, LINGUA · rliferencia hay entre un Inl;lés, Que silvando fonna cn la extremidad de sus labios...

5
LINGUA NOSTRA IL NUMERO DEI FONEMI IN ITALIANO IN CONFRONTO CON LO SPAGNOLO Le differenze fra i diversi trattatisti (I) in quanto al numero di fonemi in italiano consi- stono nell'inclusione, come fonemi indipen- denti, delle vocali aperte [è, ò], della s sOIlora [s], delle consonanti doppie o rarrorzate e delle due semiconsonanti [j, wJ. Nella diversità di sistemi fonologici esistenti nell'ambito della penisola italiana, quello basato sul fiorentino colto coincide con la norma fonetica letteraria, accettata, senza grandi contrasti, in tutta la nazione. E se istintive reazioni di carattere sono comprensibili nel- l'italiano noni toscano, insensibiìe a certe sfu- mature delI"! pronuncia di questa regione, gli studiosi stranieri di questi problemi non possono non accettare come solida base l'ita- liano letterario, il quale coincide essenzial- mente con la pronuncia fiorentina colta. Re- stano fuori, naturalmente, le caratteristiche e le sfumature della pronuncia vernacola, che ogni forestiero ril.::'va non appena entra in Toscana (2). Circa l'ammissione dell' e aperta ed e chiusa, u apert" ed o chiusa, come quattro fonemi (I) Adopero il termine semiconsol/ante per riferirmi al primo elemento [j, w] del dittongo. e Quello di se17livocnle per designarne il secondo [i. \1]. Circa i segni fonetici, potendo purtroppo servirmi del metodo seguito dalla Ren'sta de filologia espalìola (II. 1<)15, pp. 374-376) perché la tipografia non dispone dei caratteri necessari. indico con s e Z le esse e zeta sonore, con ì\ la la- terale palatale, con la nasale palata le, con è, é, Ò. 6 le vocali e, o aperte e chiuse. (2) Ricorderò due testimonianze spagnole. della fine del Settecento. che fanno riferimento alla tipica gorgia toscana. Il primo è di Juan Anronio Gonzalez de Valdés, Ortopeia ulliversalo arte de pronunciar, :\Iadrid. Ibarra. I785 : li Quanr:a rliferencia hay entre un Inl;lés, Que silvando fonna cn la extremidad de sus labios todas sus palabras, y un Florentin que las forma todas al principio de su garganta' ., (p. 99). - L'altro è del poeta e commediografo Lcandro F. de ),'[0- ratin. ne: suo Vz'aje de ltalt'a. iniziato nell'agosto del I793: «A las cuatro postas de Bolonia se entra eo la Toscana, Y se cmpieza a notar el ceceo cl:: Ios Horentinos. fastidioso (;0 10s honlbres. eo las nlujcres, particulannente si san bonitas, por et pri\'ilegio especial que g(Jza esre scxo de convertir en gracia 105 defectot; rnlsm.os 'i (Obruj pr.;stumas, 1, p. 330, i\Iadrid. Rivadeneyra, (867). Curiosa, d'al.trondc, questa confusione tra il li eeceo andaluso e la gorgia toscana. (l1versi, non ci sono grandi divergenze. Il fatto che le comuni grammatiche normative adoperate nella scuola italiana diano sempre la serie di parole che hanno nel toscano una opposizione fonologica secondo la loro pro- nuncia con \'ocale aperta o chiusa, è segno di una accettazione generale che, almeno in sede teorica, non si discute, Ammessa ia norma fiorentina, bisog:1a dunque riconoscere all'ita- liano sette fonemi yocaliei in posizione tonica, ridotti a cinque (coincidenti con gli spagr'.oli) irl sillaba atona. A più complessi problemi danno luogo la s e la z, la cui particolareggiata spiegazione sarebbe qui fuori di luogo (3). Basti rir.ordare che, contro G. Ponu - che interpreta ia s sorda e la s sonora come varianti combinatorie dello stesso fonema, consideranào normale la s sonora in posizione intervocalica - B. :;\Ialm- berg considera le due s come fonemi diversi (.'!-). Infatti, la normale pronuncia fiorentina di- stingue la s sorda [s] dalla s sonora [:3] tra vo- cali. con opposizione fonologica tra fuso [fuso] e il participio di ({ fondere» fuso [fùso]; e d; conseguelìza ::".:2 solo reI' la della· consonante sorda, 1'opposizione casa i cassa, Il che per un settentrionale rientra l'.,::lìa serie di V opposizioni tra sonora e sorda [Id.sa i kasa]. I Simili difficoltà presentano le due::;, sorda e sonora, ma la loro interpretazione come due fonemi è più chiara, sia perché in tutt,,_ l'Ita- lia esistono i due suoni - mentre la s sonora è ignorata dai meridionali - sia perché la z inizi;:l1e può essere sorda o sonora, posizione in cui la s, se seguita da vocale, nO:1 è mai so- nora. E ancora, sebbene in ra::-i casi, la -zz-, secondo la S\.la sordità o sonorità, può dar luogo a opposizioni distir'lti\-e : raz-:::a [n'rzza! razza], mezzo [mézzo ! mèzio]. (3) Ci basti ricordare P. Fiorelli .. ' l-na sibilante e due campane n, in nostra, XII. 3. 1951, pp. 8r-R6. (.J.) D. li A propos dti systl:lne dc l'italiea l'. in Acta linguistica, Copcnaght:n, III. 1942-r94:.i. pp. 3.+-.+3. - 48-

