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VAILATI GIOVANNI

VALADIER GIUSEPPE

VALERA PAOLO

VALERI DIEGO

VALERIO MASSIMO

VALERIANO PIERIO,pseudonimo di Giampietro Bolzani

VALGIMIGLI MANARA

VALGIO RUFO CAIO

VALLA LORENZO

VALLINI CARLO

VALLONE ALDO

VALVASONE DA ERASMO

VANNICOLA GIUSEPPE

VANNOZZO DI FRANCESCO

VAQUER EUGENIO

VARALDO ALESSANDRO

VARANO ALFONSO

VARCHI BENEDETTO

VARESE CARLO

VARESE CLAUDIO

VARESE FABIO

VARIO RUFO LUCIO

VARRONE MARCO TERENZIO

VASARI GIORGIO

VASILE TURI

VASSALLO LUIGI ARNALDO

VECCHI AUGUSTO VITTORIO,pseudonimo di Jack La Bolina

VEGLIANI FRANCO

VELARDINIELLO

VELLUTELLO ALESSANDRO

VELLUTI DONATO

VENÈ GIANFRANCO

VENEZIANO ANTONIO

VENIER MAFFÌO

VENTURI MARCELLO

VENTUROLI MARCELLO

VERALDI ATTILIO

VERANZIO FAUSTO

VERDINOIS FEDERICO

VERGA GIOVANNI

VERGANI ORIO

VERGANI GUIDO

VERONELLI LUIGI

VERTONE SAVERIO

VERTUA GENTILE ANNA

VETTORI VITT (1)ORIO

VETTORI VITT (2)ORIO

VERRI ALESSANDRO

VERRI PIETRO

VIALE AMBROGIO

VIANI LORENZO

VICARI GIAMBATTISTA

VICINELI PATRIZIA

VICO GIAMBATTISTA

VIDA MARCO GIROLAMO

VIDOSSI GIUSEPPE

VIGANÒ FRANCESCO

VIGANÒ RENATA

VIGEVANI ALBERTO

VIGOLO GIORGIO

VIGORELLI GIANCARLO

VILLA EMILIO

VILLANI FILIBER TO

VILLANI FILIPPO

VILLANI NICOLA

VILLARI PASQUALE

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VILLAROEL GIUSEPPE

VINAY GUSTAVO

VINCENTI FIORA

VINCI ALFONSO

VINCIGUERRA MARIO

VISCONTI BRIZIO

VISCONTI GASPARE MARIA

VISCONTI GASPARO

VISCONTI-VENOSTA GIOVANNI

VISENTINI OLGA

VITTORINI ELIO

VITA-FINZI PAOLO

VITRUVIO

VITTORELLI IACOPO

VIVALDI CESARE

VIVIANI ALBERTO

VIVIANI RAFFAELE

VIVIANTI ANNA

VOGHERA GIORGIO

VOLPINI FLORA

VOLPINI VALERIO

VOLPONI PAOLO

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VVALERA PAOLO (Como 1850-Milano 1926) - Giornalista, fondatoree direttore di vari periodici («La Plebe», «La Folla»), nei suoi libri («Mi-lano sconosciuta», 1879; «Gli scamiciati», 1881; «Alla conquista delpane», 1882; ecc.) cercò, con mediocri risultati, di rappresentarerealisticamente la vita dei più bassi strati sociali. Nel 1898 subì un peri-odo di detenzione, da cui nacque il «Diario di un condannato politico nelreclusorio di Finalborgo» (1899). Più tardi compose discutibili opere distoria politica («G. Giolitti», 1921; «Mussolini», 1924). Taluni suoi testisono stati ripresi negli anni Settanta sull’onda del movimento sessantot-tino: «Le terribili giornate del maggio ’98» (1973), «Milano sconosciu-ta» (1976), mentre nel 1973 è stato ripreso da E. Ghidetti «La folla», ilsuo maggiore romanzo del 1901 apparso sul settimanale omonimo.

