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IN QUESTO NUMERO Editoriale Anno nuovo, stesse convinzioni: lo sviluppo e la crescita passano per il Lavoro di Tiziana Bocchi Segretaria Confederale Uil Il rilancio passa dalle infrastrutture di Vito Panzarella Segretario Generale Feneal Uil Un nuovo sistema di relazioni sindacali per le cooperative Le previsioni dell’Istat e l’evoluzione dell’economia Manovra economica e moltiplicatori fiscali Nell’attesa della manovra l’economia si ferma Legge di bilancio 2019 e piano impresa 4.0: cosa cambia? Il servizio idrico integrato: verso una gestione pubblica? Tap: a che punto è il gasdotto Sostenibilitá e innovazione: connubio perfetto per far crescere le imprese L’inverno sta arrivando… la sfida del digitale ENFEA-CONFAPI: una bilateralità nuova, che viene da lontano Chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate su detassazione e welfare Perché certificare e misurare la rappresentanza delle Organizzazioni sindacali e datoriali Il ruolo dei CAE all’interno del Dialogo Sociale Europeo Il Codice degli Appalti pubblici continua a far parlare La mancanza di infrastrutture moderne frena sviluppo e crescita LE NOSTRE TEMATICHE Politica economica e salariale, Politica industriale e settoriale Relazioni sindacali e Contrattazione collettiva, Il sindacato e l’Europa, Pillole di rappresentanza, Appalti, Riflessioni N° 2 - Anno 1 - 20/12/2018 Periodico a cura del Servizio Contrattazione privata politiche settoriali Rappresentanza e rappresentatività della UIL 2 3 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19

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Politica

IN QUESTO NUMERO

EditorialeAnno nuovo, stesse convinzioni: lo sviluppo e la crescita passano per il Lavorodi Tiziana Bocchi Segretaria Confederale UilIl rilancio passa dalle infrastrutture di Vito PanzarellaSegretario Generale Feneal UilUn nuovo sistema di relazioni sindacali per le cooperativeLe previsioni dell’Istat e l’evoluzione dell’economiaManovra economica e moltiplicatori fiscaliNell’attesa della manovra l’economiasi fermaLegge di bilancio 2019 e piano impresa 4.0: cosa cambia?Il servizio idrico integrato: verso una gestione pubblica?Tap: a che punto è il gasdotto Sostenibilitá e innovazione: connubio perfetto per far crescere le impreseL’inverno sta arrivando… la sfida del digitaleENFEA-CONFAPI: una bilateralità nuova, che viene da lontanoChiarimenti dell’Agenzia delle Entrate sudetassazione e welfarePerché certificare e misurare la rappresentanza delle Organizzazioni sindacali e datorialiIl ruolo dei CAE all’interno del Dialogo Sociale EuropeoIl Codice degli Appalti pubblici continua a far parlareLa mancanza di infrastrutture modernefrena sviluppo e crescita

LE NOSTRE TEMATICHEPolitica economica e salariale, Politica industriale e settorialeRelazioni sindacali e Contrattazione collettiva, Il sindacato e

l’Europa, Pillole di rappresentanza, Appalti, RiflessioniN° 2 - Anno 1 - 20/12/2018

Periodico a cura del Servizio Contrattazione privata politiche settoriali

Rappresentanza e rappresentatività della UIL

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Tra pochi giorni inizieranno le festività natalizie. Un periodo di aggregazione, di con-fronto, insomma un’occasione per stare insieme e per dedicarsi alle persone e allecose che ci sono più care. Ma anche il momento dei bilanci sull’anno trascorso e,perché no, dei propositi per quello che ci apprestiamo a vivere.Possiamo affermare che il 2018 è stato un anno complesso. Dal punto di vista poli-tico, sindacale ma anche sociale molte sono state le novità e i mutamenti che hannointeressato il nostro Paese.Per quanto riguarda la politica, le elezioni del 4 marzo ci hanno consegnato un Go-verno, se non proprio inatteso, per lo meno inedito. Siamo stati chiamati a confron-tarci con esso, ne abbiamo apprezzato alcune iniziative, criticato altre, ma come èda sempre tratto distintivo della UIL lo abbiamo fatto nel merito e sul merito delleazioni. Le nostre diverse posizioni sul Decreto “dignità” e su quello “sicurezza”, stannolì a dimostrare quanto sia vero ciò che abbiamo appena scritto. Ancora in questigiorni stiamo seguendo la Manovra, abbiamo partecipato a molti Attivi Unitari neiquali si è ragionato insieme a partire dal documento di proposte avanzato da Cgil,Cisl e UIL. Il 19 dicembre siamo stati in piazza per riflettere su quanto è emerso daquesta lunga ed importante consultazione. Perché, anche questa volta, il sindacatoitaliano, in generale, e la Uil, in particolare, hanno scelto di parlare con le persone,confrontarsi vis-à-vis con loro, ascoltarle e comprenderne le esigenze e i bisogni.Una modalità che qualcuno potrebbe considerare tradizionale, forse “antica” ri-spetto all’utilizzo dei social, ma è la nostra, ed è per noi quella giusta. Questa con-sultazione ci ha riconfermato la necessità, per il Paese, di intraprendere una politicaespansiva per la crescita e lo sviluppo. Ed anche se può essere vero che, questo Go-verno, ha cercato di interpretare le esigenze reali dei cittadini. Le soluzioni offerterestano, però, in larga parte sbagliate. Solo per fare alcuni esempi, dopo dieci annidi crisi si può ben comprendere che le persone chiedano reddito – le risposte de-vono, però, essere il lavoro e non l’assistenza, gli investimenti pubblici e privati enon il blocco delle opere pubbliche, la promozione dell’innovazione e non il depo-tenziamento del “Piano impresa 4.0”.Passando all’azione sindacale, non è un caso che, in particolare, il “Patto per la fab-brica”, siglato a marzo con la Confindustria, superando i tradizionali schemi degliAccordi Interconfederali sul modello contrattuale sia andato oltre, parlando di re-lazioni sindacali e di politica industriale. Cgil, Cisl è Uil, già dal 2016, hanno avutoben chiaro l’obiettivo da centrare: aumentare il potere di spesa delle persone affin-ché, con un maggior consumo interno, si potesse incrementare la produzione econ essa l’occupazione. In sintesi, rilanciare una politica salariale espansiva. Con l’As-sociazione di viale dell’Astronomia, abbiamo poi, trovato i giusti equilibri, attraversoil TEM e il TEC, ma anche facendo leva sulla contrattazione di secondo livello, affin-ché a tutto questo si potesse unire una maggiore produttività e competitività azien-dale. Tutto ciò abbiamo poi ribadito anche nell’Accordo Interconfederale siglatopochi giorni fa con le Centrali Cooperative e al quale abbiamo dedicato un articolodi “Contrattazione è Sviluppo”. Allo stesso tempo, ci siamo dedicati, a partire dal documento Uil del 2015, a gettarele basi per una proposta di nuova politica industriale che attraverso una rinnovatapolitica dei fattori, fosse in grado, individuando missioni strategiche determinate,di far ripartire il nostro sistema produttivo. Attenzione particolare l’abbiamo rivoltaal tema delle infrastrutture, nella convinzione che occorra un piano straordinarioper mettere in sicurezza quelle esistenti, completare i cantieri aperti e progettarnedi nuove. In altre parole, abbiamo cercato di declinare la parola “sviluppo” non solodal punto di vista economico e sociale, ma anche industriale ed occupazionale. At-

L’EDITORIALEL’EDITORIALE

Anno nuovo, stesse convinzioni: lo sviluppo e la crescita passano per il LavoroDi Tiziana Bocchi,Segretaria Confederale UIL

traverso, poi, le modifiche che abbiamounitariamente apportato alla SEN (stra-tegia energetica nazionale) abbiamovoluto coniugare allo sviluppo la suasostenibilità ambientale e sociale. Ma il 2018 è stato, anche, forse l’anno incui maggiormente si è parlato di “im-presa 4.0”, di uno sviluppo tecnologicoe digitale. Anche qui, ci siamo interro-gati sui risvolti che queste trasforma-zioni avrebbero potuto determinare dalpunto di vista dell’occupazione. Ancoraoggi siamo impegnati al Ministero delLavoro per la vertenza dei riders che, dicome le nuove tecnologie hanno im-pattato sul mondo del lavoro, sono vi-vida testimonianza. Per quelle persone,giovani e non, chiediamo tutele e diritti,le giuste misure per la sicurezza e un sa-lario certo e dignitoso agganciato alCcnl della logistica, e, soprattutto, di af-fermare che seppur vengono utilizzatenuove tecnologie o applicazioni essenon devono mai lucrare su chi fisica-mente svolge quella attività. Sappiamoche sarà una battaglia difficile, masiamo altresì consci che le innovazionidevono essere governate affinché si tra-sformino in grandi opportunità. Anchequi di sviluppo e occupazione.È chiaro che il 2018 ha avuto per noi unfil rouge, una parola chiave lo ha attra-versato dall’inizio alla fine: lavoro. La Uilè convinta, infatti, che l’obiettivo deveessere consolidare e tutelare quello chec’è e crearne di nuovo. Non abbandone-remo questa convinzione nel 2019.Anzi, da gennaio rafforzeremo ancora lanostra capacità di proposta e di inizia-tiva per dare le giuste risposte a tutte lelavoratrici e i lavoratori che orgogliosa-mente rappresentiamo e ai cittadini cheda sempre sono iscritti nella nostra sigla.Oltre ad invitarvi, come è consuetu-dine, a proseguire la lettura di questonumero di “Contrattazione è Sviluppo”questa volta, da parte di tutto il serviziocontrattazione privata della UIL, nonmi resta che augurarvi buone feste ebuon natale.

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Il rilancio del Paese passa dalle infrastrutture

