobis Regnum a constitutione mundi" (Mt 25,34). "Venite o benedetti dal Padre mio, possedete ora quel Regno che vi fu preparato fin dal principio del mondo". Non più afflizioni per voi, non più pena, non più timori.

4. Benedico al Sangue che sparsi per voi, benedico alle lagrime che spargeste per voi stessi. Entra o anima nel gaudio del tuo Signore. "Vieni dal Libano, o sposa mia, vieni. Sarai coronata".

"Intra in gaudium Domini tui. Veni de Libano, Sponsa mea... veni, coronaberis. Ego... sum et merces tua magna nimis" io stesso sarò tuo premio e pur grande assai.

Che ve ne pare, o fratelli, v’ha forse ragione di confronto, fra le promesse più splendide del mondo e quelle di Dio?E perché ora noi, seguaci di Cristo, lasciarci avvantaggiare con vergogna dai satelliti del mondo?

Tale ignominia non sarebbe di noi, se talvolta sollevassimo il cuore all’eterna gloria, ma argomentosi (= desiderosi) di rapircela.

5. Ditemi, in fede vostra, se talora vi fate a contemplare il cielo bellissimo, ma proprio quando ride più sereno, tinto d’un soavissimo colore che, dolcemente ingannandoci, mentre è velo che ci copre la più arcane cose, pare che perda il

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nostro sguardo nell’Infinito sparso da lucidissime stelle, qua rare e là dense, che, tremolando fra loro con ordinato scompiglio, danno di sé bellissima mostra, tempestato da brillantissimi astri, come gemme fra l’oro, che costantemente incostanti fra loro, ora sono pallidi e quasi scompaiono, poi sfavillano di bianchissima luce, ma dite, la vostra mente non trascorre forse a Dio?

Non dite forse: "Lassù è quel Dio d’amore che mi aspetta con le sue retribuzioni?".E’ pur vero che dite a voi stessi: Quello che io veggo, e mi pare sì vago, non è paradiso, è una creatura di quel Dio che mi promette, per premio dell’amore che porterò a Lui, una felicità che intelletto umano non sa concepire, né lingua d’uomo può esprimere.Qual bellezza sarà il Paradiso, se quel ch’io veggo, ed è sì bello, non è Paradiso?Qual fatica potrò io chiamare eccedente purché tenda a mettermi in cielo?

6. Bisogna confessarlo, o fratelli, che il pensiero dell’eterna felicità è troppo acconcio, perché drizziamo le vie nostre a Dio. Immaginate voi quanto vi sa offerire la vostra mente di contentezza, d’amenità, d’onori, di leggiadrie, di soavissimi contenti, di gioie scintillanti, di lucidissimi smeraldi, di splendidissima luce; immaginate quanto vi ricrea nelle stelle, vi rapisce nei fiori, vi sollazza nei fonti, vi ristora nelle aure, vi nutrisce nei cibi, e poi dite pure che non sapete esprimere quanto siate lontani dall’ultimo grado dell’Eterna felicità.

E dopo una tale meditazione, vi basterà il cuore, a mirare con animo trepidante alcune mortificazioni, un po’ di raccoglimento, un po’ di amore nelle vostre orazioni, un po’ di lena per camminare a Dio?

Voi meravigliate al sentirvi raccontare l’intrepidezza con la quale faticavano i Santi, la robustezza con cui pativano le afflizioni, l’ardore con cui gittavansi nell’orazione.

Ma sappiate che essi infocavano i loro cuori ad una tale meditazione, e dopo correvano infervorati per le vie del Signore, e pieni di robustezza per resistere alle tribolazioni.E questo è il secondo bene che ci apporta il pensiero dell’eterna gloria: darci conforto se tribolati.

7. Quel santo Gesuita Apostolo delle Indie, Francesco Zaverio, nel suo ministro, è incredibile di quanti patimenti egli soffrisse: di anima e di corpo, per mare, e dalle perverse fortune, e dalle perverse compagnie con cui talvolta navigava; per terra, dai disastri delle stagioni, per cui ebbe a viaggiare con piogge incessanti, con freddi stemperatissimi; per selve, per montagne, per valli attraversate da torrenti che

s’ingrossano a dismisura e sfondate da ristagni d’acque palustri, e gran pantani; per pendici boscose, smaltate da così duro ghiaccio, che sono più le cadute che i passi che vi si fanno, sino ad aggrapparsi a mani e piedi, su per i greppi inaccessibili, stampando ogni orma col sangue che dalle gambe e da piè ignudi e laceri gli grondava.

Più ancora: persecuzioni che gli venivano e dalla malizia dei Bramani e Bonzi, sacerdoti degli idoli e dalla stupidezza di signori, impegolati in ogni sozzura di carne, e da corsari immani e da mercatanti ingordi d’oro.

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E tutto soffriva confortato, che andrebbe un dì a ricevere Dio per corona de’ suoi patimenti.

Ma vagliavi per tutte quelle (sofferenze) che patì dove per l’avarizia d’un capitano, si vide far guerra a Cristo, con attraversarsi (= impedirsi) la conquista d’un regno qual’era la conversione della China, da un uomo da lui sommamente beneficato, che gli fu in stretta maniera amico, e che, con larghissime offerte, promise di fare quanto per lui far si potesse per un sì grande affare; ora poi tutte gliele falliva con impudenza ingiusta, sfacciata e prepotente.

Più ancora, dai servitori di questo empio è incredibile di quanti oltraggi e vergogne di sconce parole e d’atti villani, il santo ne andasse carico.Testimoni di veduta, raccontano che il Santo non potea metter piè fuor di casa, che non avesse dietro una mano di scapigliati, che l’oltraggiavano con detti e fatti da non usarsi per vituperio, col più vil garzone di stalla che sia.

Intanto il Zaverio la facea da quel Santo che egli era. Afflitto solamente per la perdizione del suo persecutore, del resto era imperturbabile e sereno, altrettanto nel volto come nel cuore.E come in questa così pure in tutte le altre afflizioni, la serenità era in lui costante.

Ma, sapete voi da dove provenisse questa immutabilità? Per fermo ch’egli l’avea appunto dalla continua meditazione dell’eterna felicità, poiché sappiamo che eziandio dall’andar che facea per le pubbliche strade, continuo tenea gli occhi in cielo e l’anima in Dio.

Ma, sentite quel che gli avvenne un dì e vi accerterete ch’io non mi appongo male.Egli avea da trattare col Vicerè di Goa. Ma, appena mise il piè fuori di casa, il Zaverio, per portarsi da lui, una impressione di spirito, a se medesimo il tolse e l’affissò estatico in Dio, e pure intanto il corpo, privo del reggimento dell’anima, lontana da lui come il cielo dalla terra, andò tutto il rimanente del dì errando su e giù per le strade di Goa, torcendo senza avvisamento a quelle che prima gli venivano, e ciò di gran passo, che un compagno giovane e ben in forze che avea con sé, appena bastasse a seguitarlo!

8. Non può non avanzarsi a gran passi chi cammina cogli occhi al cielo, voglio dire, col pensiero che un dì avrà Dio per premio del suo ben operare, lo godrà nella sua magnificenza della sua gloria, l’amerà senza timore di perderlo.

Questo deve essere propriamente la consolazione delle nostre afflizioni. Patiamo tribolazioni, ebbene uno sguardo al cielo e diciamo: "finiranno un dì ancora questi affanni, e se li sopporteremo per amore del nostro Dio, n’avremo per premio un Paradiso".

Ed a questo pensiero, ci sentiremo più forti al soffrire, non solo, ma esclameremo "Più ancora, Signore! Più ancora, se a Voi piace, perché Laetatus sum in his!...".

Verrà un giorno che porrà fine ai nostri patimenti, ed entreremo nella Casa del Signore!

9. Dio ebbe rapito fino al terzo cielo l’Apostolo delle genti S. Paolo, perché avendo continuo innanzi all’anima e, al cuore la gloria del paradiso, soffrisse con meravigliosa costanza, gli obbrobri ed i patimenti, ed ogni qualvolta abbisognasse

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d’andare nel suo faticoso ministero, si rifacesse a questa meditazione e si avesse (forza) a mille doppi più del bisogno!...

Ma, qual cosa v’ha di più terribile all’uomo che l’aspetto della morte? Eppure, allorché S. Luigi ebbe udito l’annuncio che presto dovea morire, esclamò appunto in quelle parole ch’io tolsi a spiegarvi sin dal principio: "Laetatus sum etc". E tutto giubilava, e chiamava cara la morte, pensando che questa dovea essere il ponte felice che lo metteva in cielo.10. Avverrà talvolta, o fratelli, che noi gemeremo sotto il peso delle tribolazioni, oppressi da sventure, maltrattati da quei che ci vogliono male, fatti segno alle tentazioni del demonio.

Intanto vedremo i seguitatori del secolo sguazzarla in ogni delizia del tempo, ai teatri, ai festini, nelle cene, nelle danze, nelle allegrie, fra i corteggi delle dame, fra le gentilezze dei cavalieri, fra i favori di gloria mondana, e per sopra più, questi scioperati, deridere alla nostra pietà, ed esultare sulle nostre sventure, come colpa nostra, che non ci sappiamo dar vita e tempo, come essi fanno.

Allora, o cristiani, è proprio il momento di sollevare gli occhi, il cuore, l’anima al Cielo, e meditarvi la corona delle nostre battaglie. Ci risovvenga che verrà finalmente quell’ora fortunatissima in cui useremo fra gli angeli, e questi ci condurranno a baciare i piedi alla Regina del cielo e della terra, Maria, che ci accoglierà con amplessi, da quella amatissima Madre ch’ella è.

Essa ci presenterà, come figli de’ suoi dolori, al divin Figliolo Gesù, che esclamando su di noi quel: "Veni, sponsa mea, de Libano, Veni... coronaberis..." ci porrà in capo la corona dei nostri trionfi ed avremo allegrezza a compimento.

Vi assicuro, o fratelli, che da tale meditazione alla finestra della nostra cella, riceveremo tale calma nel nostro cuore, tale robustezza che, mentre quei che prima vi dicea, saranno costretti nelle secrete dei loro appartamenti a piangere, confessando con Salomone che "omnia vanitas", noi invece verseremo lagrime di pace, esclamando con Davide "Laetatus sum, in his quae dicta sunt mihi: in donum Domini ibimus".

M. V. A.

N.B. Questo "ragionamento" fu composto dal Palazzolo ancora chierico primo semestre del 3 corso di teologia.

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(VITA ETERNA)

Trascuraggine che i più dimostranoin ciò che riguarda la loro eterna salute

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"Cum immundus spiritus exierit ab homine, ambulat per loca arida, quaerens requiem, et non invenit" (Mt. 12, 43).

I Gli uomini un dì si gloriavan di non ricevere nocumento dalle fiere. Ora invece vogliono averne vantaggio. Così noi caviam dalla pessima fiera: il demonio.Il vantaggio sia imparare ad apprezzare l’anima nostra - (Eva - Giobbe - Giuseppe - Gesù - furon tentati).

II Giacobbe domanda di Labano. Giuseppe dei fratelli. E Saule per le asine, va dal profeta - "Eamus ad videndum" (I Regum 9, 9).Quante volte vi pensiamo?Chi ha sollecitudine di un negozio (affare), vi pensa dì e notte...

III Il pensarvi e non farne caso - Tanti sentono una ispirazione: "vade, ostende te sacerdotibus" (Luca 5, 14).

IV S’ha a far una ingiustizia per conservare ricchezza? Si pecchi - Se muoio, l’anima è perduta, ma saran salvate le ricchezze.

V V’è di più. Giacobbe esposele non a pericoli volontari, ma agli insospettati, inevitabili.Fu Esaù che uscì a lui incontro. Voi mandate l’anima ad incontrare i pericoli - e vi inoltrate dove il parlare è più osceno, dove il guardare è più lubrico etc...

VI Povera madre di Tobia. Consegnato l’avea ad un angelo, sebbene a lei nascosto. Pure si pentì "flebat irrimediabilibus lagrimis, omnia in te uno habentes, non te debuimus dimittere a nobis".Non dovrebbero nemmeno affidar l’anima ad un Angelo, se non fosse ben conosciuto per tale. E che dirò, di chi la pone in mano al demonio?Si lascian condurre per feste d’amore e visite d’amore etc. Agli uomini stessi guarderebbero bene, prima di farsi un amico.Confessori dotti, teologi pii, consiglieri schietti (Ger. 12, 7) "Dedi dilectam animam meam in manu inimicorum eius".

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(PARADISO)

"Inchinavi cor meum ad faciendas justificationes in aeternum, propter retributionem" (Salmo 118, 112). Il pensiero del Paradiso ci deve essere di gran

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conforto."Patisco ma non mi confondo perché so bene di chi mi sono fidato, e son certo che Egli è potente a conservare il mio deposito sino a quel giorno" (II Tim. 1, 17)."So di chi mi sono fidato" questo pone il ...... circa predestinazioni etc..."."Deposito" ...patimenti... non perirà una stilla di sudore."Il giorno": non adesso cerco ricompensa.Qual è il giorno? Quello del giudizio particolare.Unire nel I ricordo di quel che hai sopportato

II il Capo(?)- Risposta dei 3 fanciulli Ebrei (Dan. 3, 16; 17; 18)- Luogo luminosissimo: Iddio illumina, l’Agnello l’illustra e lo riempie di

chiarezza con lo splendore della sua sacratissima umanità.- Luogo temperatissimo: né inverno, né estate!- Luogo sicuro - Bellissimo: "Quam dilecta tabernacula tua ecc."

(Salmo 83, 1-3).- "Sitivit anima mea ad Deum fortem vivum. Quando veniam et apparebo ante

faciem Dei? (Salmo 41, 2).

N.B. Sul foglietto dove è scritto questo breve schema di predicazione, il Palazzolo segna l’autore da cui ha attinto: Segneri e una data incompleta: 10 agosto.

Virtù

Virtù teologali

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AMORE DI DIO

1 Dee collocarsi più nelle opere che nelle parole. Dottrina di G. C. "Si diligitis me mandata mea servate".L’apostolo della carità: "Figlioli miei, non diligamus verbo neque lingua; sed opere et veritate"."Probatio dilectionis, exibitio est operis".

2 L’amore consiste nella comunicazione dei beni: "qui fit ab utraque parte"!Così Dio amò l’uomo e noi dobbiamo amar Dio. "Diligamus eum, sicut dilexit nos!"."Qui adhaeret Deo unus spiritus est".Dio comunicò all’uomo i beni che avea e potea comunicare, e l’uomo deve comunicare a Dio i beni che ha e che può comunicare.

3 Considera i doni di creazione, redenzione e particolari.Quanto Dio desidera darti a suo modo, la sua divina ordinazione.Quanto io, da parte mia, debbo dare a Dio, cioè tutte le mie cose e tutto me!Benefici che ci ha fatti, ci fa, e ci farà in eterno, come speriamo per puro amore: Creazione - cose: "omnia subiecisti sub pedibus eius".Conservazione: "Attingit a fine usque ad finem fortiter" (Sap 8,1). Conserva le creature per noi!Benefici della redenzione: "Sic Deus dilexit mundum"... "Dedit semetipsum redemptionem". "Charitatis Dei diffusa est in cordibus nostris per Spiritum Sanctum".Gesù Cristo ci diede una dottrina... etc. Madre Maria, Chiesa, sacramenti, santi, gerarchia...! Numerate i vostri (benefici) particolari!Benefici di glorificazione: come ai santi, così a voi. "Ego ero merces tua magna nimis". Ma chi lo mosse? Il suo amore!... L’abbiam meritato? E i nostri peccati? Ci amò nemici, ci beneficò nemici e ingrati."Aperisti manum tuarum et imples omne animal benedictione!".

I. L’amo io? ma se tutto mi diede, è dovere che tutto a Lui mi doni.Che debbo darvi, o mio Dio? tutto mi dono!

II. Come Dio abiti nelle creature e in me, dando la vita.(Dio) trovasi in tutte le creature per essenza, potenza, presenza: nei giusti anche per grazia.Essenza: come l’anima è nel corpo, senza Dio il mondo non sussiste.Potenza: le conserva continuamente.Presenza: si trova in tutte. "Coelum et terram Ego impleo" "Quo ibo a spiritu tuo, et quo a facie tua fugiam?".

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"In ipso enim vivimus, et movemur, et sumus".Per grazia: "Venimus ad eum et mansionem apud eum faciemus".Siam tempio di Dio! per puro amore dell’uomo, lo volle beneficare, in tutti i suoi doni.Dunque in questo tempio, nulla vi sia che offenda la sua divina Maestà.

III. Dio opera e benedice per me in tutte le creature! Come amarlo senza fare e patire per Lui?

IV. Ogni bene discende da Lui! Come dal sole i raggi, dal fonte l’acqua: "Coeli enarrant gloriam Dei".Dignità e santità di Maria, fortezza de’ martiri, etc. Umanità sacrosanta di G. C. Perché? Per amore, per condurmi a Lui, come il raggio conduce al sole, come il rivo al fonte.E noi ci perderemo nell’immagine? Ci fermeremo al raggio e non spalancheremo le finestre?Fumosa lucerna: creature; farfalla: l’uomo; sole: Dio.La farfalla si nasconde alla luce del sole e muore colla fumosa lucerna.

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AMORE DI DIO

1 Benefici di creazione: moltitudine delle creature, create da Dio per l’uomo. "Omnia subiecisti sub pedibus eius".Benefici particolari di nascita: doti dell’anima e del corpo, beni etc. motivi di sentita riconoscenza.- Benefici di conservazione: reggendole e conservandole le conserva.(Dio) conserva le creature che servono all’uomo. L’uomo si serve delle creature.- Benefici particolari: pericoli dai quali ci scampò; beni che ci procurò, etc.- Benefici di redenzione: "Sic Deus dilexit mundum, ut Filium suum unigenitum daret".G. C. "Dedit semetipsum ad ultionem" (S. Paolo).

"Charitas Dei diffusa est in cordibus nostris per Spiritum Sanctum". "Deus factus est homo, ut homo fieret Deus".G. C. con sé, ci diede esempi: sacramenti, meriti, virtù, Maria, Chiesa...- Benefici particolari: quanti più se siamo religiosi.- Benefici di glorificazione. Dati ad angeli e santi, vuol darli anche a noi."Ego ero merces tua et magna nimis".Chi lo mosse? Il suo amore.Nati figli d’ira, abbiam commesso peccati ancora. Ci amò nemici, ci beneficò ingrati: questo è amore.

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Se l’amo, debbo offrirgli qualche cosa!

2 Dio abita in questi benefici, comunicandoci in persona i suoi doni.Dio è presente in tutti. Egli trovasi in tutte le creature per essenza, potenza, presenza; nei giusti anche per grazia.

Essenza: come l’anima è nel corpo, senza non vive; così Dio nel mondo: senza non sussiste il mondo.

Potenza. Le opere di Dio non come le nostre: noi le abbandoniamo.Presenza: con la sua immensità. L’anima tutta in ogni parte del corpo! Così

etc... "In ipso enim vivimus et movemur et sumus".

Grazia. Lasciò se stesso nel SS.mo Sacramento. Per concomitanza anche il Padre e lo Spirito Santo.Lo riceviamo: vuol esserci nella vita futura per gloria."Veniemus ad eum et mansionem apud eum faciemus".

Dio trovasi nell’uomo: per essenza, potenza, presenza, per grazia e... sarà per gloria. A formare un vero tempio, Dio collocò nell’anima una copia del suo volto."Templum Dei sanctum est quod estis vos!" "An nescitis quoniam membra vestra templum sunt Spiritus Sancti, qui in vobis est?". E tutto per amore!Che fare? affaticarmi, procurare che in questo tempio nulla disdica e dispiaccia a Lui: rispetto di noi stessi, adornar il tempio; stima, amore del SS. Sacramento.

3 Dio opera e lavora in noi e nelle altre creature. "Omnia opera nostra operatus est in nobis Domine" (Isaia 26,12).

"Deus est qui operatur in nobis et velle et perficere pro bona voluntate" (Filip. 2,13).Chi fa l’aurora? chi forma le nubi? Etc. Nell’ordine della grazia: Dio in me, serve, lavora, suda etc... patisce per amore.L’amo io? Come, senza patire? Riceverò tutte le cose che mi vengono dalle creature.

4 Tutti i beni ci vengono da Dio, come dal sole i raggi. Se il sovrano nel dono mettesse i suoi pregi? Ecco quel che fa Iddio!Pregi, virtù, perfezioni che ammiriamo nella natura.Non possiamo più mettere piede in terra, senza calcare meraviglie di Dio.Nell’uomo poi, quante!

Dignità e santità di Maria! grazie nella Chiesa; eroismo di virtù nei santi. Nell’umanità di G. C. ricchezza di scienza, santità divina.Diffonde la sua bontà sopra le creature. Le opere della mano di Dio sono un grande specchio nel quale si riflette l’immagine di Dio. Volle con queste condurci a Lui: come il raggio conduce al sole, il ruscello al fonte!

Non perdersi dietro alle scintille. La farfalla muore dietro al lume e si nasconde alla luce del sole!

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(AMORE DEL PROSSIMO)

"Questo è il mio precetto: che vi amiate l’un l’altro, come ho amato voi!"(Gv 15, 12)

1. "Come ho amato voi!" Se non possiamo giungere a pareggiare l’amor suo, dobbiamo almeno arrivare a rassomigliarlo.S.Giovanni: "Figliuoli, amatevi l’un l’altro". Ci obbliga sotto espressissima legge.Come fece Cristo con chi l’aveva offeso. Diede se stesso a Giuda: a Pietro lo sguardo pietoso!E noi non perdoneremo piccole cose?

2. Dobbiamo amare l’anima per Iddio, il corpo per l’anima. Così fe’ Cristo.Talvolta fai volentieri la carità se vedi senza vesti il prossimo, ma non gli fai la carità spirituale se vedi l’anima errante.Talvolta anzi gli dai dei consigli nocevoli.Deh, non vi infuriate l’un l’altro.Esempio del giovane a cui è tratta una pallottola dalla sua amante!Mi ricordo di uno che, quand’era piccolo, mi suggerì di perdonare un’ingiuria.

3. Odiare il peccato ch’egli ha da sé, ma sempre amare la natura che ha da Dio. Così fe’ Cristo con Giuda. Odiò la sua malizia, ma adoperò ogni arte per trarlo al bene.Tu confondi il delitto col delinquente, per una ingiuria, chiami fuoco dal cielo!"La carità non si muove ad ira!"Tra figli di Maria non siavi dissenzione. Se vi comparisse Maria, a dirvi di far pace, non ubbidireste? Ubbidite che è sua volontà.

4. Le prerogative dell’amore di Cristo in verso di noi, sono 5: Rettamente, efficacemente, veramente, gratuitamente, immobilmente (ci ama).

5. Il vantaggio che deriva dall’amarci scambievolmente!Stupore ne’ gentili dell’amore de’ cristiani: "Videte ut se invicem diligant; ut pro alterutro mori sint parati!".

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DELL’UNIONE FRATERNA

Unione e conformità che hanno i membri fra di loro.Così dobbiamo diportarci coi nostri fratelli. Ciascun membro sta contento del suo ufficio e non ha invidia dell’altro.Il capo non disprezza il piede.

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Guardarci dal dire: "il tale ha detto la tal cosa di te", essendo cosa che può attristare.Sex sunt quae odit Dominus, et septima detestatur anima aius: eum, qui seminat inter fratres discordias. Belle parole, buona maniera.Abbandonare le parole mordenti.

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SULLA FEDE

Istruzione 1a

Vi è Dio.Religione. La Cattolica è l’unica vera.

I giardinieri nulla più coltivano che la radice. Beati i cristiani se coltivano la Fede! Invece tanti non ci badano, la lasciano inaridire! Se non giungono ad averla per falsa, giungono a dubitarne: morte all’aspetto men vergognosa, ma non meno cruda: "Dubius in fide: infedelis est".Alcuni conoscono alcune verità naturali, confinanti con i sensi e pretendono, in questo modo, conoscere verità soprannaturali.Da qui quel parlare di cose della Fede come dottori, sentenziare, motteggiare, ecc.

Si manca in 3 modi contro la Fede:- contro la Fede di Cristo ricevuta già nel suo chiarore: così Eretici- contro la Fede di G.C. ricevuta solo in chiarore imperfetto e in ombra: così Ebrei- contro la Fede di G.C. ricevuta per nulla: così gli Atei.Negan Dio. "Non v’è l’inferno, dicono, non v’è Paradiso, non v’è anima, non v’è Dio"."Dixit insipiens in corde suo: non est Deus!".

Voi credete, lo so, ma vi parlo così perché vi abbiate a guardare sommamente da chi non crede e non amicarvi tendendo orecchio con indifferenza e assuefacendovi ai loro ragionamenti. Abbiateli in discredito. E perché, sentite.

1 Il mondo è come un tempio. L’uomo sacerdote deve, in nome delle creature, dar lode a Dio. Come può degenerare e contestargli l’essere? "Dixit etc.?".La sorgente delle vertigini è lo stomaco imbrogliato. La sorgente delle vertigini della Fede è il cuore sozzo.Come mai uno giunge a non credere in Dio?Colla continenza, pazienza, penitenza, umiltà, mortificazione? No!

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Voglion vivere da bestia. Da questo viene il voler distruggere Dio, per essere

più quieti.Dicono "non lo vediamo!". Dunque voi non avete avuto Padre perché è morto e non lo vedete!Dalle operazioni del corpo conoscete che v’è l’anima. Dalle operazioni delle creature non volete conoscere che c’è Dio?"Scire justitiam et virtutem tuam radix est immortalitatis" (Sap 15, 3).

Chi vuol vivere da bestia non cura l’immortalità e però non cura la radice di essa. E voi vi impaccerete e la discorrerete quietamente con questi tristi? Vergognatevi!Dio vi è e lo dimostra il consentimento di tutte le nazioni. Il maggior numero di testimoni che riecheggia la legge è 7. E tutte le Nazioni quante sono?

Plutarco: "Potius conspiciendam (est) sine sole urbem quam sine Deo et Religione!".L’uomo, posto a’ tormenti chiama un Nume o in aiuto o per bestemmiarlo: dunque?Gli atei non sono atei sempre, come il nuotatore non può stare sempre sotto acqua.Se ve n’è alcuno, non fa regola. Perché nasce un uomo con due capi, si dirà è proprio dell’uomo il nascere con due capi?

La natura ha inchinato l’uomo a cercarsi una divinità. Né l’ha data loro a mirare in sé, né poteva darla. Non sono abili gli intelletti immersi nei sensi! Vuole che la discoprano dagli effetti. Gli uomini han riconosciuto questa divinità dove non era. Il bambino scambia la nutrice con la madre.

Cicerone: "De hominibus nulla gens tam immansueta, quae non, etiamsi ignorat qualem Deum habere debeat, tamen habendum sciat".Dio dimostrasi dagli effetti: dal nulla non vien nulla. Ab eterno vi fu qualche essere. Questo è logica prima.Il mondo non potè essere da sé.

Bisogna che facciate violenza a credere di persuadervi che il mondo non cominciasse. Se fu sempre, perché tardò tanto a rendersi colto? (a capire). Arabi si vantano i primi astrologi. Egiziani, medicina; Greci marinaresca. Cartaginesi mercanzia etc.In sì pochi anni trovate tante cose, e in una eternità cosa avrebbe fatto il mondo?

Direte: "A poco a poco declinarono dopo esser fiorite!" Rispondo: "Ma come non restarne memoria?".Eternità diluvii. Non ponno essere. Ma supposto chi sopravvisse avrebbe dato notizia. Se tutti perirono, chi generò altri?

Che intendete per mondo? Non gli uomini, quanti scendono da uno; non i bruti...Ma la terra etc. Questa è fatta per l’uomo il quale ne trae maggior godimento.Il mondo non fu fatto a caso.Da chi furon creati gli atomi? Furon da sé? Dunque tanti dei!

Basilio imperatore d’Oriente, cavò a 15 mila bulgari vinti, gli occhi; ma ad ogni 100 lasciò uno con un occhio perché fosse guida ai cento.Democrito, co’ suoi seguaci, danno guida agli atomi ciechi un cieco: il caso. Balordi!Un artista contempla il fine dell’opera, proporzioni e mezzi.

Così la natura: animali per vivere hanno erbe, dunque erbe vi sono.

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Bocca per mangiare, occhi per vedere, naso per fiutare, orecchie per sentire, gambe per portarsi etc. Il caso non può formare il poema del Tasso. E come formare una combinazione di quelle possibili solo all’intelletto, e però come formare elefante, aquila, un uomo?

Dicono che l’arte è bella quando imita la natura ma se la natura è un’arte?Il mondo è costante, dunque non è fatto dal caso, fra le proprietà del caso questa è la massima: la volubilità.I cieli dicono che c’è Dio. "Coeli enarrat gloriam Dei".Anassagora disse che l’uomo era creato per mirare il cielo: sole, luna, stelle, loro giri e corsi.La terra ci predica Dio, sempre in moto per noi. Monti, piani, acque etc.Cibi svariati, molti per gli animali.Animaluzzi cercano il bene, fuggono il male. Come adulti il mezzo al fine: volatili, capo piccoli, rostro per fender l’aria, piume lievi, non si oppongono, ma assecondano il vento.

Ali come membrane molte e piegate per raccogliere l’aria, quando volano e difendersi quando riposano, etc.Combattono e si curano, scelgono il cibo buono, ricusano il cattivo. Come allevano i loro parti.L’uomo mirando sé, viene, se vuole, in cognizione di Dio.

Quanto il resto delle creature supera l’uomo nella vastità della mole, tanto l’uomo supera il resto delle creature nel valore della sostanza.Galeno: scrisse 17 libri, osservando alquanto la natura dell’uomo, disse: "Et miratur alia homo, cum sit ipse mirator magnum miraculum".Un celebre anatomista disse di non trovare scienza che più di questa lo innalzasse a Dio. Si osservino le mani e il volto.Dio ha stampato il suo nome in qualsivoglia parte di noi medesimi.

Quanto è bestia chi nega Dio, quanto stolto, ignobile. E voi riderete assieme? Lo stimerete? Lungi da voi simile mostro.

2 Se vi ha un Dio nell’universo, vi ha Provvidenza. Se vi ha Provvidenza, l’anima è immortale. Iddio ha dato al cuore umano tendenze insaziabili: all’intelletto d’intendere cose e aspettare felicità che qui non può avere. Se sorge desiderio in una bestia lo può soddisfare e l’uomo nol potrà?

Se vi ha Provvidenza l’anima è immortale. Se l’anima è immortale, è necessario una Religione e vera che l’anima professi. Dio non può non indirizzare a sé tutto.Non perché ne risulti alla sua natura divina alcun pregio intrinseco (Non può crescere né calare in sé) ma perché gliene ridondi qualche onore estrinseco, per cui soddisfaccia a quella soave inclinazione che Egli ha di essere amato dalle sue creature e riconosciuto qual loro benevolo Autore. Mondo, Tempio, Creatore - adoratori.

Ma in qual modo? Ce lo insegnò: ma perché è un Dio, giusto, santo, etc...Convien che Dio ci guidi per via di Fede. In quanto vuolsi da noi onorato con ossequio proporzionato a quella bella natura di cui ci dotò: ossequio dell’intelletto.

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In quanto a noi, stabilire relazione fra noi e lui col fidarci. Senza Fede non si può stabilire relazione niuna.

C’è Fede: ci vuole una scuola. Quella c’è: è la Chiesa.Paradiso terrestre prima scuola. Patto.Dio all’uomo: grazia. L’uomo culto e obbedienza. Caduto Adamo. Promessa di un Redentore in cui si giustifica Adamo, etc. Mosè e i profeti additano il Messia nelle figure.

Capita e compare al mondo il Redentore. Scuola infallibile: "Principium Verborum tuorum Veritas". La prima Verità è il fondamento dell’insegnamento della Chiesa."Proteges eos in tabernaculo a contraddictione linguarum".Dio ha dato un libro a questa scuola: La S.Scrittura. Ma ce lo dà la scuola.Alla scuola Dio ha dato la mente per intenderlo. Scuola pubblica, aperta ad ognuno. Scuola che si conosce. Tutti possono conoscere la scuola che li guida all’unico vero e santo fine.

"Civitas super montem posita, civitas solis vocabitur"(Isaia).La Chiesa scuola che ha porta bassa. Dio sole che ritira i suoi raggi quando vuole."Deus superbis resistit, humilibus dat gratiam".Come conoscerla? Dai lineamenti: G.C. patisce e vince. Dio è combattuto e vince!

1 La Chiesa sempre perseguitata. L’ha detto G.C. Gli Apostoli: Ibant gaudentes etc. (Atti)Nei principii: persecuzioni. Nei processi, o per una causa o per l’altra, perseguitata da imperatori cattolici.Napoleone I... Sempre, sempre perseguitata.

2 Vittorie. ha sempre vinto. Pietro dà il bando agli Imperatori romani. Come vincono dappertutto gli Apostoli. Vincono i martiri. La Chiesa vince sempre. Vince con Napoleone I.In tante paure i martiri, (Vedi Segneri, p. 250).Sordida fine dei persecutori, (Segneri, p. 271).

3 G.C. ha fondato la sua Chiesa su Pietro. Osservate se la nostra (chiesa) rimonti a Pietro. Le altre sette cominciano assai avanti. Si tolsero dalla Chiesa.Il vecchio contadino e la regina Elisabetta.Questa andava magnificandogli la sua falsa religione; egli raccolse con una mano la sua barba bianca e soggiunse: "Vedi, o regina, questa barba è più antica della tua religione!" (Segneri, p. 313).

4 Santità. Santo il capo, la Dottrina, mezzi, membri. Se non sono santi è appunto perché s’allontanano dalla loro Dottrina.

5 Miracoli. Primo miracolo: la mirabile propagazione della Fede (Vedi Segneri).

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SULLA QUALITA’ DELLA FEDE

Istruzione

Come si manchi - come si ponga a pericolo.

"Scire justitiam et virtutem tuam radix est immortalitatis" (Sap 15, 3).E l’Apostolo: "Vosmetipsos tentate, si estis in fide: ipsi vos probate".

Le radici debbono essere ferme, profonde, feconde; così la fede. Ferma per assoggettare immobilmente l’intelletto alla prima Verità; profonda per alimentarlo colla cognizione de’ divini Misteri. Feconda, per arricchirlo con opere buone.

1 La Fede deve essere ferma.Non è qualunque credenza, ma credenza indubitata, che non ammette

volontariamente alcun moto di volubilità e di vacillamento."Dubium in fide, infidelitas est".

Cagione di questa fermezza è la verità divina sulla quale si appoggia il nostro credere!Quando crediamo ad uno fermamente, la nostra fermezza s’appoggia:

I su questo: che sia informato,II che sia buono e non ci voglia ingannare.

Dovremmo a Dio fede infinita, se di tanto fosse capace la nostra mente!Dio è Verità essenziale, non può conoscere le cose che come sono.Dio è essenziale bontà, non può manifestare le cose che come le conosce.Siam sicuri di non errare, credendogli!Motivo di credere non è: siamo nati in essa

siamo allevati cosìesempio d’altriprediche e persuasioni: no.

Motivo è solo questo: perché Dio ha rivelato queste verità alla Chiesa e la Chiesa a noi.Esempio del martire Romano tormentato da Asclepiade. Romano dice ad Asclepiade di interrogare un bambino, che era là presente, in braccio ad una madre cristiana.Il bambino grida: "Cristo è il Vero Dio!". Il Prefetto: "Chi te l’ha detto?" e il bambino: "Mihi mater et matri Deus!".Ecco la nostra risposta. Gesù C. rivelò agli Apostoli i misteri della fede.Gli Apostoli alla Chiesa, questa a noi!

I testimoni di udito, si risolvono nel testimone di veduta. Noi crediamo ciò che vede nel seno del Padre il Figliuol di Dio. "Deus nemo vidit unquam unigentus Filius qui est in sinu Patris ipse enarravit".

Certi miserabili stiman sì poco la Fede che la credono una violenza alla nostra mente. La nostra Fede è un lume a noi derivato dalla cognizione e dalla certezza di Dio!

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I buoni cristiani credono con gran pace. "Repleti sunt omni gaudio in credendo!" (Quanta di questa fede si trova nelle anime semplici e però sì contente e lucide ne’ loro ragionamenti, sebbene incolte e rozze in quanto a lettere!).Il bambino succhia il latte dalla madre, ma è sì certo che non vi ha veleno, che non si cura neanche di vederlo!

Circa le scienze naturali, che percepiamo pei sensi, quante volte prendiamo abbaglio!Il remo pare torto (rotto) nell’acqua, fantasmi nelle regioni glaciali o desertiche, etc.Possiam dubitare della ragione.

S.Agostino, su questa verità: "Quale sia il fine dell’uomo" riferisce 280 sentenze di filosofi antichi!

Un savio antico spese 40 anni a studiare intorno alle api e non raggiunse pienamente il fine propostosi.La Fede, in un momento, di quante sublimi cose ci riempie la mente!La Fede non è avversa alla ragione. Il matematico ferma un pie’ del compasso e con l’altro lo lascia girare. Così la fede ferma un pie’ della ragione e poi sazia fin che vuole coll’altro.

Se alcuno volesse esser certo che Dio ha parlato, si riferisca alla meditazione passata: "Testimonia tua credibilia facta sunt nimis".Dal primo punto: fatto di Isacco che adopera tatto, gusto, palato: dovea dar retta, maggiormente all’udito: così noi: "fides ex auditu" la Chiesa (I 40).

1) Impurità: in certa qual maniera rende cieca l’anima, e incapace di penetrare le cose spirituali.

2) La viltà, per cui si teme ogni contraddizione (infuori che quella di Dio) e si vuole impacciare con tutti e andar d’accordo con tutti e vantasi d’una falsa prudenza di saper stare con tutti.A detrimento della coscienza e a disonore di Dio, non si ha da neppur stare con tutti!Giulio, soldato veterano, risponde a Massimo, che lo voleva far incensare agli idoli: "Per lo spazio di 26-27 anni che ho servito alla vana milizia del secolo, non sono mai comparso davanti al giudice neanche per una piccola macchia. In 4 campagne ho sempre obbedito ai comandi, ho combattuto. Il principe non m’ha colto mai in fallo. Se ad un sì piccolo avviso sono stato sì fedele, parvi che voglia essere infedele in cosa di tanta importanza?".Condotto alla morte, molti lo volea baciare ed esso: "Rifletta ciascuno alla intenzione con cui mi bacia: temo della retta intenzione!".Un soldato lo ammira, vuol seguirlo presto, manda mille saluti a due compagni: Pascicreto e Valenziano, morti nel martirio.Giulio lo bacia, lo conforta, si benda gli occhi, si china, prega Dio, per suo amore, di accoglierlo nella compagnia dei Santi, porge il collo, ... muore.

3) La disobbedienza figlia della superbia, nel voler leggere libri e fogli nocivi. Uno avea detto a me che la lettura d’un libro proibito non gli facea nulla, intanto mi contava orgie bevute dal libro!Storia di Tommaso Moro, Cancelliere di Arrigo VIII, re d’Inghilterra, sposo di

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Caterina che vuol ripudiarla per sposare Anna Bolena. Si ribella al Papa. Tommaso dà un calcio alla sua fortuna terrena, per salvare la fede.Per incidente storia del Cardinale Vescovo Fischer, che, salendo al patibolo, essendo ottuagenario, e usando del bastoncello, lo getta via, dicendo: "Che far del bastone, or che sali alla gloria?".Si confiscano i beni ecclesiastici.Tommaso è messo in carcere. La moglie lo tenta con la compassione dei figli, risponde: "Quanti anni mi dai di vita?" "20". "Sei mala mercantessa!". E sale al patibolo.

4) L’idolo dell’amicizia. Non si vuole abbandonare quell’amico che conta sempre cose contro la fede, o contro le cerimonie della Chiesa, o gli Ordini Religiosi, etc.S’assuefà in tali cose ed alla fine, pretende di stare cristiano perché fu allevato così.Ne vengono poi gli spropositoni di quei tali ignoranti che, trovandosi coi preti e volendola fare da buoni cattolici, contano quei bei motivi di fede che sono proprio buoni anche per i protestanti e per i turchi: meschini.Li ho sentiti io: la fede di alcuni mi pare un fantoccio sfiancato!Considerare la ferma fede dei martiri.Franchezza di T...

2 La Fede deve essere profonda."Acceptus est regi minister intelligens: iracundiam eius inutilis sustinebit"

(Prov. 14, 35).Dobbiamo navigare tra due scogli. Non domandare perché a Dio: pena del peccato a capo chino.

Non dobbiamo essere ignoranti: che si ha da farne di certi cristiani che non hanno altro di fedeli che il battesimo? Non si sa se siano cristiani o infedeli, sembrano né l’uno né l’altro: apopletici, né in tutto morti, né in tutto vivi.Non tutti i cristiani egualmente sono tenuti a sapere tutti i misteri della S.Fede; tutti però sono tenuti a saperne alcuni e ereditarli fermamente.

I misteri contenuti nel Simbolo, tra i quali ve ne sono che, il non averli esemplarmente creduti, è impedimento a salvarsi, secondo la maggior parte dei dottori.

1) Unità e Trinità di Dio2) Incarnazione, passione e morte di nostro Signor Gesù Cristo.

Quanti cristiani ignoranti, possono esclamare: "Sed neque si Spiritus Sanctus est audivimus" (Atti 19, 2). Domandate loro l’Unità di Dio, delle Tre Persone con una sola Natura divina, come furon sempre, come ab aeterno il Padre genera il Figlio e lo Spirito Santo ab aeterno procede dal Padre e dal Figliolo.Domandate loro di G.C., una sola Persona, due Nature, come patisce, come muore... etc.

Vedrete chissà che ignoranza, che vuoto, che miseria in quelle loro idee!

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In tale stato, come rendere onore al lor Creatore? Come pregarlo, qual confidenza avere, come amarlo? Mio Signore, come amarvi? Non conoscere quel che avete fatto per loro! Sanno forse il Credo, e non sanno i Misteri che in esso si contengono.Che vale, nella carestia aver pieno il granaio e non aver la chiave per asportarne il grano?

Il Demonio che fa? "Non est scientia Dei in terra!" e perciò "Maledictum et mendacium et homicidium et furtum et adulterium inundaverunt et sanguis sanguinem tetigit" (Osea 4, 12).

Cosa sanno tanti sul come prepararsi alla Confessione? (esempi ridicoli di chi fa conoscere la propria ignoranza nel voler fare l’atto di contrizione dopo la Confessione etc.).

Uno disse a me che non era peccato darsi la morte per causa di cuore, etc...Si vedono uomini che han bisogno del latte dei bambini!Se un uomo abbisognasse che la mamma gli portasse ed ammollisse il pane nella propria bocca per sostenerlo se no morrebbe, quell’uomo avrebbe la sofferenza di lasciarsi imboccare dalla mamma. E così questi corrono a ricevere i primi cibi alla S.Dottrina.Motivi di questa ignoranza. 1) Il fuggire la compagnia dei buoni che contano il bene. Quanti eretici si

convertirono e l’origine fu l’aver buoni libri e l’ascoltare buoni amici.La samaritana parla con Gesù, si converte, suo desiderio di istruirsi.

2) Il disprezzare la Dottrina. E qui inveire contro quelli che oziano nelle ore di dottrina, non hanno tempo d’istruirsi e lo trovano per tutto il tempo!

3 La nostra Fede deve essere feconda.La Fede non basta, deve essere feconda. "Fides enim sine operibus mortua

est" (Giac 2, 20).Non merita il nome di virtù come un cadavere che non merita il nome di uomo."Sponsabo te mihi in fide" (Osea 2, 20).

Il nostro credere è chiamato sposalizio, perché colla fede l’anima si rende abile a partorire mille buone opere.Fine I: la fecondità.Le opere buone poi aiutano a conoscere Dio cioè ad accrescere la Fede."Deum exquisivi manibus meis et non sum deceptus" (Salmo 76, 3). I due di Emmaus.Il non operare rovina la Fede: s’inverminisce, imputridisce.

Massime i disonesti si guardino da questo (ozio). Il demonio con la lascivia pretende di rovinare la Fede "Exinanite, exinanite usque ad fundamentum in ea!"."Discite a Me omnes operarii iniquitatis" (Luca 13, 27). Cento mani avete per soddisfare le passioni, non una per assoggettarle!Guai se scendessimo nell’inferno coll’arma della Fede che ci dovea salvare!Ah si! "Vosmetipsos tentate si estis in fide: ipsi vos probate".

Motivi di infecondità

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1) Superbia del non chinare il capo al Vicario di Cristo. Da questo ne viene peccato, malcontentezza, svogliatezza perché si conosce di non piacere a Dio e la coscienza ti rimorde e stanno lontani dai Sacramenti.

2) Impurità: non conosce le cose celesti, non fa nulla per sé per avere la castità, non ne conosce il pregio. Non fa per gli altri e non li rispetta.E così il peccato d’ogni maniera.

3) Il non interessarsi di avere Fede profonda, porta a non interessarsi di aver Fede operante.- La samaritana s’addentra nelle cose di Dio e subito abbandona secchio ed acqua e corre a predicare il Messia.

- S.Ignazio studia nelle vite dei Santi: vedete subito come ha fede profonda e seco ragione.

"I Santi, uomini come me, servono allo stesso Dio. Hanno medesimi aiuti. Circondati dagli stessi pericoli. Si fan Santi. Io sono come loro, servo lo stesso Dio, etc...Voglio esser santo e lo sarò". Così decide, così fa."Vosmetipos tentate si estis in fide, et ipsi vos probate".

) L’amore immoderato alla terra, ci occupa il tempo e la mente, sì che non operiamo per la fede.

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FEDE

1. E da prima qual è la virtù che debbo avere? (Fede).2. Mi ha detto bene, anzi mi pare che avendo questa sieno utili tutte le altre

virtù, mentre ho letto su di un libro Bibbia di un tal Diodato che dice il Signore: "Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo!".Credo, son battezzato: ecco tutto fatto! Sarò salvo!... (Opere)

3. Quali qualità adunque deve avere questa Fede (radice).4. Dunque deve essere ferma, profonda, feconda.

E come deve essere per essere ferma? Cosa si intende? (Motivo è Dio-Verità eterna, infinita).

5. Dunque, motivo della mia fede è perché Dio ha rivelato questa verità alla Chiesa e la Chiesa a noi. Nessun altro motivo. Per questo deve essere ferma. Ma, e credere perché così ho imparato fin da piccolo?... perché sono nato in questa fede... perché così mi ha insegnato la mamma?

6. Va bene credere fermamente. Ma se io non comprendo certe cose che la Chiesa mi propone da credere, non è una violenza che faccio alla mia mente?

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(La Chiesa ci dice di credere non di comprendere).7. Ho capito. Ma mi dica quando sento delle tentazioni contro la fede, è peccato?8. E quando ci si trova con certuni che ne contano su contro la fede e per non

disgustarsi, si ride e si dice di sì, ma internamente, vede, non si è persuasi di quel che dicono, si può stare tranquilli di questi diportamenti?

9. Cosa vuol dire: la fede deve essere profonda?10. E come fare per procurare che in noi sia profonda questa fede?... (Dottrina!)11. Siamo obbligati ad andare a dottrina?12. E se uno crede di saperne abbastanza perché è grande e non va più a

Dottrina e così commette peccati per ignoranza, cosa dire di lui?13. Mi dica anche: cosa vuol dire che la fede deve essere feconda? (Sponsabo

te mihi in fide).14. Mi dica: l’essere attaccati alla Chiesa di G.C. non solo nel credere quello che

ci propone in quanto alla fede da credere, ma anche nel seguire il suo spirito nell’approvare certe opere esteriori che essa approva come p. es. l’approvarne gli addobbi nelle funzioni e processioni, i pellegrinaggi, le divozioni particolari, etc., etc., ed il concorrervi è segno di fede feconda?

15. E il fare carità per compassione del nostro simile per sentire le benedizioni dei poveri, per venire in stima presso la patria, per fare che ne parlino bene in fogli... è opera di fede feconda?

16. Come debbono essere fatte le nostre opere perché sieno frutto di fede?

N.B. Si tratta di un "dialogo", il secondo di una serie, tenuto in un corso di Esercizi (cfr vol. III, doc. 252).

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(ATTI DI FEDE...)

FedeO Dio nascosto e sconosciuto dalla maggior parte degli uomini, io vi credo e

vi riconosco nel SSmo Sacramento per mio Signore e mio Redentore.Credo che voi siete l’Eterno Figliuolo del Padre, che per amor mio avete preso carne nel seno dell’umile Verginella Maria Santissima.

SperanzaDunque voi, per amor nostro, per salvarci, siete nato, vita nascosta, avete

subito tanti sudori, umiliazioni, siete stato tradito, morto in croce. Cosa dunque vi sarà ch’io non debba sperare?Spero che m’accenderete del vostro santo Amore.Spero la grazia per esservi fedele fino alla morte.

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AmoreO adorabile Infinito Iddio. Come è mai quell’Infinito amore di cui ardete per

me? E perché amarmi tanto? E giungete a dire: "Deliciae meae esse cum filiis hominum etc.".Ma cosa trovate mai di buono in me? Miseria del corpo, miseria dell’anima...Eppure voi mi amate... Ed io dunque non vi amerò? Oh, sì vi amo!!!

UmiltàVa bene l’amore o mio Gesù, ma non vorrà diventare insolente! Io il niente,

voi il Tutto. Io la miseria, voi la Perfezione. Che relazione dunque può essere tra me e voi? Quante grazie mi avete fatto! Quante chiamate, quanti esempi, quante prediche... ed io così ingrato... e adesso verrò a ricevervi... vi bacerò... vi stringerò... Ah sarò io un Giuda...No, no per pietà Gesù mio - Deh non lo permettete, ma Domine non sum dignus - Non potrei... adunque voi... toccatemi della vostra grazia...

RingraziamentoFede - speranza - amore - raccomandazioni

Benedite le opere che sorgono in bene della vostra gloria, in pro della gioventù, a sollievo dei miseri che gemono - purificatele d’ogni intenzione non retta.

Vi raccomando il S.Pontefice che con le sue parole di verità come sole illumina e mette in chiaro la sozzezza della terra, senza peccato restarne menomamente insozzato. Solo su tutta la terra salva i principi contro l’urto di Satana ai principi falsi. Fatelo sempre più forte, franco, salvatelo.

N.B. Si tratta di un foglietto contenente "atti" di fede, speranza, carità, umiltà ecc., probabilmente da far recitare dopo la Comunione eucaristica.

Virtù morali

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UMILTA’

(2^) Umiltà d’intelletto e d’affetto

1 Umiltà d’intelletto

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Abbiamo veduto l’eccellenza dell’umiltà. Quanto sia necessaria, e più a chi s’adopra pel prossimo, il modo di ottenerla che è la propria considerazione e la stima e pratica che dell’umiltà fecero i santi.

Ora vediamo come il vero umile deve avere umiltà d’intelletto e d’affetto e vediamo anche quali modi adoperi il vero umile, in virtù di questa umiltà e d’intelletto e d’affetto.

S. Bernardo: "Humilitas est virtus qua homo, sui agnitione, sibi vilescit".Ora l’uomo in forza di quel modo di considerarsi che abbiamo detto nella antecedente istruzione, conosce veramente che cosa esso sia. Conosce la verità intorno a se stesso. L’umiltà è verità (S. Teresa).

E però il Signore, che è la stessa verità, ama tanto gli umili, perché essi amano la verità.L’umile sui agnitione, niente appropria a sé fuori del male, e però non può soffrire che altri gli attribuisca quel merito che non ha, e si gode che altri lo trattino per quello che è, cioè lo vilipenda. Così piace a Dio."Tanto quisque fit Deo praetiosior, quanto sibi vilior" (S. Gregorio).

Da ciò (ne) viene vari modi di diportarsi nella vita dell’umile, che sono:

1) non gloriarsi di nulla.Cosa han fatto i santi? Ben cose più grandi e degne delle nostre!... Eppure, come si diportavano? Conoscen se stessi! Un asino carico d’oro, è sempre quella bestia. Noi abbiam veduto cosa siamo!Se il Signore ci adorna di grazie son sempre limosine.

Narra P. Averla: Un gran signore sposa una contadina. Perché non si insuperbisca, fa conservare alla sua vista l’antica misera sua veste. L’umiltà non impedisce di conoscere le grazie che ci fa il Signore: "Fecit mihi magna etc.".

S. Teresa, se facea opera buona o la vedea operarsi da altri, lodavane Dio!"Se separerai il prezioso dal vile, sarai quasi la mia bocca!".Risposta d’una signora ad un giovane che si stimava saggio!Beato S. Francesco una volta si lasciava baciar l’abito e le mani e i piedi.

Il compagno, la tentazione entrò in lui e sì forte che gliela palesa. E il santo: "Fratello, questa gente non fa niente rispetto a quel che dovrebbe fare!". Rimane più scandolezzato il compagno e il santo gli mostrò la verità delle sue parole, facendogli intendere come quell’onore lo riferiva a Dio ed esso restava nel nulla, e come esso popolo onorava Dio ne’ suoi servi."Nemmeno per burla gloriarsi" (S. Filippo Neri).

2) Non confidare nelle proprie forze."Qui sperant in Domino, mutabunt fortitudinem" (Isaia 40,31).

S. Giuseppe Calasanzio: "Chi vuole che Dio si serva di lui per cose grandi, procuri di essere il più umile di tutti!".

Un santo giovinetto avendo domandato al parroco di iniziare cosa grandissima in Francia. Il parroco severo come per burlarsi di lui, gli disse: "Va’ e comincia a portar via quella pietra" e gliela additò. Era smisurata sì che molti

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uomini non l’avrebbero smossa. Egli andò semplicemente e la portò qual cosa leggerissima. "Omnia possum in Eo qui me confortat" (Fil 4,15).

S. Caterina da Siena, tentata di superbia, si umiliava; tentata di diffidenza, confidava. E il demonio le disse: "Sii maledetta tu e chi ti ha insegnato questo modo di vincermi, giacché non so più come pigliarti"."In te, Domine, speravi, etc.".I presuntuosi cadono (S. Pietro).

3) Cadendo in difetti, umiliarsi e confidare.A chi ama il Signore, "omnia cooperantur in bonum!".

È superbia lo sdegnarsi, è un meravigliarsi che la miseria sia misera, l’infermità sia inferma.S. Caterina da Genova: "Erbe del mio orto".S. Teresa: "Ringraziamo il Signore di non aver fatto peggio!".

4) Non meravigliarsi delle cadute altrui."Nisi quia Dominus adiuvit me, paulo minus habitasset in inferno anima mea"

(Salmo 93,17).Narra Cassiano: Un fraticello giovane corse da un vecchio frate per consiglio giacché era bassamente tentato. Il vecchio l’avvilì di più, meravigliando che avesse tante tentazioni.

Iddio permise che fosse sì tentato quel vecchio, che correva attorno come pazzo. L’abate Apollo, andatolo a trovare, dissegli: "sappi, fratello, che Dio ha permesso a te questa tentazione in pena della tua ammirazione (‘meraviglia) e perché impari a compatire gli altri!".

"... huiusmodi instruite in spiritu lenitatis, considerans teipsum, ne et tu tenteris..." (Galati 6,1).

5) Reputarsi il maggior peccatore.Chi più vede la purezza di Dio (come gli umili) più vede la propria deformità.

"Abjssus (della grandezza di Dio) abjssum invocat: scopre l’abisso della nostra miseria".I santi per coscienza si chiamavano i più gran peccatori. S. Paolo 1 eremita: "Guai a me peccatore, che ingiustamente porto il nome di monaco!".S. Geltrude stimava miracolo il non aprirsi la terra sotto i suoi piedi.S. Tommaso da Villanova era in continuo spavento pel conto che dovea rendere a Dio della sua mala vita!

L’abate Zosimo dicea d’essere da meno di tutti. V’era un sofista e lo addomandò come mai potea dir questo mentre sapea d’osservare i comandamenti di Dio? Rispose: "Io so che quel che dico è vero e così lo sento e non mi dimandare altro!".

S. Agostino e S. Tommaso rispondono: "Uno considera in sé il male e i doni occulti nel prossimo. Né vale il vederlo peccare! In un momento può essere cambiato!".

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S. Paolo: "Domine, quid me vis facere?". Pubblicano: "Dico vobis, descendit hic justificatus in domus suam ab illo" (Luca 18,14).Dio ama tanto l’umile che molte volte gli comunica le grazie senza che se n’accorga.

S. Girolamo: "Tota illa tabernaculi pulchritudo pollibus tegitur et ciliciis". Il demonio ci manifesta le virtù, Dio i mancamenti.Mosè "Ignorabat quod cornuta esset facies sua ex consortio sermonis Domini!" (Esodo 34,29).

Ma talora Iddio fa conoscere ai suoi servi le grazie colle quali li adorna... e allora? S. Francesco d’Assisi, avendo detto d’essere il più grande peccatore o simili cose, stretto dal compagno per la risposta, disse: "Se Dio avesse fatto le grazie che a lui facea, ad altro sarebbe stato molto più grato. E per lo contrario, se Dio non mi tenesse la sua mano così, sarei molto più ingrato".Da qui le umiliazione dei santi.S. Francesco d’Assisi si umilia a fra Bernardo."Deus, in adjutorium, meum intende! Domine, ad adjuvandum me festina!".

2 Umiltà d’affetto.

1) Sfuggire le lodi.Dal conoscere se stesso, che è umiltà d’intelletto, ne viene l’umiltà d’affetto, per cui il vero umile desidera di essere disprezzato e si compiace nelle umiliazioni come cose che a lui ben stanno!S. Francesco Borgia mandava avanti il foriero del pensiero dell’inferno e così ogni alloggio gli era ottimo.

Guardiamoci bene dall’aver un’umiltà maligna! "Est qui nequitur umiliat se, et interiora eius plena sunt dolo!!" (Eccl 19,23).Cercan lode nell’umiliarsi. Ma si venga alla prova con quei tali!!!Un monaco andava dicendo d’essere un gran peccatore e di non essere degno di stare sulla terra.

L’Abate Serapione lo corresse d’un gran difetto, che andava oziando e scorrendo nelle celle d’altri. Il monaco molto si turbò. E l’Abate: "Voi sinora avete detto d’essere uno scellerato e ora vi turbate per una parola di carità che vi ho detto? Non bisogna cercar di comparire umili, poiché questa è massima superbia, ma bisogna cercar d’essere umili!".

S. Giuseppe Calasanzio: "Chi ama Dio non cerca di comparir santo, ma di esserlo!". Vi sono anime buone, massime nei contadi che hanno questa vera umiltà, ma non conoscono di averla. Quanto sono care!

S. Bernardo: "Verus humilis, humilis vult reputari, non humilis praedicari!". E però non parlare di sé, come di chi non è degno d’essere nominato!(Mettere in derisione la leggerezza di chi cerca di essere lodato. Il passo più bello della predica).

Se si parla di noi, cercare in bel modo di deviare senza che si accorgano che cerchiamo tal cosa.Pensiamo al detto di S. Francesco d’Assisi: "Tanto io sono quanto sono d’innanzi a Dio!".

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I santi cercavano in ogni modo di sviare da loro le lodi. Passando per la porta abbassiamo il capo. "Chi parla di sé, dica il male".S. Filippo Neri e i due polacchi.Un sant’uomo domandò a Dio d’essere indemoniato onde sfuggire anche i pensieri di superbia.

S. Luigi due volte venne pubblicamente castigato a torto ed ei taceva per essere umiliato. L’umile si conturba nelle lodi perché conosce di non aver merito.

2) Amare le umiliazioniSon buone le umiliazioni che ci prendiamo noi, ma migliori quelle che ci

vengono dagli altri.Il nardo pesto è odoroso.L’umiltà piace a Dio, è odorosa quando è umiliata."Ama nesciri et pro nihilo reputari". Non difendersi, né scusarsi ripreso. G. C. rispose, onde togliere lo scandalo che ne potesse avvenire: "Ego demonium non habeo!".

Si faccia considerare G. C. trattato da pazzo. E chi non vorrà soffrire e godere nelle umiliazioni, dopo tali esempi?S. Giovanni della Croce: "Pati et contemni pro te".

Una buona religiosa, ricevuto un affronto, corse al SS.mo Sacramento per offrircelo.Risposta del Padre don Antonio Favres ad una religiosa che lo pregava di giustificarla presso altre persone di una tal cosa di cui era stata incolpata. "Il Direttore si meraviglia che voglia giustificarsi e la esorta a far penitenza innanzi allo Sposo G. C. chiamato seduttore per suo amore!"."Omnes qui pie volunt vivere in Christo Jesu, persecutionem patientur!".S. Ignazio di Loyola e Diego Lainez disprezzati da Venezia a Padova. S. Ignazio si ferma a godere la derisione.

S. Francesco Borgia sputacchiato per isbaglio dal P. Bustamante. Sua sapientissima risposta al P. Bustamante addolorato. "Poteva cercare, ma non avrebbe trovato un cantuccio più opportuno del mio volto, su cui sputare".L’umiliazione è la pietra di paragone dei santi.

Un missionario Agostiniano andava travestito nel Giappone in causa d’una persecuzione. Ricevé uno schiaffo da un altro e tacque pazientemente.A questo atto fu preso e condotto ai tribunali, conosciuto come cristiano. Ciascheduno stia in quel posto ove lo pose la Provvidenza. Se uno è servo, stia servo perché se viene a cercarlo Iddio, per accarezzarlo come far suole cogli umili, lo abbia a trovare.Spirito etc. delle vergini ........ (Vol 1, p. 74).

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L’UMILTA’ IN SE’...A Maria

Ragionamento 2

L’umiltà... indispensabile per venire a salute

Fra tutte le virtù cristiane, ve n’ha pur una che è il fondamento e la madre di tutte l’altre: virtù che era quasi sempre il segno a cui andava ad imbroccare Cristo, quando ammaestrava i suoi discepoli della sua dottrina tutta di cielo. Conciòsiacché assai importavagli di foggiarli proprio da quel divin Maestro che era, e di gittare nei loro cuori un robusto fondamento.E cotal fondamento era appunto l’umiltà senza di cui è invano provarsi di seguitare Cristo.

Egli stesso cominciò dal nascere nell’umiliazione dal vivere, dall’usare, dal morire, ma sempre a solennissimi esempi d’umiltà. Avvegnacché codesta virtù, contrapponendosi in specialità alla superbia dell’animo nostro, ed alla tendenza che abbiamo di sollevarci alto e soprastare altrui, tornava poi dura ai nostri intendimenti. Onde non ci voleva che l’esempio di un Uomo-Dio, per confortarci ad amarla e farla nostra.

Ora, ecco ciò che io avvisai di fare stavolta: rivolgere alcune parole, facendo vedere quanto è amabile in sé l’umiltà, e quanto è a noi indispensabile, onde renderci simili a G. C. ed avere la corona del cielo!E primamente: l ’ umiltà è proprio amabile in sé.

Ditelo voi quanto più forte è portato il nostro cuore ad amare quelle cose nelle quali apparisce l’umiltà a preferenza di quelle che in sé capiscono (= manifestano) superbia!

Se talora vi vien fatto di vedere un tenero agnellino, simbolo dell’umiltà, ed una mansueta tortorella, non è forse vero che da voi escono spontanee alcune parole di tenerezza, che ben dimostrano come il vostro cuore sia rapito da questi oggetti? Anzi più: l ’umile viola e il giglio delle convalli voi li mettete pure innanzi a molti fiori, benché più dilettevoli, per soavità di odori e per varietà di maniere e vivezza di colori.

Che, se l’umiltà vi piace anche solo espressa nelle bestie e sino nelle cose inanimate, quanto più vi rapirà il cuore, allorché ella scorgesi nell’uomo!Ed in vero: essa è bella per una bellezza così desiderabile; essa è ornata di tanta onestà, ella, senza ornamenti e grandezze, è così maestosa e grande, e spira per ogni lato: dolcezza, amabilità e riverenza che assai volte è avvenuto che, chi volea prendere sonante vendetta, al mirare il nemico in atto umile e supplichevole, dimenticò l’offesa.

Anzi più: spesso fu fatto che un empio ed iniquo malandrino siasi intenerito per le maniere dolci ed affatto di cui (colui che) volea

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maltrattare ed offendere. Ma senza di ciò: pongasi in mezzo un uomo professore in umiltà. Egli è una meraviglia al solo vederlo. Per quantunque saggio egli sia, non prende scandalo e meno disdegnasi all’errore di uno meno di lui, risponde nell’amore e nella semplicità all’ignorante che lo domanda di un consiglio, egli è affabile e cortese con....... qual che si sia, onorevole e col principe e col mendico.Sta sopra ad ogni avversità poiché tutte le conosce da Dio. Avvilito, disonorato, deluso, percosso da sventure, non è mai che trascorra ad ira od indignazione.

Per quanto gli patisca il cuore per tribolazione, egli ha sempre quel suo volto composto ad una dignitosa ilarità, le sue parole sono sempre care, l’animo inalterabile, modesto in ogni sua azione, tale perfino che, chiunque fa parola, sebbene pochissimo, con esso lui, avviene che si parta consolato e contento.

Ma, dite voi in fede vostra: chi è che non l’ama? Non è forse vero che tutti parlano di lui con grande amore? Gli stessi empi, se non altro, benedicono alla sua umiltà, a quell’umiltà che amano, sebbene abbiano neppure tanto di robustezza da seguirlo da lontano.

Ma, a rendere più espressa la mia preposizione, voglio arrecarvi una testimonianza così grande quanta può farne Iddio stesso.Conciòsiacché egli si piacque di palesare a tutto il mondo in quale altissimo conto tenga codesta virtù. Fate scorrere la sua divina Scrittura e ad ogni tratto vi offre solennissimi esempi nei quali si vede a chiarissime note premiata l’umiltà per contrapposto della superbia fiaccata e punita.

Voi vedete un Golia, proprio nella piena della sua boria, cadere vilmente sotto la mano di un garzoncello; mirate pendente da un infame patibolo il superbo Amano; mentre il popolo si inchina riverente all’umile Mardocheo; scorgete fiaccato l’orgoglio

di un terribile Oloferne, pel braccio di una donna che, vissuta nella penitenza e nella umiliazione, solo confidava nella potenza di quel Dio, che rende umili i superbi ed esalta gli umili, di quel Dio che resiste ai superbi e dà la sua grazia agli umili. "Deus resistit superbis humilibus autem dat gratiam".

Ma che più? Udite la stessa Madre di Dio, Maria, quella Vergine santissima che unì la dignità più sublime all’umiltà più profonda, uditela, dico, di mezzo a quel suo carme, che, mentre è tutta trasportata a magnificare la gloria di Dio, essa medesima confessa che, poiché Iddio mirò all’umiltà della sua ancella, perciò tutte le generazioni del mondo la chiameranno beata. "Quia respexit humilitatem ancillae suae, ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes!".

Dandoci a vedere, con tali parole quanto ebbe cara Dio l ’umiltà della sua serva, che, appunto per questa, la fece sì grande, e quanto ne gioirono le nazioni tutte della terra poiché videro da Dio innalzata alla più sublime grandezza, la creatura più umile che fosse mai stata.

Ma io vi dirò ancora di più: che non solo esultò l’universa terra, ma fece allegrezza ancora il cielo che si vedea nell ’atto di dover riverire per

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sua regina, quella che si reputava la più meschina fra tutte le creature. Più ancora, per compimento alla gloria dell’umiltà di Maria, tremò nei suoi abissi, l’inferno che già si mirava, da una umile ancella del Signore tolta di mano quella preda che gli avea acquistato la sola superbia dell’uomo.

Vedete fin dove giunse l’amore di Dio a questa cara virtù: vide una creatura che, nella sua umiltà era affatto priva d’ogni propria stima ed amore, ed Egli la volle arricchita della più grande grandezza, cioè di Sé medesimo...! può esservi di più?Che, se a voi diletta di conoscere il pregio che ne facea Cristo medesimo, quando scese dal cielo in terra ad illuminarci della sua celeste dottrina, eccolo dal suo santo Evangelo!

Passava un dì il Redentore per le contrade della Giudea, seguitato da una turba di popolo, che, da ogni parte traeva a lui onde essere nutrito della divina Parola allorché incominciarono alcuni genitori a condurre a Lui innanzi i loro pargoletti figliuoli, perché li benedisse.

Ed era diletto vedere il divin Nazareno che, tutto affabile, con quel suo volto di paradiso, sfavillando per ogni suo tratto d ’una insolita gioia, a sé li accoglieva, li abbracciava e, su di loro ponendo le sue mani, benediceva."Et complexant eos, et imponens manus suas super illos, benedicebat eos!".

Vedendo questo, gli apostoli si diedero briga che cessassero questi fanciulli di venire a Lui, pensando che gli recassero noia e disturbo. Ma G. C.: "No, disse, lasciateli pure venire a me, poiché di questi appunto è il Regno de’ cieli"."Sinite parvulos venire ad me, et ne prohibitueritis eos, talium enim est Regnum Dei".

Indi, mutata quella sua cara maniera in altrettanta severità, e con una mano accennando ad uno di quei pargoletti, "in fede mia, soggiunse, vi dico, che se non vi farete simili ai fanciulli, non entrerete nel regno de’ cieli, e chiunque di voi si farà umile come questo pargoletto, questo sarà maggiore nel Regno dei cieli". E così seguitò la sua dottrina apparendoci (= dimostrandoci) quanto a lui fossero cari quei fanciulli, perché umili.

Ed ecco come, senza che ce ne avvedessimo, ci siamo condotti a considerare la necessità che abbiamo di questa virtù, onde conseguire la vita eterna.

Quel G. C. che tanto focosamente ci amava e voleva tutti salvi, che per la sua carità, prese carne di noi, che per redimerci dal peccato, morì su d’una croce come ribaldo ed abjezione di plebe, abbandonato, deriso, maledetto, quel G. C. che pel solo amore dell’uomo instituì l’augustissimo Sacramento dell’amore, quello stesso, vedendo che, per le perverse nostre passioni, non saremmo avviati per quella via che sola può condurre a Lui, che fece? Ci insegnò Egli stesso la forma del vivere e colla dottrina e con l’esempio, affinché abbracciando la sua Legge noi seguitassimo Lui e fossimo fatti degni della corona ch ’egli promette a’ suoi seguaci.

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È pazzo chi pensa volersi salvare per altra via di quella che insegnò G. C. e per seguito chi vuol entrare nel suo Regno, senza essersi fatto simile a Lui.Ora, qual è mai questo contrassegno, dimostramento, che ci fa simili a Lui? L’umiltà. "Imparate da me che sono mite ed umile di cuore!" "Discite a me etc.".

Non già disse G. C. a’ suoi discepoli: "imparate da me che con una sola parola chiamo a vita i passati, che con nulla più che un toccare della mia mano fo’ sani gli infermi, imparate da me a trasfigurarvi in sembianze di paradiso, imparate da me a conoscere i segreti pensamenti degli uomini!". Nulla di tutto questo, volendo a noi persuadere che, ancorché fossimo atti di tutto questo, e non avessimo l’umiltà, non saremmo simili a Lui e nessun adito vi sarebbe a noi pel regno de’ celi."Discite a me... etc.".

G. C. coll’umiltà ci ebbe redenti dalla servitù del peccato, coll’umiltà ci formò la legge che dobbiamo seguire, e l’umiltà fu il distintivo della sua vita. E sappiamo che il Precursore, s. Giovanni Battista, allorché vide G. C. che veniva a Lui, incominciò a gridare: "Ecce Agnus Dei... etc." "Ecco l’Agnello di Dio, ecco quello che toglie i peccati del mondo".

Non già esclamò: "Ecco il Re dei regi, il Profeta dei profeti, il Signore dei dominanti, ecco il Figlio di Dio...". No, ma "Ecco l’Agnello" acciò sapessimo che G. C. coll’umiltà veniva a togliere quel peccato che si era derivato dalla sola superbia!

Che se ad alcuno di voi fosse talento di vedere se l’umiltà fu proprio il distintivo della vita di G. C. bastivi lo scorrere per un istante la sua vita, e ben vedrete come essa fu un intreccio incomprensibile di abbassamenti, di sofferenze, di mansuetudini, di umiliazioni, le più profonde, ma le più terribili perché esercitate da un Dio che, appunto con queste, ci diede l’esempio su cui camminare. E miseri a noi... che vana ci sarebbe la sola speranza di entrare nella gloria di G. C., se non ci rendiamo simili a Lui.

E sia lode all’infinita carità del nostro Gesù, che ci impose a fare ciò che tutti con somma facilità, possiamo, anzi vi siamo astretti, conciòsiacché la nostra natura nulla ha in sé che ci possa insuperbire, anzi è tutta fatta per tenerci in umiliazione ed abbassamento.

Adunque, giacché nell’umiltà siamo concepiti, e ci tocca trarre la vita in continua umiliazione, non cerchiamo di levarci in superbia perché da questa necessità, in cui siamo, a noi seguiti il frutto più grande, anzi l’unico: quello cioè di camminare per quel fine per cui viviamo.Amiamo dunque l’umiltà, giacché è tanto amabile per se stessa, ed è indispensabile per venire a salute.

Ma che dissi?... non basta amarla, l’amano ancora gli infedeli, anzi gli empi! Bisogna seguirla! Se punto ci cale (= se c’interessa) la nostra gloria, seguitiamo esultanti il nostro Gesù, che ci va innanzi, spiegato il sublime vessillo dell’umiltà. Diamoci a Lui intieramente e poi di nulla ci

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diletti gloriarci, che di essere abbassati in umiltà ed abiezione, per amore dell’Amante nostro Signore e Duce Gesù!(Benedicere Dei est benefacere).

M. V. A.

Note Luca 9,48 "Quicumque susceperit puerum istum in nomine meo, me recepit, et quicumque me receperit recipite Eum qui misit me!"."Sinite parvulos venire ad me, et non prohibueritis eos; talium enim est regnum Dei" (Mc 10,14). "Et complexens eos, et imponens manus suas super illos benedicebat eos" (Mc 14,16).

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L’UMILTA’

S. Girolamo a Calanzia "Nihil habes humilitate praestantius, nihil amabilius. Haec est enim praecipue conservatrix et quasi custos quaedam virtutum omnium".

"Ad quem respiciam, nisi ad pauperculum et contritum corde?" (Isaia 66,2).

Istruzione 3^Dell’umiltà

1. "Discite a me quia mitis sum et humilis corde et invenietis requiem animabus vestris" (Mt 11,29).Tutta la vita di G. C. qui in terra fu ammaestramento di umiltà. Quanto dee essere sublime quella virtù che viene il Figlio stesso di Dio dal cielo in terra ad insegnarcela coll’esempio e colle parole!

Gesù nasce nella grotta, è circonciso come un peccatore, fugge quasi debole, vive poverissimo, è battezzato alla rinfusa coi peccatori, fugge se lo vogliono onorare, s’espone agli affronti, fa tacere chi lo loda, tace schernito, lava i piedi agli Apostoli, muore nudo sulla croce!"Exinanivit semetipsum". E perché? "Ut non apponat ultra magnificare se homo super terram".

G. C. è unico Maestro, e coll’esempio e colle parole, non gli altri uomini e filosofi. Anche quando voleano insegnare il disprezzo delle glorie o grandezze colle parole, predicavano la superbia col fatto, cercavano la gloria nell’umiltà.Platone fe convitto di filosofi. Platone era splendido. Invita Diogene. Questi, entrato, cominciò a calcar coi piedi sporchi quei bei tappeti. Domandato, rispose:

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"Calco Platonis fastum". Platone rispose: "Calcas, sed aliu fastu!" (infatti la superbia e la boria di Diogene, era più gonfia del lusso di Platone!).

Ci volea proprio Dio fatto uomo, ad insegnarcela (= l’umiltà). E lo fece! E perché? "Ut non apponat ultra etc.". Dunque è segno che è necessaria questa virtù. Sì, è necessaria e ora vedremo come essa è:1) fondamento delle altre virtù,2) necessaria per far bene,3) come si fa ad ottenerla,...4) stima e pratica che ne fecero i santi.Dice S. Basilio: "Enim in virtute progressus, in humilitate progressus est!".

1) L’umiltà, se non è la prima in eccellenza, ha il primo luogo in ragione di fondamento.S. Cipriano dice: "Humilitas est sanctitatis fundamentum!".S. Girolamo: "Prima virtus christianorum est humilitas".S. Bernardo: "Humilitas est fundamentum, custosque virtutum".