VALERI DIEGO (Piove Sacco [PD]1887-Roma 1976) - Studiò letteraturaesordendo assai giovane, nel 1913, con«Monodia d’amore» e «Le gaie tristez-ze». Nel 1914 frequentò un corso alla Sor-bona di Parigi e, al suo ritorno in Italia,iniziò la carriera di insegnante di Lettere.Si allontanò dalla scuola solamente neglianni in cui le sue idee antifasciste gli ren-devano difficile parlare sinceramente glialunni e collaborò con la rivista «NuovaAntologia» con una rubrica fissa di lette-

ratura francese in una sezione dal titolo «Note e consegne». Nel 1943assunse la direzione del quotidiano veneziano «Il Gazzettino», e dal do-poguerra insegnò letteratura francese nell’università di Padova. La suapoesia è dotata di una grazia leggiadra, intrisa di malinconia («Le gaietristezze», 1913; «Il campanellino», 1928; «Scherzo e finale», 1937;«Tempo che muore», 1942; «Terzo tempo», 1950; «Il flauto a due can-ne», 1956; ecc.). A Venezia e ai paesaggi veneti ha dedicato elegantiprose: «I Colli Euganei» (1932), «Guida sentimentale di Venezia» (1942),«Città materna» (1944), ecc. Critico apprezzato della lettera-tura france-se («Scrittori francesi», 1937; «Saggi e note di letteratura francese mo-derna», 1941; «Il simbolismo francese», 1954; ecc.), ha tradotto con gran-de finezza i «Lirici tedeschi» (1959) e i «Lirici francesi» (1960). Nelvolume «Conversazioni italiane» (1968) raccolse scritti intorno a temi diletteratura, arte e civiltà italiana. Le sue ultime raccolte («Quattordicipoesie», 1974; «Calle del vento», 1975; «Poesie inedite o Come», postu-mo, 1977) e il volume di prose «Giardinetto» (1974) uniscono il garbo ela delicatezza dei suoi toni, costantemente semplici e dimessi, alla medi-tazione sulla morte. Nel 1977 è uscita un’antologia di sue «Poesie scel-te», a cura di C. della Corte.

VAILATI GIOVANNI (Crema[CR] 1863-Roma 1909) - Studiòmatematica e fu assistente a To-rino di Giuseppe Peano e di VitoVolterra. Insegnò poi nelle scuo-le medie superiori (1899-1905) econcluse la sua carriera comemembro di una commissione perla riforma della scuola media.Uomo di molteplici interessi in-tellettuali, collaboratore della ri-

vista fiorentina «Il Leonardo», professò in filosofia unpragmatismo alieno da ogni implicazione irrazionalistica,caratterizzato dall’esigenza di una rigorosa analisi dellinguaggio e da una concezione “strumentalistica” delpensiero, affine a quella di Dewey, e spesso fu etichetta-to come “l’italiano pragmatista”. Per questi motivi ilVailati, ritenuto un precursore del positivismo logico edell’analisi linguistica, ha goduto di grande favore nellacultura italiana del secondo dopoguerra. Le sue operesono state raccolte in un grosso volume di «Scritti» (1911),mentre nel 1971 è stato presentato il suo «Epistolario(1891-1909)» e nel 1972 gli «Scritti filosofici».

VALADIER GIUSEPPE (Roma, 1762-1839) -Tra le figure più rappresentative del neo-clas-sicismo, operò soprattutto nei settori dell’ur-banistica e del restauro. Architetto cameralenel 1786, eseguì numerosi interventi a Romae nei domini pontifici fra i quali: a Urbino, ilrestauro (1789) dell’interno del duomo con to-tale risistemazione della cupola; a Roma, uninteressante progetto (1790 circa) per palazzoBraschi con cortile circolare, il restauro e il rin-novamento del Ponte Milvio e la sistemazio-ne del primo tratto foraneo della Via Flaminiacon isolamento del tempietto di Sant’Andrea del Vignola.Chiamato nel 1810 a dirigere i lavori pubblici di benefi-cenza, insieme con G. Camporese e C. Fea, elaborò con

questi un piano per il restauro di tutti i monu-menti sacri e profani. Lavorò inoltre al conso-lidamento del Colosseo, elaborò (1811) un pia-no per la sistemazione archeologica e per lariduzione a passeggiata pubblica della zonadei fori. L’opera massima dell’architetto restala piazza del Popolo, già precedentemente piùvolte studiata. Insegnante di architettura al-l’Accademia di San Luca, ricostruì, a Roma, ilteatro Valle (1819), restaurò l’arco di Tito, rea-lizzò la facciata della chiesa di San Rocco(1831), oltre a progetti di sistemazioni urbani-

stiche e a minori realizzazioni. Fra i numerosi scritti: la «Rac-colta delle più insigni fabbriche di Roma antica» (1813), laraccolta di disegni e progetti «Opere di architettura» (1833).