Di Vito Panzarella Segretario Generale Feneal Uil

Non è ormai un mistero che il settoredell’edilizia vive da 10 anni una gravecrisi, senza precedenti nel dopoguerra.La crisi ha accelerato un processo di ri-configurazione del mercato, che si ètradotto in un sostanziale decrementodelle costruzioni di nuovi edifici e, pa-rallelamente, in una crescita degli inter-venti di riqualificazione del patrimonioesistente, e di efficientamento ener-getico, attraverso l’impiego di nuovimateriali. Un costruito più attento allemoderne esigenze di vita, con lacrescita in valore del settore impianti-stico e delle tecnologie applicate allaqualità dell’abitare. La chiusura di un ciclo edilizio basatosull’espansione urbana ha dato inizioa una nuova fase, nella quale l’inter-vento sull’esistente ha assunto unruolo centrale. Guardando attenta-mente ai fenomeni e ai numeri degliultimi anni, emerge chiaramente chel’industria delle costruzioni nella realtàsi è già trasformata, solo che i soggetticoinvolti, il ciclo produttivo e il mer-cato non sono più gli stessi.Noi da tempo ribadiamo che l’interoPaese versa in una situazione di ri-schio sismico ed idrogeologico equanto sia essenziale percorrere lastrada della pianificazione e della pre-venzione. È necessario in Italia usciredalla logica dell’emergenza per pas-sare a una visione che superi i vecchimodelli di sviluppo, basati sulla quan-tità e sulla cementificazione indiscri-minata, imboccando la strada dellaqualità, della cura strutturata del pae-saggio, della messa in sicurezza emanutenzione del territorio.Nella lettera aperta inviata unitaria-mente dalle categorie Feneal Uil, FilcaCisl e Fillea Cgil, al Presidente del Con-siglio, al Ministro delle Infrastrutture edei Trasporti e al Ministro delloSviluppo Economico, il 5 ottobre

scorso, si è asserito come, in una clas-sifica stilata dalla Commissione euro-pea, che ha elaborato i dati di Eurostate Agenzia europea per l’Ambiente e lestatistiche del World Economic Forum,l’Italia si trovi solo al 17esimo posto su28 Paesi per quanto riguarda la qualitàdelle ferrovie, delle strade e dei porti.La rete stradale italiana è obsoleta,destinata nei prossimi 5 anni ad esseresoggetta inevitabilmente a crolli, mal-funzionamenti e guasti, con il 65%delle infrastrutture stradali e au-tostradali risalenti agli anni ‘60 e ‘70 esolo il 10% sviluppato negli ultimi 25anni. Negli ultimi 70 anni in Italia ab-biamo pianto oltre 10 mila vittime percalamità naturali, nella fattispecieeventi sismici, frane e alluvioni. Laspesa per rimediare ai danni provocatida questi fenomeni è stata sinora paria 242 miliardi di euro, una cifra supe-riore a quella necessaria per realizzareopere di prevenzione, che avrebberoevitato numerosissimi eventi tragici.La tragedia che ha colpito Genovaquel 14 agosto non ha fatto che riaprire una grossa ferita nel nostroPaese, che da troppo tempo attendeun piano straordinario, e regolatorazionalmente nel tempo, per lamanutenzione delle strade e di tutti iviadotti. Un piano straordinario che vaa inserirsi nella questione più com-plessa, oltre che improrogabile, dellamessa in sicurezza del territorio, mi-nacciato dal rischio sismico e daldissesto idrogeologico. L’82% dei co-muni in Italia, infatti, si trova in zonead alto rischio idrogeologico e circa 16milioni e mezzo di edifici sono insicurie obsoleti, avendo ormai più di 40anni ed essendo stati costruiti primadella normativa antisismica. È neces-sario quindi investire sulla qualifi-cazione delle stazioni appaltantipubbliche, in termini di capacità tec-

niche e finanziarie, mentre permetterela rimessa in mano ai privati dellaprogettazione e della realizzazione, ilritorno al massimo ribasso, così comela pratica del sub-appalto, sono soloespedienti che danneggiano i lavora-tori, la qualità delle opere e latrasparenza.Il crollo del ponte non solo ha messoin forte difficoltà il tessuto economicoe sociale dell’intera Città metropoli-tana, ma ha aggravato le ferite di unterritorio fragile, sia dal punto di vistaidrogeologico che per le emergenzeinfrastrutturali. In assenza di infra-strutture snelle e di collegamento conl’Europa, il porto, fiore all’occhiello delMediterraneo, rischia di perdere traf-fici a vantaggio di altri scali. Agentimarittimi e spedizionieri constatano ilcalo dei booking, e quindi delle merci,che transitano per Genova. Il timore èanche quello che i grandi gruppi dinavigazione possano scegliere altremete portuali per i contratti a lungotermine. C’è bisogno di dare unarisposta immediata alla Città e di col-legare la Liguria al resto d’Europa, perrilanciare un’economia allo stremodelle forze, realizzando le grandiopere infrastrutturali del Terzo Valico,Gronda di Ponente, Diga Foranea,Nodo Ferroviario, per un territorio chedeve recuperare tempo e terreno. La rete autostradale ligure presentada sempre carenze infrastrutturali,visto che l’autostrada A7 Genova Mi-lano è del 1920, e la seconda carreg-giata fu realizzata solo a partire dal1960, così come la tratta Genova-Mi-lano con nuovo tracciato a Ponente, ametà strada circa fra il Porto di Genovae quello di Savona.In quel contesto si rendeva necessarial’immediata costruzione di una nuovaGronda Autostradale, una bretella chepermettesse il transito dei mezzi pesantial di fuori dell’abitato. Gravi sono statele colpe della Politica, nell’aver ritardatoper decenni la sua realizzazione.Quando finalmente sembrava si fossegiunti a una soluzione, con un progettocondiviso e gli espropri già realizzati, ilcrollo del Ponte ha rimesso tutto indubbio. In questi giorni sarebbero

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iniziati i cantieri, erano già pronti i bandiper le opere complementari.Abbiamo espresso le nostre preoccu-pazioni e critiche rispetto alla decisionedel Ministro Toninelli di sottoporrel’opera Terzo Valico a un’analisi costi –benefici, prima di procedere con losblocco delle risorse per la realizzazionedel quinto lotto.Aver estromesso Autostrade ha signifi-cato la rinuncia di fatto all’opera. Ma se si punta allo sviluppo e alle inter-connessioni (alta capacità, alta velocità,ecc.), non si può prescindere dalla rea-lizzazione di infrastrutture capaci di col-legare il nord al sud e di portare l’Italiaad essere competitiva con gli altri part-ners europei. Occorre allora attirarenuovi investimenti, realizzare un pianodi opere infrastrutturali che possa am-modernare il Paese, partendo dallescuole, dagli ospedali, passando dallecarceri per arrivare alle strade ai porti eagli aeroporti. Bisogna tornare a inve-stire per fronteggiare la crisi delle grandiimprese edili, che sta coinvolgendocome un effetto domino i grandi gruppidell’edilizia italiana a causa di problemiintrinsechi, come quelli dell’accesso alcredito e delle ridotte dimensionirispetto ai principali competitors inter-nazionali, ma anche e soprattutto perl’assenza di nuovi investimenti infra-strutturali sul territorio italiano. In questo quadro si inserisce l’impor-tanza di portare a termine e realizzareopere cruciali per collegare il mercatoitaliano all’Europa, come la TAV, ilBrennero e soprattutto il Terzo Valico. Su quest’ultima opera siamo convintiche l’evoluzione degli scambi nellanuova geografia internazionale, chenell’hub del sistema portuale ligure haindividuato un nodo cruciale perquantità di traffico totale (oltre 69 mi-lioni di tonnellate di merce e 4,2 mi-lioni di passeggeri movimentatiannualmente), rende non più rinvia-bile la realizzazione di un nuovo si-stema ad alta velocità (A/V) e ad altacapacità (A/C) che il Terzo Valico rap-presenta. Questo, da un lato permet-terebbe di ridurre i tempi dicollegamento fra Genova e Milano,portandoli ad un tempo inferiore al-

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l’ora di viaggio, contro l’attuale ora emezza circa, dall’altro, per il Porto, significherebbe la movimentazione dimaggiori e più capaci carichi. Nonportare a termine questa infrastrut-tura significherebbe condannare ilmaggiore sistema portuale italiano adessere bypassato a vantaggio di altrerealtà più strutturate, come ad esem-pio il porto di Rotterdam, oltrechè undanno all’economia produttiva ditutto il Nord Italia, tagliato fuori dalleesigenze di velocità che il mercato at-tuale impone per il transito di merciverso tutte le regioni del centro Eu-ropa: in particolare Svizzera, Germaniaed Austria.Già in data 19 novembre u.s. le PartiSociali hanno stipulato un accordoper giungere alla sottoscrizione di unProtocollo di legalità e di trasparenzanegli appalti pubblici che, mediantela regia della Prefettura di Genova,inte-ressi le stazioni committentipubbliche, l’Ispettorato Territorialedel Lavoro, l’INPS, l’Inail e le isti-tuzioni rappresentative dei commit-tenti privati.La Fenealuil Liguria ha richiesto pochigiorni dopo, il 22 novembre, unitaria-

mente, un tavolo al Prefetto di Ge-nova, al Commissario e al Presidentedella Regione Liguria, per correggereil tiro sulle deroghe previste dal De-creto Genova, e richiedere il rispettodelle normative antimafia a tutti isoggetti che opereranno a qualsiasititolo nelle opere rientranti nell’am-bito della ricostruzione del nuovoponte. Intendiamo proseguire in questa di-rezione, insieme alla Confederazione,mantenendo fermi i nostri obiettivi epronti a mettere in campo tutte leazioni necessarie se la risposta delGoverno, al confronto richiesto sulletematiche di interesse, non sarà ac-colta, certi che questo sia impre-scindibile per il rilancio dell’edilizia, eper la tutela dei lavoratori che rappre-sentiamo.

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Politica salariale espansiva per rafforzarela ripresa economica, lotta al dumpingcontrattuale, criteri di rappresentanzadatoriale, partecipazione, diffusionedella contrattazione decentrata e inve-stimento sulle competenze dei lavora-tori sono alcuni dei principali temicontenuti nell’Accordo Interconfederalesottoscritto il 12 dicembre tra Cgil, Cisl,Uil e le tre Centrali Cooperative.Un’intesa che si pone come conclusionedi un percorso iniziato con il documentounitario Cgil, Cisl e Uil del gennaio 2016( “Un moderno sistema di relazioni indu-striali. Per un modello di sviluppo fondatosull’innovazione e la qualità del lavoro”) eche ha visto da lì la sottoscrizione di Ac-cordi interconfederali con tutte le con-troparti datoriali, dalla Confindustria aConfapi, passando per le Associazioniartigiane e la Confcommercio.Possiamo quindi sostenere che l’obiet-tivo è stato raggiunto: il Sindacato Con-federale, in particolare, e le Parti Sociali,in generale, hanno dimostrato l’impor-tanza e l’efficacia delle relazioni e delconfronto, e la loro capacità di rivestireun ruolo strategico per la crescita e losviluppo del Paese. Entrando nel merito, al centro dell’In-tesa ci sono gli aspetti più squisita-mente contrattuali. Viene confermato,innanzitutto, un modello negozialebasato su due livelli: contrattazionenazionale e decentrata, dove il primolivello (che di norma avrà durata quadri-ennale) costituisce la primaria e centralefonte di regolazione, economica e nor-mativa, per tutti i lavoratori impiegatinel settore. Mentre al secondo, attra-verso un regolato rimando di compe-tenze da parte del Ccnl, spetta ilcompito di redistribuire la ricchezzaprodotta in azienda, o nel territorio,tramite premi sempre più connessi aobbiettivi di redditività, qualità e/o pro-duttività. Oltre a quello di definire l’or-

ganizzazione del lavoro, e come ve-dremo, la previsione di forme di parte-cipazione. Come nell’Accordo conConfindustria di marzo 2018, anche nelmondo cooperativo la definizione delsalario a livello nazionale sarà suddivisain un “trattamento economico com-plessivo” che include, oltre al tratta-mento economico minimo, tutte le altrevoci retributive che concorrono ad au-mentare il potere di spesa delle lavora-trici e dei lavoratori, ivi comprese formedi welfare (in particolare previdenzacomplementare e assistenza sanitaria in-tegrativa) e quote di produttività redi-stribuite a livello nazionale. I minimi

tabellari, inoltre, saranno rivalutati inbase all’IPCA, depurata dal costo deibeni energetici, tenendo conto delleprassi già individuate nei diversi settori. In particolare per quanto riguarda il wel-fare, anche in questo Accordo, vengonoribaditi alcuni principi fondamentali:esso non può mai essere sostitutivo diquello pubblico, deve essere valorizzatonella contrattazione decentrata qualeeffettivo strumento “a carattere sociale”in grado di rispondere alle esigenze realidei dipendenti e non sfociare, quindi, inerogazioni di benefit indistinti. Infine,per la prima volta in un’intesa intercon-federale si afferma il principio del giustoequilibrio tra prestazioni di welfare e

parte economica.Altro aspetto rilevante, che assume unaimportanza strategica nell’ambito co-operativo, è la lotto ai contratti pirata ealle cooperative spurie. Obiettivo chenon solo viene rafforzato dal punto divista politico ma, concretamente perse-guito, attraverso l’accettazione da partedelle Centrali Cooperative di sottoporsialla misurazione e certificazione, comegià avvenuto per Cgil, Cisl e Uil, dellaloro rappresentanza. Nel dettaglio, inapplicazione di quanto contenuto nel-l’Accordo sulla rappresentanza del 28giugno 2015, si è deciso di assumerel’impresa cooperativa quale ambito di“misurazione della rappresentatività” alfine di introdurre la tipologia giuridicadelle aziende come aspetto rilevanteper la determinazione degli ambiti ge-nerali di rappresentanza e facendo cosìun primo concreto passo verso unaperimetrazione dei confini contrattuali. Tema poi particolarmente caro alla no-

stra Organizzazione, anche la parteci-pazione non solo organizzativa maanche strategica alla vita delle impreseassume con questa intesa dei contornimaggiormente particolareggiati. Vieneprevisto, infatti, un importante impegnoverso la partecipazione organizzativa siacoinvolgendo le categorie nelladefinizione di linee guida da inserire neiCcnl sia costituendo un apposito Osser-vatorio per individuare le miglioripratiche già in essere. Allo stesso modo,viene previsto lo sviluppo di forme dipartecipazione strategica che, data lanatura stessa delle imprese cooperative,possono trovare in questo ambito unaprima possibilità di sviluppo concreto