Transcript of , LINGUA · rliferencia hay entre un Inl;lés, Que silvando fonna cn la extremidad de sus labios...

  • LINGUA NOSTRA

    IL NUMERO DEI FONEMI IN ITALIANO IN CONFRONTOCON LO SPAGNOLO

    Le differenze fra i diversi trattatisti (I) inquanto al numero di fonemi in italiano consi-stono nell'inclusione, come fonemi indipen-denti, delle vocali aperte [è, ò], della s sOIlora[s], delle consonanti doppie o rarrorzate edelle due semiconsonanti [j, wJ. Nella diversitàdi sistemi fonologici esistenti nell'ambito dellapenisola italiana, quello basato sul fiorentinocolto coincide con la norma fonetica letteraria,accettata, senza grandi contrasti, in tutta lanazione. E se ~erte istintive reazioni di caratterefonetico-fono~ogico sono comprensibili nel-l'italiano noni toscano, insensibiìe a certe sfu-mature delI"! pronuncia di questa regione,gli studiosi stranieri di questi problemi nonpossono non accettare come solida base l'ita-liano letterario, il quale coincide essenzial-mente con la pronuncia fiorentina colta. Re-stano fuori, naturalmente, le caratteristiche ele sfumature della pronuncia vernacola, cheogni forestiero ril.::'va non appena entra inToscana (2).~ Circa l'ammissione dell'e aperta ed e chiusa,

    u apert" ed o chiusa, come quattro fonemi

    (I) Adopero il termine semiconsol/ante per riferirmi alprimo elemento [j, w] del dittongo. e Quello di se17livocnleper designarne il secondo [i. \1].

    Circa i segni fonetici, n~n potendo purtroppo servirmidel metodo seguito dalla Ren'sta de filologia espalìola (II. 1

  • , LINGUA

    Anche la lingua spagnola di quattro secolifa possedeva una s sorda e un'altra sonora, edaltri due suoni equivalenti alla z affricata ita-liana sonora e sorda. 1\la il sistema foneticode! castigliano ha perduto la sonorità della stra vocali, ed ha soltanto una sonorità condi-zionata, meramente meccanica, davanti a con-sonante sonora, come accade anche alla s ita-liana preconsonantica. La perdita dell'altradistinzione spagnola ridusse i due suoni af-fricati della z alla fricativa interdentale sorda[6]. Allo stato presente delle due lingue, l'in-segnamento fonetico non può permettere lagrave mutilazione che alcuni, a scopo pratico,consigliano, lasciando da parte la s sonoranell'insegnamento dell'italiano agli spagnoli eispanoamericani, e raccomandando agli ita-liani, nello studio dello spagnolo, la pronunciadella interdentale c o z come s, data la diffu-sione del « seseo)} nelle nazioni americane dilingua spagnola (5). Le caratteristiche chehanno « color locale)} sono legittime in unacerta area, ma non possono essere generalizzate.