La radice si nasconde, si calca, si calpesta, ma dà vita alla pianta e quanto più profonde le radici, (la pianta) resiste a più intemperie.Il fondamento è brutto, nascosto, schiacciato, ma sostenta le pareti e le soffitte dorate che cadrebbero senza il fondamento.Ma come può essere, mentre il fondamento non può essere che la fede, Cristo? S.Paolo "Fundamentum enim aliud nemo potest ponere praeter id quod positum est, quod est Christus Jesus".

Risponde S. Tommaso: "Due cose bisogna fare per ben fondare una casa. Scavare la fossa e riporvi le pietre, scavato che sia, vi si pone il fondamento della pietra!".Ben vedete che quanto più sarà profonda la fossa, sarà più franca la fede. Infatti: "Deus humilibus dat gratiam". E la fede non è grazia?... Vediamo gli umili aver la fede: la Samaritana, Zaccheo, gli Apostoli.

Adunque volete esser grandi? cominciate a impicciolirvi con l’umiltà. "Magnus esse vis? A minimo incipe, cogitas magnam fabricam, construere celsitudinis? De fundamento prius cogita humilitatis".S. Tommaso d’Aquino dicea: "Chi è desideroso di onore, chi sfugge di essere disprezzato e, quando lo disprezzano, gli dispiace, ancorché faccia cose meravigliose e miracolose, è lontano dalla perfezione, poiché tutto questo è virtù senza fondamento".

In un deserto si portò il viatico ad un romito molto stimato. Corse ad accompagnarlo un ladro, il quale, conoscendo la sua miseria perché compunto in quella funzione (grazia fatta a lui dal Signore in premio di averlo accompagnato) non si reputò degno di entrare nella cella del romito, e, stando fuori, dicea: "Oh, foss’io quale sei tu!".L’intese il monaco e, gonfio di sé, disse: "Certamente, beato te se fossi quale sono io!".

Il ladro, in quel luogo, correndo per confessarsi, cadde in un precipizio e si ammazzò! Di lì a poco tempo morì il romito.Il compagno del romito pianse la morte del romito e non quella del ladro. Addomandato del perché, rispose che il ladro si era salvato per la sua contrizione, ed il romito s’era dannato per la sua superbia.Ma non credasi che il romito solo in quel momento fosse stato superbo. No, il suo parlare dà segno che la superbia era radicata nel suo cuore e si perdé.

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2) S. Agostino: "Nisi humilitas praecesserit et comitetur et consecuta fuerit, totum extorquet de manu superbia!".Non possiamo piacere al Padre se non siamo somiglianti al suo divin Figlio. Ora G.C. disse: "Discite a me" non a creare il mondo, guarire, risuscitare etc. ma ad essere umili. E disse anche: "Nisi efficiamini sicut parvuli isti, non entrabitis in Regnum coelorum". "Dominus humilia respicit et alta a longe cognoscit" (Salmo 137,6).

"Guarda gli umili con occhio amoroso ma i superbi li mira da lontano", per cui dico come conosce i superbi da lontano, per non apprezzarli né farsi con loro."Deus superbis resistit, humilibus autem dat gratiam!". Come possiamo far senza la grazia? Ma la grazia è data per l’umiltà, dunque necessità dell’umiltà."Quia respexit humilitatem ancillae suae ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes!" per la grazia che fu data all’umile Verginella!Molte volte Dio castiga i superbi col lasciarli cadere.S. Pietro si fidò, sprezzò quasi gli altri, cadde!

S. Giuseppe Calasanzio dicea: "Se vuoi essere santo, sii umile; se vuoi essere santissimo sii umilissimo!".Questo santo tenea per sé i figliuoletti più arditi, ignoranti, poveri ingrati, onde farci scuola; facea gli uffici più bassi, e purgando le latrine, per la nausea, rigettava sangue e se lo sentia dire a se stesso: "Va là!" e volea animar se stesso a umiliarsi e a patire!

S. Agostino dicea a Dio: "Domine, da mihi thesaurum humilitatis".Un cuore pieno non può essere riempito. Vuotiamolo con l’umiltà se vogliamo riempirlo di grazia.

Chi è chiamato a far del bene in altri tanto più deve avere umiltà. "Quanto magnus es, humilia te in omnibus et coram Deo inveniens gratiam".È veramente grande chi fa del bene in altri perché aiuta Gesù C. a salvare anime. Ma tanto più dee avere umiltà:

1) perché quanto più alto l’ufficio, tanto più esposti alla tentazione di superbia.I monti più alti, dice S. Girolamo, sono combattuti da venti più contrari! Nella vita di S. Pacomio e Palemone dicesi che v’era un monaco che camminava sopra le bragie senza abbruciarsi. S’insuperbì e stimava poco gli altri e dicea: "E’ santo chi cammina sopra le bragie senza abbruciarsi: chi di voi farà altrettanto?".

Lo corresse S. Palemone. L’infelice monaco per la superbia, cadde e fece cattiva fine.S. Bonaventura: "Superbia carnale e spirituale. Chi ha la prima è ladro ma di cose più piccole che chi ha la seconda".

"Gloriam meam alteri non dabo" (Isaia). Cristo umiliò con rimprovero prima gli Apostoli (ai quali volle apparire nella sua Ascensione) e poi comandò che andassero a predicare per tutto il mondo e dié loro potestà di fare molti e grandi miracoli.Mistero della mano piena di lebbra che ritrasse Mosè dal seno!

2) E’ necessario, per poter far frutto nel prossimo, avere umiltà onde sconfidare di

noi e porre la nostra fiducia in Dio.

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"Habe fiduciam in Domino ex toto corde tuo et ne innitaris prudentiae tuae". Facendo così, attribuiamo a Lui il buon essere dell’affare e l’obblighiamo a far andar bene le cose.

Bilance: quanto una va su, l’altra va in giù. Attribuiamo a noi, togliamo a Dio; togliamo a noi, attribuiamo a Dio.

S. Ignazio di Loyola quanto bene facea coi suoi discorsi schietti e semplici, con parole rozze ed improprie non sapendo bene l’italiano!Profeta Osea: "Da eis Domine. Quid debis eis? Da eis vulvam sine liberis et ubera creantia".

Si chiamerà il padre predicatore e non farà frutto. Padre senza figliuoli spirituali e nessuno s’attaccherà alle sue poppe, perché saranno aride per la superbia. Studiar bene e poi piangere e dire: "Servi inutiles sumus. Quod debeurimus facere fecimus!" (Luca 19,10).

"Quae stulta sunt mundi elegit Deus, ut confundat sapientes!". Una povera donna o giovinetta farà piangere per amore e contrizione le altre giovinette con poche ed amorose parole.Giuditta, Davide pastorello, Gedeone 32 mila uomini contro i Madianiti che erano 130 mila e Dio "Multus tecum est populus nec tradetur Madian in manus eius!". Restano 300 e vince, e senza spade.Coraggio debbono avere gli umili.

3) Che cos’è l’umiltà?S. Bernardo: "Humilitas est virtus qua homo, vilissima sui agnitione, sibi ipsi vilescit".E però, per acquistarla sarà ottimo considerare cosa siamo noi!Ed invero che un santo uomo consigliò a S. Francesco Borgia che, se volea farsi santo, non tralasciasse ogni giorno due ore in questa meditazione.

Cosa siamo noi? Ecco il modo di acquistare questa virtù.1 Domandarla a Dio. "Dracma periit et tamen invenitur in stercore" (S. Girolamo).S. Bernardo: "Quod fuisti? quid es? quid eris?".Fosti, prima di essere generato, materia puzzolente e sporca; ora vaso di sterco, poi cibo da vermi.Le piante e gli alberi producon fiori e frutti e balsami: l’uomo mille sporiczie e puzza abominevole!

S. Bernardo: "Si diligenter consideres quid per os, per nares, ceterosque corporis meatus egrediatur, vilius sterquilinium numquam vidisti!", esame.Nulla prima di crearci; dopo creati non ci sosteniamo. Peccato: peggio del non essere."Bonum erat ei natus non fuisset homo ille" (Mt 26,24).

"Priusquam humiliarer, ego deliqui propterea eloquium tuum custodivi!"... perciò taccio e non ardisco lamentarmi.Un sacco di sporcizia a questo modo, come può stimarsi senza essere deriso da tutti?.Una vecchia, che vuole stimarsi, quanto è ridicola!...

4) Cura che aveano i santi dell’umiltà. Come aveano cari gli incontri per esercitarvisi! Sapeano che l’umiltà è la porta della vera sapienza!Avendo uno scolaro d’un filosofo fatto una leggerezza, il maestro lo condannò per 3 anni a soffrir con pazienza qualunque ingiuria.

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Il giovanetto lo fece e passati i 3 anni, credendo d’esser libero, lo condannò per 3 anni a pagare chi lo ingiuriasse. Finiti questi e avendo ubbidito umilmente lo scolaro, il maestro gli disse: "Va ad Atene, che sei degno di studiare!".

Andò ad Atene ed il primo giorno trovò il maestro che era solito provare gli scolari colle ingiurie e gli fe’ un’ingiuria. Sorrise lo scolaro ed al maestro, che lo addomandava se non si era risentito, rispose: "Per tre anni pagai chi mi ingiuriasse; ora trovo chi mi ingiuria per niente. Non sarò contento?". Il maestro l’abbracciò ed ebbe cura speciale di ben avanzarlo nella sapienza. L’umiltà è porta della sapienza.

L’abate Pafumio fuggì gli onori in cui era per la sua ammirabile vita, vestendo abito secolare e ricoverando al monastero fioriva per rigidezza e fervore. Sue umiliazioni alla porta. Ammirabile sua vita nascostamente nel monastero per 3 anni.Con suo gran dolore è conosciuto da due dei suoi mentre distribuiva il letame nel campo ed è conosciuto anche da san Pacomio da chi l’avea disprezzato. È ricondotto al suo monastero.Fugge ancora in Palestina e capita nel monastero di S. Cassiano, ma anche là è conosciuto.

Un santo vescovo lascia tutto e va a Gerusalemme a lavorare qual manovale. Efremio, sopraintendente all’opere, uomo pio e prudente, vede una colonna di fuoco che s’alzava dal capo di quel vescovo e saliva al cielo e ciò quando dormiva ch’era sulla terra.

Lo chiama e tanto lo importuna che si confessa che è vescovo, che ciò ha fatto per fuggire all’onore.Un uomo principale d’Alessandria sta 7 anni alla porta del monastero prostrandosi a chiunque entrava ed usciva, e dicendogli di pregar il Signore per sé, perché era gran peccatore!

Passati i 7 anni lo voleano consacrare, egli prega che lo lascino fino a finita la carriera.10 giorni poi muore, e 7 giorni di poi muore il portinaio al quale egli avea promesso che, se era salvo, avrebbe detto al Signore di darcelo per compagno.Occupazione sua era: reputarsi indegno della conversazione del monastero e della compagnia e vista dei monaci e di alzar gli occhi per guardarli.

Un uomo di gran penitenza, essendogli venuto il pensiero che ormai dovea essere perfetto, domanda a Dio cosa gli mancasse.Il Signore lo manda a saperlo da un porcaio. E questi, a cui fu rivelato che dovea fare, gli consegna la verga da guardare i porci. Lo fa il monaco; derisioni!...Dio lo fa ritornare al monastero!

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UMILTA’ I

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Base e custode della virtù.Non è la prima in eccellenza, ma ha il primo luogo in ragione di fondamento.Racconto: romito - sta male - viatico

Ladro umile, romito superboLadro corre a confessarsi, cade in precipizio e muore - Muore romito -Compagno del romito piange sulla sua morte e non su quella del ladro, anzi dimostrò giubilo. Domandato, rispose: "il ladro è salvato, il romito è perduto per superbia".

Il Figlio di Dio viene ad insegnarcela "Semetipsum exinanivit".Il superbo è ladro - bugiardo - cieco.Il demonio non ha paura dei superbi.Il Signore permette che uno cada."Priusquam humiliarer ego deliqui"."Chi si umilia sarà esaltato"."Discite a Me... quia mitis sum et humilis"."Deus superbis resistit".

Redenzione - da un atto di umiltà: "quia respexit humilitatem...".S.G. Calasanzio: "Se vuoi essere santo, sii umile, se vuoi essere santissimo sii umilissimo".S.Agostino: "Domine, da mihi thesaurum humilitatis".Un cuore pieno di sé non può essere riempito.Un santo consigliò a S.Francesco Borgia mentre era secolare, che, se volea farsi santo, non lasciasse ogni giorno di pensare alle sue miserie = le prime due ore (del giorno) spendea in ciò.

- Esame di quel che siamo- Circa il corpo - occhi, bocca, naso, orecchie, sudore, etc. - il corpo marcisce!- Circa l’anima - miserie, tendenze al male, superbia: quanto fa ridere una vecchia che vuol farla da giovinetta e stimarsi!Peccato, ....., nemica di Dio.

Ne viene il non risentirsi:- S.Francesco Borgia e Padre Restamante- S.Francesco Borgia e la nave- S.Giuseppe di Calasanzio- S.Ignazio e il giovinetto sfacciato- S.Ignazio - deriso dell’esercito etc...Ne viene l’essere sempre contento: "Beati eritis cum maledixerint vobis, etc"."Ogni onore è troppo per l’umile".Amano - ministro d’Assuero -

Fra avveduti - S.Antonio temea i lacci del mondo; sentì una voce: "Antonio, la sola umiltà è quella che passa sicura: chi va con la testa bassa, non ha timore di restarvi preso".

S.Francesco Borgia mandava avanti il pensiero dei peccatori dell’inferno e così ogni alloggio era buono.

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"Ne proicias me a facie tua".

Esempi- Monaco cistercense vicino a morte: raccontò come fu invitato da Maria ad umiliarsi nel mangiare, vestire, uffici...- Abate Pafumio onorato, va nel monastero di Pacomio - disonorato, ricevuto qual ortolano - 3 anni - Uno de’ suoi si getta ai piedi...- Monaco, dopo anni di penitenza = pensiero d’esser perfetto - Ode una voce: "Vattene dal tale" (era un uomo che guardava i porci) e fa quello che egli di dirà".Nello stesso tempo fu rivelato al porcaio, etc. Arrivato: "Piglia questa mazza e guarda i porci". Motti della gente.Iddio provatolo, gli comandò di tornare al suo luogo.

Umilta’ II

- Santo Vescovo che va a Gerusalemme a lavorare qual manovale per umiltà. La carità di Efremio, certo sopraintendente, il quale vedea colonna di fuoco sopra il santo vecchio.

- San Giovanni Climaco narra d’un uomo principalissimo d’Alessandria, che stette 7 anni sulla porta del convento, domandando preghiere a chiunque entrava.Muore e tira a sé il portinaio dopo 7 giorni, come avea promesso.

- Racconto del filosofo che castiga un discepolo per 6 anni = 3 a soffrire ingiurie, 3 a regalare a chi ingiuria. Va ad Atene a studiare. Un filosofo ingiuria chi lo va ad ascoltare, egli soffre allegro, perché trova chi lo ingiuria per nulla.Umiltà porta della sapienza.

Umiltà d’intelletto

Vediamo che debba fare chi vuol acquistarla. Consiste nel conoscersi. L’umiltà è verità, dice S.Teresa. Iddio ama la verità."Tanto quisquis fit praetiosior, quanto sibi vilior".S.Agostino "Noverim me, noverim Te, ut laudem Te ut contemnam me"."Deus ab humilibus honoratur".

I Non gloriarsi di nulla = Re sposa contadina. Veste in casa, nella camera.Si può conoscere il bene in sé. "Fecit mihi magna", ma distinguere ciò che è nostro da ciò che è di Dio.

II Non confidare nelle proprie forze.S.Pietro."Qui sperant in Domino, mutabunt fortitudinem assument pennas sicut aquilae, current et non laborabunt, ambulabunt et non deficient" (Isaia 40, 31).

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S.Giuseppe Calasanzio: "Chi vuole che Dio si serva di lui per cose grandi, procuri di essere il più piccolo di tutti".S.Caterina da Siena, maledetta dal demonio.

III Se cadete in qualche peccato, confidate ed umiliatevi, è superbia lo sdegnarci."Omnia cooperantur in bonum"S.Caterina da Genova "erba del mio orto" non diffidatevi di farvi santa.

IV Non meravigliatevi delle cadute altrui.Es. Un padre vecchio tentato di impurità in pena della sua poca carità, verso un giovane ricorso a lui.

V Stimatevi la peggior peccatrice sulla terra. Le anime umili veggono più la purezza di Dio ed aggravan più la loro miseria.I più gran santi chiamavansi i peggiori peccatori e per coscienza. Un’anima vede la sua anima orribile per soli peccati veniali.

VI Non preferitevi ad alcuno."Coeteros contempsisti? Coeteris peior, factus es" Reputarsi peggiori perché1) voi non conoscete i peccati degli altri, ma i vostri.2) Considerate i doni che Dio vi ha dati.Pensate che, dacché non siete all’inferno, siete trattata assai bene."Deus, in adjutorium meum intende". Tremate d’ogni pensiero di superbia.

Umilta’ d’affetto

1. Desiderare disprezzo1 atto: non voler comandare2: voler ubbidire3: soffrire ingiuria tranquillamente

Un monaco dicea d’esser peccatore, rimproverato perché ozioso, si turbò.Questa è gran prova.S.Simeone Stilita - non bisogna aver umiltà maliziosa.S.Giuseppe Calasanzio: "Chi ama Dio, non cerca di comparir santo, ma di esserlo".Sfuggire parole per farsi lodare: una cuoca che dice che il suo piatto era poi fatto... etc.Chi passa per la porta, per un poco che alzi la testa, si farà poi male. Parlando di noi, stiam giù bassi, o meglio non parlarne, come chi non merita d’esser nominato.

2. Se siam lodati, cerchiamo d’umiliarci, pensando ai nostri difetti. Si va a rischio di avere il premio col compiacimento (Recepisti etc.).S.Filippo Neri e i due polacchi.S.Francesco d’Assisi.

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"Tanto io sono quanto sono davanti a Dio".

3. Tolleranza nelle riprensioni.Chi si turba, è segno che non è umile. Non difendersi, né scusarsi, ripresi.Ego demonium non habeo.Esempio di Gesù Cristo. Maria creduta... etc.Procuratevi di soffrir torti.

Son buone le umiliazioni che ci prendiamo da noi, ma migliori quelle che ci vengono dagli altri.Nardus (Il legno di nardo)... pesto è odoroso.Consideratevi come marcio.Buona religiosa, ricevuto un affronto, correa al Sacramento a offrircelo.Beata Maria dell’Incarnazione: "e sarà possibile, sorelle che ci sdegnamo di abbracciare i vilipendi, vedendo G.C. così vilipeso?". Non perdiamo di vista Gesù C.Uno converte un ..... soffrendo chi lo avea ingiuriato.Due garibaldini accompagnano due Gesuiti e si convertono tenendogli dietro."Omnes qui pie... etc".

4. Godere dei disprezzi.S.Giovanni della Croce = "Patì et contemni...".Fra Giovanni spesso accoglieva nella tonaca disprezzi.- Se volete esser sante sarete disprezzate...- Monaco scrive nella cella virtù sublimissime.S.Mauro domanda a Dio d’essere indemoniato per fuggire pensieri di superbia!

N.B. Si tratta di due schemi sul tema dell’umiltà, argomento assai frequente nella predicazione di don Luigi.

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DELL’UMILTA’

Non la prima per eccellenza, ma in primo luogo in ragione di fondamento.S.Agostino "Nisi humilitas praecesserit et comitetur et secuta fuerit, totum extorquet de manu superbia!".Guardarsene bene.Demonio non ha paura dei superbi. Deus superbis resistit.S.Giuseppe Calasanzio: "Se vuoi essere santo, sii umile, se vuoi essere

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santissimo, sii umilissimo".S.Agostino "Domine, dà mihi thesaurum humilitatis".Cuor pieno non può essere riempito.

Un santo uomo consigliò a S.Francesco Borgia, mentre era secolare, che se volea farsi santo non lasciasse ogni girono di pensare alle sue miserie. Le prime due ore li spendea in ciò.

Cosa siamoOcchi, bocca, naso, orecchie, sudore. Corpo marcisce. Anima = Ecce enim etc...!Tendenze al male, superbia!

Quanto fa ridere una vecchia che vuol farla da giovinetta e stimarsi! Così chi vuol dare a divedere di essere qualche cosa di bello, mentre non è che miseria!E’ bello se è buono; ma è buono se è umile!Ne viene l’esser sempre contenti."Beati eritis cum maledixerunt vobis!". Ogni onore è troppo per l’umile.Piccol disonore conturba il superbo!Amanno.S.Francesco Borgia mandava avanti il pensiero dell’inferno. Ogni alloggio era buono.Abate Panufio al monastero di S.Pacomio; S.Francesco Borgia e Padre Bustamante.S.Bernardo: "Humilitas est virtus qua homo vilissimo sui agnitione, sibi ipsi vilescit!".

Esempi - Religioso puro: Maria gli rivelò tre esercizi di umiltà: umiliarsi nel mangiare,

nel vestire, negli uffici. - Dio comanda ad un monaco di farsi insegnare la via della virtù da un

porcaio, che gli consegna la frusta e lo fa guardare i porci. - Vescovo che lavora da manovale per umiltà dormiva sulla terra. Un signore

vedea uscire una colonna di fuoco dalla sua testa e salire nel cielo. - Un uomo sta 7 anni e 10 giorni alla porta cercando scusa. - Scolaro del filosofo. - S.Ignazio a Diego Lainz da Venezia a Padova.

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UMILTA’

1. Adesso che mi ha spiegato così bene la virtù prima che debbo praticare cioè la fede, e come debbo, perché sia viva questa fede, operare tutto per la

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carità, cioè per l’amore di Dio, mi dica di quale altra virtù debba far tesoro da prima, per santificarmi (Umiltà).

2. E’ forse consiglio di G.C. o precetto? Chi ha detto qualche cosa per riguardo dell’umiltà? (Detto e fatto. Tutta la vita di Gesù. Fondamento).

3. Ma come fondamento?... Mi ricordo di aver sentito dire che il fondamento non è che Cristo (S.Tommaso: due cose nel Fondamento: scavare e porvi pietre! Umiltà scava, scavato che sia, si pone la pietra: Cristo!) (Umili hanno la fede: vedi n. 7 e n. 8).

4. E’ propio vero che gli umili ebbero la fede, ma non vi può essere virtù senza umiltà? (S.Tommaso dice che chi è desideroso di onore o sfugge di essere disprezzato etc. è lontano dalla perfezione perché ha virtù senza fondamento).

5. Mi pare che dica uno sproposito, ovvero cose che non capisco io!Senta! Le persone che fanno del bene come grandi scrittori: S.Tommaso, S.Agostino etc., grandi missionari, grandi maestri etc. non possono essere umili. Bisogna che sieno stimati, onorati, conosciuti, se no nessuno ci fa bada. E come essere umili, disprezzati?(Deus superbis resistit, humilibus dat gratiam!).

6. Dunque ci vuole umiltà. Ma cos’è poi l’umiltà?(S.Bernardo: "Humilitas est virtus qua homo vilissima sui agnitione, sibi ipsi vilescit!").

7. Dunque, considerando noi, sarà strada per acquistare umiltà!(Vedi n.3. Appunto: "Quidi fuisti , quid es; quid eris!").

8. Ma i santi furon proprio tutti umili? (Sì, con umiltà d’intelletto che genera poi umiltà di affetto).

9. Mi par di capire cosa sia l’umiltà d’intelletto, ora mi dica come genera umiltà di affetto?

10. Ora mi dica quali sieno i modi di diportarsi in forza di questa umiltà d’intelletto, per così riuscire graditi a Dio (1 Non gloriarsi di nulla).

11. Mi perdoni, ma mi pare che l’abbia detta grossa! Vorrebbe mo’ dire che la Madonna confessò che tutte le generazioni l’avrebbero chiamata "Beata!", "Che Dio fece a lei grandi cose" etc!...

12. Ho capito. Dunque l’umiltà non istà nel negare i doni che ci ha fatto il Signore, ma nel riconoscerli a Lui. E poi cosa mi sa dire ancora del modo di diportarsi?(Non confidare nelle proprie forze!).

13. E quando si cade un peccati e difetti, l’umile più di tutti si meraviglierà della propria caduta!... (Tutt’altro, si umilierà ma non si meraviglierà, la miseria è miseria, la malattia è ammalata, etc.).

14. Mi dica per ultimo: a che induce l’umiltà di affetto? (Sfuggire le lodi, come cose non convenienti a noi, etc.).

15. E come si fa? Mi pare col seguitare a dire che siamo i più gran peccatori ignoranti, poveri... etc. (Meglio è non parlare di noi, né in bene, né in male!).

16. E’ vero! ho sentito dire che, quanto più una si umiliava l’altra la esaltava e quando l’altra si umiliava la prima la esaltava, sicché era come l’altalena, belacca spigolosa come si dice!

17. Vi è ancora di più? (Cercare e procurarsi le umiliazioni! Ma prima bisogna essere bene fermi nell’amare e abbracciare quelle che Dio ci dà ed è la via più sicura!).

18. Da quel che mi ha detto è grande virtù questa dell’umiltà. Iddio me la

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concederà? (Sì, pregatelo! S.Agostino: "Da mihi, Domine thesaurum humilitatis").

19. Pregherò, perché voglio farmi santo per compiacere alla volontà di Dio!

N.B. Si tratta di un "dialogo" sul tema dell’umiltà... (cfr vol. III doc. 252).

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DELL’OBBEDIENZA

"Ecce propono in conspectu vestro bendictionem et maledictionem si non audieritis"(Deut. 11, 26-27).

"Melior est enim oboedientia quam victimae, et auscultare quam offerre adipem arietum" (I Sam 15, 22).E’ assai nota la storia a proposito della quale furono dette queste parole, a Saule, quando trascorse nella disubbidienza d’aver serbato il meglio del bottino dopo la strage degli Amaleciti, con intenzione di farne poi sacrifici a Dio, massime delle bestie.

Non v’ha sacrificio più grande che possiamo fare a Dio che quello della nostra volontà. Dio ce l’ha lasciata libera. Si offre a Lui per mezzo dell’obbedienza. Chi fa penitenze, digiuni etc., gli dà parte di sé, ma chi ubbidisce gli dona tutto.Minus est abnegare quod habes valde autem multum est abnegare quod es.Ora poiché è di tanto valore questa virtù vediamo da prima a chi si deve ubbidire, poscia vedremo i vantaggi che apporta questa virtù, finalmente vedremo quali qualità deve avere.

I Ordine dell’obbedienza.Di due sorta sono i doveri che legano l’uomo. Doveri verso Dio: pietà e religione e doveri inverso la società: ossia di famiglia e di civiltà.

A tutti deve sottostare volentieri per amore ed obbedienza a Dio, ed intendo anche dei doveri di società, poiché, avendo Dio piantato la famiglia e la società sulla terra, vuole che gli individui vi si sottomettano sempre con giustizia ed ove i doveri di società non avversano quei di pietà.Ora in quanto a quei di pietà deve obbedire alla S.Chiesa e al S.Pontefice:

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1) In cose di fede. E qui notare l’errore di quelli che subito si fanno lodatori e sostenitori di novità, in quanto a fede, la quale non patisce una minima alterazione. Come i lodatori di Renan, dei Valdesi etc.

2) Ai precetti della S.Chiesa. Non indursi a trasgredire i precetti della Chiesa che per grandi cause e con dovuta licenza, che allora non è trasgredire, ma essere dispensati.

3) In cose di morale. Il Papa è infallibile non solo nel dogma, ma anche nella morale. Quando dice: questo è rubare chi lo vuol contraddire? Quando condanna una proposizione, chi la vorrà sostenere? Questa è superbia e disobbedienza intollerabile.

4) Dobbiamo obbedire al Vescovo e Parroco, quando il Vescovo è unito al Papa e il Parroco unito al Vescovo che cammina col Papa. Se questi stanno col mondo e si prendon fuori dal tronco, abbiamo obbligo di informarci e non fidarci.

Se un cieco conduce un altro cieco, cadono... Parimente dobbiamo ubbidire al confessore, quando è unito al Vescovo che è unito al Papa.Vi ricordi quel che ho detto in quanto alla scelta del confessore. Può far gran male se non è perfetto in quanto all’unione col S.Pontefice.

Schivare le occasioni di disobbedienza con non comunicare con persone infette di avversione alla Chiesa e al Papa.E obbedire con semplicità, obbedendo assoggettando il giudizio proprio a quello dei superiori. Non obbedire per far piacere, ma per convincimento.

II Posto questo, parliamo dell’obbedienza che, per amore di Dio, dobbiamo avere a tutti i nostri superiori, di qualunque maniera, secondo l’ordine di superiorità, in tutto ciò che per nulla avversa la giusta coscienza, secondo l’avvertimento dell’apostolo: "Oboedite praepositis vestris".Oltre a quei che abbiamo detto, dobbiamo obbedire a padre, madre, principi, padroni, maestri, etc. Sempre in ciò che non intoppa la coscienza.Vi ricordi di S.Alessandro martire!

Vantaggi dell’obbedienza

1) Ci rende cari a Dio. La V.Maria rivelò ad un’anima devota che Gesù C. sulla Croce morì con affetto speciale agli obbedienti.La ragione è chiara: "Christus factus est pro nobis oboediens usque ad mortem, mortem autem Crucis!".E quanto più uno è obbediente tanto più assomiglia a G.C. ed ogni simile ama il suo simile.Quanto furon cari a Dio Abramo e Isacco!Il mondo si rovinò colla disobbedienza, e ci volle l’obbedienza di G.C. per ristaurarlo e chi si rovina anche adesso è solo per la disobbedienza. E se tutti ubbidissero renderebbero il mondo un paradiso di virtù, e chi ubbidisce

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coopera in quanto a sé a questo bene. Ecco perché è caro a Gesù C. l’obbediente.L’obbediente offre a Dio il più caro sacrificio. Ecco perché gli diviene caro.S.Lorenzo Giustiniani dice che diverrà sì caro a Dio l’obbediente che otterrà quel che vuole. "Omne quod poposcerit consequetur!".

2) Ci dà il merito del martirio. Cos’è il martirio? Dare il capo, che vuol dire la vita del corpo per la fede.L’ubbidente dona la volontà, che è il capo dell’anima, per esser fedele a Dio.Ecco come ci fa martiri. E S.Francesco d’Assisi che conosceva quanto sia necessario questo martirio, volea tutti i suoi figli spirituali "senza capo"!

3) Assicura il nostro operare. I negozianti assicurano i loro guadagni. Il giusto assicura le sue opere con l’ubbidienza.Dio volterà foglio giunto alle opere fatte per obbedienza e ne interrogherà il superiore.E questo lo possiam cavare dalla S.Scrittura: nel libro I dei Re cap 15.Dio pel profeta, avea ordinato a Saule la distruzione degli Amaleciti.Disobbedì Saule, e Samuele, fra l’altre cose gli disse: "Quoniam quasi peccatum ariolandi est idolatriae nolle acquiescere". Il ripugnare (disobbedire)

è come il peccato di divinazione e il non voler assoggettarsi è come il delitto dell’idolatria!Ed è vero! Obbedendo, siam certi di piacere a Dio. Non così facendo a nostro modo.Possiamo errare! Anzi non piacere a Dio!Un servo che, per lavorare di più non fa gli ordini del padrone, ma tutt’altro, non piace a lui.Gli direbbe: "Chi ha domandato tali cose dalle tue mani?" Ora il lasciare il certo per l’incerto, l’ubbidienza per la propria volontà è un porsi ad indovinare.Ecco come il ripugnare è detto quasi peccato di divinazione. Saule volle fare da indovino "Scelus idolatriae".Il fare il proprio volere è un aspirare a riconoscere il voler proprio per Iddio.Ora, se sì esecrenda è la disobbedienza perché ci pone ad indovinare, ed erra nell’adorare, l’ubbidienza assicura il nostro operare e ci accerta di onorar Dio!S.Ignazio di Loyola una volta, parlando dell’ubbidienza, disse, che, al comando del Papa, si sarebbe posto su di una nave senza vela. Ad uno che gli disse che avrebbe agito senza prudenza, rispose che la prudenza la deve avere chi comanda, e la prudenza di chi obbedisce è l’ubbidire senza prudenza.

4) E’ la via breve per divenir santo. "Vir oboediens loquetur victorias" (Prov 21, 28).Vittorie dei propri difetti, superiori dei demoni che caddero per non assoggettare la loro volontà.Il Ven. P. de Leonardis, fondatore della Religione della Madre di Dio, importunato dai suoi discepoli per le regole scrisse su un foglio questa sola

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parola: "Ubbidienza".E’ la stessa cosa: ubbidienza e santità.B.Andrea da Pischemia: "Uomo obbediente è lo stesso uomo santo".S.Girolamo: "O felix abundans gratia, in oboedentia tua summa virtutum clausa est, nam simplici gressa hominem ducit ad Christum"."Si averteris et non facis tuas... et non invenitur voluntas tua... sustollam te super altitudines terrae" (Isaia 58, 13).Tutto fa divenir prezioso l’obbedienza. "E’ maggior merito prender cibo per obbedienza che digiunar per propria volontà" (S.Girolamo).S.Dositeo assai debole, non potea far vita comune, si diè all’obbedienza in modo speciale. Morì in 5 anni.Dio rivelò al suo superiore che quel giovane avea conseguito il merito di Paolo e di Antonio. I monaci si volsero come a lamentarsi con Dio: "Ove è, Signore, la tua giustizia? Un uomo che non ha mai digiunato, trattato al pari di chi portò pondus diei et aestus?".Dio rispose che non conoscevano il merito dell’ubbidienza.S.Luigi Gonzaga dicea che la religione: nave a vela: si avanza non camminando, per l’ubbidienza.A S.Brigida il confessore avea proibito solite penitenze, temea.La Vergine Maria la rincorò, dicendole che chi fa penitenza ha una paga ma chi lascia di mortificarsi per ubbidienza ne ha due: penitenza che volea fare e ubbidienza.

Qualità dell’ubbidienza1) Pronta 2) Esatta 3) Allegra 4) Semplice

1) ProntaUbbidendo ai superiori si fa conto di ubbidire a Gesù, a Maria, agli Apostoli.

Allora avrà i caratteri che deve avere.S.Caterina da Siena avea posto di ubbidire; così ubbidiva a padre, madre e fratelli.S.Bernardo: "Fidelis oboediens nascit moras, parat aures auditui, manus operi , itineri pedes".

S.Marco monaco, per ubbidire lascia a mezzo una lettera. La trova scritta a carattere d’oro.Una monaca, a cui era apparso Gesù Bambino, lo trovò dopo partita per ubbidire, e tornata, cresciuto all’età di 24 anni!Gesù aspetta nella cella un monaco che l’avea lasciato per obbedienza.S.Colombano manda sull’aia i monaci infermi a battere il grano: chi ubbidisce risana.B.Giumipero piantava un ginepro. Non ubbidisce subito a S.Francesco e questi maledice il ginepro a non crescere, e così è.

S.Giuseppe da Calasanzio: "Chi dice ‘non posso’ non inganna Dio ma se stesso".S.Ignazio castiga facendo porre la scranna sulla testa e star lì così, un giovane che non avea ubbidito subito a sedersi, per rispetto.Facea chiamare i preti che stavan per uscire a dir Messa. Perfino dal confessionale li facea chiamare.

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I padri dell’eremo provano la santità di S.Simone Stilita coll’ubbidienza.

2) EsattaSenza interpretazioni.

S.Tommaso d’Aquino in Bologna perde il tempo e s’affatica accompagnando un fratello.

S.Ignazio castiga col campanello per 6 mesi il novizio che, per amore di riserbatezza, non aveva avvisato esso, secondo l’ordine, ma avea fatto avvisare da un altro, una donna a non gettare immondezze innanzi alla porta del convento.Non vale il dire: "Non ho ordine in contrario". L’ubbidiente vero sa considerare il desiderio del superiore.

Non bisogna indurre il superiore a comandarci la nostra volontà.Tritemio chiama le religiose che ubbidiscono di mala voglia: monstra diaboli.Anche il diavolo obbedisce. S.Ignazio (vedi "Doveri" delle Figlie del Sacro Cuore, vol. 1, p. 119).S.Ignazio; un fratello coadiutore fiacco nell’ubbidire. S.Ignazio lo interroga "A chi credete di obbedire?".Risponde: "A Dio!". S.Ignazio: "Sì male? D’ora in avanti nol soffrirò ma punirovvi con quella severità che meritate!".

3) Allegra"Ilarem datorem diligit Deus". Anche noi vogliamo che ci si doni volentieri.

Che allegrezza il dire: "nulla chiedere, nulle rifiutare".S.Ignazio di Loyola impone alquante discipline a un sacerdote indiscreto nel chiedere licenza per un’opera buona.S.Maria Maddalena de’ Pazzi occultava il suo genio (gusto).

4) Cieca - sempliceAssoggettare il giudizio proprio a quello de’ superiori.

Obbedienza di S.Francesco Zaverio (descriverla bene)!"Oboedite in semplicitate cordis vestri" (Ef 6, 5)."Si ignoras te, o pulcherissima inter mulieres egredere et abi post vestigia gregum..." (Cantico dei Cantici 1, 7).E non sai quanto a me puoi farti cara, esci da te stessa e va dietro alle orme delle pecorelle: ubbidiscono senza domandare.

P.Pavone Gesuita dice che "la ubbidienza perfetta dovea andar con 2 gambe: volontà e intelletto".S.Maria Maddalena de’ Pazzi: "La perfetta ubbidienza richiede un’anima senza volontà ed una volontà senza giudizio".Non domandare perché: il cavallo si usa. Come un bastone. S.Ignazio fa

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chiamare a mezzanotte e licenzia un disubbidiente, lo fa preparare sulla porta per uscire appena aprano.

S.Bernardo: "Perfecta oboedentia est indiscreta". S.Pietro ubbidisce e getta le reti: premio di G.C. Non vale dire: "Il superiore non è G.C.". Se vi domandasse G.C. non sareste sì sicuro di fare la sua volontà. Potrebbe essere un inganno del demonio: qui no. E G.C. vi dà quello (ordine) del superiore. "Numquid dicit lutum figulo suo: quid facis?" (Isaia 45, 9). Forse il vaso di creta dice al vasaio: "Perché mi fai così?".

Un religioso della trappa, non avendo accomodato la chiesa in un tal modo per ubbidienza, vennegli pensiero che fosse opera superflua. Corse ad accusarsene al superiore piangendo. Questa è obbedienza cieca.

"Cum bona voluntate servientes, sicut Deo et non hominibus" (Ef 6, 7). Mezzo per ubbidire perfettamente. "En propono in cospectu vestro benedictionem et maledictionem; benedictionem si oboedieritis mandatis Domini, maleditionem si non audieritis" (Dt 11, 26-27).

Abate Nestore entrando in religione disse: "Ego et asinus unum sumus".Capitolo delle Stuoie si radunarono quasi 5 mila frati. C’era anche S.Domenico.Informato S.Francesco di straordinarie penitenze de’ frati, ordinò che, chi portava tali strumenti a lui li portassero. 500 pezzi di strumenti di penitenza.

Fu rivelato a S.Francesco che i demoni fecero un altro capitolo tra la Porziuncola ad Assisi. Più di 18 mila demoni. Vari consigli per distruggere S.Francesco e i suoi seguaci. Lucifero die’ il suo consiglio.

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L’OBBEDIENZA

"Quoniam quasi peccatum ariolandi est repugnare,eta quasi scelus idolatriae nolle acquiescere" (I Sam 15, 23).

1. "Il ripugnare è come il peccato di divinazione e il non voler assoggettarsi è come il delitto d’idolatria".Che direte voi se io oggi mi scagliassi a rimproverare gli indovini o gli idolatri?Forse rimarreste come insensati per la meraviglia, dal sentirvi ragionare di un male che neppure sognate esservi tra voi. Chi è fra voi indovino, che abbisogni di rimprovero, perché abbandoni quell’arte infami? Chi è tra voi idolatra che abbisogni d’ogni cura del ministro di Cristo, perché abbandoni l’idolo e segua il Crocifisso? Ma pure, perdonatemi o fratelli, perché io stavolta voglio proprio rivolgermi con tutta la lena a togliere da voi, se per isventura ci fosse della divinazione e il delitto dell’idolatria.

Certamente un vizio che è come il peccato della divinazione il delitto dell’idolatria: è il vizio della disobbedienza.

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Vedete se vi conviene fuggirlo, mentre porta sopra di sé quell’orribil fulmine che fu scagliato nelle divine scritture contro i disobbedienti.Il re Saule avea disobbedito al profeta Samuele e per conseguenza a Dio.

Ora, sentite cosa dissegli Samuele, fra le altre cose, per comando di Dio!"Quoniam etc..." "Il ripugnare etc..." E noi tremiamo palpitanti al solo udire una sì terribile sentenza, ed esaminiamoci ben bene, se, anche noi talvolta ripugnamo (disobbediamo) ai nostri Superiori e non ci sappiamo acquetare ai lor voleri. Però io adesso brevemente verrò spiegandovi come sia vero il detto di Samuele. E voi ponete attenzione!

Il ripugnare è come il peccato di divinazione. La ragione è perché è indubitato che noi, seguendo il giudizio dei nostri superiori, padre, madre, del nostro confessore, del nostro direttore etc. in tutto ciò che non apparisce manifestamente peccato, non possiamo non piacere a Dio, allora andiam sempre d’accordo con Dio.Ma non così sempre, se facciamo a nostro modo.

E vi sono tali circostanze nelle quali, per finire colle opere più sante, come sono e digiuni e discipline, e Messe etc... se le fai per tuo capriccio, contro la volontà dei superiori, non piaci a Dio, quanto piaceresti, facendo altre opere differenti, ma per ordine dei Superiori.

Sentite: se voi un dì vi faceste a dire al vostro servitore "ricordati che pel mezzodì sia pronto il pranzo! Non mi mancare, sentomi fame e non vo’ differire più a lungo l’ora del cibo".

Poscia, fidati in questo comando, voi ve ne andate pe’ fatti vostri e, quando suona il mezzodì, correte a casa difilato, vi andate a sedere alla mensa, certissimi di trovarvi la minestra fumante. Ma invece tutto l’opposto. Il fuoco è morto, l’acqua è fredda, la tavola non è preparata, non v’ha nulla di pronto.

Voi, pieni di sdegno, andate in cerca del vostro servitore e lo trovate che lavora indefessamente come un disperato, tutto molle di sudore, nello scopare la sala, nel

pulirla da ogni più piccola ragnatela, nel lucidare ogni suppellettile da ogni neo di polvere, nell’assettare ogni mobile etc...

Voi incominciate a sgridarlo ed egli vi risponde: "Signore padrone, io mettendo all’ordine il pranzo pel mezzogiorno lavoravo troppo poco, ed è per questo che mi sono eletto tali cose, perché fatico maggiormente...!". Cosa direste voi ad una tal risposta? Certamente direste: "Chi ha domandato tali cose dalle tue mani?".

Fratelli, il Signore ci liberi da questa grande sciagura, che, in punto di morte, non ci sentiam dire da Dio quelle parole che disse a’ suoi Ebrei: "Chi ha domandato tali cose dalle vostre mani?".Ma se noi in qualunque circostanza, facciam ciò che è comandato, siam certi che non sentiremo da Dio sì funesto rimprovero.

Ben vedete adunque che, se voi fate la volontà dei superiori, siete certi di piacere a Dio; se fate la vostra, talvolta gli potete esser grati, talvolta invece no. Ora, il lasciare il certo per l’incerto è un porci ad indovinare, perciò si dice che " il ripugnare è come il peccato della divinazione".

Saule avea ordine di uccidere tutti gli Amaleciti, gli uomini, le donne, i fanciulli e perfin le bestie. Egli la volle far da indovino, e davasi a credere che sarebbe stato assai meglio serbare alcuni grassi animali per sacrificarli al Signore.

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Ond’è che Samuele gli disse in tale occasione: "Melior est enim oboedentia quam victimae" e che "il repugnare è come il peccato della divinazione".E a guisa di Saule, cioè da indovini, volgiamo far noi, quando resistiamo ai voleri de’ nostri superiori.

Tenete bene a mente queste parole di S.Filippo Neri: "Niuno vero ubbidiente si è dannato, nessun disobbediente è salvo".

2 Ma trovasi ancora nella Scrittura che "Il non voler assoggettarci è come il delitto dell’idolatria!".E come può stare tal cosa? E’ purtroppo chiara la ragione: cosa pretende fare il disubbidiente, come disubbidiente? Pretende fare a modo suo. Non è forse vero? Ma cosa è fare a suo modo se non aspirare a riconoscere il voler suo per suo Dio?

L’essere la prima regola d’ogni nostra ragione è un attributo proprio di Dio solo. Egli ci ha creati e noi dobbiamo servirlo in tutto quello che Egli vuole da noi!Egli poi, in riguardo tuo, ha comunicato questo suo attributo ai tuoi superiori. E i superiori tengono presso di voi in terra il luogo di Dio. "Chi ascolta voi, ascolta me", dice G.C. (Luca 10, 16).

Adunque voi, quando volete levare questo attributo ad alcuno de’ vostri superiori, per trasferirlo nel vostro arbitrio, cosa fate? Fate appunto quel che faceano gli idolatri, quando prendevano un sasso, un legno, una pianta o una statua e dicevano: "Questo sarà il nostro Dio!" Comunicavano il nome di Dio ai sassi, il nome solo di Dio, e tu al tuo volere comunichi ancora l’autorità, fai che egli sia la regola riverita dell’ operare.

E questo fate ogni qualvolta, comandandovi qualche cosa i vostri genitori di casa, vi stringete nelle spalle e dite: "Voglio fare a modo mio!" E così dal vostro arbitrio vi lasciate guidare, ed a lui prestate quell’ubbidienza , che solo devesi a Dio.Sappiate che non v’ha peggior demonio per un uomo, che il guidarsi da sé. E però giustamente, dice S.Filippo Neri: "Niun vero ubbidiente si è dannato, niun disubbidiente è salvo"; cosa che dovrebbe farci paventare estremamente e vivere in continuo timore di disubbidire.

Ma per ultimo, io voglio recarvi una ragione che spero gioverà moltissimo, forse più che il timore, ad innamorarvi dell’ubbidienza.E’ questo è che, fra le glorie grandi, una è certamente quella del seguire il Signore. Non vedete voi con quanta lena i soldati tengon dietro al loro capitano che va innanzi nella battaglia? Quanto si reputano gloriosi, ed in vero, quanta gloria traggono essi da un tal seguire?

Or bene, facciamo ancor noi. Disse G.C. nel suo santo Vangelo: "Il mio cibo è di fare la volontà di Colui che mi ha mandato e di compiere l’opera sua".E voi tutti sapete come la vita di G.C. fu una continua obbedienza: "fatto obbediente fino alla morte!".Seguiamo adunque G.C. e saremo gloriosi!

Oh, se sapeste il merito dell’obbedienza! S.Ignazio, fondatore della celebre Compagnia di Gesù, avea una tale stima dell’obbedienza che, essendo esso superiore e non avendo frequenti motivi di ubbidire, talvolta ponevasi in cucina a servire il cuoco ed a lui ordinava che lo comandasse ed egli ubbidiva puntualmente.

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Santa Teresa parla dell’ubbidienza con tali sentimenti che sembran quasi troppo spinti, ma sono giustissimi.

E tanta era l’ubbidienza dell’apostolo delle Indie Francesco Zaverio che, per ubbidienza, ad un solo cenno di S.Ignazio, suo superiore, avrebbe prontamente lasciata la Missione delle Indie e sarebbe tornato in Italia, se la lettera che gli spediva S.Ignazio non l’avesse trovato già morto.

Ma, che più? La rovina dell’uomo ebbe origine dalla disubbidienza, e la sua salvezza, cioè dell’Incarnazione del Verbo, si compì appunto nel compiere un atto di ubbidienza, qual fu quello di Maria V. e nostra Madre, allorché disse all’angelo che l’annunziava: "Ecce ancilla, etc.".

O fratelli, raccomandiamoci a Maria, che non ebbe mai volontà propria: ovvero l’ebbe sempre, perché fu una sola con quella di Dio. Raccomandiamoci dico, perché preghi per noi e ci ottenga fortezza a gettare a terra e calpestare e conquidere l’idolo vano del nostro volere. Se noi adoriamo quest’idolo adoriamo in esso il demonio che non potrà che inviarci alla perdizione! "Magna gloria est sequi Dominum!".

Seguiamo dunque G.C., seguiamo Maria, che vi vanno innanzi, spiegando il glorioso vessillo dell’obbedienza!

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DELL’UBBIDIENZA

(1)

Parabola del servitore che non vuol fare quel che vuole il padrone, sebbene lavori di più.Un giovine sacerdote morto pochi anni or sono, in qual modo avea il voto di ubbidienza.Una donna nobile e ricca di Alessandria mantiene e serve una vecchia assai indiscreta.

L’Abate Pumone comanda all’Abate Giuseppe ogni mattina di mangiare dei fichi poi glielo comanda un venerdì.Un santo antico vide 4 ordini di giusti nel cielo. Il 4, superiore a tutti, era di quelli che vivevano sotto obbedienza.

2 Necessità dell’obbedienza.Gerarchia Ecclesiastica.Firmamento - esercito - suore - api.Così nella famiglia, così nella nostra perfezione. Come vedete, quanto più si ubbidisce rassegnati, si fa proprio a lor modo.Gesuiti insigni nell’ubbidienza.

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Pronti ad andare in qualunque luogo. G.C. per 30 anni in un’officina.Chi teme l’ubbidienza è segno che non è perfetto.

Rabaudo usava delicatezza nel cibo. Vede S.Pietro e Onorato, monaco fondatore di quella casa che davano sul piatto de’ frati tal cosa che facea loro graditi i cibi.

Cesario racconta di un monaco cistercense più d’abito che di fatto, che era medico.Vide in una festa della Madonna, la Vergine dare ai frati un tal liquore e a lui no.L’anno dopo, che si era emendato, anche egli lo assaggiò: era lo spirito della devozione.

Capitolo delle Stuoie di S.Francesco: 5 mila frati. Si trovarono 500 pezzi di strumenti di penitenza.Capitolo dei 18 mila demoni, in uno Ospedale tra la Porziuncola ad Assisi. Si conchiude di lasciar dormire S.Francesco e poi introdurre nei frati, vecchi onorati, nobili, delicati, giovani senza zelo di perfezione, uomini di lettere arroganti, per stimolarli all’amor proprio...

(2) Ubbidienza

Non v’ha sacrificio più grande che quello della propria volontà. "Abnegare quod habes" "Abnegare quod est...".C’è superbia talvolta nel rinunziare alle cose del mondo: Cratete, Filone, Diogene!Rinnegare la propria volontà "Melior est oboedentia quam victimae".Disobbedienza di Saule, causa della sua rovina etc. Disobbedienza di giovanetti causa di rovina etc.

2. A chi si deve: Chiesa, Papa, etc."Christus factus est oboediens usque ad mortem".Obbedienza d’Isacco. "Voi altri che m’avete seguitato, riceverete...".Chi fa penitenza, digiuni, etc., gli dà parte di sé. Chi ubbidisce gli dà tutto.Ubbidienza, merito del martirio; chi dona l’ubbidienza, dona il capo!E S.Francesco d’Assisi li accoglieva (i novizi) ma a patto che venissero senza capo!"Vir oboediens loquetur victorias" (Prov 21, 28).

Essi, coll’ubbidienza, soggettano agli uomini la loro volontà e rendonsi superiori ai demoni che, colla loro disubbidienza, caddero."Si avertere feceris voluntatem tuam... sustollam te super altitudinem terrae" (Isaia 58, 13-14).Rivelò Maria che Gesù C. morì con un affetto speciale alle anime obbedienti.V.padre de Leonardis per regola scrisse su d’una tavola: "ubbidienza" è lo stesso che santità.

3. Via breve per divenir santi.S.Girolamo: "E’ maggior merito prender cibo per ubbidienza, che digiunare per propria volontà".A S.Brigida disse Maria: "Chi fa penitenza ha una paga, chi tralascia per

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ubbidienza, due paghe: penitenza e ubbidienza".S.Luigi: la religione è nave a vela. Anche voi ponetevi sotto ubbidienza.Non serve a Dio (una a sé) chi vuol far bene a suo modo, cioè cerca il propio comodo. Sempre sicura l’ubbidienza.

I negozianti assicurano i loro guadagni. E voi assicurate per mezzo dell’ubbidienza. Dio volterà foglio, giunto all’obbedienza: domanderà al Superiore.S.Ignazio: nave senza vela: prudenza in chi comanda. Prudenza di chi ubbidisce: ubbidire senza prudenza.Pronta, esatta, allegra, semplice.S.Marco monaco: lettera pronta a caratteri d’oro.Gesù Cristo cresciuto, a 24 anni: G.C. aspetta il tempo.S.Colombano e S.Francesco.

"Ginepro, chi dice, non posso, non posso, dovrebbe dire: non voglio, non voglio!"S.Ignazio a giovanetto che non si siede subito...... e faceva chiamare preti che stavano per uscire per la Messa! S.Simeone stilita...

2. Esattezza, puntualmente (S.Ignazio e il Novizio).Senza interpretazioni. S.Tommaso d’Aquino in Bologna.Alcuni fanno a lor modo, dicendo che non hanno ordini in contrario.Il vero obbediente non aspetta comando assoluto dal superiore.

3. Allegrezza."Hilarem datorem diligit Deus!".S.Ignazio di Loyola dicea di essere un inganno il pensare che si osservi l’ubbidienza quando il suddito tiri il superiore a comandargli quello che desidera.Che allegrezza il dire: io do gusto a Dio! Abbracciare il certo e lasciar l’incerto! Non far conoscere dove s’inclina...S.Maria Maddalena de’ Pazzi.

4. Cieca: semplicità. Obbedire assoggettando il giudizio proprio a quello dei superiori. L’Apostolo: (Ef 6, 5) "Oboedite in simplicitate cordis vestri" (Cant. 1, 7) "Si ignorans te, o pulcherrima inter mulieres, egredere et abi post vestigia gregum!".

"Se non sai quanto puoi farti a me cara col tuo operare..." etc. Non domandano il perché le pecore al pastore.

P.Pavone Gesuita "L’obbedienza deve andare con ambi le gambe ‘ volontà e intelletto!

S. Maria Maddalena de’ Pazzi: "Perfetta obbedienza richiede anima senza volontà e volontà senza giudizio".S.Bernardo: "Perfecta oboedentia est indiscreta".Il cavallo perché si fa andar su e giù? "Novitium prudentem in Congregatione ducere impossibile est".S.Ignazio licenzia i disobbedienti.

Facea chiamare i sacerdoti pronti a Messa e poi li rimandava. Ad un sacerdote indiscreto nell’insistere per un’opera buona, impose alquanta disciplina.Ubbidienza di S.Francesco Zaverio: "Sibi solum credere pessimum est".

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Cassiano: "Impossobile est qui suo proprio fidit judicio, diaboli illusione non decipi".Abate Nestorone entrando in convento, disse: "Ego et asinus unum sumus".Un giovane va da un frate per farsi frate, e questi gli comanda di battere una statua e gli domanda se si è lamentata. Così esso dovea essere!

Un padre comanda ad un altro di mangiare fichi in venerdì che digiunavano!Capitolo delle stuoie di S.Francesco e Capitoli dei Demoni in un ospitale tra la Porziuncola ad Assisi.

(3) Dell’obbedienza

I Gesuiti insigni.Quanto più si ubbidisce rallegrati, si fa a lor modo. G.C. 30 anni in officina.Non domandare il perché.

1 GradoNon solo esterna, ma conformare la volontà a quella del superiore.Non come quella del cavallo che andava indietro perché lo tiravano i buoi.Più: conformare il giudizio, sì che paia a noi quel che pare al superiore.Incomincia.S.Basilio "Dobbiam fare con quella diligenza con la quale uno, che ami la propria vita, pensa a fare il necessario per conservarla".

Il vero obbediente non sa che sia dilazione né conosce domani o post domani.Tese le orecchie, pronto il piede, spedite le mani. Sì pronti al segno della campanella e voce del Superiore, come Cristo ci chiamasse (S.Luigi).I S.Re Magi "Eamus".Cosa racconta Cassiano de’ monaci antichi, loro prontezza.Un monaco trova d’oro finita la mezza lettera lasciata.Il Bambino aspetta un monaco che l’aveva lasciato per l’ubbidienza.Un altro trova Gesù cresciuto, segno della Grazia divina in lui cresciuta.

(4) Ubbidienza pronta

1 GradoIndovinare la volontà del Superiore.Quanto caro il servitore che intuisce a mezza bocca: "Acceptus est regi minister intelligens".

Esempio di chi corre, senza saper dove, perché non avea finito di comandarlo il padrone!Iddio volea mandare a Gerusalemme a predicare: "Quem mittam et quis ibit nobis?"."Ecce ego, mitte me" (Is. 6, 8).Samuele. Come sa seguitare giovane."Ecce ego, vocasti enim me!".Eli: "non vocavi te, fili mi! Revertere et dormi". 3 volte; la 4a Dio gli parla.

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Abramo sorge nella notte. Non conduce servitori, perché nessuno gli potesse impedire di ubbidire!

2 GradoConformare la volontà.S.G. Climaco: "Oboedentia est sepulcrum peragere voluntatis et exercitatio humilitatis!". Disposti, sebbene in cose difficili ed alla eventualità ripugnanti.Alcuni temono quando fan le cose volentieri e godono quando fan cose a cui ripugnano."Domine, quid me vis facere?"Questo è segno di vera conversione!Esempio: se si ribellassero le membra del corpo.Quanti sono come il cieco a cui domanda il Signore: "Quid tibi vis faciam?" e non come il nuovo Apostolo!

(5) Dell’obbedienza

"Melior est oboedentia, quam victimae, et auscultare magis quam offere adipem arietum" (1 Sam)

In occasione della strage non compiuta degli Amaleciti, vuol forse Dio olocausti e sacrifici e non piuttosto che si obbedisca a’ suoi comandamenti?Dio comanda ad Adamo obbedienza per dimostrare il valore di questa virtù e il male della disobbedienza.Il male non fu cagionato dal frutto dell’albero, perché "Vidit Deus cuncta, quae fecerat, et erant valde bona!".La cagione fu la disobbedienza.

Dal che si viene a scoprire la colpa di chi, per essere cosa leggera, si fa animo a disobbedire. Il peccato non istà nella cosa, ma nella disobbedienza e questa interviene anche nella cosa leggera!S.Felice Cappuccino, essendogli approntato alcun ché di mangiare ed anche pesce ed impostogli che mangiasse tutto, mangiava anche le resche ed andava tutto a sangue.

Iddio volle che l’obbedienza fosse mezzo per riconoscere la padronanza sua e per incontrare il suo gradimento! O quanto piace a Dio l’obbediente! Una ragione per cui si fece uomo fu per insegnarci l’obbedienza: "erat oboediens usque ad mortem".S.Tommaso: voto dell’Ubbidienza: primo voto del Religioso.S.Ignazio si metteva in cucina per ubbidire.

S.Teresa facea andare a letto le monache sane come ammalate per farle ubbidire.Quanto piace chi è senza volontà.Obbedienza scorciatoia per fare, in poco tempo, gran profitto.

Esempio e parabola del servitore che fa molto più ma al contrario di quel che il padrone gli ha comandato.

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Abate Nesterone: "Ego et asinus unum sumus" tutto ciò che gli si carica, porta senza dire perché, né a che fine: è troppo... è poco!Un monaco antico ad un giovane che volea essergli compagno, comanda che ingiuri e frusti una statua. Significato!S.Geltrude: Dio lasciava l’abbadessa di aspra natura, per sua umiliazione e merito delle monache!

N.B. Sembra che alcune di queste meditazioni sull’obbedienza siano rivolte particolarmente a persone consacrate.

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LA CASTITA’ E VERGINITA’

Intendo oggi adoperarmi perché, con l’aiuto di Dio, possa con le mie parole, ingenerare in tutti voi l’amore e l’abbracciamento della virtù della castità a norma dello stato di ognuno, e in tutti la stima e venerazione della S.Verginità, e, in chi vi è chiamato da Dio, lena per farla sua.Vorrei avere sentimenti e parole di vangelo per parlare di quella virtù che ci assomiglia agli angeli.

Ma prima, poiché veggo che molte aspirano allo stato matrimoniale, affinché non credano che là non siavi la croce, le avverto che anche là vi sono! (E qui enumerare alcune croci: esempio del sacro bronzo!).Ma di questo basta. Ora entriamo nel nostro argomento.Vergine Maria, Angelo Custode, aiutatemi!

Val più una verginella che tutte le regine spose col loro oro. Non vi è pregio che sia il condegno di un’anima continente e casta."Omnis ponderatio non est digna continentis animae". La sua memoria sarà immortale, e sarà sempre famosa presso Dio e presso gli uomini."Immortalis est memoria illius, quoniam apud Deum nota est apud homines!".Che vi dirò di questa virtù?... "Vi dirò che ci assomiglia agli angeli e che ci fa angeli" (S.Ambrogio: "Castitas angelos facit: qui eam servaverit angelus est"."E coelo accersivit, quod imitatur in terris".

Ora, che vi dirò di virtù sì sublime? Vi dirò che è il giglio delle virtù.Niente è bello se non per la purezza, e la purezza degli uomini è la castità.Cercherò di rendervela cara, facendovi conoscere come posso, quanto sia stimata dagli uomini e quanto sia stimata da Dio.

1 Ma prima lasciate che io vi dica, a felice vostra prevenzione, come non v’ha proprio luogo in cui non si conosca il pregio di questa virtù, mentre perfin dal demonio ella è stimata.

Sì, il demonio superbo che, ingannando gli uomini sordi alla voce di Dio

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cerca ovunque d’essere onorato, in una città delle Indie occidentali, chiamata Cusco, non credette d’esser meglio onorato che facendosi, in un tempio, servire da vergini, ma con legge sì fiera che, errando una, fe’ mettere a morte di fuoco non solo essa col complice, ma la famiglia, il parentado suo, e perfino il suo paese e provincia!Vedete in qual pregio l’abbia il demonio stesso.

Vedi molto bell’esempio nel Rodriguez, tomo 8, p. 153:"Manneo, figlio d’un sacerdote degli idoli, racconta: una volta che suo padre offriva sacrifici agli idoli, entrò nascostamente dietro di lui e vide satanasso seduto in alto seggio e intorno a lui l’infernale canaglia. Venivano i demoni a render conto del loro operare.Il I l’adorò, e Satanasso: "D’onde vieni tu?" "Sono stato nella tal provincia ove ho cagionato molte guerre e dissensioni e grande spargimento di sangue". E satanasso: "In quanto tempo?" "In 30 giorni" fu sferzato.

2 "In mare tempeste... annegati molti in 20 giorni... frustrato".3 "In tal città facean nozze. Posi i cittadini in rissa, morì lo sposo. In 10 giorni".4 "Dall’eremo: ho fatto cadere un monaco in 40 anni".Satanasso si levò, lo baciò, e toltasi la corona gliela pose in testa, lo fe’ sedere in una sedia accanto a sé, dicendo: "Tu hai fatto una grande prodezza".Quel figlio conobbe da ciò quanto sia cosa grande l’esser monaco e si convertì.S.Donnina colle figlie vergini: Berenice e Prosdema. Le gettano nel fiume.Lo Sposo G.C. si prende cura della loro modestia anche dopo morte (Orsi 4, p. 240).

Che, se è così pensate come debba essere onorato dagli amici di Dio in terra.Ma che dissi io? anche dai non cristiani fu stimata in sommo grado questa virtù.I romani imperatori nel giorno stesso del loro trionfo, incontrando una vergine vestale, le cedeano il lato più degno.

Se un reo, condotto alla morte, incontrava per la strada una vergine vestale gli era condonata la vita e lasciato libero.Tanto era il pregio di questa gemma prima che Cristo ne scoprisse il pregio. Ora poi che sarà?

S.Ignazio Martire che bevve dagli apostoli stessi il latte della vera dottrina, ad Erone scrive: "Virgines serva ut praetiosa Christi monilia" (Spiegare cosa siano i monili).E in altra lettera: "Eas quae in virginitate degunt, in praetio habeto, velut Christi Sacerdotes!".

Altri dottori sacri: "Le vergini, il più bel drappello della greggia di Cristo" (S.Cipriano) (far conoscere come il pastore ha il drappello prediletto!).S.Gregorio Nisseno: "Che esse posseggono un bene proprio della natura divina".S.Giovanni Grisostomo: "Angeli della terra!". S.Ambrogio le paragona agli "Angeli del Cielo". S.Bernardo quasi le antepone agli angeli stessi e francamente afferma: "Gli Angeli più felici, le vergini più ammirabili, come è ammirabile la neve che si conserva bianca sulla terra che quando è sulle nubi".Non è meraviglioso se tanta stima ne ebbero ed hanno gli uomini.

Costantino Magno non parea che facesse loro solo riverenza, parea che le

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adorasse. S.Elena volle servire a mensa le vergini. Che non fecero gli uomini per conservare sì bel pregio?... un giovane legato in letto, si taglia la lingua e la sputa in faccia all’infame meretrice che lo tentava.

Una giovane si cava gli occhi e li manda ad un suo persecutore insidioso. Un’altra si taglia il naso e le labbra che le sono poi restituite dalla Madonna.L’elefante, per salvare la vita, getta il bianco avorio ai cacciatori. I vergini per salvare il bianco della verginità, diedero la vita ai cacciatori!S.Eufrasia, data in mano a un soldataccio, si volse ad una invenzione postale in mente dallo Spirito Santo.Conta d’un sugo segretissimo per rendere le membra, unte con esso, come d’acciaio.Egli dice di sperimentare con se stessa.

Così fa ed il soldato cala il fendente e deluso le spicca il capo. Essa si serba vergine.Il casto Giuseppe.Il fatto delle due sorelle: Torba vergine e l’altra vedova continente.Tentata Torba dal prefetto e da due giudici. Offertale la libertà.Condannate quali cristiane.Segate per mezzo perché diceano che la regina, ammalata, passando per mezzo alle loro membra, sarebbe guarita.

Torba: tentata mentre conduceasi alla morte, grida al prefetto tentatore: "O impura e sfacciata bestia, fino a quando proseguirai a tentarmi? Mi è più cara della vita la morte con valore, sostenuta per la pietà, come più grave della morte mi sarebbe la vita che fosse prezzo e mercede dell’empietà".Un nobile giapponese muore per la purità.S.Benedetto si ravvolge tra le spine!S.Macario co’ pie’ scalzi su un rovaio.Martiniano co’ pie’ ignudi sulle bragie accese.

2 La castità stimata da Dio.L’Agnello immacolato "pascitur inter lilia".Le vergini "sequuntur Agnum quocumque ierit".

Comandò già Dio nell’Esodo a venticinque che se gli apprestasse una mensa preziosa, e sopra la mensa una corona, e sopra la corona, un’altra corona simile, ma minore; volendo con ciò significare che in paradiso volea egli rimeritare alcune virtù più segnalate, non solo con quella gloria che a tutte l’altre egli darà per corona, ma anche con una gloria particolare, che sia quasi corona della corona.

E di queste virtù, una è la verginità. Che però i vergini in cielo; oltre al premio che godranno comune a tutti i beati, ne godranno un altro lor proprio, per cui si distingueranno da tutti gli altri, che i santi chiamano aureola, come aureola si chiamava ancor ella questa corona che stava già sovrapposta all’altra corona: "Et super illam alteram coronam aureolam!".Volle (Gesù) che la sua SS.Madre fosse la prima maestra ai cristiani di questa virtù.

Ora all’annuncio dell’angelo: "Turbata est" perché? Non per la presenza era usa "in sermone, non praesentia" per "gratia plena Dominus tecum?".

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No, questo bramava!"In mulieribus" perché secondo il linguaggio della Scrittura, donne son chiamate le non vergini.Si turbò temendo che la benedizione del Frutto avesse a pregiudicare alla benedizione del fiore.

Immaginatevi le anime del limbo, i giusti della terra, gli angeli di Dio che aspettano il consenso!Li fa aspettare! Prende informazioni e poi spedisce l’affare ma secondo il patto: "Fiat mihi secundum Verbum tuum".Gesù non volle esser accusato di disonestà. "Sinite parvulos ad me venire!" perché casti, e gli occhi di Gesù vedevano in essi la purità degli angeli."Prae ceteris discipulis diligebat Jesus Johannem quia praerogativa castitatis praeditus erat". Lo chiamò tra i primi all’apostolato, fu testimonio dei più sublimi miracoli.

Confidenza: dormì sul suo petto. S.Pietro dice a Giovanni di domandare a Gesù una cosa. Penetra dentro i chiusi arcani della divinità.Adopera d’ordinario i casti per fare del bene.Con quali prodigi Dio difese la purità dei suoi servi, e con quali invenzioni!

Teodora, condannata al postribolo dal prefetto Augustale Eustrazio, teme e fugge per la strada ove è entrato un soldato. Ma la chiama e conosce che è Didimo, suo fratello. Essa si salva.

S.Agnese: impudico che la guarda è castigato. E la S.vergine canta.S.Lucia: diviene prodigiosamente immobile: Dio non vuole che il corpo morto delle sue vergini sia fatto ludibrio delle genti.S.Eulalia, aveva 12 anni, era spagnola, desiderava il martirio.

I genitori la teneano guardata in campagna. Una notte fugge, si presenta al prefetto, poi cerca di persuaderla colle buone a prendere qualche grano d’incenso e porlo sul braciere. Ella sputa in faccia al tiranno e rovescia idoli ed apparati. E’ presa, snudata e straziata da uncini di ferro e poi colle fiaccole.Il fuoco s’appiglia alle chiome e la soffoca. I carnefici veggono uscire il suo spirito in forma di candidissima colomba. Fuggono. Resta il corpo ignudo scende densa neve che lo copre ed è raccolta dai fedeli.

Gloria che prepara Gesù ai vergini. Alla gran serva di Dio Lucrezia Orsini. Dio fe’ vedere il luogo preparato in cielo ai vergini ed esclamò la serva di Dio: "Oh, quanto sono care a Dio ed a Maria le vergini!".

S.Maria Dolorosa, martire della verginità (Vedi Cesari: Fiori di Storia Ecclesiastica).

N.B. Questa meditazione sulla castità fa parte di una serie di istruzioni (la sesta) tenute con ogni probabilità a delle giovani, o dell’oratorio o di qualche parrocchia.

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CASTITA’ E MEZZI PER CONSERVARLA

"Haec est voluntas Dei: sanctificatio vestra ut abstineat vos a fornicatione" S.Paolo chiama la castità: santità.G.C.: "In resurrectione neque nubent, neque nubentur sed erunt sicut Angeli Dei in coelo".

Dopo la Resurrezione, in quella vita felice e beata del cielo, non vi saranno né sposalizi né nozze, ma tutti saranno come angeli di Dio.S.Ambrogio: "Castitas Angelos facit, qui eam servavit angelus est; qui perdidit diabolus".

Narra il Baronio che, morta Georgia, verginella sacra, gran quantità di colombe le volarono d’intorno e, portata in Chiesa, si portarono sul tetto, in quella parte che corrispondeva al suo corpo morto.Furon da tutti considerati angeli che facean corteggio a quel corpo verginale.Io vi dirò in breve l’alto valore di un’anima casta e poi vi dirò quali siano i mezzi per conservare la castità.

1 Uno che si conserva casto di anima, di mente e di corpo, sposa l’anima sua a G.C.L’Apostolo (II Cor 11, 2) "Despondi vos uni viro, virginem castam exibere Christo".S.Gregorio Nazianzeno: "Castaque verginitas decoratur conjuge Christo"."Sponsabo te mihi in fide" (Osea 2, 2a). E perciò segue l’agnello: "Sequentur Agnum quocumque ierit" (ap 14, 4).

S.Antonio di Padova: "Omnes animae sponsae sunt Christi: specialius tamen virgines" (Sermo De Virginibus).Chi è questo Sposo? Domandate alla Sposa: "Qualis est dilectus tuus ex dilecto, o pulcherima mulierum?" (Cantico 5, 9)."Dilectus meus candidus et rubicundus, electus ex millibus!".

E’ sì amabile, che dice S.Eustachio: "Illo nihil gloriosius, mihi pulchrius, nihil magnificentius". Perciò la B.Chiara da Montefalcone diceva di tener così cara la sua verginità che, prima di perderla, si sarebbe contentata di patire le pene dell’inferno per tutta la sua vita.S.Agnese: "Sponsum offertis? Meliorem reperi!".S.Domitilla nipote dell’imperatore Domiziano non volle rinunziare alle nozze di G.C. pel conte Aureliano e fu bruciata viva."Virgo cogitat quae Domini sunt, ut sit sancta corpore et spiritu!".

2 Quanto son cari a G.C. (i vergini).Gesù volle nascere da una Vergine, amore a S.Giovanni Evangelista perché vergine: "Gli dorme sul petto".

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Abbraccia e benedice i fanciulli.S.Girolamo dice: "Solus virgo virginem agnoscit et dixit Petro: Dominus est" (Jo 21,7).

Gesù a lui (Giovanni) raccomandò sua Madre: "Matrem virginem virgini commendavit!".Cantico (1, 16) "Pascitur inter lilia".

Ven. Beda asserì che il canto delle vergini sante piace più al divino Agnello che il canto di tutti gli altri santi. "Cantus a virginibus modulati suaviorem Agno harmoniam efficiunt quam si omnes alii sancti canere contenderent".G.C. adoperò d’ordinario i vergini per operare grandi cose."Non est digna ponderatio continentis animae" (Eccl 6, 15).S.Cipriano: "Virginitas est regina virtutum, possessio omnium bonorum!".S.Efrem: "Hanc si amaveris, in Domino, in omnibus prosperaberis".Se non l’avete, almeno amatela e procurate di avere la purità.

E’ vero che dice S.Bernardino da Siena: "Virginitas preparat animam ad videndum in praesenti Jesum sponsum per fidem, et in futuro per gloriam".Ma son persuaso che anche la purità giovi a vedere G.C. "in praesenti" è certo poi che ci rende degni di goderlo in futuro.Come giovò e salvò i penitenti.Ma, che dovete fare per conservarla?Ecco i mezzi.

3 L’orazione: di due sorta di orazione vocale e orazione mentale: l’una e l’altra.

1. La vocale. Appena sorge la tentazione batterla con il ricorso a Gesù e a Maria.L’ha promesso il Signore, è di fede che ci aiuterà.La Ven. suor Cecilia Castelli, dicea: "Senza preghiera non si conserva la purità".Salomone: "Et ut scivi quoniam aliter non possem esse continens, nisi Deus det, adii Dominum" (Sap 8, 21) "et deprecatus sum illum".Ecco, ringraziare Dio che siete puri e pregarlo che vi salvi! Manifestargli i nostri bisogni.

2. Se vi sentirete trarre a Dio, voglia di starvene con Lui, parlargli col cuore, ascoltando quel che vi dice, meditandolo nei suoi Misteri e massime eterne, troncate l’orazione vocale e fatelo.

Ecco la meditazione. Nella meditazione s’accende il fuoco dell’Amor di Dio."In meditatione mea exardescet ignis" (Salmo 38, 4).I santi tutti fecero uso della meditazione. Acceso il fuoco dell’Amor di Dio, bisogna che si spenga quello dell’impurità.Non vi ha un giovane che non faccia meditazione, non dovrà che cambiar soggetto, non metodo.

Una nobile donzella francese dai 17 ai 18 anni confessa d’aver meditato sul modo di acconciare i capelli, aggiustarsi gli abiti, inventar mode e tener dietro alle già trovate: infine a mille inezie.Cambiò soggetto e meditò Dio. V’accorgerete che non siete nati per piacere al mondo, ma è più alto il fine vostro.

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3. Scelta di un buon Confessore.L’amico fedele, dice la Scrittura è una protezione forte; chi l’ha trovato ha trovato un tesoro.

L’amico fedele è una medicina di vita e di immortalità; quei che temono Dio, lo ritrovano: gli umili.