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Un nuovo sistema di relazioni sindacali per lecooperativeFirmato l’Accordo tra Cgil, Cisl, Uil e AGCI, Legacoop e ConfcooperativeDi Michele Tartaglione

Relazioni sindacali e Contrattazione collettiva

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ed efficace. Sempre in questa di-rezione, si deve ascrivere la volontàdelle Parti di rafforzare e migliorare lostrumento del Working Buyout valoriz-zando e promuovendo le esperienzedi successo di applicazione dellaLegge Marcora alla luce della suenuove applicazioni in materia di pas-saggi generazionali di impresa, startup, formazione manageriale e rilanciodelle aziende confiscate.L’Accordo del 12 dicembre dedica poiun intero capitolo al tema della for-mazione e delle competenze. Anche inquesto caso, Cgil, Cisl e Uil hanno voluto,insieme alle Centrali Cooperative, affer-mare che una delle principali leve sullaquale agire per far fronte ai mutamentiche impresa 4.0 e le trasformazioni tec-nologiche e digitali stanno apportandoal mondo del lavoro è costituita dallaconoscenza e, quindi, dalla formazione.Da qui, la definizione di un unico si-stema nazionale di certificazione dellequalifiche e delle competenze e la va-lorizzazione di tutti quegli istituti cherafforzino il legame fra scuola e mondodel lavoro come l’alternanza scuola-la-voro, l’apprendistato duale di primo eterzo livello, formazione terziaria profes-sio-nalizzante e gli ITS.Infine, l’intesa presenta alcune novitàanche sul delicato ambito della salute esicurezza. Obiettivo è costruire una ra-dicata cultura della sicurezza basatasulla prevenzione dopo dieci anni dal-l’approvazione del D.Lgs. 81/08. Perquesto fine le Parti si sono impegnate apromuovere azioni per rendere più effi-cace il quadro normativo attualmente invigore e calibrarlo al meglio nei diversisistemi ed organizzazioni aziendali.Tutto ciò a partire da una rinnovata in-terlocuzione propositiva con l’Inail. Anche questo Accordo è, in sé, punto diarrivo e di partenza. Alle categorie, coa-diuvate dalle confederazioni, spetterà ilcompito di declinare le novità in-trodotte nei singoli settori, attraverso ilrinnovo di tutti i Ccnl. Per la UIL quellache è iniziata il 12 dicembre è l’enne-sima sfida da vincere per offrire al Paeserelazioni sindacali in grado di leggere ilpresente e sostenere un futuro dicrescita e sviluppo.

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Politica economica e salariale

Le previsioni Istat del 21 novembre ag-giornano il quadro delle prospettivedell’economia italiana per il 2018 e il2019. L’Istituto di statistica stima perl’anno corrente una crescita reale delreddito complessivo dell’1,1%, di cui, alterzo trimestre 2018, risulta acquisito lo0,9%. Per il 2019 la previsione è di unalieve accelerazione all’1,3%. Il 2018dunque segnerà un rallentamento (-0,5%) rispetto al 2017, quando la cre-scita è stata dell’1,6%. Questa previ-sione Istat, peraltro, è meno ottimisticadell’ultima previsione governativa(+1,2%), ma è probabile che la frenatasia anche più grave, sulla base dei datidel terzo trimestre 2018, pubblicatidall’Istituto nove giorni dopo le previ-sioni. Se l’anno in corso dovesse chiu-dersi con una crescita complessivadell’1% o anche inferiore, appare diffi-cile che il 2019 possa mantenere l’at-tuale previsione di crescita all’1,3%. La decelerazione italiana rispecchia se-gnali evidenti nel clima di fiducia di fa-miglie e imprese, nella produzioneindustriale, negli investimenti e nelcommercio estero, ed è parallela al ral-lentamento previsto per l’intera Euro-zona (dal 2,4 del 2017 al 2,1% del 2018)e per l’insieme dei paesi avanzati (dal2,6 al 2,4%). Ma è in controtendenza ri-spetto alle attese di accelerazione dellacrescita americana (dal 2,2 al 2,9%) e deipaesi emergenti (dal 4,5 al 4,7%). Per il2019 l’Istat prevede ulteriori rallenta-menti un po’ ovunque. L’Italia quindi re-sterà ancorata, sia quest’anno sia l’annoprossimo, al purtroppo consueto ri-tardo rispetto all’Eurozona (-1 punto nel2018 e -0,6 decimi nel 2019) – un di-stacco che andrà a sommarsi agli 11,3punti di minor crescita accumulati nelcorso della doppia crisi.La previsione Istat presenta uno scena-rio poco favorevole anche per il mer-cato del lavoro. La modesta crescita

Le previsioni dell’Istat e l’evoluzionedell’economiaDi Leonello TrontiUniversità degli studi Roma Tre

dell’economia comporterà, sia per il2018 sia per il 2019, un ampliamentodell’occupazione dello 0,9% in terminidi unità di lavoro equivalenti a tempopieno (circa 215 mila unità l’anno). I datidel terzo trimestre 2018 segnalano unalieve ripresa dell’occupazione indipen-dente e una riduzione dei dipendenti.Il tasso di disoccupazione è previsto incalo, di 7 decimi di punto nell’anno incorso e di ulteriori 3 decimi nel succes-sivo; ma nel 2019 dovrebbe essere co-munque ancora superiore al 10%, e aquel ritmo per scendere al 7%, un va-lore accettabile per l’Italia, sarebberonecessari altri sei anni.A fronte del modesto incremento delprodotto – e di conseguenza della do-manda di lavoro, con il conseguentebasso impatto sulla disoccupazione –le previsioni Istat consentono di stimareche la retribuzione lorda media (perunità di lavoro dipendente a tempopieno) cresca quest’anno dell’1,6%circa in termini nominali, ovvero dello0,7% circa rispetto all’indice di rivaluta-zione delle retribuzioni di primo livello(IPCA al netto dei beni energetici im-portati) e dello 0,5% rispetto al previstoandamento del deflatore della spesadelle famiglie residenti, che non consi-dera soltanto i beni di consumo pre-senti nel paniere IPCA ma tutti quelli aiquali si indirizza la spesa delle famiglie.L’aumento è dovuto in misura prepon-derante al rinnovo dei contratti dei di-pendenti pubblici, in attesa dal 2009.Per questi lavoratori l’incremento realedelle retribuzioni definite dai contrattinazionali sarà quest’anno dell’1,5%circa – un aumento molto al di sottodell’inflazione maturata nel lungo pe-riodo di blocco. Nel complesso, data la crescita salarialee quella dell’occupazione, il montedelle retribuzioni lorde dei lavoratori di-pendenti è previsto in aumento di circa

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Politica economica e salariale

2,5 punti percentuali in termini nomi-nali, pari a circa 12,5 miliardi di euro.Questa crescita del monte retributivo,praticamente pari a quella del reddito,impedirebbe nel 2018 un ulteriore ridi-mensionamento della quota delle retribuzioni lorde nel PIL – ridimen-sionamento che invece riprenderebbenel 2019 con una nuova violazionedella cosiddetta “regola aurea” della po-litica salariale, che richiede la costanzadella quota come condizione macroe-conomica per assicurare una crescitastabile e sostenuta dell’economia. Que-sta valutazione è inevitabile a frontenon soltanto della crescita del reddito,ma anche dell’andamento del saldocommerciale, che si prevede confermianche nel 2018 e 2019, in linea con ilbiennio precedente, un avanzo degliscambi internazionali di beni e servizi dicirca 2,5 punti percentuali di PIL, equi-valente ad un valore superiore a 45 mi-liardi l’anno. Questo importo, unito alperdurante basso livello di inflazione,mostra come esista uno spazio econo-mico che potrebbe essere destinato apolitiche salariali più espansive diquelle correnti, influenzando positiva-mente i consumi e gli investimenti. Sa-rebbe questo davvero un segno “dicambiamento”, dato che le retribuzioni

reali dei lavoratori italiani sono condan-nate da un quarto di secolo agli incre-menti più modesti dell’area dell’euro enon solo. Sostenuti dai pur modesti incrementiretributivi e occupazionali, i consumidelle famiglie sono previsti in aumentodell’1,4% a prezzi costanti, sia nel 2018che nel 2019. Di conseguenza, a frontedi un andamento restrittivo della spesadelle Amministrazioni Pubbliche (0,0%nel 2018 e -0,3 nel 2019 a prezzi co-stanti) e di un contributo negativo onullo della domanda estera netta, l’ele-mento più dinamico della crescita delladomanda resta quello degli investi-menti fissi lordi (+3,9% nel 2018 e +3,2nel 2019 in termini reali). Purtroppo, lapositiva accelerazione degli investi-menti in corso dal 2015, stimolata dalsostegno pubblico offerto dal Piano In-dustria 4.0, si dimostra nelle previsionidell’Istat esaurita. La previsione si ri-specchia in un incremento cedentedegli investimenti fissi per unità di la-voro a tempo pieno (+3,0 e +2,3% aprezzi costanti), a cui si accompagneràuna modesta crescita della produttivitàdel lavoro (PIL per unità di lavoro) dello0,2% nel 2018 e dello 0,4% nel 2019,assai più contenuta di quella del 2017(+0,7%).