VALERIO MASSIMO (I sec. a.C. - I sec.d.C.) - Di antica e illustre nobiltà ma privodi beni di fortuna, fu in Asia al seguito delproconsole Sesto Pompeo (27 circa d.C.). Lasua opera, pubblicata dopo la morte di Seiano(31) e dedicata a Tiberio, consiste in una rac-colta di fatti e detti memorabili («Factorumet dictorum memorabilium libri IX»), in novelibri, all’origine forse in dieci. La materia,concernente la religione, le istituzioni, le vir-tù, i vizi, le passioni umane, ecc., è suddivi-

sa in un vario numero di rubriche secondo l’argomento, con la netta distin-zione fra esempi nazionali e stranieri. Destinata particolarmente alle scuole diretorica e non priva di valore letterario, ha tramandato (anche attraverso leepitomi di Giulio Paride e di Nepoziano) notizie e aneddoti utili per l’esattaconoscenza di particolari storici e della mentalità antica.

VALGIO RUFO CAIO (I sec. a.C.) - Poeta latino, allievo di Apollodorodi Pergamo, in stretto rapporto con i circoli letterari del tempo e amico diOrazio e di Tibullo, compose epigrammi, elegie e carmi epici e scrisse suquestioni grammaticali (tradusse anche la «Téchne» di Apollodoro) esulle piante medicinali.

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VALLINI CARLO (Milano, 1885-1920) - Dopo aver conseguito lalicenza liceale a Torino si dedica con passione allo studio delle letteratu-ra ed instaura una profonda amicizia con il poeta Guido Gozzano. Nel1907 pubblica due raccolte di poesie, «La rinunzia» e «Un giorno», e sidistingue subito per la suggestiva grazia e per una buona finezza espres-siva. Nel 1909 si laurea a Bologna e va a insegnante in diverse cittàd’Italia. La sua produzione letteraria intanto non cessa, anzi, si dedicacon successo anche al teatro, per cui scrive «Radda - Dramma lirico inun atto» (1912). Nel 1920 viene pubblicata la sua traduzione in prosa delpoema «La ballata del carcere di Reading» di Oscar Wilde. La raccoltacompleta delle sue poesie, «Un giorno e altre poesie», è stata curata nel1967 da E. Sanguineti.

VALLONE ALDO (Galatina [LE], 1916-2002) - Preside, funzionario ministeriale einfine professore nelle università di Lecce,Bari e dal 1972 di Napoli, ha diretto la ri-vista «L’Alighieri» e ha collaborato a nu-merose riviste specializzate come «Studidanteschi», «Convivium», «Nuova Anto-logia». Si è imposto tra i maggiori studiosidi Dante che ha approfondito con un mi-nuzioso lavoro storico e filologico, sia inopere di stampo monografico («La prosadella “Vita nuova”», 1963; «La prosa del

“Convivio”», 1967; «Lettura interna delle Rime di Dante», 1972), sia intesti di più ampia analisi critica, come la biografia «Dante» (1971) e lamonumentale «Storia della critica dantesca dal XIV al XX secolo» (2voll., 1980-1982). Ha inoltre affrontato altri settori della letteratura ita-liana, proponendo un continuo rapporto tra i fatti letterari e lo sviluppodella società, come appare nei saggi «Genesi e formazione letteraria dei“Sepolcri”», (1946), «La cortesia dai provenzali a Dante» (1950), «Dal“Caffè” al “Conciliatore”» (1953), «Aspetti della poesia italiana con-temporanea» (1960), «Civiltà meridionale» (1978), «Condizioni econdizionamenti nel romanzo italiano del Novecento» (1980), «Dal Ri-nascimento al Romanticismo. Tempi, tradizioni, inquietudini» (1983),«Illuministi e riformatori salentini» (1984), «Profili e problemi deldantismo otto-novecentesco» (1985). Alla ricerca storica e filologica in-torno alla figura di Dante ha dedicato «Cultura e memoria in Dante»

VALERIANO PIERIO,pseudonimo del lettera-to italiano GiampietroBolzani (Belluno 1477-Padova 1558) - Dopo lamorte del padre andò avivere a Venezia presso lozio Urbano Dalle Fosse,che gestiva una scuola dilingua greca e collaboravacon l’editore Aldo Manu-zio, e lo aiutò negli studi.Poi andò a Roma, fu as-

sunto alla corte papale e ottenne la cattedra d’eloquenzaal Collegio Romano. Ordinato in seguito presbitero ot-tenne una missio canonica a Belluno. Visse a Firenze, aBologna, a Ferrara e infine a Padova. Fu maestro di Ippo-lito e Alessandro de’ Medici; compose poesie latine («Amo-rum libri quinque»; «Carpio»), si occupò di antiquaria edi filologia, scrisse il «Contarenus sive de litteratoruminfelicitate», in cui attraverso vari esempi volle dimostrareche gli uomini di lettere sono tutti infelici. Intervenne nellaquestione della lingua con il «Dialogo sopra le lingue vol-gari», composto probabilmente nel 1524 ma pubblicatosoltanto nel 1620. Ma la sua opera maggiore risulta «Hie-roglyphica, sive de sacris Aegyptiorum aliarumque gen-tium litteris commentariorum libri LVIII», composta daben 60 libri ognuno dei quali si occupa della descrizionedi un animale di una pianta o di una parte del corpo, einterpreta i geroglifici egiziani come esprimenti una lin-gua sapienziale.