    (.) Prima di discutere il problema delle conso-nanti rafforzate e delle semiconsonanti, ve-diamo il numero di fonemi che sono stati asse-gnati all'italiano. Bruno lVIigliorini, in un'agileoperetta di carattere divulgativo, ha accennato'1 28 o 30 suoni-tipo (6). (Egli allude certo ai21 fonemi consonantici, inciusa ia ~. sonora, piùi sette vocalici, lasciando aperto il proble-ma delle due semiconsonanti). Dall'elenco diR. A. Hall viene fuori un totale di 27 fonemi,perché egli non tiene conto né delle semiconso-nanti né della s sonora (7). Anche W. Belardi, aproposito della differenza tra la s sorda e la so-nora come delle opposizioni tra le vocali aperte echiuse, dice che « hanno importanza non tantoper l'essenziale distinzione semantica, quantoper l'eleganza della dizione )} (8), il che significanegare a questi suoni il carattere di fonemi

    (5) Come fa Giovanni l\leo 2i1io. "Notas de Fono- yAuto-fonodidactica italo-hispanica". in Anales del Illstitutode Prolesores Artigas. 2. Montevideo. 1957.

    (6) B. l\oligliorini. Pronunzia fiorentilla o promLllzi" ro-malia? Sansoni. Firenze. 19~5. pp. 70-7 I.

    (7) R. A. Hall. Jr.. " Italian phunemes and orthography '.in Italiea. XXI. 2. 1944. pp. 72-82; e Descriptive ItalianC,ammar. Ithaca. Ì\ew York. 1948, pp. 7-17.

    (8) \V. Belardi. Illtroduziolle alla IOllologia. Roma. 1952.p. 189 (cit. da Castellani. vedi nota seguente).

    NOSTRA

    indipendenti. Il Dizionario Endclopedico [t{l-liano pubblicato dall'Istituto dell'EnciclopediaItaliana, nelie « Avvertenze )} premesse al voI. I(Roma, 1955), dà tra l'altro un'esposizione sin-tetica dei capisaldi del sistema fonologico adot-tato com~ tipico per la lingua italiana, e coin-cidente con quello dell'uso fiorentino: talicapisaldi sono la « qualità del suono)} che« determina la reciproca opposizione di 30 fo-nemi )}, la « durata del suono )} che « determinala distinzione in doppie e scempie )} di 15 con-sonanti, e l' « accento d'intensità )}.

    Anche p~r A. Castellani la pronuncia f:o-rentina, indiscussa daflpertutto in ciò che hadi essenziale, comprende « dal punto di -;'istapuramente qualitativo)} 30 fonemi, e cioè 7vocali toniche, 2 semiconson:l11ti e 21 ronemiconsonantici: tuttavia, « tenendo conto deidinemi consonantici e dell'accento )}, bisogr..aaggiungere 5 vocali atone e 15 consonanti condue dinemi, vale a dire co:! due gradi di ener-gia diversi, capaci di differenziare un signifi-cante da un altro significante ; il Cast~llanigiunge così a un inventario di 50 unità fone-matiche (9). In un importante commento alricco articolo del Castellani, P. Fiord~i am-mette, anche lui, che « i fonemi sono trenta,com'è noto )}, ma con i dinemi (e insieme cro-nemi) consonantici e con l'accçnto, « si sale acinquàùta unÌ:à disti.ntive ') (IO}.

    Dal confronto con il sistema fonologico spa-gnolo e dalle conclusioni tratte dagli studiosidelle due lingue, possiam::> tentare un nuovoconteggio che differisce parzialmente dai pre-cedenti.

    Lo spagnolo, ortografic:ione chè ap-pare in rarè forme dotte, o, fortuitamente, in

    (9) A. Castellani. • Fonotipi e fonenli in ita~:ano n, i11Studi di Filologia Iialialla. XIV. 1956. pp. 435-453.

    (IO) P. Fiorelli. "Degli elementi del parlar toscano".in Lingua Nostra. XVIII. 1957. p. II5. Il Fiorelli a\'e\"agià pubbli:':::1to un inventario somInario dd 'l trenta fonelni ~italiani. secondo la pr.Jnunzia di Firi::nze, nell'articolo It Sènsoe premesse d'una fonetica fiorentina Il, in Lingua .Yo~·tra,XIII. 1952. p. 60.