Previsioni Istat per l’economia italiana nel 2018 e 2019 - PIL e principali componenti Anni 2016-2019, valori concatenati per le componenti di domanda; variazioni percentuali sull’anno precedente

Manovra economicae moltiplicatori fiscaliDi Leonello TrontiUniversità degli studi Roma TreIl comunicato stampa Istat del 21 no-vembre sulle previsioni dell’economiaitaliana presenta anche un interes-sante esercizio sull’entità dei moltipli-catori fiscali con riferimento a quattropossibili scenari: Scenario 1) aumentodella spesa pubblica per l’acquisto dibeni e servizi; Scenario 2) aumento deitrasferimenti; Scenario 3) riduzionedelle imposte dirette sui redditi dellefamiglie; Scenario 4) riduzione delleimposte indirette. Lo scenario 2 puòessere riferito, in termini approssima-tivi, all’introduzione tanto del redditodi cittadinanza, quanto della riformadelle pensioni, mentre lo scenario 3può essere riferito al varo della flat tax.Gli scenari 1 e 4 sono attualmentefuori dall’agenda del Governo. Per consentire la comparazione tra glieffetti dei diversi scenari si ipotizzache ogni misura sia finanziata con unaumento di spesa pubblica, un au-mento dei trasferimenti ovvero una ri-duzione delle entrate pari a 1 puntopercentuale di Pil. L’aumento della spesa pubblica (Sce-nario 1) produce un immediato au-mento della domanda interna, mentrel’aumento dei trasferimenti (Scenario2) e la riduzione delle imposte direttealle famiglie (Scenario 3) determinanoun incremento del reddito disponibilee, conseguentemente, dei consumi.La riduzione delle imposte indirette(Scenario 4) agisce invece diretta-mente sui prezzi interni (deflatore deiconsumi). (segue tabella )La comparazione tra i quattro scenarievidenzia la differenza tra gli inter-venti con effetti transitori e quelli coneffetti permanenti. Questi ultimiriguarderebbero soltanto le riduzionidella tassazione (Scenario 3, impostedirette, Scenario 4, imposte indirette),

* Nell'ipotesi che l'incidenza dell'occupazione dipendente sul totale rimanga invariata.

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Dopo il rallentamento del secondo trime-stre, il terzo trimestre 2018 ha segnato perl’economia italiana una prevedibile bat-tuta d’arresto (-0,1% sul trimestre prece-dente). Sui mercati esterni, le difficoltàcausate dall’andamento recessivo dellaGermania, dai dazi gemelli americani e ci-nesi e dall’apprezzamento del dollaro edel petrolio e, all’interno, le incertezze sulbilancio e i difficili rapporti del Governocon l’Unione Europea hanno inciso sullafiducia di famiglie e imprese, su importa-zioni, livello dello spread e investimenti,vendite al dettaglio. Ancora non è reces-sione, ma il segnale è forte.La riduzione della produzione ha bloccatoi consumi delle famiglie sotto al livello deltrimestre precedente (-0,1%), nonostantel’aumento del monte delle retribuzionilorde (+0,5% al netto dell’IPCA), sospintoda una nuova crescita delle ore lavorateper dipendente (+1,0%) a fronte di unalieve riduzione dell’occupazione dipen-dente (-0,5%, 88 mila occupati in meno).Va peraltro ricordato che le ore lavorateper dipendente rimangono ancora del 4%inferiori a quelle del 1° trimestre del 2018.Del rallentamento produttivo risentono inmodo significativo gli investimenti si-nora l’elemento più dinamico dell’anno.L’insieme degli investimenti fissi lordi di-minuisce del’1,1% rispetto al secondo trimestre (-411 milioni di euro); particolarmente vistosa è la caduta diquelli in impianti, macchinari e armamenti

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Politica economica e salariale

Nell’attesa della manovra l’economia si fermaDi Leonello TrontiUniversità degli studi Roma Tre

(-2,8%, pari a -847 milioni di euro), mentrel’aumento quelli in costruzioni (+417 mi-lioni) attenua il rallentamento del settore,che resta in crescita congiunturale(+0,49%). Il mutato clima commerciale in-ternazionale non influenza le esporta-zioni, che a prezzi correnti aumentanorispetto al II/2018 dell’1,6%; ma il signifi-cativo aumento dei prezzi delle importa-zioni (+1,5%) ne fa levitare il valore al2,3%, deteriorando di 713 milioni l’avanzocommerciale (da 10,9 miliardi nel II/2018a 10,2 miliardi nel III/2018). L’occupazione segna un arretramentocongiunturale dello 0,3%, che continuanel mese di ottobre. Aumentano i lavora-tori indipendenti (+18 mila) ma si ridu-cono i dipendenti (-88 mila). Il tasso didisoccupazione però non aumenta e anzisi ridimensiona al 10,5%, e l’inflazioneresta contenuta, con variazioni trimestralisul III/2017 dell’1,7% (prezzi al consumo)e dello 0,9% (deflatore del PIL). Dato che il terzo si è chiuso con una cre-scita tendenziale del Pil dello 0,7% (dimezzo punto inferiore all’1,2% del se-condo), il quarto trimestre si presentamolto difficile. La crescita del Pil acquisitaper il 2008 (+0,9%) rende poco realisticol’obiettivo governativo di una crescita an-nuale del Pil pur ridimensionata all’1,2%.Questa infatti, per potersi realizzare, ri-chiederebbe nel quarto trimestre un au-mento tendenziale dell’1,6%: più chedoppio rispetto al terzo).

mentre l’aumento della spesa pub-blica e quello dei trasferimenti (Sce-nari 1 e 2) avrebbero effetti positivisolo transitori rispetto agli scenari diprevisione di base. Nel corso deglianni l’aumento della spesa pubblica(Scenari 1 e 2) si tradurrebbe, in parti-colare, in un progressivo innalza-mento del livello dei prezzi mentre,gravata da importazioni crescenti, ladomanda estera netta produrrebbeun contributo alla crescita del Pilcostantemente negativo.

Tra le simulazioni proposte dall’Istat,dunque, lo scenario con effetti perma-nenti più significativi rispetto alla pre-visione base risulterebbe dunquequello riferito alla riduzione delle im-poste dirette – una simulazione cheperò non identifica gli effetti differen-ziali di un taglio delle imposte che gra-vano sul lavoro dipendente o suipensionati, così come da gran temporichiesto dal Sindacato.

Moltiplicatori del modello ISTATMeMo-IT per 4 differenti scenariScostamenti percentuali dallo sce-nario base

Andamento del Pil e delle sue componenti. Trimestri I/2016-III/2018 (numeri indici I/2016=100)

112.50

110.00

107.50

105.00

102.50

100.00

97.50

2016 2017 2018I II III IV I II III IV I II III

Consumi famiglie

Consumi PA

Investimenti

Importazioni

Esportazioni

Pil

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svolgere un ruolo determinante nelprocesso di rinnovamento nel nostro si-stema produttivo.Sempre in tema formazione è previstoun voucher di 40 mila euro per le PMIche intendano avvalersi della consu-lenza di un innovation manager per so-stenere i processi di trasformazionetecnologica e digitale attraverso le tec-nologie abilitanti previste dal Piano Im-presa 4.0. La scelta del consulentedovrà avvenire tra i nominativi indicatidal Ministero dello Sviluppo Econo-mico.La manovra investe, infine, in altri inter-venti di politica industriale. Da un lato,si contempla di rifinanziare la misura“Beni strumentali-Nuova Sabatini” conun investimento totale di 480mln di cui48 per il 2019, 96 per ciascun anno dal2020 al 2023 e altri 48 per il 2024, dal-l’altro si istituisce un fondo di 15 mln dieuro per ciascuno degli anni 2019, 2020e 2021 per blockchain, intelligenza ar-

tificiale e internet of things.Risulta chiaro dall’insieme dei provve-dimenti in esame, che manca una vi-sione organica e di più ampio respiro.La diffusione delle competenze digitaliin azienda è la chiave per ampliare i be-nefici di 4.0 anche una volta terminatala stagione degli incentivi, per questo ènecessario estendere e rafforzare que-sta misura. Per la Uil è fondamentaledare continuità al piano nazionale Im-presa 4.0. È positivo che vengano con-fermati e rifinanziati alcuni interventi disostegno, ma il depotenziamento dellamanovra è un grave errore. Non è que-sto il momento di chiudersi indifesa erischiare di pagare un conto futuro sa-lato in tema di sviluppo e occupazione.

Politica industriale e settoriale

misura almeno pari al 20% del costodi acquisizione. Il comma successivoprevede, invece, che la maggiora-zione del costo si applichi a scaglioni:nella misura del 170% per investi-menti fino a 2,5 mln di euro, del100% per quelli compresi tra 2,5 e 10mln di euro e del 50% per quelli tra10 e 20 mln. La manovra, inoltre, andrà a modifi-care anche la seconda direttricechiave del “Piano Impresa 4.0” riguar-dante lo sviluppo della formazione edelle competenze 4.0. Quanto all’in-centivo per la Formazione 4.0, è pas-sato alla Camera l’emendamento perla proroga di un anno, con un creditod’imposta del 50% per le piccole im-prese, del 40% per le medie entro unlimite massimo di spesa annuale di300mila euro e del 30% per le grandiimprese nel limite di 200mila euro. Invece il credito d’imposta per gli inve-stimenti in attività di ricerca e sviluppo,subisce delle decurtazioni: la percen-tuale del 50%, attualmente applicabilesu tutta l’eccedenza agevolabile, verràmantenuta solo nel caso di attività or-ganizzate internamente all’impresa, perle spese del personale titolare di un rap-porto di lavoro subordinato diretta-mente impiegato in tali attività diricerca e, nel caso di opere commissio-nate a terzi, solo per i contratti stipulaticon Università, enti e organismi di ri-cerca nonché con startup e PMI innova-tive indipendenti. Mentre per ilavoratori subordinati a tempo determi-nato e per gli autonomi,si prevede lapercentuale del 25%. Al contempoviene disposta la riduzione da 20 a 10mln dell’importo massimo del creditod’imposta. Non vi è nessun riferimentoin merito ai Competence center, snodiindispensabili per una diffusione dellenuove tecnologie a imprese non ancoracoinvolte e alla Cabina di Regia che può

Legge di bilancio 2019 e piano impresa4.0: cosa cambia?Di Irene Pata

Cgil, Cisl e Uil hanno formulato delleproposte per la crescita e lo sviluppodel Paese, inserite nella Piattaforma ap-provata lo scorso 22 ottobre per fron-teggiare una manovra economica che,pur rappresentando una prima inver-sione di tendenza, mostra elementi diinadeguatezza e risulta carente di unavisione totale e lungimirante di crescitadel Paese. Infatti nel testo non si ponesufficiente attenzione alla necessità dinuove politiche per il lavoro, per i gio-vani e le donne e soprattutto non siprevedono rilevanti investimenti in in-novazione, formazione, infrastrutture emessa in sicurezza del territorio, basedelle politiche industriali di questoPaese. Il “” rappresenta uno dei provve-dimenti di politica pubblica di rilanciodel lavoro più efficace degli ultimi anni.Gli incentivi messi in campo dalla pre-cedente legislatura hanno avuto l’ef-fetto di rimettere in moto gliinvestimenti sui macchinari, svec-chiando e modernizzando gli impiantiproduttivi. Nella Legge di Bilancio cheil Parlamento dovrà approvare entro il31 dicembre, si palesa un brusco rallen-tamento del progetto “Impresa 4.0”. Nelmerito, al Titolo II “Misure per la crescita”,si dispone la riduzione dell’aliquotaIRES dal 24% al 15% per la quota di utiliaccantonati a riserve che saranno rein-vestiti in beni strumentali nuovi e in oc-cupazione, la proroga al ribasso perl’iper ammortamento e l’interruzione afine anno del super ammortamento.In particolare, l’art.10, comma 33 delTesto approvato alla Camera e in di-scussione al Senato, protrae l’iperammortamento anche agli investi-menti effettuati entro il 31 dicembre2019, ovvero fino al 31 dicembre2020. La condizione è che entro ladata del 31 dicembre 2019 l’ordine ri-sulti accettato dal venditore e sia av-venuto il pagamento di acconti in