Frequenza della SS.ma Comunione un consiglio. Una nobile donzella francese, parlando di quelle giovani che non vogliono sentirsi parlare di matrimonio e stanno 6 mesi o un anno senza sacramenti, dice: "Se fosse articolo di fede il credere che esse vivano pure affatto e che il loro cuore sia perfettamente casto, temerei a buon partito, di diventare eretica!".Uno dei nostri missionari bene opponevasi chiamandole "genti del diavolo".- Visitare G.C. "Sequentur Agnum quocumque ierit".- Divozione a Maria Vergine, Regina Virginum.

4. Mortificazione. S.Girolamo ci assicura che non è se non con l’austerità dei digiuni e delle vigilie che devonsi respingere gli strali roventi che il nemico ci scaglia contro.Mortificazione della gola: vino.Occhi, curiosità.La mortificazione infine è ingegnosa a trovar ovunque opportunità di fare sacrifici, non per voler comparir belli.

Come un anello sul naso d’una troia (maiala) è la bellezza sul volto d’una donna stolta. "Circulus aurens in naribus suis, mulier pulchra et fatua" (Prov 11, 22).Una parola sulle penitenze corporali.Quando la tentazione viene dal demonio, dissiparsi! (Vedi per esempio: Rodriguez, tomo 8, p. 128).

5. Fuga dalle occasioni. 1) I compagni cattivi. Scelta dei compagni buoni.

Son più pericolosi i compagni cattivi che le persone di sesso diverso. 2) Non addimmesticarsi con persone di sesso diverso. 3) Non leggere romanzi. Il minor male è la perdita di tempo in queste letture.

Ne viene il disgusto per le cose di Dio, la corruzione del cuore.Leggiamo i libri buoni.

4) Fuggire i balli. La festa di ballo è eziandio per molte la tomba del pudore, il teatro d’ogni mondana vanità, il trionfo delle passioni e un complesso d’ogni sorta di tentazione.

5) Amore al lavoro. 6) Umiltà.

Memorie

Castitas angelos facitDoti degli angeli: 1 sono vicini a Dio

2 sono ministri di Dio3 fortezza4conoscono e penetrano gli arcani di Dio

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1 I casti sono vicinissimi a Dio, quanto son cari! S.Giovanni dorme sul petto di Gesù. Elia rapito con Dio.

2 I casti li adopera Dio. - Elia predisse le cose concernenti il Redentore. E’ vivo e verrà a

preparare il mondo all’ultima venuta. - S.Giovanni Battista prepara la via a G.C. - I santi Apostoli - Il Verbo prende carne da Maria Vergine.

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LA VERGINITA’

"Pascitur inter lilia".Cara a Dio: "Erunt sicut Angeli Dei in Coelo". Colombe attorno al corpo di una vergine. Trova lo Sposo in Cielo. "Exeriunt obvia Sponso". "Sequentur agnum quocumque ierit".

Maritate e le loro croci

Vergini attendono a dar gusto a Gesù. Chi non vuol essere vergine, quante cure per piacere ad un uomo!La vergine non ha a che piacere a Gesù ed è sciolta da tanti timori!

Verginita’

Stimata in terra, stimata in Cielo e nel medesimo inferno.In terra: Romani vergini Vestali.Dopo Gesù, S.Ignazio martire "Virgines serva ut praetiosa Christi monilia".Altro: "In praetio habet velut Christi sacerdotes".Il più bel drappello della greggia di Cristo, bene proprio della natura stessa di Dio.Angeli della terra, Angeli del Cielo.S.Bernardo le antepone agli Angeli, Angeli più felici, vergini più ammirabili.Costantino parea le adorasse. S.Elena serviva le vergini.G. ..... legata in letto, si taglia la lingua. Eufrosia inganna il carnefice.Vergini seguono l’Agnello. "Primitiae Deo et Agno"."Omnis ponderatio non est digna continentis animae".Val più la verginella che tutte le regine spose col loro oro.

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Maria vuol essere Vergine, turbata...Il demonio in Cusco, città delle Indie Occidentali, si facea servire da vergini.Teodora. Prefetto Augustolo Eustazio. Didimo.S.Agnese. Impudico che la guarda, castigato.S.Eulalia: 12 anni martirizzata.S.Lucia.Nobile Giapponese muore per la purità.Buon esempio. S.Francesco d’Assisi fa predicare col buon esempio ad un frate.Giuseppe.Dio adopera i casti per far gran bene.

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CASTITA’

1. E questa sera, a quale virtù mi vorrebbe esortare? (Alla castità).2. Quanto sento volentieri parlarmi di questa virtù. Ne sentivo parlare, negli

anni felici della mia infanzia, come una virtù bianca come la neve, raffigurata nel giglio. Ma dacché andai per il mondo... ahimé, non ho trovato chi ne parlasse!...Adunque mi dica in che consiste, e nettamente... Me felice, se saprò invaghirmi di questa sì nobile virtù.

3. Ho capito! Mi par proprio una virtù celeste! (Sì, certamente. "E coelo accessivit, quod imitaretur in terris").

4. Peccato che non l’abbiano conosciuta e stimata i gentili!Anche dai gentili fu stimata (vestali). Essi però non guardavano questa virtù che nella sua materialità, per così dire!

5. Gesù Cristo (ne) ha parlato di questa virtù?(Sì, certamente e colle parole e coll’esempio)(Agnello Immacolato "pascitur inter lilia").

6. Se la stimarono i gentili, credo che l’avranno molto più stimata i cristiani, dopo le parole e gli esempi di Gesù C.!(E come! S.Ignazio Martire: "Virgines serva ut praetiosa Chritsti monilia!" E vi sono i martiri della verginità).

7. Dunque i casti sono cari a G.C.?8. E’ vero, come ho sentito dire, che S.Giovanni Evangelista fu caro a G.C. per

la sua verginità e castità?...9. Oh, quanto è bella, lieta, splendente questa virtù e... si perde facilmente?10. Che sventura perdere questa virtù! Eppure quanto non è curata dal mondo!

e si perde per le più vili cose!

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Mezzi per conservarla

11. Ora, già che è tanto compiacente, mi dica quali sieno i mezzi più opportuni per conservarla (fuga delle occasioni!).12. Di queste ho già sentito parlare, come dobbiamo assolutamente fuggire le

occasioni prossime. Lo so, che il solo mettersi nelle occasioni prossime, è peccato mortale.(Non dico delle occasioni prossime, perché la cosa è troppo chiara. Se volete essere e conservarvi casta, schivate certe circostanze che occorrono nella vita, se non sono occasioni prossime, potranno diventarlo a poco a poco. Fuggite).

13. Ho capito bene adesso! Anche i lunghi discorsi spirituali, anche le lezioni divote, anche i bei regalini di immagini sacre che proprio infiammano la divozione... sono tutte cose pericolose!Ma certe letterine spirituali con quella giovinetta così divota non servono forse a conservare la castità?(E’ strada pericolosa! Parlate invece con Dio nell’orazione!)

14. E l’orazione adunque me la proporrebbe per altro mezzo per conservarsi in castità?(Sì, orazione e sacramenti).

15. Avrebbe ancora altri mezzi?(Mortificazione dei sensi, e, se abbisogna anche mortificazione della carne, ossia penitenza virtù, ma di questo ho divisato di parlarvi di proposito altra volta).

N.B. Si tratta di una predicazione stile "dialogo" ( cfr vol. III doc. 252).

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PENITENZA - VIRTU’

Vi voglio parlare di una virtù contro la quale parmi siasi scatenato non solo l’inferno, per mezzo massime degli eretici Protestanti, ma tutti gli uomini, anche quelli che sembrano giudiziosi, mettendo in campo e ragione e filantropia e coscienza trovando poi questi tali un potente commilitone nell’amor proprio, sembra l’abbiano confinata tra le claustrali e nei frati, mentre essere virtù generalissima, e d’ognuno e d’ogni tempo.Voglio dire la virtù della Penitenza!

Non fate le meraviglie, o fratelli, no, ed io vi farò conoscere come la Penitenza è virtù comandata da Dio, e colle parole e coll’esempio, come è secondo lo spirito della Chiesa, come non è nociva alla sanità e, dopo avervi

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dimostrato come lo spirito del giorno d’oggi è spirito di mollezza, vi dirò che bisogna far penitenza e questo:1. per sfuggire il pericolo di diventar bruti2. per non strangolare l’anima e lasciarla operare3. per offrire a Dio sacrificio di noi stessi come sacerdoti nel piccolo mondo

dell’uomo e imitare Gesù C. traendone immensi vantaggi.

1 Gli Eretici e massime Protestanti, voi ben sapete come hanno bandito la penitenza. Hanno bandito la Penitenza sacramento, e poi la penitenza virtù, la verginità ecc. Dico io, pazienza.Il loro capo era un frate sfrattato che ha preso donna e facea guerra a Cristo nella sua Chiesa, era aiutato del Demonio, e facea l’ufficio suo.E così dite dei Turchi, con Maometto a capo ecc.E questi pazienza!

Ma quei che fan proprio nausea sono tanti uomini ritenuti per giudiziosi e, se volete, anche preti, i quali non ne voglion sapere di questa virtù e dicono che si deve mortificare l’interno, che non sono le penitenze esteriori che fan santo, che ci vuole coscienza e bisogna tener da conto la vita, che non bisogna ammazzarsi, e questo per coscienza...!Non parlo poi del mondo che, per filantropia grida la croce addosso a chi consiglia la penitenza.

Qui non mi fermo a ragioni; vi dirò solo che si può far uno e non tralasciar l’altro. Piuttosto, a troncar tutto, vi dirò una sentenza di S.Giovanni della Croce, il quale di perfezione se ne intendeva, ma superlativamente.Esso dice: "Chiunque si vedesse insegnare dottrine di remissione (moderazione) circa la mortificazione della carne, non gli si dia fede, benché la confermasse coi miracoli".

E S.Matteo: "Regnum Coelorum vim patitur". Dio ha detto: "Se non farete penitenza perirete insieme tutti!". Dio ha mandato il Profeta Giona ai Niniviti a minacciarli di rovina. Fecero penitenza e Dio si placò.

Ci ha fatto sapere che, se vogliamo seguitare Lui ci abbisogna rinnegare noi stessi e prendere la croce (Luca 9, 25)."Si quis vult post me venire, abneget semetipsum et tollat crucem suam...".Non ci fa violenza, ma ci fa sapere che, se lo vogliamo seguire, bisogna far penitenza. "Si quis vult...".S.Basilio mette la mortificazione per fondamento non solo della perfezione, ma della vita cristiana. Capite? Della vita cristiana!"Militia est vita hominis super terram", il S.Giobbe.

Dio ha detto "Convertitevi a me e fate penitenza di tutte le vostre iniquità".S.Gregorio e S.Ambrogio dicono che questa è la vera fortezza dei servi di Dio, la quale non consiste nelle forze del corpo e delle braccia, ma nella virtù dell’animo, nel vincere la carne, nel contraddire ai suoi appetiti e desideri, nello sprezzare i delitti e gusti di questa vita e nel sopportare bene i travagli e le avversità che occorrono!"Melior est patiens viro forti". Patiamo dunque poiché la penitenza comandata da Dio è secondo lo spirito della Chiesa."Quae est ista, quae ascendit per desertum sicut virgula fumi ex aromatibus myrrae et thurris?".

Chi è costei che sale per lo deserto, come una pastiglia composta di diverse

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specie aromatiche di mirra e d’incenso? Incenso orazione, mirra mortificazione, ci hanno da accompagnare nel deserto di questo mondo, e farci salire all’altezza della perfezione.

S.Agostino dice che Salomone edificò 2 altari: uno fuori dove s’uccidono gli animali che si avevano a sacrificare; l’altro nel Sancta Sanctorum ove si offriva incenso composto di diverse specie aromatiche. Così in noi, due altari: uno nel cuore, incenso dell’orazione, l’altro fuori del corpo, l’esercizio della mortificazione.G.C. dice che vi sono demoni che non si vincono se non colla preghiera e il digiuno. Per digiuno s’intende ogni penitenza.

Le penitenze ottengono grazie, disse l’Angelo a Daniello. "Ex die primo, quo posuisti cor tuum ad intelligendum ut te affligeres in conspectu Dei tui, exaudita sunt verba tua!".Il profeta Daniele aggiunse all’orazione il digiuno e la mortificazione della carne, e così impetrò la libertà del suo popolo!

2 (Vedi tutto il capo IV del Liber Judith)Noi vediamo nell’Antico Testamento gli uomini del Signore fare penitenza.

Mosè ed Elia uomini penitenti. Giuditta penitente stringea il cilicio ai suoi fianchi.Nelle solennità, si imponea al popolo la penitenza. Il re Davide penitente, si legge, in cenere e cilicio: "Et posui vestimentum meum cilicium" (Salmo 68). La S.Chiesa impone penitenza il venerdì e il sabato. Per certi peccati pubblici impone penitenze pubbliche. Penitenza nella Quaresima, nei digiuni, nelle quattro tempora.

E di tutti i Santi si legge che facea penitenza quali più, quali meno, a seconda della loro complessione, ma tutti ne faceano, e sono dalla Chiesa sublimati agli onori degli altari, e nelle lezione della loro festa, nell’Ufficio divino, molte volte se ne fa speciale memoria.Il Precursore del Capo stesso della Chiesa fu austerissimo penitente.

3a) Vi dirò che la penitenza non è nociva alla sanità. "Amare est velle bonum".

Il medico non odia il corpo dell’ammalato che maltratta e brucia, ma odia la cancrena. Chi maltratta la propria carne, non odia la carne ma i suoi vizi e la castiga per darle la sanità in patria. E’ meglio che patisca qui il corpo e goda sanità in paradiso.Chi non castiga il suo corpo e gli lascia seguire le cattive inclinazioni, vuole il suo male: l’inferno, dove avrà ogni male.2 Inferni: uno si medica e si guarisce, l’altro no, e ammala di più. Chi dei due più ama di più il proprio corpo?S.Bernardo, a chi si meravigliava delle penitenze dei suoi monaci, dicendo che odiavano i loro corpi capitalmente (a morte) rispose che essi erano quelli che veramente odiavano i loro corpi, mentre per un po’ di gusto sensuale, li obbligavano a’ tormenti eterni.G.C. "Qui enim voluerit animam suam salvam facere perdet eam, qui autem perdiderit animam suam propter me, inveniet eam" (Mt 16, 25)."In tribulatione maxima erunt, nisi poenitentiam ab operibus suis egerint" (Apoc 2, 22) (Questo s’intende del purgatorio e però dell’anima).

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b) La penitenza fa bene anche al corpo. L’uomo penitente e mortificato vedete quante coliche egli schiva, mentre i bevoni e gozzoviglioni ogni 5 giorni sono nelle coliche e queste indeboliscono.Il penitente, uso a maltrattare il corpo, non patisce nel freddo, nel caldo, nella mancanza di delicatezze, al contrario dei beni assuefatti che, ad ogni piccola traversia, sono di mala voglia. Il mortificato tien più da conto il suo corpo che i mondani che lo assoggettano, con balli e festini e crapule, a mille pene per incontrare il genio del mondo.Troviamo le vite lunghe appunto nei grandi penitenti. S.Paolo eremita... nei frati!

Fatto. 77 frati domandano al Papa che non voglia loro togliere la regola di non mangiar mai carne, neanche gravemente ammalati. Il più giovane di questa commissione avea 80 anni, ve ne erano di 95.

4 Ma ora, qual è lo spirito de’ Cristiani? Ahimè!... Spirito di debolezza, di fiacchezza.

Si cerca di schivare ogni pena, ogni incomodo. Mentre si scorge in alcuni vecchi su pei monti quella fede robusta e attaccamento alla Chiesa per cui non sanno indursi a mangiare di grasso in venerdì e sabato anche quando sono, non dirò ammalati, ma vicini a morte; quanti invece si scorgono che per nulla si fanno dispensare.

Dei digiuni non se ne parla; dell’olio a stento il venerdì santo.Ma veniamo al resto! Chi si dà un po’ di pena nel dormire? Chi è generoso nel privarsi un po’ di sonno? Si cerca il letto più soffice, l’abito più delicato, mille agiatezze nella stanza. Perfin nella stanza. Perfin nella chiesa, si sta o in piedi o seduti.

Chi mortifica la gola? D’ogni ora si mangia... e delicatezze. Si beve senza riguardo...!B.Marianna da Quito dormiva su 5 punte di sassi. S.Gerolamo Miani!...Se si parla poi di flagelli e di cilizi, si turano le orecchie. Cose del Medioevo. Si lasciano ai frati e alle monache, non si usano più.Ho paura che, ai giorni nostri, si usi stare all’inferno, e i più buoni usino a stare al purgatorio, ma... in grande!

Si usa ancora a fare i peccati e non si vuol usare a fare le penitenze. Ma se rimontiamo indietro un secolo, noi troviamo che la disciplina era usata fra quasi tutte le famiglie.

I predicatori sul pulpito faceano la disciplina, a voi pare gran cosa, ma allora facean buon effetto sì per la pubblicità, ma non meravigliava la gente perché era usa.Se andremo avanti di questo passo, ci ridurremo ad avere virtù femmine, buone a quasi nulla!

E’ nell’asprezza delle battiture che si riduce a bella forma il ferro, è a forza di battiture che l’oro si riduce al grado di ornare i templi santi e i vasi sacri.Dicono che ci vuole la mortificazione interna? Domando io: l’hanno poi questi tali?La mortificazione esterna si deve pigliare come mezzo per acquistare la mortificazione interna.Lo dicea S.Francesco Zaverio, ed è dottrina di S.Bonaventura!

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5 Intendiamola, o fratelli, questo è di fede: "Caro enim concupiscit adversus spiritum, spriritus autem adeversus carnem!" (Gal 5, 17).La carne ambisce quel che non vuole lo spirito e lo spirito ambisce quel che dispiace alla carne! Ebbene: o l’anima si mette sotto i piedi del corpo, o il corpo metterà sotto i piedi l’anima.

Se facciamo nel primo modo, diventiamo angeli, poiché è proprio degli angeli attendere e fare la volontà di Dio. Se lasciamo che il corpo faccia nel secondo modo, diventeremo bestie perché è proprio dei bruti attendere a soddisfare i sensi.Cosa fa la bestia? Si sveglia, cerca il cibo, cerca il diletto nel riposo, nel passeggio, nella bevanda e nel soddisfarsi in ogni maniera.

La bestia non è dotata di ragione, segue l’appetito e basta al suo compito che è di servire all’uomo.

Or ditemi, a che si riduce la vita di tanti immortificati cristiani? Mangiare, bevere, divertirsi e servire a tutti gli appetiti della parte inferiore perché il corpo ha posto ai piedi l’anima.Per carità, non vogliamo diventare bestie mentre siamo uomini.Storia dell’asinello che, ben pasciuto, non ubbidisce al padrone!

6 Bisogna far penitenza per non strangolare l’anima. Ci vuole altro che i prudenti del mondo a gridare che son crudeli quei che fanno penitenza. I crudeli sono i sensuali i quali si dicono caritatevoli verso il loro corpo!

"Ista caritas, talis misericordia, crudelitate plena est, quia ita corporis servitur ut anima juguletur". Si serve al corpo in modo che si strangola l’anima.E parlando lo stesso a quegli uomini carnali che deridono i servi di Dio i quali mortificano la loro carne, dice: "Simus nos crudeles non parcendo, et vos parcendo crudeliores".

Un buon solitario interrogato perché tanto affliggesse il suo corpo, rispose: "Vexo eum qui vexat me".E l’abate Mosè a chi lo riprendeva delle tante sue penitenze ed asprezze: "Quiescant passiones, quiescam ego!".Disse il Signore a S.Francesco d’Assisi: "Se desideri me, piglia le cose amare per dolci, e le dolci per amare!".

A chi dice (e questo lo dicono anche le persone che si credono di spirito) che la perfezione non consiste in affliggere il corpo ma nel mortificare la volontà, risponde il padre Pinamonte: "Neppure il frutto d’una vigna consiste nell’avere una siepe di spine, ma con tutto ciò la siepe è quella che custodisce il frutto". (Eccl 36, 27) "Ubi non est sepes diripietur possessio".Perché in tanti l’anima cessa di operare perché "Jugulata est" perché "non est sepes" non v’ha penitenza.S.Luigi Gonzaga, S.Ignazio, ecc.S.Bernardo "magis nocet domesticus hostis".S.Giuseppe Calasanzio dicea: "Non bisogna fare più conto del corpo che d’uno straccio di cucina".Veggiamo le penitenze dei Santi e vergognamoci di far nulla.

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Se ci fosse detto: "guarda che uno di casa tua che mangia e beve con te ti vuol uccidere" come ci guarderemmo da questo tale!... è il nostro corpo!E in quanto al rovinarsi la salute, si risponda da prima che ci vuole discrezione, ma se in casi di urgenza, ne venisse anche qualche nocumento alla sanità risponde S.Girolamo: "Melius est eis stomachum dolore quam mentem". E’ meglio che dolga lo stomaco che l’anima.

Vi dirò che non siamo obbligati a usar cibi squisiti, medicinali di primo rango, medicine diligentissime per conservare la sanità basta usare i mezzi comuni.Vi dirò come è merito e lode l’esporre la vita in servizio de’ prossimi anche solo del corpo, come chi serve gli appestati, non è lecito porsi fra gli appestati per incontrar la morte.Così è lecito incontrar anche la morte prima del tempo: "per accidens", non con tale intenzione, in bene dell’anima.E’ lecito mai ad affidarsi al cuore.Quanti pericoli, per l’interesse! Il mondo dice nulla!

7 Finalmente per imitare G.C. sommo sacerdote che offerse se stesso al Padre.S.Paolo: "Per patientiam curremus ad propositum nobis certamen, aspicientes in Auctorem fidei et consummatorem Jesum, qui, proposito sibi gaudio, sustinuit crucem, confusione contempta".

Le acque di mare nel deserto, erano amare, gettatovi il legno da Mosè, divennero dolci. Se è amara la penitenza, gittavi la Croce di Gesù C. e sarà dolce.Quanto ha patito: punture della paglia appena nato, persecuzione, povertà, digiuni, vita disagiata, flagelli, spine, croce... Cosa abbiam fatto noi?Circoncidiamo noi stessi spiritualmente. Gesù sparse sangue1) nella Circoncisione per mano del ministro di Dio.

Godiamo di essere circoncisi da altri a buon fine.2) Nell’Orto da sé: facciamo penitenza da noi.3) Sulla Croce, nella Passione, da altri, con cattivo fine. Soffriamo che altri ci circoncidano, con cattivo fine!

Vantaggi (delle penitenze)Ci distacchiamo dai gusti del senso. Ci fanno soddisfare in questa vita le pene de’ nostri peccati"."In tribulatione maxima erunt, nisi poenitentiam egerint" (Ap 2, 22).

S.Antonio narra d’un morto che credea (d’aver trascorso) più anni in purgatorio già passati, e l’angelo custode gli disse che era ancora caldo il corpo sul suo letto!Sollevano l’anima a Dio, e le punture ci fan memoria di Dio e ci tengono indietro dal peccare anche venialmente.

Gloria in Cielo. S.Giovanni: Beati che aveano "Palmae in manibus eorum", martiri o per i tiranni o da noi. Perciò "Non sunt condignae... ecc.". Ci caccian via le tentazioni: la carne si fa sentir meno. Infine, dobbiam vivere poco! Quanto ci consoleranno in morte le penitenze!

N.B. Il Palazzolo annota: "Vedi la seconda lezione della domenica 4a di

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Quaresima sulla penitenza - digiuno".

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PENITENZA E VIRTU’

1. Sono proprio curioso di sapere cosa vuol propormi oggi per virtù da abbracciare.Certo qualche cosa di bianco che ha a che fare colla virtù candida di ieri!(No! invece qualche cosa di rosso: Penitenza).

2. Mi pare che abbia preso errore. Lo sa anche per ragionamenti privati, che io non voglio andare frate, e di queste che ascoltano, credo non vi sarà il 3 per cento che vorranno farsi monache! La penitenza è cosa di soli frati e monache! (E’ virtù di tutti!).3. Ma, cioè di alcuni, e nel Nuovo Testamento, non nell’Antico!...(Sì, la penitenza incomincia da Adamo!).

4. Ma allora sarà nell’Antico e non nel Nuovo Testamento. La antica Chiesa era figura della nuova e forse gli antichi colla penitenza aveano adombrato l’Agnello che viene a togliere i peccati. Ma, dopo che il sacrificio c’è, non sarà spirito della Chiesa di G.C. la penitenza.(Sì è suo spirito! Digiuni, astinenze ed anche discipline!).

5. Ma, e sì che ne dicono tante contro questa virtù! Si deve mortificare l’interno che non sono le penitenze esteriori che fan santo!... che ci vuole coscienza, ...che bisogna ammazzarsi... che etc. etc.(S.Giovanni della Croce: "Chiunque si vedesse insegnare dottrina di remissione (‘far poca stima) circa la mortificazione della carne, non gli si dia fede, benché la confermasse coi miracoli")."Regnum coelorum vim patitur". "Nisi poenitentiam egeritis etc... Niniviti"."Si quis vult post Me venire... etc."!

6. Ma dunque, tutti i santi fecero penitenza?(Sì, e i Santi dell’Antico e quelli del Nuovo Testamento).

7. Ma S.Francesco di Sales mi dicono che raccomandasse di tener da conto il corpo, perché è una povera bestia consegnata alla carità dell’anima!!(Ma S.Francesco di Sales facea penitenza e la raccomandava!).

8. Ma la penitenza è nociva alla salute, dicono!("Amare est velle bonum"! Il medico non odia il corpo dell’ammalato che taglia e abbrevia, ma odia la cancrena. Chi maltratta la carne, non odia la carne, ma i suoi vizi).

9. Cosa vuol dire ragionare! Quello che era nero diviene bianco: così a momenti mi persuade che la penitenza fa bene alla salute!(Certamente!).

10. Ma cosa è dunque che adesso si grida tanto contro la penitenza?(E’ lo spirito del mondo: non si usa più fare penitenza).

11. Eppure si usa ancora a fare i peccati!(O l’anima si mette sotto i piedi il corpo, o il corpo strangolerà l’anima!)

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12. Ma, se si fa male il corpo? Non è lecito prendere il veleno!(Fare le cose con discrezione, sì, del resto è meglio che dolga un po’ il petto anziché la mente. E’ lecito affidarsi al mare e sfidare tanti pericoli per far dinari, e non sarà lecito fare assai meno per salvare l’anima?).

13. E Gesù Cristo fu forse penitente? (E come!!)14. Questa penitenza ha dei vantaggi? (Soddisfare i peccati, solleva l’anima a

Dio, aiuta a vincere le tentazioni).15. Come c’entra mo’ la penitenza con i rimedi che mi proponeva ieri sera per

conservare la castità?(Le spine serbano il giglio. La siepe conserva i frutti).

N.B. Questo "dialogo", datato 1885, fa parte della serie citata alla fine del doc. 252 vol. III.

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PENITENZA - VIRTU’

Alla penitenza di molti - seguiva anche l’ultima parte, che è la Soddisfazione: sia in ordine a Dio offeso, sia in ordine al prossimo danneggiato.In ordine a Dio tanto si tengono, quanto di bene si impongono alcune ragioni."Facite fructuus dignos paenitentiae".Questo fu il mezzo unico che insegnò S. Giovanni per fuggire l’ira divina.Eppure la maggior parte che frutti dà? Forse proporzionati al male?Dio pretende dai penitenti che compensino con opere buone le opere cattive di cui si accusano.

La remissione dei peccati nei predestinati è in qualche modo effetto della loro predestinazione indirizzata da Dio al bene dei medesimi predestinati - Diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum, anche i peccati.Dio se ordina la permissione del peccato a profitto dei medesimi penitenti, non può aver per fine solo che non pecchino più, ma che migliorino la vita con opere sante.Se no era meglio che non peccassero, di quel che siasi il puro non tornare a peccare. Quei che si pentono di cuore non devon solo capire le loro voglie (colpe) ma cercar di ricavarne.

Se non ricavano questo vantaggio, non hanno in sé questo notabile segno degli eletti.Considerate se, in questo numero, entrano quei che non solo non migliorano, ma neanche mutano!Notate quanto più vana sia la speranza di quei che, vivendo sempre male, confidano di morir bene, con una confessione nell’estremo.

Come è probabile che, non avendo più tempo da voltare in bene, i loro peccati, che furono tanti, appartengono al numero degli eletti?Converrebbe a Dio fare un miracolo della sua grazia dandola fuori di... o che essi

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facessero un miracolo di cooperazione. Ma quanto è difficile l’uno e l’altro!!

N.B. Si tratta di appunti per una predicazione tenuta il 12 maggio 1879.

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PERSEVERANZA

Durarla costantemente nel bene cominciato.

1 Alcuni si animano al sentir raccontarsi fatti guerrieri.Altri, cadono ad un solo scoppio!Il Vangelo di Gesù C. non può contarsi se non al suono di tromba guerriera, che inviti all’armi, al campo, alla battaglia."Armemur pacifice", disse S. Clemente Alessandrino, "Iuba Christi Evangelium est!".Ma in udir certe sonate di grande spirito, molti gettan l’armi e fuggono, come al ruggir de’ leoni e allo strider delle aquile.

2 Energia delle sonate: chi non è di gran cuore fugge, impallidisce. Altri dicono come quei poco fermi discepoli: "durus est hic sermo, et quis potest eum audire?".Altri si pongono all’opera e ai primi colpi abbandonano.Vediamo se l’eternità consigliera li arresta e li fa combattere!

3 Il darsi a Dio è un porsi in campo! "Quis nos separabit a charitate Christi?" non basta presentarsi al punto di battaglia, bisogna battagliare e durarla!S. Girolamo: battaglie contro di noi!Non possiamo fare come Socrate che, se la moglie lo disturbava al di sotto, saliva al solaio!Dobbiamo forse voltar le spalle a G. C. e averci registrato sulle spalle "non est aptus Regno Dei!".Eccovi consigliera l’eternità!

4 I messicani: becco di aquila, unghie di leone. L’eternità sì che da forza: "Galeam salutis". "De salute certatur" non si combatte pr bagatelle!

5 I piaceri, col timor della morte si raffreddano. Col timore dell’inferno gelano: fate così quando siete in battaglia.Usiamo questo stratagemma!Creso re di Lidi, si difende da Ciro colle fiamme!Fate paragone fra i piaceri e inferno.

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Ricordiamoci di Maria!

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LA PERSEVERANZA

Nam et qui certat in agone non coronatur, nisi legitime certaverit (Ad Tim II, 2, 5).

O miei fratelli carissimi, vedete come è già passato anche questo mese di Maria, è proprio vero che il tempo è breve, la vita dell’uomo è niente più che un dì, anzi un’ora. Ma io voglio sapere da voi una verità, e ditela questa verità a maggior gloria di Maria, giacché dalla vostra risposta appunto, io vo trarre argomento di parlarvi di Maria in questo dì, giorno della chiusa del bel mese consacrato alla Vergine.

Il più contento fra voi è forse quello che, dopo aver cominciato con fervore e con lena questa divota pratica, l’abbandonò poscia in sul principio o nel bel mezzo, o anche nel fine? No, certamente risponderò io per voi, ma anzi i più contenti, allegri e come inebriati di una celeste gioia, saran quelli che costantemente proseguirono sin alla fine nella bella divozione.

Or bene la perseveranza nella divozione a Maria, perché possiate essere coronati nel cielo, è ciò di cui vo’ parlarvi stavolta. E perciò incomincerò dal rammemorarvi le parole che disse l’apostolo S.Paolo, scrivendo a Timoteo: "Colui che combatte nell’agone non è coronato, se non ha combattuto secondo le leggi".Vengono applicate a Maria quelle parole: "Qui me invenerit, inveniet vitam et hauriet salutem a Domino".

E S.Anselmo dice che è impossibile che vada perduto quello a cui Maria rivolge gli occhi della sua misericordia avvocando per lui. Dalle quali cose ben s’intende a chiare note, come la divozione a Maria è un pegno sicuro della nostra predestinazione, per averci la gloria bisogna continuare costantissimamente nell’amare Maria.

L’agone è un gioco olimpico e si eseguisce in tal modo. Vi ha una grande largura (spianata), spazio, campo in fondo al quale, su nobil tavogliero o su di una bell’asta, si pone un premio, se volete all’uso antico, un’armatura da guerriero, un bell’elmetto, o un arco munito di saette e di giavellotti pei saettanti, in ogni modo un bel premio. Posto questo, discendono nell’arena quei tali che si sfidano e tutti insieme si pongono alla corsa, e chi prima giunge ottiene il premio.

Ora ditemi, riceverà forse il premio colui che in sul bel principio stette innanzi a tutti per la sua velocità e poi, di mezzo al corso, postosi a sedere non andò più innanzi? O colui che sorpassò tutti sino alla fine e poi fermatosi, lasciò che gli altri andassero innanzi. No, certamente, ma quello riceverà il premio che non cessò mai fino alla fine.

Ora così avviene di noi, fratelli: colui che combatte nell’agone non è coronato se non ha combattuto secondo le leggi. E qual è la legge di questo

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combattimento? Il non deporre mai le armi, il non mai stancarsi. Non istanchiamoci dunque, o fratelli, di avanzarci nell’amor di Maria e di non cessar mai di amarla in questa vita, perché poi possiamo trovar la vita eterna ed averci la salute da Dio.Qui me invenerit, inveniet vitam et hauriet salutem a Domino.

Quanto sarà mai grande la nostra consolazione, o fratelli, quando distesi sul letto dell’agonia, potrem dire: fui sempre soldato costante, fui sempre fedele nell’amore di Maria.

Qual pegno della nostra salvezza sarà mai questo? in verità che parmi sentirla, la Vergine, allorché vede vicina a morire un’anima sua divota fedele, parmi sentirla, dico, rivolgersi al suo Gesù e dire: "O Figliolo mio, quest’anima mi fu sempre innamorata costante, io vo’ che mi ami per tutta l’eternità!". E in così dire, otterrà dal suo divin Figliolo quei tesori di grazie grandissime che gli saranno felicissimo ponte, onde passare dall’esilio alla patria, dalla terra al cielo, dal mondo a Dio. Oh felici noi, se ameremo costantemente Maria!

Ma per combattere legittimamente e rivecer la gloria, non basta essere costanti, ma bisogna percorrere la via stabilita. E perciò non qualunque divozione alla Vergine mi meriterà la vita, ma la sola divozione vera che consiste nell’imitazione

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delle sue virtù. Lena e coraggio dunque, fratelli. Imitiamo Maria, se vogliamo essere suoi servi veri divoti, siamo costanti nella divozione, se volgiamo essere premiati. Né vi atterrisca, vedete, questa costanza. Anzi se voi volete combattere facilmente, questo è il modo: combattere del continuo.Il demonio tenterà di stancarvi di questa divozione, poiché ben conosce come da questa gli è rubata una quantità innumerevole di anime.

Ma voi non vi lasciate vincere, per pietà di voi stessi, poiché allora prenderebbe baldanza contro di voi, e si accenderebbe di lena. Combattendo poi voi costantemente e perseverando nella corsa dell’amore, prenderete maggior forza, poiché le battaglie spirituali vanno in ragione inversa delle materiali. In queste, combattendo, ci si stanca, in quelle combattendo si prende vigore, poiché cresce sempre più la grazia, che è l’unico nostro vigore. Ora ecco come il modo di combattere facilmente è il combattere costantemente.

Deh, o cristiani, che non ci tocchi la sorte di quelle vergini che, dopo aver tenuta accesa la lampada tanto tempo, non pensando a provvedervi di olio per la notte, la trovarono morta nel momento di far lume allo Sposo! Ebbero esse un bel gridare: "Signore, Signore apriteci", non ebbero per risposta che quelle brevissime, ma spaventose parole: "Nescio vos".

Adunque risolviamo di voler sempre costantemente servire a Maria. Con questo mese, non deve terminare la divozione a Maria, anzi se in questo mese, l’abbiamo rialzata, diamo opera perché si accenda sempre più vigorosa nel nostro cuore, di mano in mano che ci avviciniamo al momento del premio.

Non tralasciate mai alcune di quelle pratiche che scorgete più proprie a glorificar Maria. E la prima sia l’imitazione delle sue virtù. Tutti gli altri ossequi e pratiche siano dirette a questo fine: perché la Vergine ci ottenga la imitazione delle sue virtù. Se abbisognamo di lena ricorriamo a Lei, se di costanza, ricorriamo a Lei. Essa ci otterrà ogni cosa perché possiamo camminare nella via del suo amore. Questa è la via sicura per arrivare a salute. Felice nel tempo, ma più felice nell’eternità, chi la camminerà con costanza."Haec est via, ambulate in ea".

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(Atto di consacrazione a Maria)

Consacrazione a Maria, ossia offerta dei cuori, per la chiusa del mese di maggio.O Vergine Maria, Madre del mio Gesù e Madre mia amorosissima, se io questo giorno, e adesso principalmente, abbia risoluto fermamente nel cuore di voler percorrere costantemente nella via del vostro amore, a voi è aperto il mio cuore.Il risolvimento è sincero. Io vi voglio sempre amare. E, dopo Dio, chi debbo amare, se non amo voi, Madre amabile?

Ma posso io fidarmi di me? Voi ben sapete quante volte ho promesso e poi ho mancato. Cosa dovrò io fare adunque? Ascoltatemi o Madre, ho deciso di fare così; io adesso alla presenza dell’Angelo mio custode e di tutta la corte celeste, vi eleggo per mia sovrana signora e mia assoluta padrona, protestando di voler

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essere sempre vostro servo, vostro suddito e vostro schiavo.Ma perché io vi sia fedele, mi confido in voi, mi abbandono nella vostra pietà. Voi che vi degnaste di divenir mia Madre, accettatemi per figlio.

O Madre cara, io con la confidenza di figlio vi offro tutti gli ossequi, tutte le orazioni, tutte quelle mortificazioni, comunque siano che ho procurato di operare in questo mese passato. In verità mi vergogno di offrirveli, perché sono mancanti e di fervore e di retta intenzione; ma voi accettateli, unitamente al mio cuore.

Non isdegnatelo o Vergine il dono del mio cuore, sebbene meschino, anzi muovetevi a pietà di me, ed ottenetemi dal vostro divin Figliolo un po’ di quell’amore che a vampe sì sterminate vi arde nel cuore pel vostro Dio, affinché rotto ogni legame ed ogni catena di affezione non santa che mi tiene legato a questa terra, possa amare su questa terra il mio Dio, con quell’amore puro e santo che a Lui piace, per poscia amarlo e benedirlo per tutti i secoli là su nel cielo, ove spero godervi o Maria, ed amarvi quanto desidero.

N.B. Questa predicazione è un "ragionamento per la chiusa del mese di Maria".Viene incluso un atto di consacrazione a Maria Ssma, come era usanza per l’ultimo giorno del mese di maggio.

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POVERTA’

Dialogo

Domanda 1) L’amore della roba è impedimento alla perfezione?Risposta Sì perché ci affacenda molto per le cose del corpo e ci fa perdere

il tempo di pensare di più all’anima.D. E l’amore dei piacere e degli onori?R. Anche questo, perché l’amore della terra ci fa dimenticare il Cielo.D. E l’amore e la stima della propria volontà?R. L’uomo, per voler fare la propria volontà facilmente fa contro la volontà di Dio.

Sulla domanda II

D. E’ cosa buona questa povertà?R. Gesù Cristo chiama "beati i poveri di spirito" e loro promette il centuplo e il

Regno dei Cieli. La povertà è il fondamento della perfezione evangelica.D. E perché?

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R. L’ha detto G.C. a quel giovane che volea andar molto avanti nella perfezione: "Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che hai, dallo ai poveri!".

D. Ha detto anche altre cose su questa povertà G.C.?R. Sì. Ha detto che, chi vuol fabbricare una torre bisogna che prepari il capitale

per finirla e un re che vuol fare battaglia faccia il conto dei soldati che ha... e poscia concluse "Così adunque ognuno di voi, che non rinunzia a tutto ciò che possiede, non può essere mio discepolo!".

D. Cosa ha voluto esprimere con questa conclusione?R. Che quello che fa la numerosità nell’esercito, per combattere, e

l’abbondanza del denaro per edificare, lo fa la povertà e la nudità di tutte le cose del mondo, per l’edificio e per la milizia spirituale.

D. In che modo questo consiglio fu praticato da G.C.?R. Incominciò nella natività. I genitori poveri, la capanna, la paglia su cui riposa,

il fiato di due animali di cui abbisogna per riscaldarsi, ci predicano la povertà.G.C. lavorò per guadagnarsi il cibo e morì ignudo sulla Croce.

D. Ma G.C: era vero Dio e il Santo dei Santi!R. Dio non comanda l’impossibile. E quando ispira desiderio di qualche buon

proponimento ne dà anche la forza per eseguirlo.D. Vi furono alcuni che lo imitarono in questa povertà?R. I Santi Apostoli, i primi Cristiani di Gerusalemme, i quali mettevano ai piedi

degli Apostoli il prezzo dei loro beni, dimostrando, (dice S.Girolamo) che i denari debbonsi calpestare. Adesso poi questo voto è professato da tutti i religiosi.

Sulla domanda 3a

D. Mi pare che i frati sien più ricchi di tanti signori. Infatti un frate ha cose in tutte le parti del mondo, cioè ha tante case quanti conventi ci sono!

R. Questo è il cento per uno promesso da G.C. ai poveri. Anzi dirò di più: per un padre e una madre che lasciano, ne trovano cento ne’ superiori della Religione, per tre fratelli che lasciano ne trovano trecento nei confratelli suoi.Quando non voglia intendersi il cento per uno che troveranno di beni spirituali, i quali valgono incomparabilmente più dei temporali.

D. Sento però sempre dire che i frati si dan vita e tempo e sono pingui perché mangiano bene e non hanno niente da fare e da pensare... e così via!

R. Quei tali che parlan così dei frati, se sono proprio persuasi che la cosa sia così, perché non cercano anch’essi di farsi frati?D. Mi dica anche un’altra cosa. Perché G.C. chiama beati i poveri di

spirito?R. Perché chi fa beati è la povertà di spirito, di volontà, d’affetto. Bisogna

cacciare le robe col cuore, per volontà e non per forza, e non portando affetto, attaccamento alle cose.Vi sono dei poveri che non sospirano che ad essere ricchi. Questi sono poveri sì, ma non di spirito, né di volontà, né di affetto.D. Alcuni però furono santi e perciò perfetti ma furono signori e re.

R. Non è l’oro che fa il male. Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Davide, Ester, che eran signori e furon perfetti. Erano distaccati dalle ricchezze collo

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spirito. Temevano Dio.

Sulla domanda 7a

D. Ma sento dire che, se i preti fossero padri di famiglia, conoscerebbero cosa è amore di padre e farebbero maggior bene, massime fra i figlioli, che sono la porzione sì cara a G.C.

R. Tralasciando di avvertire che, se avessero figli propri da amare, amerebbero meno i figli altrui, avverto solo che, nell’ordine della provvidenza si vede che quelli che ex professo (a tempo pieno) per carità si prendono cura dei fanciulli sono i vergini!

Sulla domanda 9a

D. Ma in che parole G.C. ci fa palese questo consiglio?R. In queste: Abneget semetipsum, rinneghi se stesso.D. Sento gridar molto contro l’ubbidienza cieca. Dicono che l’ubbidienza deve

essere prudente, saper la ragione del comando... etc.R. S.Ignazio di Loyola s’intende molto di obbedienza. Ora egli disse a chi lo

contraddiceva su questo punto: "La prudenza dell’ubbidiente, è l’ubbidire senza prudenza".Saule volle essere prudente e sentì dal profeta dirsi che avea operato stoltamente "Stulte egisti".

Abramo sembra imprudente, ubbidendo senza cercare il perché, e meritò la benedizione del Signore!

Sulla domanda 10a

D. E’ propio necessario ubbidire ai consigli?R. Assolutamente parlando, no! Perché è consiglio, non comando.

Ma chi è chiamato, troverà nella sua via molte grazie per la sua salute, le quali non troverà forse su un’altra strada per cui non è chiamato.E’ cosa di somma importanza ubbidire a Dio che chiama!

N.B. Si tratta di una predicazione col metodo del "dialogo", con domande e relative risposte.

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POVERTA’

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Ieri sera vi ebbi parlato del motivo della gloria di Maria che fu l’umiltà, ma trattandovi poi di vari atti eroici di umiltà praticati dalla Vergine, come giunsi a quello della povertà, vi promisi di parlarvene in apposito ragionamento. Questa sera vi attengo la parola. E volentieri vi parlo di questa virtù come di quella che ci mette in Paradiso. Sì, in Paradiso e Gesù Cristo che l’alto sermone del Monte sulle otto beatitudini incominciò appunto dal chiamare Beati pauperes spiritu, quoniam ipsorum est regnum Coelorum - Non disse erit ma est.

E’, per dimostrare la certezza quasi infallibile che hanno di conseguirlo, tanti sono gli aiuti che questa santa Povertà somministra ad astenersi dal male ed a fare il bene. E l’Apostolo S. Paolo parlando di G. C. ai Corinti (2, 8-9) dice: "Propter nos egenus factus est cum dives esset, ut illius inopia vos divites essetis" Ma non basta la povertà di Gesù Cristo, a renderci ricchi, come non basta il suo Sangue prezioso a salvarci, ma ci vuole la nostra cooperazione.

La sua povertà darà esempio a noi e desterà in noi amore e stima di sì bella virtù, e intanto ci otterrà dal Padre grazia e forza di abbracciarla con vero spirito, ma bisognerà corrispondere a questa grazia. Ponete attenzione adunque o fratelli e, siccome voi tutti desiderate di giungere al Cielo, io vi parlerò di questa virtù che lo assicura, dicendovi prima in cosa consiste e quanto bene ci porti, poscia come la praticò Maria e finalmente come la dobbiamo praticare noi.

Due sorta di poveri si trovano sulla terra: alcuni di necessità; altri di volontà. Sì gli uni che gli altri sono atti a conseguire il Regno dei Cieli, contuttociò non sono essi i fortunati di cui parla sì francamente G. C. che di loro è il Regno dei Cieli, ma sono i poveri di spirito.

Se parli dei poveri di necessità, come potete vedere, il Regno dei Cieli è titolo della povertà, se sopportano sì la povertà, non di malavoglia.Se è quei poveri di volontà; come... se si sono fatti i poveri, per fasto e superbia?Un Crate tebano vende tutto e gettò il prezzo nel mare, per essere libero e studiare la filosofia in Atene. Questa è superbia.

Diogene gettò via la conca di legno da bever l’acqua dicendo che non era necessaria, dopo aver veduto un fanciullo bever colla mano: superbia ‘Questi nella gloria degli uomini hanno ricevuto il loro premio - Il cielo è promesso a quelli i quali son poveri non solo di volontà ma di spirito, che sono nel senso più letterale quelli che, per amore di Dio, hanno rinunciato tutto (per impulso dello Spirito Santo) con rinuncia piena, perpetua, puntuale di tutto il loro.

Ecco adunque qual’è la vera povertà che mette in Paradiso, quella che... non solo il corpo, col privarsi di tutto, ma nonché il cuore con non desiderare, non curarsi e godere come di un tesoro di questa povertà.

2Vantaggi

N. 3 - Il regno dei Cieli è già loro. Quando uno ha sborsato quanto è stabilito dal principe per l’acquisto di una contea è già padrone di questa contea, benché non abbia pigliato il possesso.Così chi si è fatto povero, il regno dei Cieli è suo - Basta che si mantenga povero e non s’affezioni di nuovo alla terra.

I La Povertà toglie l’impedimento principale che hanno gli uomini alla salute,

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che è la ricchezza. ‘ In verità vi dico che difficilmente un ricco entrerà nel regno dei Cieli (Mt. 19, 23). Amen dico vobis, quia difficile intrabit in Regnum Coelorum.

Non è certo, come scrive S. Alfonso de’ Liguori, che i ricchi si dannino, ma è certo e molto difficile che un ricco si salvi, siccome è difficile un gran fune passi per

la cruna di un ago. "et iterum dico vobis: facilius est camelum per foramen acus transire, quam divitem intrare in Regnum coelorum".

E perché tanta difficoltà? ...Appunto per la difficoltà che trovasi nelle ricchezze e mantenersi nell’umiltà, nella mortificazione, nella modestia. Ma la povertà quanto giova? Al povero è più facile l’esser mansueto - non la può mai vincere. Al povero è più facile l’essere onesto: deve lavorare e stentare per saziarsi la fame. Al povero è più facile sacrificarsi, è libero. Al povero è più facile aver cuor misericordioso: ha provato cosa vuol dire fame. Al povero è più facile aver cuor mondo, non la delicatezza che lo ammollissero, al povero è più facile mantener la pace nei trambusti, perché di nulla ha cura del mondo.

II Gesù Cristo nel Cap. 14 del Vangelo di S. Luca, dopo aver detto chi è che volendo edificar torre non guarda se ha necessario, o re, che volendo far guerra, guarda se può resistere etc... conchiude... "Sic ergo omnis ex vobis, qui non renuntiat omnibus quae possidet, non potest meus esse discipulus".

Quello che fu nella fabbrica di uno, nella guerra i soldati... fu nella fabbrica della perfezione la povertà (S. Agostino). Torre del Vangelo la perfezione della vita cristiana, saper spogliarsi d’ogni cosa; ecco un altro vantaggio della povertà, mettersi nel caso di poter edificare la torre e nelle forze di poter combattere -Il giovinetto del Vangelo che volea essere perfetto, sentendosi dire dal Signore di dar via tutto, s’attristò e se ne partì, non ebbe coraggio, perché avea molte possessioni e vi era attaccato col cuore.

4 (Giudici) Premio promesso da Dio - Partito il giovinetto, S. Pietro dice "Ecce nos reliquimus omnia - e Gesù: - in regeneratione cum sederit Filius hominis in sede majestatis suae, sedebitis et vos super sedes duodecim, judicantes duodecim tribus Israel " (Mt. 19, 28).

I santi padri spiegano questa preminenza promessa agli Apostoli si estende a tutti i loro imitatori: Giudici... insieme con Gesù Cristo - così lo diceano espressamente S. Agostino, Beda e S. Gregorio ed è sentenza comune dei Dottori -"Dominus ad judicium veniet cum senibus populi sui et princibus eius" (Isaia). E li vedremo i poveri frati, le povere monache etc. - Ah, fratelli, abbiamo stima e riverenza di quelli che si fan poveri per amore di Gesù Cristo.

5 Non vi parlo del premio anche sulla terra, dei poveri - bastimi dire che i ricchi sono schiavi delle ricchezze, perché vi stan sotto, i poveri vi stan sopra e le dominano e però guardate l’alta pace, quiete, tranquillità dei poveri, speditezza nel servizio di Dio, giocondità in vita e intrepidezza al cospetto della morte.

Ma, e la Vergine Maria fu povera? Sì, sì miei cari, povera, poverissima e contenta della sua povertà e innamorato il suo spirito come d’una dolcissima sposa.Immaginatevi: il Figliuolo di Dio non poteva sposare la povertà, su nel Cielo - Che

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fece? Calò sino in terra a fine di sposarla. "Egenus factus est cum dives esset" e la Madre di questo Figliuolo eterno di Dio? Fu la sua discepola più perfetta. Perché povera e disprezzata e vicina al parto, nessun l’accoglie in Betlemme, e si che avean trovato alloggio i ricchi.

Entrate nella grotta di Betlemme: squallore, povertà, mancanza perfino di un po’ di fuoco! Qual’è quel bambino figlio di povera, che ha bisogno dell’alito d’un bue e di un giumento per riscaldare le tenere membra? E’ Gesù, figlio di Maria Vergine.

Qual povertà nell’Egitto, nella casa di Nazareth dove bisognava che lavori Maria, se vuol mangiare. Ma che vi ha fatto la Vergine dell’eredità dei suoi? L’ha divisa fra il tempio e fra i poveri, per essere povera. E dei doni offerti dai Re magi?... Li ha distribuiti ai poveri, per essere povera - Si sposò ad un povero, visse da povera, morì da povera. Mentre morì lasciando altro che due povere vesti, a due donne che l’aveano assistita in vita. Ma che importa a Maria l’essere vissuta povera qui in terra, ora che è lassù in Paradiso Regina?...

Seconda parte

Quando Gesù Cristo ebbe detto agli Apostoli quelle parole ch’io vi accennai fino dal principio: Et iterum dico vobis: facilius est camelum per foramen acus transire quam divites intrare in Regnum Coelorum (Mt. 19, 24). I discepoli meravigliarono altamente dicendo: Quis ergo poterit salvus esse? - Chi mai potrà essere salvo? Gesù, guardando Aspiciens autem Jesus - e credo avrà voluto rincuorarli con quello sguardo, dixit illis: Apud homines hoc impossibile est "apud Deum autem omnia possibilia sunt" presso gli uomini questo è impossibile ma presso Dio ogni cosa è possibile -

E vuol dire che può il Signore, colla forza della sua grazia, strappare dai ricchi quella cupidigia, quell’abuso, quella corruzione, che son la rovina dei ricchi e porvi in loro il disprezzo della ricchezze. Ed invero, a conforto dei ricchi, diran S. Agostino e S. Girolamo, che neanche l’oro e l’argento è quel che nuoce, ma il porvi il cuore - E nell’Antico Testamento abbiamo tanti che furono molto ricchi: Abramo, Isacco, Giacobbe, Daniele, Ester, Davide, Giobbe, etc.

Ma osservarono quello del Profeta: Divitiae si affluent nolite cor apponere - e tutti si sarebbero spogliati sino alla nudità piuttosto che offendere Dio o contraddire alla sua Maestà. Che disse Giobbe sì ricco, spogliato sì repentinamente dei suoi beni?: "Il Signore me li diede, il Signore me li tolse: Sia benedetto il Nome del Signore".

E dei Santi che furono ricchi, e dei Santi re e regine, ne abbiamo anche nel nuovo Testamento. Ma ponete mente, o fratelli, che il loro cuore fu sempre distaccato dalle ricchezze, in modo che erano poveri: Possidentes tamquam nihil habentes". E’ facile il credere d’aver il cuore distaccato, l’averlo in realtà è cosa difficile.

Ponete mente, o fratelli che il Signore G. C. ha detto che presso gli uomini, questo è impossibile, non presso Dio. Ora che un ricco sia staccato col cuore dalle ricchezze è una grazia grande di Dio e le grazie grandi di Dio, per ottenerle bisogna domandarle.

Si esamini dunque il ricco quante volte e con che ardore ed insistenza

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domanda a Dio la grazia di tener staccato il cuore.Si esamini e severamente, se da ascolto alle ispirazioni che su ciò gli dà il Signore, se coglie le occasioni di staccare il cuore dalle ricchezze e dalle comodità, datane l’opportunità!...

Oh, ai nostri giorni quante occasioni pei ricchi di farsi tesori per il Cielo! Quante volte dice il Signore ai ricchi: IL mio tempio è squallido, le funzioni al mio nome e alla mia gloria son meschine... quella Chiesa è troppo angusta, il popolo non vi si contiene... Quell’opera a mia gloria ed a comodità e divozione dei miei fedeli fu

incominciata dalla fede dei tuoi padri, ma ora giace a mezzo abbandonata, e al sibilo dei mondani, l’opera dei quali s’avvanzano prodigiosi...

Col tuo oro salvami e allevami qualche ministro al Santuario. Tu lo puoi fare --Guarda i miei poveri... han fame, non han letto... sono ignudi... Orbene con quanta generosità vi corrispondono i ricchi?... Hanno forse paura di diventar poveri? Han forse paura di non giungere a quel tale avanzamento in quell’inganno? ...

Ah, fratelli, facciam ciascheduno di noi un serio esame sopra il modo col quale amiamo ed abbracciamo questa virtù della povertà che ci dà il Cielo nelle mani, prima di possederlo, e pensiamo che, siccome vi possono essere dei ricchi che son poveri coll’affetto, sebbene non lo sono in effetto, vi possono essere però anche essere dei poveri che son poveri in effetto e son ricchissimi con l’affetto e questo è gran male per loro.

Osserviamo come soffriamo volentieri quegli incomodi della povertà che il Signore ci fa provare talvolta, come cerchiamo di incontrarli come faceano i Santi e fanno i buoni cristiani.

Temiamo dell’amore alle ricchezze ed agli agi delle ricchezze, amiamo la povertà e preghiamo di cuore Maria nostra Madre, che fu sì povera ed amò tanto la povertà, che del continuo ci guardi e ci benedica con una benedizione che ci faccia poveri di quella povertà che G. Cristo nostro Signore pretende da ciascuno di noi, per condurci al Cielo.

N.B. Al Palazzolo premeva inserire nella novena dell’Assunta (1854) una predicazione sul tema della povertà e infatti egli annota: "Si tralasci il ragionamento IVe questo si metta per ottavo".

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DELLO ZELO PER LA GLORIA DI DIO

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1. Non è salute per noi, senza la carità, ma non vi è carità, senza lo zelo per la gloria di Dio.Ciò che al fuoco è l’ardore, lo zelo è alla carità. Ogni cristiano deve dire: "occuparmi negli interessi di Dio, mio Padre, il procurar la sua gloria è mia necessità!".S.Ignazio ha sempre procurato in tutto e per tutto la maggior gloria di Dio.Ogni cristiano deve procurare la gloria di Dio nel suo stato. Papa, Vescovo, Sacerdoti, re, padre, figlio!La loro principale occupazione è il procurare gli interessi di Dio.Non possono trascurarli senza infedeltà, non possono tradirli, senza enorme perfidia.

2. Quando non fossimo obbligati, dovremmo farlo lo stesso, perché non vi è cosa per noi tanto gloriosa quanto questa.

3. Da questo ne segue che un’anima convertita, un peccato impedito, la minima opera buona, il più piccolo atto di virtù è più grande e più glorioso di tutte le spedizioni dei più famosi conquistatori, dei negoziati più importanti, della conquista o del governo d’un impero!.Che ardore inspira nelle anime buone questa verità ben concepita verso tutte le azioni che tornano a gloria di Dio?Che fervore nella pietà, che grandezza di animo, che nobile e santo ardimento, che disprezzo per tutto ciò che non è di Dio!S.Ignazio protestava di credere che tutte le fatiche della sua vita fossero bene spese, quando ei non avesse impedito che un solo peccato mortale!Che bella vista sarebbe nella città e nel mondo, se tutti fossero zelanti!Che brio, che lena!Quanto sta bene un popolo che si briga per rendere gloria al suo Imperatore.

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ZELO DELLE ANIME

III mezzo per far bene al prossimo

1) "Zelus domus comedit me, et opprobria exprobrantium tibi ceciderunt super me" (I Re 19, 10). Zelo sincero dell’anime, a gloria di Colui che lo creò e redense, senza aver riguardo a nessun altro interesse. S.Agostino: "Son di ferro le nostre carni, che non tremino, il nostro corpo di adamante (diamante) che non ammollisca e non sciolgasi a quelle parole: "Ite, maledicti, in ignem aeternum?"."Quis infirmatur et ego non infirmar?".

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Dio non perdonò al suo Unigenito "pro nobis omnibus"?. Dunque non disprezziamo la salute di alcuno!

2) Questo zelo viene dall’amore di Dio. "Et factus est in corde meo quasi ignis exusturus, claususque in ossibus meis, et defeci ferre non sustinens; audivi enim contumelias multorum, et terrorem in circuitu" (Geremia 20).Elia poi "zelo zelatus sum pro Domine Deo exercitum, quia dereliquerunt factum tuum filii Israel" (I Re 19, 10).Davide "Decectio tenet me pro peccatoribus derelinquentibus legem tuam. Tabescere me fecit zelus meus! Vidi praevaricantes tabescebam quia eloquium tuum non custodierunt".

"Zelo domus Dei comeditur qui omnia perversa, quae videt, coepit emendare et, si emendare non potest, tolerat et gemit".Questa è una delle cose che più piacciono a Dio e quante ne possiamo fare in suo servizio."Maior autem horum Caritas est"- Carità verso Dio: come figlio che desidera gloria del Padre.- Carità verso il prossimo: il mostrar di rallegrarsi del suo bene e nel sentir dispiacere del suo male.

Chi vuol sapere se ama il prossimo osservi se piange sulle sue colpe e se si rallegra quando fa bene. Tanto piace a Dio, che, dice S.Giovanni Grisostomo, "non ha a che fare digiuni, dormire in terra, dar tutto ai poveri". E’ meglio che far miracoli.Mosé: "Aut dimitte his hanc noxam aut, si non facias, dele me de libro quem scripsisiti" (Esodo 32, 31-32). "Massima grandezza di Mosé", dice S.Giovanni Grisostomo!

Zelo è di fuoco; chi l’ha abbrucerà gli altri.Fuoco non dice basta: così chi ha zelo. Chi è così, s’applica di buona voglia.Trova invenzioni "mittam eis multos venatores" per i peccatori!S.Dionigi Areopagita a questo zelo pare attribuisca la costanza e la fermezza di G.C... Da zelo nasce orazione. Fatto di S.Ignazio che si tuffa nell’acqua gelata.Es. gallina si spenna nei pulcini. G.C. infiacchito siede al fonte!Charitas enim Christi urget nos.Non badare ai pettegolezzi: Dio cede al prossimo quel che dovrebbe avere da noi.

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(PIETA’)

"Esercitati alla pietà, imperocchél’esercizio del corpo vale poco:ma è buona a tutto la pietà, avente

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le promesse della vita d’adesso e della futura" (I Timoteo 4, 7-8)

1. Alla minor pietà, che riguarda gli uomini, Dio promise premio speciale anche in questa vita: Onora il padre e la madre!...Nel Vangelo, alla maggior pietà, che riguarda Dio, fu assai più promesso da Cristo: "Ed avrete soprappiù tutte queste cose!".Come facciamo noi le opere di pietà?

2. Esercitati, così formerai l’abito, come chi gioca spesso.Esercitati alla pietà. Come quei che giostrano. Quando non v’è occasione, addestrarsi per quando v’è. Oh, che giova!

Davide e Golia!Nella giostra si guadagnan premi leggeri, non così con Dio!L’esercizio del corpo giova a poco: al più sanità e premio!

3. La pietà è buona a tutto. Allunga la temporale vita (I padri dell’Eremo, i frati) dà l’eterna.Non solo i premi terreni, ma eterni.Vita e premio eterno: non v’ha dubbio.I beni temporali non si osservano nei buoni come cosa conveniente, ma si osservano nei cattivi come cosa mostruosa: ma ciò scopri ch’ella è cosa rara!Talvolta Iddio nega il temporale al giusto ma lo compensa collo spirituale, come fa con tante anime buone: il contento, il gaudio, etc.Che premio vi dà Iddio, quando vi siete confessati, quando avete fatto bene!

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(PAZIENZA)

"Possederete le anime vostre mediante la pazienza"

1. L’impaziente non è padrone né del suo intelletto, né della sua volontà!Esempio di S.Alessandro con Clito.Non sa aspettare il dettame della ragione, lo previene con l’impeto, talvolta appena sente uno schiamazzo, vede suo figlio per terra, stramazzato da un altro.Non è padrone della sua volontà, perché egli non domina i propri affetti, ma vien dominato.Non può patire il disprezzo, è dominato dall’ira. Povertà, avarizia, prevenzione (pregiudizi), astio: quanti sono i tiranni che lo posseggono!

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2. L’impaziente non è padrone di sé, tutti padroni di lui: padroni gli uomini, ciascuno lo agita come a lui piace.Son padroni i demoni.I demoni si aggirano a cercarti la parte debole: ti abbattono...

383 bis

(GIOIA)

"Gaudete in Domino semper""Laetamini in Domino et exultate, justi""Servite Domino in laetitia"

1. Al demonio ed ai membri suoi tocca di stare malinconici, a noi di star allegri nel Signore!

2. Lo vuole Iddio. "Hilarem datorem diligit Deus!".Quando lavorate, cantate!Dio gusta che lo serviamo con buona voglia! Non bisogna portare in tavola un buon cibo con salsa amara!

3. Ridonda a gloria di Dio, perché da ad intendere la persona che quello che fa, è poco in confronto di quel che merita Dio.Il Vangelo dice: "Quando digiuni, tingi il capo e lavati la faccia etc."- Avviso a chi crede "per essere modesto, bisogni esser triste".- Avviso a chi è troppo vivo nelle brigate.

4. Ridonda in utilità de’ prossimi. Si persuadono che non è difficile a far bene.Molti si sono fatti frati, al veder l’allegrezza in cui vivevano i religiosi!

Il viver bene apporta allegrezza

Il cacciatore che tira a volo, prende la mira avanti per colpire nel segno.E noi prendiamo la mira in alto, per fare qualche cosa.Buon esempio: predicare con esso (S.Francesco) "Quis dabit mihi pennas, sicut columbae, volabo et requiescam!" Chi non desidera salire al monte non vi giunge.Chi non va avanti, va indietro. Uno in mezzo alla corrente. "Non progredi regredi est" (S.Agostino).Dio vuol tutti santi e perfetti. "Voluntas Dei sanctificatio vestra!".Perfetti come il Padre. "Impossibilia non jubet. Petere quod non possit".Desiderio efficace. "Desideria occidunt pigrum".

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Mezzi

1. Orazione mentale (S.Teresa).In meditatione mea exardescet ignus!".

2. Rinnovare il proposito: "Nunc coepi".3. Esame di coscienza rigido (S.Ignazio).

"Ubi tibi placuisti, ibi remansisti" (S.Bernardo).4. "Ad quid venisti?" Ven. Suor Giacinta Marescotti. "E’ monaca ella? Or soffia

che il paradiso non è per le monache vane e superbe".Ed ella: "Dunque io ho lasciato il mondo per andare all’inferno?". "Sì, questa è la stanza che tocca alle sue pari!". Pensare ai primi fervori!

5. Non disanimarsi. S.Filippo Neri: "Non è negozio di 1 giorno il farci santi".Monaco confortato da un padre con la parabola del figlio che aggiusta il terreno un po’ per volta. (Non in contraddizione con il risolvimento generoso!).

6. Guardare le più osservanti, che non istan mai oziose. Gridare contro l’ozio. Non voler fare le spirituali. Esempio del monaco che resta senza pranzo."Et justi opulentur et exultent in conspectu Dei et delectentur in laetitia".

7. Rallegra il cuore, delizia il fiume, solleva la campagna, quando sono in calma! Seguitatore del mondo: sente peso delle pene e gode misere delizie: "Non est pax impiis". "Impii quasi mare fervens", rimorsi.Delizia dei giusti. "Viderint alii sentium. Mihi oppidum carcer, et solitudo paradisus est"."Numquam minus salus, quam cum salus"."Quasi tristes, semper contra gaudentes". "In cruce gaudium spiritus".Tribolazione di giusti: "Calicem quem dedit mihi Pater...".Cane che morde il sasso. Lotta beata. S.Filippo Neri: 30 anni in un luogo di tribolazione. S.Giuseppe Calasanzio: battaglie. "Pax hominibus...". "Omnia possum". "Et ero eis quasi exaltans jugum".Certi della vittoria = pesci vivi! O due paradisi, o due inferni.

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Vizi

Vizi

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TIEPIDEZZA

Sentenza comune di tutti

"In viam Domini, non progredi, regredi est"."Nemo mittens manum suam in aratum et respiciens retro, aptus est regno Dei" (Luca 9,62).

S. Agostino: "tanto non torniamo addietro quanto ci sforziamo di camminare avanti, e, appena cominciamo a fermarci torniamo addietro".Ciò dicono, press’a poco colle stesse parole, S. Gregorio, S. Grisostomo, S. Leone Papa e molti altri santi.

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S. Bernardo: "Non vis proficere? Vis ergo deficere?" Voglio stare come sto!"Vis quod esse non potes", "Quid enim stat in hoc saeculo?".Dunque scuotiamoci.Vi dirò come dobbiamo scuoterci:1. per non dare addietro;2. per non essere vomitati dalla bocca di Dio;3. perché non ci colga la morte in tale stato nella fine della tiepidezza.

1 Dio solo sta fermo!"Ego Dominus et non mutor". "Quid enim stat in hoc saeculo?" Qual cosa sta ferma in questo secolo? o perisce o accresce! (Spiegazione).Come può uno star fermo in mezzo a un torrente? Lo possiamo, esempi cattivi, suggerimenti di Satana.Dio sì che sta: ma l’uomo "numquam in eodem statu permanet".Dell’istesso G. C. dice S. Bernardo: "Finché fu sulla terra..." "Numquam stetit" "Jesus proficiebat". "Exultavit ut gigas ad currendam viam" (Salmo 18,6).Scala di Giacobbe: Dio solo sedendo (= sta)."Regnum coelorum vim patitur et violenti rapiunt illud!" (Mt 11,12)."Quis iustus est justificetur adhuc; et sanctus sanctificetur adhuc" (Ap 22,11).S. Paolo diceva: "Fratres, ego me non arbitror comprehendisse; procuro però di affrettarmi ad acquistarlo (= il premio)".E che cosa fare? "Mi dimentico del passato e mi metto davanti agli occhi quel che mi manca. A quello mi rivolgo con ogni sforzo!".Il mercante non fa mai conto di quel che ha guadagnato, e cerca di

arricchire.Così dobbiamo fare noi in senso spirituale! Il mercante pensa sempre a quel che può guadagnare, così dobbiamo fare noi.L’abate Pacubo piange, vedendo una donna mondana, perché fa più quella per condurre uomini all’inferno, che lui a salvarli!S. F. Zaverio si vergongava e crucciava, perché fossero andati al Giappone i mercanti prima di lui!

2 "Filius sapiens laetificat patrem!" (Prov 10,1). "Estote perfecti sicut et Pater vester coelestis perfectus est" (Mt 5,48)."Haec est enim voluntas Dei sanctificatio vestra" (Tes 4,3)."Sancti eritis quoniam ego Sanctum sum" (1 Petri 1,16)."Mi son note le opere tue: come non sei né freddo, né caloroso... deh, fossi tu freddo, o caloroso. Ma perché sei tiepido, e né freddo, né caloroso, comincerò a vomitarti dalla mia bocca!" (Apoc. 3,15-16).2 sorta di tiepidezza: quella che si fa, passando dal freddo al caldo, e quella che dal caldo al freddo.Dio coll’ "utinam!" non desidera il male maggiore, ma il minor male.Ma come può essere? Perché la tiepidezza non è stato di consistenza: un vaso d’acqua, scostato dal fuoco, perde...Ma come?... la prima freddezza quella a Dio riesce scusabile finché nasce da mancanza di debita cognizione. Non così la seconda: non disse "o caloroso o freddo" ma o freddo o caloroso. Sempre parla prima di freddo, poi di caldo.

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È più facile che Dio usi pietà al freddo perché non ha conosciuto il bene, etc.Molti gran peccatori divennero gran santi ma pochissimi, divenuti pervertiti, tornarono santi."Ma perché sei tiepido, comincerò a vomitarti dalla mia bocca".Se tu ti disponi a uscire dal seno di Dio qual meraviglia che Dio non aspetti tanto? Il vomitamento non è dannazione, ma disposizione.Cosa volete che faccia Dio di certi tiepidi? (descrizione).Comincia a non aver più di te quella custodia amorevole che avea prima, etc. Dice: "comincerò" per darti tempo a confortare il tuo petto con proponimenti.Es. S. Maria Egiziaca, S. Ignazio, S. Agostino, S. Afra la meretrice, S. Margherita da Cortona, etc.

3 Perché non ci colga la morte nella tiepidezza o nel fine della tiepidezza, il che è tutto funesto. Il tiepido non si cura di fare opere di supererogazione. In morte abbisognamo di tanta grazia; come potremo noi aspettarcela da Dio?Abbiam bisogno di maggior energia nell’operare: come averla? L’esperienza ci insegna che i tiepidi in vita son tiepidi anche in morte.E, comparso al tribunale di Dio, se non ha opere buone come farà?Le vergini stolte.Al giudizio, Dio pretende da noi opere buone. Si è tanto più cari al Padre quanto più somiglianti al figlio: cosa ha fatto G. C.?E se, dalla tiepidezza siam passati alla freddezza, che ne sarà?Vi esorto non siate tiepidi: "Vultis et vos abire?".Domandiamoci: "A che sei venuto al mondo?". Ger 12,11: "Desolatione desolata est enim terra, quia non est qui recogitit corde!".

"Memorare novissima... etc."."Deus non irridetur ".Dice S. Alfonso de’ Liguori che "nel giudizio si vedranno molti monaci nell’inferno, precipitati dalla tiepidezza".Che sarà dei secolari?

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CHARITAS NON AGIT PERPERAM

(Tiepidezza)

Cari miei fratelli, desideroso più che mai di veder fiorire in quest’oratorio la bella virtù di G. C. e dilatarsi vie meglio la fiamma di quel santo entusiasmo pel bene che è come un mantice ed attizzatoio al fuoco d’ogni opra più generosa e santa, io, come ben ricorderà a molti, l’altro giorno, venerdì sera, tolsi a

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dimostrarvi come la carità non sa ammettere quello che non è conforme al retto e santo. E vuol dire la carità, cioè l’amor di Dio non opera in vano!

Vi ho spiegato come essa carità fugge la tiepidezza e come voi pure dovete guardarvi dalla tiepidezza, più che da qualunque peste orrenda. Vi ho poi dimostrato come due sono le tiepidezze: una inevitabile ed è quella da cui non erano esenti neppure i santi. E questa comprende quei difetti che da noi si commettono senza piena volontà.

Dobbiam porre ogni nostro studio nel fuggire questi difetti, ma poi, caduti in essi, non dobbiam disturbarci punto, ma bensì domandare a Dio perdono e vivere in pace.Un atto di dolore e un atto di amore basta a cancellarli. La SS.ma Eucarestia ci libera da queste colpe quotidiane.

La seconda tiepidezza orrenda e abominevole è la tiepidezza evitabile, e questa comprende i peccati veniali deliberati, commessi da noi con piena avvertenza.Questa impedisce la perfezione e però dobbiamo guardarci, come vi dicea più sopra, più che da qualunque peste orrenda.Dicea S. Teresa: "Da peccato avvertito, per molto piccolo che sia, Dio vi liberi!".

Adesso, o fratelli, persuaso che voi sarete ansiosi di conoscere questa bella via dell’amore di Dio, per così sceglierla per vostra e camminarvi sopra, in questa sera farò un passo più avanti, e vi racconterò brevemente quali siano i mezzi per togliere da noi se mai vi fosse, e se no, per isfuggire sempre più questo argine terribile alla corsa della perfezione. Io sarò chiaro e breve, ma voi ponete attenzione.

1 Il primo mezzo adunque è il desiderio della perfezione. I desideri santi sono le ali che ci fanno alzare da terra."Vires subministrat, poenam exibet laeviorem".

Due uomini che camminano verso una città, uno desidera di giungervi e la sospira, quello farà presto!

L’altro non la desidera, si ferma ad ogni passo, tergiversa, ed alla prima compagnia tornerà indietro! Errore di quei che dicono: Dio non vuol tutti santi!E io invan vi ripeto: "Haec voluntas Dei, santificatio vestra". Dio vuol tutti santi, ognuno nel suo stato.

S. Teresa "I vostri pensieri sieno grandi; di qui verrà il vostro bene". Avea esperienza che le persone animose, in poco tempo, avean fatto gran profitto.Farci animo: "Bonus est Dominus animae quaerenti illum". Diffidiamo di noi!

2 Risoluzione. Molti son chiamati alla perfezione, spinti dalla grazia, ma non si risolvono.Quante anime si pascono di desideri ma non danno mai un passo! Questi sono desideri de’ quali parla il Savio: "Desideri occidunt pigrum".

Oh, se avessi..., oh, se... etc. sospirano al vento. Bisogna prendere i mezzi! S.Teresa "Dio non vuol più da noi che una risoluzione; per poi far egli tutto dal canto suo! Di anime irresolute non ha paura il demonio!".

1^ Risoluzione: di morir prima di commettere un sol peccato veniale deliberato. Tutto possiamo in Dio. Egli soccorrerà la nostra debolezza col farci

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ottener la vittoria. Abbandonarsi in Dio! non consentire al peccato, questo è essere delicato di coscienza.

Bisogna far presto non aspettare l’indomani, dire ogni dì: "nunc coepi".Non badare a quello che fanno gli altri.

3 La frequenza della Santa Comunione.Chi sta al fuoco si scalda. Oh, quanto opera G. C. dentro di noi! Il demonio un tempo principalmente cercò co’ suoi di allontanare dai Sacramenti.Preparamento... ringraziamento. Oh, quanto è prezioso il tempo dopo la santa Comunione!