    49 -

  • LI NGU A

    parole composte (1 r). La rr invece viene con-siderata da Abrcos un vero e proprio fonemaa parte. I suoi argomenti sono convincenti:la TI' esiste in spagnolo in posizione iniziale,dove non si hanno mai consonanti doppie;nella delimitazione sillabica, inoltre, appartieneper intero alla sillaba seguente. I due fonemivibranti spagnoli (r, rr) si possono includerenella distinzione generale di debole / forte che,con la sonorità, oppone le coppie [bip, d/t,g/k], parallelismo confermato dal fatto cheanche la r, come le occlusive b, d, g, ha una va-riante fricativa e rilassata [.1] (12). La questionein italiano è diversa: la r iniziale toscana èsempre semplice. (Lasciamo da parte che la:r iniziaI: ~i sent: ~nche. i.n Sicili~, mentr~ èIgnorata moi·qualslaSl··poslzlOne dal settentno-nali; la prpnuncia della r scempia in luogodi rr si è ;diffusa nel secolo scorso anche aRoma). Invece, nella separazione delle sillabe,la -rr- si comporta come in spagnolo, malgradol'ortografia italiana, car-ro, di fronte alla spa-gnola ca-rro, giustificata da un senso di coe- .renza entro il proprio sistema ortografico. Ilsopraccitato fonologo spagnolo (13) crede in-vece che, per quanto concerne l'italiano, solola r semplice debba essere considerata unitàfonematica, perché la rr è da interpretarec.ùmc 1:1 sua geminazione. Infatti, quasi tuttele consonanti italiane ammettono un grado raf-forzato che, fonologicamente, si oppone aicosiddetti gradi tenue e medio. È evidente chela spiegazione fonologica della rr, se consideratanell'ambito delle relazioni entro il proprio si-stema, sarà diversa in italiano e in spagnolo;tuttavia non pare ben giustificato negare l'au-tonomia fonematica alla Tr italiana.

    Si può, a rigore di termini, parlare di ge-

    (I l) Mi riferisco a opposizioni del tipo canna "génerode plantas cami.ceas Il I cana; annal « medida de peso filipina Il /anal; pCllllado li pìnado Il ..' penado: anllado \( ant.. hijastro u I anado; cannata K nacicio al' tiempo de otro 1/ / conato. '

    (12) E. Alarcos Llorach, ' Derniers travaux récents ùansle domaine de la phonétiQue espagnole " in PllOnetim. III.4, 1959, pp. 2J8-246; e Problèllles de phol/ologie romal/e,relazione presentata d 'ColioQue International de Civilisa-tions. Littératures et Langues ron1anes ". Bucarest. 1959.Anche Bertil \-lalmbcrg, Étt

  • LINGUA

    o doppi), non possiamo dimenticarne le pro-prietà fonologicamente rilevanti che danno loropiena autonomia funzionale nel sistema.

    Resta, per ultimo, il problema delle semi-consonanti. In genere gli studiosi italiani ten-dono a considerarle fonemi indipendenti dalleyocali i, 11. La stessa idea viene precisata econfermata nel recente ed ottimo DizionarioEnciclopedico Italiano, s. v. semiconsonante, dovesi indicano parole con opposizione fonologicadistintiva secondo la loro pronuncia con vocalepiena o con semiconsonante; così, piallo è tri-sillaba [pi-a-no] se derivato da Pio, mentrela pronuncia della stessa parola nel suo signi-ficato abituale è [pj ano]. Con la u abbiamola quale [la kwale] e lacuale [laku ile] de-ri"ato da « lago ». :Ma si riconosce a questeopposizioni scarso rendimento funzionale e siammette la coesistenza delle due pronunce an-che in parole di uso frequente: A-ri-o-stoc A-rio-sto. La fonologia spagnola, invece, nelsuo massimo rappresentante, E. Alarcos Llo-rach, considera i suoni [j, i, w, \l] dei dittonghiclstigl::mi, come varianti dei fonemi vocalici[i, u], di fronte a coloro che li interpretanocome varianti dei fonemi consonantici [y, w].La loro indipendenza fonematica non vienenemmEno discussa. Alarcos, considerando idittonghi gpagnoli come difonen1:ltici, deter-mina la relazione tra i due suoni che li com-pongono e i corrispettivi fonemi vocalici, diindubbia somiglianza fonetica. Le semicon-sonanti sono, per lui, varianti « prenucleari »di sillaba, come le semivocali sono « postnu-c1eari »; i, 11, invcce, funzionano come nucleosillabico: « san sonidos que no se oponen encl sistema, sino que s610 COlltrastan en eldecurso » (14).