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striale, delle aggregazioni, degli inve-stimenti e della crescita delle econo-mie territoriali. È fondamentale che il finanziamentodel servizio non ricada in una dimen-sione di fiscalità generale e che il si-stema della tariffa stabilita garantiscaequità dei più deboli e strumenti effi-caci ai gestori per contrastare ifenomeni di abusivismo e morosità.La fatiscenza degli acquedotti in Italia,messi in posa oltre 30 anni fa, imponein particolare per il centro-sud una ur-genza d’intervento prioritaria, anchein un ottica di rilancio di intere areedove la garanzia del servizio è al disotto di standard adeguati. È per taliragioni che serve sviluppare un sis-tema delle infrastrutture puntando suiprocessi di rinnovamento tecno-logico, al fine di migliorare la gestionedel servizio, ridurre i tempi d’inter-vento per guasti sulla rete di trasportoe realizzare una manutenzione pre-ventiva che favorisca efficienza eriduzione degli sprechi. Questo Go-verno, invece, prevede il ritorno allacostituzione di aziende speciali o entidi diritto pubblico modificando

quanto previsto dalla Legge Galli del1994. Cosi facendo si rischia un bloccodi investimenti, circa 2,5 miliardi dieuro e una ricaduta che impatterà sucirca 40.000 addetti nel settore. Perquesto le Segreterie di Filctem-Cgil,Femca-Cisl, Flaei-Cisl e Uiltec-Uilhanno proclamato lo scorso 17 dicem-bre uno sciopero generale di tutti i la-voratori dell’Elettrico e del Gas-Acqua.Dobbiamo puntare, invece, sullenuove tecnologie digitali che ci spin-gono verso una condivisione e am-ministrazione congiunta del sistemadi gestione delle acque. Serve ungrande progetto che, coinvolgendotutti gli attori, possa conciliare un sis-tema di gestione industriale con uninteresse collettivo generale. ComeUIL siamo pronti a fare la nostra parte,che è quella del lavoro e dei lavoratori.

Il diritto universale dell’acqua, la suasalvaguardia sociale e ambientale uni-tamente alla sua conservazione neltempo, sono oggi i pilastri valoriali allabase di una riflessione sulle propostedi legge avanzate in materia oggi.L’acqua, come l’Unione Europea stabi-lisce, non è un prodotto commercialema una risorsa indispensabile al pro-gresso sociale ed economico, e osser-vando sia i consumi mondiali negliultimi decenni aumentati di quasidieci volte sia i dati attuali sulle risorseidriche disponibili, sulla carenza idrica,sulla siccità e sull’indice di sfrutta-mento idrico, unitamente alle previ-sioni sul cambiamento climatico èevidente che economizzare il con-sumo ed efficientarne la gestione è unobbligo. In un sistema di governo pubblicodell’acqua il ruolo degli enti localideve essere ricondotto a quello di in-dirizzo e controllo, spezzando il clas-sico elemento di gestione politicamirata al consenso, derivante da unagestione diretta o attraverso l’inter-vento sugli operatori. Al fine di garan-tire il prevalere dell’interesse collettivoe una amministrazione efficiente eproduttiva è necessaria una gestioneindustriale dei processi e delle attività.La dimensione aziendale infatti, oltrea rappresentare una certezza occupa-zionale e contrattuale, è un elementodi garanzia per il rispetto di standarddi sicurezza, qualità ed economicità,indispensabili per superare la c.d. ge-stione in economia del servizio daparte delle pubbliche amministrazionipresente in alcune aree del Paese.Lo abbiamo sostenuto lo scorso 26 lu-glio con “L’Avviso comune fra Confser-vizi e Cgil, Cisl e Uil sulle politicheindustriali dei servizi pubblici locali”,nel quale vengono riconfermati i le-gami fra i temi della gestione indu-

Il servizio idrico integrato: verso una gestione pubblica?Di Marzia De Marchis

Politica industriale e settoriale

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Italia, Albania e Grecia hanno rag-giunto un accordo con alcune im-prese fra cui Enel, Hera, Gdf Suez eShell per l’avvio di un progetto finan-ziato prevalentemente da capitali pri-vati con il supporto di prestiti da partedella Banca europea per gli Investi-menti (Bei) e della Banca europea perla ricostruzione e lo sviluppo (Bers).I lavori sono iniziati in Albania nel2015 e nel 2016 anche in Italia. Adoggi l’opera è stata completata per il75% ed il termine è previsto per il2020. Tuttavia l’opera è conosciuta so-prattutto per le forti proteste localiche ha scatenato. Chi vi si oppone lofa principalmente per la scelta del-l’area di approdo del gasdotto: laspiaggia di San Foca in Salento nel co-mune di Melendugno. Una scelta con-fermata dal Ministero dell’Ambientema contestata dalla Regione Puglia.Quest’ultima aveva individuato Brin-disi quale approdo migliore per il ga-sdotto ed ha deciso di procedere pervia legale. Nel 2017 la Corte Costitu-zionale ha rigettato la contestazionedella Regione Puglia validando la de-cisione del Ministero dell’Ambiente.

Tuttavia il vero stop ai lavori è arrivatonell’aprile 2018 quando la Procura diLecce ha sequestrato a scopo proba-torio un cantiere dell’ultimo tragittodel Tap.Bisognerà, ora, seguire con attenzionegli sviluppi di questa vicenda. NellaStrategia Energetica Nazionale elabo-rata dal precedente esecutivo, con ilfattivo contributo di Cgil, Cisl e Uil, ilgas naturale è considerato la princi-pale fonte per rendere più sostenibilela transizione dal carbone, in coerenza

con gli obbiettivi di abbattimento diemissione per la produzione di ener-gia elettrica. Un’ opera, quindi, che vain questa direzione non può che es-sere considerata strategica dal Sinda-cato Confederale Italiano. Resta da chiedersi, forse con un po’ diamarezza, quanto sia sostenibile perun Paese povero di materia primecome l’Italia, un’incertezza tale da ren-dere protagonisti i tribunali anziché idecisori politici nazionali.

Tap: a che punto è il gasdottoDi Giovanni D’Anna

Fra le opere infrastrutturali che conl’insediamento del nuovo esecutivosono oggetto di un aspro confrontopolitico vi è il Trans Adriatic Pipeline, ilTAP. Rispetto ad altre opere quali Tavo Terzo Valico, il Tap risulta essere ab-bastanza contenuto in termini dimen-sionali e di costo, eppure ha attiratonotevoli proteste ed ha una centralitàgeopolitica che le altre opere, benchédi gran lunga più costose e impattantinon hanno.Il TAP è il tragitto finale di un gasdottolungo quasi 900 km che parte dal-l’Azerbaijan e attraversando Turchia,Grecia e Albania raggiunge l’Adriaticoe poi la Puglia, dislocandosi in Italiaper soli 45 km sottomarini e 8 km in-terrati. L’importanza geopolitica delTap è tale da essere inserito dal-l’Unione europea tra i Progetti di inte-resse comune, dato che dovrebbeservire a diversificare le fonti di ap-provvigionamento energetico e a li-mitare la dipendenza e quindil’influenza della Russia sull’Europa. Ma qual è la storia di quest’opera?Dopo una fase di studi sulla fattibilitàiniziati nel 2003 e terminati nel 2006,

Politica industriale e settoriale

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Innovazione, sostenibilità e produtti-vità. Questi sono i temi chiave su cuipoggia il cambiamento in atto nel si-stema produttivo del nostro Paese. Lasostenibilità, infatti, sta diventandosempre più determinante nelle strate-gie di molte aziende. Infatti, secondoun’indagine effettuata dall'Osservato-rio Sostenibilità a cura di SIC (SocietàItaliana Comunicazione) a oggi il 78,7%delle imprese dello Stivale si dichiara"sostenibile". Per più di un'impresa sudue (il 55,6% del 2018 contro il 54,3%dello scorso anno) questa rappresentaun'occasione per migliorare i processie renderli più efficienti. A oggi su 684imprese, solo il 6,1% la considera uncosto.Ma cosa significa per le imprese esseresostenibili? Operare coniugandoaspetti economici (redditività azien-dale), sociali (dialogo e ascolto deglistakeholder, organizzazione del lavoroorientata al benessere psico-fisico dellelavoratrici e dei lavoratori) ed ambien-tali (salvaguardia del territorio e il riuti-lizzo dei materiali). Queste tredimensioni, si integrano fra loro e di-ventano per l’azienda le linee guidasulle quali impostare il proprio pianostrategico e divenire nel tempo anchepiù competitiva e produttiva. Infatti,secondo i dati Istat, su un campione di14mila imprese, quelle maggiormentesostenibili hanno un differenziale diproduttività pari al 7,9% rispetto alleimprese non sostenibili. Siamo passatida un pensiero economico monetari-sta, secondo cui l’unica responsabilitàsociale di un’azienda è fare profitti, adun nuovo modello di sviluppo azien-dale virtuoso, che coniuga le esigenzedi crescita economica con quelli di svi-luppo umano e sociale, di qualità dellavita e di salvaguardia del pianeta se-condo in un’ottica di benessere dilungo periodo.

La Uil è partecipe e protagonista del di-battito, delle proposte e delle sollecita-zioni al Governo sul tema dellosviluppo sostenibile. La Legge133/2008 ha attribuito al Governo ilcompito di definire una “Strategiaenergetica nazionale” (SEN) intesaquale strumento di indirizzo e pro-grammazione a carattere generale. Ildocumento prevede la chiusura ditutte le centrali a carbone entro il 2025,la copertura del 28% dei consumi ener-getici da fonti rinnovabili, di questi il55% riguarda l’elettricità, e che si arrivialla riduzione di almeno l’80% delleemissioni rispetto al 1990. In termini diefficienza energetica contempla unadiminuzione del 30% dei consumientro il 2030. Tra gli obiettivi anche ilrafforzamento della sicurezza di ap-provvigionamento, la riduzione deigap di prezzo dell’energia e la promo-zione della mobilità pubblica e dei car-buranti non inquinanti. La combinazione tra economia circo-lare e internet delle cose, inoltre, rap-presenta un’opportunità per poterriutilizzare gli scarti nel processo pro-duttivo, rigenerando continuamente, emantenendo, così, prodotti, compo-nenti e materiali alla massima utilità evalore possibile. In questa prospettiva si conferma es-senziale attuare una nuova politicaenergetica che accentui le azioni dicambiamento, rafforzando in partico-lare l’impegno per l’innovazione tecno-logica del settore e per la ricercascientifica, attraverso una politica di in-centivi agli investimenti in energie so-stenibili di cui, al momento, il Paeserisulta carente. Invece, proprio il testodel nuovo Decreto sull’incentivazionedelle fonti di energia rinnovabile in at-tesa di essere firmato, escluderebbe ilgeotermoelettrico da tutti gli incentivi.Una scelta assurda che, se attuata, por-

terà pensanti conseguenze in un set-tore di oltre 2000 addetti. Questa sceltaè stata uno dei motivi dello scioperodei lavoratori dell’Elettrico e Gas-Acquadel 17 dicembre scorso, indetto dalleSegreterie Nazionali di Filctem-Cgil,Femca e Flaei-Cisl Uiltec-Uil. La decar-bonizzazione dell'economia può con-tribuire al raggiungimento dellasicurezza energetica nazionale, ma ciòdeve avvenire a costi sociali pari a zero.Il cambiamento si verificherà nei pros-simi 10-20 anni ed è in questo lasso ditempo che dobbiamo assicurarci unvantaggio competitivo e la leadershiptecnologica nei settori nazionali legatialla decarbonizzazione. Cgil, Cisl e Uilattraverso la contrattazione collettivadevono incidere sull'organizzazionedel lavoro al fine di includere specifichedisposizioni ambientali per sostenerela riconversione ecologica e sostenibiledelle produzioni. Un’organizzazionedel lavoro che metta al centro della tra-sformazione digitale, con un ruolo daprotagonista, la persona e i suoi biso-gni. In tale ottica i percorsi formatividevono essere tesi alla riqualificazioneprofessionale e all’accrescimento dellecompetenze delle lavoratrici e dei lavo-ratori. Come Uil siamo impegnati affin-ché venga garantita la creazione diposti di lavoro di qualità, anticipandol’impatto della transizione sull’occupa-zione. Per fare questo, oltre la contrat-tazione, deve essere promosso ildialogo sociale e la partecipazione neiposti di lavoro.