4 Preghiera. "Petite et accipietis". "Quaerite et invenietis". .

Queste buone anime sono in continua preghiera.

5 Orazione mentale. È come la luce per camminare; le verità della fede si veggono con gli occhi dell’anima. Chi non le medita non le vede.

Caso terribile nella vita della Ven. Suor Maria Crocifissa di Sicilia. Stava orando, intese un demonio che si vantava di aver fatta lasciare l’orazione comune ad una religiosa. Il demonio dopo la tentava di colpa grave: era vicina a cadere. Suor Maria corse, l’ammonì e la liberò.

S. Teresa: "Chi lascia l’orazione, tra breve diventa o bestia o demonio!"."In meditazione mea exardescet ignis!". Quanto fatica il demonio a togliermi dell’orazione! Quanti beni nell’orazione! Avviene nell’orazione che la persona pensi sempre a Dio. Ai discorsi dei servi di Dio sempre si trova presente G. C. e gli piace molto che si dilettino di lui!

Dall’orazione nasce il desiderio di ritirarsi ne’luoghi solitari e di conservare il raccoglimento interno: "Hortus conclusus soror mea sponsa!".

Forse voi vi conturberete alla proposta di una tal vita. Ebbene, fate orazione e vi verrà facile!Meditate la vanità del mondo!

N.B. Questa predicazione è rivolta ai giovani dell’oratorio e risulta inserita in una serie di altre meditazioni (forse un corso di Esercizi), di cui don Luigi all’inizio fa una sintesi.

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(LA TIEPIDEZZA)

Chi ama Gesu’ Cristo sfugge la tiepidezza ed ama la perfezione

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Charitas non agit perperam.

S.Gregorio. La Carità impiegandosi sempre più nel vero amore divino, non sa ammettere quello che non è conforme al retto e al santo.

Charitatem habete, quod est vinculum perfectionis. Se ama la perfezione abborrisce la tiepidezza, con la quale taluni servono a Dio, con grande pericolo di perdere la Carità.

Spiegazione della tiepidezza: la tiepidezza inevitabile comprende i difetti che da noi si commettono senza piena volontà, ma solo per la nostra fragilità naturale. Distrazioni nell’orazione, disturbi interni, parole inutili, vane curiosità, desideri di comparire, i gusti nel mangiare e bere, etc.

Dobbiamo cercare di evitarli tutti... se cadiamo, detestarli dopo averli commessi. Un atto di amore fervente li cancella tutti.La Venerabile Suor Maria Crocifissa vide un globo di fuoco, avendovi gettato sopra pagliuzze restarono incendiate. Lo stesso fa la santa comunione... (Conc. Tridentino).

Bugie, piccole mormorazioni, impazienze, risentimenti di parole, derisioni del prossimo, parole pungenti, discorsi di stima propria, rancori induriti, le affezioni disordinate, etc.S.Teresa: per mezzo di cose piccole il demonio va facendo buche per dove entrano cose grandi.

Bisogna tremare di tali i difetti. Dio per quelli restringe la mano a lumi più chiari, ad aiuti più forti; ci priva delle dolcezze spirituali. L’anima fa le cose spirituali con tedio e pena, e così le lascia a poco a poco.

Apocal. 3, 15-16: Neque frigidus: utinam frigidus esses etc. sed quia tepidus es... incipiam te evomere.

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L’IRA

S. Giacomo: "Sia ogni uomo lento all’ira" (Jac. 1, 19) "sit autem omnis homo tardus ad iram".L’ira non è una passione di quelle che dicon vizio, come la gola etc - E’ passione naturale, comune anche agli uomini santi.

Assolutamente parlando, non è peccato l’adirarsi - G. Cristo si adirò contro i Farisei e i violatori del tempio.Peccato è adirarsi fuor di ragione - cioè contro chi non si deve o prima che non si deve, o in quello che non si deve.L’ira è soldato, ma focoso, bisogna infrenarlo se no fa come Gioabbo -

Quand’è che si può adirare? Osserviamo G. Cristo quando profanano il tempio o corrompono la dottrina sana in un’altra - Non li uccise, li scacciò con

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flagello di funi e senza atti per modo che tutti lo venerano, e finito si partono da lui pregandolo di sollevarli. Zelo forte e soave.

Ma che l’ira degeneri in vizio d’ordinario avvien dalle parole.Davidde egiziano - ladro - che si converte.L’angelo ci dice che Dio ci ha ..... stenta a credere - divien muto - Solo parola di Dio e delle sue lodi - quanta ira schiveremmo!"Ori tuo facito ostium et seras"."De ea re, quae te non molestat ne certeris" (Eccl. 11, 9)."Abstine te a lite, et minues peccata" (Eccl 28, 10).

I due peccatori che si arrabattano perché uno desidera tanto terreno quanto il Cielo, l’altro tante pecore quante le stelle. Dove condurresti le pecore al pascolo?Nel tuo... No... Si... etc.Da piccole parole quanta fiamma - nacque per carità - sul principio - E la persona virtuosa ponga acqua su scintille.Non contrastar coi maggiori.I grandi vogliono essere stimati e che si fa a contrastare?Toltone dove va l’interesse di Dio, allora è vincere anche a restar vinto. Del resto si taccia.

Il lupo e l’agnello - Io non compatisco l’agnello - perché mettersi a contender col lupo in cosa da nulla? Cos’era ad aspettare un po’.Card. Bellarmino solea dire: "Vale più un’arnia di carità che cento arnie di ragione".Dirà un servo: la ragione è mia...La ragion generale e l’autorità dello Spirito Santo è contro di voi che, per cose frivole, non dovete mai litigare."Non scindamus eam" dissero i soldati della veste di Gesù Cristo -Ancor noi: "non scindamus eam"Giova prepararsi ai cimenti con atti contrari.

N.B. Si tratta di una predicazione tenuta il quinto giorno della novena di Maria Assunta. Infatti in tale novena don Luigi parla di alcuni vizi capitali, fra cui appunto l’ira.

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DELLA TRISTEZZA

1. "Tristitiam longe repelle a te; multos enim occidit tristitia, et non est utilitatis in illa. Allontana da te la tristezza. Essa infatti ha ucciso molti; non c’è in essa alcuna utilità".Leva il gusto dell’orazione. "Dormitavit anima mea prae taedio!".

2. Fa diventare l’uomo disgustevole a tutti infastidisce, sospetta!Chi sta in malinconia, ha certe esagerazioni tanto stravaganti, che gli altri si ridono di lui.Uomini gravissimi, piangere come fanciulli. Una cosa sola intorbida: quando

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si è allegri si passa sopra.Esempio di un’acqua che scorre, che intorbidata, è subito chiara; la ferma, non è chiara.

3. Cosa fa la tignola nel vestito, il tarlo nel legno, fa la tristezza nel cuore. Così l’uomo melanconico diventa inutile a tutto. Ha fatto cadere molti in peccati: "Sub umbra dormit" dorme il demonio."Posuisti tenebras et facta est nox, in ipsa pertransibunt omnes bestiae silvae!".

4. S.Francesco dicea che si consola il demonio quando vede uno malinconico o l’affoga: Caino e Giuda; o l’attrae al mondo!

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(RADICI DELLA TRISTEZZA)

1. Talora da infermità naturali umor malinconico. Bisogna cacciar via pensieri malinconici.Talora, senza cagione, la persona divien malinconica: non gusta di niente, non vorrebbe trattar con nessuno.Dal che si vede che le nostre impazienze non procedono da occasioni che ci diano i nostri fratelli, ma dall’interno nostro.Il rimedio non è fuggire la conversazione, ma mortificarsi.Esempio del frate che s’impazientiva da solo: parte dal monastero del S.Abate (Rodriguez 6. p. 51).

2. Radici sono i desideri: spiegazione!Bisogna essere indifferente a qualunque cosa ci voglia mettere l’obbedienza. Mettiamo il gusto nel fare la Volontà di Dio!

3. Superbia. "Discite a Me quia mitis sum et humilis corde, et invenietis requiem animabus vestris".

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RIMEDI SULL’IMPURITA’

(Dialogo)

1. Omettiamo della fede, perché conturbati dalla meditazione della sera.2. Divisato di star fuori da quel vizio, e così son propensi anche de’ miei compagni, quali mezzi suggerirebbe per mantenere il proposito?3. Così sarò sicuro di non sentire neanche tentazioni?4. Come resistere alle tentazioni?5. Son peccati i pensieri?6. Come potrò diminuire il pericolo di avere pensieri cattivi?7. Ma gli occhi son fatti per guardare.8. Ho sentito: "Io guardo, ma non mi fa impressione".9. Orecchie.10. Mi tirano in compagnie dove bisogna sentirne.11. Alle volte in lavorieri di campagna e opifici dove bisogna stare se si vuol

mangiare.12. Talvolta non si è persuaso, ma si accondiscende per interesse.13. E certi discorsi in metafore sono pericolosi alla castità?14. Da quei compagni che di solito parlano sporco sono obbligato ad astenermi?15. Sono amici vecchi, non hanno altro difetto.16. Mi rincresce lasciarli, con essi qualche volta mi sono divertito all’osteria.17. Mascherate, letture.18. Balli.19. Familiarità.20. Usate queste precauzioni, come si cura?21. Fatto tutto questo son protetto?

N.B. Si tratta di una predicazione fatta sotto forma di dialogo: una serie di domande e obiezioni presunte e verosimili sull’argomento dell’impurità.

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(AFFETTI DISORDINATI)

Esistono 3 classi di persone

1) Tre classi hanno acquistato 10 mila ducati, vogliono distaccarsi.Alcuni vogliono, ma non pongono in pratica i mezzi. Vien la morte e si trovano avviluppati nei loro affetti disordinati.

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Come l’ammalato che non vuol far niente, si fermano nei desideri.Guardate come ha fatto G.C.!Vanno agli esercizi: capiscono, sentono verità e necessità, tremano ai peccati e piangono, risolvono in grande di voler seguire Gesù C.Ma quando si viene al particolare, si intoppano: adesso, ...da qui a un po’... etc.Servo pigro, ficaia infruttuosa... terra ingrata.

2) Seconda classe.Vuol tagliar agli affetti ai 10... ducati, ma restarsene con essi. Vuol trar Dio alla sua volontà. Vuole il fine, ma vuol adoperare solo una parte dei mezzi. Ammalato che vuol gurarire, ma solo con certi rimedi. Guarirà: forse sì e forse no!Sono quelli che negli esercizi si applicano a certe cose, ma lascian le più importanti. Vogliono che Dio si adatti a quello che loro piace.Voglion servire a due padroni: non si può! "Qui non est mecum, est contra Me"."Qui non colligit mecum, spargit". "Odio habemus rapinam in holocausto!" non va bene rubare nell’olocausto.Aratore che si volge indietro. La moglie di Lot fece qualche cosa, ma non tutto: rimase fredda statua. Così questi tali! Oh, che classe in pericolo."Usquequo claudicatis in duas partes? Si Dominus est Deus, sequimini

Eum!".

3) Terza classe.Vuole davvero togliere l’affetto ai ducati, non ha altra volontà, a ritenerli o lasciarli, che quella di Dio.Prende di mira quello che gli sembra tornare maggiormente a gloria di Dio.Lascia i ducati e non vuole ripigliarli, se Dio non vuole. Questa è volontà

vera."Hic ure, hic seca, nihil pareas ut in aeternum parcas".Chiamano a severo esame tutti gli affetti del cuore. Ove maggior ripugnanza, ivi più generosa risoluzione.Non hanno in mira che la maggior gloria di Dio ed avendo lasciato tutto, scelgono l’ottimo.Questa è classe di paradiso.Procaccerà Dio liberalissimo con sé e sarà ricca di meriti. S.Maria Egiziaca (descriverla).

"Anima operantium impinguabitur". "Loquere, Domine... etc.""Paratum cor meum""Domine, quid vis me facere?""Intra in gaudium Domini tui".

DomandateviChe penso io e che penserò alla morte?A quale classe ho appartenuto sin ora?

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A quale voglio appartenere in avvenire?"Tantum proficies, quantum tibi ipsi vim intuleris!".

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LA DISONESTA’

RagionamentoL’impurita’

Apost. I Cor 6,9-10"Nolite errare. Neque fornicari, neque adulteri, neque molles... Regnum Dei possidebunt".

Apost. Ad Ephesios V, 5-6-7"Hoc enim scitote intelligentes, quod omnis fornicator, aut immundus... non habet haereditatem in regno Christi et Dei..."."Nemo vos seducat inanibus verbis, propter haec enim venit ira Dei in filios diffidentiae..."."Nolite ergo effici partecipes eorum".

L’impurità, dice S. Alfonso de’ Liguori, è quel vizio che riempie l’inferno di anime. "Est vitium quod replet infernum animabus".S. Gregorio dice che questo vizio di disonestà è la cagione più universale della dannazione degli uomini e delle donne. "Hoc maxime vitio, periclitatur genus humanum".

E S.Remigio afferma che, eccettuati i fanciulli, delle persone adulte, pel vizio della carne pochi sono quelli che si salvano "exceptis parvulis, ex adultis, pauci salvantur".S. Teresa d’Avila dice che per questo peccato fioccano all’inferno gli uomini.S. Giovanni Grisostomo dice che all’inferno vi sono tutti, o per l’impurità, o non senza di questa.

Ma perché l’apostolo, parlando a quei di Efeso, dopo di aver loro affermato che niun disonesto avrà mai parte al Regno di Dio, soggiunge: "Nemo vos seducat inanibus verbis?". Guardatevi, o giovanetti, o donne, o tutti a non lasciarvi sedurre con vane parole, che codesti peccati sien poco male: "Propter haec enim venit ira Dei in filios diffidentiae".

Spiega S. Girolamo: "E’ venuta l’ira di Dio sopra coloro che non si sono potuti persuadere a contenersi".E S. Tommaso dice che l’Apostolo ci ammonì così, perché "quia a principio ut homines possent frui concupiscentiis, cogitaverunt invenire rationes, quod fornicationes, et huiusmodi venerea non essent peccata" (Spiegarlo).

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Intendete o giovinetti, intendetela o giovinette, intendetela uomini e donne: "nemo vos seducat, nolite errare". L’impurità è peccato mortale, che vi priva del Paradiso! che vi manda all’inferno. E stavolta onde ingenerare in voi un salutare orrore a questo vizio, tenterò dimostrarvi quanto orribil cosa sia la disonestà, e dall’odio che Dio ha dimostrato contro i peccati di carne, e dal misero stato in cui riduce i disonesti.

Salutarmente si spaventino i disonesti, e prostrati innanzi a Dio, lo scongiurino che dia lor mano ad uscir fuori dal pantano.Si conturbino i buoni, e pieni di umiltà, diffidenti di sé e salutarmente trepidanti, preghino Dio, che li salvi da sì gran sventura.

Iddio odia immensamente tutti i peccati mortali, perché Egli li odia come nemici suoi e però li odia quanto ama se stesso; tuttavia non ha egli mostrato verso verun altro un orror maggiore che verso i peccati di carne.

1. Si prova colla storia di tutti i tempi, come Dio ha ridotto al niente le principali monarchie della terra per la lussuria. Gli uomini stimano tanto la dominazione, ebbene, dal vedersene privi sì bruttamente, si accorgessero quanto Iddio abominasse in loro quella iniquità per cui ce la toglieva!Avanti la nascita di G.C. furono già al mondo 5 monarchie grandissime, e tutte si son perdute per la disonestà de’ lor signori.

Assiri 1304 anni durò e finì per la disonestà di Sardanapalo che vivea tra una mandria di femmine e si vestiva da femmina e filava qual femmina. Arban suo capitano favorito, se ne stomacò a segno che gli si ribellò e gli levò il regno ovvero, servì alla divina Giustizia d’istrumento a levarglielo.

Caldei 183 anni (durò). Spirò per la disonestà di Baldassarre, seduto a mensa colle sue concubine, lesse la sua sentenza, scritta dal dito di Dio, che quella notte s>eseguì.

Persiani 208 anni; si terminò per la disonestà del re Dario. Dopo la sua morte gli furon trovato nel palazzo reale 329 donne, che lo servivano nei suoi vituperosi trattenimenti.

Alessandro: Dio lo favorì casto, lo punì libidinoso, in capo a 7 anni, nel più bello del suo corpo, se ne morì, il regno de’ Greci (= Macedoni) diviso finì in Cleopatra rozza donna!

Romani: monarchia conseguita per la continenza, perduta per la lussuria. Così dimostra il S. Vescovo Salviano e fa vedere come l’Africa, la Spagna, le Gallie siano una sentina di impudicizia grande. Dio le diè in preda ai Vandali loro crudi sterminatori, i quali nella loro barbarie, null’altro avean di buono che l’esser casti.Questi sono i caratteri di sangue coi quali il Signore ci fa intendere quanto ami la castità e quanto abbia in orrore l’incontinenza.

S. Tomaso da Villanova scrive: "Luxuriae facinus prae aliis, atrociori vindicta punitum legimus!"."Adhuc quadraginta dies et Ninive subvertetur"; vogliono che fosse per la disonestà. Ninive, città che ci volean 3 giorni per camminarla da un capo all’altro.

2. Due diluvi uno di fuoco, uno di acqua.

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4 città intere, con 72 miglia di passi per largo e 19 per lungo, in un momento consumate da un fuoco infernale piovuto dall’alto.

Diluvio di acqua. Il mondo allora sul più bello fiore di gioventù; la terra assai più popolata che adesso. Chi moriva men vecchio campava 700 anni. La sola famiglia di Giacobbe in Egitto, in meno di 400 anni, crebbe sì che, uscendo, poté mettere in campo seicentomila combattenti senza donne e bambini (e l’età degli uomini s’era già accorciata) pensate in 1656 anni, quando la vita era sì lunga!Tutti li affogò Iddio ad eccezione di 8 persone: per la disonestà.

"Venit diluvium et tulit omnes" (Mt 24,39). Notate: per volgere i cieli a mantenere il corso della natura si fida dell’opere delle intelligenze celesti, nel punire i libidinosi invece: "Ecce, ego adducam aquas diluvii super terram ut interficiem omnem carnem" (Gen 6,17).

"Et inclusit eum Dominus deforis" (Gen 7,16) affinché quei di dentro mossi da compassione, non potessero ricettarvi alcuno di quei miseri naufraganti.Affogò anche i monti e l’acque sormontarono...

"Factus dolore cordis intrinsecus: Delebo, inquit, hominem quem creavi, a facie terrae, ab homine usque ad animantia... poenitet enim me fecisse eos!" (Gen 6,6-7).L’ira divina non è come l’ira nostra una passione che turbi l’anima. Ella è un giudizio pienamente tranquillo: "Tu autem cum tranquillitate iudicas", modi improprii a Dio; li adopera perché intendano gli uomini (Sap 12,18).

A questo specchio dell’acque si specchino i disonesti: "Non permanebit spiritus meus in homine in aeternum, quia caro est" (Gen 6,3).

3. "Ma perché averla tanto in orrore?" dirà l’impudico. Per l’estrema dissimiglianza! Il fuoco ha inimicizia con l’acqua. Dio spirito infinitamente puro, al vedere l’anima sì contaminata, se non ci fosse la sua pietà, alla prima laidezza disonesta, ci aprirebbe la terra sotto i piedi!

Una persona pulitissima si stomaca ad ogni immondezza, un capello nel cibo.Una signora non toccava nulla, se non con una forchetta d’oro.Considerate Dio! G. C. si assoggettò ad ogni miseria, ma volle nascere da una vergine e la più pura! (odio che portava ad ogni ombra di impurità). Non volle che Satana lo tentasse d’impurità; non permise che fosse incolpato. Predicando per tre anni non tollerò di nominarla neppure una volta, quasi sdegnasse combatterlo a corpo a corpo, per non vederlo.

Iniquità la più vile, vergognosa e riprovevole all’uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio!"Homo, cum in honore esset, non intellexit; comparatus est in mentis insipientibus et similis factus est illis" (Salmo 48,13) "factus", non "natus". "Nihil vilius quam vinci a carne" (S. Girolamo).

Per incidente (= inciso) si dica che i demoni sdegnano questo vizio, in loro adottivo. Come Lucifero sdegnò tentar Cristo d’impurità (S. Tommaso). Una donna

vide, mentre facea un peccato, un demonio il quale gridò "Oibò, oibò" la lasciò mezza morta per la paura, come raccontò a Tommaso l’antiprotense (?).Considerate: se lo sdegnano i demoni, considerate Dio!

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Il disonesto, per così dire, tenta di far l’anima carne. L’anima sì nobile, nella quale Dio impresse come un raggio della divinità ed una forma emula della SS. Trinità.

Misero stato in cui l’impurità pone il disonesto. 1 Numero sterminato, numero senza numero di peccati che commette il disonesto.Asmodeo si chiama nelle Scritture il demonio che tenta d’impurità, vuol dire abbondanza di peccati.

Il bestemmiatore bestemmia solo nell’ira, un ladro solo alcune volte, un assassino 6 o 7 ne uccide in tutta la vita, l’artigiano si ubriaca solo al sabato etc.L’impudico commette tante colpe che la sua vita è un torrente. Pensieri, sguardi, cenni, compiacimenti, parole etc.

Esempio di uno che s’incammina per l’impurità. Curiosità, vi immerge la mente, trova compagni, cresce malizia, continui peccati, non attende più ai negozi, ai suoi doveri, perde la salute; quanti vanno al cimitero prima del tempo! Sciocchi, stupidi, nessuno si fida di loro, avari o prodighi, iracondi e vendicativi, crudeli.Erode; crapuloni, ladri, poveri! Si rendono rei dei peccati altrui per lo scandalo che danno.

Una giovane purissima, conta S. Vincenzo Ferreri, che sentì dai giovani impuri, nell’andare a casa, una parola impura.La domandò ad una vecchia serva, la quale gliela spiegò. La giovane fu rovinata al segno che, (come) dice il Savio, "Se si fosse incarnato un demonio, non avrebbe saputo fare peggio!".S. Isidoro scrisse: "magis per carnis luxuriam humanum genus subditur diabolo, quam aliquod aliud".

Si faccia conoscere il male che porta negli altri. Una donna maritata, poscia che fu da uno sedotta, tutto il dì sta sull’amoreggiare, e non cura le figliole, e però rovina in esse e rovina ove andranno a maritarsi.Dio vede tutti questi mali che voi non vedete, e vi confessate come un male solo.Un uomo ignorante guarda le fasce di una piaga appestata e sol di aborre in essa le marcie che vi mira, non così un saggio medico, il quale, in quelle marcie vi prevede la desolazione di più province se presto non le getta al fuoco."Hoc autem scitote intelligentes, quod omnis fornicator aut immundus non habet haereditatem in Regno Christi et Dei" (Ef 5,5,).

Se vi capita attorno un demonio in carne, dicendo che è poco peccato, che basta confessarsene, che Dio lo compatisce, date la risposta di S. Francesco di Sales ad una perfida donna che lo tentava e fu lo sputarle in faccia e poi voltarle le spalle.

2 Offuscamento; peggiore dell’ira. L’ira talvolta assalta la ragione, l’incontinenza no. L’anima non vede il suo male, come lo può medicare? Nelle malattie del corpo, basta che il male sia palese al medico, in quelle dell’anima no, perché bisogna che l’anima cooperi alla sua sanità con molti atti del libero arbitrio.

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LA DISONESTA’

(1 Cor 6,9-10)

Meditazione 3^

La disonestà quanto è pericolosa, perché si oppone alla volontà di Dio che ci vuole salvi.Gli ubriachi soli non sentono il loro fetore, così i lascivi. I buoni aborriscono la laidezza. Quei che ne sono insozzati dicono: "che male è. Il minore di tutti i mali che faccia l’uomo!". Vediamo.

1 Confessate che la disonestà è peccato mortale, se no parlate da eretici."Nolite errare: neque fornicarii, neque adulteri, neque masculorum concubitores regnum Dei possidebunt" (Apostolo).

Il peccato contro Dio ha certa quale infinità. Per pagare il debito di uno solo degli atti impuri, non sono bastanti l’amore degli angeli, la fede dei patriarchi, la fortezza dei profeti, i pellegrinaggi degli apostoli, il sangue dei martiri, la sincerità delle vergini, la sollecitudine dei vescovi, le penitenze dei confessori, la santità di Maria. Raddoppiate più delle stelle del cielo, non basta a pagare un solo sguardo lascivo. Ci vuole il Sangue di G. C. e un debito così pesa così poco sulle bilance della terra? Oh bilance bugiarde! "Mendaces filii hominum in stateris".

A salvare un’anima due volontà: Dio e uomo. Disonestà si oppone a queste due. Iddio non ha mostrato verso alcun peccato un orrore maggiore che verso quei di carne.Principali monarchie: I Assiri: dopo 1304 anni rovinò per le disonestà di Sardanapalo. Vivea da

donna.II Caldei. 383 anni Baldassare.III Persiani, 208 anni Dario. Alessandro favorito casto, punito libidinoso. In capo

a 7 anni morì.IV Greci. Cleopatra.V Romani; Africa, Spagna, Gallia. Sentina d’impudicizia. Vandali casti!!Diluvio universale: 8 sole persone: "Ego pluam... et inclusit eum Dominus de foris" "poenitet enim me fecisse eos" modi impropri, non adoperati per altri eccessi.

2 G. C. volle nascere da vergine, fu tentato ma non d’impurità, non incolpato, in 3 anni non nominò una volta questo peccato.

Il demonio giunse a vergognarsi. Dice S. Tommaso: "Lucifero sdegnò di tentar Cristo d’impurità". Altri demoni meno apprezzati impiegati a tentar di questo. Nausea!"Oibò, oibò", così disse un demonio ad una donna, lo racconta S. Tommaso Contipratense, fa il demonio come i cacciatori a prendere le pantere. Amano le laidezze come adottate al fine, ma le aborrono come schifose.

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3 Asmodeo: abbondanza di peccati. La disonestà è un seminario di mille colpe. Un peccatore diverso commette peccato in certe sole circostanze. Non così limpudico, la sua vita può dirsi torrente di onde fangose. Pensieri, parole, opere, continua in tali peccati, nemmeno il sonno va esente. I fantasmi impuri hanno l’ultima mano dal consenso nel destarsi. Negli altri vizi, il demonio pesca coll’amo, così può dirsi, ma qui con la rete ed oh! quanto ampia!

V’ha di più; questi tali se mai insegnano la malizia ad altri, già che è sì facile. Un uomo semplice, che miri le fasce di una piaga appestata, non vi aborre che la marcia. Non così il dottore prudente, che vi vede la desolazione di più province, se non la getta al fuoco.

Al tribunale di Dio aprirete gli occhi! "Hoc enim scitote intelligentes, quod omnis fornicator aut immundus, non habet haereditatem in Regno Christi et Dei". Il che Dio farà che si adempia, e negando giustamente ai meschini quegli aiuti efficaci di cui tanto sarebbero bisognosi a morire in grazia concedendo ai demoni di tentarlo, vietando ai santi d’intercedere.

Se vi capita alcun apostolo del demonio, sputategli in faccia, così fe’ S.Francescvo di Sales.Se sono nemici di Dio, non sapranno essere amici vostri. Purità salvata. Teodora vergine in Alessandria. Prefetto Augustole Eustrazio, fu seguitata. Salvata dal fratello Didimo.S. Agnese di 12 anni. Uno la guarda con occhi impuri, cade nella piazza cieco e quasi morto. Essa lontana.

S. Eulalia nella Spagna, di 17 anni; martirizzata a lasciata (per un prodigio, spaventati i soldati) nuda nella piazza. Cade bianca neve e la copre.I vergini pregano e son lasciati in pace dai giovani.S. Donnina, Berenice e Prosdocima nel fiume. S. Pelagia... finestra...

N.B. Si tratta della terza meditazione di un probabile corso di Esercizi.

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MISERO STATO DEI DISONESTI

(1 Cor 6,9-10)

Ad eseguir la nostra salute richiedonsi 2 volontà: quella di Dio e quella dell’uomo.

1 Il peccato dell’impurità è facile ad impedir quella di Dio che, essendo purissimo spirito al veder l’anima tutta carne, se non fosse per la sua misericordia, aprirebbe la terra.Adesso dimostreremo quanto sia facile a impedir quella dell’uomo:1) perché non conoscono il loro male2) se lo conoscono, non lo aborrono,

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3) se lo aborrono non si riducono ad emendarsene seriamente.

Se il sole bastasse a produrre l’oro, tutte le miniere ne sarebbero colme. Ma perché si abbisognano le disposizioni della terra, però è sì scarso."Qui fecit te, sine te, non salvabit te sine te".In quanto pericolo è l’anima dei giovanetti!

Tutti i vizi accecan l’anima! La libidine non vuol sentir neppure la ragione! L’anima non vede il male. Non basta che sia palese al medico, come nelle malattie del corpo."Vigilate et orate ut non intretis in tentationem!". Come pregherà chi da mattina a sera, non cerca l’occasione?

Un medico disse ad un infermo assetato: "faremo in modo che questa sete non vi dia noia!". "Sì, rispose l’infermo, ma non col far cessare la sete, ma col contentarla".

Così il disonesto, desidera sfogarsi, teme e piange quando pensa che per l’età non potrà più sfogarsi. Non conosce Dio a cui deve fare ricorso.Epicureo quanto osceno intendesse o peggio scrivesse di Dio! Epicuro credea il sole grande quanto un piede.

Ma come non lo conoscono, più si fingono di vedere che Egli non vieti, vogliono spacciare che il peccato disonesto sia il minore. "Rident mendacium. Nemo vos seducat inanibus verbis. Propter haec venit ira Dei in filios diffidentiae".

2 Supponiamo che lo conosciate, che può, se non vi pentite di cuore, la durezza al buon pentimento.I bambini, i giovani in virtù, han per arma il pianto. E così i peccatori col pianto, invitan la misericordia di Dio.Ma, se non piangono, quale speranza?Son le ragioni della durezza:1) la cecità detestabile2) provien dall’abito di peccare, si trova tutto ciò che è necessario a piantarlo nell’anima più altamente: moltitudine degli atti e intenzione. Enumerant ab utero: comincian presto. Intenzione: fanno la cosa proprio apposta, con diletto, non come avviene del moto d’ira subitaneo.Cresce cattiva gioventù, virilità orrenda, vecchiaia che unisce fuoco del Mongibello e canizie della neve.

Avvezzi ad ardere nel fuoco impuro, finché non sono consumati affatto dagli anni, mai non finiscono di smorzarsi.Chi può conoscere il conto degli atti replicati? E come potranno aver pronto il dolore nella confessione? Fin le vesti furon trovate impietrite dal lungo stare in sepoltura di sesso. Questa è tirannia dell’abito inveterato: trapassare in natura.

3 Impedimento: bisogna che aborriscano quel che amano. Negli altri peccati non cerca l’uomo direttamente l’offesa di Dio, ma indirettamente. Se l’usuraio potesse avere il suo guadagno senza danni altrui lo farebbe volentieri. Qui è diverso il caso. Il diletto proibito da Dio è quello che intende direttamente di procacciarsi un cuore lascivo. Se chi rubò può pentirsi senza lasciare di bramare in genere la ricchezza, non così il lascivo.

Qui è difficoltà. Amare quel che tanto si aborriva, e odiare quel che si amava. Esperienza di tante volte che, al pensare al numero, correte il rischio di accrescerlo.

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Esempio di un giovane che spira in peccato al cospetto dell’antico Drudo che volea convertire (cfr. Segneri, p. 109 Tom III Cristiano istruito).

4 Non si emendano mai (S. Girolamo). Oh che fuoco infernale è la lussuria! le sue legna son la gola, le sue fiamme son la superbia, le sue faville son le parole impure! il suo fumo è l’infamia, il suo fine è la dannazione.Veniamo al paragone: costituisce l’inferno l’eternità dei tormenti. Che costituisce l’inferno dei lussuriosi è la permanenza nelle colpe.Per questo gode il demonio di dilatar l’impurità.

"Non dabunt cogitationes suas ut revertantur ad Deum suum, quia spiritus fornicationum in medio eorum" (Osea 5,4). Talvolta gli altri peccati non corrompon tutto, questo sì: anima, mente e cuore e corpo, vista, udito, mani, piedi come tanti levrieri in caccia del peccato vietato da Dio! Dio non ha parte in loro e non l’avrà o se li erediterà come onnipotens de profundo, con la giustizia non come onnipotens de excelsis con la misericordia.

Le vostre confessioni danno a temere perché interrompono e non rompon la catena.Direte ancora: "Che gran male è una fragilità?". Dite una catena di colpe che rendono il corpo e l’anima odiosissima a Dio più d’una carogna marcita. Male che acceca per modo che si vantano del male. Che gran male è adunque? "Proiecisti me post corpum tuum!". Di quanti delitti è origine la disonestà! Troia. Davide, omicidi, tanti eretici: Salomone, scandalo di lascivia. Rimedi: orazione e fuga delle occasioni."Eripe me de luto ut non infigar".

Si trovaron rondinelle quasi nude, perché d’inverno non vollero fuggire coll’altre di là del del mare.Così avviene di certi fanciulli, privi della verginità che le rendea sì vaghi a Dio!

N.B. Questa meditazione è probabilmente la continuazione di quella precedente.

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(VIZI ED EFFETTI...)

La disonestà rende inefficace la volontà dell’uomo a salvarsi.

Qui fecit te sine te, non salvabit te sine te.Il sole non basta a produrre l’uva, ci vuole la disposizione della terra.Pericolo che corrono i lascivi:1 non conoscono il loro male2 se lo conoscono non lo aborrono

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3 se lo aborrono non si riducono ad emendarsi seriamente

ICome eclissi nell’anima, offuscano la ragione, spiegazione:l’anima non vede il suo male, e se non lo vede come può medicarsi; i mali del corpo basta che li sappia il medico, non così quei dell’anima.

Come chiedere a Dio di fuggire occasioni chi da mattino a sera la cerca.

Un medico e l’infermo assetato: vuol sollevarsi, ma con contentare la sete; miserie! Non sa conoscere Dio a cui ricorrere. Epicuro. Arrivano a negare Divinità; lor dà fastidio.

Cosa è poi il piacere del peccato?E se si pone al cospetto della morte?

____________________

(Vizi capitali: effetti)

Superbia: fa restare melanconici, perché non si trova mai la lode che si vuole, poi passa, gli altri disprezzano e poi è un po’ di fumo.

Avarizia: carnefice di chi la possiede, aborrito da tutti.

Ira: fa restare melanconici, talvolta si tribola chi merita amore. Quanti spropositi. Anche le bestie si adirano, ma non sanno perdonare.

Gola: subito passa e rende in miseria ed è cagione di malattie ed imbecillità.

Invidia: peccato dei dannati; carnefice di chi essa possiede, dove altri pacifici trovano motivo di letizia essa trova tormento.

Accidia: ci fa rimanere indietro di tanti altri. Come i buoni godono le feste alle quali anticipavan tempo di preparamento. S’avanzan nel bene e i pigri restano indietro.

Lussuria: ahimè, quanta vergogna; un piacere di un momento, tristezza in cui mette; ragione di morte tante volte; fa diventare la favola delle genti; gli onesti fuggono, i buoni tengono lontano le persone.

...andrò ma oggi ho tal divertimento, domani la tal festa e via... bisogna sentir Messa, se avrò tempo; bisogna sentir predica: se avanzi tempo.Eliezer arrivato a Nacor dopo un disastroso viaggio (Gn 24, 33.51) ...et appositus est panis in conspectu eius. Non comedam donec loquetur sermones meis.

Volle prima sentire "En Rebecca coram te est, tolle eam, et sit uxor domini tui".

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Chi fra voi che dica stamane ho peccato, ebbene, non comedam, sinché non mi sono confessato: ho frodato al povero: non comedam finché non l’abbia pagato; ho tolto la fama: non comedam, finché non l’abbia restituita.

4Molti tal cura rigettano alla vecchiaia; dunque è vero che vi è questa

trascuraggine. Non si fa così per altri affari. E perché così? Rispondon a fare queste cose si richiede mente libera, a trattar l’anima basta talora un momento. Ahi ciechi!...

Impossibile nam est in extremis habere veram poenitentiam, hoc tamen difficillimam est, et ex parte hominis et ex parte Dei.

1 più indurito nel male,2 più irritato allo sdegno

Giacobbe pone (a placare Esaù) Bala e Zelfa con 4 figli per prime, Lia con 7 per seconda, Rachele con Giuseppe per 3a.

L’anima vostra avventurata sempre la prima.___________________

Beati i pacifici, perché saranno chiamati figliuoli di Dio.

A formar pace ci vuole ordine e tranquillità.Una repubblica ben ordinata, ma tumultuante non è in pace. Gli empi non

sono in pace. I più perduti paion quieti ma in loro è sconvolta ogni cosa.I giusti d’ordinario non sono pacifici del tutto, se in essi è ordine non è sempre tranquillità, ogni momenti tornano a scontentarsi per la ribellione delle passioni. Pacifici sono i giusti più perseguitati.

Le passioni ubbidiscono alla volontà, la volontà a Dio. Si lascian guidare da Dio. Queste vecchierelle che il mondo sprezza, che non san parlare che di Dio, sono a Lui le più care figliole. Talora si fa perturbazione anche nei giusti ma è leggera, non toglie la pace. E’ un isolato che mena rumore nella repubblica, ma è sopito presto.

Le tentazioni del demonio sono come i cani che abbaiano per le contrade.

2Saran chiamati figlioli di Dio.

N.B. Questo testo fa parte di alcuni foglietti dove sono raccolti appunti di meditazioni su argomenti vari.

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AVARIZIA

1) 1) Radice di tutti i mali è la cupidigia, per amor della quale, alcuni hanno deviato dalla fede, e si sono incontrati in molti dolori (- I Tim. 6, 10).In diverso modo è principio di frutti, il tronco, la radice - Quanti dà la radice, tanti ne dà il tronco: ma quella li alimenta.Or ecco la diversità fra la superbia e l’interesse: ...amor pecuniae.La superbia, principio - initium, l’interesse, radice -Se la gente non attendesse tanto all’interesse, la superbia potrebbe meno - lavora perciò meno in un povero che in un ricco.La superbia sembra principio nell’ordine d’intenzione.La cupidigia nell’ordine di esecuzione. -Somministrare mezzi.

2) "Per amor della quale molti hanno deviato dalla fede" - molti han negato la fede, ma l’error loro fu nella volontà smarrita per timore.Qui l’errore è nell’intelletto: hanno deviato dalla fede.- La fede cristiana è troppo contraria a tutta la volontà degli interessati.- Non potendo resistere a rimorsi, godiamo dei beni presenti - (cf. Sap. 2, 6)Non v’ha chi sappiasi essere tornato dall’inferno.Vogliam sostenere... Acquisto: non più dottrine sane si valgono alle false. Diventano idolatri, superstiziosi, turchi, Ebrei che si mettono in lega con quella fede che lor torna più a conto.

3) Non pel possesso del denaro, ma per l’amore del denaro. Del possesso alcuni se ne sono serviti ben, ma quanto incominciarono a non lo aver più...

4) Posto anche che in alcuni non giunge a tanto questo male, vi sono altri mali che loro reca nella volontà - Si sono innestati in molti dolori -S’innestano nei mali, intricano, non sanno uscirne - Voglion piuttosto morire che uscire, che fare delle restituzioni.Seminan dolori e dolori mietono - Spine nel radunare dinaro, nel possederlo, nel privarsene.A privarsene vi bisogna grande sforzo - La superbia è tronco, si taglia. La radice si sbarbica - atti contrari.Uno ha in mano fatto (cose) altrui per isbaglio, lo torni.Uno trova un minchione nel fare un servizio. Sia giusto!Uno vuol lavorare in festa - cessi - E così via.

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Se credi di non avere, guarda che è nascosta e la radice non si vede - Temi.Viene l’interesse sotto i vari aspetti, sino di maggior gloria di Dio. Fatto della Maddalena: "Era meglio.... Giuda...".Ti puoi affezionare a quel tuo peculietto più che uno a grande ereditàE pane del serpente sarà la polvere (Gen. ) S. Antonio di Padova fa trovare il cuore di un avaro in mezzo ai dinari.Dall’avarizia ne viene l’inquietudine della mente e la durezza del cuore.

Esempi: Dan consigli a chi cerca pane -negano beneficio al tempo colla scusa dei poveri. Inquietudine di perdere il dinaro -- avran di tutto e par che loro manchi tutto- cercano avere l’altrui con violenze, inganni, frodi, spergiuri, tradimenti.

Qual condizione miserabile è la loro, mentre sono sì diversi dal pensare di Gesù Cristo tutto Misericordioso.Salve Regina Mater MisericordiaeChi è in grado, farà un po’ di elemosina, o al tempio o ai poveri.E chi non è in grado, reciterà 3 salve Regina, pregando per il ravvedimento degli avari!

N.B. Questa predicazione si svolse il secondo giorno della novena dell’Assunta (cfr doc. 387).

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(GOLA)

"Propter crapulam multi perierunt"."Qui autem abstinens est, aducet vitam" (Eccl. 37, 34)Crapula, tutti i vizi della gola che è un affetto disordinato ai cibi ed alle vivande.Induce a mangiare -Praepropere = mangiare d’ogni, ma senza fame.Lente = ghiottonerie - pane col burro, ecc...Nimis = La lucerna con troppo olio si spegne. Sono ammalati: fan di tutto per risanare, son sani fan di tutto per ammalare.Audacter = arditi per mangiare.L’Ilanese a tavola del principe (cf. Cattaneo, 4, 180).Che pretendete? Desinare - Come entrato? Chi invitato? Dalla fame a volte grande - Non v’è pane, né sedia. Mangerò pietanza e starò in piedi.

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Lo vollero cacciare. No, andrò ma dopo aver mangiato.Lo tennero per buffone. Questa è viltà e dai buffoni non si cava nulla.Studiose = divorando.Lo Spirito S. insegna il modo di mangiare."Utere quasi homo frugi de iis, quae tibi appununtur" (Eccl. 31, 19).Alcuni si fingono malati.Trattando bene la nostra carne diamo le armi in mano ai nemici -Più ne uccide la gola che la spada...

Toglie la sanità, l’ingegno....Si perde la virtù, l’onestà (e qui battere sull’autunno)Diogene al giovane savio, che andava a banchetto: "Abe, deterior reverteris"

- Ma anche i figli di Giobbe e Tobia ed Ebrei di quando in quando facean banchetti e andavan bene!

- Sì ma moderatamente e con cautela.Guardarsi dalla lingua! La ruota unta corre - così la lingua.

- Il ricco epulone, sì tormentato nella lingua - dunque peccò più colla lingua che colla gola.

- Fatto tremendo del... di colui che vende l’anima per un bicchier di vino!

N.B. Questo argomento fu trattato il sesto giorno della solita novena dell’Assunta (cfr doc. 387).

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PECCATI DI LINGUA

1. Che cosa s’intende per peccati di lingua? Cosa nuova per me.2. Mormorazione è parlar male del prossimo.3. Ripetizione: ho capito, maldicenza è sempre diffamazione, questa non

sempre quella.4. Dimandare caso consimile di un’espressione qualunque.5. Se mi si presenta persona a dimandare informazione: prudenza.6. Un servo di un suo conservo, una persona che vede tresche, ecc.7. Ho capito, è parlar male per odio, vendetta, astio, ecc. anche per passatempo.8. Ma come? Son cose vere!9. Dovea tralasciar d’operare male! Hanno operato in secreto.10. L’ho detto con persone che lo sapevano.11. L’ho detto ad una sotto secreto.

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12. Ho da contar bugie? Tacere o parlar bene.13. Si parla male a buon fine. Si parla di una città peccatrice, come a chi non la

conosce di borgo.14. E’ cosa pubblica. Distinzione: di cosa pubblica riparata e recente non riparata.15. Dunque manca di carità chi grida al lupo.16. Portano danni: maestro che resta senza scolari: è meglio uccidere il lupo e

salvare le pecore.17. Tornando al primo argomento: non capisco come sia peccato al contar la

verità. Che se si tratta di falsità.

Calunnia

18. Si pecca gravemente colla mormorazione?19. Basterà confessarsi? Come riparare ciò che è vero?20. Uno che avesse calunniato è obbligato a qualche cosa di più?21. E se colla calunnia avesse portato danno?22. E’ lecito ascoltare le mormorazioni?23. Come diportarsi?

N.B. Questo appunto per predicazione, fa parte di una serie di 11 "dialoghi" riguardanti argomenti vari. Probabilmente furono utilizzati per una missione al popolo.

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TURPILOQUIO

1. Cos’è il turpiloquio?2. Mi sembra che il turpiloquio non possa essere peccato, per donne maritate

non è male!3. Ma per lo meno non vi sarà lo scandalo, essendo cose a loro note?4. Non producono cattivi pensieri perché sono persone use. E’ vero, un usa a

ballare, balla ad ogni suono!5. Dunque a questo modo non è necessario guardare se vi sono delle giovani,

sarà meno male, è inutile la precauzione.6. E certe vecchie e vedove! Non possono soddisfarsi, vogliono soddisfare.7. Mi lasci domandare: talvolta per carità, sapendo certi amoreggiamenti: sono

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mezzane.8. E quando prestano la casa?9. In quanto alle spose giovani, a chi domandare in quanto agli avvenenti a cui

van soggette pel corpo?10. E in quanto a ciò che riguarda la coscienza?11. E’ peccato grave il turpiloquio penso, dacché ho inteso la dottrina sul

turpiloquio.Riepilogo: grave, include malizia di molti peccati.

12. In che maniera?13. Per fare tanti peccati, bisognerà parlare tanto... basta una parola!14. E come mai? La mina: fatto di S.Vincenzo Ferreri.15. Chi ha dato questi scandali come può riparare?

Strapazzo del nome di Dio

16. Le donne non bestemmiano mai?17. Bestemmie ereticali. Sarebbero eretiche.18. Cos’è lo strapazzo del nome di Dio?19. E proprio proibito?20. Chi nomina il nome di Dio con rabbia e furore, ecc.21. Si fa per farsi rispettare di più, temere.22. Abitudine...!23. E’ la bile!

N.B. Si tratta di un dialogo della serie del doc. 398.

400

MALDICENZA

1. Alcuni scrupoli sui quali accertarmi per essere breve nella Confessione.2. Ho sentito d’esaminarmi se avea detto male del prossimo: è peccato?3. Basterà che dica: ho detto male del prossimo?4. Cosa è contumelia?5. Cosa è detrazione?6. Ho detto male sì, ma sempre il vero!7. Dice generale questo peccato? A me pare di no: rare volte.8. Che peccato è la maldicenza?9. Sarà semore peccato mortale?10. Io non avea cattiva intenzione: solo per divertire.11. Non fui io il primo.12. Ho detto il sentito da altri.

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13. Ho detto la pura verità.14. Ho detto a pochi, sotto il sigillo.15. E se li avessi detto a uno solo?16. Dunque non si potrà parlar mai, in nessun caso?17. Basta, mi confesserò! Ritrattazione.18. E una gran figura!19. Vi è sempre questo obbligo di riparare!20. Calunnia = vero sì ma, esagerato

= vero sì, ma occulto= il detto da altri= detto per carità= detto in segreto, ad uno= interpretazione cattiva di azione buona o indifferente= silenzio quando si deve parlare= dico niente= lode esagerata, poi veleno= mormorazione= il non nominare nessuno, ma dire in generale di una classe...= per divertire

Gravezza!

N.B. Un dialogo sempre della serie di cui si parla al doc. 398.

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IL GIUDIZIO TEMERARIO

Dal mal concetto ne viene la mormorazione etc.E’ il giudizio che fa alcuno del prossimo, quando, per leggeri indizi e congetture, fermamente dà l’assenso a qualche mal grave che abbia commesso! (distinguere).Dubbio: sospensione dell’animo circa il giudizio perché si ha sentito qualche cosa contro del prossimo e resta la propensione più al male che al bene!Sospetto: è una maggiore inclinazione a credere il male da indizi leggeri.Giudizio temerario fa sì che con indizi leggeri, si formi la cattiva opinione.Esempio della bilancia: dubbio: è sospesa, parte (pende) cosa piccola: sospetto; grave giù cade e sta: ecco il giudizio.

Il dubbio di mal operare concepito dà indizi e motivi dubbi, senza determinazione non è peccato. Se si persiste molto è veniale come, se concepito senza motivi di poter dubitare, è peccato veniale.

Il sospetto in materia grave è veniale! perché temerario, eccettuato che sia

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in persona di singolare bontà e si sospettasse rea di grave colpa.Il giudizio assoluto di colpa grave del prossimo è peccato mortale, veniale se di... colpa veniale.

1. Non è grave se alcuno giudica temerariamente di male grave del prossimo, senza piena avvertenza.2. Se crede che i motivi sien sufficienti.3. Chi ha grande probabilità: sapere di un fatto.

4. Chi giudica di persona sconosciuta che non si può conoscere: e lo giudica un ladro!

Pensar bene e non fidarsi non è male. La giovane che non vuole accompagnarsi in istrada con chi non conosce.Pensi bene, non si fidi.Scopre quei motivi che, considerandoli la mente, fanno una nuova violenza alla mente a giudicare il male grave.

Uno vede di notte un uomo entrare colla scala per una finestra, se non c’è ragione che lo scusi, se pensa che entrerà per rubare non è temerario.Se si vede entrare un giovane in casa di meretrici... Se uno giudica da qualche apparenza nel prossimo un peccato grave quando si sa che è solito cadervi, e non c’è ragione che ci faccia supporre d’emenda...Da chi riferisce, se è persona degna, e da chi al cui carico è riferita...

Il giudizio temerario è peccato mortale. Il prossimo ha giusto diritto alla nostra fama: "Nolite judicare, etc".S.Raimondo scusava l’intenzione: fu la tentazione, etc.

In 6 maniere si può commettere il giudizio temerario.

1. Col credere uno colpevole dalla sola esteriore apparenza. Eli che giudica Anna ubriaca, perché solo muove le labbra.Saule ubriaco.Apostoli "musto madere reputant, quos Spiritus repleverat".

2. Con interpretare un’azione indifferente. Chi vede parroco entrare in casa sospetta.

3. Chi interpreta azione buona, fatta con cattivo fine!4. Chi giudica azione altrui men retta: fa limosina, dunque restituisce l’altrui!5. Per un peccato che si deve commettere, si dice che è vizioso.6. Da un fatto vizioso di un individuo, si giudica una comunità.

"Venit Joannes neque manducans, neque bibens et dicunt: demonium habet, venit Filius hominis manducans et bibens et dicunt: vorax est et potatur vini!".

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DEI GIUDIZI TEMERARI

Abate Iac - giudicò uno tenendolo degno di pena - tre angeliCano o Vescovo di Narni - rubicondoTotila re dei GotiDue bravi monaci - uno rimprovera l’altro che aveva veduto mangiare.Visone di Fra Leone - Bernardo Quintavalle - luce degli occhi.

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Avrete sentito dire che il Paradiso è una terra di eredità: è vero - Ma bisogna guadagnarlo con usare al Padre l’ossequio che si conviene - Di seicentomila Israeliani, entrarono 2 soli nella terra promessa.

Se non vuoi che il Signore ti spogli dell’eredità, sta forte a tutte le prove.Nelle prosperità e nelle sventure.Quanti nelle prosperità insuperbiscono.Quanti nei casi avversi perdono la fiducia.

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Egli ti esalterà affinché erede tu sii della terra. Questo si farà cessate le prove, cioè subito che sei morto.Intenderai poi la tua esaltazione = quando i peccatori siano periti allora vedrai.Vedrai i loro mali, i tuoi beni.

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Cosa dirai a questo spettacolo?Quai rendimenti di grazie.Israele da una collina vede i cadaveri degli egiziani e teme Dio.Io fui per dire che appena crederai a te stesso d’essere salvo!

(In cubilibus vestris compungimini)____________________

1. Ci troveremo disposti il secondo giorno.2. Anche in questo il saper rendere conto - Il padrone si fa render conto al

servo - il mercante fa i conti.3. Non si radicherà in noi il vizio.

Ritratto di chi è invecchiato nella collera.Uno spirò mentre si era adirato col servitore che non gli presentò bene la tazza da bevere dopo la comunione.

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Per agrum hominis pigri transivi (Prov. 24, 30-31). Così sta l’anima non coltivata - fa onore.Se la coltiveremo potremo prender fiori. La raccomandano perfino i filosofi gentili. Se voi passate per una vigna desiderate buscare qualche cosa - Se Dio esaminasse l’anima vostra?L’infermità che scusa da lunga orazione, non deve scusare dall’esame.

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Giova imporsi qualche penitenza.Iddio vedendo i nostri sforzi ci esaudisce - Dimandar perdono - o come ci troveremo contenti!

1Annone signore degli Ammoniti fe’ scorno agli ambasciatori di Davide - rade

loro il capo, tronca la barba, mozza le toghe ai lombi.Erant viri confusi turpiter valde - vergogna dei reprobi al cospetto de’ salvi.

2Illuminabuntur abscondita tenebrarum - Se io propalassi i peccati vostri.

Una persona manda a chiamare quel che aveva avuto per compagno in un peccato, perché gli dia la morte - lo fa - qual confusione al cospetto dell’universo - Desideran la morte - non verrà -Allora giudicheran del peccato come devono -Quello per cui così brutti sono i demonii -Quello di cui solo vestito G.C. cagionò quasi orrore negli occhi del Padre.

3Rimprovero di G.C. dell’ingratitudine a loro usata.

Il re Filippo 2 delle Spagne disse ad Alvaro Bassano, grande ammiraglio - Voi non avete a me corrisposto etc... uscì Alvaro e in pochi giorni morì -che sarà sentir G.C....

4Compariranno i Santi a troncar le tue scuse.

Stabunt justi in magna costantia adversus eos qui se angustiaverunt -Chi di voi non trema -Se voi credete, che fate per sfuggire la condanna?Omnes nos manifestari oportet ante tribunal Christi.

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CONTUMELIE - DERISIONI - SCHERNI

S.Paolo: "honorem invicem praevenientes".1) La contumelia è un vilipendere, un disonorare il prossimo in sua presenza,

rinfacciando ad alcuno un difetto o un altro difetto o mancamento.E’ peccato mortale per sé, è più grave della mormorazione: questa si oppone alla fama, quella alla fama ed onore! (Talvolta scusa la parvità di materia).Distruzione di quanto dice il padre ai figli, di quello che dicono le donnicciole e gente da piazza! (Quanto contrario alla pace e quiete del paradiso! Degna dell’inferno!).Confina colla contumelia la derisione! La contumelia si fa con parole, la derisione con ischerzo.

2) E’ peccato la derisione non meno della contumelia.S.Tommaso dice che è peccato mortale, se la persona derisa si rattrista e ne riceva gran confusione.Si mostra maggior disprezzo che offendendola seriamente. Di sua natura è peccato mortale quando non iscusi la parvità di materia.Peccato mortale:1 Se vi ha intenzione di gravemente confondere, anche che il prossimo,

per la sua virtù, la soffra in pace!2 Quando si manifesta un vizio grave o suo o de’ suoi e si rinfaccia!3 Quando, chi è deriso, gravemente si rattrista e si confonde.

Scusa da ogni peccato quando si fa per debita correzione o per ischerzo.

Ma bisogna avere gran riguardo!Sp.Santo: "Cum defecerint lingua extingueretur ignis - et sussurrare subturato, jurgia conquiescent".

4 La sussurrazione (mormorazione) dice S.Tommaso è un peccato di lingua con cui si riferisce il delitto altrui per seminar discordia tra gli amici.Talvolta è più grave della contumelia e derisione.Esempio: monaca incanta: fumo e faville.Dio a Mosè nel Levitico: "Non erit criminator nec susurro in populo".Banditeli dalle famiglie.

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MALE ESEMPIO

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Qui comunicaverit superbo, induet superbiam (Eccl. 13).

Imitare insitum est hominibus a pueris, (est) in hoc differunt a coeteris animalibus (Aristotele).

Dimostrare l’imitazione negli altarini etc... pittura, commedia etc - istinto d’imitare il peggio che è più facil cosa.

Chi cammina con vizioso, diventerà vizioso. Abramo vuol dare moglie a Isacco - Tutte ambivano tale figlio, ma di tante del paese non ve n’era una che piacesse ad Abramo - Manda il fidato servo che non guardi a doti ma alle qualità tali e tali - E’ possibile che in paese così popolato come la giurisdizione di Canaan non vi sia una donna - Risponde S.Ambrogio ed altri che le donne di Canaan erano infette di idolatria.Abramo era sicuro di Isacco, ma temeva il male esempio.

L’idolatria è in radice il maggiore dei peccati. Se Abramo fortemente dubitò che s’attaccasse, che diremo di altri vizi più usi ad attaccarvici?Abramo teme che una imbratti la famiglia.Siam tanti e buoni in casa, fra tutti guadagneremo la giovane - No - teme - 100 pomi guasti non hanno mai sanato uno.

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Daniele e il sogno di Nabucodonosor - Testa di oro, spalle e braccia d’argento, ventre e coscie di bronzo, gambe di ferro, piedi di creta.

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Gesù tentato quando battezzato (va) al deserto - Faraone dietro al popolo Ebreo - Labano a Giacobbe - S.Marco racconta che uscì il demonio dal sordo muto -Excalmans et multum discerpens eum... il che non era prima -

2Tiene in umiltà -

3Novità della buona vita - talora aveva fastidio - l’uccello s’accorge di essere

nel laccio vedendo uno uscire - sente la stretta -

4Sente una tentazione che non sentiva prima - ma le radici le nocea ancora,

ma era il cardo calpestato dal viandante - quando uno si raccoglie conosce cosa c’è nel suo cuore - Bisogna estirpare la radice -

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5Altri poco in principio - Il popolo ebreo non fu guidato subito nel paese dei

filistei, perché non tornasse in Egitto - ma poi lo provò -A S.Pietro - Trasfigurazione.

6Inganno di chi si crede avere acquistato perfezione per la dolcezza - Padre

col figlio ammalato - ortolano con piante inferme.Confidit in ea cor viri sui et spoliis non indigebit.Dio ha fidato in Maria - il Cuor di Gesù Quasi palma exaltata sumTerribilis est...

Salomone - vidi servos in equis, et principes ambulantes super terram quasi servos.Diogene con la lanterna diceva che quei che vedeva non erano uomini ma bestie.S.Agostino una specie di vita è quella delle bestie, un’altra angeli, un’altra uomini.S.Agostino - uomo capo-volto pone agli angeli l’uomo bestiale.

Seneca - Major sum, et ad maiora genitus, quam ad marciptionem sim mei corporis -Vir erat in terra Hur, nomine Job –

S.Girolamo dice veramente "vir - impentris animi consilio cuncta faciebat".La mortificazione non è odio, ma vero amore - Vitia carnis adit, prudentiam carnis odit, contentionem carnis odit -Medico - Qui diligit iniquitatem odit animam suam -

Due infermi uno sicuro e l’altro no - il primo ama il suo corpo -S.Bernardo a chi gli diceva che i suoi monaci odiavano il loro corpo inutilmente, rispose che essi li odiavano mentre i monaci li amavano.

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G.C.: Qui enim voluerit animam suam salvam facere perdet eam; qui autem perdiderit animam suam propter me, inveniet eam (Mt. 16, 25).

Gaudebit super te in laetitia, silebit in dilectione sua, exultabit super te in laude(Sofonia 3, 17)

1.(Starà fermo il Signore nella sua dilezione, esulterà e celebrerà le tue lodi)Con poco guadagnar molto: esercitarsi in atti di amor di Dio -Quanto operi, per amor suo -Si accontenta di quel che gli puoi fare -Questi atti sono bastevoli a renderti esente dal Purgatorio.Quel che puoi fare e li Signore terrà etc...Sono rimessi a lei molti peccati, disse.Cristo di Maddalena... non perché molto ha fatto, ma perché molto ha amato.

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2.Se lo loderai - esulterà e celebrerà le tue lodi - alla dilezione come Padre aggiungesi la sommessione come a Padre.Gli è carissima questa lode, come quella che più gli negano i suoi nemici.Lodalo sempre - Sia lodato G.C.Le madri buone.Mezzo di farsi santo non nell’esterno ma nell’interno. Amarlo nell’opere tue - lodarlo nelle sue.Tante volte nell’opere nostre amiamo noi stessi.- Ama -

"Si vis sobrius esse fuge tace et quiesce"

Silenzio si chiama custode dell’innocenza, difesa dalle tentazioni, e fonte dell’orazione - (spiegazione come i giovani debbano far silenzio) -Teodosio monaco 35 anni - silenzio - S.Giovanni silenzioso 47, sino alla morte.Si mantiene la giustizia nell’anima - si schivano peccati, si esercita umiltà - sfugge la divozione parlando -

B.Giuseppe Calasanzio - Un religioso dissipato è l’allegrezza del demonio -Narra S.Ambrogio che un sacerdote disturbato nell’orazione dalle rane, impose silenzio e tacquero.

Qui custodit os suam custodit animam suam -Tempus tacendi et tempus loquendi

Aut tace aut dic meliora silentio - Pacuto in morte non si ricordava d’aver detto parola di cui si pentisse.S.Arsenio - me saepe poenituit dixisse, numquam tacuisse -Ven. Suor Maria Villani obbligò il demonio a palesare dove guadagnava più. Rispose: in parlatorio.

Rabbia del demonio contro le inferriate nei parlatori - una fe’ rotolare pel convento - e la storse - e la superiora la fe’ collocare così, per esempio alle monache.

Loquemur Dominum Jesum ispsum semper loquemur (S.Ambrogio)Chi ama parla dell’amato -

Solitudine: Anima mea liquefacta est ut Dilectus meus locutus est (Cant. 5, 6).

Omnis sermo malus ex ore vestro non procedat sed si quis bonus ad edificationem fidei, ut det gratiam audientibus.

Il linguaggio dimostra l’uomo. All’udire i tocchi, intendi se l’oriolo a ruota è savio o no.In ordine a se e al prossimo, a Dio - Allora edifica con naturalezza - La grazia sarà eccitante, coadiuvante, curante.

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FURTO E RESTITUZIONE

Divisione

- Nulla di più facile del furto- Nulla di più difficile della restituzione- Nulla di più necessario

1. Ho inteso: nulla di più facile che rubare. Non ho inteso il nulla di più difficile del restituite. Se la roba l’ho, cosa c’è di difficile?M. Eppure ho detto la verità: quando si ama una cosa presa, è forse difficile

distaccarsene?2. Certamente.M. "Omnes avaritia student": il ragazzo che ha un pomo in mano.3. E’ vero, l’ho visto anch’io.M. Ma è vero che le cose acquistate con fatica si amano di più? Non fa forse

fatica il ladro?4. E quanta! Espone vita, cuore, anima!M. Non v’ha di più: a che cosa serve la roba?5. Per tutto: stare allegri, mangiare etc. ozio, passioni...M. "Pecuniae oboediunt omnia" fatto dei diavolini.6. Scuse. Lei fa presto a sentenziare, alle volte buone scuse. Ignoranza. A me

non ha fatto sensazione. Ho rubato poco, sempre cose piccole: mazze, melicone, legna, etc.

M. Teoria dei piccoli furti: a un solo padrone, a diversi padroni.7. Me ne sono confessato, dunque perdonato.M. Non vale in questo caso.8. Il confessore non m’ha obbligato.M. Restituzione imposta dalla legge divina.9. Ho rubato per bisogno!M. Estrema necessità.10. Non ho recato danno!M. Come?11. Rubato ai signori, non ai poveri!M. Teoria in proposito.12. Hanno rubato anche gli altri a me.M. Distinzione, secreta compensazione!13. Conosco l’obbligo, ma non posso!M. Impotenza vera sospende, non toglie.14. Dovrò tralasciare di confessarmi finché non posso restituire?M. No, badate però che non sia immaginaria. Quante cose si potrebbero

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risparmiare!15. Sarò obbligato a decadere dal mio stato?M. Teoria dei due stati: posto da Dio e fatto con roba altrui.16. Volontaria dilazione, restituirò.M. Quando?17. Dico sempre al confessore che stia quieto.M. Quando è che sta quieto?18. Ho fissato per testamento.M. Saranno poi più solleciti di voi i vostri eredi? E il lucro cessante e danno

emergente?20. Restituzione scambiata. Ho già restituito.M. Bravo, come avete fatto?21. Rosari e Messe.M. Avete rubato rosari e Messe?

La limosina fatela col vostro!22. Ho restituito qualche cosa! Si accontenti!M. Non basta, giustizia commutativa.23. A chi devo restituire?M. I al padrone, se morto: eredi.24. I furti a molti?M. Ai poveri.25. Sono obbligato a farmi conoscere?M. No.

26. Non vi sarà alcun rimedio?M. Se potete, no!

"Non remittitur peccatum nisi restituatur ablatum".

Consiglio da darsiS.Tommaso: obbligo della restituzione o in re, o in voto, come il battesimo negli adulti.

N.B. Si tratta di una predicazione sotto forma di "dialogo", il quinto di una serie tenuto a Celana (Bg).

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RESTITUZIONE

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1. E’ ancor peccato ora rubare? Il precetto "non rubare" lo credea in disuso!2. Son tanti che cercan d’impegnarsi, lo dicea anche il predicatore!3. E se hanno buone ragioni?4. Dio ha creato il mondo per tutti, non ha posto termini!5. Come è avvenuto che la robba facesse di particolari?6. Questo diritto di proprietà è incomodo, sarebbe meglio tutto in comune!7. Bene, ognuno abbia la sua parte, ma tutti eguali.8. Però è disordine: alcuni troppo.9. Non si può negare che lo stato del povero sia penoso.10. Io non trovo chi mi faccia elemosina, dovrò morire di fame?11. E’ sempre peccato mortale, dunque?12. Mi dia una norma a conoscere quando grave è la materia.13. Ruberò ai ricchi!14. Ruberò un po’ per volta!15. Ruberò a diversi!16. Bene. Mi confesserò!17. E’ proprio un obbligo restituire?18. Ho rubato, ma è consumata la roba!19. Recai danno per vendetta, ma non ho guadagnato.20. Come riparare tanti piccoli furti?21. Il confessore non mi ha obbligato.22. Hanno rubato gli altri a me.23. Tengo roba avuta a prestito, ma non me ne parlano più.24. Ho rubato per bisogno.25. Non sono proprio in caso di restituire.26. Ho intenzione di restituire in seguito!27. Alla mia morte penserò anche a questo.28. Restituendo, comprometto il mio onore.29. Restituirò facendo dir messe o con elemosine in chiesa.30. Ho trovato una borsa?!

N.B. "Dialogo" ancora sul tema di quello precedente (doc. 405).

407

7 COMANDAMENTO DI DIO

Amor della vita o cupidigia, ci porta a desiderare e procurare l’altrui illecitamente (Prov. 1, 13): "Omnem substantiam praetiosam reperiemus, implevimus domus nostras spoliis".

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Quod non vis tibi fieri, alteri ne feceris. "Neque fures, enim, neque rapaces, neque avari regnum Dei possidebunt" giacché lo rinunciano "propter pugillum lordei et fragmen panis" (Ez. 13, 19).

"Non furtum facies". Nel V comandamento "non far male nella vita", nel VI comandamento nell’amore, nel VII nella robba.Vediamo i principali gradi con i quali si trasgredisce.Cognizioni generaliLa giustizia si divide in: legale, distributiva e commutativa.- Legale: riguarda diritti e pene secondo le leggi- Distributiva: riguarda i meriti circa i premi e gli onori- Commutativa: il valore delle robe- Jus in re: jus ad rem- Jus ad rem: quello che dà l’azione a prendere qualche cosa non ancora consegnata (contratto)- Jus in re: dà diritto nella roba già prima consegnata, quello che acquista il compratore sulla cosa a lui venduta.Questo jus in re - si divide in: dominio ed usufrutto.Dominio: altro è di giurisdizione o ecclesiastico o secolare, altro è di proprietà per poter disporre delle robe come proprie.Usufrutto: raccogliere ed alienare i frutti - uso: può servirsi ma non alienare.

In 3 maniere si acquista una cosa:

1) per volontà del legittimo padrone

2) Pel jus naturale delle genti

3) Pel jus positivoDel primo è chiaro: per vendita, legittima donazione, eredità, ecc.

2) I parti delle mandrie ci aspettano.- Occupazione delle cose che non hanno alcun padrone- Alluvione se insensibilmente si aggiunga un po’ di fondo- Accessione: un ricamo nella tua veste- Confusione: olio con olio, frumento con frumento. La roba si fa di chi la

possiede per la maggior parte con l’obbligo di restituire al padrone il valore della minor parte - Il padrone della minor parte, sempre può prendersi il suo dal cumulo.

- Edificazione - chi edifica sul suo, con materia altrui è però obbligato a restituire il doppio di quella materia.

Se poi uno, con materia propria, edifica su quello di altri, sapendolo, perde tutto.Si presume che abbia voluto donare, ciò non quando si consta che non ha voluto donare.

Piantagione: se è piantato accanto a fondo altrui devo il debito del valore. Se è piantato accanto a fondo altrui e getta radici su quello d’altri, diviene comune.Se spande rami sul mio, non posso tagliarli, a meno che, avvisato il padrone, rinunci di farlo.

Percezione dei frutti in buona fede.

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Tendizione colla quale il padrone voglia trasferire ad altri il dominio.

3) Jus positivo: provvigione: ci vogliono 4 condizioni:1) buona fede2) titolo giusto3) possesso continuato per tre anni nelle cose mobili e 10 anni per gli immobili, tra le persone presenti e 20 tra le assenti, 40 per gli immobili della Chiesa, 100 per la Chiesa Romana.

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Ragioni del dominio, districta sunt jure gentium:1) Pace vicendevole2) Necessità: la terra non inselvatichisca

FurtoOcculta et injusta rei alienae oblatio, invito retinebitur domino.a) Occulta, per distinguerlo dalla rapina (sacrilegio)b) Injusta: diversamente non è furto - non pecca (ruba) la moglie che toglie

denaro al marito che nol dilapidi e il vino perché non si ubriachi.c) "Invito retinebitur": necessità estrema e compensazione.

Radici di restituzione

1) Dall’aver ingiustamente tolte robe d’altri2) Dal ritenere ingiustamente l’altrui3) Dall’aver fatto ingiustamente alcun danno

1) Tutti quelli che occultamente o palesemente tolgono quello che non è loro: chi impresta con usura, chi vende a più del giusto prezzo, chi compera roba di male acquisto, sono partecipi dell’altrui furto.Chi cambia i termini dei confini; chi introduce sentieri con pregiudizio del confinante, fa contratti iniqui, inganni, ingiusti guadagni.

2) Ritenere ingiustamente l’altrui: Chi senza ingiustizia contrae debiti, ma con ingiustizia, trascura di pagare affitti, mercedi, denaro, roba imprestata o a caso trovata e tenuta senza la dovuta ricerca del padrone.

3) Dall’avere ingiustamente recato danno: chi, con animali, danneggia prati, pascoli, biade, uve. Chi colla maldicenza e con arte iniqua è cagione che alcuno sia escluso dall’affittanza, dall’opere, dal lavoro, impiego. Chi con ferita rende impotente uno al lavoro, o abbia ad assoggettare a spese mediche, ecc.Quelli che tengono occulti i testamenti, le scritture, le ricevute, onde non

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apparisca il legittimo padrone. Chi col comando o col consiglio ecc. ha cooperato al danno altrui e chi non ha impedito ed era obbligato.

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Della restituzione

"Est actus justitiae commutativae, qua reparatur damnum proximo illatum per injuriam".

1) Atto di giustizia: Non ogni lesione che si fa al prossimo, come contro la carità etc. induce obbligo di restituzione. Uno palesa una cosa non mala del prossimo, ma vera, e arreca ingiuria a lui che si offende. Come restituire? Induce obbligo quello che offende il jus che ha il prossimo in re o ad rem sopra alcuna roba.

2) Della giustizia commutativa: perché la lesione della giustizia legale che riguarda l’osservanza delle leggi, o della distributiva che riguarda i meriti delle persone circa i premi o le pene, non obbliga di restituzione.

3) Quo... col quale si ripara il danno recato al prossimo per ingiuria. L’obbligo non nasce solo dal furto, ma dal danno che si fa al prossimo.Con un’ingiuria.Notate: che v’è la colpa teologica che appartiene alla coscienza ed è propriamente il peccato.

Vi è la colpa giuridica in lata, quando si omette la diligenza che ordinariamente si usa da tutti. In leve quando si omette la diligenza degli uomini diligenti - in levissima quando si omette quella dei diligentissimi.

Ciò posto, dicono comunemente i dottori, che per sola colpa giuridica, niuno è tenuto in coscienza alla restituzione sotto colpa grave, se non v’è ancora la colpa teologica grave.

Perché, affinché la coscienza resti obbligata, bisogna che nella coscienza vi sia stato il delitto e perché l’obbligo sia grave, bisogna che grave sia stata la colpa.Così chi non intende o prevede il danno del prossimo (almeno in confuso) ancorché si adoperi in cosa illecita, a niente è tenuto. Come non è tenuto il ladro che va per rubare e non può. Ma intanto per accidens, da questa sua andata ne viene l’incendio della legna.

La colpa veniale obbliga alla restituzione?Se è veniale per parvità di materia, obbliga sotto colpa veniale.Se è veniale perché è commessa senza perfetta avvertenza e pieno consenso (condizioni del peccato mortale) due sentenze:- Altri che induce obbligo di restituire solamente la materia leggera, secondo è

stata la colpa.

Ma la sentenza più comune dice che non obbliga a restituzione alcuna, né sotto colpa grave, né sotto colpa leggera.

Non sotto colpa grave, perché tale obbligo non ha proporzione con la colpa

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leggera; non sotto colpa leggera, perché tale obbligo non ha proporzione con la colpa leggera, tanto più che una colpa, non perfettamente deliberata, non può indurre una perfetta obbligazione.

- Sono obbligati alla restituzione:Oltre i principali che rubano o danneggiano la roba altrui sono tenuti alla restituzione:a) Iussio: il mandante che espressamente ha comandato di fare alcun danno -

non chi ha approvato un’ingiustizia già fatta, oppure chi, prima di eseguirsi, l’ha rivocata.

b) Consilium: è tenuto chi ha consigliato il danno, come chi induce altri a fare il danno. Il consulente non è tenuto quando non ha peccato gravemente nel dare il mal consiglio, ma è tenuto per giustizia a far quanto può (senza però grave incomodo) per impedire il danno. Come è tenuto a smorzare chi ha acceso fuoco in casa altrui, senza una colpa grave.Se l’esecutore era già deciso di fare il danno, non è obbligato il consulente. Altro è se l’esecutore è stato mosso anche dal consiglio.Il consulente è obbligato anche nel caso che esso mancando, non sarebbe mancato chi avrebbe dato quel consiglio.Nel dubbio se il consiglio sia stato causa si o no, del danno: alcuni dicono che non è obbligato alla restituzione.Chi consiglia circa il modo (di fare il danno) dicono di si - Sarebbe stata incerta l’esecuzione. Dicono di no (alcuni) perché il consulente non è causa efficace in quanto alla sostanza e possiede la determinazione presa già fatta.S.Alfonso dice di si, perché possiede il mal consiglio diversamente, se fosse moralmente certo che il danno sarebbe avvertito istessamente.

Chi consiglia (per ignoranza colpevole) a taluno qualche cosa in suo danno, è tenuto se è stimato per uomo perito nel suo ufficio (confessore - avvocato) no se ignorante.L’altro non dovea fidarsi.

3 Consensus= chi dà suffragio (ossia voto) e il suo voto è causa del danno.

4 Palpo= adulatore: chi induce a rubare col lodarlo o rinfacciandogli la sua pusillanimità.

5 Recursus= chi somministra il ladro - il ricovero della persona, delle robe rubate.Esempi - Non l’oste che, dopo il furto aiuta il ladro a fuggire e ricetta i beni rubati per ragione di amicizia o del suo ufficio - quando però non sia causa ciò d’altri furti.

6 Il partecipantea) quei che partecipa la roba rubata è tenuto a restituire quella sola parte che

riceve, quando non è stato causa del danno.

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b) quel che partecipa al furto.

Questioni

Se la roba si divideva: obbliga in solidum il motor principale, gli altri alla sola parte (purché non si facciano l’un l’altro unitamente).