VALGIMIGLI MANARA (SanPiero in Bagno [FO] 1876-Bergamo1965) - Allievo di Giosuè Carducciall’Università di Bologna, divennedocente di letteratura greca nelleuniversità di Messina, Pisa e Pa-dova. Spirito acuto e versatile, sen-sibile alla lezione crociana, si è oc-cupato, con originalità e misuratoequilibrio, di temi svariati, passan-do dai lavori eruditi su Eschilo, Ari-

stotele, Platone, Omero, Saffo (i suoi studi sono raccoltiin «Poeti e filosofi di Grecia», 1950 e 1964), ai saggi pene-tranti su Carducci («Il nostro Carducci», 1935; «Carducciallegro», 1955), Pascoli, Panzini («Uomini e scrittori delmio tempo», 1953), alle divagazioni culturali in stile lim-pido e brillante («La mula di don Abbondio», 1954). Glisi devono anche molte magistrali traduzioni (da Platonee da Eschilo) ed edizioni critiche (i «Carmina» di G. Pa-scoli, 1951, e le «Opere» di V. Monti, 1963, in collabora-zione con C. Muscetta), che sono ancora in uso nel teatroe nei testi scolastici. Fu direttore della Biblioteca Classensedi Ravenna dal 1948 al 1955.

VALVASONE DA ERA-SMO (Valvasone [UD]1523-Mantova 1593) - Tra-scorse quasi l’intera esisten-za nel suo feudo, e solo nel1592 si trasferì a Mantovapresso i Gonzaga. Tradussela «Tebaide» di Stazio (1570)e la «Elettra» di Sofocle(1588), compose rime di va-rio argomento e iniziò unpoema cavalleresco del qua-

le pubblicò solo una prima parte («I primi quattro cantidel Lancillotto»), scrisse a imitazione del Tansillo unpoemetto su «Le lagrime di santa Maria Maddalena»(1586) e nel 1590 pubblicò l’«Angeleide» in tre canti diottave sulla lotta tra gli angeli buoni e gli angeli ribelli,risentendo l’influsso del Tasso e offrendo forse qualchespunto al «Paradiso perduto» di Milton. L’opera sua piùnota è il poema didascalico «La caccia» (1591), in cinquecanti di ottave che tratta delle razze dei cani e dei cavallie di ciò che occorre alla caccia, con episodi e digressioniche dovrebbero ravvivarne la materia.

(1988), «La Divina Commedia. Antologia critica, rimario e indice ono-mastico generale» (1989) con Luigi Scorrano e «Strutture e modulazioninella Divina Commedia» (1990). Ha anche pubblicato, nel 1986, «Leo-pardi. Dagli scritti puerili alla “Ginestra”» e successivamente «Momentie temi di cultura napoletana» (1991), «Percorsi danteschi» (1991),«Capograssi prosatore» (1992), «Prosa. Tra dottrina e invenzione ed al-tri saggi» (1994), «Storia della letteratura meridionale» (1996).

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VANNICOLA GIUSEPPE (Monte San Giorgio [ME] 1877-Capri[NA] 1915) - Critico musicale e saggista, collaborò alla «Voce», al «Re-gno», al «Leonardo». È stato primo violinista della Scala a Milano. Scrisseromanzi di gusto dannunziano: «Sonata patetica» (1902), «Da un velo»(1906), «Il veleno» (1911) e prose e poesie raccolte in «Le triptyque dela Vierge» (1905) e «De Profundis Clamavi ad Te» (1905). Nel 1904fonda, con la compagna Olga de Lichnizki, la «Revue du Nord» (1904-1907); vi collaborano Papini, Prezzolini e Giovanni Amendola. Tra il1906 e il 1907 fonda e dirige la rivista «Prose».