Sostenibilitá e innovazione: connubio perfettoper far crescere le impreseDi Irene Pata

Politica industriale e settoriale

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nell’ambito del progetto dell’ABI perapplicare la blockchain nei processi in-terbancari, 14 istituti hanno già supe-rato il test sperimentale di utilizzo,caricando 1,2 milioni di movimenti suquesta infrastruttura. Qualche rivo-luzionario entusiasta ne proponeanche l’applicazione sperimentale inambito politico-elettorale (l’eccesso dientusiasmo non va molto d’accordocon il sistema istituzionale e costi-tuzionale).A livello globale sono molto alte lestime sul contributo della IntelligenzaArtificiale alla crescita della produtti-vità e del PIL. Altrettanto alte le stimein miliardi di euro sui futuri investi-menti in AI. Di certo, sempre che lecose non cambino, in Italia per lablockchain ci sono in manovra di bi-lancio 45 milioni sui prossimi 3 anni e100 milioni del Cipe deviati dalle retitelefoniche 5G. Ora, al di là della incertezza politica fu-tura, ma non sottovalutando i tassellidi un progetto sparsi negli emenda-menti ai decreti e nelle misure eco-nomiche, resta la necessità diaffrontare un tema complesso estrategico, che è e resterà sul tavolo.Come dimostrano le multinazionalidel web, chi possiede e controlla la“rete” controlla e usa la materia primadella quarta rivoluzione industriale: iBig Data.Il binomio Rete Unica delle Telecomu-nicazioni e blockchain prefigura unecosistema complesso, i cui impieghie impatti, oltre che a livello occu-pazionale, sono di natura strategica intutte le sfere della vita del Paese, delleimprese e dei cittadini.Quali risposte dovrebbe dare ilneostatalismo avanzante in termini dipoteri e ruoli del Pubblico e del Pri-vato? Di fronte a questo scenario appaionoevidenti alcune necessità inderogabili:approfondimento e sperimentazione,trasparenza e organicità di piani enorme, così come una iniziativa e unaproposta forti e unitarie del SindacatoConfederale e della Uil in tema diPartecipazione alla Governance.

Di fronte all’incertezza del futuro duedati sono evidenti, da un lato la velo-cità inarrestabile della innovazione tec-nologica e della intelligenza artificiale,dall’altro la necessità di adeguare lagovernance delle dinamiche eco-nomiche e sociali alla complessitàdell’attuale transizione storica. Il “multipolarismo geopolitico” e laquarta rivoluzione industriale stannoriscrivendo la fisionomia della globa-lizzazione, tendenza immanente delcapitalismo, sviluppando modelli di-versi del liberismo e dello statalismo. Al di là della retorica e delle semplifi-cazioni della propaganda politica,sarebbe un errore considerare questoprocesso un ritorno al passato toutcourt. Al contrario questo si prefiguracome la trasformazione fisiologicadegli elementi distintivi del capita-lismo: divisione internazionale del la-voro e suo governo, proprietà econtrollo dei fattori della produzione. Il“sovranismo digitale” sta diventandosempre di più il vero protagonista diquesta fase di transizione, in cui ai falli-menti del neoliberismo si contrappon-gono concezioni e rappresentazionidiverse del neostatalismo.In questo scenario, senza nullatogliere alla funzione complessa e in-tegrata delle varie policies, è evidenteil valore strategico del sistema logi-stico e infrastrutturale delle telecomu-nicazioni, delle politiche difinanziamento, dei piani industriali eoccupazionali, del suo sistema propri-etario e di controllo, delle attività diricerca, sviluppo e formazione che loriguardano e lo sostengono. Un pos-sibile ecosistema a supporto dellagestione delle catene del valore edelle filiere di produzione, commer-ciali e dei servizi.Non è un caso che, da un po’ di tempo,nelle ricerche, nei convegni, nelle

partnership e nei progetti, persino neidocumenti presentati a Bruxelles dalPresidente Conte (tra cui il sostegnodella Cdp alle start up che vi inve-stono), sia ricomparsa la tecnologiablockchain, a dieci anni dalla nascitadelle criptovalute.Le definizioni e i concetti più ricorrentiassociati a questa infrastruttura digi-tale sono: rivoluzionaria, velocità, si-curezza, trasparenza, fiducia, maanche sperimentazione, cautela, di-sintermediazione totale.E’ giunto il tempo anche per il Sinda-cato Confederale, innanzitutto per laUil, di affrontare questa sfera innova-tiva e complessa, poiché le intercon-nessioni e gli impatti vanno al di làdelle emergenze e delle evidenze oc-cupazionali, poiché molti sono i datidi contesto, non sempre trasparenti eorganici, ma indicativi di un progettopiù ampio, già annunciato.Su questo tema sono utili due riferi-menti recenti, da un lato la risoluzionedel Parlamento Europeo del 3 ottobre2018, che sottolinea il significato, gliimpieghi e gli impatti possibili a 360° diquesta tecnologia innovativa (ad e-sempio industria e PMI, trasporti, fi-nanza, sanità, istruzione, catene diapprovvigionamento, contratti e nor-mazione, certificazione, sicurezza infra-strutture e trasferimenti di tecnologia),dall’altro il quaderno del Cnel dedicatoagli impatti della blockchain sullepolitiche del lavoro.A titolo di memoria, la blockchain èuna specie di catena a cui ciascunsoggetto attacca un blocco di infor-mazioni, che non può più essere mo-dificato o cancellato (ad es. una utilitynella registrazione e certificazione difiliera per tracciare fasi e processi; eli-minare la funzione operativa dell’inter-mediario nei contratti dopo la stipula).Vale la pena ricordare anche che,

L’inverno sta arrivando... la sfida del digitaleDi Romeo Scarpari

Politica industriale e settoriale

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Relazioni sindacali e Contrattazione collettiva

I più anziani di noi ricorderanno che unadelle prime realtà bilaterali nel mondodell’impresa manifatturiera risale all’Ac-cordo Interconfederale del 31 marzo1995 tra CONFAPI, CGIL CISL e UIL istitu-tivo di ENFEA (Ente Nazionale per la For-mazione e l’Ambiente), che sarà poicostituito ufficialmente il 26 settembre2000. Infatti l’Accordo al punto 5 - Enti bila-terali afferma espressamente che: “leParti convengono di costituire orga-nismi a livello nazionale e regionale conil fine di offrire il proprio contributo at-tivo di proposta e di progetto nel campodell’orientamento professionale, dellaformazione continua e in alternanza edelle politiche di riqualificazione profes-sionale finalizzate al reimpiego dei la-voratori….Nell’ambito della stipula delpresente accordo le Parti costituirannol’Ente nazionale bilaterale secondo icontenuti di cui all’allegato Statuto-Re-golamento. Altresì verrà costituito inogni Regione un Ente bilaterale regionalei cui compiti e funzioni sono definiti dal-l’allegato Statuto-Regolamento”. Questa è la storia che, tra alterne vi-cende, momenti esaltanti (partendocon la ricerca sui “fabbisogni forma-tivi”) e lunghi periodi di “appanna-mento”, porta ai giorni nostri(ricordiamo con piacere che, il primoVice Presidente di Parte sindacale, èstato Franco Lago, indimenticato diri-gente della UIL).Dopo la firma dell’Accordo Intercon-federale del 2008 tra CONFAPI, Cigl,Cisl e Uil, sul “nuovo modello contrat-tuale” è iniziata una stagione digrande fermento propositivo che,però, non è riuscita a superare la fasenegoziale e a passare alla fase ge-stionale. Infatti, è solo di questi ultimianni l’avvio operativo di ENFEA el’erogazione delle prime prestazioni aimprese e lavoratori, come vuole la

missione istitutiva dell’Ente, èavvenuto solamente l’anno scorso.Siamo quindi nella fase di consolida-mento delle adesioni, contrassegnataanche da un proficuo avvicinamentotra lo strumento bilaterale intercon-federale ENFEA e quello categorialedei metalmeccanici EBM.Oggi l’offerta di ENFEA, oltre al sup-porto alle Parti Sociali per una buonacontrattazione rispettosa delle sca-denze, interviene a favore delle im-prese e dei lavoratori su materie qualiil contributo per i trattamenti indivi-duali di integrazione salariale, per l’u-tilizzo dei servizi all’infanzia, perl’assistenza alla non autosufficienza,per l’acquisto e la formazione sull’uti-lizzo del defibrillatore, per l’inseri-mento dei lavoratori ex legge 68/1999(assunzione invalidi), per la for-mazione di lavoratrici madri per il rein-serimento al lavoro post congedomaternità, per gli asili nido (o in alter-nativa baby sitter). Inoltre con riferi-mento ai contratti di apprendistatoprevede, in merito alla formazione ef-fettuata all’esterno dell’azienda, un ri-storno delle spese sostenute per ilrimborso dei trasporti e dei pasti, e incaso di conferma dell’apprendistaanche l’erogazione di un bonus perl’ultimo anno di formazione.Sul sito si trovano regolamenti, mo-dulistica e tutto quanto utile aconoscere questo strumento e apoterlo usare. Sono in corso anche iniziative sul territorio, che pro-seguiranno nel corso del 2019, con l’o-biettivo di far conoscere l’Ente e la suautilità. Questo perché va ricordato cheENFEA è delegato dai CCNL a svolgerefunzioni precise ed a erogareprestazioni che sono un diritto con-trattuale del lavoratore. C’è quindi, perl’impresa che applica i CCNL CONFAPI,“l’obbligo/interesse/utilità” ad aderire

a ENFEA, oltre che l’opportunità perle stesse e per le lavoratrici e i lavora-tori di avere prestazioni certe. Il tutto,sapendo che è in corso il potenzia-mento della strumentazione bilateraleall’interno della contrattazione CON-FAPI. Infatti, a ENFEA, si sono affiancatialtri Enti quali OPNC (Ente delegatoalla Salute e Sicurezza), FAPI (per laformazione continua), FONDAPI (perla previdenza complementare), e daultimo ENFEA Salute, il cui avvio è pre-visto entro gennaio 2019 e che ha loscopo di sostenere il lavoratore in oc-casione di spese sanitarie. ENFEA rappresenta quindi un sistemadi welfare integrativo utile: un dirittoche si deve conoscere e usare. E’anche uno strumento per incontrare ilavoratori e sostenerli nei diversi mo-menti di bisogno della vita offrendorisposte concrete. Questo è uno dei valori del sindaca-lismo confederale e delle buone re-lazioni tra Parti Sociali, che da sempresono a fianco delle lavoratrici e dei la-voratori.