Se individua cose rubate, altri dicono che uno è obbligato alla sola parte (posto però che il furto si facesse ugualmente).- Mutus non obstans, non manifestans - quelli che potendo e dovendo

impedire nol fanno.- Principi comandanti di eserciti, tutori, amministratori di Chiese, custodi, servi,

etc.

Ma i servi solo in quanto ai danni fatti dagli estranei: peccherebbero contro carità, non contro giustizia, potendo comodamente impedire un danno fatto dai servi, tranne che fosse loro affidato quest’obbligo in ispecialità.Non può il servo compensarsi occultamente se crede che la sua opera meriti di più.E’ propriamente condannato. (Distingue necessità o meno del prezzo quando il padrone non avesse potuto a quel prezzo averne altri).

Beni certi e incerti - Certo il padrone? dunque a lui la roba - Fuorché si faceva presa dalle mani di un terzo giusto possessore. Allora a lui. Se padrone lontano: a spese di chi?Se la roba è presa in buona fede, a spese del padrone, se in mala fede (a spese) del ladro. A quale prezzo? Anche due volte più della somma, e più ancora ai poveri (così S.Alfonso).

D. Se comperi in buona fede e in buona fede vendi, poi comparisce il padrone?Risposta = Se il padrone evince sei obbligato a restituire al compratore il prezzo ricevuto? No.

a) Se avesse espressamente convenuto di non restituire neppure il prezzob) se non fossi fatto più ricco colla vendita - se avessi convenuto in buona fede,

il prezzo ai poveric) se il compratore avesse in mala fede comprato da te, perché allora, in pena

della sua mala fede, non può pretendere il suo prezzo. Ma allora neppure può ritenere il prezzo.

- Se la robba non è evitta(?) sei obbligato a nulla e neanche a fare che il padrone la recuperi con tuo grave danno.

- Se è incerto il padrone, distinguo: se presa in buona o mala fede - se incerta, dopo la diligenza se non trova il padrone, si dia ai poveri o ai luoghi pii.

Se presa in buona fede: uno trova un anello, se uno riceve più del denaro (dovutogli) per isbaglio: chi dice di tenerlo, chi no - (sempre che non si trovi il padrone).

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Se non v’è speranza di trovare il padrone, allora può tenerlo.Si ha per roba derelitta ed è del primo occupante - Se v’è speranza (di trovare) il padrone devi a lui conservarne o roba o prezzo, o, se non si può, allora ai poveri...Finché v’è speranza, il padrone ritiene diritto...

N.B. Si tratta di una spiegazione del 7 comandamento: non rubare, il Palazzolo si sofferma soprattutto sul dovere della restituzione, esprimendo egli stesso domande e obiezioni. Il testo porta la data gennaio 1870, non si sa in quale tipo di predicazione fu utilizzato.

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SUL FURTO

Appaltatori - ingegneri - sartoriIngegneri di stradaGiornalieri che non lavoranoPadroni che non paganoFratelli che ingannano sorelle

Ho capito! I miei scampoli furon rubamenti!Restituire? Zaccheo!E’ proprio necessario restituire?Son pentito, non ruberò più - Non ho più la roba rubata.Colui a cui ho rubato è ricco.Non hanno tutte le facoltà.Verrei ad informarmi.E se non fosse in caso? (possibilità)- Dando (restituendo) nel mio stato, lascio sul lastrico i figli.- Farò dir Messe - Reciterò Rosari!E’ lontano... non lo conosco - non so come fare!- Ho danneggiato molti - Restituirò con calma.Conclusione: ho capito cercherò di economizzare.

E’ ancora peccato rubare? Allora caccerei via alcuni scrupoli.- Sarà, ma ho le mie ragioni = rubano tutti, s’ingegnano - Dio ha creato la roba per tutti.- Non c’è più carità!- I poveri dovrebbero morire di fame.- Si faccia meglio girar la roba.- Si favorisca il commercio!

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- E’ peccato grave?- E se si avesse rubato, è sufficiente pentirsi?- Vi esporrò i miei scrupoli.- In quanto agli assassini lo so - borsaioli, ladri è altro caso.

Casi (dei furti)- Roba trovata - comprata vacca.- Sbagli nei contratti - vicini che trovan pollastre di altri nel proprio pollaio.- Pecorai - danneggiamento.- Sensale d’accordo con tutti e due.- Comperato da figli di famiglia - Botteghino.- Mugnaio: melica nella farina di frumento.- Giuoco: partecipante monopoli.- Trasgredire legati.- 60 franchi - un uovo al giorno- Sarto - oste - bottegaio.

N.B. Il Palazzolo annota che si tratta di uno schema di predicazione: un "dialogo" dove uno dei due predicatori (in questo caso don Luigi stesso) svolgeva la parte dell’ "ignorante".

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SULLA SUPERBIA

I Cosa per piacere a Maria: togliere da sé il male.Superbia principio di ogni male in Cielo ed in terra. Che tarlo!... Ha potuto...cedri del Paradiso... in lei prende principio ogni maniera di perdizione = Adamo e gli Angeli, Superbiam nunquam in tuo sensu aut in tuo verbo dominari permittas: in ipsa enim principium sumpsit omnis perditio (Job. 4, 14).Si occulta facilmente, però dice: "non permettere che regni; perché è facile che talora ci sorprenda, ma bisogna subito scacciarla.

2 La superbia non consiste nell’aspirare a posti altissimi. No, noi dobbiamo aspirare al Celo, aspiriamo a farci simili a Dio - in Paradiso - sarem simili a Lui - "Similes Ei erimus" come Egli vede Sé in Sé, così noi lo vedremo, Lucifero aspirò di giungere a tanto per virtù sua, come insegnò S. Tommaso. E noi vi aspiriamo di giungere per opera della Grazia.Così possiamo anelare a somma santità - purità - povertà - obbedienza - anche alla contemplazione - Aspirate ai doni migliori: ma sicuri che nulla possiamo da noi.

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3 Deformità: si pasce dei doni di Dio per ribellarsi a Lui. Si adopera la bellezza e fortezza e perché belli e forti, negano obbedienza a Dio. Perché han talento, negano sommessione alla sua dottrina - ecctI superbi son ladri - han tutto ricevuto da Dio - dimostrarlo - anche il concorso per il libero arbitrio è dono di Dio.Qual merito ha il corpo se fa, se patisce per Iddio? - Lo farebbe se non servisse l’anima -Ha merito di umiltà il superbo perché il suo corpo è portato meschinamente alla sepoltura. Così noi, senza Dio.Superbis resistitit - perciò tanto odiati da Dio.

4 Come Dio castigò gli Angeli ribelli - G.C. lo ha rammentato ai discepoli, quando aveano avuto compiacenza al avere fatto obbedire anche i demoni... in virtù del Suo Nome -Erano alquanto insuperbiti, ed Egli disse loro: Io vedevo satana cadere dal Celo e guisa di folgore! -Se Dio non perdonò agli angeli, che sarà di te?... Come piacere a Maria, se Dio ti resiste? Superbis resistit.

5 Come si reprime... Col mirare quel che ci manca nel corpo giunto a una statura, basta, non nello spirito = se dici Basta - vai indietro - Il Fariseo, credutosi giunto a tale statura di perfezione da avanzare gli altri, si trovò da meno del povero pubblicano.Andiam crescendo per ogni parte: i beni - non si salta, si va.Consideriamo quel che siamo: è pazzia l’esser superbo.L’umiliazione tua (sta) in mezzo di te - Humilatio tua, in medio tui" (Michea 6,14)Chi fosti, chi sei, chi sarai?Domandare l’umiltà a Maria...L’umiltà precede la gloria - val più della gloria di Maria, l’umiltà con cui si dispose ad ottenere la gloria -Dalla superbia derivan: vanagloria - jattanza, ostentazione, ipocrisia, ostinazione, discordie, contese, disubbidienze.Virgo fidelis -Consideriamo quel che siamo.

N.B. Nella serie di predicazioni per la novena dell’Assunta, nel primo giorno viene trattato il tema della superbia (cfr doc. 387).

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PERICOLI PER CHI POCO TEMELE IMPERFEZIONI

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Iddio a Geremia: "Ecce constitui te hodie super gentes et super regna, ut evellas et destruas et deficias et plantes".Prima dunque estirpare.

1 Devozione: togliere i peccati, non parlo dei gravi, spero ognuno vorrà morire piuttosto...Si ricordi la sentenza di S.Basilio, S.Girolamo, S.Agostino che Dio ha determinati i peccati che vuol perdonare a ciascheduno.Non parlo dei veniali non pienamente volontari "in occultis offendimus omnes!" ci vuole umiltà.Parlo de’ veniali deliberati.

S.Caterina da Genova piuttosto che fare un peccato veniale apposta, si sarebbe gettata in un mare di fuoco.E’ più male qualunque offesa a Dio che la distruzione di tutti gli uomini ed angeli.S.Teresa: avessimo paura del demonio, ma d’ogni peccato veniale che può farci più danno di tutti i demoni dell’inferno!S.Gregorio Nazianz. "Sappi che più ti deturpa una ruga alla sposa che le piaghe di chi sta nel mondo".

La serva piena di macchie non è sgridata dal re come una sposa.La religiosa che non ha paura dei difetti leggeri non si farà mai santa. Così certe religiose non avanzano mai e non hanno consolazioni.S.Agostino: "Ubi dixisti sufficit, ibi periisti" dove hai detto basta, lì sei perduta.L’abitudine alle colpe leggere inclina alle gravi.

Padre Alvarez: "quelle piccole maldicenze, non uccidon l’anima, ma la rendono talmente debole, etc..."."Petrus sequebatur Eum a longe"."Qui spernit modica, paulatim decidet".Guardate le conseguenze: sasso umido, anche l’arena(?)."Capete vobis vulpes parvulas, quae demolientur vineas".I Inchinano a cadute moraliII fan mancare aiuti divini"Qui parce seminat, parce et metet".

Chi è chiamato a salvarsi da santo. "La religiosa è chiamata a salvarsi da santa: se non si fa santa, neppure si salverà" così S.Gregorio.Alla B.Angela da Foligno: "Quelli illuminati a camminare per la perfezione, se invece, ingrassando l’anima (rendendola meno sensibile) vogliono camminare per la via ordinaria, saranno da me abbandonati"."Deus negligentes deserere consuevit" (S.Agostino).A S.Pietro "Si non lavero te, non habebis partem mecum".

Il demonio raccoglieva fiocchi di lana a S.Geltrude e migole di pane ad altre religiose e gliene facea vedere un sacco in morte.

Stretto conto esige Dio dalle religiose e più dalle superiore: colpe leggere alle suddite, gravi alle superiore, se non le correggono.S.Ignazio avverte un fratello trascurato, lo chiama: "Che sei venuto a fare nella Religione?" "Ma per servir Dio!" "E così lo servi?".Per farsi santa una religiosa ci voglion grazie abbondanti di Dio!Ma, come mai Dio sarà abbondante con chi si contenta di poco servir Dio, più lo disonora? Dichiara che Dio non merita tanto...!

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Anche le anime spirituali cadono, ma cercano di emendarsi. Che dire di quelle che non cercano di emendarsi? Gesù a chi fa pace coi difetti. "Musca moriente perdunt suavitatem unguentis!" Se cade una mosca nel piatto, si leva, bene. Ma se vi si lascian cadere e non si levano, rovinan tutto e tolgono l’appetito.I peccati veniali sono come la scabbia: allontanano dagli abbracciamenti dello sposo (S.Agostino).

Non troverà consolazione nell’orazione; la lascerà e si perderà."Omni habenti dabitur et abundabit. Ei autem qui non habet et quod videtur habere aufertur ab eo!" (Mt 25, 29).Guai a chi malamente si sarà servito del talento, lasciandolo ozioso!

N.B. Si tratta di una meditazione per le religiose, il Palazzolo le sprona a progredire nel cammino della santificazione.

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(LE PICCOLE COSE...)

Chi le piccole cose disprezza, a poco a poco decadra’

Non chi commette colpe veniali, ma chi le disprezza.Son tre le ragioni:

1. da parte dell’uomo: perde il timore che lo ritiene dal male. Accresce l’inclinazione.Le colpe piccole non producono immediatamente i loro tristi effetti, come le grandi.Però, come si fugge il veleno, così si fuggono le frutta non mature. Alcuni giungono ad appetirle!La concupiscenza non dice mai basta.

2. Il demonio domanda il maggior male, ma a poco a poco.Come fa quando alcuno vuol tirare al male.Quando si vuol diroccare le mura, si fa la breccia.

3. Dio castiga i peccati minori con la remissione de’ maggiori.Non dite: "Tollererà le mie colpe pazientemente, perché son piccole!".Son nocive.Il carro stritola sotto il fieno!Dio striderà sotto di te: si lamenterà.

Peccato

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IL PECCATO

E’sentenza di Guglielmo Parigino che: "vera bona et vera mala sunt vitae futurae".Vero bene la visione di Dio, vero male la privazione, che è la dannazione. Ma quello è della vita futura, e su questa terra, quale sarà vero bene e vero male? Vero bene quello che porta al Paradiso, alla visione di Dio, vero male quello che, dalla visione di Dio ci allontana.

Cessiamo dunque dal chiamare sventure la morte, la povertà, le malattie, i disonori etc. Possono essere fortune!A quanti la povertà, malattia, morte de’ più cari e disonore furono il principio del loro ravvedimento, dunque furono fortuna!

Cessiamo di chiamare fortune gli onori, sanità, le ricchezze, mentre a tanti sono occasione della rovina dell’anima: dunque sono sventure!"Bona et mala, vita et mors, paupertas et honestas, a Deo sunt" (Eccl 12,14). Ma, né le ricchezze, né gli onori, né la sanità, né la vita lunga, né la povertà, né i dispregi, né la malattia, né la morte, si possono dire mali o beni: diventano mali o beni, a seconda dell’uso che ne facciamo.

"Diligentibus Te, omnia cooperantur in bonum". Se in ordine al nostro fine li usiamo sono beni; se contro, sono veri mali perché sono peccato.Ed ecco, o miei cari, quale sia il vero, anzi l’unico male. Il peccato e solo il peccato!Sotto mille viste potremmo considerare quanto gran male sia il peccato mortale.Io scelgo di meditate la gravezza del peccato mortale

1 per la viltà di chi lo commette2 per la grandezza di Colui contro cui si commette il peccato3 per la mostruosa ingratitudine con cui si commette .

Io non posso che dirvi "pregate Dio che vi tocchi il cuore!".

1 Che cos’è l’uomo in quanto al corpo? Voi lo sapete. Di che lo impastò Iddio?"Formavit igitur Dominus Deus hominem de limo terrae".La sua origine è terra e il suo fine parimenti è la polvere "Pulvis es et in pulverem reverteris".(In quanto sostanza, è più prezioso l’oro, che preziosità della carne marcia e delle ossa che si gettano sotto terra?).Ma io veggo, direte voi, che l’uomo è carne in quanto al corpo! Ebbene cosa è la carne? "Omnis caro foenum". E’ fieno, che presto marcisce, e divien terra.Ma io lo veggo ben composto nelle membra, e grazioso nel volto, e però lodato e glorificato!

Ebbene "omnis gloria eius quasi flos agri" (Isaia 40,6).

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La sua gloria è come fiore del campo! in un momento sparisce la sua bellezza e cade col fieno e marcisce. Oggi è bello, domani è colto da una malattia che

gli toglie la bellezza e non la rià più.Ma l’uomo ha una vita su questa terra che gli è tanto cara e gode a meraviglia. Ebbene: "Quae est enim vita vestra? Vapor est ad modicum parens et deinceps exterminabitur" (Giac 4,15). E’ un vapore che comparisce per un momento!Ma la vita è dolce e gioconda!"Homo natus de muliere, brevi vivens tempore repletus multis miseriis".Condannato a patir fame, freddo, dolori, infermità e mille altri disagi, continuo pericolo di morte, sicuro neanche un dì di vita, né di riposo, né di sanità, e non è possibile che l’uomo si liberi, se Iddio, colla sua protezione e provvidenza non lo difende e libera.Che, se Iddio non lo assiste, se un po’ solo lo abbandona, questo uomo s’avvia al suo principio e, per diventar terra e cenere, comincia a marcire intanto che è in vita e cola marcia e putredine prima che muoia. E tanto è vero che ha sempre con sé questo germe di dissoluzione, che, anche nel più bello della vita, dal suo capo, dalle sue orecchie, dai suoi occhi, dal suo naso, dalla sua bocca, da tutto il suo corpo, non emette che miseria e sporcizia da muovere al vomito.E questo bel mobile, appunto per contentare il corpo, s’insuperbisce e muove guerra a quell’unico supremo Signore che, per misericordia, lo tollera e lo sostenta. "Quid superbis" (Eccl 10,1). "Quid superbis, terra et cinis?" (Isaia 45,9). "Vae qui, contradicit factori suo!...". Torna in te stesso, cessa di offendere Chi ti può liberare da tanti mali!Ma non è finita la miseria dell’uomo! E’ ancora poca cosa questa! Vediamo cosa sia in quanto all’anima!"Substantia mea tamquam nihilum ante te" (Salmo 38,5).Nulla posso, nulla valgo, nulla merito, ritornerei al nulla, se Dio sempre non mi assistesse. "Sine me nihil potestis facere" (Gv 15,5). "Et in peccatis concepit me mater mea" (Salmo 50,7) per disordinati appetiti e passioni, viene soggetto ad infinite miserie: ignoranza, errore, tentazioni dentro e fuori. Fiacchezza del libero arbitrio, per cui tante volte ho consentito alle tentazioni commettendo peccato, per cui son meno che niente: è meglio non essere che peccare!Molto peggio è quello che posso essere per la mia mutabilità e fiacchezza. Per gli interni movimenti e innumerabili peccati, raccolgo che a tutti questi peccati vivo soggetto e cadrei in essi se Iddio mi levasse la sua mano dal capo! Da quel che fanno gli altri, posso giudicare cosa posso fare io! "Nullum peccatum est, quod umquam fecerit homo, quod non possit facere alter homo" (S. Agostino).Se sono niente per me stesso, come posso giungere ad offendere chi è per essenza l’Essere stesso?

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Che se in questa mia viltà, mi considero poi in confronto di Dio, cresce a dismisura la mia miseria.Chi sono io in comparazione di tutti gli uomini? Tutti gli uomini sono nulla a confronto di un solo angelo; tutti gli angeli son nulla in riguardo a Dio!

Che cosa dunque sono paragonato alla divinità? Eppure... inorridite o cieli!... questo pugno di cenere si alza contro Dio!... "Quis est Dominus ut audiam vocem Eius? Nescio Dominum". Io tratto con Dio assai peggiormente che una bestia con me!

2 Chi è Dio? E’ quel purissimo Spirito, la stessa essenza, che non ha minimo bisogno di alcuno per essere, che ha dato l’essere a tutti con un atto della sua volontà."Potest universum mundum, uno nutu delere".Creatore dell’universo e conservatore. Che d’un tratto, può tutto tornare nel nulla. Di tale maestà che non vale a comprenderla neanche l’intelletto de’ Cherubini, che prostrati, l’adorano colla faccia coperta dalle ali.Uno sterminato esercito può in un quarto d’ora, essere tutto sterminato da un Angelo solo. Innumerevoli sono le schiere degli Angeli e tutti servi di questo Dio, al cui confronto, son nulla. Da ciò s’argomenti quale la potenza di Dio.Tutte le creature gridano a Lui! "Vis?... imus?...". Egli è "Rex potens et metuendus nimis, sedens in solio Dominus, cui omnis exercitus coeli a dextris et a sinistris assistit".Se vuole in un minuto secondo, ci fa uscire subito da casa anche di notte e ci obbliga a stare nella campagna (un terremoto).E il peccatore: "Ausus est irritare, vilis pulvisculus, levi flatu dispergendus" (S.Riccardo).Svolgere la sua sapienza facendo conoscere la Sapienza di Dio solo nei suoi comandamenti, nel credo, nei sacramenti. Non è solo Infinito nella potenza, ma è Infinito nella grandezza, Infinito nella bontà, Infinito in ogni suo attributo.L’aurora ci predica la sua bellezza, gli abissi la sua imperscrutabilità, il mare la sua grandezza, il sole la sua beneficenza, i cieli la sua ordinatezza; i tuoni la sua terribilità etc.Sapienza = per osservare le sue opere di sapienza; l’uomo le adopera senza conoscerle.

Egli è santo, santissimo: Sanctus, sanctus, sanctus.(E’) potentissimo, potea fulminarti nell’atto del peccato!Sapientissimo: coll’occhio che tutto vede ti mirò mentre commettevi il

peccato!Santissimo, concepì nausea di una sola scelleratezza maggiore che di tutto il gaudio che sentì per gli atti eroici di tutti i santi.E non ti ha distrutto? Perché? perché ti aspetta, perché ti ama, perché ti è Padre, fratello, amante!

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Ingratitudine del peccatore

Che cosa ha fatto Dio per noi? Creazione, creandoci dal nulla... Con quanto amore ci governa e ci sostiene. Cadde l’uomo. Che fece Iddio per sollevarlo?...Redenzione: "Sic Deus dilexi mundum ut Filium suum unigenitum daret".Far notare come Iddio esaltò la nostra carne, assumendola per nostro amore!

E con Gesù Cristo, che non ci fu donato? Dottrina, esempi, sacramenti, aiuti, la sua stessa Madre Maria: Se stesso nel santissimo Sacramento! E però qual mare di grazie, quali consolazioni e conforti sono preparati per noi!

Il suo Sangue n’è intercessore continuo. Il suo Cuore fonte inesausta. A quali espressioni si abbandona questo amorosissimo Iddio. Sembra pazzo d’amore per l’uomo. S’è fatto uomo, ha patito, è morto per noi.Siamo sì ingrati eppure dice di trovare le sue delizie nello starsene con noi."Deliciae meae esse cum filiis hominum". Oh dunque l’ingratitudine del peccatore!... Cosa dovea fare di più Iddio per l’uomo?"Haec ne rediis Domino, popule stulte et insipiens? Numquid non ipse est pater tuus qui pavit te et fecit et creavit te?".

Egli è Padre e il peccatore l’abbandona. Egli è Fratello e il peccatore lo tradisce. Egli è amico e il peccatore lo offende, egli è il benefattore sommo e il peccatore lo disprezza, non cura i suoi doni, anzi li adopera per più offenderlo.E’ salvatore, a costo del suo sangue che tutto versò, e il peccatore si ride della salvezza offerta e ne bestemmia il nome e il Sangue!

Egli è nostra Madre: e il peccatore (o mio Dio, qual scempio!) la getta per terra, la snuda, la calpesta, ne strazia il seno con tutta quiete e si compiace in tale nefandezza e perfino ne mena vanto!!

O mio Gesù, o mio Gesù...!

Note- Ti do acqua viva: no ... , voglio acqua marcia e putredine di lascivia!- Ti do acqua che ti ristora: no, voglio vampa di vendetta - Ti do il cuore di chi muore per te: no voglio il cuore di chi attenta alla mia rovina- Ti do pace cara e che non ti può esser tolta: no, voglio guerra e disperazione.- Ti offro antidoto contro ogni tribolazione: no, ..... voglio soffrire tutte le pene delle tribolazioni e avvolgermi tra maledizioni ed imprecazioni correndo al tuo nemico.

Le anime del purgatorio si getterebbero piuttosto nell’inferno che portarsi alla presenza della divina Maestà con una macchia, sebbene menoma. E ciò perché, essendo in grazia, veggono la verità e l’importanza dell’impedimento!

"Vera bona et vera mala sunt vitae futurae".

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413

IL PECCATO VENIALE

1. "Quod vocavit Adam, ipsum est nomen eius".Dotato da Dio di sopraeminente sapere, conoscea la natura di tutte le creature, e potea assegnare quella appellazione che le esprimesse.

Noi vediamo le cose al rovescio; "ponentes tenebras lucem et lucem tenebras".Il peccato veniale è chiamato "veniale" piccolo, leggero. Ma chi è che lo intenda nel vero significato? "Delicta quis intelligit?".Non è veniale, né piccolo, né leggero in quel senso nel quale umanamente si intende.

2. Gioviniano e più altri famosi eretici, dissero che tutti i peccati sono eguali, tutti mortali.Questo è errore. Non tutte le malattie danno morte al corpo: così neanche all’anima; talvolta si sconcertano gli umori della nostra natura che rimane estinta la vita; talvolta no; così nell’anima.

Talvolta perde il principio della sua vita, che è la carità verso Dio, talvolta no: resta salvo il principio vitale che è la grazia. Ma qui si noti che talvolta peccasi venialmente, ma per inconsiderazione, o fiacchezza umana. Altre volte con proposito deliberato, ad occhi aperti: ammalarsi perché si vuole ammalare, perché è malattia non mortale.

Parliamo di questi secondi. (Lo) Spirito Santo (dice): "noli velle mentiri, omne mendaciam" non dice "Noli mentiri", ma "noli velle mentiri".

3. Queste, quantunque siano peccato leggero non sono male leggero, ma gravissimo! S. Basilio: "Quis est qui peccatum ullum cuiusque modi illud sit, leve audet appellare?".Si considera e in riguardo all’anima che lo commette, e in riguardo a Dio.

Riguardo all’anima: non toglie beltà intrinseca che è la beltà abituale fondata nella grazia santificante, ma le toglie esterno chiarore.Regina che appare lorda il volto di fango, di fuligine. Un’anima che è principessa di nobiltà originata dal sangue stesso di un Dio!

Riguardo a Dio. È sì grande che l’appagare Lui deve stimarsi più che la felicità di tutte le creature. Ciò che dispiace a Lui, benché leggermente, deve reputarsi male sommo.S. Basilio: "Leve numquam est, Deum etiam in exiguum contemnere".Non può negarsi (quantunque chi pecca venialmente non fa contro la legge, ma fuor della legge) che non diminuisca la gloria che Dio ricerca attualmente dalle sue creature!

Non può negarsi che, assolutamente parlando, non gli dispiaccia; in qualche senso è male che appartiene a Dio. Disse G. C. a S. Brigida: "Tu nullum peccatum puta leve, nullum negligendum". G. C. ha offerto il suo Sangue anche pei peccati veniali.

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4. Si chiama leggero: legger peccato, sì; legger male, no! Il genere di peccato è leggero, perché non dà morte; ma il genere di male è gravissimo, che non ha superiore se non il male eterno cioè il peccato mortale e l’inferno. Perché nell’inferno c’è il peccato.

Ma il peccato veniale, in certo senso è peggiore dell’inferno: il peccato veniale non può esser mai voluto lecitamente.Dio, posto il peccato mortale, può volere ad alcuno l’inferno; ma non può volere da veruno pecchisi venialmente, neanche una volta sola.S. Teresa: "Maggior male è un peccato veniale che tutto l’inferno".Che conto fate?...

Immaginate diluvio universale. Ora il mondo si fa conto che abbia cento milioni di abitanti. È probabile che allora fosse più popolato. Quanti morti!... eppure minor male di una bugia veniale. Se con una bugia si fosse potuto evitare la strage, non si avrebbe potuto farla.

Dunque peccato leggero non assolutamente, ma comparativamente. Stretto è il golfo. Punto è la terra.Noi pel peccato originale siamo come colpiti di apoplessia; perduti per la metà.Dalla banda sinistra che mira i mali temporali, siam tutti senso per sentirli ed evitarli.Dalla destra, che riguarda gli spirituali (‘siamo) stupidi, non sentiamo nulla.

Beata Caterina da Genova, è stata illustrata a conoscere quanto è da temersi l’ombra stesso di un atto minimo contro il volere di Dio, si meraviglia come non morisse per l’orrore.Se tal lume non dispariva, crede che con corpo di diamante si sarebbe triturata."Non mi rimase stilla di sangue che non si congelasse, e mi sembrò di morire".

5. Non è leggero il peccato se si ponderi in se medesimo, parimenti non è leggero se si ponderi nei suoi effetti. "Observa diligenter ne incurras plagam leprae" (Deut 24,8)."Leprae" è peccato veniale, non morte dell’anima, la lebbra, contagione.Le malattie dispongono alla morte, come i guastatori dispongono la strada all’esercito.

Veniale dispone al mortale. Indirettamente: col togliere dall’anima i ripari, con mettere a terra gli argini.Gran riparo è la virtù! Si guasta affatto col mortale, si guasta col veniale. La calunnia ha due nemici: fuoco, diamante.Il 1 le toglie affatto la virtù di tirare; il 2 toglie l’uso. Così il mortale è fuoco; il veniale, diamante.

6. La nostra volontà si trattiene dal trasgredire i divini Comandamenti per quella soggezione che la volontà professa a Dio, come a suo padrone sovrano.

Ora, assuefacendosi a sottrarsi in materia leggera, diminuisce l’orrore a disobbedire in cose gravi.Venere e Mercurio, non sono mai eclissati dalla terra, perché di poco si discostano dal sole. La luna si discosta tanto ed è dalla terra eclissata.

Anime buone che non si discostano da Dio, giungono alla fine colla innocenza battesimale.Quanto nuociono certe libertà!... e si dice anche "Che male poi c’è?"...

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7. I peccati veniali moltiplicati in gran numero possono servire di motivo alla giustizia divina di ritirare i soccorsi più copiosi della sua grazia all’anima. Attediato il Signore di tante male creanze incomincia a non mostrare più il viso beato, e non udirla più con facilità, e non visitarla più con frequenza, diviene meno liberale con lei, perché anch’essa è avara con Lui."Propter iniquitatem avaritiae eius iratus sum et percussi eum!".

Quanta avarizia col Signore di un’anima che non vuole astenersi che dai peccati gravi!

Daprima, le nasconde la sua faccia: "Abscondi a te faciem meam" poi si aliena, nel non levare gli impedimenti che ad ogni passo (se) le attraversano al viver bene: "Et indignatus sum".

Allora l’anima si lascia vincere per la via piana de’ piaceri: "et abiit vagus in via cordis sui" "Qui spernit modica, paulatim decidet!" (Chi disprezza le cose piccole, a poco a poco cade!).

8. Quanto avrebbe fruttato a quel cristiano, che nell’estremo acconsentì alle tentazioni, se Iddio, con una provvidenza speciale avesse trattenuto i demoni dal poterlo tentare o gli avesse dato grazia più poderosa!... Se lo demeritò: "qui negligit viam suam, mortificabitur!".Lo struzzo fugge ai cacciatori, se ha il vento in favore, così il cristiano.

9. Talvolta basta un solo peccato veniale a dar principio alla rovina. Credono alcuni che Giuda incominciasse dall’aver dispensato senza licenza parte di quelle limosine dategli in consegna da G. Cristo, ai parenti poveri. Veniale è scintilla, guai se vi soffia il diavolo.Il fiume Po, e l’argine. Guai se non si bada allo zampillo, guardie continue. Leone liberato dal topo. Concupiscenza può essere sprigionata dal veniale.

10. Questa è la prima via per cui il peccato veniale dispone al mortale: la via indiretta.La 2^ è la diretta e questa è per via di una facile conseguenza.S. Agostino: "Dum amantur vana, petuntur mala".

Talora si pone tale affetto a cose vane che la persona giunge, per non abbandonare vana (‘le cose vane), ad adoperare ciò che è malvagio.Il fieno talora si accende da sé, la moltitudine dei vapori ristretti in quella massa si accendono da sé, abbruciando col fieno, anche il fienile.

Quel giovane che, per puro divertimento, incominciò a sorridere con alquanto (di) leggerezza con quella giovane, si innamora tanto che, per quanto il di lui padre gli proibisca, egli, con compagnie cattive, va nella casa della giovane amante, esce di notte, porta armi volendo piuttosto quel misero ripugnare all’obbedienza voluta a’ suoi genitori, che contravvenire all’affetto già conosciuto verso la giovane a lui diletta.

Molti atti replicati fra due cuori simili, di peccare venialmente assieme, accendendosi l’un l’altro, possono giungere ad eccitare tanta fiamma che inducali a peccare un dì mortalmente, senza punto di quella difficoltà che da prima vi trovavano, anzi con diletto.

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11. Questa disposizione viene ancora più agevole, quando il peccato veniale ha comune la materia con il peccato mortale. Come quando si ruba al prossimo, ma in cose piccole, o si detrae leggermente la fama altrui. Allora differisce il mortale dal veniale come il piccolo dal grande, come il leoncino da latte da un leone già adulto.Se al presente mancano i denti e le unghie, possono crescere a poco a poco."Veniale differt a mortale, sicut imperfectum a perfecto, ut puer a viro"(S. Tom. 1-2, q. 88 a-b ad 1).

Dunque non si disprezzi mai come piccolo, mentre può diventare grande. Non sappiamo dove ci può condurre un punto impercettibile di una linea che piega da una parte, quanto enorme lontananza apporta dalla via retta, con poco cammino.

"Sapiens timet et declinat a malo" (Prov 14,16) quanto più si fa savio, tanto più lo teme, come la lepre: quanto più invecchia, tanto più scava in giù la sua tana, mercé che, per i pericoli evitati più volte, è fatta più cauta.I passeri vecchi come fuggono le uccellande!

12. Peccato veniale non è solo un gran male nel suo essere, non solo gran male nei suoi effetti, ma gran male nei suoi castighi.L’eccesso del debito non si conosce mai meglio dell’eccesso del castigo.

Se vedeste un reo, sentenziato ad essere accecato, dato in preda de’ leoni e morir senza che possa prestare a sé aiuto o chiederlo, che direste? Che grandissima deve essere la colpa.La divina giustizia non calca mai troppo la mano, anzi adopera sempre il dito della misericordia anche nel pungolo della giustizia.S. Odone scrive a S. Gherardo Conte che fu da Dio accecato per aver una volta sola, guardato troppo fissamente in volto una fanciulla.

Per leggera disobbedienza un profeta fu da Dio condannato a morire fra le zanne di un leone. A Giuda Maccabeo, che confidò troppo negli aiuti stranieri dei collegati, fu tronca la vita nel mezzo dei trionfi.Moglie di Lot: statua di sale. Oza levita appie’ dell’Arca.Anania e Zaffira: una bugia veniale.Campagna seminata di cadaveri.Davide a Giorabbe (= Gioab) fa numerare il popolo.

Il profeta Gaddo fa intimare a Davide: o fame di 7 anni, o guerra di 3 mesi, o peste di 3 giorni. Elegge peste. 70 mila persone muoiono! Se un assassino avesse fatto morire 100 uomini l’avreste in orrore: e il peccato veniale!...Che male che una donna si adorni un po’ e venga alla Chiesa etc...Che male: quell’ambizione, quell’alterigia, quel ragionare in Chiesa.

Discorrere dei difetti già noti del nostro prossimo, quel vantarsi... quel vilipendere... quell’invidiare gli altrui vantaggi anche leggermente... legger male che può meritarvi la morte a voi, figli, famiglia.Nel purgatorio la minima pena trapassa tutte le pene del nostro mondo.S. Brigida le chiama pene incomprensibili.

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Star vivo nel fuoco non un’ora, ma anni ed anni! Il fuoco ci farà intendere.S. Martino, al sepolcro della beata Vitaliana chiese quale fosse il gaudio per

la visione beatifica: "Ma come, se mi trovo ancora in purgatorio, essendomi lavata i capelli con troppa cura in venerdì!".

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LA MORTE DEL PECCATORE

"Orate, ut non fiat fuga vestra in hieme" (Mt 24,20).

Secondo il senso mistico intende il Signore con queste parole, di ammonire tutti i peccatori a non aspettare l’ultima malattia, se vogliamo fuggire dall’ira di Dio, perché l’incomodità del tempo vicino alla morte, e il freddo di quella stagione cruda e contraria, raddoppierà le difficoltà della fuga."Orate etc ". Fratelli è troppo importante questo avviso che ci dà G. C.

Ahi, quanto è mai grande la miserabilità di chi si riduce in punto di morte a convertirsi! O miei cari, non aspettate a convertirvi a Dio, convertitevi subito, non dite che vi convertirete poi, al punto della morte, poiché: I^ non siete certi che Iddio vi voglia concedere in allora il tempo di prepararvi. Ma, supposto anche che vi lasci un po’ di tempo, a pentirvi, a confessarvi, a disporvi, sappiate che quello è un tempo di rigidissimo verno, cioè un tempo difficile a sfuggire l’ira di Dio.

Ma, perché meglio abbiate a penetrare nella verità di queste parole e provvedervi per l’anime vostre, io adesso vi dimostrerò il funesto momento in cui si troverà il peccatore moribondo.Ponete mente e inorridite!

I venti sono una delle cagioni che più efficacemente concorrono a formare il verno. Or bene, questa cagione la possiamo osservare mirabilmente nel verno fierissimo, che sovrasta ad un peccatore mal abituato, quando è già vicino alla morte.

I venti sono la tentazione del demonio. Tutti i venti son soliti, sul finire del dì, a soffiare con maggior furia. Però, state certi, che l’istesso ordinamento avviene anche nelle tentazioni, le quali, in sull’estremo accrescono il loro furore contro il peccatore già moribondo.

Immaginatevi, o fratelli, un uomo peccatore gittato sul letto della morte.

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Forse quand’egli meno sel pensa, e mentre sta macchinando nei piaceri che godrà quando sarà fatto sano, invece sente darsi l’avviso che prenda i sacramenti che non v’è tempo da perdere!

Vorrebbe allora aggiustar bene i conti dell’anima sua, ma ahi, che sopraggiungono i venti, e qui il demonio, sapendo d’aver poco tempo di guadagnare quell’anima, discende con grande ira: "Descendit diabolus ad vos, habens iram magnam, sciens quod modicum tempus habet".

Egli sarà ben pronto ad approfittarsi d’ogni occasione per imperversare con mille tentazioni. Il moribondo sarà compreso dall’orrore e dalla confusione, e qui sorgerà la tentazione che è impossibile aggiustare le partite dell’anima, mentre è uno stolido, che non sa che si fare.

Gli vengono alla memoria i divertimenti presi, i puntigli superati, le vanità ostentate, gli amici che l’han distolto da Dio, le vendette, l’ire, gli odi. E qui sorgerà il vento funestissimo della disperazione, come che Dio non sia misericordioso a sufficienza, onde perdonargli i suoi peccati.

Dirà a se stesso: "Io, tra breve ora sarò fuori della vita, e quale sorte mi toccherà? Sarà per me il paradiso, per me che ho vissuto sprezzatore di Dio, e della sua legge, per me che derideva i buoni, e facea festa per gli empi? Verrà ad assistermi quel Dio che ho bestemmiato, che non ho curato per nulla?".E qui timori, e qui diffidenze, e qui disperazioni!...Oh, mio Dio, quanto saran fieri i venti delle tentazioni!

2 Ma v’ha un’altra cagione che concorre a formare il verno del peccatore moribondo. E questa è la volontà perversa che gli sta dentro! Quel suo cuore indurito, col gelo aggiunto degli abiti cattivi, raddoppia il male di una sì orrida stagione. Voi, o fratelli, non avete una giusta idea del peccatore male abituato, ridotto all’estremo, e però ve lo figurate in atto di chieder perdono de’ suoi peccati, a Dio di riceverlo.

Ma v’ingannate. Non è così! Il vero ritratto di un simile peccatore è quello di Lazzaro, nella sua sepoltura: bendato negli occhi, legato nelle mani e ne’ piedi, e chiuso sotto una pietra pesante.Tale sarà il peccatore: avrà bendato gli occhi, cioè il suo capo sarà pieno di sonno e di stolidezza.

La volontà sarà tutta rapita dal mal presente, dai dolori che le impedirà l’applicarsi seriamente a schivare un male futuro e conosciuto sì poco... Ma non v’è rimedio! in quella confusione, in quella tempesta di dolori, di afflizioni, di timori, gli converrà disporsi a partire da questo mondo!... Ma, come disporsi, se il tempo è sì breve, se la mente sta così offuscata? Che se conoscerà meno in quel momento e la grandezza del Signore e la malizia delle sue offese, è chiaro che meno ancora potrà in allora convertire la volontà a Dio.

Ed ecco come avrà legate le mani e i piedi, le mani a far il bene con l’opera, i piedi a tendervi con l’affetto! Io non nego che in quello stato conoscerà e apprenderà il pericolo di dannarsi, ma questo non basta: altro è temere la pena, altro è odiare la colpa, per timore della medesima pena! Come mai potrà il moribondo detestare ed odiare quei peccati

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che ha sempre amato fin allora, per modo da anteporli a Dio stesso, e qui tutto in un momento, una mutazione sì repentina?

...Ma non v’è rimedio, intanto s’ha da partire: quel che è fatto, è fatto! Ma la cagione principale per cui si forma l’inverno, è il sole: non perché egli, coi suoi raggi formi il freddo, ma perché, con trattenersi più brevemente sopra la terra, essa priva di quel calore vigoroso e vitale, viene a gelarsi.

All’istessa maniera, anche Iddio forma questa funesta invernata nell’anima del peccatore. Non che esso indurò il cuore del peccatore con accrescerne la malizia, ma l’indura non usando la misericordia!

Ed appunto a guisa del sole, Iddio forma l’inverno nel cuore del peccatore, parte con dargli la sua grazia più di rado, e parte con dargliela più rimessa (‘scarsa). È ben vero che nessun peccatore che si pente di cuore, vien rigettato da Dio, ma è pur verissimo che nessun opeccatore può pentirsi di cuore, se Dio non l’aiuta.

Posto questo, sappiate:I che Iddio può, sull’ultimo, negare questa grazia grandissima, richiesta a

pentirsi bene.

2 che più comunemente egli suol negarla a quei peccatori che si riducono all’ultimo! In quanto al primo è chiaro che i peccatori, colle loro colpe, hanno perduto ogni merito di condegno, ed hanno contratto un demerito, onde il Signore nient’altro deve loro che il castigo. E in quanto al secondo, vi dico che agevolmente si può intendere dalle Scritture che il Signore invita sempre e stimola i peccatori a convertirsi nel tempo presente e non si dichiara mai di non volerli accogliere. Ma quando trattasi del futuro non è così cortese. E minaccia chiunque aspetta a tornare a Lui, e più, chi più tardi, e orribilmente, chi aspetta sino alla morte.

Udite come parlasi nei Proverbi (1,28-33): "Tunc invocabunt me et non exaudiam, mane consurget, et non invenient me. Eo, quod exosam habuerint disciplinam et timorem Domini non susceperint".

Né mi state a dire che si convertì anche il buon ladrone, in punto di morte, e che così farete ancor voi; poiché vi rispondo che, mentre leggiamo nelle divine Scritture e d’un Davide e d’una Maddalena e d’un Pietro, e d’un Zaccheo, e d’una Samaritana etc. che non prolungarono fino alla morte la loro conversione e furon tutti accolti dalla misericordia di Dio, un solo, unico affatto, invece troviamo, che aspettò alla morte a convertirsi e si salvò.

Uno sì, perché sia argomento di speranza pei peccatori e non s’abbiano a perdere nella disperazione. Un solo, però, affinché, atterrito, nessuno presuma. Anzi ancor qui ho una cosa a notarvi: che la conversione del ladro, non è certo se sia una conversione tarda, cioè che avesse avuto prima alcuna ispirazione a convertirsi, ma invece è certo piuttosto che fu una conversione pronta e presta.

Appena ebbe la grazia di Dio, l’assecondò e meritò il perdono. Ma affinché meglio intendiate, che con altra ragione, come Iddio talvolta castiga chi aspetta alla morte a convertirsi, sentite, caso veramente miserabile ad udirsi.(Es.Un signore, che, avendo il Sacerdote in due case, muore tra l’una e l’altra senza confess.).

Raccomand. a Maria SS.

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IL PECCATO

Il peccato riduce l’uomo ad obbrobriosa servitu’.

"Comparatus est jumentis insipientibus et similis factus est illis" (Salmo 48,13b)."Omnis qui facit peccatum, servus est peccati" (Giov. 8,34).

L’anima e la ragione obbediscono all’appetito ed alla carne.

b) Grandezza del peccato per la viltà dell’uomo che offende Dio."Quid superbus, terra e cinis?" (Eccl 10,9).In quanto all’anima: "Substantia mea tamquam nihilum ante te" (Salmo 38,6).Creato dal nulla!"Sine me nihil potestis facere" (Gv 15,5). "Et in peccatis concepit me mater mea " (Sal 50,7).

Cosa sono io in confronto di tutti gli uomini e gli Angeli?Questi sono come se non vi fossero, in comparazione di Dio. "Omnes gentes quasi non sint, sic sunt coram eo, et quasi nihilum et inane reputatae sunt ei" (Isaia 40,17). "Tamquam gutta rori antelucani, quae descendit in terram" (Sap 11,23)."Nemo bonis nisi solus Deus!". Così la nostra scienza!

c) Gravezza del peccato per la grandezza della infinita Maestà di Dio, contro cui si commette.Si aborrisce, si disprezza, si ingiuria con disamore l’infinita bontà di Dio! "Quia tepidus es, incipiam te evomere ex ore meo!" (Ap 3,16). Immensa ed infinita Sapienza di Dio, si offende.

Infinita, somma onnipotenza di Dio, che sta in tutte le creature, dando loro l’essere, e concorrendo con esse a tutte l’opere loro."Qui, omnipotentiam tuam, parendo maxime et miserando manifestas" (Eccl in Colletta Dom. X post Pentec.).

d) Malizia del peccato per l’ingratitudine "Haeccine redis Domino, popule stulte et insipiens? Numquid non ipse est pater tuus qui possedit te, et fecit et creavit te?" (Deut 32,6)."Deum, qui te genuit dereliquisti et oblitus es Domini creatoris tui" (Deut 32,18). "Rursus crucifigentes sibimetipsis Filium Dei" (Ebrei 6,6).

d) Gravezza (del peccato) perché il peccatore, col peccato antepone a Dio cose frivolissime. La vita del peccatore è contraria alla fede.

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"Obstupescite..." (Ger 2,12-13).Impercettibil pazzia, creder per fede quel che credo, e vivere come vivo!

e) Mali temporali che apporta il peccato! Peggiore di tutti i mali temporali, perché priva di un bene infinito: Iddio, autore di ogni bene, non mai di alcuna colpa!"Qui contemnet me, erunt ignobiles" (I Re 2,30).Da Ponte, Tom. I, pag. 123.

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IL PECCATO

La sua gravezza per la viltà dell’uomo, per il niente che è.

1 che cosa sono io? pulvis (fine); "Omnis caro foenum" carne, soffio, vita: "Vapor est"; piena di miserie: fame, freddo etc. senza aver sicuro un dì di vita.Eppure l’uomo ardisce offendere il suo sovvenitore! Confonderci!

2 Cosa sono in quanto all’anima? "Substantia mea tamquam nihilum ante Te" nulla posso, nulla voglio, nulla merito: ritornerei al nulla.Concepito in peccato, inclinazione al peccato! Quale stima abbiam dei porci che tendono alle sozzure? Tentazioni, nemici, fiacchezza per cui ho loro consentito!Cosa potrei essere? Dal filo si conosce il gomitolo. Da quel che han fatto i peccatori, posso comprendere quello che farei io!

3 La piccolezza dell’essere mio: cosa sono in confronto di tutti gli uomini ed angeli? Cosa le creature in confronto di Dio? "Omnes gentes quasi non sint!".La mia scienza...?Ed io ho offeso Dio!!

4 Ho offeso un Dio che mi ha fatto tanti benefici: creazione, conservazione, provvidenza! È il nostro Padre! Qual contraccambio! Redenzione, Pastore, Maestro, Medico, Salvatore.L’ho conculcato, deh! ingratitudine!Sacramenti, Penitenza, Eucarestia etc. Storia di Saule e Davide nella grotta: disse Saule: "Justior tu es, quam ego, tu enim tribuisti mihi bona, ego autem reddidi tibi mala!".

Esempi di ingratitudine d’una persona beneficata da S. Caterina da Siena.Volle sorelle della penitenza del cui esempio era altresì Caterina, fu una certa vedova,... etc. (cfr. Cesari, p. 177; vol. 2). Visione per cui si converte nemica di Caterina.Ora, come facciamo noi con Dio, che ci ha fatti tanti benefici? E non vediamo il suo splendore nella natura.

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5 Motivo per cui ho peccato: per cose da nulla! Ho crocifisso interiormente Cristo per dare la vita a Barabba!

"Obstupescite, coeli, super haec et portae eius desolamini vehementer. Duo enim mala fecit populus meus: me dereliquerunt fontem acquae vivae, et foderunt sibi cisternas dissipatas, quae continere non valent acquas!" (Ger 2,12-13)...Esaù vendé la primogenitura per una scodella di lenticchie.Qual pazzia: credere quel che credo e vivere come vivo!Atto di contrizione.

N.B. Il Palazzolo annota: "2 meditazione"; probabilmente fa parte di un corso di Esercizi, dove immancabile era il tema del peccato.

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(IL PECCATO)

Chiunque fa il peccato e’ servo del peccato (Giov. 8,34)Chi fa il peccato, da libero si fa servo, con ubbidire alla propria

concupiscenza: la ragione deve comandare sopra la concupiscenza!Questo è il primo disordine che sconvolge tutto per uno schiavo che arrivi a regnare.Non ti puoi più liberare senza la grazia efficace: vedi se sei servo!Infelicità di questo schiavo. É privo di ogni sorta di bene, onorevole, utile, dilettevole.Lo schiavo è disonorato.

Lo schiavo non è padrone di sé: fatica senza utile. Lavorare ed esser battuti: gli ebrei sotto Faraone. Così il peccatore.Ma è schiavo del padrone più ignobile!Lo schiavo, se fa bene, può ottenere libertà! Giuseppe, Daniele, Ester. Non così il peccatore.

Lo schiavo se fa bene può gioire nel cuore! Non così il peccatore."Peccatum meum contra me est sempre!" diceva Davide!

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PECCATO

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Ingiuria che si fa a Dio col peccato mortale.

Nerone: ammazzata la madre, abbruciata la patria, allagato l’impero di sangue innocente, dopo morte si trovò chi lo adorò. Meraviglia più grande del mondo! Peccato: dato morte all’anima che lo generò, infettata la terra ove fu partorito, voltate sotto sopra le ragioni umane e divine è adorato. Attenzione, per rinnovare quest’idolo.1 Qualità di una tale ingiuria, 2 maniera con cui viene operata. 3 Il fine per cui l’uomo opera.

1 "Contempsit iudicia sua, contempserunt timorem Dei".Tobia e il pesce. Il pesce è il peccato nascosto nelle acque dei piaceri. Apriamolo!Il peccato è un’ingiuria della creatura al Creatore, è sommo dei mali."Qui Filium Dei conculcaverit et sanguinem, testamenti pollutum duxerit"."Filios enutrivi et exaltavi etc.".

1 Disprezza Dio che non può dare una legge di cui Egli non sia il fine ultimo.2 Lo disprezza in paragone di un bene creato.

"In manu eius statera dolosa" (Osea).Quanto patite ad essere disprezzati in paragone di un altro che merita meno di voi?"Obstupescite, coeli, super hoc, et portae eius desolamini vehementer, duo enim mala fecit populus meus: me dereliquerunt fontem acquae vivae, et foderunt sibi cisternas, cisternas dissipatas, quae continere non valent acquas"."Domine, quis similis tibi?" così dicano i buoni.Chi pecca fa un dio nuovo. Dio solo comprende l’enormità."Cui assimilastis me, et adeguastis? Dicit sanctus" (Isaia 40,25).

2 Vi è di peggio. Si fa su (‘davanti) gli occhi suoi! Ladro e assassino non si può nascondere agli occhi di Dio; "malum coram te feci!".Il sapere che Dio ci guarda, vorrebbe intimorirci. Ci guarda come giudice! La meretrice ed il ritratto del filosofo Polemone. "Chi oserebbe peccare in pubblica piazza?".Il re Antigono con chi parlava male di lui! Così ai peccatori "Cercate almeno che non vi vegga!".

Il leone guasta le sue pedate, l’orso cammina rovescio, la lepre salta: il peccatore ostenta le sue colpe. Alcuni gentili adorano il sole. I cristiani adorano Dio.Del fatto di uno che avea vergogna a confessare un peccato, lava il capo ad un pellegrino e trova un occhio nascosto sotto i capelli e sa che quell’occhio era quello che avea veduto il suo peccato: il pellegrino disparve.Torniamo a noi. "Ego sum judex et testis" (Ger 29,23). Se potesse privarsi Dio, sto per dire, si priverebbe della sua immensità.

3 Il fine per cui si pecca. Iddio è degno di sì grande onore che, per qualunque bene non deve da noi vilipendersi. Bene si diportò Maria nella annunciazione; l’ombra di colpa la turbò, "turbata est in sermone eius". Se fosse offerto ad un giovane di diventare ricco come Iddio, per una parola impura non dovrebbe accettarlo! Ed accetta di diventare un diavolo solo che possa pagare... etc."Violabant me propter pugillum et fragmen panis".

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Alcuni dicono: "A chi fo male?".B. Caterina da Genova avrebbe incontrato ogni supplizio per far conoscere

al mondo l’orribilità del peccato, come era stato veduto da lei. Fate male a Dio. Bastò un pomo, per cagionare infinita rovina. Quanto fu gran male una disubbidienza!

Quando fate un peccato fate un male incomparabilmente maggiore, considerato in riguardo alle creature. Se un demonio potesse fare la strage del Paradiso senza offendere Dio, una tale strage, paragonata all’offesa di Dio, benché minima, sarebbe meno infinitamente che lo schiacciare un milione di formiche, in paragone di dare con quel piede un calcio al Papa.Verrà il momento della luce!

La sua bontà, non stimata, non curata la giustizia, non parlato riguardo alla sua immensità.

Comandò ubbidienza ad Adamo per far comprendere che il male sta nell’ingiuria a lui fatta.Dio volterà le spalle: "pone eos deorsum".Imparate ora a conoscere che cosa sia offendere Dio!

N.B. Questa meditazione, sempre sul tema del peccato, è segnalata dal Palazzolo come seconda, non si sa se svolta sempre nello stesso corso di Esercizi (cfr doc. 416).

Istruzioni varie

Istruzioni varie

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NECESSITA’ DELL’ISTRUZIONE RELIGIOSA

1. Non audientium.

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Chi vuol dormire solo, chiude le finestre. Il peccatore chiude orecchie alla Parola di Dio.Giuda raccontano: "Exivit". Il demonio lo tirò fuori.Un Crocifisso turossi le orecchie in segno di non voler udire le preghiere dei sacerdoti, per un tale che non volea mai sentir prediche.

Alcuno non vuol sentire dottrina per superbia. Diversità fra acqua che vien dal cielo ed acqua stagnante.Chi più illuminato di Davide? Eppure ebbe tal bisogno di prediche, che, finché Dio non gliele mandò, visse in peccato.

Tutti debbono accorrere: anche i sacerdoti, anche i confessori, anche quelli che abbondano di ogni scienza per dichiararsi bisognosi di pioggia dal cielo.I pesci non vivon senza pioggia!Ma dove sono questi savii?Quei più svelti pei propri interessi, sono come gli animali così detti molli: hanno il capo tra i piedi e il ventre.Così questi non hanno altro impegno che pel corpo e per la terra, per l’anima son senza capo!

La Chiesa proibisce ad uno scomunicato d’assistere alla S.Messa, e non gli proibisce di sentire la predica, e voi trattate l’anima peggio.Alcuni dicono che non v’è posto. Anticamente sentivano la predica in piedi.S.Agostino attesta d’aver pregato di star seduti, compatendo i più meschini e afferma di non aver ottenuto.Eusebio Caesariensis e Costantino Magno.Non acceptantes. Senza disposizione.

S.Giovanni Crisostomo: "Gli disse una vecchia: ‘Padre, abbiate compassione di noi poveri idioti che non possiamo capirvi’. Loquimini nobis placentia!"Chi deride la parola di Dio. Altri non sta attento.Il bicchierino di legno d’edera ritiene l’acqua e lascia scappare il vino. Così essi: ascoltano le facezie.

Altri s’attedia."Beati qui audiunt verbum Dei et custodiunt illud". "Qui ex Deo est, Verba Dei audit".Beati qui audiunt, non "Qui audierunt".

2. Dall’esporsi ai pericoli.

3. Recidientes

Non riflettere più.

II Parte

Cosa dobbiamo venire ad ascoltare la dottrina cristiana.Cosa è?

- Lume di ragione non bastava a far conoscere tutte le verità

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- né a tutti gli uomini, né con certezza, né con efficacia.

1. Uomo creato ordinato a fine soprannaturale avea bisogno di lume soprannaturale.Danno in noi prodotto dal peccato ricevuto da natura.Fanciullo che cade. Madre solleva ma resta dolente. Così Chiesa ci solleva col battesimo, ma resta inclinazione.- Intelletto coll’ignoranza, non sappiamo formare un buon pensiero.- Volontà colla malizia. Volontà si collega coll’appetito e questa unione forma la legge del peccato che forma un idolo di se stesso e rompe la legge di Dio.- Rinforzo coi peccati attuali.Come molti vivono in peccato, son come pazzi in una sola specie.La Provvidenza toglie a riparare con la divina parola.

2. Dio non vuole istruirci da sé. Convertì S.Paolo e lo mandò ad Anania ad istruirsi. "Audi, filia et vide".

Cecità di chi non cura la parola di Dio! Sono sempre i più dissoluti, ragionano male e vogliono ragionare in tutto.Francesco Orago. "Super senes intellexi", può dire ora un fanciullo."Declaratio sermonum tuorum illuminat".La dichiarazione della fede, ci dà lume.S.Cesario Vescovo Arelatente (di Arles) facea chiuder la porta, perché nessuno uscisse.

3. Lex Domini Immaculata, convertens animas.Fierezza di alcuni popoli prima della predicazione dei SS.Apostoli.

4. Necessità d’intervenire alla dottrina.

5. Modo di ascoltarla: divozione e attenzione."Venite, filiae audite me. Timorem Domini docebo vos".

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LA SANTIFICAZIONE DELLE FESTE

1. Lucifero dice ai suoi compagni: "Quiescere faciamus omnes dies festos Dei a terra".Dio è padrone di tutto! Destina alcuni luoghi per sé, come sono le Chiese.Destina anche alcuni tempi: le feste.La legge della Chiesa determina questo tempo.

2. Santificare le feste vuol dire trattarle da santea) Culto divinob) Rimuovere opere servili (trave nell’acqua)

"Nolite portare pondere". Angeli etc.

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Non lavorare. Ma qui non spetta tanto per voi, o fanciulli!

3. Il Signore ci proibisce il lavoro, perché possiamo attendere con maggior lena all’anima!Esempio del cervo che si libera dai rami delle corna per essere più svelto dopo aver combattuto! Così vuol Dio che facciamo noi! Ci liberiamo dalle occupazioni terrene, per fuggire dai nemici infernali e corriamo alle fonti della grazia.Apollonio, capitano del Re Antioco entrò in Gerusalemme come amico e vi si trattenne quieto fino alla festa. Allora, quando il popolo andava a spasso, uscì coi soldati e fe’ macello!Così il Demonio (qui fermarsi e sgridare chi si ferma nelle strade in tempi di funzioni).Dice uno: "Arriverò all’ultima Messa", e intanto si perde! Stolti, se sapeste cosa vale la S.Messa!Se vanno poi, han l’anima lontana mille miglia dalla Messa. Vorrebbero che subito fosse finita, etc.!Le feste sono figura per la cessazione delle opere e principio per gli ossequi devoti, di quella festa che non finirà mai.Conviene impiegare la festa con qualche similitudine al modo con cui si impiegano in paradiso!La S.Chiesa non ci comanda che una Messa! Va ritenuta (osservata). Ma noi invece animiamoci a far tanto più di bene non comandato, che sarà prezioso innanzi a Dio!Qual sarà la regola? Vi proporrò la regola dei primi cristiani in ciascun

giorno."Erant perseverantes in doctrina Apostolorum e communicatione, in fractione panis et orationibus".

1) Obbligo degli ignoranti di ascoltare la Parola di Dio! Talvolta, per certuni quest’obbligo li istruisce più che quello della Messa!

2) Frequenza de’ Sacramenti. Alcuni dicono con stoltezza: "Non mi comunico spesso per non venir mostrato a dito".L’orso, se trova il miele non cura le ferite delle api. Se provaste il bene della SS.Comunione non curereste i motteggi, se fossero spade.

Andiamo a caccia di serpenti, come gli Egiziani e Dio ci darà l’armi della contrizione per sterminarli.

3) Perseveranza nell’orazione. Entrare in sé per rivedere i conti e ristorare le perdite. Le formiche, a questo fine vogliono che riposino un dì al mese.Proponimento "Reddite, quae sunt Dei, Deo!".Ma, per incominciar bene la vita, vi consiglio la Congregazione di Maria Vergine. Questi sono i suoi giardini.Congregazione dei Nobili nel "Gesù", a Roma. Sono uniti più di 80 Cardinali e 5 Papi.

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SANTIFICAZIONE DELLE FESTE

1. Qualche cosa sui comandamenti. Qualche cosa sul più importante: è impossibile che vi possa parlare di tutto!

2. E’ comandamento fuori d’uso: si vedon tanti che etc...3. Come vi può essere obbligo di santificare qualche giorno?4. Perché un giorno piuttosto che l’altro?5. Se per gli Ebrei il sabato, perché la domenica per noi?6. Noi abbiamo altre feste oltre la domenica. Incomodo di 2 o 3 feste!7. Cosa si deve fare per santificare le feste?8. Cosa sono le opere servili?9. E’ peccato lavorare in festa? Sempre mortale?10. Non è mai lecito?11. Il lavoro è santo! L’ozio è il padre dei vizi. Disordini in giorni di festa.12. Il riposo è di danno agli individui ed alla società.13. E quelli che comandano di lavorare?14. Ebbene, riposerò. Dormirò tutte le feste!15. Qualche festa sento anche la Messa, almeno in parte e in qualche maniera!

E’ buona ogni messa?16. Sentita la Messa, è fatto tutto?17. Ai sacramenti m’accosto a Pasqua!18. Il Pater lo dico anch’io! Almeno qualche volta a mio modo.19. Il vespro lo lascio cantare ai preti!20. La dottrina l’ho frequentata da fanciullo.21. Non c’è comandamento di andare a dottrina.

N.B. Su questo tema, trattato piuttosto frequentemente nella predicazione del tempo, il Palazzolo prepara uno schema sotto forma di domande e obiezioni.

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IL GIUBILEO

(Judith. 8,14-16): "Indulgentiam Eius, fusis lacrimis postulemus""Et ideo humiliemus illi animas nostras in spiritu constituti humiliato,servientes illi"

Nei giorni del S. Natale, andava piangendo e sospirando S. Francesco

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d’Assisi per le vie e per le selve, con gemiti inconsolabili.Domandato perché facesse un sì gran piangere, egli rispose, con quella sua grande semplicità: "E come volete che io non pianga, quando vedo che l’Amore non è amato; veggo il mio Gesù, quasi divenuto pazzo di amore per l’uomo e l’uomo così ingrato".

E in dir queste parole, parmi vederlo chinare il capo novellamente e prorompere nel pianto. Che, se questa ingratitudine degli uomini tanto affliggeva il cuore di S.Francesco pensate quanto maggiormente avrà afflitto il Cuore del nostro caro Gesù.Anche tra noi, vedete, il vederci trattare con ingratitudine da quei tali, ai quali si porta amore, è un sì terribile dolore, che spesse volte affligge l’anima più che qualunque altro dolore affligge il corpo.

Ora, qual dolore avrà portato l’ingratitudine nostra a Gesù, ch’era nostro Dio, in vedere che il suo Amore doveva essergli pagato con disgusti e ingiurie!Ma anche in questi tempi, par che vada lamentando il nostro buon Gesù: "Tamquam estranus factus sum fratribus meis" (Salmo 68,9). Son fatto come estraneo ai miei fratelli mentre vede che molti non lo amano e si vergognano di conoscerlo, non solo ma gli danno disgusti, gli voltan le spalle, più ancora, lo maledicono e lo bestemmiano; più ancora, crocifiggono co’ loro peccati, come se loro avesse fatto niente di bene, come se nulla avesse patito per loro amore!

Quanti se ne ritrovano simili a quelli di cui parla Giobbe, che: "Dicebant Deo: > recede a nobis’ et, quasi nihil posset facere omnipotens aestimabant Eum... cum ille implesset domos eorum bonis" (Giobbe 22, 17-18).

Dio avea riempito le loro case di beni, ed essi dicono a Dio "Vattene da noi!". Ah, fratelli, se per lo passato siamo stati anche noi fra il numero di questi ingrati, deh, non lo siamo ora! Mirate, fratelli, mirate il nostro Gesù cosa ha fatto, e cosa fa tuttora per noi.

Era chiuso il Paradiso per noi ed Egli volle farsi Uomo, patire, morire, per così averci aperto il Cielo. Ma, non fu contento di questo, conoscendo la nostra debolezza, vide che noi l’avremmo offeso e ci saremmo meritati l’Inferno ed Egli istituì il Sacramento della Penitenza perché potessimo aver salute. Ma, neppure di questo fu contento, non volea lasciarci soli qui sulla terra, ed egli istituì il Sacramento dell’Eucarestia, in cui rimase Egli stesso in nostra compagnia per esserci Cibo colle sue Carni, bevanda col suo Sangue.

Che dovea fare di più il nostro Signore? Eppure non fu contento. Quando noi domandiamo a Dio perdono de’ nostri peccati e corriamo a lavarci nel Sacramento della Penitenza, il Signore, nella sua Infinita Misericordia, ci rimette tutta la colpa dei nostri peccati, restando a noi solo una pena temporale a cui siamo tenuti o in questo mondo o nell’altro.

Orbene, l’amoroso nostro Gesù trovò un’invenzione, per sovvenire alla nostra infermità e sciogliere i nostri lacci, in modo che, a tutto rigore, fosse pagata a sufficienza la Giustizia Divina.

E questo istituì colle Indulgenze, e più coll’Indulgenza Plenaria.Ma dunque, ditelo voi come vi sarà un uomo sì grato che abbia cuore di abbandonare e volgere le spalle al suo Gesù?

Ah fratelli, corriamo incontro al nostro Gesù, che viene in persona a proscioglierci dai nostri lacci, bagniamo (sic) di lacrime quella Mano benefica, che

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finisce di romperci le catene che ci ritengono dal poter un dì volare subito al Paradiso.

Domandiamo questa Indulgenza "Indulgentiam Eius, fusis lacrimis, postulemus".Ma questo non basta, bisogna che ci abilitiamo a riceverla e perciò: "humiliemus illi animas nostras".

Io adesso, vi tratterò alcune parole del come dobbiam fare, onde ottenere il S.Giubileo, esortandovi, nel tempo istesso, a provvedervi per l’anima vostra.

Ponete mente, che sarò brevissimo.

2 La Indulgenza è una remissione della pena temporale a cui siamo tenuti, in questo mondo o nell’altro e remissione che ci vien data, non per modo di condonazione, ma per via di sussidio caritativo.

Sentite che ve lo spiego.La Chiesa, in tal caso, apre il suo grande "erario" (cassaforte dei meriti di

Gesù C. e dei Santi) per noi e ci dà facoltà di prenderci quel che vogliamo, onde pagare la Giustizia Divina.

Ma, ditemi voi, da dove prende la Chiesa tesori sì grandi che bastino ad innumerevoli anime?

Il Capitale per cui si forma il tesoro della S. Chiesa, si forma con quelle rendite che ci han lasciate, morendo e Cristo nostro Padre, e Maria, nostra Amorosa Madre, e i Santi tutti nostri Fratelli.

E noi, all’anime nostre, per mezzo dell’Indulgenza, partecipiamo di tali rendite, sì che la Divina Giustizia non vien pagata a nostre spese, ma a spese di quei mallevadori ricchissimi che ci han fatta la sicurtà (capitale, garanzia).

E qui potrebbe dire a noi miserabili il Signore: "Alii laboraverunt, et vos in labores eorum introistes" altri han seminato, e voi godete delle loro fatiche stando all’ombra.

Che volete rispondere? Umiliamoci innanzi al nostro Gesù, ringraziamolo dell’amorosa cura e carità che ha di noi. Confondiamoci nel mirarci sì meschini. Gli antichi cristiani, perché erano figlioli molto robusti, non erano trattati sì gentilmente.Pagavano quasi tutti da sé le loro colpe con severissime pene, fino a durare anni ed anni in una medesima penitenza per iscontare un sol peccato mortale anzi meno ancora.

Eusebio, santissimo uomo, avendo nell’udire il Vangelo che a lui leggevasi, distratta l’attenzione dal libro per mirare alcuni lavoratori che faticavano alle falde estreme del monte, sentite a che si condannò da se stesso, per sì leggera colpa che sfuggirebbe agli occhi nostri come insensibile?

Si legò al collo una gran catena di ferro, la quale, a forza tenendogli il capo chino, non gli permettesse più di mirare il cielo. E tutto ciò per 40 anni continui, che di poi visse.Tali erano le penitenze, che da sé prendeano i cristiani de’ primi secoli.

Deh, adunque, umiliamoci, o fratelli, innanzi a Dio, e giacché siamo incapaci di soddisfare da noi, usiamo di quei beni, di quei tesori che, con tanto amore, ci offre il nostro buon Gesù.

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Non siamogli ingrati col non curarci e da parte nostra facciamo di essere attenti nel compiere ogni opera onde lucrare queste S.Indulgenze.E primamente bisogna aver l’anima risorta già dal peccato, l’anima in grazia. "Come volere, dice S.Tomaso, che un membro morto partecipi alcuna salutare influenza da un membro vivo?".

Una pianta che abbia un ramo secco, la vedrete bensì rifiorire e dar fronde e frutti negli altri suoi rami, ma non mai in quello secco, che resterà sempre arido.Così un membro morto, cioè che è in peccato, non può partecipare alcuna salutare influenza da un membro vivo, cioè dal Corpo Mistico che è la Chiesa.

In secondo luogo, dobbiamo porre ogni studio di fare le opere, non solo in grazia di Dio, ma colla maggiore attenzione che ci sia possibile.V’è grande questione se guadagnisi l’indulgenza, quando le opere fatte sieno infette notabilmente da qualche colpa veniale.

Ebbene, io mi atterrei volentieri, in tale controversia, all’opinione più benigna, seguita da gravi autori. Tuttavia chissà come la intenda il Signore, padrone assoluto di quell’erario, di cui il Pontefice è puro distributore?

In ogni modo, o fratelli, procuri ciascuno di noi di porsi in sicuro, coll’eserguire quel poco che gli è imposto, più bene che può.

Due cose solo vi sono imposte di questo S.Giubileo: 1 confessarci e comunicarci; 2 fare, in separati giorni, 3 visite alla Parrocchia o in altra Chiesa, fermandovi almeno un quarto d’ora per visita, pregando pel perdono dei vostri peccati, per l’esaltazione della S.Chiesa e per la conversione dei peccatori.

Vi si consigliano poi tutte le altre opere di pietà.

Fratelli, raccomandatevi a Maria, perché vi sia Mediatrice in un sì gran dono. Pregatela per la conversione de’ peccatori, ed ancora pregatela per me, più indegno di tutti.

Del resto, o fratelli, un tesoro dal nostro buon Gesù. Chi non vuol giovarsene, verrà tempo in cui si troverà pentito.

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IL S. PERDONO D’ASSISI

Parlano i maestri di Spirito che il miglior metodo di far del bene alla Patria, sia l’esser buoni. Allora si ha entratura presso Dio, e Dio esaudisce, e tutti i beni vengono di là.Se Abramo trovava 10 giusti, erano salve le città della Pentapoli; che bene avrebbero fatto quelle persone alla loro Patria!

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Non si trovarono, e furono incenerite (le città).Oggi stesso abbiamo una prova di fatto di questa grande sentenza, che il mondo non vuole intendere, nell’acquisto del S. Perdono.(Francesco?) Fu un uomo giusto; e lui solo ci ottenne questo.Ponete attenzione e io vi dirò familiarmente.

I La storia del S. Perdono.II Il carattere dell’uomo che ce lo ebbe acquistato e i mezzi per acquistarlo.

I S. Francesco d’Assisi che prega - suo fervore. Apparizione di Gesù e Maria. Gesù che promette di esaudirlo."Orantes in loco isto exaudi eos, in coelo et dimitte peccata servorum tuorum" (S. B. Vita, 8).Maria intercede, Gesù concede a patto che si presenti al Papa. Francesco accetta. Ma chi era quest’uomo di tanta confidenza in Dio? Di che carattere?

Era un povero volontario, un povero crocifisso, un povero disinteressato e zelante.Dio esaudisce anche i desideri dei poveri. "Desiderium pauperum exaudivit Dominus" (Salmo 9).

A questo (= al povero) è sì attento Dio, che sente la preparazione del suo cuore: "Preparationem cordis eorum audivit aures tua" (Salmo 9) e, dice S. G. Crisostomo, che (Dio) questo fa per onorare la povertà.Come non esaudire Francesco povero, che si presenta con tutte le doti della Povertà che lo rendono caro a Dio?Povero volontario = disse Gesù: "Postula quid vis, ut dem tibi"."Mendicitatem et divitias ne dederis mihi" (Prov 30).Ma Francesco: "Datemi povertà"; la chiedeva, era innamorato, sposa, sorella diletta."Ecce, nos reliquimus omnia, et secuti sumus Te; quid ergo erit nobis?" (Mt 19).La vita eterna ce l’avete già promessa, beni terreni non ne vogliamo. Dateci il perdono ai peccatori.Pregare per la povertà, non perché è mia, ma è nostra."Iste pauper clamavit et Deus exaudivit eum".

N.B. La presente predicazione tratta di una particolare indulgenza, di cui il Palazzolo spiega l’origine e i mezzi per acquistarla.

424

STATO RELIGIOSO - STATO MATRIMONIALE

Come disporsi all’uno e all’altro

1. Mi ha parlato della Fede, Umiltà, Obbedienza, Castità, penitenza. Ho sentito

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parlarmi della S.Povertà, e di altre virtù che hanno origine da queste.Ora che siamo sulla fine, desidero rettificare il mio sentire circa due stati principalissimi che io veggo fra i cristiani: lo stato matrimoniale e lo stato religioso.Mi dica dunque: è onorevole o disprezzabile il connubio? (Honorabile connubium in omnibus! Degno di onore in tutto quelle cose che gli appartengono: in ciò che lo precede, che lo accompagna, che lo segue!).

2. Cosa vuol dire in ciò che lo precede?(... nell’intenzione!)

3. Come nell’intenzione? Questo è troppo chiaro! (se lo sapete, ditelo!).

4. Per porci all’onor del mondo, per sottrarci all’obbedienza dei genitori, per diventar padrona e comandare!... (Quanto v’ingannate! Questo è voler che il Cielo serva alla terra!).

5. Ma giusto! Cosa è dunque?(Porsi in uno stato in cui sia loro facile il salvarsi, dare nuovi sudditi alla Chiesa da inviare al paradiso. "Ut regeneratione generatio praeparetur").

6. Non ho mai sentito tale cosa!... Chi è mai che pensi così?(I buoni... Tobia "Domine, tu scis quia non luxuriae causa recipio Saram coniugem, sed sola posteritatis dilectione, in qua benedicatur Nomen tuum in saecula!".

7. Ha ragione! O questo sì che è un fine santo! Ma, come disporsi al matrimonio in vista di questo fine?(Verecondia, onestà, ritiratezza. La giovinetta che vuol maritarsi dovrebbe essere come una che balla sulla corda! Che attenzione!).

8. E quel promettersi tanto tempo prima, va bene? (No! Pericolo di peccati. Accresce la baldanza. Dice poi l’amante: tant’è, tu sarai poi anche mia!).

9. Sarebbe come uno a cui fu promessa una casa entro un anno! E che dicesse: "Questa casa deve essere ancor poi mia, e volesse entrare ad abitarla!(Vedete il gran male che è prepararsi a tale stato con peccati: diminuiscono la grazia che il Signore avrebbe conferita se si preparassero con buone disposizioni!).

10. L’è che tanti vanno a sposarsi senza confessarsi e magari dopo che han fatto parlare il vicinato col loro operare. Questi ricevono la grazia sacramentale?(No, e forse non la ricevono più essendo incerto presso di alcuni se, tranne il Battesimo, gli altri Sacramenti presi in cattivo stato, conferiscano poi più loro la grazia, rimosso l’impedimento! Danno che viene!).

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11. E quali sono dunque i mezzi per disporsi ad onorare il matrimonio?(Orazione e Obbedienza).