    Arrigo Castellani, dal canto suo, dopo avercitato esempi come arguire [ar-gu-i-re] e Trieste[Tri-è-ste] di fronte a eseguire [esegwire] e de-

    (14) Alarcos.' Semi"oca!es y semiconsonantes espanolas '.in Archi'!:,,,". IX. Oviedo, 1959. p. 181. I concetti di opo.':.:idne cOl/lraste si tro\'ano anche ncll'ultima edizione della FOl/o-logia. dello stesso autore. ma non nelle due precedenti:, Resen·Jmos oposicion para designar estas diferencias entreeIcmcntos que pueden aparecer en el mismo contexto, dife-rencias entre un clenlento que realmente esta en el decurslJhablado y otro Que s6lo es ",irtua!. En cambio. las diferencias(Ontrc cIelnentos sucesivos en el dccun.. o hablado seninllamadas contrasles " (E. Alarcos Llorach, Fonologia Espallola.3' ed.. :\Iadrid. Gredos. 1901, p. 37).

    NOSTRA

    striere (destrjère] , conclude che [w] e [u], (j] e[i] sono fonemi àiversi perché « intercambia-bili in contesti equi\'alenti» (15), secondo lanorma fonolugica per cui le varianti di unostesso fonema non appaiono mai nello stessocontesto. L'impostazione del problema e leconclusioni sono divergenti nei due trattatisti.Eppure, le ragioni addotte dal fonologo spa-gnolo sono applicabili in italiano. In questalingua, come in spagnolo, la [j] e la [w] ros-sono solo e~sere elemento iniziale di una combi-nazione monosillabica di vocali; e la [1] e la[\l] solo elemento finale. Ciò che è differenzialenei gruppi di vocali degli esempi del Castel-lani è il loro carattere tautosillabico e etero-sillabico,' dal che ri~mlta, conseguentemente,la semiconsonante o la vocdle. Non mi pareche si possa parlare, a rigore, dello stesso con-testo, quando la distribuzione sillabica noncoincide esattamente nelle due parole. Esistecertamente una differenza fl)netic:l subordinataalla connessione dei suoni ma, anche per glistessi italiani, « la distinzione tra le vocali [i]e [u] e le semiconsonanti [j] e [w] lion è semprefacile a farsi) (16). È giusto far notare che initaliano non ci sono le alternative spagnolefra [-,\'i-ui] e [jU-Il"l] come nell'avverbio lIlUY e,più rar::z.rilr:ntè, lle1ìa p:l:-ol:1 Dùtda. lvla ciò sideve alla maggiore stabilità delle vocali ita-liane: si metta a confronto la sopraccitataalternativa [mui] e [mwi] spagnola e la nettadifferenziazione fonologica dell'italiano tra cuie qui, dove non è rilevante tanto il valore voca-lico o semiccnsonantico della u qU:into l'accento.In spagnolo, Imi [u-i] e fzuy! [ui] non si tro-vano nello stesso caso perché la chiara opposi-zione distintiva è qui segnata non solo dall'ac-cento ma dal carattere eterosillabico e tauto-sillabico, rispettivamente, dei due gruppi vo-calici. Aggiungo anche che la fiattura iri duesillabe del gruppo di vocali (debole atona +forte tonica) è molto più frequente in italianoche non in spagnolo, il che costituisce una delledifferenze fonetiche più importanti fra le duelingue. iVla, eccezionalmente, si può anche ci-tare qualche opposizione spagnola di questogener.e: (pjéjpi-6], il nome del « pieùe» e la

    ('5) A. Castellani. Fonotipi. cit .. p. 450.

    ('6) Castellani. FOllolipi. cit.. p. 445.