Enfea-Confapi: una bilateralità nuova, che viene da lontanoDi Pino Briano

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Chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate sudetassazione e welfare Di Davide Ghigiarelli Ricercatore SERI

Con circolare del 28 marzo 2018, n.5/E (di seguito la “Circolare”), facendoseguito a quanto già precisato con cir-colare del 15 giugno 2016, n. 28/E, l’A-genzia delle Entrate (di seguito “AdE”)ha fornito chiarimenti in merito ad al-cuni aspetti critici emersi in sede diprima applicazione della disciplinasulla detassazione dei premi di risul-tato (art. 1 co., 182-190, l. 28 dicembre2015, n. 208 e, di seguito, art. 1, co. da160 a 162, della l. 232/2016 nonchéart. 50 del d.l. 50/2017 e, art. 1, co. 28e 161, l. 205/2017). Tra le indicazioni fornite ve ne sono al-cune che incidono sugli eventualicontenuti del contratto collettivoaziendale che stabilisce e regolal’erogazione del premio di risultatoe/o degli strumenti di welfare e,dunque, si ritiene utile in questa sedefornire alcune indicazioni che dovreb-bero essere tenute in considerazionedagli attori della negoziazione inazienda.Anzitutto l’AdE ha ribadito e ulterior-mente precisato la distinzione con-cettuale che vede da un lato iparametri/obiettivi che sono fissatiper l’erogazione del premio ai lavora-tori (cd. cancello di accesso) e la quan-tificazione degli importi loro spettantie, dall’altro lato, gli indicatori numericidai quali valutare il requisito dell’in-crementalità della produttività, dellaredditività, della qualità, dell’efficienzae dell’innovazione in azienda neces-sari l’applicazione dell’imposta sosti-tutiva sui premi. Questa distinzione nei contratti azien-dali risulta spesso sfumata. Infatti,nell’analisi dei contratti collettiviaziendali depositati sulla banca datiDigit@Uil abbiamo avuto modo diriscontrare come vi sia spesso una co-incidenza tra parametri/obiettivi e in-dicatori di incrementalità. Ciò nella

presupposizione che il raggiungi-mento dei primi possa significare diper sé che si sia realizzato l’elementodell’incrementalità. Occorre però con-siderare che le modalità di strut-turazione del premio di risultatoriguardano un aspetto di politica re-tributiva distinto dalla incrementalitàmisurabile dei risultati che l’aziendadeve raggiungere per rendere possi-bile l’applicazione dell’imposta sosti-tutiva sui premi. In altri termini,mentre la determinazione dei para-metri/obiettivi risponde esclusiva-mente alle politiche retributiveconcordate tra le organizzazioni sin-dacali e il datore di lavoro, per cui leParti possono convenire l’erogazionedel premio anche al raggiungimentodi obiettivi che non sono incrementalirispetto a quelli dell’anno precedente,ai fini dell’applicazione del regime fi-scale agevolato è necessario che vi siaalmeno un indicatore numerico diproduttività, redditività, qualità, effi-cienza e innovazione che risulti effet-tivamente incrementale. Esemplificando è ben possibile sta-bilire l’erogazione di un premio di risul-tato qualora le assenze medie deilavoratori siano inferiori ad un certocoefficiente. Tuttavia, per beneficiaredel regime di tassazione agevolata èessenziale che le assenze medie dei la-voratori registrate nell’anno di matu-razione del premio siano inferiori allamedia registrata nell’anno (o periodo,qualora diverso) precedente. Certa-mente i due aspetti possono coin-cidere (si pensi al caso in cui il cancelloper l’erogazione del premio sia fissatoin un valore di assenze medie inferiorerispetto a quello dell’anno prece-dente) tuttavia potrebbe anche nonessere così (perché il valore fissato perl’accesso al premio è superiore rispettoalla media del periodo precedente).

Perciò, alla luce dei chiarimenti offertidall’AdE appare utile suggerire chenegli accordi sia ben precisata la di-stinzione tra parametri/obiettivi e indicatori di incrementalità e sia e-splicitato l’indicatore su cui effettuarela misurazione di incrementalità ai finidell’accesso al regime di tassazioneagevolata. Si segnalano poi le indicazioni fornitedell’AdE sulla definizione degli schemidi partecipazione organizzativa che,consentendo il coinvolgimentoparitetico dei lavoratori, permettonodi beneficiare di agevolazioni ulterioririspetto a quelle stabilite per la gene-ralità dei casi. L’AdE chiarisce che nonogni forma di partecipazione dei lavo-ratori consente di accedere al regimedi ulteriore agevolazione ma, bensì, ènecessario che il coinvolgimentoparitetico dei lavoratori si realizzi me-diante schemi organizzativi, formaliz-zati a livello aziendale attraverso unapposito Piano di Innovazione, chepermettono il coinvolgimento direttoe attivo dei lavoratori nei processi diinnovazione e di miglioramento delleprestazioni aziendali e nel migliora-mento della qualità della vita e del la-voro. La Circolare precisa i contenutiminimi che il Piano di Innovazionedeve avere che sono stabiliti: nella di-samina del contesto di partenza, nelleazioni partecipative e gli schemi orga-nizzativi da attuare e i relativi indica-tori, nei risultati attesi in termini dimiglioramento e innovazione e nelruolo delle rappresentanze dei lavora-tori a livello aziendale e segnala alcunischemi di azioni elaborati a livello eu-ropeo.

Relazioni sindacali e Contrattazione collettiva

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Perchè certificare e misurare la rappresentanza delle organizzazioni sindacali e datorialiDi Michele Tartaglione

Pillole di rappresentanza

L’obiettivo di questo focus non saràmeramente “didascalico” come èstato quello dei due precedenti arti-coli. Questa scelta è dovuta all’e-volversi anche politico del tema dellarappresentanza e rappresentativitàdelle Organizzazioni sindacali e dato-riali. Infatti, nonostante la lettera in-viata dai Segretari Generali di Cgil,Cisl e Uil insieme al Presidente diConfindustria al Ministro del LavoroDi Maio, tutt’oggi l’INL (IspettoratoNazionale del Lavoro) non ha siglatola nuova Convenzione predispostacon l’INPS per proseguire nella rac-colta non solo delle deleghe sinda-cali ma anche dei voti relativi alleelezioni delle RSU. In questo scenario, allora, è forse utileribadire per quali ragioni nel 2014Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di in-traprendere un percorso volto a cer-tificare la propria rappresentanza.Dapprima con Confindustria, poi contutte le principali Associazioni dato-riali del Paese. Inoltre, a di-mostrazione di quanto questo temasia trasversale e sentito, tutte questeAssociazioni hanno espresso, in Ac-cordi Interconfederali, la volontà direalizzare un sistema di misurazionee certificazione anche della rappre-sentanza datoriale. Allora, perché “pesare” la rappresen-tanza? La prima risposta che si puòdare è di carattere normativo, e cioèdare certezza giuridica ai rimandioperati dalla legge in tema di con-trattazione. Sostanzialmente, mi-surare la rappresentanza delle OO.SS.e delle Associazioni datoriali permettedi individuare con esattezza qualisono i Ccnl sottoscritti dalle Organiz-zazioni comparativamente più rap-presentative sul piano nazionale. Giàquesto, di per sé, porrebbe un forteargine al proliferare dei c.d. “contratti

pirata” che abbassano le tutele dellelavoratrici e dei lavoratori non solodal punto di vista normativo.La seconda risposta è di carattere“salariale”. Definire la rappresentanza,aiuta a verificare quanto i soggettinegoziali siano titolati a stipularecontratti collettivi che, soprattutto alivello nazionale, possono avere va-lidità estesa a tutte le lavoratrici e i la-voratori del settore. Per comprenderemeglio questo passaggio, basta pen-sare al tema del salario minimolegale. Nel nostro Paese tutti i Ccnlstabiliscono dei minimi tabellari chepur non avendo una valenza ergaomnes de iure la hanno de facto. C’èperò un tema di evasione contrat-tuale e, d’altro canto, di applicazionedi Contratti Collettivi Nazionali conminimi più bassi rispetto a quantostabilito nei Ccnl sottoscritti da Cgil,Cisl e Uil. Misurare e certificare la rap-presentanza, allora, consentirebbe di“obbligare” i datori di lavoro ad appli-care i contratti sottoscritti da Orga-nizzazioni comparativamente piùrappresentative, accedendo così auna vera efficacia erga omnes. La terza risposta è, invece, di tipo en-dosindacale. Conoscere “chi rappre-

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senta cosa” può aiutare a dirimereeventuali controversie tra Organiz-zazioni assicurando la c.d pace sinda-cale, non solo nella stipula deicontratti collettivi ma anche dal puntodi vista degli adempimenti Istituzio-nali e delle procedure ministeriali. Infine, misurare e certificare la rapp-resentanza vuol dire scegliere latrasparenza, la legalità, il rispetto delpluralismo ma anche delle maggio-ranze. In altri termini, è un eserciziodi democrazia rappresentativa validae regolata. Questa è stata ed è lascelta della UIL, una Organizzazioneche non ha paura di contarsi e che èorgogliosa delle tante persone cherappresenta e che scelgono libera-mente di iscriversi al nostro sinda-cato e di far sentire la propria vocepartecipando alle elezioni delle Rsu:confermandoci, quotidianamente, ilproprio consenso.

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Politica economica e salariale

vanti processi, quali trasformazioni eriorganizzazioni societarie in ambitotransnazionale. In effetti molte analisi condotte sul-l’applicazione della Direttiva concor-dano sulla tardività e in molti casi inesistenza o inconsistenza della con-sultazione. Una grande criticità se siconsidera che le imprese europee, inparticolare i grandi gruppi, sono im-pegnate in processi di ristrutturazionesempre più incisivi e rapidi che produ-cono conseguenze negative sui lavo-ratori in termini di condizioni dilavoro, quando non si traducono in li-cenziamenti collettivi. Gli effetti della nuova Direttiva nonsono stati però così impattanti. Infattiquasi tutti gli Stati si sono limitati aduna mera trasposizione dell’articolato,in un’ottica di armonizzazione deiquadri normativi nazionali in tema didiritti di informazione e consultazionedei lavoratori, lasciando importanti la-cune da colmare attraverso accordi suldiritto alla formazione, alle compe-