12. Dunque pregare il Signore che dia una buona consorte?(Sì, perché: "Domus et divitiae dantur a parentibus, a Domino autem proprie uxor prudens" (Prov. 19, 14). (Cornelio Alapide: "Pars bona, mulier bona, dabitur viro pro factis bonis").

13. E l’Obbedienza a chi? (La Scrittura dà la cura ai padri, non ai figliuoli. Sono liberi, ma va ben intendersi coi genitori).

14. Adesso mi ha parlato di ciò che precede. Mi dica adesso ciò che accompagna il matrimonio per essere santo.(Confessione. Si ricordino (gli sposi) che sono i ministri di questo Sacramento.E Dio li vede e li unisce; e la S.Chiesa nel vostro accoppiamento, riconosce lo sposalizio suo con Gesù).

15. Mi dica qualche cosa su quello che deve seguire!(L’uomo è capo della donna, non per comandare ma per provvedere. S.Agostino dice: "Non principandi superbia sed providendi misericordia").

16. Ho letto che i Savi quando prendon moglie, la sposa si ponea sulla porta della casa a lottar col marito. Chi vincea, comandava. Va bene?(No, dee comandare il marito, e la moglie rispettarlo. Quanto sta male sentirli vituperarsi. Sara chiama suo marito Abramo col nome di "Signore"!).

17. Dunque vuol dire che quello che dee seguire sia il rispetto.(Non solo, ma l’amore! "Viri diligite uxores vestras sicut Christus Ecclesiam!").

18. Dunque amore santo e saldo fino alla fine. (Sì e non raffreddarsi né per vecchiaia né per malattia, né per mendicità, né per altro).

19. Dicea uno che avea goduto due dì felici: quando menò moglie e quando morta, la mandò al Campo Santo! (Male. E talvolta effetto delle infami antecedenze!).

20. Mi dica un po’: è forte il comando di Dio di stare uniti alla propria moglie?(Propter hac relinquet homo patrem et matrem, et adhaerebit uxori suae". G.C. lasciò suo Padre, in certo modo, nella Incarnazione, mentre pigliò forma di uomo. Lasciò sua Madre nella Passione, per sposarsi alla S.ta Chiesa!).

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Quanto è bella questa unione praticata secondo lo Spirito di G.C.! Amore e riverenza!

N.B. Il Palazzolo nel preparare questa meditazione si è ispirato al testo "Il cristiano istruito" vol. 8 pag. 101 del Segneri. Questo tema è trattato in un corso di Esercizi (cfr doc. 252).

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LO STATO RELIGIOSO

1. In quest’ultimo giorno dei SS.Esercizi sarei a pregare la bontà sua della carità e gentilezza di dirmi anche due parole sullo stato religioso. E da prima, cosa è lo stato religioso?

2. E’ un bene lo stato religioso?...(E quanto grande! "Dux fuisti misericordia populo quem redemisti, et portasti eum in fortitudine tua ad habitaculum sanctum tuum". Ebrei, popolo di Dio, a differenza degli Egiziani. Così i religiosi a rispetto dei secolari.

Ebrei uscirono dall’Egitto, terra di fatiche e di schiavitù dove non si conosceva Dio, così i Religiosi escono dal mondo ove si fatica e si è trattati male e poco si conosce Dio!

Ebrei nel deserto, condotti da colonna di fuoco alla terra promessa, così i Religiosi dallo Spirito Santo guidati alla Religione, terra promessa.Nel Cielo non vi è appetito di ricchezze, di piaceri sensuali, né vi è propria volontà, così in Religione. Nel Cielo si loda Dio. Così in Religione sempre si loda Dio. In Cielo v’è pace, così in convento).

3. Dunque si deve averne stima?(E come! S.Bernardo dice che nello stato religioso l’uomo "Vivit purius: cadit rarius!").

4. Cosa vuol dire?... (Per l’obbedienza fa le opere buone, proprio per la volontà di Dio!).

5. Cosa vuol dire "cadit rarius"?(Il mondo è pieno di lacci. Nelle religioni per i santi Voti, si chiudono le fonti avvelenate! E se mai si cade: S.Bernardo dice: "Surgit velocius!").

6. In che modo sorge più velocemente? (Regole, meditazioni, esempi, riprensioni "Vae soli" quia cum ceciderit, non habet sublevamntium se". Di più: "incedit cautius".

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7. Cosa vuol dire?(Ha chi avvisa. Non lo hanno i re. Lo stesso Davide quanto sta nel peccato e nessuno lo avvisa! Argine a fare il male: la paura del peccato veniale. Di più "irroratur frequentius, quiescit securius, moritur confidentius, purgatur citius, remuneratur gloriosius!").

8. Me li spieghi!(Gesù coltiva le sue spose etc.).

9. Perché vanno religiose?...

10. E’ uno lo stato religioso, uno lo Spirito, uno il fine? (Uno per la gloria di Dio, diversi per il modo di glorificare Iddio e giovare al prossimo!).

11. Ho sentito dire che sono gente inutile.(Anzi utilissimi!).

12. Ebbene quelli che si occupano del prossimo mettiamo che sieno utili, ma gli altri poi...!(Anzi utilissimi coll’orazione!).

13. Chi deve andare Religioso? (Chi è chiamato!)

14. Come fare per conoscere se siamo chiamati?(Vocem eius audieritis!).

15. I genitori possono impedire? (No!)

16. Perché G.C. così obbediente, quando si fermò nel tempio non domandò licenza alla Madonna?...

17. Perché sono così contrastati in generale?

18. E che mi dice di quelle figlie che non si maritano?(Altre non si maritano per impossibilità di natura, altre per circostanze, altre per perfidia, altre per elezione. Queste sono fortunate: monache nel mondo!).

Esortazione alla vita divota, che è un paradiso in terra, ed è strada che conduce al cielo!

N.B. Si tratta dell’ultima meditazione, sotto forma di "dialogo", di un corso di Esercizi (cfr doc. 252).

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(DISCORSO PER L’INGRESSO DI GIUDITTA BROLETTI...)

Entrata di Broletti Giuditta nella Casa di Santa Doroteae perciò accoglimento delle due Fondatrici: Gabrieli Teresa e la suddetta

"Audi, filia et vide, et inclina aurem tuam et obbliviscere populum tuum et domum patris tui et concupiscet Rex decorem tuum" (Ps. 44, 11).

- Dio levò Lot dall’incendio di Sodoma.Che ne avvenne di chi volle volgersi indietro?

- Il giovane del Vangelo. S.Gioachino e S.Anna, ma la ..... della mano.Così aveva fatto Anna, madre di Samuele. Offrire a Dio l’unica figliola dell’anima: la libertà e il primo dei suoi affetti: l’amore. Dovette esclamare Maria all’avviso dei suoi: "Laetata sum in his quae dicta sunt mihi etc".

Salendo pei quindici scalini, dovette proporre di salire per tutti i gradini della virtù."Beatus vir cuius est auxilium ab te: ascensiones in corde suo disposuit, in valle lacrimarum, il loco quem posuit. Eternim benedictionem dabit legislator: ibunt de virtute in virtutem - videbitur Deus deorum in Sion" (Salmo 83, v. 6 e 7).Vita nel tempio - "Quasi lux splendens usque ad perfectum diem".Angeli: "Quae est ista quae progreditur" etc."Odor vestimentorum suorum sicut odor thuris".

Verginità"Hortus conclusus, soror mea sponsa, hortus conclusus, fons signatus"(Cant. 4,12)."...Estote quasi columba edificans in summo ore foraminis".

"Siate una colomba che fa il suo nido nella parte più alta della forata rupe" (Geremia 48, 28).Così Iddio fe’ predicare per Geremia ai Mohabiti dovendo loro preparare l’eccidio delle loro terre.

N.B. Si tratta di appunti, fatti di citazioni bibiliche, per illustrare il senso della vita religiosa, in occasione dell’ingresso, nell’Istituto delle Suore delle Poverelle, di Giuditta Broletti, il 21 novembre 1869.E’ interessante notare che il Palazzolo chiama Giuditta Broletti e Teresa Gabrieli: "le due fondatrici".

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(PER PROFESSIONI RELIGIOSE)

Appunti per un discorso in occasione di Professioni sul dovere e mezzi per arrivare alla perfezione religiosa.

Plutarco riferisce che la sposa dice allo sposo: "Ubi tu, Caius, ego Caia"."Ove sarai tu, con la volontà, là sarò anch’io!".Così Gesù "Praebe cor tuum mihi". Ad Adamo ed Eva. "Posuit oculum suum super corda illorum". "Omnis gloria eius ab intus".

Come Sovrano: timore,come Padre: rispetto,come Sposo: amore.

"Accipe velum ut nullum amatorem praeter eum admittas" "Discede a me pabulum mortis quia ab alio amatore praeventa sum".Non può vivere cuore senza amore."Omni custodia serva cor tuum, quia ex ipso vita procedit".

Padri antichi "Offers ne cor vacuum, ut possit illud Spiritus Sanctus implere?".Perché tante religiose fanno sì poco frutto delle Comunioni? Perché vi vanno con cuore pieno di sè. "Cor mundum crea in me, Deus" "Vae duppli corde".Gesù, bastava desse una goccia ha dato tutto per avere avuto cuore.Diliges Dominum ecc... da tutti, ma specialmente dalle sue spose.V. p. Giov. Giuseppe della Croce: ad un frate che dicea d’essersi fatto frate per salvarsi l’anima."No figlio" per farmi santo!

Quante scelte ha dovuto fare G.C. per scegliere voi!... e, se non l’amate? chi l’amerà?...Haec est generatio quaerentium Dominum.Che hai a che fare col mondo?"Hortus conclusus, fons signatus soror mea sponsa!"."Pone me ut signaculum super... quia fortis ut mors diletio".

S.Francesco di Sales: "Quando la casa va a fuoco, si gittano le cose dalle finestre".

Cosa ha fatto Gesù per noi? Quale riserbo? Altro cantico che il nuovo: "Cantate Domino canticum novum!"."Habent sibi divitias divites, regna sua reges; nobis Christus regnum et gloria est"."Deus meus et omnia!".Quid mihi est in coelo..."Inveni quem diligit anima mea "...per giungere alla perfezione."Beati mortui qui in Domino moriuntur", ci vuole dolore.Regnum coeli - Tesoro - città - porta stretta Palagio pietre lavorate a scalpello (anime). convito - pallio - corona.

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Intrapprendere con animo grande, i mezzi della perfezione.1 - Abbiate desiderio grande di farvi sante.2 - Gran confidenza in Gesù e Maria, e preghiera continua - Giaculatorie3 - fuggire qualunque peccato o difetto volontario.

Cadute, non perdersi d’animo, pentirsi e ripigliare la via.4 - Troncate ogni attacco alle creature ed alla propria volontà.5 - Procurate di resistere sempre alle vostre inclinazioni (S.Francesco d’Assisi,

nei suoi principi e sempre).6 - Osservate le Regole con puntualità, anche le minime.7 - Fate esercizi ordinari colla maggior perfezione che potete.8 - Abbracciate con allegrezza dalle mani di Dio, tutto le contrarietà che vi

accadono.9 - Amate e beneficate chi vi perseguita.10 - Ogni momento, ogni passo, sguardo, azione, tutto sia per Iddio.11 - Aiuto di Dio sì, ma ci vuole la nostra cooperazione. Giogo: Regnum meum -

"Quid vult venire... etc"."O buon Gesù, moriar amore amoris tui"."Qui Amore amoris mei, dignatus es mori"."Omnia possum in Eo qui me confortat".S.Teresa: D’anime risolute ha timore il demonio.

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EDUCAZIONE DEI FIGLI

Dovendo raccomandarvi la più cara cosa che abbiate, i vostri figlioli, crederei perdere tempo se volessi provarvi che siete obbligati ad allevarli bene. La natura stessa ha stampato ne’ cuori de’ genitori un tal documento; che se hanno dato l’essere ai loro figlioli debbano anche loro dare il ben essere riguardandoli dai pericoli di peccare, correggendoli quando peccano e sostenendoli con buone esortazioni e buoni esempi perché non vadano a male.Come può tollerarsi la negligenza indicibile che oggi si usa intorno a sì grave debito, mentre ella ripugna non solo a principii, ma alla stessa natura?...

Permettete però ch’io vi parli appunto dell’obbligo della educazione veramente buona dei figli, e voi ponete attenzione per emendarvi se mai trovate di avere in alcuna cosa mancato per il passato, e perché possiate perfezionarvi sempre per l’avvenire.

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La buona educazione importa sommamente al bene de’ figlioli. Si accordano le divine lettere e le umane.Senza questa cura sono inutili le leggi e i decreti - Essa sola senz’altro è

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bastevole a mantenere nei popoli la giustizia.

I Lacedemoni istruiti da Licurgo erano tanto fermi in questo che nei delitti occorrenti non castigavano i figli, ma i padri - Condannavano a grossa somma due padri perché i figli loro erano venuti fra loro alle mani.

Questa verità è inculcata dallo Spirito Santo. Da questa ne deriva il bene della gioventù, e però è la ruota maestra dalla quale dee incominciare il moto d’ogni famiglia ben regolata. Un’anima si strugge vedendo tanto male nella gente, pregava il Signore. Per consolarla le mostrò un pomo fracido e disse: è difficile ridurre questo pomo alla prima maturità; sarà dunque più facile seminare quei grani ch’egli ha nel seno, i quali a suo tempo daran poi frutto stagionato e salubre. Intese quell’anima.Padri del Concilio di Trento, decisero la necessità dalla buona educazione. Possono tacere, quasi, predicatori, confessori, curati se i genitori non dan la mano.

1. Da piccolo è facile si apprenda il bene. Difficile da grande. Perfezione di una statua dai primi contorni a cenni. Giovanetti pietra da lavorare, disposti a ricevere qualsiasi lineamento - Autorità de’ genitori ne la stampa. Dio ha conceduto tanto di podestà ai padri di gridare e castigare per togliere ogni scusa. Così ai generalissimi sovra i soldati. Se siete bene allevati ringraziatene il Signore. Diversamente non vi gioverebbero le bontà naturali.

La vite si trovò modo con avvelenarne le barbe, di fare che produca grappoli avvelenati. Macerando il seme nel latte i frutti nascono più amabili.Sentenza di Tobia - Ricordati di Dio tutti i giorni della tua vita, e guarda di non consentire mai al peccato di alcuno, o commettendo quel male che Dio ti vieta, o pretermettendo quel bene che ti ricerca - Impara a benedire il Signore tutti i tempi, e pregalo etc. - Riguarda con occhi compassionevoli i giovinetti etc. - Sii limosiniere etc. sia largo il cuore.

Fuggi la conversazione pericolosa dei cattivi compagni etc. Se si udissero in tutte le case, come cambierebbe aspetto il mondo in pochi anni...Ma se i figlioli invece di udire tali discorsi ne odono di quelli che starebbero male in bocca ai Turchi, qual meraviglia etc. - Io ho gli esempi in mano. Venceslao e Boleslao principi di Boemia, fratelli. Venceslao allevato dalla sua nonna Ludmille, santissima donna, diventò santo - Boleslao allevato dalla sua madre Draomira, donna infamissima, divenne sì scellerato, che si fece carnefice di suo fratello.

La madre fu chiamata - metà dei figlioli - dimidium filiorum mater est - è quasi il tutto - Quando si ode contare che una figlia è caduta obbrobriosamente, non vi date già a credere che tutta la colpa sia della figlia.

Oh, quanta parte ne ha la madre. Se la madre invece di menarla ad ogni ballo, lavarle il volto con acqua odorosa, aprirle la porta a quel demonio vestito di innamorato, avesse di buon ora istillato nella figlia l’odio al peccato, il timore della vergogna, la ritiratezza, etc. invece di fare i ricci, confessarsi bene, non a ridere sulla finestra, a raccomandarsi alla Madonna, credete voi che sarebbe caduta? - Non nascono le branche allo scorpione quando morde, le avea prima - si accorge della mina quando scoppia - allora si chiama traditore.

Io non vi compatisco - Avete gli oratorii, perché lasciarle andare in case particolari con donne e uomini o che so io a giuocare?... Le Monache sono pettegole insegnano alle figlie di andare alla Messa ed ad avere mille scrupoli - Ebbene, godetevi le vostre figlie senza scrupoli e colla maschera in volto.

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L’ortolano fa la strada all’acqua - voi fate la strada alla grazia - Le madri che hanno voluto, hanno avuto santi i loro figlioli - Madre di S.Clemente Ancirano = martire il suo figlio - gli raccontava sempre i combattimenti dei martiri.Madre di S.Lodovico Re di Francia - benedicendolo ogni sera: ah figliolo, prima vi vorrei veder morto su queste braccia, che in peccato - Fu santo.Madre di S.Eduardo - desiderò vergine il suo figliolo, e mentre era agli studii - gli metteva fra le camicie e i panni i cilizii e discipline. L’ebbe vergine illibato al sommo - I figlioli saranno quali li farete.

2 Filii tibi sunt (Eccl. 7: 25) erudi illos er curva illos a pueritia.Misuravano un bambino di tre anni per sapere a quale grandezza sarebbe arrivato. Dicono che è la 3 parte alto - Vorrei misurarne la bontà. Un bambino disubbidiente - che risponde etc. si presume male - Adolescens juxta viam suam etc.Un padre conduce un figlio indemoniato che non avean potuto guarirlo gli Apsotoli. Cristo gli domanda da quanto tempo è indemoniato. Ab infantia.

Se un padre si lamenta, domandategli da quanto tempo il suo figlio ha il mal abito - Se risponde ab infantia, ditegli che si raccomandi a Dio, perché potranno nulla i predicatori etc.

3 Ferita a se stessoCome si possono trovare figlie all’inferno per cagione delle madri, si possono trovare madri per cagione delle figlie. In Firenze si era convertita una famosa peccatrice. Le apparve la Madonna e le disse che dovea ringraziare tanto il Signore che la avea salvata, mentre tanti andavano all’inferno con meno peccati dei suoi. Le nominò 4 persone che dovevano morire in quella notte e dannarsi fra le quali un padre, per non aver tenuto conto de’ suoi figlioli.

1 fra 4, vi par poco?... Per due capi. 1 per i peccati commessi dai loro figlioli. 2 per i peccati che commisero per i loro figlioli. E maggiore è il pericolo perché una gran parte sono occulti.

D.Luigi Palazzolo

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DOVERI DI PADRE E DI MADRE

- Cura del battesimo appena nati.

- Cura del corpo: non soffocarli, non abbandonarli collo scaldaletto nel letto.

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- Le madri stieno nelle loro case e vedranno i bisogni.

- Cura di istruirli nel catechismo intanto che sono piccoli, e però prima di sposarli, osservino se sanno il catechismo per insegnarlo agli altri.

- Cura di estirpare i vizi, intanto che sono piccoli, coi castighi o premi opportuni, non si abbandonino ad escandescenze.

- Grandicelli. Istruzione: incomincino i padri: "Andiamo a dottrina".

- Catechismo: provarlo anche quando sono grandi. Domandare loro la dottrina (mia madre come facea con me).

- Vigilanza1- da piccoli: Abramo, Sara, Agar;2- da grandi: quando si vogliono ammogliare! e colle figlie: vigilanza!Quando non vogliono andare in certi luoghi, in certe case. quando dicono alla madre di star con loro!Vigilanza se vanno ai Sacramenti.

-CorrezioneVirgam vigilantem. Qui parcit virgae, odit filium suum. Eli.

-Buon esempioS.Francesco d’Assisi col novizio."Longum iter per praecepta - brevis per exempla".

N.B. Si tratta di semplici appunti per un’istruzione sui doveri dei genitori verso i figli.

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DOVERI DELLE MOGLI

1 - Doveri comuni e speciali2 - Comuni: 1) riguardano mariti e mogli

2) solo le mogli.3 - Amore reciproco, fedeltà, compagnia. Dunque volersi bene.4 - Dunque smorfie, officiosità, etc.? No!

Cura del bene corporale e spirituale

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5 - Fino a quando? Costante: non cessare per difetti che si scoprono!6 - Non resta più amor sì fervido: e è cosa in contrario? No, distinguere sensibilità7 - fedeltà: cosa s’intende?8 - Me la spieghi meglio: che obbligazioni porta questa fedeltà?9 - Mancanza di fedeltà, da cosa dipende?10 - Non potrebbero cedere questo loro diritto? Allora non ci sarebbe infedeltà!11 - Può darsi un ascendente nel nostro cuore a persona estranea?12 - Compagnia.13 - E’ sempre peccato il divorzio?14 - Come intendere se son giusti i motivi? Superiori!15 - Fatto divorzio legale si è liberi di far ciò che si vuole?

Doveri speciali16 - Soggezione al marito17 - Non sono uguali?18 - Sono serve? (No, ma compagne, ma Dio conferì all’uomo un’autorità...?)19 - Ubbidienza in tutto ciò che è giusto e ragionevole!20 - Mi piace ciò che ha detto: giusta e ragionevole. E’ obbligata ad obbedire

contro la legge di Dio?21 - Dunque quando i mariti, anche nell’uso dei propri diritti, non sono nella

regola... potranno le donne disubbidire?R. Sono obbligate a disubbidire!22 - Quando il marito inganna, ma la donna è secondo la legge, può prestarsi? Sì.23 - Se il marito, sebbene fedele, è dissipatore, bestemmia, s’ubriaca etc. E’

obbligata ad ubbidirlo?

Pazienza24 - Possono rubare al marito in pro’ della famiglia, quando il marito non ci pensa?

Sì, sì!

N.B. Si tratta di appunti, sotto forma di domande e eventuali risposte, per istruzioni sui doveri delle mogli verso il marito. Questa istruzione fu tenuta nel 1873, probabilmene a S.Gervasio (Bg).

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(DOVERI DELLE MADRI)

1 - Cura prima che nascano i figli. Sarebbe peccato grave?2 - Non abbandonarli dopo nati.3 - Allevare, nutrire la prole, ...4 - Provvedere i figli del necessario alla vita, lontani dai pericoli della vita. Curarli

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infermi.5 - Far loro apprendere arte e professione. Dote alle figlie, istituirli eredi.6 - Dirigere - Regere - Corrigere.7 - Istruzione: mandarli alla dottrina.

Basterà il Pater? Cosa vuol dire educarli?8 - Quando l’avrò istruito così, basterà?9 - Regere: vegliare. Sarà obbligata la madre a guardar chi pratica suo figlio,

figlia? Dove va?...10 - Tenerli sotto il grembiule: come fare? Al filatoio etc.11 - Siam poveri: uno in un luogo, uno in un altro...12 - Vigilanza in casa: camerette, ...letti.13 - Scuole, libri.14 - Vigilanza sui doveri di religione dottrina.15 - Oh, questo non è necessario!16 - Vegliare se voglion collocarsi in matrimonio.17 - E se al padre non piace la ciera (l’aspetto), il compagno della figlia?18 - Eli. Nusto (?), non parzialità. Buon esempio.

Madri

1 - Cura del corpo: comincia dopo nato!(No, concepimento!).

2 - Che deve farsi? Non intendo?...(Schivare ciò che compromette... esempio)

3 - Sono già vivi? Due sentenze in quanto all’animazione!4 - Sarebbe peccato grave mancare di cautela e causarne la morte?5 - E chi consiglia o si presta per questo? farebbe peccato?6 - E dopo nati, vi sono dei doveri?

(Non abbandonarli - Ospitale)7 - Nutrire. E quando non può? (Nutrice)8 - Scegliere persona sana etc.

(Anche morale. Nerone)9 - Posto che lo tenga con sé, vi sono alcune cure: curino.10 - Basta questo a compere i suoi doveri? (se si ammalano)11 - Quando sono grandi , non hanno più obbligo?12 - Vorranno collocarsi. C’è dovere di pensare anche interessi materiali? (Dote)13 - Dirigere, regere, corrigere.14 - Metterli sulla buona strada: che vuol dire?15 - Mandarli alla dottrina: (cominci la madre!)16 - Basta istruirli così? (No... educarli).17 - Regere: cosa vuol dire? (Vigilanza).18 - Sarà obbligata la madre a vegliare con chi pratica la figlia... etc?19 - Come tenerli sotto il grembiule: come fare? bisogni materiali = scuole, festini,

filatoio.20 - Vigilanza in casa: camerette, letti.21 - E col letto come si fa?22 - Scuole e libri.23 - Vigilanza sui doveri di religione (dottrina, sacramenti, precetti una volta

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all’anno!).24 - Oh, la dottrina non è nei comandamenti?25 - Vegliare se voglion collocarsi in matrimonio.26 - Correzione. "Ho fatto tutto, ma voglion fare a loro modo".

(Buona maniera, non finirla più!).27 - Guardarsi dal beniaminismo (parzialità).28 - E’ cosa importante? Eli: buon esempio.

N.B. Si tratta di istruzioni circa il compito delle madri verso i figli; probabilmente fanno parte della serie datata 1873, a S.Gervasio (Bg), cfr doc. 430.

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(DOVERI DELLE FIGLIE)

1 - Ieri ha battuto le madri, oggi le figlie.2 - E’ obbligo d’importanza?3 - Onora padre e madre mi par cosa da poco!4 - Amore observantia, oboedientia!5 - Se mio padre e mia madre non mi possono vedere?6 - Esempi di castighi a ragione, creduti a torto, un esempio a torto.7 - Ebbene ci vorrò bene!8 - Chi fa piangere i genitori.9 - Qual vuol bene deve procurare il bene dei genitori, spirituale...10 - Se fossero ammalati avrebbero doveri?11 - Rubare in casa.12 - Lavoro.13 - Quando son vecchi, sono inutili, rimbambiti.14 - Figlia non pensare a maritarsi quando sono ammalati i genitori.15 - Nuore...16 - Venerazione: parole - opere - pazienza.17 - Vecchio - vecchia: parlarne bene. Ingiurie, schernirli, mettere in ridicolo le

loro correzioni. Contare i difetti. Cam.18 - Opere = Alzar le spalle, atti di disprezzo colle mani, alzar la voce!19 - Volendo intrapprendere cose d’importanza, debbono avvisarne i genitori.20 - Pazienza: genitori bisbetici.21 - Obbedienza: in tutto si deve ubbidire?22 - Se mi comandano di rubare? di non comunicarmi. Se vogliono fissare il

confessore?23 - Nelle possibili, non impossibili.24 - Se si tratta di elezione dello stato?25 - A cosa dobbiamo ubbidire?26 - Beni della famiglia e beni dell’anima.27 - E’ grave quest’obbligo?28 - Quando i genitori ci proibiscono di andare con quella persona, o di stare in

sulla strada, etc...!

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N.B. Appunti per un "dialogo", dove don Luigi faceva la parte dell’ >ignorante’, tenuto probabilmente sempre nel 1873 a S.Gervasio.

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DOVERI DEI FIGLI

- Ho preso rabbia contro di lui (mio padre?) perché padre e madre mi hanno predicato tutto il dì.- Allora stasera altra predica!- Capisco che è importante perché, se manco, mi cacciano di casa.- Preme a Dio dei vostri genitori. Onora il padre e la madre, etc...- E’ vero a me importa poco perché infine ha comandato una sola cosa: Onora.- Sì, ma include doveri!- Quali?- 1) Amore, 2) Onore, 3) Obbedienza.- Mi cambia la legge di Dio. Dio dice onora!- Amore: è anche possibile non amare i parenti. Cosa importa questo amore, quali doveri.- Onore: che include onore? Atti, parole.- Obbedienza: che include obbedienza?

Doveri di figli e figlie

- Ubbidienza, Carità, umiltà.- Amore e rispetto fra di loro.- Amore ai parenti, anche dopo la morte.- Giapponesi: premiati da Dio.

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Mogli e mariti

- Rispetto nelle mogli - carità nel marito, fedeltà reciproca, amore scambievole.

Buon esempio.

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S.Francesco d’Assisi.CastitàCura dei figliCura delle figlie (Serva corpus illorum!)Quando fanno all’amore!Castigarli per tempo (Eli)Chi parla e non fa: i termini sulle vie, campane.Danno non riferire il male.

N.B. Semplici appunti per istruzioni tenute a S.Gervasio, probabilmente nel 1873, alle diverse categorie di persone.

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L’ORATORIO

"Vae mihi quia tacui" (Isaia 6,5)

"Guai a me, che ho taciuto" così esclamava in suono terribile, il profeta Isaia atterrito alla vista di Dio, che sedeva su un trono eccelso ed elevato, ed aveasi vicini i Serafini che esclamavano "Santo il Dio degli Eserciti, è piena la terra della sua gloria", ed erano commosse le soglie de’ cardini, alle voci di chi esclamava e la Casa era ripiena di fumo.

Ora, o miei cari, cercando io che cosa volea dire Isaia con quel "Vae mihi, quia tacui", ho trovato questa spiegazione: guai a me, perché non ho corretto il popolo liberamente, perché, essendo Profeta, non ho adempito il mio dovere.Ora queste parole, o fratelli, mi conturbarono lo spirito, mi oppressero il cuore per lo timore, che io, sebbene non profeta, pure "non functus fuerim officio meo" non abbia liberamente adempiuto il mio dovere.

Voi direte: "A che viene a contar questi timori a me? Che c’entro io?".Vi entrate, purtroppo, e voi fanciulli e voi giovinetti e voi tutti infine che appartenete a questo Oratorio, io so che voi mi portate amore e ve ne ringrazio, e non saprei in che modo migliore ricompensarvi che col raccomandarvi a Dio ed a Maria e coll’amarvi io pure.

E questo, o fratelli, lo fo’, ve ne assicuro. E appunto per l’amore ch’io vi porto, cogliendo l’occasione del quadro che fu regalato a questo Oratorio in cui sono scritte le Regole, che debbono osservarsi da chi lo vuol frequentare. Io vi dirò alcune ragioni, ma parlerò chiaro, e perché a questo appunto mi ha animato appunto, uno di questi giorni il Reverendissimo nostro Sig. Rettore, Don Pietro Donati, e molto di più poi, perché non vorrei, se per disavventura dell’Oratorio non germogliasse quel fiore, non fruttasse quella virtù vera a cui intendea il Fondatore degli Oratori, S.Filippo Neri, non vorrei, dico, che un qualche dì, sconvolto e trepidante per lo timore, esclamassi ancor io: "Vae mihi, quia tacui".

E primieramente S. Filippo Neri, fondando gli Oratori, intendeva di educare uno scelto drappello di giovanetti, e così, fattili lontani dai pericoli del mondo, dalle

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seduzioni dei perfidi compagni, e dagli errori a cui li spinge talvolta una sfrenata libertà, renderli buoni cristiani, esemplari di virtù, e tali che altri poi, vedendoli, potesse dire: "vedi il vero cristiano".

Ma, poiché non si può giungere a tanto se non col mezzo dell’orazione, perciò S. Filippo, a luoghi di simili adunanze, diede il nome di Oratori, cioè luoghi di Orazione. Ma come, direte voi, qui si gioca, qui si canta, qui si recita, qui si corre; e forse con tali cose, facciamo noi orazione?

Ma qui, vi rispondo io, si fa anche l’oratorio, e dall’Oratorio, insieme a tutte le altre buone massime e dottrine, potete ancora apprendere che, e col canto e col gioco, e colla corsa e colla recita, potete fare orazione e, ricordandovi sovente di Gesù e di Maria, e stando sempre uniti con Dio, coll’offrire ogni vostra azione alla sua gloria, come v’insegna S. Paolo.

Posto questo io vi dico che adunque la piccola predica, il breve ragionamento che si fa all’Oratorio, è lo scopo principale dell’Oratorio, poiché è la fonte da cui potete apprendere i buoni avvertimenti, le sane dottrine, le vie rette, con cui e su cui, dirigere il vostro cammino, per giungere alla vita eterna.

Ne viene, per conseguenza di questo, che, chi vuol appartenere all’Oratorio, bisogna che intervenga anche alla predica. E chi non si sente di intervenire alla predica, tralasci ancora di appartenere all’Oratorio. Poiché manca allo scopo a cui s’intende, coll’adunanza di questi giovani.

Qui, risponderà forse alcuno, "O infine poi non è peccato l’abbandonar la predica dell’Oratorio! Ho sentito la Messa, la Congregazione, la Dottrina, la Benedizione! Posso anche andarmene!".

Sì, ve lo concedo, o fratelli, non è peccato. Ma però vi ripeto, che con questo distruggete il fine principale dell’Oratorio, che è quello di formare l’anima alla virtù, mediante gli ammonimenti che vi si danno.

Ora questi ammonimenti non li apprendete già dal gioco, dalla recita, dalla corsa o dal canto, ma bensì dalla predica.Dunque chi, vuol appartenere all’Oratorio, non distrugga né per sé né per gli altri, quel frutto principale che intendea S. Filippo Neri e a cui intendono i Superiori dell’Oratorio.

Ho detto che non distrugga il frutto dell’Oratorio né per sé né per gli altri e non a torto, perché, quel partire dalla predica or l’uno, or l’altro, è cattivo esempio per gli altri, sicché tutti posson dire: "parte quello, voglio partire anch’io". E quante volte la partenza di uno fu cagione della partenza ancora dell’altro? Inoltre quel mancare alla predica serve mirabilmente a scemare negli altri quella lena, quella gioia, quell’anima, che provasi nell’essere tutti uniti, ad accettare la Parola di Dio, ed a pregare la cara Madre Maria, dinnanzi al suo altare.

Avete voi piacere quando, invitati ad un divertimento, nel bello della ricreazione, vedete mancare molti di quelli che vi appartengono, per cui il divertimento diviene come languido e senza vita?Così avviene a chi frequenta l’Oratorio nel vederlo poi, nel suo più bel momento, abbandonato e deserto da molti.E poi, ditemi infine, l’abbandonare la predica non è peccato. Ve lo concedo! Ma è però una grande indulgenza?

Ebbene, se v’è qualcuno che voglia proprio partire, parta pure. E, se gli regge il cuore, dica così al Signore: "O mio Signore io parto dall’Oratorio ad onore e gloria vostra, tralascio le preghiere che vi pregano i miei buoni compagni,

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abbandono quella Parola che voi mi offrite cortese; non ascolto i suggerimenti che mi porgete benigno per la bocca del Vostro Ministro, dò scandalo ai miei compagni, sto all’Oratorio quando si gioca e l’abbandono quando si prega e così di un Oratorio ne faccio per me un giocatorio. Ma tutto questo vedete, faccio ad onore e gloria vostra".

O fratelli, vi regge il cuore di parlare così con Dio, ed avete onde sperare ricompensa da un simile procedere? Adunque, ben vedete che, quantunque non vi sia peccato l’abbandonare l’Oratorio, pure è cosa troppo conveniente l’intervenirvi. E’ tanto conveniente che, ve lo dico apertamente, chi la intendesse diversamente stia pur lontano dall’Oratorio, che non fa per me, giacché si oppone allo spirito di S. Filippo Neri che è quello ch’io debbo e voglio seguitare.

Inoltre, ve lo confesso, non sono malcontento della direzione e del diportamento, in generale, dei giovani, adesso parlo dei più grandi.Anzi, di alcuni mi consolo al solo pensarvi.Ma però in altri vorrei maggiore esemplarità. Non cerco bigottismo, vedete, no, no, assolutamente. Siate allegri, gioviali, benvestiti, brillanti fin che volete; ma solo quell’aria di superiorità, quello spirito guerriero, che dimostrate nel diportamento esterno, abbiatelo invece ancora scolpito nell’anima, per vincere quella razza maligna vile, infame dei rispetti umani, che è la rovina, non dico solo della gioventù, ma eziandio della virilità e della vecchiaia.

Talvolta si guardano l’un l’altro e, se uno risponde alle orazioni, anche gli altri rispondono; se invece quello tace o ride, anche gli altri tacciono o ridono. E così, se uno generoso e sprezzatore d’ogni riguardo, non si vergogna di inginocchiarsi innanzi l’immagine di quella Augusta Regina, a cui le ginocchia de’ re e de’ monarchi si piegano e a cui si gloriano di esser servi gli Angeli, anche gli altri, seguendo il suo esempio, stanno composti e riverenti. Se quello invece non sa rompere ogni ostacolo del Demonio con quel "non erubesco Evangelium" e se ne sta ritto, o, quel che è peggio, indifferente, anche gli altri, per umano riguardo, fan lo stesso.

No, o miei fratelli, non è questo lo spirito che deve regnare in questo Oratorio, lasciate pure che risplenda anche fuori di voi quella bell’anima di cui Iddio vi ha adorni e fate in modo che voi, o giovani, e nei discorsi e negli atti, siate gli esemplari dei piccoli. Non abbiate paura di avvilirvi, no, no anzi acquisterete maggior stima anche presso gli altri.

Ve lo torno a ripetere: non cerco bigottismo. Vi ha una certa proprietà di parlare e di diportarsi cara, soave, allegra, cristiana; ma che ha a fare niente col bigottismo.Non cerco singolarità di divozione. Stimo però chi la possiede.Ma cerco in voi un tale diportamento, che faccia conoscere quanto sia penetrato in voi il sentimento religioso.Inoltre, chi vuol appartenere all’Oratorio, si ricordi di intervenirvi sempre che (quando) può.

Chi non vuol venire tutte le feste tralasci di venire, perché fa più male che bene. Uno che viene sempre, vi trova i suoi compagni, il suo divertimento, e se ne sta tranquillo. Ma uno invece che è assuefatto a girare in qua e in là per le contrade coi compagni, se poi viene all’Oratorio si trova come in prigione e, coi

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suoi discorsi e colle sue maniere, invoglia anche gli altri a disertare da questa bella unione.

Per questo, ve lo ripeto, chi vuol venire all’Oratorio non vi venga per forza, ma per amore, e stia sottomesso alle regole. Se no, stia fuori che è meglio!

Ascoltatemi, o fratelli, la mia intenzione non è solo quella di tener continuamente aperto un Oratorio, ma è quello principalmente di ottenere poi quello scopo, quel frutto a cui anelava S. Filippo Neri. Né mi state a dire che, col voler troppo, raccoglierà niente.Non voglio troppo vedete!

Oh quanto sono maggiori quelle (cose) che pretendeva S. Filippo!Piuttosto vi dirò che spero dalla grazia di Dio, dall’intercessione di Maria, che non abbandona mai chi in Lei confida, e dal vostro buon animo, di ottenere assai più di quel che m’aspetti!

N.B. E’ un’istruzione tenuta ai ragazzi del suo oratorio, per illustrare loro le finalità di questa istituzione, risalendo al primo "fondatore": S.Filippo Neri.

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ALLE DOROTEE

Dice il Signore: "Surge, propera amica mea, columba mea et veni!".Non vade ma veni con che significa che non lascia andar sola l’anima a far del bene, ma insieme con sé. Non ci manda ai ministeri per allontanarci da sé ma per unirci: Veni!

Disse il figlio d’un re (non la Sacra Scrittura) "Nolite timere: Ego enim sum qui praecipio vobis! Valeamini et estote viri fortes".Quando una per obbedienza, si troverà a contatto con giovinette perverse sarà più sicura e raccolta che chiusa nella propria stanza."Si ambulavero in medio umbrae mortis, non timebo mala, quoniam Tu mecum es!".

Chi è in quest’opera e v’è per consiglio del confessore, vi stia sicura: non cerchi di tirare la volontà de’ Superiori e di Dio alla sua, poiché si troverà molto malcontenta.

La via sicura è lasciarsi pienamente guidare ad occhi chiusi, da Dio per mezzo dell’obbedienza. Più sicuri ove Dio ci porrà, che ove ci porremo noi!Domine ut scuto bonae voluntatis tuae, coronasti nos.S.Basilio: l’esser casto e non aver tentazione supponea che stia nel ritirarsi e non trattar colla gente.

S.Girolamo nella solitudine, ha pensieri laidi. Abate Elia per 40 anni presidente d’un monastero di donzelle, senza pensieri cattivi.I 3 fanciulli nella fornace di Babilonia.

N.B. Breve esortazione alle giovani della Pia Opera di S.Dorotea

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RELIGIONE

D. Da qual vocabolo può dedurre la parola Religione?R. La parola Religione si può dedurre da religare che, in questo caso, vuol dire

vincolo.D. Che cos’è la Religione?

La Religione è quella virtù col mezzo della quale rendiamo a Dio il debito culto ed amore."Religio est virtus qua Deo debitum cultum et honorem reddimus".

D. In che consiste il culto dovuto a Dio?R. Consiste nell’esercizio degli atti di venerazione, di ringraziamento, di

preghiera e di pentimento.

Gli atti di venerazione si praticano poi colla fede; gli atti di ringraziamento colla speranza, gli atti di preghiera colla carità, e gli atti di pentimento colla contrizione.

D. In che consiste l’onore che a Dio dobbiamo?R. Consiste nel credere ed operare ciò che Dio comanda.D. Che cos’è virtù di Religione?R. E’ quel dono di Dio che inclina l’uomo ad esercitare gli atti di Religione.D. Che cos’è virtù?R. Virtù è quel dono di Dio che inclina l’uomo ad operare il bene.D. In che consiste l’esercizio della Religione?R. L’esercizio della Religione consiste nel credere ed operare ciò che la

Religione comanda.D. Chi è l’uomo religioso?R. L’uomo religioso è quegli che possiede la virtù, la scienza, e la pratica della

Religione.D. Che cosa è Dio, considerato in se stesso?R. Iddio considerato in se stesso è quello spirito perfettissimo che esiste da sé

e che ha creato il mondo dal nulla.D. Che cosa è Dio, considerato riguardo alle creature?R. Vien considerato come quello che dà l’esistenza a queste cose.D. Chi è colui che nega l’esistenza di Dio?R. Colui che nega l’esistenza di Dio si chiama ateo: da "a" privativo e Teos = Dio.D. Ditemi il nome di Dio.R. Gli Ebrei lo chiamano: Jeova - qui est - Esistenza.

Eel = Deo forte - Dio forteEleo = Gubernator et judexAdonai = Padrone

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I Greci = Teos = DioDomanda = La fede ci insegna dell’esistenza di Dio?

R. La fede ci insegna l’esistenza di Dio, in tutte le pagine della S.Scrittura che comincia: In principio... Deus creavit coelum et terram.Adunque, se Dio in principio creò, è segno che esisteva: Credo.

D. La ragione ci prova l’esistenza di Dio?R. La ragione ci prova l’esistenza di Dio: non vi è effetto senza causa; nel

mondo le cose create esistono in qualità di effetto e questi suppongono una causa - e questa causa è Dio!

D. Le nazioni ci testimoniano l’esistenza di Dio?R. Le nazioni ci testimoniano l’esistenza di Dio, poiché come dice Cicerone:

"Non v’ha nazione sulla terra sì selvaggia, che non adori un Dio, quantunque lo ignori.

Si può girare tutto il mondo: si troverà una città senza mura, ma non un popolo che non adori alcun Dio.

D. La natura ci predica l’esistenza di Dio?R. La natura ci predica l’esistenza di Dio, poiché non vi è effetto senza causa,

adunque guardando noi l’universo, come l’inalterabile avvicendarsi delle stagioni, del giorno e della notte, dobbiamo confessare che sia stato formato da un Dio.

D. Quanti sono gli attributi di Dio?R. Sono infiniti in ogni senso, nella virtù, in numero, nel mezzo, nel confine, ed

in ogni proprietà.D. Qual è il fondamento degli attributi di Dio?R. Fondamento degli attributi di Dio è l’unità.D. In che consiste l’unità di Dio?R. Unità di Dio consiste nell’essere solo ed unico, Dio esiste da sempre, tutte le

cose vengono da Lui, dunque Dio è solo ed unico.D. Dio è eterno?R. Dio è eterno perché esistendo da sé, non ha avuto da alcuno esistenza, e

per questo, nessuno lo potrà far cessare dell’esistere.D. Conviene a Dio l’immensità?R. A Dio conviene l’immensità, perché non può essere limitato da alcuno,

esistendo da sé.D. Dio è in se stesso immutabile?R. Dio è in se stesso immutabile, perché non dipende da alcuno, perché esiste

da sé. Quindi non può essere costretto da alcuno a mutare le sue operazioni. In sé non si è mai mutato e fuori di sé si è mutato creando l’universo, ove la sua virtù ha dato l’esistenza alle cose.

D. In che consiste l’onnipotenza di Dio?R. Consiste nel poter fare ciò che Egli vuole, perché esiste da sé.D. Dio è buono?R. Dio è buono perché ha infinite perfezioni (in sé) ed è buono perché

comunica le perfezioni alle creature.D. Dio è misericordioso?R. Dio è misericordioso, perché aspetta il peccatore a penitenza, lo accoglie

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benignamente e gli perdona i peccati.D. Dio è provvido?R. Dio è provvido perché provvede alle creature, mezzi sufficienti per giungere

al proprio fine.D. Dio è giusto?R. Dio è giusto perché premia i buoni e punisce i cattivi.D. Che cos’ è l’uomo?R. L’uomo è una creatura ragionevole.D. Chi ha fabbricato il corpo dell’uomo?R. L’uomo fu fabbricato da Dio ed è illustre perché ha un’anima ragionevole.D. Chi ha creato l’anima dell’uomo?R. l’anima dell’uomo fu creata da Dio dandole un soffio.D. Sopra qual modello è fabbricato l’uomo?R. L’uomo è fabbricato ad immagine di Dio.D. In che consiste l’immagine di Dio impressa nell’uomo?R. Consiste nel principato di G.E.R.D. In che consiste il principato di giurisdizione?R. Il principato di giurisdizione consiste nel potere che ha l’uomo sopra tutte le

cose terrestri.D. In che consiste il principato di eccellenza?

R. Il principato di eccellenza consiste nel possedere l’uomo eccellentemente le principali qualità che sono sparse negli altri esseri: sodezza - crescere - muoversi.

D. In che consiste il principato di rappresentanza?R. Il principato di rappresentanza consiste (nel fatto) che l’uomo solo conosce

Iddio e lo può ringraziare per tutte le altre creature.D. Qual’è il fine principale dell’uomo?R. Il fine principale dell’uomo è la felicità dell’uomo, che consiste nella virtù, e

questa consiste nel cercare ed amare Iddio.D. Qual’è il fine ultimo dell’uomo?R. Il fine ultimo dell’uomo consiste nella beatitudine eterna, cioè nell’essere

scevro di tutti i mali, colmo di tutti i beni nel regno dei Cieli, ciò si ottiene col possedere Dio.Rex fecit hominem...

D. In che stato Iddio ha fatto l’uomo?R. Dio ha fatto l’uomo nello stato di innocenza.D. In che consiste lo stato di innocenza?R. Lo stato di innocenza consiste nell’armonia delle facoltà dell’uomo, cioè della

facoltà sensitiva e ragionevole, scevre dal peccato.D. Cadde l’uomo dallo stato d’ innocenza?R. L’uomo cadde dallo stato d’innocenza quando diede la disdetta alla ragione:

Davide e Mosè: "In peccatis concepit me mater mea!".D. Qual’è l’origine della Religione?R. L’origine della Religione è divina, poiché Iddio la insegnò all’uomo.D. Iddio comunicò all’uomo innocente la virtù della religione?R. Iddio comunicò all’uomo innocente la virtù religiosa, perché inclinò il suo

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animo agli atti di culto e di onore verso Dio.D. Iddio comunicò all’uomo innocente la scienza religiosa?R. Iddio comunicò all’uomo la scienza religiosa quando gli insegnò il modo di

santificare il sabato e dal guardarsi dal mangiare il frutto proibito.D. Iddio comunicò all’uomo peccatore novelle virtù di religione?R. Iddio comunicò all’uomo peccatore novelle virtù di Religione quando inclinò il

suo animo alla fede e alla speranza del futuro Messia.D. Iddio insegnò all’uomo peccatore la nuova scienza religiosa?R. Iddio insegnò all’uomo peccatore la nuova scienza religiosa, quando lo ha

istruito intorno alla venuta del Messia, che sarebbe venuto a radunare il genere umano, con quelle parole: "Inimicitiam ponam inter te et mulierem, ipsa conteret caput tuum".

D. Cosa intendete per religione mosaica?R. Per religione mosaica s’intende la religione che Iddio diede ad Adamo, sì

nello stato di innocenza, come nello stato di uomo peccatore, da Mosè sviluppata nell’insegnamento ed ampliata nelle pratiche, pel solo popolo Ebreo.

D. Che intendete per religione cristiana?R. Per religione cristiana si intende quella Religione che Iddio diede ad Adamo

prima nello stato d’innocente, poi nello stato d’uomo peccatore, da Gesù Cristo sviluppata nell’insegnamento ed ampliata nella pratica, a profitto di tutti gli uomini.

D. Chi è l’uomo cristiano?

R. L’uomo cristiano è quello che crede e professa non solo la fede, ma anche la legge di Gesù Cristo.

D. Chi è l’uomo cristiano cattolico?R. L’uomo cristiano cattolico è quello che crede e professa la fede e la religione

di Gesù Cristo non solo secondo gli altri popoli, ma secondo la condotta (guida) del romano pontefice e dei suoi legittimi pastori.

D. Quali sono i principali dogmi della cattolica fede?R. I principali dogmi della cattolica fede sono: i simboli degli Apostoli, che si

riducono a due Misteri:1) Unità e Trinità di Dio;2) Incarnazione, Passione, Morte e Resurrezione del nostro Signor Gesù Cristo.

D. Quali sono i principali precetti della cattolica legge?R. I principali precetti della cattolica legge sono: amare Dio sopra ogni cosa ed

il prossimo come noi stessi.D. In quale argomento il libro di testo prova la divinità di questa religione?R. Il libro di testo prova la divinità di questa religione, coll’argomento della

perpetuità della religione, perché tutto ciò che è immutabile è di Dio, e la religione, che è divina, è immutabile.

D. In quanti periodi si suddivide il progresso della religione?R. Il progresso della Religione si suddivide in 2 periodi:

I da Adamo a CristoII da Cristo a noi.

Il primo poi di questi periodi si suddivide in 6 altri periodi, che sono:

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1) da Adamo al Diluvio Universale2) da Noè ad Abramo3) Da Abramo a Mosè4) da Mosè a Saule5) da Saule a Nabucodonosor6) dall’ultimo Re d’Israele a Gesù Cristo.

D. Di che si tratta in ciascheduno periodo?R. In ciascuno dei periodi, si tratta come venne la religione professata, poiché

nel I periodo, la religione fu professata da tutti gli uomini. Nel secondo periodo dai "figli di Dio", ovvero dai discendenti di Set.Nel 3 periodo, dalla sola famiglia di Abramo, nel 4 dalla repubblica degli Ebrei - Nel 5 dal Regno degli Ebrei - Nel 6 dagli stessi Ebrei che la diffusero con lo spargimento del sangue!

D. Quando comincia e termina il I periodo dei progressi della Religione?R. Il primo periodo dei progressi della Religione comincia con Adamo e termina

col Diluvio Universale (1560prima di Cristo).D. Chi professava la religione rivelata nel corso del primo periodo?R. La religione rivelata nel corso del primo periodo fu professata da tutti gli uomini.D. Gli uomini che vivevano nel primo periodo credevano e adoravano Dio

Creatore?R. Gli uomini che vivevano nel primo periodo credevano e adoravano Dio

Creatore e, per prova abbiamo che Adamo ed Eva parlavano con Dio stesso; inoltre lo

attestano i sacrifizi di Caino e di Abele. Enoc istituì la formale orazione. Enoc e Matusalem furono premiati da Dio per la loro pietà verso Lui e perciò Enoc fu rapito al Cielo da un carro di fuoco e così scomparve.Matusalem ebbe una vita più lunga di tutti campando 999 anni.

D. Gli uomini che vivevano nel corso del primo periodo, credevano e speravano nel venturo Messia?

R. Gli uomini che vivevano nel corso del I periodo credevano e speravano nel venturo Messia, perché ciò fu promesso fino ai primi padri con quelle parole: "Inimicitiam ponam inter te et mulierem,... ipsa conteret caput tuum" la qual promessa passò poscia a tutti gli altri e Lamec vedendosi padre d’un vago fanciullo, credete che fosse il promesso Messia e lo chiamò Noè: consolazione!

D. Qual tipo del Messia venne suscitato nel corso del primo periodo?R. Nel corso del primo periodo venne suscitato per tipo del Messia = ABELE.

Poiché Abele fu giusto e la compiacenza del suo padre. Gesù è il giusto dei giusti, e la compiacenza del suo Eterno Padre. Abele fu condotto dalla casa paterna per essere condotto alla morte. Gesù Cristo fu condotto fuori di Gerusalemme per essere crocifisso.Abele fu ucciso dal suo fratello, cadde vittima dell’ira di suo fratello.Gesù Cristo fu crocifisso dagli Ebrei che sono come suoi fratelli. Cadde vittima dell’ira dei suoi fratelli.Il sangue di Abele gridò vendetta contro il suo fratello. Il sangue di Cristo

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gridò vendetta contro Gerusalemme. Caino andò profugo sulla faccia della terra, come gli Ebrei per tutto il mondo.

Secondo periodo

D. Quando incomincia e quando termina il 2 periodo dei progressi della rivelata Religione?

R. Il 2 periodo dei progressi della rivelata Religione incomincia da Noè e termina con Abramo (500 anni).

D. Quali uomini professarono la vera Religione in questo periodo?R. In questo periodo professarono la vera Religione i figli di Dio, i figli di Set.D. Gli uomini del 2 periodo adorarono Dio Creatore?R. Gli uomini del 2 periodo adorarono Dio Creatore e per prova di ciò, abbiamo

che Noè uscito dall’Arca, offrì sacrifici a Dio in ringraziamento.Eber ai suoi discendenti diede nome di Ebrei perché non volle che si frammischiassero cogli altri popoli cattivi. Tale e Nacor uscirono dalla casa paterna per divino comando.

D. Gli uomini che vivevano nel corso del 2 periodo credevano nel venturo Messia e speravano?

R. Gli uomini che vivevano nel corso del 2 periodo credevano, speravano nel venturo Messia e queste sono le prove: Noè promette a Sem che da Lui sarebbe disceso il vero Messia, con quelle parole: Benedictus Dominus Deus Sem.2) Iafet che i suoi discendenti riceverebbero la religione da Sem, con quelle parole: Iafet inhabitet in tabernaculum Sem.

3) Questa speranza del Messia viene da Dio stesso confermata ad Abramo ed Isacco con quelle parole: In te et in filios tuos, benedicentur omnes tribus terrae.

D. Qual tipo di G.Cristo si suscitò nel 2 periodo?R. Nel 2 periodo si suscitò per tipo di G.Cristo: Noè;

1) Noè solo fra trecento giusto;e Cristo è la stessa giustizia per eccellenza.

2) Noè aprì ai buoni un luogo di salvezza nell’arcae Gesù C. aperse ai buoni la Chiesa per luogo di salvamento.

3) Noè salvò l’uman genere dalla perdizionee G.Cristo salvò l’uman genere dalla schiavitù del demonio.

4) Noè uscito dall’arca offrì a Dio un sacrificio gradito.E Gesù Cristo offrì se stesso all’eterno Padre, gradito sacrificio.

5) Noè si ha l’iride a pegno della divina pace.Cristo lascia a noi la croce in segno della sua pace.

Periodo 3

D. Quando comincia e quando termina il 3 periodo di progressi dalla rivelata Religione?

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R. Il 3 periodo della rivelata Religione incomincia con Abramo e termina con Mosè: 450 anni.

D. Quali personaggi professavano la rivelata religione nel vero Dio, nel corso del 3 periodo?

R. Nel corso del 3 periodo professavano la vera Religione la sola famiglia di Abramo.

D. La famiglia di Abramo adorava Dio Creatore?R. La famiglia di Abramo adorava Dio Creatore e queste sono le prove:

1) Abramo per ubbidire a Dio esce dalla casa paterna.2) Dovunque va innalza altari a Dio ed offre olocausti.3) Abramo è pronto per volere di Dio a sacrificare lo stesso suo figlio

Isacco.4) Isacco segue gli esempi e la religione del padre.5) Giacobbe pregando Dio lo invoca co’ nomi dei suoi padri, chiamandolo

Deus Abram, Deus Israel.6) Giuseppe perdona ai fratelli perché teme Dio.7) Finalmente gli Ebrei ubbidiscono a Giuseppe ed ubbidiscono al lor re,

perché adorano Dio Creatore.D. La famiglia di Abramo sperava nel venturo Messia?R. La famiglia di Abramo sperava nel venturo Messia e queste sono le prove:

1) Perché Iddio promise ad Abramo che tutte le regioni della terra, involte già nelle tenebre dell’idolatria, sarebbero state richiamate alla conoscenza di Dio da uno che nascerebbe da lui.2) Iddio rinnovò tale alleanza con Isacco e con Giacobbe.3) Giacobbe al letto di morte ai suoi figli annuncia l’epoca e la tribù da cui nascerebbe il Messia dicendo:non auferetur sceptrum de Juda, donec veniet qui mittendus est. Ispse espectatio gentium.

D. Quali tipi del Messia Iddio suscitò nella famiglia di Abramo?R. Nella famiglia di Abramo Iddio suscitò per tipo del Messia:

Isacco: Isacco è figlio di promissione e annunciato prima, figlio unico.Gesù Cristo è figlio di promissione, annunciato prima, unico figliuolo del padre Eterno.Isacco porta sulle sue spalle la legna del sacrificio.Gesù C. porta la croce sulle spalle, quella croce su cui dovea essere confitto.Isacco è condotto al sacrificio dal suo padre medesimo; come Cristo per volere del suo eterno Padre.Isacco dopo il sacrifizio ritorna vivo ai suoi.Cristo dopo esser morto in croce risorge glorioso e trionfante.- Tipo del Messia si propone ancora Giuseppe.- Cristo è amato dal Padre suo più delle altre creature.- Giuseppe aveva 12 fratelli.Cristo 12 apostoli.- Giuseppe da un suo fratello per nome Giuda è venduto per 30 monete- Cristo da uno dei suoi apostoli è venduto per 30 monete.- Giuseppe in Egitto, messo in carcere, calunniato e accusato, si ritrova fra due prigionieri, all’un dei quali predice la vita, all’altro la morte.

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Gesù Cristo calunniato e accusato, è crocifisso in mezzo a due ladroni, all’uno dei quali promette la vita eterna!- Giuseppe fu riconosciuto dai suoi fratelli.G.Cristo fu riconosciuto dagli Ebrei.- Giuseppe perdona ai fratelli.Cristo perdona ai crocifissori.- Giuseppe, dopo le umiliazioni, ascende al trono.Cristo dopo la morte sale al cielo.

IV periodo

D. Quando incomincia e termina il 4 periodo?R. Il 4 periodo comincia da Mosè e termina con Saule - 400 anni.D. Quale repubblica professava la vera Religione nel 4 periodo?R. Nel 4 periodo professava la vera Religione la repubblica degli Ebrei.D. La Repubblica Ebrea adorava Dio Creatore?R. La Repubblica Ebrea adorava Dio Creatore e ciò lo dimostra:

la forma teocratica del governo, l’erezione del tabernacolo e dell’Arca, degli altari, l’istituzione delle cerimonie religiose, dei sacrifici, dei sacerdoti, delle feste.

D. La Repubblica degli Ebrei sperava nel venturo Messia?R. La Repubblica degli Ebrei sperava nel venturo Messia, poiché Mosè ne

risvegliò la presenza con questa profezia (Balaam) "Orietur in diebus illis, stella ex Jacob... e che sarebbe venuto un simile a lui."Prophetam suscitabo Illis de medio fratrum tuorum similem tui!".

D. Qual tipo del Messia venne suscitato nel corso del 4 periodo?R. Nel corso del 4 periodo venne suscitato a tipo del Messia, Mosè; Mosè fu

maestro, taumaturgo e legislatore. Cristo fu taumaturgo perché operò miracoli;

Maestro perché insegnò alle turbe il Vangelo e la via del Bene, legislatore perché insegnò la dottrina cristiana.Redentore perché morì pel genere umano.- Mosè è cercato a morte e si salva nel Nilo,Cristo bambino è cercato a morte e si salva colla fuga.- Mosè dapprima conduce una vita nascosta e sconosciuta facendo per 40 aani il pastore.Cristo per 30 anni conduce una vita nascosta e sconosciuta in Nazareth nella casa dei suoi genitori.- Mosè digiuna 40 giorni e 40 notti.Cristo similmente.- Mosè nel deserto provvede di cibo miracoloso, cioè di manna gli ebrei.Cristo provvede i Cristiani del cibo eucaristico.- Mosè manda nella terra promessa 12 esploratori.Cristo manda su tutta la terra 12 apostoli a predicare la sua dottrina.- Mosè stabilisce Giosuè a successore e capo del popolo redento.Cristo stabilisce Pietro suo successore e capo della Chiesa.

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Periodo V

D. Quando incomincia e quando finisce il v periodo?R. Il V periodo comincia con Saulle e termina con Nabucodonosor (500 anni).D. Nel V periodo chi professò la rivelata Religione?R. Nel V periodo professò la rivelata Religione il popolo Ebreo (Regno di Giuda).D. Il Regno Ebreo adorava Dio Creatore?R. Il Regno Ebreo adorava Dio Creatore e per prova abbiamo:

1 che questo Regno ricevette i suoi 2 primi Re (Saul e Davide) immediatamente da Dio e gli altri discendenti da questi due.

2 L’erezione del solo tempio di Salomone in tutto il Regno, l’ordine dei sacerdoti, i sacrifici, le feste, mantennero il pubblico culto di Dio.

3 I salmi di Davide e le prediche dei profeti eccitarono il culto di Dio Creatore.

D. Il Regno degli Ebrei sperava nel venturo Messia?R. Il Regno di Giuda aspettava il promesso Messia e le prove sono che le

Profezie ed i salmi di Davide tenevan viva questa speranza.Davide in quanto alle umiliazioni di Cristo dice:1 che muoverà querela come chi è abbandonato da Dio, dicendo: "Deus,

Deus meus, quare me dereliquisti".2 Che il Messia diverrà l’obbrobrio delle genti. "Ego autem sum vermis et

non homo, opprobrium hominum et abjectio plebis".3 Che Egli sarà deriso e disprezzato: "Omnes videntes Me, deriserunt

me, locuti sunt labiis et moverunt caput".4 Che Egli soffrirà sete e morte: "Lingua mea adheesit faucibus meis - et

in pulverem mortis deduxisti me".5 Che Egli sarebbe stato condannato da un consiglio di malignanti:

"Circundederunt Me canes multi et concilium malignantium, obsedit me".

6 Che gli verrebbero forati mani e piedi: "Foderunt manus meas et pedes meos"

7 Che sarebbero state divise le sue vesti: "Diviserunt sibi vestimenta mea et super vestem meam miserunt sortem".

Davide annunziò pure la gloria del Messia nel Salmo 109 ed assicurò che il Messia sarebbe Dio: "Dixit Dominus Domino meo: sede a dextris mei" che Egli dominerà da Sionne "Virgam virtutis tuae emittet Dominus ex Sion: dominare in medio inimicorum tuorum"; che Egli sarà sacerdote eterno, secondo l’ordine di Melchisedecco - "Tu es sacerdos in aeternum ordinem Melchisedech".Che Egli sarà giudice universale: "Judicabit in nationibus, implebit ruinas".E finalmente, che, dopo le umiliazioni, dominerà - "De torrente in via bibet, proptera exaltabit caput".

D. Qual tipo del messia venne suscitato nel corso del V periodo?R. Nel corso del V periodo, a tipo de Messia venturo, venne suscitato Davide.

- Davide nacque a Betlemme.Cristo nacque a Betlemme.

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- Davide è unto re in seno della sua famiglia.Cristo è unto re dal suo Eterno Padre.- Davide viene sconosciuto alla Corte reale e uccide GoliaGesù Cristo entra sconosciuto nel tempio e scaccia i mercatori sacrileghi.- Davide, perseguitato da Saule, vive nei deserti.- Davide innocente soffre persecuzione,Cristo innocente, soffrì persecuzione e morte.- Davide, dopo il nascondimento, sale al trono.Cristo dopo la morte, risorge glorioso e sale al trono del cielo.- Davide lasciò il suo nome al MessiaCristo a noi lasciò la Croce!

Periodo VI D. Quando incomincia e termina il 6 periodo?R. Incomincia da Nabucodonosor a Cristo (anni 630).D. Qual nazione , nel 6 periodo difese col sangue la Rivelata Religione?R. Nel 6 periodo difese col sangue la rivelata Religione, la nazione Ebrea.D. La nazione Ebrea difese col sangue la rivelata Religione?R. Sì, e queste sono le prove:

1 - Daniele e i suoi compagni adorano i vero Dio in Babilonia;2 - I compagni di Daniele espongono la lor vita per non perdere la Religione;3 - Daniele con miracoli sostiene la Religione,4 - Daniele, per la Religione, due volte espone la vita.5 - Ritornati gli Ebrei nella Giudea riedificano il tempio in cui si adorò Dio infino ai tempi del Messia.

D. La nazione Ebrea nel corso del 6 periodo, sperava nel venturo Messia?R. La nazione Ebrea aspettava il Messia, poiché i Profeti Malachia e Michea risvegliarono la speranza del Messia assicurando che il nuovo tempio diverrebbe più celebre del primo, per la presenza del sospirato Messia: Gesù Cristo...D. Quale tipo del Messia si suscitò nel 6 periodo?R. Nel 6 periodo a tipo di Messia si suscitò Geremia:

1) Geremia è nato santo. Cristo è la stessa santità

2) Geremia divenne maestro del popolo.Cristo divenne maestro delle turbe.

3) Geremia dai benefici riportò solo persecuzioni e morte.Cristo dai benefici riportò persecuzioni e morte.

4) Geremia prima di morire prega per i suoi uccisori,lo stesso fece Cristo.

5) Iddio vendicò la morte di Geremia.L’eterno Padre vendicò la morte del suo divin Figliuolo.

Circostanze che accompagnarono l’aspettazione del Messia

D. Qual’era lo stato civile del mondo, nel tempo della nascita del Messia?R. Nel tempo della nascita del Messia tutto il mondo conosciuto era riunito sotto

Augusto Imperatore Romano.La pace regnava universale e nella Giudea, regnava Erode, posto dai

Romani.

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D. Quali principali oracoli sorgevano allora a compimento all’epoca della nascita di G.Cristo?

R. Erano le 70 settimane di Daniele (schiavo a Babilonia) - Le profezie di Davide e le profezie di Giacobbe, il quale predisse "Non auferetur sceptrum Juda donec veniat qui mittendus est".

D. Quali circostanze della nascita del Messia ci vengono annunziate nel Vangelo?R. Il Vangelo ci dice che l’Angelo Gabriele apparve per ordine di Dio ed

annunciò alla Vergine Maria, della stirpe di Davide, che si trovava in Nazareth, che da lei sarebbe nato il sospirato Messia. Ma però che sarebbe rimasta Vergine. In quel tempo sortì un editto di Augusto che tutti dovessero portarsi a Gerusalemme per dare il loro nome.Vi andò pure Maria col suo sposo Giuseppe. Non trovarono alloggio, si ricoverarono la notte entro una capanna dove (lei) die’ alla luce l’Aspettato dalle genti, però prodigiosamente, poiché Maria, per questo non macchiò la sua Verginità.Gli angeli poi cantarono inni di gloria ad alcuni buoni pastori, acciò venissero ad adorare Gesù Cristo, il nuovo Re.Una nuova stella apparve in Oriente, che fu guida ai Re Magi, e li condusse ad adorare il Messia. Queste sono le circostanze della nascita di Gesù Cristo: parto - stella - Angeli.

D. Quali miracoli manifestarono la divinità di Cristo?R. Le circostanze che dimostrarono la divinità di Gesù Cristo furono:

- questo di Maria Vergine e Madre- la liberazione di Gesù Bambino cercato a morte da Erode- Simeone e Anna che nel tempio alzano inni di consolazione in vedere il Bambino Messia.

D. Quali testimonianze manifestarono la divinità di G.C. nella sua giovinezza?R. Le testimonianze che manifestavano la divinità di G.C. nella sua giovinezza

furono: S.Giovanni Battista che 3 volte lo manifestò al popolo come il figliuolo di Dio.La colomba che posò sul capo di Cristo, nel mentre era battezzato. E la voce, che scese dal cielo attestandolo figliuolo di Dio.

D. S.Giovanni B. rese testimonianza alla divinità del Messia?1) Quando interrogato se egli era il figliuol di Dio, rispose che egli non era il Messia, ma che questi era tra loro.2) Quando disse: Filius Dei ego vidi et testimonium exhibui quia hic est.3) Quando lo mostrò al popolo dicendo: Ecce Agnus Dei qui tollit peccata mundi.

D. Quali prove diede G.Cristo di sua divinità?R. Le prove che diede G.Cristo di sua divinità furono molte.

La sua vita intemerata - La sua dottrina perfetta, le profezie verificate nella sua persona, i suoi miracoli.1) Ubbidienza, pazienza, preghiera che fa sulla croce per i suoi crocifissori, compassione verso gli infermi.2) La sola sua dottrina è senza errori, mentre quella di tutti gli altri ebbe

buone massime, ma ebbe ancora grandi errori.3) Si verificò la profezia di Giona (Resurrezione) le profezie di Davide

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etc...D. Che cos’è un miracolo?R. Il miracolo è quell’azione che supera le forze della natura negativa. Per

esempio trarre una cosa dal nulla.D. Quali leggi la natura non ha forza di superare?R. La natura non ha forza di superare queste 3 leggi ed operazioni

1) La natura fisica non può operare senza una misura di tempo (es. ghianda)2) Non può dare un effetto senza causa3) Le cause naturali non possono produrre effetti spirituali (il Fiore non può comporre un inno).

D. Quali profeti annunziarono i miracoli di G.Cristo?R. I profeti che annunziarono i miracoli di G.Cristo, oltre Daniele, Davide ecc.,

furono: Isaia il quale disse, al capo 35: "Deus ipse veniet et salvabit vos. Tunc aperientur oculi caecorum et aures surdorum patebunt et soluta erit lingua mutarum!".

D. Quali autori profani ci narrano i miracoli di Gesù Cristo?R. Giuseppe Ebreo, Calcidonio (filosofo platonico), Macrobio, Flegone e

Svetonio, il quale scrisse quasi tutti i fatti narrati nel Vangelo, cioè la predicazione di Giovanni Battista, la sentenza di Erode, fa menzione di Pilato, di Caifasso, Festo e Felice; accenna ai patimenti di Gesù Cristo - la di lui morte e la di lui Resurrezione. "Nam post 3 dies redivivus ipse apparuit".

D. In quante classi si possono suddividere i miracoli di Gesù Cristo?R. I miracoli di Gesù Cristo si possono suddividere in 3 classi:

1 - sulla natura inanimata,2 - sugli infermi,3 - sugli spiriti.

D. Qual’è il miracolo principale di G.Cristo?R. Il miracolo principale di Gesù Cristo è la sua Resurrezione. Questo miracolo

fu superiore all’acquetamento della tempesta, al saziare l’immensa turba con pochi pani; fu superiore alla guarigione del lebbroso, del paralitico della piscina, del cieco di Betsaida.Fu superiore alla Resurrezione di Lazzaro, e a tutti gli altri poiché, se allora operò sopra gli altri e risuscitò gli altri morti, ora lo operò sopra di sé e ritornò in vita se stesso!

D. Quali profeti annunziarono la Resurrezione di Gesù Cristo?R. Molti profeti annunziarono la Resurrezione di Gesù Cristo, ma soprattutto

Davide che disse: "Non dabis sanctum tuum videre corruptionem".Gesù C. avea promesso la sua Resurrezione poiché molte volte avea detto agli Apostoli "Tertia die resurgam!".E parlando ai suoi nemici avea detto: "vobis non dabitur nisi signum Jonae prophetae, sicut enim Jona fuit in ventre pisci tribus diebus et tribus noctibus, sic erit Filius hominis in corde terrae".

D. Il corpo di Gesù Cristo fu messo nel sepolcro come cosa veramente morta?R. Sì, e ciò per conseguenza delle ferite aperte nella flagellazione, nella

coronazione di spine, nella crocifissione e specialmente per la ferita della lancia che gli divise il Cuore, da cui uscì sangue ed acqua.

D. Narrate le circostanze della Resurrezione di G.Cristo.R. I nemici di Cristo muniscono il sepolcro di suggelli e guardie, l’angelo del

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Signore rovescia la pietra sepolcrale, invita le pie donne ad ispezionare il sepolcro. Esse lo trovano vuoto, e venendo agli Apostoli vedono e ragionano con Gesù Cristo redivivo, il quale ordina loro che annunzino la sua Risurrezione.Le guardie riferiscono al Gran Sinedrio, secondo l’ordine avuto dai sacerdoti, che, mentre esse dormivano, gli Apostoli avean dirubato il corpo del Nazareno.

D. Gesù ha dato prova di sua vera vita?R. Ha dato prova di una vera vita per 40 giorni continui. Cristo conversò coi suoi

apostoli, e specialmente quando apparve ai 2 discpepoli che andavano a Emmaus e agli 11 Apostoli.Poscia ai 12, e finalmente a 500 persone sul monte di Galilea, da dove alla loro presenza, salì al Cielo.

N.B. Si tratta di un quadernetto, formato tascabile, su cui don Luigi ha steso una specie di catechismo, ossia domande e relative risposte soprattutto circa la fede, con interessanti riferimenti all’ A.T. e N.T.Data della stesura: 1847-1848.

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INTRODUZIONE ALLE MISSIONI

Apostolo S.Paolo: 2 Cor 5,20: "Legatione pro Christo fungimur, tamquam Deo exortante per nos, obsecramus pro Christo, reconciliamini Deo!".

Quando si debbono avere trattati di pace, non tocca all’offeso chiederla all’offensore, ma bensì all’offensore domandarla all’offeso.Benadad, re della Siria, che in varie guise avea maltrattato, vilipeso, ingiuriato Acabbo, re d’Israele, egli fu che a questi inviò suoi ministri, vestiti di sacco, a chiedergli umilmente perdono e pace.

Quanto diversamente veggo oggi farsi con voi! Chi è l’offeso? Voi da Dio, o Dio da voi? Oh, sì, voi l’avete offeso colle parole, pensieri, opere!Eppure Egli manda noi a voi, perché vogliate far con esso la pace, e vuol dire una buona confessione.

Potrò pensare che alcuno non voglia corrispondere? No, no. Se ciò fosse, guai a lui, si costituirebbe in uno stato miserabilissimo, sì per l’ingiuria che farebbe a Dio, sì per il danno grandissimo che risulterebbe a sé medesimo.(Prov 3) "Ne dicas amico tuo: vade et revertere, cras dabo tibi".

Che sarebbe usar questo mal termine con un uomo, ma con Dio! "Hodie si vocem Eius audieritis, nolite obdurare corda vestra".

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Ma qui non si tratta di uno che viene a chiedere, ma a dare! e tesoro sommo! e ributtarlo!... che ingiuria!

Che, se è grande ingiuria far aspettare e non rispondere subito ad un Signore cortese, che sarà chiudergli la porta in faccia... ad un Dio!...Danno a sé.

Iddio ab eterno, ordinato il fine della nostra salute, ha ordinato anche il mezzo. E quale più efficace che la S. Missione? Se ricusate, tremate!Guai a Zaccheo se, chiamato da G. C., subito non discendeva dall’albero e lo seguiva.

Guai a Mattero se, all’invito di G. C,, non rispondeva con lasciar subito il telonio.Guai alla Samaritana se avesse ricusato di ascoltare G. C., se avesse detto "ho altro da fare!" "Hora est quasi sexta!" "E’ tardi, ho sete, etc.".Se avesse fatto così, ora piangerebbe nell’inferno.Perché si perdette Gerusalemme? "Eo quod non cognoverit tempus visitationis suae".Gerusalemme e Ninive! Davide e Saulo, Pietro e Giuda.Chi vi assicura un dì di vita?

Il segatore, che era di famiglia comoda, è schiacciato dalla trave che avea appena incominciato a segare! Il pescatore annega appena gettato l’amo! Ma son castighi di poco questi del corpo, il peggio è se non vi illuminerà più, se vi volterà le spalle.

Intendetela, questo è il maggior castigo; inorridite delle buffonate dei belli spiriti del mondo: "Oh, tanto meglio se non mi parla, starò più tranquillo!"."Oh, stia pur quieto Domineddio, che, quando vorrò qualche cosa, andrò io da Lui, intanto non si disturbi!"."E’ meglio non dar tanto da fare ai Missionari, che sono così occupati, io uso carità...".Queste son buffonate: "Deus non irridetur!".