    - 51

  • LINGUA

    forma del verbo piar «pigolare l), in un signi-ficativo contrasto che non giunge ad alterare lasostanza fonetica della i, variante semiconso-nantica nel primo caso e fonema vocalico atononel secondo (e anche si potrebbe aggiungerela forma del eongiuntiyo pie, con valore silla-bico della i tonica). Un'ultima osseryazione :i suoni suddetti - secondo la regola IV diTrubetzkoy, ricordata pure da Alarcos - nonsi com1Jinano fra di loro, non esistono cioè igruppi *[ji, ii, W11, ul}] che darebbero alle va-rianti indipendenza fonologica. E non sonoun'eccezione a questa regola le forme italianefinii, zii,lpii, ecc. perché in esse la seconda inon è se~ivocale ma vocale piena.

    In cOllc1usione : in confronto ai cinque fo-nemi vocalici del castigliano, indipendente-mente dall'accento, il toscano presenta settefonemi in sillaba tonica, ridotti a cinque insillaba atona con la neutralizzazione delle op-posizioni élè, 6/ò. Nell'italiano letterario, inol-tre, la s sorda e la s sonora sono due fonemidiversi. In quanto alle cosiddette consonantidoppie, sono ùa interpretare come elementiessenziali del sistema fonologico italiano, comeunità fonematiche indipendenti da cui derivail caratteristico chiaroscuro rrcustico, gene:","!')dagli alternatiyi rafforzamenti articolatori.Invece, tanto in italiano come in spagnolo lesemiconsonanti non sono che semplici variantifonetiche delle vocali i, u.

    Restano dunque 15 fonemi consonanticicoincidenti in entrambe le lingue: [b], [e],Cd], [f], [g], [k], [1], [À], [m], [n], [il], [p], [r],[s], [t]. Ma, mentre sono tre i fonemi spagnoli[6, x, y] che mancano in italiano, questo ne pre-

    'senta sei che non esistono in castigliano [g;5, v, il, z, z]. Ai 18 fonemi consonantici elencatiper lo spagnolo, dobbiamo aggiungere la l'I'che ha i caratteri di un fonema a parte; in totalesono 19 e in più le cinque vocali. La lingua na-zionale italiana accresce i 21 fonemi consonan-tici inventar iati con altri 15 rafforzati o lunghi,funzionalmente autonomi, che fanno 36 piùi sette fonemi vocalici.

    Donde, ii numero di 43 fonemi che si po-trebbero assegnare all'italiano letterario, difronte ai 24 cl:.: formano il sistema fonologicodella lingua spagnola.

    JOAQuiN ARCE.

    NOSTRA

    VOCI GIORNALISTICHE

    Il giorna lismo, come qualunque mestiel e oprofessione, ha una terminologia che può ':a-riare con il tempo; il giornalista - o chi vuoidiventarlo - conia o usa i vocaboli tecniciinerenti al suo lavoro.

    Dall'ampio e interessante yolume di Gior-gio lVlottana, Il giornalismo e la sua tee'zica(Milano, G. Miano, 1960) si possono dt-durre molti vocaboli e modi di dire usati daigiornalisti: « Il giornalista deve avere dimesti-chezza con i vocaboli tecnici del mestiere»(p. 43)·

    Lo spoglio di altri libri del genere potrebbeessere utile per documentare l'evoluzione sto-rica di certi vocaboli, il loro affermarsi o illoro decadere; ma il risultato di una tale ri-cerca - non facile -- forse non compenserebbeadeguatamente la fatica.

    Questo del Mottana è, cronologicamente,l'ultimo volume del genere apparso in Italia, eper la sua impostazione strettameme tecnicaconsente una' valutazione attuale degli ele-menti linguistici in uso nel giornalismo; quindipuò avere un vdlore anche storico.

    _~c:cer_r:.i::.T.o :=. qualche rilie',l-a somm8:-ìo de-dotto dalle s c h e de:

    a) Si sottolinea la crescente specializza-zione del mestiere o della professione per cuioggi si parla di vari tipi di c l' o n a c a e didiverse specialità del c r o n i s t a; si hannodiversi settori di applicazione della p t, b -b l i c i t à, ecc.

    b) Si elencano i diversi tipi di giornalioggi diffusi (cinegiornale, radiogiornale, tele-giorn