I Comitati Aziendali Europei (CAE)sono uno strumento attivo e costrut-tivo del Dialogo Sociale finalizzati allarealizzazione del modello sociale eu-ropeo e a coniugare lo sviluppo conil rispetto dell’identità e della dignitàdella persona e dell’ambiente. Inoltresono la sede per promuovere l’inte-grazione dei lavoratori di Paesi di-versi, con culture non sempreomogenee, situazioni politiche avolte discordanti e bisogni diversi,che sfociano tutti però verso unobiettivo comune: il raggiungimentodi una soddisfacente qualità dellecondizioni di lavoro e di vita.Il diritto a costituire i CAE è stato intro-dotto dalla direttiva 94/45/CE, una trale più importanti normative adottatenel campo delle relazioni industriali alivello europeo. Essa, malgrado i limitie le lacune da più parti segnalati, hacontribuito in misura rilevante a co-niugare i nuovi modelli di solidarietàtra lavoratori di paesi diversi e ad at-tuare un “confronto costruttivo” trarappresentanze dei lavoratori e im-prese transnazionali. Il 2 luglio 2008,la Commissione Europea ha presen-tato al Parlamento una serie di propo-ste, tra le quali, quella di aggiornare ladefinizione dei concetti di “informa-zione” e “consultazione”, modificare ladelimitazione della sfera di compe-tenza transnazionale del CAE, ade-guare le prescrizioni accessorie, oltrea un più deciso impegno verso la for-mazione dei rappresentanti dei lavo-ratori e il ruolo dei sindacati. Lo scopoera garantire anzitutto piena efficaciaagli accordi di funzionamento deiCAE, adeguando alle mutate condi-zioni di mercato i diritti e le proceduredi informazione e consultazione, con-sentendo ai rappresentanti dei lavora-tori di esercitare un’influenza sulledecisioni dell’impresa in merito a rile-

tenze transnazionali, all’articolazionetra i livelli di rappresentanza e alle san-zioni. Non a caso la pratica negozialeattivata dalla direttiva è più efficacedelle sue stesse norme vincolanti, e leprocedure di trasposizione hanno la-sciato un ruolo fondamentale alle fasidi istituzione e di rinegoziazione degliaccordi CAE.In un contesto economico dominatodalle multinazionali, le cui azioni nonsi esauriscono all’interno del-l’azienda, ma impattano su tutto ilcontesto nazionale e internazionalein cui esse agiscono, per la Uil è ne-cessario che le stesse si confrontinocon i CAE sulla Responsabilità Socialed’Impresa e su temi quali lo stress la-voro correlato, la non discrimina-zione, gli impatti sociali delladigitalizzazione, la valorizzazionedelle differenze e lo sviluppo profes-sionale. La CES e le Federazioni Europee con-tinuano a richiedere con forza la revi-sione della direttiva per averecertezza giuridica. La stessa Commis-sione Europea ha proposto di elabo-rare delle Linee Guida condivise dalleParti Sociali entro il 2019, che perònon intendono essere sostitutive delpercorso legislativo anche se al mo-mento si prospetta non a breve ter-mine.

Il ruolo dei CAE all’interno del Dialogo Sociale EuropeoDi Bianca Cuciniello

Il sindacato e l’Europa

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della verifica della incidenza della ma-nodopera relativa allo specifico con-tratto affidato, sulla base del costo dellavoro riferibile al contratto collettivosottoscritto dalle organizzazioni com-parativamente più rappresentative eche tale congruità, per i lavori edili,debba essere verificata dalla CassaEdile in base all’accordo assunto a li-vello nazionale tra le parti sociali fir-matarie del CCNL.Altro tema sul quale occorrerebbe in-cidere è quello dei contratti sotto-so-glia regolati dall’art. 36, che assorbonocirca l’80% del settore degli appaltipubblici. Date le dimensioni del feno-meno si ritiene necessario che anchein tale tipologia di affidamenti vi sial’obbligo di applicazione della clau-sola sociale cosi come prevista all’arti-colo 50 del Codice.E così, nel senso di maggiore tutela egaranzia dei lavoratori impiegati nel-l’appalto, abbiamo proposto modifi-che all’art. 38 sulla qualificazione dellestazioni appaltanti e delle centrali dicommittenza; all’art. 59 sulla sceltadelle procedure e oggetto del con-tratto; all’art. 63 sull’uso della proce-dura negoziata senza previapubblicazione di un bando di gara;all’art. 80 sui motivi d’esclusione; al-l’art. 83 sui criteri di selezione; e all’art.95 sui criteri di aggiudicazione dell’ap-palto; all’art. 105 sul subappalto; al-l’art. 177 sull’affidamento deiconcessionari e all’art. 194 sul contra-ente generale. In conclusione, alla luce delle dichia-razioni dell’ANAC sull’andamentosempre più fluido del nuovo codiceappalti, l’aumento dei bandi di gara ela loro espletazione, ed il gradualeraggiungimento del pieno regime ap-plicativo dopo le comprensive diffi-coltà in avvio, riteniamo nonnecessario riscrivere un nuovo Codicema lavorare al perfezionamento diquello esistente.

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Con questo Governo, ogni giorno èbuono per fare polemica sul nuovoCodice Appalti, su ogni quotidianocompare la dichiarazione di qualcunoche afferma che verrà riscritto com-pletamente.Nel D.L. Semplificazione il Governoipotizza un intervento volto ad alleg-gerire e semplificare il Codice degliAppalti (di seguito “Codice”). Si ricordaperò che questo è il risultato della tra-sposizione, nel nostro ordinamentogiuridico, di tre direttive europee cheriguardano: 1) gli appalti pubblici deilavori; 2) le procedure d’appalto deglienti erogatori nei settori dell’acqua,dell’energia, dei trasporti e dei servizipostali; 3) i contratti di concessione,che erano volti a introdurre principi dilegalità, di separazione di funzioni e ditrasparenza. Già nel percorso di costruzione delCodice del 2016 abbiamo contribuito,come UIL, CGIL e CISL intervenendosu tre questioni fondamentali: il rico-noscimento della clausola sociale nelcaso di cambio di appaltatore e/o su-bappaltatore, il riconoscimento e l’ap-plicazione dei CCNL sottoscritti dalleOrganizzazioni maggiormente rap-presentative, il riconoscimento dellaResponsabilità solidale in capo all’ap-paltatore per il pagamento delle retri-buzioni e dei versamenti contributivi.Per proseguire su questa strada si ri-tiene fondamentale adottare presidiche eliminino fenomeni di offerte a ri-basso realizzate mediante riduzionedel costo del lavoro e di proliferazionedelle stazioni appaltanti, nelle quali siannidano prassi che spesso risultanoin danno dei lavoratori. Le correzioni che questo Governovuole apportare al Codice Appaltianno nel senso contrario, perché nelnome della semplificazione e dell’anti

burocrazia le proposte che al mo-mento vengono ipotizzate si tradu-cono in un vero e proprio “liberi tutti”con conseguenze disastrose e di arre-tramento della legislazione.Certamente occorre intervenire permeglio definire alcune procedure, eper questo, come CGIL, CISL e UIL ab-biamo risposto all’indagine on linedell’ANAC in merito ed abbiamo evi-denziato alcuni perfezionamenti.Anzitutto rispetto alla previsione con-tenuta nell’art. 5 che esclude dall’ap-plicazione del Codice le concessionie/o gli appalti da parte di una ammi-nistrazione pubblica ad altro soggettogiuridico controllato “con controlloanalogo” della stessa amministra-zione, si ritiene necessaria l’applica-zione di una disciplina specifica per gliappalti di servizi nella quale si rego-lino: a) le modalità con le quali le am-ministrazioni pubbliche esercitano laloro funzione di dettare gli obiettivi diservizio e le modalità attraverso lequali esercitano la funzione di vigi-lanza e valutazione dei risultati: b) laresponsabilità nel caso di servizi a pre-valente impiego di manodopera intema di applicazione delle norme dilegge e contrattuali sulla forza lavoroimpegnata. Appare poi necessario modificare sial’art. 23 sui livelli di progettazione pergli appalti, prevedendo che il costodella manodopera, oltre ai già previsticosti della sicurezza, sia scorporato dalvalore dell’importo assoggettato al ri-basso d’asta, sia l’art. 30, relativo aiprincipi per l’aggiudicazione a l’esecu-zione di appalti e concessioni, nelquale dovrebbe essere stabilito che, alfine di contrastare il fenomeno del la-voro sommerso e irregolare, il docu-mento unico di regolarità contributiva(DURC) deve essere comprensivo

Il Codice degli Appalti pubblici continua a far parlare

Di Fernando Mariani

Appalti

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Rimettere in moto l’economia nel suocomplesso, abbandonando definitiva-mente le pericolose acque della reces-sione e del generale clima di sfiducia,è possibile. Vanno effettuate alcunescelte di fondo, nette e chiare, evi-tando di creare divisione. A una conce-zione che vede da una parte, i difensoriad oltranza dell’ambiente e, dall’altra, legrandi lobby, se ne può contrapporreun’altra con un indubbio fondamentoeconomico e sociale, in cui c’è chi vuollasciarsi il fardello della crisi alle spalle echi si limita a inseguire utopie. La prima cosa da fare, proprio facendotesoro delle lezioni del passato, sarebbeinvestire nei settori in grado di trainarela ripresa dell’occupazione e di dare im-pulso alla modernizzazione di unanazione, migliorando la qualità dellavita delle persone per renderla menodisagevole e riducendo i tempi dispostamento tra luoghi diversi. E men-tre il blocco dei cantieri delle grandiopere spacca il Governo, l’assenza dellepiccole distrugge il Paese. All’inizio fuil Piano Casa Italia. C’era il GovernoRenzi che aveva lanciato il progetto diuna manutenzione straordinaria. Il fineera quello di contrastare il dissestoidrogeologico del nostro Paese. Ottimaidea! Peccato però che a distanza dicirca quattro anni il progetto in que-stione non sia mai partito. Da troppotempo gli investimenti a favore delleopere di manutenzione dei sistemistradali, ferroviario, idrici e urbani sonoridotti al lumicino, al punto che isoggetti competenti non hanno piùrisorse per effettuarle, con i disastrosirisultati che sono sotto gli occhi di tuttinoi: strade sconnesse, interi quartieriinvivibili, mezzi pubblici sempre più insofferenza e cosi via. I cittadini assistono impotenti alladiminuzione di servizi e fruibilità di benia loro favore e vivono giorno dopo

giorno, il decadimento del loro livello diqualità della vita reale, vedendosicostretti spesso ad azioni spontaneecome quelle di segnalare le buche piùpericolose o manutenere direttamentei giardini pubblici. Infatti la manuten-zione stradale è ancora in calo: si es-egue solo la metà dei lavori necessari.Un dato confermato nel report annualesullo stato di salute della nostra reteviaria redatto dalla Siteb, l’associazionedei costruttori e manutentori dellestrade. Nel 2016 il consumo di asfalto inItalia è sceso nuovamente al minimostorico: sono stati impiegati appena 22milioni di tonnellate per costruire etenere in salute le nostre strade, controi 23 del 2015 e i 29 del 2010. Inoltre suun totale di 45 mila infrastrutture in fun-zione, circa 11 mila ponti e galleriehanno bisogno di lavori urgenti. Cosicome è necessaria l’attivazione di lavoridi ripristino degli argini dei fiumi.

Troppo spesso assistiamo a periodicheinondazioni con conseguenti ingentidanni alla popolazione e al territorio. Enon dimentichiamoci del sistema por-tuale. Senza andare a scomodare con-cetti che rimandano all’Italia comepiattaforma logistica tra Oriente ed Oc-cidente, se vogliamo davvero sostenerele nostre autostrade del mare non pos-siamo pensare di avere una rete di portia dir poco obsoleti. Soltanto se ci limitassimo a questepoche opere indicate, il sistema produt-tivo nazionale si avvierebbe verso unanuova fase di sviluppo socio-econo-mico. Le piccole opere infrastrutturalidivengono, infatti, il motore per unaripresa economica diffusa, e, a dif-ferenza delle grandi, hanno l’incompa-rabile pregio di non essere divisive e dinon innescare dibattiti ideologici circal’utilità del lavoro da avviare.

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Riflessioni

La mancanza di infrastrutture modernefrena sviluppo e crescita

Di Enzo Canettieri

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