Sentite cosa dice Iddio pel profeta: "Vae eis cum recessero ab eis! Vae!!". Oh, che sventura somma sarebbe questa! che castigo, che miseria, che danno!...Iddio vi vuol salvi e vi invita, dategli ascolto, se no!... Io non dico che Iddio allora sia per privarvi di quella grazia la quale è necessaria per non cadere in peccato; ma dico altresì che ne sarete assistiti sì languidamente (per colpa vostra), che vi sarà molto difficile il non cadervi e, per vostra colpa, vi cadrete.

Di più, dopo molte cadute, se non resterete privi totalmente di quella sorte di grazia che è necessaria per pentirvi di cuore e tornare a Dio, ne resterete privi in gran parte, onde difficilmente potrete tornare a Dio con la penitenza.

Deh, qual castigo, se Dio non vi parla al cuore! Immaginate che il sole voltasse le spalle alla terra, e senz’altro castigo, non la guardasse più.Che direbbe la terra: "Oh, tanto meglio, sarò più tranquilla?".Desolante tranquillità! "Oh, io dò poco da fare al sole! Oh, stia pur quieto il sole, andrò io da lui quando vorrò alcuna cosa!...". Ma cosa mai può aver la terra senza del sole?...

Se l’anima, adirata col corpo, non lo guardasse più ed, anche serbandolo in vita, non si adoperasse per lui... Che orrore un corpo che vive e non muove un dito, non dà uno sguardo, un passo!...E se lo abbandonasse? Che schifezza, un fradiciume: vermi, puzza e tabe!...

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Direbbe quel corpo: "E’ meglio non dar tanto da fare all’anima, che è così occupata; io le uso carità!...".Noi infelici se Iddio si allontanasse, ci voltasse le spalle.

Ma che? posso io dubitare di questi miei uditori?... Non già, non già; anzi ho argomento da pensare che siate famelici della parola di Dio e però beati secondo G.C. "Perché sarete saturati". "Beati qui esuriunt et sitiunt justitia, quoniam ipsi saturabuntur!".

Sentite alcuni avvertimenti, perché possiate fare questa S. Missione con frutto.

6. Comprendete la grazia grande che vi fa il Signore. Quanti la desiderano e non l’hanno. Quanti su pei monti, in regioni straniere, in regni non cristiani! Quanti volentieri sentirebbero la parola di Dio!A voi si piove dal cielo a larghe fonti! Ringraziatene il Signore. Non aspettate a comprendere la grandezza di questo tesoro all’altro mondo. E però siate solleciti ad intervenire.Quanti attraversamenti vi porrà il diavolo!Superateli e siate avidi di non perdere parola.La grazia può essere legata ad una parola.In una Missione fu convertito un vecchio: eran 60 anni che facea confessioni e comunioni sacrileghe! Il predicatore nella enumerazione di varie cose, ne nominò una. Fu quella che indusse quell’infelice a gittarsi a’ piedi del confessore, e piangere facendo una sincera confessione.S. Antonio Abate: "vade, vende quae habes"... etc. Tocco e vinto!

7. MeditateIl s. re Davide: "In meditatione mea exardescet ignis", "memorare novissima tua, et in aeternum non peccabis".Risoluzione di tanti nella meditazione.Tutti veggono dei cadaveri, e non si convertono perché non meditano.S. Francesco Borgia, medita e si converte. S. Margherita di Cortona, medita e si converte.Meditare profondamente, immaginandosi morte, giudizio, corpo fetente, inferno etc.Starvi dentro col pensiero.Un tal Pietro ha una visione: vede la sua casa nell’inferno; non vi mancava che un mattone, e volea dire un peccato. Vi medita, trema, dà mano ai flagelli, esclama: "O Pietro, ti manca un sol peccato!", fa vita penitente.Arderà il fuoco (nella meditazione). Allora fate sante risoluzioni.

8. Solitudine. Silenzio."Ducam eam in solitudinem et loquar ad cor eius!".Gesù e Maria quanto amarono il silenzio!"Quae est ista, quae ascendit per desertum?"."Ascendisti per desertum animam habens solitariam"."Dei sermo amat deserta!". E’ adatto per sentire la voce di Dio!Lo Sposo celeste: "Veni in hortum meum, soror mea, sponsa!".Addomandata la sposa dello Sposo, dice che è sceso nell’orto, all’aiola degli aromi, per pascersi negli orti e raccoglierne gli aromi!

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S. Gerolamo: "O solitudo, in qua Deus cum suis familiariter loquitur et conversatur!".S. Ignazio, S. Filippo Neri, S. Girolamo Miani, le Tebaidi: seminari di santi!Dunque fuggite dai tumulti, non entrate nei clamori a bella posta. Sappiate fare qualche cosa.Dove poi siete obbligati a stare, convertite anche i luoghi di tumulti im solitudine, per mezzo del s. silenzio.Non parlate in vano.S. Diodoro chiama il silenzio: "Mater sapientissimorum cogitatuum".Se vogliam parlare ad uno che grida, non sente. Se staremo in silenzio, sentiremo le voci del Signore!Quante cose abbiamo da pensare, se vogliamo fare una buona confessione, regolare la nostra vita da confortarci contro le tentazioni che ci verranno! Grande affare è quello della salute, pensiamoci di proposito!Dunque, in questi giorni, non buffonate, non leggerezze, e non rispetti umani; non abbiate vergogna di dire che pensate all’anime vostre!

9. Penitenza; quel che facea un S. Ignazio, un S. Carlo, tutti i santi, G. C. nel deserto! Il mondo la condanna, Iddio la benedice!E’ penitenza: il levar presto, silenzio, accorrere alle funzioni, non mangiare alle sue ore etc.Freddo, sonno interrotto e, se alcuno vuol fare anche di più, faccia pure, che è bene.

10. Orazione. Da questa tutto avrete. Non disprezziamo la nostra orazione! S. Bernardo (sermone 5 quadr.) "Nessuno disprezzi la sua orazione; non la disprezzando Iddio, il quale, prima ancora che esca dalla vostra bocca, la tiene scritta nel suo libro!".

11. Offritevi a Dio senza riserva.S. Francesco Saverio: "Legata mani e piedi si offre a Dio!".

7. Persuadetevi che noi abbiamo bisogno di Dio, non Dio di noi!Fatto del S. Vangelo: "Vultis et vos abire?" (Gv 6).Del resto, o miei cari fratelli, io vi prego e vi scongiuro: "Reconciliamini Deo, obsecramus pro Christo, reconciliamini Deo".E’ G. C, che ci manda a voi! e voi ricevete le nostre parole, non come parole d’uomo, ma di Dio! "Legatione pro Christo fungimur, tamquam Deo exortante per nos".

(Preghiera innanzi a G. Crocifisso)

Ah, Gesù mio, io vi prego per il vostro sangue, benedite questo popolo, fate che dia ascolto ai vostri inviti, che conosca il tempo della sua visita.Ah, non vi sia uno che induri le orecchie alla vostra voce! fate che conosca l’importanza di salvarsi l’anima. Fatelo G. mio, pel vostro Sangue, per la vostra croce, per la vostra SS.ma Madre.

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(Preghiera alla Madonna)

Ah, sì, Madre benedetta, guardateci con amore. Ditemi voi quel che debbo dire a questi vostri figli. Per carità, non lasciate cader vana nei loro cuori questa S.Missione. Oh, Maria. Oh, Maria!

Prov 6,2 "Fac ergo, fili mi, quod dico et temetipsum libera"."Cor durum habebit male in novissimo" (Eccl 3,27)."Quia tepidus es, incipiam te evomere ex ore meo!" (Ap 3,16).

N.B. Si tratta di una predicazione con la quale don Luigi dà inizio alle giornate delle cosiddette "missioni popolari" (non si conosce la data, né il luogo).

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INTRODUZIONE AGLI ESERCIZI SPIRITUALI

Convine dare un po’ di tempo a pensare in ispecialità all’anima.

L’eternità deve essere consigliera delle nostre operazioni, come Rebecca che pensa a Giacobbe, che figura l’anima.Quanto son pochi quelli i quali: "non acceperint in vano animam suam" (Salmo 23). Quanti vivono come se non l’avessero, dando tutto al corpo! Alcuni gettan qualche cosa all’anima, come ad un cane!!!

Sopra di essi cade la sentenza di quello spartano, che, non giungendo a far star seduto un cadavere, disse: "Insomma, si vede che gli manca qualche cosa!".Prendete uno di quelli che pensano solo al corpo; fategli levare la faccia a mirare il cielo; ditegli che siam creati per vivere con Dio. Che pro? Subito ricade in terra!!Stendete la mano alle opere di misericordia: invano. Sentite le minacce di Dio? non odono!

Mirate la voragine dell’inferno! non la vedete! Vi percuote Dio con le sventure: non sentite! V’invita al perdono: non ascoltate!Colate marcia di lascivia, la vostra coscienza non vi rimorde!Che dire? Vi manca qualche cosa! Se aveste l’anima, cioè se intendeste d’averla, ed immortale, non sareste così!

Ebbene venga l’eternità, tiri linea fra anima e corpo, a proporzione del merito e stabilisca fin dove ciascuno d’essi deve giungere in procacciare il suo bene.Gli esattori di Teodorico usavano bilance false, la loro era ruberia. Teodorico ordinò che si riformassero le bilance come la reale.

Così comandi l’anima nostra che è la regina! Il corpo solo cura il presente; l’avvenire che è dell’anima, nol cura. Che divisione da Caino è questa? 24 ore di

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giorno, darne un misero quarticello all’anima! Quale avarizia e prodigalità più sconcia di questa? Un soldato grasso sovra un cavallo magro disse: "di me ho cura io; del cavallo il servitore!".

Come volete sperare vittoria: l’anima magra, il corpo pingue?Legge di Teodorico, che un cavallo barbaro non si gravi oltre 100 libbre. E non farà ciascuno all’anima questa giustizia? Date il peso che si dee in servizio del corpo, e non più. L’anima è nata per correre, non per portare!Volete assomigliar l’anima vostra a quella de’ somieri?Non v’è degno ufficio per l’anima che di farle portare il corpo?

Or bene l’eternità vi consiglierà, ma bisogna che vi tolga il velo e vi mostri il Paradiso.Alboino, re dei Longobardi, viene a conquistate l’Italia, per alcuni frutti di essa assaggiati. Abbandona la Pannonia. Ciò stabilito, venga l’eternità e tirare linea di partimento (cioè a segnare che cosa è bene!).

Dia al corpo quel che si conviene, e così all’anima. Santi uomini chiedean perdono in morte ai loro corpi, d’averli maltrattati. Ma son più i morti risuscitati dai santi che le anime che abbian accorciata la vita ai corpi.Innumerabili quelli che fecero al contrario. Ma bisogna darmi un po’ di tempo perché l’eternità operi questo.E questo tempo saranno questi seguenti sere.Grande raccoglimento e silenzio!

N.B. Si tratta di una breve meditazione all’inizio di un corso di Esercizi spirituali, probabilmente tenuto per laici.

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DEL BALLO

Danni1. Il bene che quivi si lascia.2. Il male che quivi si incontra.

Il vero amico, dice il Savio, ama in tutti i tempi. L’amico falso, al tempo del travaglio, ci pianta e ci abbandona.

Davide moribondo comandò a Salomone che seco tenesse a tavola i figli di Berzelai (I Re 2, 7) "perché, disse mi vennero incontro". "Occurrerunt enim mihi quando fugiebam a facie Absalon".

Cristo, nell’ultima cena, disse ai suoi discepoli: "Vos estis qui permansistis mecum in tentationibus meis". "Et ego dispono vobis ut edatis et bibatis, super mensam meam, in regno meo".

S.Geltrude, la notte del sabato ultimo di carnevale, vide Gesù e alla sua

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destra S.Giov. che registrava le mortificazioni di Geltrude e compagne, perché ne avessero singolare retribuzione.

I 3 fanciulli ebrei, a dispetto del popolo di Babilonia, non adorarono la statua e così noi non adoriamo il carnevale.I Casisti assolvono il ballo dal peccato. I S.Padri lo detestano all’ultimo segno.S.Agostino dice: "Saltent adulterae filiae". Ma le buone vergini, se ne guardino per non cadere.S.Efrem: "Ubi citharae et choreae, ibi virorum tenebrae, mulierum perditio, angelorum tristitia, diaboli festum".Altrove domanda: "Chi insegnò a ballare? Non S.Pietro, ecc. ma Satanasso".Se talune non cadono col corpo, vi cadon coll’anima.

Ballo, strage dell’innocenza, solennità dell’inferno, un circolo in cui in mezzo v’è il demonio.I Casisiti parlano dei balli secondo che sono in sé. I S.Padri del ballo in pratica.

1) Bene che perde.Rimedi... per la pudicizia.Rossore onesto è quel che ci tien lontano il male interno. Si perde nel ballo. Ritiratezza ci guarda attentamente.Vergine in ebraico è detta halma nascosta.Le api buone lavorano nascoste, le vespe all’aperto.Il demonio vuol mantenere quest’uso: "Ubi non est sepes, diripietur possessio".Si cerca di separare donne nel tempio e non si teme fuori.Lo Spirito Santo chiamerebbe queste adunanze "immonde".

2) Male che s’impara.Nella fortezza si guardan le porte.Sensi: porte dell’anima. Occhi, mani, udito, porte che si aprono ne’ festini, lascian cura al demonio di farci entrare le sue truppe.

S.Giobbe: "Pepigi foendus, Deus, cum oculis meis ut ne cogitarem quidem de virgine". "Pare non tenga: fuggire la viltà. Gli occhi servono a vedere e piangere. "Videntes filii Dei filias hominum quod essent pulchrae" indusse il diluvio.Ora il mirare le medesime, si può credere che induca un diluvio su l’anima, di peccati. Miracolo di Maria nell’impedire lo scoppio, ma è più prodigioso impedire l’accendimento del cuore, fra tante fiamme esteriori.

- FattoS.Girolamo: "Tactum et jocos, moriturae virginitatis principia".Eccles. "Qui tenet illam, quasi qui apprehendit scorpionem!".Guai a chi loro il consente.

- UditoSuoni svegliano a dir parolette...Come suono di tromba muove i cavalli a nitrire.

- EsortazioneNon dir buone cose. Se v’è miscuglio nulla importa.

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Vi son i genitori. Essi non vedon l’anima.

N.B. Un’esortazione rivolta ovviamente a persone giovani, riguardante il ballo, divertimento che al tempo del Palazzolo era visto come occasione pericolosa, o facile causa di peccato.

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(SPUNTI SU TEMI VARI)

I Speranza

1 - Qual è quella cosa che conforta gli uomini tribolati -2 - E’ necessaria la speranza - Siamo obbligati a fare atti di speranza?3 - Cosa sperare -4 - Motivi della speranza - Dobbiamo sperare anche i beni temporali?

Come è provvido Iddio: altri ricchi, altri poveri.5 - Come avere speranza e timore - predicano il timore -6 - Come fare per conseguire il fine della speranza-

I Preghiera - come deve essere fattaII Pratica fedele della leggeIII Cercare unicamente la salvezza dell’anima anche nelle cose temporali.

Unam petii a domino, hanc requiram, ut inhabitem in Domo Domini omnibus diebus vitae meae.Inclinavi cor meum ad faciendas iustificationes tuas in aeternum; propter retributionem.

II Basta non volere e non si pecca

In quanto ai pensieri chi invoca Gesù e Maria non pecca - ma neanche si commetterà peccato materiale - Spiegazione.I santi martiri - S.Lucia.Giovane che sputa lingua in faccia alla meretrice.S.Agnese.Vergine Teodora e Didimo suo fratello.S.Eulalia.Altra vergine che con astuzia si fa tagliare il capo.Giuseppe il casto.

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Daniele e il sogno di Nabucodonosor - Testa di oro, spalle e braccia d’argento, ventre e coscie di bronzo, gambe di ferro, piedi di creta.

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Gesù tentato quando battezzato (va) al deserto - Faraone dietro al popolo Ebreo - Labano a Giacobbe - S.Marco racconta che uscì il demonio dal sordo muto -Excalmans et multum discerpens eum... il che non era prima -

2Tiene in umiltà -

3Novità della buona vita - talora aveva fastidio - l’uccello s’accorge di essere

nel laccio vedendo uno uscire - sente la stretta -

4Sente una tentazione che non sentiva prima - ma le radici le nocea ancora,

ma era il cardo calpestato dal viandante - quando uno si raccoglie conosce cosa c’è nel suo cuore - Bisogna estirpare la radice -

5Altri poco in principio - Il popolo ebreo non fu guidato subito nel paese dei

filistei, perché non tornasse in Egitto - ma poi lo provò -A S.Pietro - Trasfigurazione.

6Inganno di chi si crede avere acquistato perfezione per la dolcezza - Padre

col figlio ammalato - ortolano con piante inferme.Confidit in ea cor viri sui et spoliis non indigebit.Dio ha fidato in Maria - il Cuor di Gesù Quasi palma exaltata sumTerribilis est...

Salomone - vidi servos in equis, et principes ambulantes super terram quasi servos.Diogene con la lanterna diceva che quei che vedeva non erano uomini ma bestie.S.Agostino una specie di vita è quella delle bestie, un’altra angeli, un’altra uomini.S.Agostino - uomo capo-volto pone agli angeli l’uomo bestiale.

Seneca - Major sum, et ad maiora genitus, quam ad marciptionem sim mei corporis -Vir erat in terra Hur, nomine Job -S.Girolamo dice veramente "vir - impentris animi consilio cuncta faciebat".

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La mortificazione non è odio, ma vero amore - Vitia carnis odit, prudentiam carnis odit, contentionem carnis odit -Medico - Qui diligit iniquitatem odit animam suam -

Due infermi uno sicuro e l’altro no - il primo ama il suo corpo -S.Bernardo a chi gli diceva che i suoi monaci odiavano il loro corpo inutilmente, rispose che esse li odiavano mentre i monaci li amavano.

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G.C.: Qui enim voluerit animam suam salvam facere perdet eam; qui autem perdiderit animam suam propter me, inveniet eam (Mt. 16, 25).

Gaudebit super te in laetitia, silebit in dilectione sua, exultabit super te in laude (Sofonia 3, 17).

1.(Starà fermo il Signore nella sua dilezione, esulterà e celebrerà le tue lodi).Con poco guadagnar molto: esercitarsi in atti di amor di Dio -Quanto operi, per amor suo -Si accontenta di quel che gli puoi fare -Questi atti sono bastevoli a renderti esente dal Purgatorio.Quel che puoi fare e li Signore terrà etc...Sono rimessi a lei molti peccati, disse.Cristo a Maddalena... non perché molto ha fatto, ma perché molto ha amato.

2.Se lo loderai - esulterà e celebrerà le tue lodi - alla dilezione come Padre aggiungesi la sommessione come a Padre.Gli è carissima questa lode, come quella che più gli negano i suoi nemici.Lodalo sempre - Sia lodato G.C.Le madri buone.Mezzo di farsi santo non nell’esterno ma nell’interno. Amarlo nell’opere tue - lodarlo nelle sue.Tante volte nell’opere nostre amiamo noi stessi.- Ama -

III "Si vis sobrius esse fuge tace et quiesce"

Silenzio si chiama custode dell’innocenza, difesa dalle tentazioni, e fonte dell’orazione - (spiegazione come i giovani debbano far silenzio) -Teodosio monaco 35 anni - silenzio - S.Giovanni silenzioso 47, sino alla morte.

Si mantiene la giustizia nell’anima - si schivano peccati si esercita umiltà - sfugge la divozione parlando -

B.Giuseppe Calasanzio - Un religioso dissipato è l’allegrezza del demonio -Narra S.Ambrogio che un sacerdote disturbato nell’orazione dalle rane, impose silenzio e tacquero.

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Qui custodit os suam custodit animam suam -Tempus tacendi et Tempus loquendi.

Aut tace aut dic meliora silentio - Pacuto in morte non si ricordava d’aver detto parola di cui si pentisse.S.Arsenio - me saepe poenituit dixisse, numquam tacuisse -Ven. Suor Maria Villani obbligò il demonio a palesare dove guadagnava più. Rispose: in parlatorio.

Rabbia del demonio contro le inferriate nei parlatori - una fe’ rotolare pel convento - e la storse - e la superiora la fe’ collocare così, per esempio alle monache.Loquemur Dominum Jesum ispsum semper loquemur (S.Ambrogio)Chi ama parla dell’amato -

Solitudine: Anima mea liquefacta est ut Dilectus meus locutus est (Cant. 5, 6).

Omnis sermo malus ex ore vestro non procedat sed si quis bonus ad edificationem fidei, ut det gratiam audientibus.

Il linguaggio dimostra l’uomo. All’udire i tocchi, intendi se l’oriolo a ruota è savio o no.In ordine a se e al Prossimo, a Dio - Allora edifica con naturalezza - La grazia sarà eccitante, coadiuvante, curante.

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Non potete partecipare alla Mensa del Signore ed alla mensa dei demoni (I ai Corinti 10,21).

1 La mensa è la diversa qualità dei diletti che dà Dio, e che danno i demoni. Quei diletti che dà Dio, vengono da un Signore che ci ama, e quei che dà il demonio, da un nemico capitalissimo.

I demoni ci vogliono avvelenare, e però ci dan cibi graditi talora, ma pestilenti.Iddio vuol sanarti, e però ti dà cibi ancora amari. Bonum mihi quia umiliasti me ut discam justificationes tuas (Salmo 119).

2 Considera o l’una o l’altra - Chi vuole quella di Dio, non curi quella del demonio. Chi vuol quella del demonio, non confidi godere quella di Dio - Non si può stare a tutte e due nemmeno a parte.

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Dov’è invidia o contesa, ivi è incostanza ed ogni opera prava (Giac. 3, 16).

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1 Chi odia si attrista del bene di uno a cagion del male che vuole all’avversario.L’invidioso a cagion del bene che vuole a sé - Saulle si ebbe sdegno grandissimo e disse: "ne han dati diecimila a Davide, e mille a me: che più gli manca fuori del solo regno?".

L’eguale invidia l’eguale - l’inferiore il superiore, il superiore l’inferiore.Invidia semplice - sta chiusa nell’animo - Talvolta prorompe nell’esterno - e contende ed allora... dove è invidia etc...

2 Incostanza dell’intelletto - l’offusca lo stravolge - Saul pertanto da quel giorno in poi non guardava di buon occhio Davide - prima lo lodavi, dopo ti pare impostore etc...Giuseppe invidiato dai fratelli -Modi con cui si esterna l’invidia -

3 Quando non si può più pregiudicare colle parole si trascorre a fatti - Saulle -Ogni vizio si oppone alla virtù contraria -L’invidia a tutti - Per l’invidia del diavolo entrò nel mondo la nostra morte.Gli invidiosi hanno quasi un procedere diabolico.

N.B. Si tratta di una breve raccolta di spunti vari per predicazioni, certamente usati in momenti diversi dal Palazzolo. Su uno dei foglietti è annotata la data: 9 settembre (anno sconosciuto).

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(PER UN PELLEGRINAGGIO...)

Per un Pellegrinaggio dei sacerdoti dell’Oratorio di S.Filippo Neri alla Madonna dei Campi a Stezzano.

Bella oltre ogni altra, lieta e gioconda fra le età dell’uomo è l’infanzia e la giovinezza; l’età dei sogni e delle vaghe illusioni, l’età della spensieratezza, degli allegri giochi; l’età dell’innocenza; del candore. Bella quella età, lieta sovra ogni altra, gioconda; ma che più ancor bella e lieta appare riguardandola con chi è per sempre passata, adesso che i disinganni sono succeduti ai sogni ed alle illusioni, le gravi cure e le noie e i fastidi a quella beata spensieratezza, le turbolenze alla pace.

E come caro ci è sempre il ricordo della prima giovinezza, così caro ancora alla mente ci richiama quella che riguarda quella età medesima e massime quanto sereni e puri sono questi ricordi, e dalla virtù e dalla religione santificati,

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appagano appieno e contentano il nostro spirito.Questa certamente è la ragione che rende per noi in oggi sì caro e lieto

questo fraterno convegno, questa festicciola domestica.Dispersi dopo qua e là ed a varie e tutte non lievi cure destinati, tutti un tempo ci raccoglievamo a lieto convegno, a questa ricreazione e insieme ancora a pensieri santi e salutari, in quel luogo che la carità, lo zelo del vostro amatissimo Direttore ci apriva, l’Oratorio di S.Filippo Neri.

Ed ora ci è dato qui di nuovo per un giorno ancora raccoglierci insieme e scambiarci un fraterno saluto, e ricordare quei lieti giorni e richiamarli, almeno per qualche breve ora.

Né a questo convegno potea scegliersi scopo più santo e più acconcio di questo pio pellegrinaggio pel quale siamo oggi qui convenuti ai piedi della Regina del cielo in questo santuario sacro alle sue glorie, a ritemprare la nostra fede, a raffermare la nostra devozione al Pontefice, a pregare per lui e pei bisogni della Cattolica Chiesa. Scopo religiosissimo e santo invero tutto degno di quel carattere sacro che immeritatamente rivestiamo e di quella educazione medesima che nell’Oratorio noi abbiamo ricevuto.

L’Ecclesiastico, parlando di Salomone esclama: "Oh, come fosti tu istruito nella tua gioventù! Quaemadmodum eruditus est in juventute tua!".Lasciate che a me ed a voi io ripeta in questo dì queste stesse parole. Fra le molte e sante pratiche di pietà infatti e tutte sode e salutari alle quali fummo nell’Oratorio educati; fra i sodi e santi principii che là ci furono istillati nel cuore tiene certissimamente primo luogo la devozione a Maria, l’amore e la soggezione al Romano Pontefice.

Ed è questo dupplice amore ancora, questa duplice devozione che qui ci trae in questo giorno. Chiamato pertanto, non so per quale ragione, a dirvi in questa lieta occasione alcune brevi e familiari parole, ecco l’insegnamento che imprendo a trattare.

La devozione a Maria, l’amore e la soggezione al Romano Pontefice, frutti preziosi della nostra donazione, scopo dell’odierno pellegrinaggio, doveri precipui del sacerdote ai nostri giorni."Quaemadmodum eruditus est in juventute tua!" Come fummo nella nostra giovinezza ammaestrati, così oggi qui ci dimostriamo; così faccia Dio che ci serbiamo per sempre!

Né alcuno sia che creda troppo fra loro disparati questi due argomenti: devozione a Maria, devozione al Pontefice, che anzi e per intima ragione, sono fra loro connessi; e infatti sempre si videro fra loro legate queste due devozioni sì che come niuno fu mai fervente cattolico, che non professasse grande devozione a Maria, così il poco amore verso di lei e la tiepidezza nell’onorarla, lodarla e servirla fu sempre segno di scarsa fede, di poca soggezione alla Chiesa.

E ciò direvvisi si avvera ai tempi nostri nei quali la causa della Chiesa, del Papa pare più che mai strettamente collegata a Maria. Dacché il Pontefice, con atto tutto suo proprio, pose il colmo alle di lei glorie proclamandola Immacolata ed Ella qua e là manifestandosi colle sue luminose apparizioni e cogli strepitosi miracoli a sua intercessione operati, servì non poco a risvegliare nel cuore dei cattolici la fede; se da una parte fecesi manifesto essere nei consigli della Divina Provvidenza che per mezzo di Maria sia in questi tempi salva la Chiesa da tanti pericoli che la minacciano, d’altro canto ancor più luminosamente appare, come carattere dei figli devoti e

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ferventi, la devozione a Maria. Quindi i tanti e sì numerosi e devoti pellegrinaggi ai santuari di Maria in questi tempi.

Pellegrinaggi altrettanto combattuti dai nemici della Chiesa; e guardati con freddo sorriso e compatiti come puerilità dai cattolici di poca o dubbia fede; e quanto ardentemente promossi dai sinceri cattolici. Cosa del resto nella sua sostanza non nuova alla Chiesa, poiché sempre quanti dalla fede più o meno aberrarono, tutti apparvero mai sempre freddi e indifferenti nel culto a Maria, ove non si palesarono di quel culto medesimo aperti nemici.

E la ragione sta in questo, che non può germogliare viva e tenera la pietà nel cuore di quelli che intera e pura non hanno la fede; che non sono degni quei che meno fermi si mostrano in questa fede medesima di onorare Colei che delle eresie tutte è proclamata debellatrice; avendo il culto a Maria per suo principale appoggio la sana tradizione e l’ammaestramento e l’esempio della Chiesa.

Tutti questi argomenti assai poco fanno per coloro che non sono della Chiesa medesima santi figlioli. E d’altra parte la vera devozione a Maria deve condurci a quella sommessione alla ecclesiastica autorità a quell’amore e vivo interesse per la causa della Chiesa, della quale Maria ci ha dato nella sua vita così nobile e solenne esempio.

E questa verità era ed è profondamente sentita in quell’Oratorio nel quale fummo educati; e come principalissimo bisogno dell’epoca nostra è tenere viva e ferma nel cuore dei cattolici la fede, così là alla sincera devozione a Maria venivano educati e con essa alla franca professione della fede ed alla obbedienza al Romano Pontefice.

Eran di là sbanditi i rispetti umani, ed eravamo educati a riguardar come vile colui che, nel momento del pericolo o in faccia al mondo incredulo e beffardo, si vergognava dei suoi principii e della sua religione. Né la fede teneasi ristretta a quelle verità di ordine puramente speculativo ed altre così da sorpassare le attuali questioni religiose, ma affermavasi più che tutto nella perfetta e totale obbedienza e sommessione al Romano Pontefice, nell’interesse ed amore per la sua causa, nel compatimento e soccorso alle sue strettezze, alla sua povertà.

Là con familiare ma chiara ed efficace parola, venivamo per tempo istruiti dei pericoli che sovrastavano alla moderna società, della guerra mossa contro la Chiesa e il suo Capo, perché per tempo imparassimo ad aborrire quegli errori ed a fuggirli.Là fin da principio, si formularono e si sottoscrissero le più esplicite proteste di fede e di sommessione al romano Pontefice, accompagnate dell’obolo della filiale pietà. Indirizzi avversati ed accusati di fanatiche novità da coloro che non intendevano come a nuovi mali occorrevano nuovi rimedi, ma necessari a tenere in questi tempi viva e ferma quella unione dei figli col Padre, delle membra col capo, senza della quale non è unità di ecclesiastica dottrina, non è stabilità nella fede, non è compattezza nel combattere l’errore, non è vittoria, non è salute.

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Ed alle proteste di fede e di devozione univansi le pubbliche e le private preghiere, le Comunioni le funzioni celebrate. Né alcun lieto o infausto avvenimento avveniva riguardante il Pontefice o la Chiesa che non trovasse nell’Oratorio un’eco di letizia o un grido di corruccio, di dolore o di protesta. Nelle quotidiane preghiere mai lasciavasi di ricordare i bisogni della Chiesa.

Quella chiesina lì era sempre aperta alle dimostrazioni di fede e di affetto al Romano Pontefice e i fatti gloriosi e straordinari del Pontificato dell’immortale Pio IX sono ricordati nella storia di quell’Oratorio con altrettante di quelle feste che tanto giovavano a rinverdire e rinfrescare nei nostri cuori giovanili la fede e l’amore alla buona causa.

Ma quelle preghiere a chi si innalzavano? Dove o ad onore di chi per lo più celebravansi queste feste? Memori che depositaria delle divine misericordie e arbitra dei celesti tesori, Madre della divina grazia è Maria, che ella è la Consolatrice degli afflitti e rifugio dei peccatori, la ausiliatrice dei cristiani: ai suoi piedi, innanzi al suo venerato simulacro, attorno al suo sacro altare, noi ci raccoglievamo, ed insieme ad una ferma e franca professione della fede veniaci ancora istillata una tenera devozione a Maria e fin d’allora ci si impegnava ad averla in conto di tenerissima Madre a ricorrer fiduciosi a Lei nelle nostre necessità nei pubblici e pur gravi bisogni della Chiesa.

E la più bella rimembranza della nostra giovinezza (ed a voi singolarmente mi appello che più lungamente e largamente di me ne faceste l’esperienza) le più belle e care rimembranze di Dio, della nostra giovinezza sono legate appunto a questa sì bella e salutare devozione a Maria.

Quel mese di Maggio, quelle chiuse solenni, quelle belle processioni, quelle feste di famiglia, oh, quali giorni di santa e compita letizia erano essi per noi e insieme ancora qual bene non facevano all’animo nostro e di tutti i giovanetti che insieme con noi si raccoglievano a quelle feste devote, insinuandosi esse pei sensi nel cuore e rendendoci vieppiù cara ed amabile la devozione a Maria e con essa la nostra santa Religione, della quale essa è un preziosissimo frutto!!

Quelle care memorie non si cancelleranno mai dall’animo nostro e ci torneranno sempre innanzi quali ricordi dei gironi più lieti e più cari dalla nostra vita. Questi pertanto furono i principii ai quali fummo educati; queste le massime che ci vennero inculcate, le raccomandazioni che ci vennero fatte.

Ecco quali ci volea sovrattutto il Pio Direttore di quell’Oratorio. Franchi e fermi nella fede e nell’amore al Romano Pontefice; veramente e sinceramente devoti di Maria.Ecco come fummo nella nostra giovinezza educati. Quaemadmodum eruditus est in juventute tua!

E questo è pure ancora il duplice scopo, che qui ci conduce in questo giorno.L’atto che veniamo qui a compiere è l’attuazione, la professione di quei principii che là ci vennero istillati.

E’ questo un Santuario sacro alle glorie di Maria, che ora sono quasi trecent’anni qui fu glorificata da una sua provatissima apparizione: quando ai dì dodici di luglio fu veduta qui prima da due giovani pastorelle, poscia da tutta l’accorsavi popolazione in abito monacale ed in atteggiamento di preghiera e di contemplazione; ed empì questi luoghi della fama dei miracoli qui operati.

Ed è ai piedi di quella venerata immagine, in questo s.luogo, santificato dalla sua presenza e dalle opere sue grandi e benefiche, che noi veniamo ad adorare

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Iddio, a pregare, ad invocare il di lei materno patrocinio, pei nostri bisogni e più che tutto per i bisogni del Pontefice e della cattolica Chiesa.

Ed a pregare pel Papa e per la chiesa ci muove anche la luttuosa ricordanza dell’odierno giorno, nel quale fu consumato l’empio parricidio, nel quale a dispetto d’ogni legge divina ed umana, calpestati i sacrosanti diritti dell’equità e della

giustizia, sacrilegamente profanate le ragioni della Chiesa, rotto persino la fede di patti giurati di solenni promesse, fu tolta al Pontefice quella libertà della quale egli ha bisogno pel governo della chiesa e la città dei Papi, la Roma cristiana videsi fatta teatro d’un moderno paganesimo.

A quella Vergine santa che qui fu vista pregare pei bisogni del suo popolo ed ottenere ad esso straordinari favori dal cielo, a quella Vergine potente e divina che è chiamata la debellatrice delle tartaree potenze, la Ausiliatrice del popolo cristiano, la torre di David, presidio sicurissimo contro ogni nemica incursione: a quella Vergine sofferente e misericordiosa, che, invocata ad Efeso, magnificò le sue glorie e salvò la fede pericolante apportata dalla effigie dell’empio Nestorio e che fu sempre la debellatrice di tutte le eresie, che invocata dal grande Domenico allontanò da questi paesi le imprese fatte dagli albigesi, che a Lepanto e a Vienna fu il terrore dei mussulmani e salvò nell’Europa la religione e la civiltà egualmente minacciata, che a Savona, invocata dall’afflitto Pio VII, lo strappò agli artigli della prepotente aquila francese e lo restituì alla sua sede, che, invocata da Pio IX a Gaeta, lo salvò dalle mani dei rivoluzionari e lo ricondusse alla sua Roma, che a Lourdes a Paray le Monial a Maezingen diè a dividere d’esser anche oggi destinata Salvatrice del popolo cristiano; a lei, in questo giorno di mestizia e di duolo, si innalzano le nostre preghiere.

Testimonio della inestinguibile nostra fede e del nostro amore per lei rimarrà quel ricordo, e simboleggiato da quell’argenteo cuore, ai piè del suo altare il nostro cuore rimarrà ardendo di propizio amore per lei madre ed ausiliatrice nostra pietosissima, nostra avvocata innanzi a Dio, mentre riaffermati e di nuovo consacrati i vincoli di cristiana e santa amicizia che figli d’uno stesso Oratorio ci congiungono, ritempriamo qui, ravviviamo di nuovo questi sentimenti ai quali fummo educati di devozione a Maria, di affetto fermo e vivo ed efficace alla buona causa, alla causa del Papa, della Chiesa, di Dio. "Quaemadmodum eruditus est in juventute tua!".

Sì, o venerati fratelli! Poiché non deve a questo solo giorno restringersi il frutto di questo pio pellegrinaggio. Qui convenuti per ravvivare e ritemprare quei santi propositi ai quali fummo educati, dobbiamo da qui tornarcene alle nostre case, ai nostri uffici, risoluti di metterci con sempre maggiore attività ed impegno non solo a radicare nei nostri cuori questa duplice devozione, ma a diffonderla altresì fra gli altri, fra quelli specialmente che sono alle nostre cure affidati.

E qui perdonate se a molti di voi per età inferiore; a tutti per senno e dottrina e più per bontà e virtù, oso dirigere consigli ed esortazioni; l’ufficio che voleste addossarmi me lo impone e parlo con tanta più franchezza in quanto so che a me parlo prima che ad ogni altro e che è debito di tutti l’esortarsi fraternamente al bene.Il sacerdote è la città posta sul monte; è la lucerna collocata sul candelabro, lucerna che, di molto olio rifornita, deve splendere continuamente nella casa del Signore, né per sé splendere solamente, ma a luce ancora degli altri, ché a nulla giova la lucerna se non illumina.

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E così noi pure che Dio, per infinita sua misericordia, ha chiamato alla sacerdotale dignità dobbiamo splendere e splendere a lume e guida degli altri. Splendere, dissi, prima coll’esempio e colla virtù; poscia colla parola e colla dottrina come il Divin Maestro, il quale "Coepit facere et docere".

E prima coll’esempio. Quella pia devozione alla Vergine, quella intera sommessione ed obbedienza al Papa e quel vivo interesse per la causa della Chiesa al quale fummo educati dobbiamo mantenerlo anche per lo innanzi.

Con giubilo ed esultanza del nostro cuore celebravamo un tempo le feste di Maria e quei canti, quelle funzioni, quelle processioni ci riempivano di santa allegrezza e ci faceano lungamente desiderati dapprima quei giorni, come ce li rendeano e renderanno indimenticabili mai sempre e sempre cari. Forse però avea allora molta parte il senso e la fantasia, cosa del resto tutta affatto propria di quella prima età.

Sbollito adesso il fervore dei sensi e della fantasia, per dare luogo al calcolo, alla fredda ragione, tolga Iddio che quelle devozioni noi disprezziamo ed abbandoniamo.

La ragione stessa, il calcolo, appoggiato però agli insegnamenti della religione e della fede, ci dee far amare quelle stesse pratiche divote; e questa devozione a Maria ci dee stare per sempre ferma e viva nel cuore.

Ministri di Dio, destinati a maneggiare ogni giorno con queste povere mani l’Agnello Immacolato, a chiamarlo dal cielo su questa terra, a generarlo alla vita sacramentata; destinati ad annunciarlo al popolo, a rigenerarlo spiritualmente mediante i divini sacramenti nelle anime e nei cuori dei fedeli, quanto per la dignità nostra il nostro ministero ci assomiglia, alla dignità, agli uffici della gran Madre di Dio, altrettanto abbiamo maggiormente bisogno di ricorrere a lei, di tenerci sotto il suo patrocinio, di studiare, di imitare la sua santa virtù, la sua purezza ed umiltà, la sua fede, la sua pietà, il suo zelo per la gloria di Dio e per la salute delle anime.

Ci vegga pertanto il popolo cristiano fedeli nell’onorare Maria, assidui alle pratiche devote in suo onore, pronti sempre noi a quelle pratiche di devozione che

al popolo stesso veniamo inculcando. E quanto amiamo noi stessi Maria, altrettanto studiamoci di farla amare ed onorare ancora agli altri. Custodiamone ed adorniamone gli altari, adopriamoci a renderne sempre più solenni le feste: diffondiamo e sosteniamo le pie aggregazioni approvate dalla Chiesa in di Lei onore; promuoviamo in pubblico ed in privato, dal pergamo e dal confessionale, questa pia devozione, fonte d’ogni grazia e d’ogni bene.

Non temiamo di cadere qui nel soverchio, poiché terrassi sempre onorato Iddio di quel che faremo per onorare la Divina sua Madre, né la devozione a Maria scemerà punto in noi o negli altri la devozione o il culto che innanzi tutto dobbiamo a Dio e al Salvatore nostro Gesù Cristo.

A Dio e a Gesù anzi conduce la devozione a Maria; né alcuno mai è più timorato ed amante di Dio di chi è vero e fervente devoto di Maria.

Amando ed onorando Maria, amiamo altresì quello che a lei sta tanto a cuore: la Chiesa, il Papa. E qui pure siam noi i primi a dare a lei con questo amore,

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esempio al popolo. Parlarne sempre con rispetto ed amore, non permettere che alcuno in nostra presenza lo offenda o vilipenda i suoi precetti, i suoi insegnamenti, la sua autorità; mostrarsi sempre i primi nelle pubbliche manifestazioni di fede ed amore per Lui.

Dietro al sacerdote verrà il popolo. al quale con cura e con ogni prudenza bensì, ma colla prudenza di Dio, non colla prudenza della carne, colla prudenza di chi guardasi bene dal porre alcun appendicolo od inciampo alla salute delle anime; non colla prudenza di chi teme di offendere o disgustare alcuna persona di questo mondo, converrà dico spesso inculcare questa sommessione e riverenza, questo amore e divozione; spesso dico, almeno quanto spesso la sua causa è dai suoi nemici combattuta.

Poiché ogni dì egli è attaccato dai suoi nemici, sarà troppo che ogni dì sorganoi suoi santi sacerdoti a difenderlo?Se un giornalismo incredulo e settario non lasciasi sfuggire di mano alcuna occasione e fino negli argomenti più innocui in sé ed indifferenti ed alle cose di religione affatto estranei insinua questo suo pestifero veleno e non lascia mai di gettare più o meno copertamente la sua pietra contro questo venerando edificio, sarà a rimproverarsi il Sacerdote che non lasciasi fuggire occasione di radicare nell’animo dei suoi fedeli l’amore alla Chiesa e al Papa, la fermezza nella sua fede, l’orrore contro queste pestifere dottrine, che a tanta arte studiansi di divulgare i nemici della religione?

Oh; temiamo più che tutto quella prudenza carnale, che è condannata dal Signore come stoltezza, quella prudenza che non è che una debolezza e timidezza male coperta, quella prudenza che, se fu ed è sempre in ogni tempo dannosa, lo è sovrattutto in questi nostri tempi; nei quali più che ogni altro è mestieri (sono necessari) di occhi aperti, d’armi alla mano, di generosità e fortezza nel cuore, nei quali più che in altri mai valgono le parole dell’apostolo a Timoteo: "Praedicaverbum, insta, opportune importùne: argue, òbsecra, increpa in omni patienta, et doctrina" in ragione appunto di codesti uomini del nostro secolo i quali, presi da prurito di vanità e novità, vanno accumulandosi maestri e allontanandosi dalla verità in cerca di ciance vuote e vane.

Esempio ed ammestramento, ardor di virtù e splendore di dottrina, virtù e zelo; ecco quello che ci impone il nostro ministero, ecco quello che da noi domandano Dio, la Chiesa, il popolo cristiano, ecco quello che richiedono sovrattutto questi nostri tempi miserandi. E ad invocare appunto queste doti a noi sì necessarie pel sacerdotal ministero, qui siamo ancora in questo dì convenuti.

Venerabili fratelli! Gravi doveri ci incombono. Da tutti è celebrata come buona la nostra Diocesi, è additato come esemplare il nostro clero.E infatti gloriose tradizioni noi ereditammo dai nostri maggiori e qui forse meglio che altrove, mercé le cure di sapientissimi Vescovi, fu conservata quella sana dottrina e quel vero spirito ecclesiastico, al quale è necessario che si informi il clero, per esser all’altezza della sua missione. E di uomini celebri per dottrina e per santità

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va rinomato e glorioso il nostro Clero.E l’aria stessa di questo S.luogo è ancora profumata dell’odore di santità di

quel servo di Dio che fu il Roncelli, che, addetto al servizio di questa Chiesa, tanto lavorò coll’esempio e colla parola a risvegliare e tener vivo nel popolo la fede e la pietà.Ma guai a noi, o V.F. se ci contentassimo di gloriarci di quelle tradizioni, della bontà del nostro popolo. Se buono è questo popolo, a noi tocca il mantenerlo buono, anzi il renderlo migliore. Se gloriose tradizioni dei nostri padri abbiamo ereditato, dobbiamo mantenerle e trasmetterle ai nostri posteri.

La nostra diocesi, il nostro clero in questo appunto si distinsero nella devozione a Maria, nella fermezza della loro fede e nella devozione al Romano Pontefice. Questi sentimenti teniamo anche noi vivi mai sempre nel nostro cuore; studiamoci di mantenerli e crescerli ancora negli altri e questo giorno di lieto convegno nel quale ci rallegriamo nel salutare tanti amici riveduti e più che tutto nel trovarci di sentimenti ed affetti così uniti e concordi. Questo giorno, mercé la protezione di Maria, serva a rinsaldarci ancor più in questi stessi sentimenti ai quali fummo fin da principio educati.

E come in oggi, mossi da un solo sentimento qui ci siamo raccolti a deporre ai piedi di Maria nel momento dell’amarezza la nostra preghiera pia e confidente per la pace della Chiesa, per il trionfo del Romano Pontefice, così ci partiamo da qui infervorati di nuovo amore e devozione a questa Madre Celeste, risoluti di combattere colle armi della parola, dell’azione, della preghiera per la causa di Dio e della Chiesa, senza cessare giammai, finché ci venga dato di vedere coi nostri occhi il trionfo della giustizia anche qui sulla terra, o di cadere da valorosi soldati sulla breccia con le armi in mano, combattendo in quella battaglia alla quale è sempre assicurata la vittoria o sulla terra o nel cielo.

E tu, o Divina Madre, tu che bambini imparammo ad amare ed onorare qual Madre, tu alla quale crescemmo in particolar modo consacrati, tu volgi benigna su di noi in questo giorno lo sguardo. Conferma nei nostri cuori questi pii progetti, ascolta propizia queste pie preghiere, rendici degni ministri nella casa di Dio, zelanti propugnatori della causa della religione e della giustizia, sicché la povera opera nostra e le nostre deboli preghiere, unite a quelle dei fedeli a noi affidati e di tutto il popolo cristiano, abbrevino i giorni della tribolazione per la Chiesa di Gesù Cristo, e tutto il mondo lieto e gaudente festeggi il trionfo della fede e della religione e la potenza del tuo divin patrocinio.

N.B. Don Luigi, chiamato a tenere un discorso (20 settembre 1881) per un pellegrinaggio di preti bergamaschi, suoi coetanei per la maggioranza, illustra i motivi del loro ritrovarsi nel santuario mariano di Stezzano (Bg).

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(PREGHIERE A MARIA SS.MA)

Preghiera a Maria per il Sommo Pontefice

O Vergine Santa, tutta pura, senza macchia, mostratevi nostra Madre ed esaudite benigna le preci di noi figli vostri, che pur siamo figli del Santo Padre il Papa, in Voi fiduciosi. Intercedete a Lui lungo Pontificato e più oltre ancora distendete la vostra misericordia ed esaudite i voti di noi supplicanti, i quali nell’atto di offrirvi il nostro cuore in perpetuo olocausto in espiazione di tante bestemmie vomitate contro la Chiesa e l’augusto suo Capo Vi preghiamo per il Sommo Pontefice, perché Voi lo conserviate al ben del popolo cristiano, Gli diate lunga e prospera vita, libero Lo scampiate di mano ai suoi nemici, concedendoGli il trionfo completo di tutti gli avversari del cattolico nome.

Accettate, o Vergine Immacolata, l’offerta che Vi facciamo del nostro sangue pel trionfo del Papa ed esauditeci. Voi lo potete, da Voi lo speriamo.Così sia.

Preghiera dei sacerdoti a Maria

O divina Maria, che bambini imparammo ad amare qual Madre, Tu, alla quale crescemmo in particolar modo consacrati, Tu volgi benigna su noi l’amoroso tuo sguardo.

Conferma nei nostri cuori questi propositi, ascolta propizia questa preghiera; rendici degni ministri della Casa di Dio, zelanti propugnatori della Causa della Religione e della Giustizia, perché la povera opera nostra e le deboli nostre preghiere, unite a quelle dei fedeli a noi affidati e di tutto il popolo cristiano, abbrevino i giorni della tribulazione per la Chiesa di Gesù Cristo, e tutto il mondo lieto e gaudente festeggi il trionfo della Fede e della Religione e la potenza del tuo divin patrocinio.

Preghiera di un’orfanella a Maria

Eccovi dinanzi, o Maria l’ultima delle figlie vostre o Madre, m’accorgo che ho fatto poco, perdonatemi!Desidero ardentemente di ricompensare alle mie freddezze per l’avvenire. Regina mia ve lo prometto non passerà Sabato che non mi ricordi di Voi; farò le vostre Novene e le suggellerò col celebrarne la festa pietosamente a gloria di Dio e Vostra...Ve lo prometto ed in pegno di questa promessa io vi offro il mio cuore.

Mamma! non rifiutatelo no, per carità. E’ orrido questo mio cuore? E’

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ulceroso? anche meglio accoglietelo, o dolce Madre, e col tocco delle vostre SS. Mani sanatelo, offritelo al mio Gesù, e nascondetelo entro l’amabilissimo Vostro Cuore.

Ah, Vergine Maria! sì cara, sì bella, sì pura, prendete questo mio cuore perché temo che si rovini fra le crudeli lusinghe del mondo nemico di Dio.Il mondo... il mondo, Madonna benedetta, quanto è tristo... mi fa paura. A Voi porgo le mani, guardatemi, sorreggetemi, stringetemi a Voi, non mi lasciate perire; beneditemi e fate che mi conservi sempre credente alle divine Verità... Ottenetemi da Dio il perdono delle mie colpe. Siatemi guida in ogni pericolo, infondete in me un po’ di quell’amore che fu in Voi sì ardente verso Gesù.

Ah, fate Mamma cara, che io possa perseverare nel bene, e che essendo stata fedele in vita, lo sia pure nell’ora estrema e muoia nella Santa Chiesa invocando il Vostro Santo Nome. Così sia.

Preghiera a Maria SS.ma

Sublime Regina e insieme amabilissima Madre mia ascoltate una povera figlia prostesa ai vostri piedi dinnanzi all’Immagine Vostra... Io voglio venire a godervi in Paradiso... O Mamma... O Mamma... quanto sarete bella in Paradiso fra tanta gloria, fra tanta luce, fra tanti splendori... alla destra del Vostro Gesù, incoronata dal Padre, abbracciata dal Figlio, ingemmata dallo Spirito Santo!

Vi sono ghirlanda i Vergini... Vi sono servi gli angeli... Deh, che aura beata aleggia lassù, che pace dei Santi, che sorriso, che quiete, che amore!

Maria, Maria quand’è che verrò a godervi? O che giorno d’esultanza dev’essere quello della morte, fine dell’amaro pellegrinaggio, porto della Patria eterna!...

Ma che? Camminerò io per le vie del Signore che mi faranno giocondo il dì della morte?... Vi amerò io sempre?... vi servirò?... Sarò una degna Vostra figlia nel eseguire il Vostro Gesù? ...Ah, Madre cara, guardatemi pietosa... Voglio essere vostra... voglio essere vostra... Mi nascondo sotto il vostro manto; salvatemi per pietà, o Mamma cara... che sono vostra e voglio essere vostra per sempre.

Sac. Luigi Maria Palazzolo

N.B. Si tratta del testo di quattro preghiere scritte dal Palazzolo, sempre rivolte a Maria, per motivi diversi.

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(MARIA SS.MA: APPUNTI VARI)

(Devozione e culto di Maria)

"Fasciculus triplex difficile rumpitur". Il culto di Maria con qualche orazione, digiuno etc. è un filo da tenersi nel labirinto di questa vita. Ma è debole da per sé. Se poi questi ossequi giungono ad essere vera divozione, dando gusto a Maria, unendo la servitù della Madre con quella di Gesù, il filo si raddoppia e difficile rumpitur.

Divozione: prontezza di volontà nel fare la volontà di Dio.Moneta data per amor di Dio a un povero è carità. Senza l’amor di Dio, no - Così ossequi senza voler piacere a Maria.

Maria ha antipatia al peccato, avrebbe rinunciato alla maternità di Dio se le fosse costata qualche macchia di colpa.Quanto più un santo ebbe cognizione di Dio, ebbe odio al peccato - s. Ignazio, se avesse avuto un piede e mezzo in Paradiso, sarebbe retrocesso con incertezza di rientrarvi, per salvare un’anima dal peccato...Figuratevi Maria..."Servate mihi puerum meum, Abraham!".

Chi con le mani asperse di sangue dei poveri, per le ingiustizie e vendette - piangerebbe quelle parole Ave Maria?Lingua insozzata da orrendi discorsi, dice salve Regina?Chi guarda bellezze umane in Chiesa e poi dà un avanzo di sguardo a Maria...- Lettere che vi invian tutti "Vostro divoto servo ... Provate... così temo di Maria... Dov’è la volontà...ecc...Come aspettarsi il Paradiso?Ugone marchese di Toscana, da giovine vien servo divoto di Maria; ossequi e più l’innocenza.

Virtù di giovane - cuore in fiore esposto a tutte le tempeste, perdè purità, scandalo della nobiltà, pubblico peccatore della Toscana.Mantenne qualche mostra di pietà a Maria per cui riguardava alla coscienza.Era a caccia, apparvele Maria in un bosco, Maria in abito di contadina, le presenta un cesto di frutti. Corse colle mani ma le ritirò stomacate dalle lordure in cui era posta quella frutta.Ohibò disse...

"Altrettanto stomacata son io, ripigliò la Vergine dalle lodi che mi dai colla tua lingua sì impura e ossequi coll’anima sì rea. Muta Ugo costume, se vuoi piacermi".Come piacere a Maria un’anima ambiziosa perché recita l’Ufficio, un che alletta l’anime ai peccati. Non bisogna far Maria protettrice del peccato.

In casa quante insolenze fa un figlio protetto da una madre ..... indulgente. Città cavaliere che protegge uomini facinorosi(?) Così alcuni voglion fare Maria. Maria è proprio rifugio dei peccatori. Quanti furono salvi: "Maria est esca dulcissima, qua ad Me peccatores traho".G.C. a S.Caterina da Siena... Esca coll’amo.

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Maria Vergine Assunta in Cielo

1/ "Gaudemus omnes in Domino diem festum celebrantes..."1) Quanto fu glorioso il trionfo2) Quanto eccelso il trono3) Quanto potente l’intercessioneGli angeli acclamano...Gesù C. "Surge Domine in requiem tuam, tu et arca sanctificationis tuae".Dio che volle che l’Arca del Testamento fosse introdotta con pompa nella città di Davide ecc.S.Bernardino da Siena vuole che Gesù C. scendesse incontro a Maria - Parole di G.C.: "Surge, propera... amica mea columba, mea formosa... veni... veni de Libano... Maria che lascia la terra, la salutano tutti i Santi.

2/ Costituisce gerarchia sola.Maria universas tantum excedit quantum sol reliqua astra.

3/ Maria non ha lasciato coll’affetto.(non decifrato il seguito)

"Chi è Costei che s’avanza come aurora sorgente, bella come la luna, eletta come il sole, terribile come un esercito messo in ordine di battaglia?" (Cant. 6, 9).Aurora Maria fra notte della colpa e luce della grazia, s’avanza con passi taciti, ma gagliardi - pochi sanno i passi che fa Maria, tanto son sepolti nel sonno dell’iniquità ed ignoranza.Gagliardi son ingranditi dal bene.A tale aurora rallegrasi il paradiso, la terra giubila, l’inferno arrabbia.Bella come la luna, per la grazia. Eletta come il sole, per la gloria.

Quando fu voluto Cristo, fu voluta anche Maria.Cristo costituisce in Cielo un Ordine da sé solo, superiore a quello di tutti i

santi, qual loro Re. Così lo costituisce Maria, qual loro regina.Adsitit Regina: alla tua destra ci sta la regina in manto dorato con ogni varietà di ornamenti.La vergine distribuisce le grazie.3 volte il dì la chiesa costuma salutare Maria Aurora - Luna - Sole - Ricordiamoci - Terribile ai nemici.

Introduzione al Mese di Maggio

Maria... (incompleto)

Rivelazione di S.Brigida: che salendo il beato Enri... vescovo a dar principio alle sue prediche dalle lodi di Maria, apparve un giorno alla Santa la stessa Vergine e le disse: "Dite a quel prelato, che suol cominciare le sue prediche dalle

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mie lodi, ch’io voglio essergli madre e che io presenterò l’anima sua a Dio e farà buona morte".Morì da santo, pregando e con una pace di Paradiso.

A un altro religioso domenicano che terminava le sue prediche con parlare di Maria, in morte gli apparve e lo difese dai demoni; lo confortò e seco si portò la sua anima felice.

S.Anselmo = Quomodo fieri potest ut ex memoria laudem eius salus non proveniat peccatorum, eius uterus factus est via ad peccatores salvandos?E se è vera la sentenza che S.Alfonso de Liguori tiene per vera e indubitabile, che tutte le grazie, solo per mano di Maria, si dispensano e che tutti quei che si salvano, non si salvano che per mezzo di questa divina Madre, può dirsi, per necessaria conseguenza, che dal predicare Maria, e dalla confidenza nella sua intercessione dipende la salute di tutti [Così S.Bernardino da Siena santificò l’Italia - S.Domenico convertì tante provincie, S. Luigi Bertrando(?) in tutte le sue predice non lascia mai di esortare la divozione a Maria.

Diciamo col divoto Alfonso Rodriguez "Jesu et Maria amores mei dulcissimi, pro vobis patiar, pro vobis moriar, sim totus vester, sim nihil meus".

Amiamo G. e Maria e facciamoci santi che non vi è fortuna maggiore di questa, che possiamo pretendere o sperare.Ma come amarli: colla fuga dal peccato, coll’imitazione, con ossequi.Tutto faremo in questo mese - dunque:

1) Aver paura del peccato - frequentare i SS.Sacramenti2) ascoltare sermoni dove vi farò vedere e considerare le virtù di Maria 3) onoratela con fiori ed ossequi, tra i quali notatevi nell’associazione del Mese di Maggio.

N.B. Si tratta di qualche spunto di predicazione riguardante Maria SS.ma, forse da utilizzarsi per un mese di maggio; esclusa l’ultima parte usata per l’introduzione del mese mariano.

Schemi, orari e novene

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(ULTIMA PREDICA DI ESERCIZI)

1 - Qui timet Deum nihil negliget; nihil boni, nihil mali".

2 - Orazione: di meditazione, dei Pater e far vedere a Gesù le nostre miserie.

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3 - Fede: non farci ammiratori e lodatori di vanità: Lione giapponese.

4 - Nolite locum dare djabolo: non c’è luogo neppure oncia di vita. Lot - festina.

Salvare - Salva animam tuam. Noli respicere post tergum - nec stes in omni circa regionem - in monte salvum te fac. (Genesi... ).

5 - Prendere le cose da dove vengono: da Dio, Pallottole.

6 - Non far pagar dazio alle parole: i due pastori.Ricordi.1) Dobbiamo morire - presto prepariamoci.2) Amore alla Santa Chiesa: Papa ecc.3) Amore al SSmo Sacramento ed a Maria Ssma.

N.B. Si tratta di un semplice schema per la predicazione finale di un corso di Esercizi, con relativi >ricordi’ e esortazioni.

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(PROPOSITI E PENSIERI PER ESERCIZI)

- Non impedire che altri si convertano: Naam Siro e Davide.

- Stoltezza di chi ha per male che altri lo avvisino che è sporco nel volto.

- Non impuntarsi su piccole cose.Da piccole cose quanta fiamma: incendio!I due pastori che, altercano sul numero delle stelle o sulle pecore etc.

- "Non scindamus eam" dissero i soldati della veste di Gesù Cristo. Non rompiamo la carità.

- Purità. Quanto piace a Colui che si pasce fra i gigli. Come volentieri ci ascolterà il Signore: ...figli - Modestia figlia.

- Alle figlie:sodezza a quelle che voglion maritarsi e all’altre. Sodezza.

- Tuino (‘piccolo uccello) e aquila. Semenza bigatti.

- A chi vuol attendere al bene e massime oratorio: Buon esempio; amiche di Dio faran di più orazione - MosèZelo delle anime: vi facciano compassione."Surge amica mea et veni" "...Non abbiate paura. Oratorio...

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N.B. In forma alquanto schematica, don Luigi traccia un breve promemoria da utilizzare durante o al termine di un corso di Esercizi, a diverse categorie di persone.

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(ESORTAZIONI PER ESERCIZI O MISSIONI)

Padri e madri: Eli.

"Noverat indigne agere filios suos et non corriperuerit eos".

Donne - Non riferire: gli apostoli a Gesù Cristo non contano tutto quel che dicea la gente, ma solo il bene.Non parlar male del prossimo. Se lo sanno è inultile il ridirlo. Esempio della piaga!

A tutti = prendere la tentazione per il suo verso: "facere cum tentatione proventum". Non prendere il coltello per la lama.Guardare da dove viene il colpo. "Calicem quem dedit mihi Pater, non bibam illum?".

Ai giovani: vera amicizia: "Amicus fidelis protectio fortis". "Qui autem invenit illum, invenit thesaurum".Amicizia falsa: imperfetta, perfettissima. Falsa lauda tutto e adula.Imperfetta: cieco forte con storpio che ci vede.Amicizia vera: descrizione.Non essere in modo da togliere la confidenza all’amico. Davide e Aman Siro.Dio è l’unico che non abbandona.

Alle giovani: sodezza. Il fatto della semenza bigatti. Sul modo di fare all’amore.Figlie: ritiro e lavoro; Maria di tre anni al tempio. Non metter attorno mercanzia. Si fidano perchè di 8 o nove anni sono innocenti: dite ignoranti. Era in ozio. S.Antonino - esempio.

Ai giovani: Non parole brutte. Esempio di S.Vincenzo Ferreri.

N.B. In forma al quanto schematica, don Luigi traccia un breve promemoria da utilizzare durante o al termine di un corso di Esercizi o di Missioni, a diverse categorie di persone.

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(ESORTAZIONI PER ESERCIZI O MISSIONI)

1) Qualche cosa pei figli (vedi Eccles. III)"Amicus fidelis, protectio fortis: qui autem invenit illum, invenit thesaurum" (Eccl. 6, 14).Amicizia: falsa, imperfetta - perfettissima.Amicizia è amore scambievole fra due: semplice amore è benevolenza, se trova corrispondenza, è amicizia buona o imperfetta, a seconda dei motivi che spingono ad amare e riamare.

Non è amico chi concede tutto. Non è amico chi sempre loda e adula: amicizia falsa.Imperfetta: ricco ignorante ha bisogno del povero sapiente. Storpio sulla gruccia, (ha bisogno) del cieco.Perfettissima: Pietro cluniacense: "Oh, amicitia, quo abiisti?" Si trova tra virtuosi.L’amico antico è Dio: state con Lui e allontanatevi da chiunque tenta di torvelo.[Domeniche di S.Luigi....]

2) Qualche cosa per le figlieSodezza. Il tuino (tuffolino) saltella sempre e fa voletti corti. L’aquila è quieta e si innalza quasi al sole.Le giovinette di garbo che si stanno con Dio, sono l’ammirazione del popolo e, se divengon madri, sono il nocchiero della famiglia. Vedono tutto e provvedono, sono sode.

Es. la semente dei bigatti. Uno parlava con un altro di semenza di bigatti e dicendo che quella era veramente bella. Una giovinetta vanerella, che camminava avanti, si voltò indietro, credendo che parlasse di lei e, rispondendo l’altro che non diceva a lei, divenne la ragione di grandi risate.Lavoro = Eva in ozio parla col demonio.(Prov. 31: "Quaesivit lanan et linum et operata est consilio manuum suarum""Digiti eius apprehenderunt fusum"

Quaesivit: ha fatto opere studiose, ingegnose utili alla casa, non gale o fantocci.Fatto di S.Antonino: le 3 figlie rovinate per una elemosina.

Ritiro: Maria Vergine, di 3 anni, di spirito vivissimo, dolcissima ed amabilissima, d’indole aurea, coll’uso perfetto di ragione, si ritira al tempio, vi sta 11 anni: orazione e lavoro.Ecco, o figlie: la mercanzia preziosa non si mette in mostra.Per me le figlie che si mettono in mostra sono cose che hanno appariscenza ma non valore. Le pietre preziose stan nascoste, si teme dei ladri. Così le figlie di senno!

Ai Padri e Madri

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Proverbio spagnolo: "Figlie, vigne e giardini, guardarli dai vicini".(Eccl. 7.26) "Serva corpus illarum"."Filia patris absecondita est vigilia: et solitudo eius aufer somnun (pacis?)".

Custodire i figlie e le figlie e non fidarsi, non avere a male se alcuno lor riferisce male dei figli, ma con quiete, verificare e giudicare.

- Castigarli per tempo: "Eli noverat indigne agere filios suos et non corripuerit eos".Che avvenne? In un dì morti tutti e tre.Buon esempio - "Filii abominationem fiunt filii peccatorum".Si rispettino a vicenda padri e madri: belle maniere, divoti, ecc...Vadano avanti coll’esempio.

Seneca "Longum iter est per praccepta, breve et efficax per exempla".san Bernardo. "Sermo vivus et efficax exemplum operis est". Chi parla e non fa è commediante.S.Agostino li paragona ai termini posti sulle vie: "Qui autem fecerit et docuerit hic magnus vocabitur in Regno Coelorum".

Le donne: non riferire il male. Prudenza degli apostoli che riferivano a Gesù Cristo non il male che dicevan di lui.Fedeltà: (Cant. 2, 11) = sicut lilium inter spinas sic amica mea inter filias: così deve dire il marito.Sicut malum inter ligna sylvarum, sic dilectus meus inter filios". Così la moglie.

A TUTTI - Prender le cose per il lor verso, non come il cane che morde il sasso e non chi l’ha gettato.

I Il giovane che, percosso da una pallottola, si calma vedendo che fu lanciata dalla sua amante.Chi permette è Dio: consideriamole da Lui le sventure.II Non impedire che gli altri ci avvisino: Naam Siro o Davide.

N.B. Confronta N.B. doc. 446.

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RICORDI...

1) Desiderio di santificarsi.

2) Esami pratici: non trattenersi solo in affetti, "Non qui dicerit: Domine, Domine...".

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Esaminare il proprio stato per porvi rimedio.Dio a Geremia: Ecce costitui te hodie super gentes, ut evellas et dextruas et disperdas, et dissipes et aedifices et plantes" (Geremia 1, 10).Difficoltà della prima cosa, facilità della seconda, fatta la prima.

3) "Qui timet Deum nihil negligit" Nihil boni negligit, nihil mali negligit.Spirito Santo: "egestatem operata est manus remissa" Omnia vincit amor".Regina d’Inghilterra Elisabetta: "Chi si dimentica ha poca stima di chi comanda"."Sarà mia cura farvi tenere a mente i miei voleri e farvi fare per altre volte buona memoria".Un mercante avaro: così fa l’uomo giusto in quanto all’anima sua!

4) "Nihil mali negligit" se cede non disprezza "Quid prodest homini...!!!"Il diavolo cerca poco...

5) Accorrere a Maria SSma.

6) Santa perseveranza: frequenza SSmi Sacramenti.

7) Sommo Pontefice.

8) Mortificazione.

9) Levarsi se caduti: allegrezza - Dio aiuta.

N.B. Ricordi e raccomandazioni per la conclusione di un corso di Esercizi.

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RICORDI...

Per i giovani: fuggire osterie - liti da cose di nulla. I due pastori.

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Non impedire chi vi correggerà.Naaman siro e Davide.Non parlate immodestamente.Giovane rovinato per una parola. S.Vincenzo Ferreri.

Alle figlie: Sodezza, la semenza dei bigatti - Ritiro.Maria nel tempio per 11 anni: orazione e lavoro.Fuggire l’ozio.S.Vincenzo Ferreri: figlie rovinate da una elemosina.Una parola sul modo di fare all’amore.

Padri e madri - Figlie, vigne e giardini, guardarle dai vicini (Prov. spagnolo).Eccl. 7, 26 "Serva corpus illarum". Filia patris abscondita est vigilia et solitudo eius aufert somnum". Castigarli per tempo.Buon esempio. Seneca: "Longum iter est per praecepta, breve et efficaci per exempla".S.Bernardo "Sermo vivus et efficax exemplum operis est".A.Agostino: Termini posti sulla via.Non riferire il male: gli apostoli a Gesù Cristo riferivano il bene, non il male che dicevan di Lui.

Sposo sicut lilium inter spinas, sic amica mea inter filias (Cant. 2, 11).

Sposa: "Sicut malus inter ligna sylvarum, sic dilectus meus inter filios".

A tutti: Prendere le cose per il lor verso, non come il cane che morde il sasso e non chi l’ha gittato.Il giovine percosso da una pallottola, s’adira, guarda, vede chi gliela ha gittata, che fu la sua amante. Si placa.Chi permette è Dio. "Calicem quem dedit mihi Pater non bibam illum?".Bando ai rispetti umani: i due dell’asino. Frequenza ai SSmi Sacramenti.Rialzarsi dopo le cadute.

N.B. Una serie di appunti per incontri, tenuti ad Albano (Bg), per diverse categorie di persone, datati fine settembre, inizio ottobre1872.

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(RICORDI...)

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Vi raccomando la fede:

Ferma - profonda - feconda.- Ferma: ce l’ha detto la Chiesa.- Lione Giapponese e sua moglie Maddalena e suoi figli.

Profonda: dottrina.Feconda: opere. Il giudizio si farà in ragione delle opere.

- Ai giovani: prendere le cose per il loro verso (la pallottola di neve).Non far pagar dazio alle parole: i due pastori.

- Alle giovani: non riferivano il male gli Apostoli con Gesù;amore alla pace;sodezza: la semente dei bachi"Vidi praevenientes et tabescent".

- A quelle di buona volontà: unione nell’operare il bene "Surge, propera amica mea et veni!".

- A tutti: non aver a male che ci correggano. Davide e Naaman Siro.

Ricordi: Fede - Sacramenti - Caduti, sorgere - Maria SSma Immacolata Vergine Madre di Dio!

N.B. Raccomandazioni per le giovani e i giovani e ricordi lasciati al termine di probabili Esercizi spirituali.

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(SCHEMA DI INCONTRI PER LA GIOVENTU’)

I DARSI PRESTO A DIOdì 4 Ore 10 antimeridiane - Giovinetti

Togliere il peccato: è quello che ci impedisce di darci a Dio.Ore 15 - Giovanetti: Lussuria: (Caino - Giuda - Saule) Come toglierlo? Con buona Confessione. Preparatevi.

II UMILTA’ 1 Giovanetti: Mezzi per diventare santi. Desiderio di istruirsidì 5 Samaritana - Confessore

Giovanette: Consigliarsi - Confessarsi spesso. Vantaggi della Confessione!

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UMILTA’ 2 Giovanetti: La Comunione frequentedì 6 3 la S.Messa

4 Giovanette: La visita al SSmo SacramentoGodere di essere corrette - esempi di figli non corretti.

OBBEDIENZA Giovanette: Davide ed Aman Sirodì 7 Sodezza, non adirarsi

Giovanetti: I due pastori che si attaccano a litigar per le stelle: pari o dispari.

PURITA’ Giovanette: Mezzi per conservarsi puriMaria nel tempio: orazione e lavoroRitiro: "Quaesivit... (S.Antonino)Gruppo di Angeli - S.Vincenzo FerreriIl male dei giovani nel contare cose brutte.Trovare buoni amici: amicizia perfettissima

imperfettacattiva

Giovanette: L’amico è Dio! Penitenza.

DIVOZIONE Giovinetti: Prender le cose per il loro verso;ALLA MADONNA fascetto di Croci

Giovanette: Fascio di spine - la pallottola di neve si accetta se gettata da mano amica.

Fede - Esempio di Lione Giapponese.Amore alla pace e all’ordine.Esempio della Sacra Famiglia di Nazareth.Non far pagar dazio alle parole. I 2 giovani pastori che s’attaccano per una supposizione. Amore a Maria.

Avvertimenti - esortazione alle buone di prendersi cura delle giovinette.

Alle giovinette: semente bigatti.Lavoro - sodezza - Non far pagar dazio alle parole. I 2 pastori.

A giovani: prendere le cose per il lor versola pallottola - amore alla pace.

A tutti - Ricordi - Fede - Lione Giapponesefranchezza- Sacramenti- Caduti - levate- Amore a Maria

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N.B. Semplici appunti per le giornate delle Missioni, tenute dal Palazzolo in particolare per i ragazzi e le ragazze, dal 2 al 7 settembre 1869 a Marne (Bg).

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S. ESERCIZI: SCHEMA

Introduzione

Giorno I1- Fine 2- Peccato

Darsi presto a Dio Confessione

Giorno II1- Morte 2- Che avviene al corpo dopo la morte

Confessione Confessione

Giorno IIIInferno ImpuritàConfessione Confessione

Giorno IVInfanzia di G.Cristo Vita privata di G.C.Umiltà Ubbidienza

Giorno VPassione di G.Cristo I 2 stendardiPurità Maria SSma

ChiusaSSmo SacramentoFede.

N.B. Schema in cui sono indicati, giorno per giorno, i temi da trattarsi nella predicazione: dall’introduzione alla chiusa.

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(SCHEMA PER ESERCIZI)

Giovedì sera Introduzione

Venerdì FineDarsi a DioPenitenza - eccellenzaFine

Sabato PeccatoConfessione - Orazione - EsameEsameMorte

Domenica Morte moraleDolore...(?)Giudizio

Lunedì InfernoConfessionePenitenza virtùMisericordia

Martedì Vita di Gesù CristoUmiltà IUmiltà IIPassione di G.Cristo

Mercoledì Penitenza virtùObbedienzaPuritàMaria Vergine

Giovedì RisurrezioneRicordi

N.B. Semplici titoli per indicare le tematiche da svolgere, giorno per giorno, nel corso di Esercizi per le suore Canossiane, a Bergamo in via Rocchetta. Furono tenuti per sette giorni, iniziando il 27 marzo 1879.

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ORARIO PER RITIRO

Levata Ore 5S.Messa 5.30Orazione e lez. 6Meditazione 6.30Colazione - Respiro 7.30Officio e Rosarioper la conversione dei peccatori 8Conferenza sulla Meditaz. 8.30Respiro 9Atti di fede e catechismo 9.30Istruzione 10Riflesso sull’istruzioneda soli - esame 11

Pranzo 11.30

Recita del Mezzodìe visita al SSmo per il S.Padre 12Respiro 12 1/4Recita rosario della Immacolataper il SommoPonteficee lettura 14.30Respiro 15.15Istruzione 15.30Esame passeggiando 16.30Respiro 17Meditazione 17.30Rosario e Bened. SSmo 18.30Preghiera 19Cena 19.30RespiroConf. spirituale 20Visita alla Madonna 20.30Riposo 21

N.B. Semplice foglietto con gli orari di una giornata di Ritiro (5 settembre 1872), tenuta probabilmente per suore.

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ORARIO PER RITIRO

Levata, pulizia ecc Ore 6Esercizio del cristiano 6.15S.Messa 6.30Lezione 7Meditazione 7.30Colazione e Respiro 8.30Riflessione sulla meditazione nellapropria stanza o passeggiando 9.30Ora della B.Vergine e Lezione 10Istruzione 10.30Esame di coscienza in stanza 11.30Pranzo 12Visita SS.Sacramento e respiro 12.30Vespro e Compieta e lezione 14Istruzione 14.30Esame e ritiro in stanza 15.30Litanie dei santi e lezione 16Meditazione 16.30Ritiro o in chiesa o in stanza 17.30Mattutino con le lodi 18.15Respiro 19Rosario e Benedizione colSantissimo 19.30Cena 20Visita ed Esercizio 20.30Riposo 21

N.B. Probabile orario di una giornata di ritiro svolta a Martinengo (Bg), probabilmente per i Fratelli della Sacra Famiglia.

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(APPUNTI, PROGRAMMI E ORARI...)

1)

Corrige amicum, saepe enim fit commissio.Altiora te ne praesieris - In supervacuis noli esse curiosus.

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Audisti verbum adversus proximum tuum?Commoriatur in te!!Lasciam correre tutto? No - Il rimedio non è la detrazione ma la correzione.Il pungere con motti satirici, non guarì mai nessuno.Corrige amicum, corrige proximum, corrige fratrem - per confidenza - per carità - il subordinato, per giustizia.Es. medico che scopre il male e non lo cura - Il sorvegliante che dorme - L’anima che, appena gloriosa, va a ringraziare chi l’avea ben guidata.Initium vitae bonae: dai parenti e, se questi mancano! (quanti scandali i figli dai parenti!)Sia pur disgustosa la correzione: che importa?L’ufficio comporta così.Vari modi di fare la correzione!Es. Aristotele: ammalato e medico "Ne me cures ut bubulcum" - Non tutti ad una maniera.Secundum autem simile est huic (II Comand.)

2)

"Ecce quam bonum, etc" (salmo 132)"Hoc est praeceptum meum ut diligatis invicem, sicut dilexi vos" "Filioli diligite alterutrum". - Pacomio - soldato - Giunti in una città, i cittadini corsero a portare viveri. - Si sente tocco per seguire l’Istituto Sacro, risolve di farsi cristiano. - "Non in commotione Dominus" Mostrava di aver stima dei fratelli. - Guardiamoci dal dire: "Il tale ha detto la tal cosa di te" in ciò che possa

contristare. - Buone parole - parole mordenti: non contendere ostinatamente:

mulierularum more. - I due padri sul cocchio - S.Filippo Neri, S.Francesco di Sales.

"Honor est hominis qui separant se a contentionibus". - Buon modo: non giudicare. - Come diportarsi quanto ad altri. - Un altro castiga se stesso.

Pontefice - Abate Moisè coll’Abate Macario - Abate Isac - Angelo sulla cella che si domanda dove gittarne il suo giudicato(?).Cassio Vescovo di Narni, è molto rubicondo.Totila, re dei Goti, pensa male. Iddio lo difende - un servo indemoniato è liberato da Cassio.

Due monaci scambievolmente veggono divina grazia in loro, per segni sensibili - Uno giudica male, scompare da lui il segno - Digiunano due settimane, il segno torna. Visione di Fra Leone. - S.Doroteo (insegna) come si deve dire vedendo un compagno trasandato e

uno assettato (ordinato). - Penitenza che S.Francesco impose a uno che pensò male.

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- Penitenza che S.Tommaso comandò a S.Bernardo che gli facesse fare, per aver pensato male.

- "Stattene là in terra, villano figliuolo di Pietro Bernardone"____________________

Tu autem, quid judicas fratrem tuum, aut tu quare spernis fratrem tuum?" (Rom. 14, 10).Malizia nell’infamare uno il suo prossimo, entro se stesso.Ma senza la giurisdizione di Dio.

3)

Poveri: E’ loro il Regno dei Cieli. Sederanno a giudicare. "Sedebitis et vos super sedes duodecim, judicantes duodecim tribus Israel".Premio in vita: Et omnis qui relinquit domum etc. Centuplum accipiet et vitam aeternam... etc.Centuplum - di qua; vitam di là. - S. Gerolamo: "Chi lascerà i terreni, riceverà spirituali, che in confronto è 100

per uno!". - Cassiano lo spiega relativamente ai beni temporali: "Lasciano una casa, e

ne ricevono tante quante sono le case della Istituzione, padre, madre, fratelli, servi e chi fa da procuratori, chi da cuoco, chi da infermiere, etc.

"Saturitas autem divitis non sinit eum dormire" e però i ricchi sono "viri divitiarum". Gli uomini delle ricchezze, dice la divina scrittura.I religiosi senza fastidi: "Tamquam nihil habentes et omnia possidentes".Onori: chi ti onorerebbe nel secolo? chi penserebbe a te?Qui pari e superiori ti onorano. Che dirò in quanto a tranquillità?

____________________

Povertà di spirito = lasciar le cose col cuore."Divitiae si affluant, nolite cor aggravare".I In effetto lasciare le cose: IIlasciarle coll’affetto.Tre gradi di povertà1 quelli che lasciano le cose effettivamente ma non nell’affetto2 quelli che han lasciato in affetto e coll’affetto alle cose superflue, ma in

Religione hanno grande amore alle cose necessarie3 Paupertas - necessarium (spiegare bene!)

4) Programma meditazioni corso Esercizi

Martedì morte mezzi di santificazione Eccellenza ConfessioneCorpo morto

Mercoledì giudizio Confessione Confessione ImpuritàGiovedì Inferno Umiltà I Umiltà II Vita di G.CristoVenerdì Morte G.C. Obbedienza Castità

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ResurrezioneSabato Madonna Fede Penitenza ApparizioniDomenica Ricordi5)

Schema:Vestito - stanza -lettoVoti della ReligionePovertà - Rinuncia a tuttoCastità - piaceri della carneUbbidienza - "perinde ac cadaver" come morto

TrasportoPoca stima o nessuna che fa il corpo morto degli onori. Non fa certo conto degli onori della vita!Come resta l’anima per il peccato!Piange il corpo per la perdita dell’anima. Deve piangere l’anima che ha perduto Dio! Farei rivivere il corpo se potessi!!Ho da far di tutto per far rivivere l’anima!

Ricordi (1873)

1. Se avesse qualche ricordo in quanto a diportarsi per sé e propria prole.2. Divertimenti: cosa s’intende di parlare?

Balli - è peccatofini(?) - è il piacere di fare quattro salti - mi sembra ambiguomus(?) e ballo del bacio: c’è la madre che osserva! Non vede il cuore! Cosa dicono i S.Padri.

3. Eppure la gente di questo modo non la pensa così. E non salvan le convenienze col marito! Mostratevi infastidite.

4. Teatri - è scuola di educazione per il popolo. Lo stampano sui fogli...Tombole - Si possono santificare anche le mogli?

Schema per Esercizi

Fine I due stendardiImportanza della salute Confessione (4)Peccato mortale Fuga delle occasioniMorte Santificazione della festaMorte del peccatore Peccati della linguaMorte del giusto Furto (meditazione)Giudizio particolare ScandaloImpurità Doveri del proprio statoMisericordia FedePassione di G.CristoParadisoMadonna

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EucaristiaPerseveranzaBisogna patire

Schema di Predicazioni

1 2Confessione = Confessione

1 2Umiltà = Obbedienza

1 2Purità-Verginità = Mezzi per conservarla: penitenza

1 2Fede = Se vuole, un peccatore può divenir santo

1 2Amore a Maria = Delizia del viver bene

____________________

Schema S.Esercizi

I g.

1 2Confessione - Confessione

II g.

1 2Confessione - Se vuole, un peccatore può divenir gran santo

IIIg.

1 2Umiltà - Ubbidienza

IVg.

1 2Purità - Verginità - Mezzi per conservarla: penitenza

Vg.

1 2

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Amore a Maria - Delizia del vivere bene

Schema corso S.Esercizi

Ig.

Mattina SeraIl fine Importanza della salute

IIg.

Il peccato La morte

IIIg.

Il giudizio L’inferno

IVg.

L’impurità La misericordia

Vg.

I due stendardi La passione di G.Cristo

VIg.

La Madonna Il sacramento dell’EucarestiaMessa e Unione a G.Cristo

____________________

Domenica Mattina: Preparamento alla SSma ComunioneDomenica sera: allegramente

Ig.

Libri - Il Cristiano istruito del SegneriP.CattaneoS. Alfonso de’ LiguoriDa Ponte Sacerdote

____________________

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Schema S.EserciziDomenica 26 aprile

I Obbligo della santificazione propria- Lunedì 27

II Fede - Pratica- Martedì 28

III Umiltà e pratica dell’umiltà- Mercoledì 29

IV Obbedienza: a chi? qualità dell’obbedienza- Giovedì 30

V Penitenza: virtù - mortificazione interna ecc.- Venerdì 1 maggio

VI Castità - Mezzi per conservarla- Sabato 2 maggio

VII Stato matrimoniale - come diportarsi- Domenica 3 maggio

VIII Stato religioso

____________________

Orario S.Esercizi - Martinengo

Alzata 6

Esercizio di Meditaz. 6 1/2

Esame sulla Meditaz. 7 3/4

Messa - Colaz., respiro 8

Ora e ritiro 9 1/2

Meditazione 10 1/4

Esame sulla meditazione 11 1/2

Visita 11 3/4

Pranzo 12 1/2

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Vespro e Lezione 2 1/2Ritiro in camera 3 2

Visita e passeggio 4

Mattutino 5 1/4

Meditazione 5 3/4

Rosario e visita 7 2

Cena 8

Kempis Esercizio 8 3/4

Riposo 9

12) Programma di predicazioni

2 Marzo - S.Alessandro24 Aprile - 4 del mese3 Marzo - Giudizio9 Aprile - Giudizio18 Aprile - Morte amara22 Aprile - Calice27 Aprile - Peccato9 Gennaio - La vita aspera28 Aprile - Empio umiliato31 Marzo - Vita felice27 Novembre - Cum accepero tempus6 Febbraio - Pel mese di Maggio26 Giugno - Discorsi buoni25 ....... - Godete in quel giorno

Al Paradiso (Bg)

28 Gennaio15 Febbraio - 4 del mese29 Agosto - Separare il prezioso dal vile24 Febbraio - Vegliare e pregare26 Febbraio - Quid prodest homini...?6 Marzo - Sacrificio al Signore16 Novembre - Giudizio19 Marzo - Tutti amano le cose loro27 Marzo - Eccellenza in tutte le opere20 Aprile - Il fuoco che pone in chiaro17 Aprile - Concordia16 Aprile - Timor salutis6 Maggio - La morte non tarda4 Giugno - Umiltà3 Agosto - Giudizio8 Luglio - Ubbidienza8 Agosto - Le cose piccole7 Luglio - Ultima predica degli Esercizi10 Maggio - Effetti del SSmo Sacramento nell’anima23 Novembre - Sentenza ai buoni

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24 Agosto - "Per la giustizia contesta fino all’agonia in pro’ dell’anima tua"(Eccl.4,33)

26 Aprile - 3 specie di pensare in odio

N.B. Una raccolta di 12 fogli riguardanti: i primi tre alcuni spunti di predicazione su temi diversi, i seguenti comprendono schemi di orari e argomenti da svolgere in corsi di Esercizi o Missioni. Raramente è riportata la data, o i destinatari o il luogo. L’ultimo foglio è una lunga lista di predicazioni da svolgere: sono segnati semplicemente l’argomento e la data (cioè il giorno e il mese).

457

(APPUNTI PER PREDICAZIONI)

(Storia della Croce)

Cosroe, re di Persia, negli ultimi tempi dell’Impero di Foca, occupato Egitto ed Africa, presa Gerusalemme, uccisi molti cristiani, trasporta nella Perside la Croce che Elena avea sollevata sul monte Calvario.Eraclio, successore di Foca, domanda e non ottiene la pace da Cosroe.Foca prega, digiuna e vince - Tre duci di Calvan con tre eserciti - La Croce dopo 14 anni in possesso dei Persiani, fu ricuperata.

Eraclio, ritornando in Gerusalemme, con alcune celebrità, la portò sui propri omeri.Eraclio vestito bene, non può progredire alla porta che conduce al Calvario.Zaccaria, antistite (Vescovo) di Gerusalemme, disse: "Guarda che con questa pompa non imiti però la povertà di Gesù Cristo".Depone le vestimenta, si veste da povero, progredisce.

___________________

Solitudine praticata da Gesù e da Maria!

Ci tien lontani dal male.E’ opportuna per sentire le ispirazioni.

1) Gesù solitario, grotta e pastori solitari, sapienti solitari, Egitto solitario.30 anni solitario - Solitudine nei 3 anni della predicazione - Solitudine del Calvario - Risorto - Maria Maddalena accanto al sepolcro e Pietro: "secum miserans quod factum fuerat". Emmaus - Cenacolo - lido del mare di Tiberiade - Salì al Cielo nell’oliveto - fuori di Gerusalemme.Maria - S.Vincenzo Ferreri: "Numquam exibat e domo nisi cum ibat ad templum. Et tunc ibat tota composita, semper habens oculos suos ad terram".

2) Relinque curiosa - Troveremo il tempo!Sono menzognere tutte le strade della città, cattive le compagnie ecc.

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D - Quelli che riescono nel mondo, sono i più esemplari?R - No - son tiepidi - che ne avviene?Languidezza - della carne - Non sono istruiti della santa solitudine, del fine, della santità, della Chiesa Cattolica di cui fan parte.Aggiungi che le brigate quasi sempre hanno un po’ di veleno: "Non in commotione Dominus"

3) Sentire le ispirazioni.Filone - "Dei sermo amat deserta". Sacra cantica.Lo sposo chiama: "sicut turturis" La sposa invita: "Veni dilecte mi egrediemur in agris, commoremur in silvis". "Veni in hortum meum, soror mea sponsa"."Oh solitudo, in qua Deus cum suis familiariter loquitur et a strepitu quies cogit coelestia meditari" (S.Ignazio). S.Filippo Neri, S.Ignazio, S.Girolamo in Egitto.

____________________"Invocavi et venit in me Spiritus Sapientiae et praeposui illam regnis et

sedibus et divitiis, nihil esse divitias in comparatione illius".Stima di Salomone (circa la Sapienza) la dobbiamo fare noi della perfezione.Al crescere della stima comincerà il profitto.

Tanta più stima, tanto più desiderio - Volontà è potenza cieca - Vede per l’intelletto.La volontà è regina, comanda alle forze e potenze dell’anima - interiori ed esteriori.Norma della volontà è il desiderio di una cosa e studio di procurarla."Beati qui exuriunt et sitiunt justitiam, quoniam ipsi satiabuntur".Samaritana.

Istruitevi dunque, poiché tanto bene ne viene dall’istruzione.Maria, sapea vicino il tempo dell’incarnazione.Nella profezia di Simeone patisce più, nella Passione: grande generosità.Dopo, lo crede risorto.

____________________

Memorie

1 Sodezza ..... aquila - semenza bigatti.2 Lavoro - Eva - "Quaesivit lanam et linum et operata est consilio manuum

suarum digiti eius apprehenderunt fusum".Fatto di S.Antonio

3 Ritiro4 Prendere le cose per il loro verso5 Non impedire che altri ci avvisino6 Ubbidienza = Vir oboediens loquetur victorias7 "Amicus fidelis protectio fortis - qui autem invenit illum, invenit thesaurum"

Ricordi - FedeDevozione a Maria

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Lo scopo della Pia Opera

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Uccellare alla larga.Correzione: Come deve essere fatta

Non ricordare le mancanze passateNon pettegolezziAmore alla SuperioraAssistenti: informare la sorvegliatriceSorvegliante ubbidireContare tutto alla SuperioraSuperiora usi carità colle sorvegliatrici e le compatisca

____________________

(Correzione fraterna)

(Brano di suggerimenti che risale ai primi tempi della direzione dell’Oratorio: espone il dovere che ha di correggere).

"...Supponete per un momento che tutti avessero a parlare così, giacché tutti potrebbero.Il Predicatore rimarrebbe in Chiesa - Ablativo Assoluto. E poi allora potremmo rovinare la Chiesa, togliere l’altare, distruggere i paramenti, cancellare l’Immagine di Maria, giacché queste cose non servirebbero più a nulla - Ma senza queste cose io vi dico che con questo etc..."

E’ da molto tempo o fratelli che volea dire queste cose, ma non ne avea coraggio.Ma quel "Vae mihi quia tacui" di Isaia mi conturbò e dissi fra ne: in quella maniera che nessuno mi domanda qual predica io fo, né mi dice quali ammonimenti devo dare, quali massime devo inspirare, dal che si scorge che la direzione spirituale pare affidata proprio a me; ma che più, dal momento che, chiedendo io per una cosa di questo Oratorio, mi fu risposto dal Sig. Rettore, che era cosa spirituale e che a me toccava provvedervi, a me tocca, pare, di parlare liberamente. Ora non iscorgo andare le cose con quello spirito che devono (andare).

E giacché mi sono assunto, non colle parole, ma col fatto questo dovere, se io sarò come muto "et non functus officio meo", tolga Iddio che venga anche per me un giorno troppo terribile in cui, tremante ed affamato io debba gridare: "Vae mihi quia tacui" guai a me che ho taciuto!

Deh Vergine Maria! Benedite i Superiori, benedite questi giovani, benedite ancor me, sicché tutti noi che, frequentiamo questo Oratorio, possiamo, poi un giorno benedirvi per sempre!

____________________

"Non alligabis os bovis triturantis in area fruges tuas" (Deut. 25, 4).Se non vi fossero specchi, una donna non comparirebbe in pubblico senza farsi guardare da 3 o 4 donne se sta bene!La Confessione è specchio dell’azione interna e dell’esterna.

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Sentite pure la fatica, anche l’ammalato sente il salasso, ma vi antepone la salute.Non siate superbi. La superbia non vuole ammonizioni. Lo sciocco è brutto e sporco e non vuol vedere lo specchio. S.Gregorio Magno e S.Emidio pregano i loro amici che li avvisino.Troverete certi che vi adulano, nessuno che vi dica la verità - Pecore e campanelli ect.

Così ci sono quelli che turano la bocca all’amico che vorrebbe il loro bene.E più ai più saggi: Naaman Siro e il profeta Eliseo.Naaman è avvisato da un servo.Davide è folle e nessuno lo avvisa - Davide era superbo e nessuno ardiva parlargli."Qui communicaverit superbo, inducet superbiam" (Ecc. 13, 1)...... (testo incompleto)

N.B. Un insieme di appunti su temi diversi, scritti su foglietti anche un po’ logorati; non si sa quando furono scritti o utilizzati.

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RICORDI... PER UNA NOVENA

1- Non lasciate passare giornata senza fare i vostri esami di coscienza.

2- Alla sera non tralasciate di fare le vostre umiliazioni.

3- Non tiratevi donnicciole per i piedi solo permetto le Sartori, ma meno che potete anche quelle.

4- Non far conservare il Santissimo, se non siete certe che viene il Prete il giorno dopo a dire la S.Messa.

5- Siate puntuali alle Regole, senza pubblicarle alle altre e state allo spirito della vostra casa che lo conoscete.

6- Siate sode e guardatevi dalle moine e tra di voi e colle altre.Amore sì, ma per Gesù.

7- Non tiratevi preti e frati per casa, e abbiate rispetto dei preti e frati, ma lasciateli pei fatti loro.E non fate comunella con quelli che sparlano dei loro superiori.

8- State devote di Maria SSma.

9- Ubbidite, umiliatevi, tenete da conto le putelle, amate le orfanelle, state allegre.

Questa è anche la vostra novena di S.Giuseppe ed aggiungetevi un Pater Ave, Gloria e il Canto dell’inno: "Te Joseph celebrent".

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N.B. Una serie di nove promemoria o raccomandazioni inviate dal Palazzolo alle sue suore di Vicenza, qui utilizzate anche per la novena di S.Giuseppe.

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NOVENA DEL S.NATALE

Tutte le tribulazioni che circondano la Santa, bella Sposa di Gesù Cristo la Chiesa, sono suscitate dallo spirito del mondo, totalmente opposto a quello di Gesù Cristo. Il suo Spirito Gesù Cristo ha cominciato a manifestarlo coi fatti nell’Incarnazione e più chiaramente, lì nella Grotta di Betlemme, condannando il mondo con la sua povertà, colla sua penitenza, colle sue lagrime, colla solitudine col silenzio.Vogliamo noi seguirlo? Intendiamolo una volta che parla il linguaggio dei fatti. Non facciamogli gittar via il fiato, povero Bambino!

1 Il mondo perseguita la chiesa di Gesù Cristo e il suo Vicario. E noi offriamo tutto il bene che facciamo per la santa Chiesa e per il Santo Padre...

2 Il mondo per la gloria e per le ricchezze, fa guerra alla giustizia e dimentica la legge. E noi amiamo la Povertà e sopportiamone volentieri gli incomodi; massime il freddo, senza lamentarci, con Gesù Bambino nella grotta.

3 Il mondo è un chiacchierone e ci ha riempito le orecchie dei suoi paroloni gonfi e vuoti, Gesù tace nel Presepio.Facciamo un po’ di silenzio cogli uomini e troveremo tempo di parlare con Gesù. Non lamentiamoci, che è cosa vana.

4 Il mondo inorridisce al nome di penitenza e Gesù patisce sulla dura paglia nei disagi della capanna. Facciamo un po’ di penitenza ogni dì.

5 Il mondo vuol ridere. Gesù piange nella grotta. Prepariamoci ad una buona confessione, piangendo sul tempo che abbiamo gettato via...

Avanti, avanti o fratelli e sorelle, perché il tempo passa. Cosa facciamo?______________________

Novena del S.Natale

1- In memoria degli esempi solennissimi di Santa umiltà; obbedienza, e povertà

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che ci diede il Verbo eterno del Padre, facendosi Uomo, in questa S.Novena mettiamo in pratica queste virtù, soffrendo i disprezzi senza lamento, obbedendo con grande contento e soffrendo volentieri gli incomodi della povertà.

2- Recitare ogni giorno 9 gloria al Bambino Gesù col canto dell’inno "Quem Terra" e un Pater a S.Giuseppe.

3- Facciamo ogni giorno almeno 3 mortificazioni e 5 Comunioni spirituali.

La Sacra Famiglia ci benedica tutti.

N.B. Si tratta del testo di due novene, entrambi di Natale, inviate alle sue suore rispettivamente nel 1870 e 1879.

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NOVENA DEL S.CUORE DI GESÙ

1- In tutte le nostre azioni, parole, pensieri, affetti cerchiamo di seguire il genio, le inclinazioni, gli affetti del Sacro Cuore di Gesù, e però sia:

2- Sempre retta la nostra intenzione e domandiamo a noi stessi come si diporterebbe Gesù Cristo nelle circostanze nelle quali ci troviamo noi.

3- L’umiltà e la mansuetudine si veggano nei nostri diportamenti.

4- Ogni giorno facciamo una visita al Santissimo Sacramento e recitiamo 9 gloria al Cuore SSmo di Gesù e 3 Ave al Cuore purissimo di Maria.

5- Aggiungiamo ogni giorno qualche poco di mortificazione o penitenza.

6- Offriamo il tutto per la S.Madre Chiesa.

"Pone me ut signaculum super cor tuum, ut signaculum super brachium tuum".

N.B. Novena scritta per le Suore delle Poverelle.

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NOVENA DI PENTECOSTE

Questa è proprio la novena del S.Ritiro, di quel prezioso nascondimento, di quell’amabile quiete che invita lo Spirito Santo a parlare all’anima.

1 Osservare più che si può il S.Ritiro e però raccoglimento nell’andare attorno, e silenzio, tralasciando per mortificazione i discorsi inutili, le spiritosità, etc...

2 Fare tutti i dì un po’ di visita a Maria Santissima, pregandola di accompagnarci in questa novena con cura singolare che sempre ci unisca a Lei.

3 Recitare ogni dì 7 gloria allo Spirito Santo, pregandolo dei suoi santi doni.4 Soffrire con pazienza le ingiurie e le noncuranze, offrendole a Dio per la sua

Santa Chiesa.5 Fare un po’ di mortificazione o penitenza. Poco si, ma qualche cosa ogni

giorno.6 Almeno un volta, in questa Novena domandare ad alcuno dei nostri superiori

in che dobbiamo correggerci.7 Dire spesse volte giaculatorie come: Veni Sancte Spiritus - veni Creator

Spiritus - imple superna Gratia - Accende lumen sensibus.

W. Gesù - Maria e S.Giuseppe

N.B. Altro testo per la novena che preparava alla festa di Pentecoste, sempre indirizzata alle Suore delle Poverelle.

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NOVENA DELL’IMMACOLATA

1- Recitare ogni giorno la coroncina dell’Immacolata e chi non la sa, 12 Ave Maria e 3 Gloria.

2- Fare ogni giorno almeno 5 Comunioni Spirituali e mettere grande attenzione negli esami di coscienza, uno prima e dopo il pranzo e l’altro alla sera.

3- Tutti i giorni, fare almeno 3 atti di mortificazione.

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4- 3 giorni entro la Novena, fare un po’ di penitenza.

5- Accostarsi ai SS.Sacramenti il giorno della festa.

___________________

Novena dell’Immacolata

1- Fare con buona diligenza, prima o dopo il mezzodì l’esame particolare sulla passione predominante e la sera l’esame generale, suggellando questi esami con l’atto di pentimento e di amore di Dio.

2- Recitare ogni giorno 12 Ave Maria in onore dell’Immacolata Concezione e 3 Gloria alla Santissima Trinità.

3- Fare ogni giorno qualche mortificazione o penitenza e quando possiamo, qualche opera di misericordia o corporale o spirituale verso del nostro prossimo.

N.B. Due brevi testi per la novena dell’Immacolata, solo il secondo porta la data: 1885; non è evidente se si tratti di novena per le suore o per ragazze.

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NOVENA DELL’ASSUNTA

Quanto operate di bene, sia in pro’ della Santa Chiesa e del Sommo Pontefice.

1- Recitate 7 Ave Maria in onore delle allegrezze di Maria Vergine. Un Pater, Ave, Gloria alla SSma Trinità ed un Pater, Ave, Gloria ai Santi che furono in più stretta parentela con Maria Vergine.

2- Fate un esame particolare sul vostro difetto principale e che non vi lascia vivere da pellegrine sulla terra - Detestatelo e promettetene la emenda. Siate sincere con voi stesse, esaminate voi e non le altre, e abbiate voglia di essere sante e non di comparire sante.

3- Ogni giorno fate un po’ di mortificazione o penitenza. Amate la penitenza.Iddio si compiace delle anime umili e penitenti.

4- Non lamentatevi nei torti che vi verranno fatti e abbiate care le umiliazioni che vi incontreranno.

5- Quando sentite battere le ore, dite un’Ave Maria con la giaculatoria: Oh Regina e Madre mia, datemi grazia di aborrire il mondo e di seguire Gesù

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Cristo, perché vi possa godere in Paradiso. O Maria, o Maria, fatemi santa.

Vivete felici. Servo Sacerdote L.P.

____________________

Novena Dell’Assunta

1- Recitare ogni giorno 7 Ave Maria in onore alle 7 allegrezze della Madonna, un Pater, Ave, Gloria in onore alla SSma Trinità, un Pater, Ave e Gloria ai Santi che furono in più stretta parentela con Maria Santissima.

2- Fate un esame particolare (con grande attenzione) sul vostro difetto principale, domandando alla Madonna la grazia di emendarvene.

3- Ogni giorno fate un po’ di mortificazione o penitenza.

4- Nel corso della Novena soffrite le umiliazioni che vi incontreranno, e procurate di non lamentarvi degli affronti che vi verranno fatti.

5- Quando sentite suonare le ore, dire una Ave Maria colla giaculatoria: O Maria, datemi grazia di aborrire il mondo e di seguire Gesù Cristo perché vi possa godere il Paradiso. O Maria, O Maria, fatemi Santa.

Quanto fate di pratiche pietose sia in pro’ della S.Chiesa e del sommo Pontefice.

Vivete felici.Servo Sacerdote L.P.

N.B. Due testi di novena per l’Assunta, destinati alle sue suore; la seconda porta la data 1871.

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NOVENA DEI SANTI

Tante difficoltà troviamo a farci ricchi, a diventare illustri e stimati dal mondo, a poter vivere in mezzo ai piaceri ed alle comodità...

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Per diventare santi non v’è cosa che ci possa impedire.Vi sono santi di ogni condizione, di ogni età. Vogliamo dunque farci santi.Questa è la volontà di Dio.

1- Ogni giorno recitare 1 Pater allo Spirito Santo, un Pater al S.Crocifisso, un’Ave Maria alla Madonna e 9 Gloria a tutti i Santi.

2- Facciamo ogni giorno qualche mortificazione.

N.B. Novena scritta per le Suore delle Poverelle.

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NOVENA DI SANTA DOROTEA

1- 3 Pater, Ave e Gloria, uno alla mattina, uno al mezzodì, l’altro alla sera.

2- Sentire la Messa ogni dì offrendola pel bene della gioventù.Alla festa poi e domenica, sentirne due: la prima per l’obbligo della festa, la seconda per la gioventù.

3- Le destinate ad essere Maestre, facciano tre volte un po’ di mortificazione.

In quanto alle penitenze, ti raccomando di andare con grande prudenza e pensa che quello che dici ad una in segreto, sia contato in piazza.

N.B. Le destinatarie di questa novena dovrebbero essere le giovani iscritte alla Pia Opera di S.Dorotea. Probabilmente è stata inviata ad una suora o a una superiora laica, che guidava tale associazione.

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(SCHEMI E SPUNTI PER PREDICAZIONI)

Per la predica del giorno de’ santi.Cesàri - S. Francesco d’Assisi, p. 67, tom. 3

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Bollandisti - 90 - disse S. Francesco a’ suoi: "Il nostro privilegio singolare sia quello di non aver alcun privilegio particolare".

Cesari, p. 114 - povertà.

De libro Judith, capo 16

Porro Judith universa vasa bellica Holophernis, qui dedit illi populos, et conopeum. Quod ipsa substulerat de cubili ipsius, obtulit in anathema oblivionis.

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Tracce di predica e scritti vari

Buccinate: in memoria tuba insigni die sublimitatis vestrae (680).p. 88, pagina 92 la voce degli angeli.

1)Discorso: potrebbesi dimostrare il cambiamento che portò sulla terra la venuta del Messia.Betlemme, nella stessa pagina.

Foca imperatore tradito dal suo peccato (Indice Cristiano istruito, p. 212.)

Contro di G. C. si congiurano più ordini di persone, quanto differenti nel grado, altrettanto uniformi nell’empietà. "Circumdederunt me vituli multi tauri pingues obsederunt me" (Salmo 21,12).

"Multi peccati sunt super capillos capitis mei, qui oderunt me gratis"."Constituerunt ei triginta argenteos..."."Nolite tangere Christos meos et in prophetis meis nolite malignari" (Salmo 104, 45).

___________________

(Disonestà o impurità)

Gli ubbriachi soli non sentono il loro fetore, mentre gli altri sono nauseati, così i lascivi. I santi e tutte le persone dabbene aborrivano le laidezze del senso, mentre quelli che ne sono inzuppati, e ancorché puzzino e a Dio e agli uomini,

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non ne sentono, e dicono "che male è?". Il minor di tutti i mali che faccia l’uomo; vediamo...

Confessate che la disonestà è un peccato mortale. Se no siete eretici. >Nolite errare: neque fornicarii, neque adulteri, neque mulles, neque masculorum concubitores, regnum Dei possidebunt’.

Così l’apostolo (I Cor 6,9-10) che se è così, "peccatum contra Deum commissum, quondam infinitatem habet ex infinitate divinae majestatis"; figuratevi che per pagare il debito di un solo, degli atti impuri si presentano al tribunale della divina giustizia tutti gli Angeli insieme, e depositano ai piè del suo trono quasi in un banco, tutto il loro amore infuocato. Patriarchi fede. Profeti fortezza. Apostoli pellegrinaggi. Martiri sangue; vergini sincerità. Vescovi sollecitudini. Confessori penitenze. Maria V. santità; sormontate ogni estimazione, raddoppiatele più volte in numero, che non solo le stelle del celo, non basterebbe a pagare degnamente né meno un solo sguardo lascivo, de’ tanti che voi ne date.

Per compire vi vuol quel che vi pone del suo G. C. E un debito sì eccedente, pesa sì poco sulla bilancia della terra, che venga riputato leggero?Oh, bilance in vero biugiarde. "Mendaces filii hominum in stateris".

Prova S. Francesco che la disonestà, toltone l’omicidio, è il più grave di tutti gli altri che si commettono contro il prossimo.

A salvare un’anima si richieggono due volontà. Dio che vuol salvo, noi che vogliamo esserlo. Il peccato che si oppone più a queste due volontà per renderle inefficaci, quello che si oppone più alla mia salute. Iddio sebbene odia in immenso tutti i peccati mortali non ha mostrato verso nessun altro un orrore maggiore che verso quei di carne.

In tutti i tempi come Iddio ha ridotto al niente le principali monarchie per la lussuria. Prima di Cristo. Assiri dopo 1304 anni; disonestà di Sardanapalo.Si ribellò Arbace, suo capitano. 2 Caldei. 383 anni. Baldassare seduto colle concubine lesse la sua sentenza. 3 Persiani. Dario 208 anni. 329 donne. 4 Alessandro - favorito casto, punito libidinoso, in capo a 7 anni morì nel fiore delle vittorie.

Greci in Cleopatra. 5 Romani. Africa, Spagna, Gallia; un sentina d’impudicizie, quando Dio li diè in preda a’ Vandali; eran casti.I due diluvi; fuoco ed acqua. 4 città con 72 miglia di paese per lungo e 19 per largo: consumate dal fuoco, incenerì i sassi di quelle strade e di quelle stanze ove si annidavano.

Diluvio universale: 8 sole persone si salvarono: Ego pluam. Egli chiude la porta, et inclusit eum Dominus de foris, affinché, mossi da compassione, non aiutassero altri.

Tu autem cum tranquillitate judicas paenitet enim me fecisse eos. Modi impropri di favellare di Dio, non adoperati mai più nel punire altri eccessi.

Gesù Cristo volle nascere da una vergine; fu tentato ma non d’impurità; non permise di essere incolpato di questo. Predicando tante volte in 3 anni, non tollerò di nominare neppure una volta questo peccato. Come aborra una tal iniquità

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come la più vile, vergognosa, rimproverabile all’uomo, l’uomo che non curante di essere simile a Dio di cui sostiene la immagine, ha voluto cambiarsi in bruto. Homo cum in honore esset, non intellexit; comparatus est jumentis insipientibus, et similis factus est illis. "Non natus sed factus".

Il demonio medesimo giunge a vergognarsi ancora egli di questo vizio che pure non può essere in lui, se non adottivo. Afferma S. Tommaso(De erud. 5 , cap. 51) che, anche per questa ragione, che chi lo tentava era Lucifero e non gli permise la sua superbia di abbassarsi a tanto.

Altri demoni meno apprezzati, stanno impiegati a tentare di queto male; dimostrazioni di nausea: "oibò; oibò", così disse un demonio ad una donna, lo racconta Francesco Cantipratuse.

Fa come i cacciatori si valgono dello sterco a sorprendere le pantere. Fatto delle pantere.Asmodeo, il demonio che tenta d’impurità e significa secondo la proprietà della lingua ebraica: abbondanza di peccati; la disonestà è un seminaio ferace di mille colpe.

Un peccatore di diverso genere commette peccato in certe sole circostanze e per rare volte. Non così l’impuro: la sua vita può dirsi torrente d’onde fangose.

Chi insegna la malizia ad altri, un uomo semplice che riguardi le fasce d’una piaga appestata, non abborre in essa che la marcia.Un medico prudente vi riguarda la desolazione che di più proviene, se subito non si getta al fuoco.

Al tribunale di Dio aprirete gli occhi. "Hoc enim nolite intelligentes quod omnis fornicator, aut immundus, non habet haereditarem in regnum Christi ed Dei". Il che Dio farà che si adempia e negando giustamente ai meschini quegli aiuti efficaci di

cui tanto sarebbero bisognosi a morire in grazia, concedendo licenza più assoluta ai demoni, più assoluta e più ampia di tentarli in quel passo estremo e vietando a santi d’intercedere a favore d’essi.

Scitote intelligentes

Giovane se vi capita uno di questi demoni in carne e vi dice: che la disonestà è poco peccato, che basta confessarsi etc..., sputategli in faccia e voltategli le spalle. Così fe’ S. Francesco di Sales ancor fanciullo.

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Memorie per il mese di Maria

Per il giorno 3 maggio, Segneri, marzo 30 novembre - esempi (Segneri: Cristiano Istruit. 8,24).

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27 marzo: la Presentazione.Ragionamento con esempi sopra Maria Vergine, ossia la vera divozione.(Segneri. Crist. Ist. T. 9,29).

Segneri: Manna, 21 novembre. Maria assomigliata all’aurora.(Isaia 49,18) "Vivo io dice il Signore: tutti questi saranno il manto di cui tu sarai rivestita".

Maria terra intatta. Manna. Dicemb. 20.

Mulier amicta sole (Segneri: Il divoto, p. 58)

Nov. 21 - 3 - luglio 2

"Quia fecisti rem hac ecc...... benedicam tibi". (Gen 21).(Bartoli, Giappone, vol 2: Bellissimo fatto, potenza della preghiera, p. 228).

Per oratorii

Manna, Segneri; 9 marzoidem Segneri; 7 luglioRodriguez, del peccato, 5.4211 ottobre, Manna, "Gesù Cristo tentato nel deserto".

"Condizione essenziale di una casta è l’essere chiusa e propugnatrice per sé di se stessa".Il sacerdozio non potrà mai essere una "casta" (cfr. Civiltà cattolica 1862: S.Gregorio, p. 183).

_________________Meditazione del fondamento

Sei creato da Dio. Chi, donde, quale, e con quanto amore t’abbia creato.

1) Nessuno degli Angeli o Podestà, nessuno de’ Principi o Cherubini, ma Dio stesso ti creò.

2) Dal nulla, mettendo in opera (per così dire) per tua cagione, quant’è infinita la sua potenza; distanza infinita tra l’essere e il non essere.

3) Ti ha creato ad immagine e similitudine sua, imprimendoti come un raggio della divinità, ed una forma emula della SS. Trinità, e facendoti di poco minore agli angeli (Ps 8, v.6).

4) Con un amore infinito ed eterno, amandoti da tutta l’eternità con tutto sé, a preferenza d’innumerevoli altri, che l’avrebbero servito più santamente. Essi ha lasciato nel nulla e te creò. Dunque Dio deve essere servito da te, facoltà

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dell’anima, doti della mente, membra del corpo le ricevesti da Dio, tesori da negoziare. Dunque con questo devi servire a Dio.

N.B. In questo ultimo documento riguardanti le predicazioni del Palazzolo, sono stati raccolti frammenti di foglietti con appunti sui temi più vari. A volte si tratta semplicemente di annotazioni dove compare solo il nome dell’autore a cui si è ispirato per qualche esempio o argomento.

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REGOLE DELLA COMPAGNIADELLA VERGINE IMMACOLATA

Osservazioni intorno alla Compagnia, fatte dal molto reverendo Sig. Canonico Gius. Valenti, per ordine del Rev. Mons. Vescovo.

I) Fissar bene

quelli che possono essere ammessi alla Compagnia.

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I In questa Compagnia si potranno ammettere giovani celibi di qualunque classe o condizione essi siano, purché abbiano i requisisti necessari, i quali sono:1Desiderio di consacrarsi per

la gloria di Dio alla propria santificazione ed al bene dei propri fratelli2 Almeno una mediocre capacità e buona istruzione della dottrina cristiana cattolica3 Abbino compiuto il sedicesimo anno d’età. Passando qualche confratello allo stato coniugale, cesserà di appartenere alla Compagnia; ma ne dovrà mostrare il profitto coll’attendere a santificarsi nel novello suo stato. Tutti quelli poi che compongono la compagnia si studieranno di portarsi sempre in maniera da non meritarsi di venirne esclusi per nessun titolo, come sarebbe se alcuno dei confratelli si mostrasse poco devoto o indifferente verso il S.Pontefice ecc. come in fine affatto.

2) Stabilire il numero e la qualità delle cariche per la medesima.

2 La compagnia avrà alcune cariche e queste saranno: il Direttore, il Vicedirettore, il Prefetto, il Viceprefetto, il Maestro e il vice Maestro dei Novizi, il Cancelliere, otto Consiglieri, il Sagrestano, l’Infermiere ed il Bibliotecario.Il Direttore dovrà cercarsi ed eleggersi in seno della Compagnia. Tuttavia quando ciò non fosse possibile, potrà esser tolto anche fuori della medesima, ed allora resterà aggregato ad essa in forza della sua elezione.Vi saranno due sorta di Consigli. Il Maggiore che sarà composto da tutti i confratelli e il Minore che sarà composto dal Direttore, Prefetto, Maestro dei Novizi, coi loro assistenti, Consiglieri e Cancelliere.A questi Consigli presiederà il Direttore, ed in sua assenza il Prefetto, ed essi soli avranno il diritto di adunarli.

Nei casi d’importanza, mancando il Direttore ed il Prefetto il diritto di adunare il Consiglio e di presiedervi, ricadrà prima negli Assistenti al direttore e Prefetto, indi nel Maestro dei Novizi, e poi all’anziano fra i Consiglieri.L’elezione delle cariche dipenderà dal Consiglio maggiore, e sarà fatta a pluralità di voti nella solennità

3) Le Regole come troppo staccate le une dalle altre sarebbero da riordinarsi meglio.

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dell’Immacolata (ogni tre anni o ogni anno, eccetto il direttore che starà in carica finché potrà prestare alla

Compagnia l’opera sua).

Questo da fare è raccomandato alla bontà e cortesia del M. Rev. Sig. Canonico Valenti, il quale lo vorrà fare volentieri per amore di Maria Santissima.

4) Sarebbe da determinarsi qualche cosa più particolare in onore del S.Cuore della B.Vergine Immacolata di S.Luigi Gonzaga e per la coltura spirituale dei fanciulli.

Quelli della compagnia procureranno di essere iscritti alla Confraternita del Sacro Cuore di Gesù, procurando anche di appartenere ad una delle compagnie di nove, esercitando costantemente quell’officio che toccherà loro in sorte ogni mese.Alla festa poi del S.Cuore faranno precedere una ferventissima novena con abbondanza di visite al SS.Sacramento, disponendosi a ricevere grandi grazie nel giorno della festa coll’accostarsi alla S.Comunione. Ogni venerdì poi faranno qualche mortificazione sì interna che esterna, col consiglio e licenza del loro confessore, ad onore del S.Cuore, ed in quel giorno faranno più di frequente atti di offerta di sé stessi a Lui che si offre continuamente al Padre per noi.Anche le tre domeniche dell’Agonia di N.S. saranno indirizzate per onorar quel Divin Cuore. Parimenti quelli della Compagnia procureranno di essere iscritti alla Confraternita del Cuore Immacolato di Maria, eretta nella chiesa di S.Maria Maggiore in Bergamo, e non tralascieranno di recitare ogni giorno, mattina e sera, almeno 3 Ave all’Immacolata, secondo è detto nel punto 4 della Regola prima, ed ogni sabato faranno qualche mortificazione sì interna, che esterna ad onore della gran Madre di Dio, come verrà loro permesso dal proprio confessore. Cercheranno di istillare ne’ cuori tenerelli de’ giovinetti una divozione grande alla Vergine Immacolata, ed alla sua solennità faranno precedere una ferventissima novena, disponendosi ad offrire alla Vergine un cuore puro e generoso nel giorno della sua festa innanzi al suo altare dopo aver ricevuto la S.Comunione. Ad onore poi di S.Luigi Gonzaga i fratelli della Compagnia si accosteranno ai SS. Sacramenti le sei domeniche al Santo dedicate, secondo è detto nella Regola 2 e tutti i giorni reciteranno un Pater Ave Gloria

5) Il rito delle

diverse ammissioni nella Compagnia piacerebbe più semplificato.

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in onore di S.Luigi, pregandolo, che ottenga da Dio su tutti i membri della Compagnia una benedizione che li faccia imitatori delle sue belle virtù.

Il molto Rev.do Canonico Valenti don Giuseppe tolga e ponga a suo piacimento senza riguardo alcuno poiché a tutto aderisce il misero prete che presenta queste regole. E ciò si intende detto non solamente del rito delle ammissioni ma di tutte le Regole.

6) Finalmente sarebbe da contemplarsi ed esprimersi i capi nei quali per qualche confratello potrebbe essere necessaria l’esclusione della Compagnia, che Dio voglia sempre benedire e prosperare.20 aprile 1866(al) Canonico Gius. Valenti.

L’Illustriss. e Reverendiss. Monsignor Vescovo ebbe a farmi conoscere quanto si debba essere tardi a licenziare, e debbonsi anziché licenziare gli indegni, dimenticarli invece, onde aver motivo, quando che sia, data speranza di emendamento, di riabbracciarli.Ora: quelli che trascurano grandemente le regole, e più volte avvisati non curano le ammonizioni e disonorano la Compagnia istessa, ma posto il sentimento esternato da Mons.Vescovo, di abbandono alla decisione del Consiglio Minore la espulsione di un individuo nei suddetti casi.Caso di assoluto licenziamento sarebbe il seguente: quando un confratello si mostrerà freddo o indifferente verso il Romano Pontefice e la S.Chiesa, negando colle sue maniere quella pronta, ferma e pienissima adesione che il cattolico deve avere alla sua dottrina non solo circa la fede,ma eziandio circa la morale, se ammonito non si emenderà, e non si persuaderà, sarà licenziato dalla Compagnia.Il che Dio non permetta mai l’abbia ad avverare di alcun confratello.

N.B. Si tratta di un manoscritto, riportato su un quaderno, riguardante le Regole della Compagnia della Vergine Immacolata, scritte per i giovani dell’oratorio che ne facevano parte.E’ stata riportata solo la parte scritta dallo stesso Palazzolo, con l’aggiunta in margine di note e osservazioni, suggerite in merito a dette regole, dal canonico Giuseppe Valenti, direttore della congregazione femminile della cattedrale di Bergamo.

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REGOLE DELLA COMPAGNIA DELLA MADRE AMABILE

Il drappello servo dell’Immacolata Vergine Maria, Madre Amabile, sotto l’invocazione de’ Santi Innocenti.

Nos cum prole piabenedicat Virgo Maria -1856

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Ave Maria!

(Premessa)

Nell’Oratorio di S.Filippo Neri in Bergamo, contrada S.Bernardino vicolo della Foppa, l’anno 1856 nel mese di Maggio, consacrato a Maria, venne eretta nel mezzo al cortile, riparata entro un tabernacolo, un’Immagine della Vergine, perché fosse guardia e custodia e difesa de’ giovinetti nel mezzo a’ loro trastulli, e perché questi animati da tal vista dolcissima, potessero più agevolmente ricorrere a lei e domandarLe grazie, di poterlesi assomigliare nei loro diportamenti. In tale occasione, il sacerdote direttore dell’oratorio stesso, invitò alcuni giovinetti, perché si volessero consacrare in modo speciale alla servitù di Maria ed avessero cura di quell’immagine, ma più di rendersi degni servi di sì gran Regina, e figli di sì amabil Madre, e propose loro per intercessori presso Maria i Santi Innocenti.

Accolsero assai volentieri un tale invito i giovinetti di buona volontà, e si posero con lena al servizio di Maria, promettendo, per quanto sarà possibile e coll’aiuto di Maria, di voler eseguire le regole seguenti.

Regola 1

Porranno ogni loro studio di voler piacere a Gesù ed a Maria, per così onorare i loro Sacratissimi Cuori dei tanti dispiaceri che di continuo recano loro i peccati de’ cristiani.Per ciascuno attenderà coll’applicazione più seria, diligente e costante ai propri doveri.

2

Avranno umiltà con ognuno e obbedienza prontissima ai loro superiori di casa, affinché non sembrino angeli al di fuori e demoni in casa. Ubbidienza ai loro padroni e d’ogni maniera superiori nelle botteghe, obbedienza nell’oratorio ai superiori e maestri, obbedienza e rispetto a’ sacerdoti e chiunque loro superiori o per età, o per condizione o per qualunque modo.

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Avranno grande frequenza dei SS.Sacramenti della Confessione e Comunione, a seconda che loro consiglierà il direttore o confessore.Avran cura specialmente di fare le domeniche dell’Addolorata, le domeniche del mese di maggio, e le domeniche di S.Luigi Gonzaga.

4

Saranno puntualissimi nei loro doveri spirituali. La S.Messa alla mattina, e l’offerta della giornata colle solite loro orazioni e 3 Ave all’Immacolata ed un Gloria a S.Giuseppe e ai S.Innocenti.

Parimenti saranno attenti alla recita del Mezzodì, senza umani rispetti! Calpestiamo gli umani rispetti, che in morte gli umani rispetti non ci daran che pena e rimorso, e se li avrem calpestati generosamente, avrem gran letizia.Alla sera faranno il possibile per trovarsi insieme all’Oratorio.

5

Saranno diligentissimi alle funzioni festive. Non andranno fuori della chiesa, se non per necessità, nel tempo dell’Esposizione dopo la dottrina. Non staranno nelle strade o sotto le porte, o per i campi nel tempo della Messa cantata, ma procureranno in quel tempo di portarsi anch’essi in dolce compagnia coi loro fratelli alla Parrocchia, ovvero non è loro proibito di sentire in quel tempo una Messa in altre chiese, ove si celebri alcuna festa.

6

La Festa che toccherà loro di stare alla porta dell’oratorio, vi staran volentieri per amor di Maria, e faran le cose per sentimento di pietà e di amore.

7

Avranno somma cura di fuggire i cattivi compagni. Si fuggiranno più che vipere velenose - Buona grazia con tutti, ma i nostri amici siano i buoni.Quanto più starem lontani dalla compagnia degli uomini, godrem di quella di Gesù e di Maria.

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Un carattere distintivo dei giovanetti di questa Compagnia della Vergine Amabile madre, sia la Purità. Oh come eran candide le anime de’ S.Innocenti!

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Come sempre fu bianca più che bianchissima neve l’anima immacolata di Maria!!! Noi imitiamo Maria e preghiamo i S.Innocenti che ci ottengano da Maria di poter serbare immacolato il giglio della purità. Fuggiamo trepidanti e invocando Maria, da ogni ombra di impurità.

9

Affine di mantenere il santo fuoco della divozione e del fervore in ogni mese si farà una unione di tutti i giovinetti della Compagnia e in questa unione si tratteranno mezzi opportuni per avanzarsi nella via della Perfezione. Verranno tutti avvisati per mezzo del loro Prefetto e tutti procureranno di essere puntualissimi nell’ora stabilita, affinché niuno si impazienti e le cose procedano con più allegrezza, armonia e carità.

Nos cum prole piabenedicat Virgo Maria

Angelus et Joseph, Jesus et Marianobiscum sint in omni via.

Orazioni da recitarsi dal Prefetto prima e dopo le unioni

Prima delle conferenze

Prefetto - Veni Sancte Spiritus, reple tuorum corda fidelium et sui amoris in eis ignem accende.Kyrie eleison

Fratelli: Christe eleison

Pr.: Kyrie eleison - Pater noster... (segretamente)Et ne nos inducas etc...

Fratelli: Sed libera nos etc...

Pr.: Memento Congregationis tuae.

Fratelli: Quam possedisti ab initio

Pr.: Domine exaudi orationem meam.

Fr.: et clamor meus ad te veniat.

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Pr.: OremusMentes nostras, quaesumus Domine, lumine tuae claritatis illustra,ut videre possimus quae agenda sunt, et quae recta sunt agere valeamus.Per Christum etc...

Pr.: Ave Maria etc...

Fr.: Sancta Maria...

Dopo le conferenze

Pr.: Kyrie eleisonFr.: Christe eleisonPr.: Kyrie eleison... Pater nsoter etc...

Et ne nos inducat etc...Fr.: Sed libera nos...Pr.: Confirma hoc Deus quod operatus es in nobis.Fr.: A templo sancto tuo quod est in Jerusalem.Pr.: Domine exaudi etc...Fr.: et clamor etc...

Oremus

Pr.: Praesta, quaesumus Domine, auxilium gratiae tuae, ut quae te auctore facienda cognovimus, te operante impleamus. Pre Christum etc...Fr.: Amen.Pr.: Retribuere dignare Domine omnibus benefactoribus nostris vivis atque

defunctis vitam aeternam.Fr.: Amen.P.: Ave Maria etc...Fr.: Sancta Maria etc...

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Consacrazione all’Immacolata Vergine Maria, Madre Amabile

Santissima Vergine Immacolata Madre del mio Gesù e Madre mia Amabilissima, Maria, io N....., benché indegnissimo di essere vostro servo, mosso non di meno dalla vostra mirabile pietà e dal desiderio di servirvi, oggi vi eleggo alla presenza dell’Angelo custode e di tutta la corte celeste, per mia particolare Signora, Avvocata, e Madre e fermamente propongo di volervi sempre servire per l’avvenire e di fare quanto potrò, affinché ancora da altri siate servita.

Vi supplico adunque per il Sangue del vostro Figliuolo sparso per me, che mi riceviate nel numero degli altri vostri divoti, per vostro servo perpetuo; e che mi impetriate grazia, che talmente mi porti in tutte le mie azioni, pensieri, parole, che non abbia mai ad offendere gli occhi vostri, e ricordatevi di me nell’ora della morte

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mia. Amen.

Orazione ai S.Innocenti

O Santi Innocenti, vergini da Dio benedetti, che mai non offuscaste menomamente la bianca veste dell’innocenza e che ora accompagnate l’Agnello Immacolato, cantando innanzi al suo trono un cantico nuovo; voi che sì bene sapeste confessare la fede di Dio non colle parole, ma bensì col sangue; deh otteneteci dal Signore, che abbiamo a conservare bella e candida quella stola, che Dio ci consegnò nel S.Battesimo, affinché quella fede che confessiamo colle parole, possiamo ancora confessarla colla santità dei costumi, e possiamo essere pronti sempre, a morire piuttosto che offendere Dio.

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Consigli al PrefettoI

Il Prefetto dovrebbe di tutti i fratelli essere l’ottimo tra i migliori - Egli è il capo della Compagnia, dopo il Direttore. Ha diritto di entrare in tutti gli uffici, e deve vegliare sulla condotta di tutti. Deve ammonire e se fa d’uopo anche rimproverare i fratelli dei loro falli (sempre però secondo gli verrà ordinato del Direttore, in quanto ai rimproveri in cose d’importanza).

Ma chi non vede, che, perché sieno le sue parole ben ascoltate, e portino frutto, bisogna prima che egli dia esempio agli altri in ogni maniera di virtù!Faccia egli il bene e poi dica agli altri: fate il bene.Sia umile, sincero, obbediente, puro, mite, divoto, pietoso, e poi dica ai fratelli: siate umili, sinceri, obbedienti, puri, miti, devoti, pietosi. Se nò, gli potran rispondere i compagni: - O medico, cura prima te stesso -

2

Se sarà lontano per molto tempo, starà bene che scriva una lettera ai suoi fratelli, esortandoli al bene. Questa sarà letta a tutta la Compagnia, nella prima Unione dal Cancelliere.

3

Riguardi i suoi compagni, come suoi fratelli, li tratti con dolcezza ed umiltà, si meriti il loro amore e la loro confidenza. Compatisca le loro mancanze, ma non le trascuri. Avvisi di tutto il Direttore. Ammonisca con soavità.

4

Si guardi dal mostrare spirito di dominazione o di parte sui suoi fratelli. Tutti li abbia cari nel Signore - non si ostini nella propria opinione - Vegli perché da tutti si osservino le regole e comuni e proprie dei loro uffici.

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Venuto il tempo in cui cesserà di essere Prefetto, ed in suo luogo ne sarà posto un altro, egli alla presenza di tutti i suoi fratelli, consegnerà al Direttore il libro delle Regole, poi inginocchiatosi domanderà perdono a lui delle sue inosservanze e disobbedienze, ai compagni dei suoi mali esempi, e dei dispiaceri dati loro, bacierà la terra supponendo di baciare a tutti i piedi, e domanderà per grazia di essere rimandato al Noviziato.

6

Farà tre mesi di noviziato, in cui si porterà con somma umiltà, poi entrerà come ultimo tra i fratelli.

7

Sia distinto nella vera divozione a Maria. Questa egli stesso la raccomandi ad altri. Legga libri pietosi, onde apprendere sante industrie per propagare la divozione a Maria.Stia attento di avvisare i fratelli, di ogni novena, o festa in onore di Maria, esortandoli alla mortificazione e alla santità.

N.B. Don Luigi istituì nel suo oratorio due congregazioni mariane: l’una detta della "Madre Amabile" e posta anche sotto la protezione dei Santi Innocenti, per i ragazzi più piccoli. Nel 1856 il Palazzolo ne scrisse il regolamento.L’altra congregazione è intitolata a "Maria Immacolata" e sotto la protezione di S.Luigi, per i giovani al di sopra dei sedici anni.

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REGOLE... DELLA COMPAGNIA DELLA BEATA VERGINE

Regole che debbonsi osservare dai confratelli della Compagnia della Beata Vergine

Viva Gesù, Maria e Giuseppe

Regole di ogni tempo

1) I fratelli della Compagnia debbono farsi un dovere di professare una vera divozione a Gesù Cristo ed a Maria nostra amorosissima Madre, ed ai

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protettori della Compagnia S.Filippo Neri e San Luigi Gonzaga, che debbono essere i principali avvocati di ciascheduno. In chiesa abbino tale un contegno e divozione che sia ad altri di esempio.

2) I fratelli della Compagnia si amino con carità e pazienza, soffrano gli altrui difetti senza alteramento, ma pongono ben mente, che l’amore venga da Dio e tenda a Dio, e vuol dire, amore che abbia Dio solo per fine. Il frutto poi di questa carità sarà, guardarsi dalla minima disunione, soffrirsi l’un l’altro con pazienza, e correggersi a vicenda, ma prudentemente, infiammarsi insieme alla virtù, aver cura dei poveri fanciulli, istruirli ed anche rimproverarli dolcemente ove faccia bisogno, e riporli in pace se fra loro sono in disunione.

Abbino cura i fratelli della compagnia di visitarsi l’un l’altro quando fossero infermi, ed aiutarsi in qualche loro bisogno, e particolarmente in bene dell’anima. Soffrano con pazienza e rassegnazione le ingiurie, villanie, e cattivi trattamenti con cui Iddio fa prova della virtù dei suoi cari.Sieno con tutti di spirito gioviale, di maniere dolci e belle.

3) Abbino la somma premura di conservare il bel giglio della purità.Per questo custodiscano i loro sentimenti, e massime gli occhi, non fissandoli mai, in oggetti pericolosi, si guardino da ogni intemperanza nel mangiare e nel bere e dall’ozio.

Sieno castigatissimi nei loro discorsi, composti sempre nel portamento della persona. Non trattino mai, non giochino, né scherzino, ne in qualunque altro modo usino familiarità con persone di senso diverso, di qualunque condizione e parentela esse sieno. Non diamo mai ad esse una minima confidenza, che potesse operare in alcuna maniera sospetta o pericolosa.

4) E’ proibito il fermarsi sulle strade e piazze oziando, l’andare da per se o insieme a compagni all’osteria (ciò s’intende quando non vi sia necessità), il trattenersi a vedere burattini o canterine, ed a qualsiasi spettacolo profano, ove si dispone al pericolo di peccare.

5) I fratelli della Compagnia abbino tale un’ubbidienza e rispetto dei propri genitori e superiori, sia nelle proprie case o nei propri officii, che a tutti sia cara e lodevole la istituzione di questa pietosa fratellanza.

6) Sieno investiti di un vero spirito di umiltà. Riflettano frequentemente che del nostro non abbiamo che putredine quanto al corpo. Ignoranza e peccati quanto all’anima, e se vi ha in noi qualche bene e di fortuna e di natura o di grazia, è limosina che Dio ci dà. Per questo si guardino dal parlare in propria lode, o dal desiderare di essere stimati più o al pari degli altri.

7) Procurino di essere sempre in tutto informati alla volontà del nostro buon Dio, benedicano e lodino e adorino il divino volere, sia nella prosperità sia nella tribolazione.

8) Quando trattasi o di operare il bene o di schivare il male, deh o fratelli, poniamoci sotto i piedi i rispetti umani.Se Gesù Cristo nostro capo, per nostro amore fu trattato da ignorante, da falso profeta, da pazzo, da ubbriaco, ghiottone ed amico dei cattivi, da stregone, da eretico ed indemoniato, qual cosa deve esservi di più cara a noi che di ricevere

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ingiurie per suo amore?

9) Si guardino tutti dai compagni cattivi, o poco buoni, i quali sono: chi ha in bocca equivochi impuri, parole sporche - Chi pratica volentieri con persone di sesso diverso e discorre di amoreggiamenti, chi senza bisogno va all’osteria, od è intemperante e particolarmente nel bere, chi vuol farsi stimare uomo vendicativo, chi si trattiene ozioso sulle piazze o nelle botteghe.

Se qualcuno fosse proposto per essere ammesso alla Compagnia e avesse anche un solo di questi difetti, basterebbe perché non si venisse all’accettazione di lui, se non dopo 6 mesi per lo meno, di sicura emenda.

10) Per verun titolo o pretesto si mettino mai le mani addosso, né usino delle confidenze di simil genere.

Regole da praticarsi ogni giorno

I/ La mattina appena svegliati diano il primo pensiero a Dio, poi a Maria e S.Giuseppe, basta per questo un’aspirazione fervorosa, una giaculatoria. Non restiamo a letto più del necessario.

Vestiamoci con modestia, pensando alla presenza di Dio, di Maria e dell’Angelo Custode e dei nostri Santi. Non sortiamo dalla stanza senza aver fatto l’esercizio del cristiano. Siamo al mondo per amar Dio e salvare un’anima immortale. Adunque il nostro pensiero sia a Dio e all’anima.

2/ Appena usciti da casa, la prima cosa sia il portarsi ad udire la Santa messa, con divozione e raccoglimento.

3/ Procuriamo di fare un po’ di meditazione su qualche verità della Religione o sulla Passione di G.C. - Recitiamo 5 Pater a G.C., 3 Ave a Maria SS. nostra cara Madre, alla mattina e alla sera, un Pater a S.Filippo, 3 Gloria a S.Luigi e procuriamo di fare la visita al S.S. Sacramento, in sulla sera.

4) Siamo diligenti nell’adempimento dei nostri doveri. Ricordiamoci che non faremo mai cosa cara a Dio, se saremo reprensibili in questo punto.

5) Procuriamo per quanto lo permettono le nostre incombenze, di intervenire all’oratorio in sulla sera, ed essere di giovamento ai fanciulli.Prima di andare a letto, facciamo di nuovo l’esercizio del cristiano, l’esame di coscienza, l’atto di contrizione.

Regole da praticare ogni settimana

1/ I fratelli della Compagnia sieno dei primi e più assidui alla Congregazione, e vi stiano colla più esemplare divozione. Vi stiano fin tanto che è terminata. Procurino per quanto possono di essere diligenti alle funzioni parrocchiali e alla

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dottrina.

2/ I più abili si daranno briga di custodire i piccoli fanciulli, procurando di tenerli quieti e devoti alla Congregazione, alla dottrina cristiana. Si impiegheranno nelle classi insegnando la prima parte del Catechismo. Ad ogni modo procurino coll’aiuto di Dio di fare del bene.

3/ Si uniranno i fratelli della Compagnia animandosi scambievolmente ad osservare le Regole.(cfr. Regole di ogni tempo) Se scorgessero un qualche giovanetto di buone qualità e opportuno per divenire loro confratello, ne facciamo parola al direttore della Compagnia.

4/ Nei luoghi della ricreazione sieno dei più esemplari e più modesti, e quieti e insieme i più allegri, mostrando così agli altri, che si può servire al Signore nella stessa ricreazione, e che il far bene è il modo di aver sempre letizia.

Stieno bene in sull’avvertito di non mai litigare con alcuno, cedano in sul bel principio ed ogni cosa andrà con pace.Procurino di dare il posto di divertirsi agli altri, se almeno lo domanda, e mostrino dolcezza e amore con tutti, affinché da loro imparino anco gli altri il modo con cui debbonsi contenere in luogo di ricreazione.

Regole di osservarsi ogni mese

1/ I fratelli della Compagnia si confessino almeno due volte al mese, ma con le dovute maniere. Per pietà di loro, non si confessino per usanza o per altro fine - Alla Comunione si accostino, secondo i suggerimenti del loro confessore.

La sera antecedente alla S.Comunione, facciano spesse volte atti di fede, di amore, di desiderio, pensino ai bisogni dell’anima loro, per poi presentarli la mattina all’ospite Divino, tutto amore per noi. Il giorno della Comunione lo passino con maggior raccoglimento, usando gran diligenza di schivare ogni peccato veniale volontario.

2/ Eleggeranno un giorno, per apparecchiarsi alla buona morte, con qualche riflesso e pia pratica che sarà indicata dal Direttore.

3/ Tutti i fratelli si uniranno due volte al mese ordinariamente per fare insieme la conferenza spirituale. Ognuno si faccia premura di non mancare senza legittima causa.

4/ Sia nella Conferenza che nei Consigli, stianvi tutti con la conveniente compostezza, accorrendo di qualche riflesso spirituale si faccia, ma con umiltà senza ostinazione nella propria opinione, od anteponendo facilmente l’altrui al proprio sentimento. Non è lecito di parlare più di un solo per volta - non parli uno, se l’altro non ha finito.

Ognuno si ricordi che queste debbono essere unioni di carità e scuole di virtù. Chi non interviene con piacere e diligenza alla conferenza ed ai consilii, mostra di amare poco la Compagnia e se ne dà a vedere indegno.

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5/ Nella Santissima Comunione, ricordansi i fratelli, di raccomandare i fratelli della Compagnia e così pure il Direttore.

Regole da osservarsi ogni anno

1 I fratelli della Compagnia, debbono avere oltre gli altri, un santo per particolare Protettore, e questo verrà dato a parte nel primo giorno dell’anno dal Direttore. A questo reciteranno ogni giorno almeno un Gloria, e ricorreranno a lui nei loro bisogni.

2 Procureranno di fare gli Esercizi spirituali in quel tempo e luogo, che sarà più opportuno. Sarà bene in questa occasione, secondo il parere del proprio confessore, fare la Confessione generale di quell’anno.

3 Avranno cura di fare quelle novene, che verranno suggerite dal Direttore. Questi darà il modo con cui praticarle. Fra le altre non si omettono quelle del S.Natale, della Pentecoste, dell’Assunta e della Immacolata Concezione e dell’Annunciazione di Maria, e quella di S.Filippo Neri.

4 Non si omettano le domeniche della B.V. Addolorata, di S.Luigi, e le tre in Quaresima, in onore delle agonie del nostro Signore. Tutti si facciano premura di accostarsi ai S.S. Sacramenti nelle feste principali di nostro Signore e di Maria Vergine, ritenendo sempre che alla Comunione debbasi accostare secondo la direzione del proprio confessore.

5 Per ultimo sarà dovere di quelli della Compagnia di non manifestare ad altri, che noi siamo della Compagnia della B.Vergine, né manifestare le Regole, né le istituzioni, né la pratica.

O miei fratelli, camminiamo con fervore nella via del Signore, e nella servitù di Maria. Sia lungi da noi ogni impostura, ed ogni tristezza. Il demonio ci assalirà in mille modi, stiamo forti, ricorriamo a Maria, torre di difesa, e il nemico sarà oppresso ed avvilito, e noi lieti e giulivi canteremo solenne vittoria - così sia!

____________________

(Esortazione ai confratelli della Compagnia - 1855)

Osserviamo, o fratelli, come Gesù Cristo inviti a sé, onde abbino conforto tutti quelli che lavorano e sono aggravati ed imprendiamo da queste parole, come Gesù Cristo è amico di quelli che si affaticano. Ed in vero egli stesso s’affaticò fino ai trent’anni nell’umiltà e nell’obbedienza nella bottega di falegname.

Stiamo attenti adunque, o fratelli, ad eseguire il nostro dovere poiché questo è quello che Dio vuole da noi, in questo è riposta la nostra più sublime santità, nell’adempire i doveri del nostro stato.

Ma per far questo con giustizia, con amore e con gioia, come conviene al vero cristiano, ricordiamoci di ubbidire all’invito di Gesù Cristo, ricorrendo ogni momento a Lui, secondo che ci sarà possibile, almeno col cuore, onde ricevere da Lui il conforto ed il ristoro a portare il suo giogo.

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Conclusione = Orazione, adempimento dei propri doveri, fuga dall’ozio.

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ALCUNE REGOLE PER LE CARICHEDELLA COMPAGNIA DELL’IMMACOLATA

Il Direttore

Il Direttore della Compagnia dovrà essere un’ecclesiastico, tolto quando sia possibile dalla Compagnia stessa.Tale dovrebbe essere la sua virtù, tali le sue maniere da inspirare venerazione e confidenza a chiunque gli si avvicina. Egli è il superiore immediato e generale di tutta la Compagnia.

Egli è Padre della compagnia, e però nel governo di essa domandi incessantemente all’Altissimo di poter unire in se stesso una grande prudenza ed un totale abbandonamento di sé in Dio. Questo vuol dire che nelle sue risoluzioni, per una parte deve adoperarsi non altrimenti che s’egli da sé solo avesse a fare ogni cosa, e dall’altro abbandonandosi in Dio, come se tutto il suo pensare ed il suo fare valesse meno che nulla.

Abbia occhi e cuore e attività di Madre onde vedere i bisogni e le necessità dei suoi figli spirituali e sentirsene commosso ed accorrere pronto a porvi rimedio.Risplenda per la sua devozione ai Cuori Sacratissimi di Gesù e di Maria Immacolata, e cerchi di ricopiare in sé lo spirito di San Giuseppe Sposo della Vergine nel sacrificarsi tutto a Dio per la pura sua gloria.

Il Prefetto

1) Il Prefetto dovrebbe di tutti i fratelli essere l’ottimo tra i migliori. Egli è il capo della Compagnia, dopo il Direttore. Ha diritto di entrare in tutti gli uffici, e deve vegliare sulla condotta di tutti. Deve ammonire e se d’uopo anche rimproverare i fratelli dei loro falli (sempre però secondo gli verrà ordinato dal Direttore, in quanto ai rimproveri in cose d’importanza).

Ma chi non vede, che, perché sieno le sue parole ben ascoltate, e portino frutto, bisogna prima che egli dia esempio agli altri in ogni maniera di virtù!Faccia egli il bene e poi dica agli altri: fate il bene.Sia umile, sincero, obbediente, puro, mite, divoto, pietoso, e poi dica ai fratelli: siate umili, sinceri, obbedienti, puri, miti, divoti, pietosi. Se nò, gli potran rispondere i compagni: - O medico, cura prima te stesso -

2Se sarà lontano per molto tempo, starà bene che scriva una lettera ai suoi

fratelli, esortandoli al bene. Questa sarà letta a tutta la Compagnia, nella prima

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unione dal Cancelliere.

3Riguardi i suoi compagni, come suoi fratelli, li tratti con dolcezza ed umiltà, si

meriti il lor amore e la lor confidenza. Compatisca le loro mancanze, ma non le trascuri. Avvisi di tutto il Direttore. Ammonisca con soavità.

4Si guardi dal mostrare spirito di dominazione o di parte sui suoi fratelli. Tutti li

abbia cari nel Signore - Non si ostini nella propria opinione - Vegli perché da tutti si osservino le regole e comuni e proprie dei loro uffici.

5Sia distinto nella vera divozione a Maria. Questa egli stesso la raccomandi

ad altri. Legga libri di pietà, onde apprendere sante industrie per propagare la divozione a Maria.Stia attento di avvisar i fratelli, di ogni novena, o festa in onore di Maria, esortandoli alla mortificazione e alla santità della vita.

6Sarà bene che il Prefetto o il Maestro dei Novizi, o in mancanza di essi il loro

rispettivo Assistente proponga talvolta alla sera nell’Oratorio un Santo Protettore pel giorno seguente.

Il Maestro dei Novizi

1) Il Maestro dei Novizi dovrebbe essere investito del medesimo spirito di cui vuolsi investito il direttore, avvegnacché l’ufficio del Direttore nel reggimento della Compagnia, è appunto l’ufficio del Maestro nel reggere e condurre a buon termine i suoi novizi.A lui spetta inspirare nei Novizi il vero spirito della Compagnia istruirli nelle sue Regole e portarli all’osservanza di esse per convincimento e per amore.A lui spetta ispirare coi suoi esempi e colle sue parole, e molto più colla preghiera, che porgerà a Dio, nell’animo dei novizi grande stima ed amore della Compagnia.

2) Farà loro frequenti volte conferenze spirituali, affezionandoli ad ogni maniera di virtù: l’umiltà sia la prediletta, come la virtù prima, in ragione di fondamento. All’acquisto di questa importantissima virtù (senza della quale è inutile provarsi di seguitare Gesù Cristo), versino spesse volte le spirituali conferenze sulla rinnegazione della propria volontà, sulla mortificazione della ragionale (S.Filippo Neri) e non si tralasci alcuna parola anche sull’uso discreto delle penitenze corporali.

3) Sarà impegno speciale del Maestro istillare nei cuori dei novizi una tenerissima divozione ai SS. Cuori di Gesù e della Vergine Immacolata, e lo

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spirito di generoso sacrificio del glorioso patriarca S.Giuseppe esortandoli ad avere confidenza nel nostro S.Luigi, onde averlo amico ed intercessore.

Gli Assistenti o Vice DirettorePrefetto e Maestro

Ognuno di questi si studi di avere tutte le qualità che si sono richieste nel superiore di cui fa le veci. Sarà con lui una cosa sola. Ne supplirà le veci quando manca, starà sempre a lui unito collo spirito, giovandolo col suo zelo e confortandolo secondo che può, e coi consigli e con le premure.

I Consiglieri

I Consiglieri dovranno essere di giusto criterio e di sano giudizio. Diranno nei consigli il loro sentimento con modestia e con sincerità. Veglieranno sul buon andamento di tutta la Compagnia, suggeriranno al Direttore ed al Prefetto ciò che, a tale effetto, giudicheranno più opportuno. Avranno qualche divozione particolare allo Spirito Santo ed alla Vergine Maria sotto il titolo di Virgo Prudentissima.

Il Cancelliere

Sarà cura del Cancelliere il tenere registro di tutto che d’importante passa nella Compagnia e, in specialità, delle conferenze, dei consigli e delle accettazioni e promozioni.Sarà suo ufficio fare che, nella sala del consiglio nulla manchi al pacifico svolgimento delle unioni.

La mancanza di una cosa, può apportare dissipazioni, risa e perdita di tempo e perciò inquietudini, e tutto ciò, a danno del rispetto e venerazione che si deve avere a tutto ciò che appartiene alla Compagnia.

Sarà pure suo ufficio leggere pubblicamente le Regole, lettere e tutto ciò che verrà a lui consegnato dal Direttore, perché sia pubblicato ai fratelli - Custodisca sotto secreto, tutto ciò che sa e che conserva della Compagnia, e veglierà perché il secreto sia rispettato anche dagli altri confratelli.

Sarà cura del Cancelliere il fare che le funzioni della Compagnia procedano con ordine e decoro, a seconda delle cerimonie stabilite.

L’Infermiere

L’infermiere sarà attento d’informarsi se vi siano dei fratelli ammalati e tosto accorrerà a visitarli, a conoscerne i bisogni e ad informarne il Direttore ed il Prefetto. Questi poi, penseranno a procurar loro quell’assistenza e quei soccorsi che possono loro essere cari e necessari.

L’Infermiere visiterà spesso gli infermi e si presterà in loro soccorso con ogni umiltà e carità. Per ben riuscire nel suo caritatevole ufficio, avrà qualche devozione speciale a l S.Angelo custode e a S.Camillo de’ Lellis.

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Page 331: 329 · Web viewPredicazioni, catechesi e altri scritti Verita fondamentali Istruzioni varie Vol. V Doc. 329 – 470 Centro Studi Suore delle Poverelle – 1999 – Bergamo Verità

Il Bibliotecario

Il Bibliotecario avrà cura della libreria della compagnia. Farà esatto registro dei libri che darà in mano ai confratelli ed all’atto della restituzione, ne cancellerà la nota fatta.2 volte all’anno richiamerà nella libreria tutti i libri usciti e li porrà a posto.E questo per regola d’ordine.

Il Sagrestano

Il Sagrestano avrà cura dell’altare della Compagnia. Starà attento alle varie funzioni che si dovranno fare onde porne in pronto l’altare a norma che abbisognerà.Avrà cura di disporre non solo l’altare, ma tutto che può abbisognare nelle varie funzioni, come per esempio cotta, stola, vasello d’acqua santa, immagini etc. prestando sempre il suo servizio con edificante divozione.

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