VANNOZZO DI FRANCESCO (Padova 1340 circa-Milano 1389 cir-ca) - Poeta di corte e musico valente, condusse un’esistenza errabonda.Fu a Venezia (1372), a Bologna e a Verona, presso i Della Scala (1375-1387). Le sue liriche (politiche, amorose e d’occasione) ripetono i temidella rimeria giullaresca, con un linguaggio commisto di latinismi e didialettismi veneziani e pavani. Si ricordano gli otto sonetti raccolti nel-l’opera della «Cantilena pro Comite virtutum», e quattro frottole di ispi-razione popolaresca.

VAQUER EUGENIO (Torino 1904-Genova 1960) - Si impose condue romanzi («Il procuratore», 1950 e «Settanta volte sette», 1951) e duelibri di racconti («Il pescatore malinconico», 1952 e «Ritorno a Babilo-nia», 1946), in cui, trattando di alcuni casi di coscienza, documenta ilsuo interesse per i contrasti spirituali dell’individuo.

VARALDO ALESSANDRO (Ventimiglia 1876-Roma 1953) - Criti-co teatrale, autore di romanzi, novelle e versi, è noto soprattutto per idrammi e le commedie («Diamante o castone», «La conquista diFiammetta», «L’altalena», «Appassionatamente»), raccolti nel «Teatrocompleto» (1922-1924). All’ambiente del teatro dedicò anche saggi earticoli («Fra viso e belletto», 1910; «Profili di attrici e di attori», 1926;«Maschere vive», 1936). Dei suoi romanzi di carattere avventuroso e poipoliziesco (fu uno dei nostri primi scrittori di gialli) si ricordano essen-zialmente «Due nemici» (1900), «La bella e la bestia» (1917), «Un gran-d’uomo e una piccola donna» (1935), «Il chiodo rosso» (1939).

VARANO ALFONSO (Ferrara, 1705-1788) - Discendente dei duchi di Cameri-no, caratterizzò la sua poesia per la dichia-rata volontà di farsi imitatore di Dante e perla scelta di temi religiosi. In realtà la suaproduzione resta all’interno della tradizio-ne arcadica. Fra le sue opere più note se-gnaliamo «Giovanni di Giscala» (1754),sonetti petrarcheggianti, rime sacre, trage-die e dodici «Visioni sacre e morali» (com-

ponimenti didascalici e moraleggianti) e la «Tragedia Demetrio» (1749).Figurò tra i modelli della poesia leopardiana e ispirò le opere di Monti.

VARESE CARLO (Tortona [AL] 1792-Rovezzano 1866) - Medico diprofessione, fu deputato dal 1859. Come scrittore è autore di romanzistorici sul modello di W. Scott che ebbero una loro notorietà e ancoraoggi vengono citati come esempi della poetica del romanzo storico:«Sibilla Odaleta» (1827), «Preziosa di Sanluri» (1832), «Torriani e Vi-sconti» (1839). Nonostante il successo, resta un modesto narratore chenon riuscì a liberarsi dall’influenza dei suoi maestri, Scott per primo epoi Manzoni. Si dedicò anche a studi storici pubblicando una mediocre«Storia della repubblica di Genova» (1835-1840, 8 voll.) che rivela ladiretta dipendenza dagli scritti del Botta.

VARESE CLAUDIO (Sassari, 1909-2002) - Professore nell’universi-tà di Firenze, ha dato numerosi e vari contributi allo studio della lettera-tura italiana, e in particolare sulla prosa del Quattrocento, il teatro e lapoesia del Seicento, il Novecento. Si è anche occupato di critica cinema-tografica. Tra i suoi libri: «L’originale e il ritratto. Manzoni secondoManzoni» (1975), «Torquato Tasso. Eposparola-scena» (1976). Dedica-tosi in modo particolare allo studio del Foscolo, ne ha approfondito aspettiinediti curando l’edizione dell’«Autobiografia dalle lettere» (1979) e conil saggio «Foscolo, sternismo, tempo e persona» (1982). Del 1985 è «Sce-na, linguaggio, ideologia dal Seicento al Settecento. Dal romanzo liber-tino al Metastasio», mentre del 1992 sono «Manzoni uno e molteplice eSfide del Novecento. Letteratura come scelta».

VARESE FABIO (Varese 1570 circa-Milano 1630) - Personaggio sti-mato come «precoce e colto poeta maledetto», musico (fu maestro diCappella in S. Gottardo). A 20 anni pubblica «Canzonette a tre». La suapoesia di critica violenta, dissacrante, non è rivolta ai Signori, ma aipropri simili, nei quali spera di poter suscitare un senso di autocritica. Lesue «Canzoni» e i suoi «Sonetti» (belli e arguti e caudati), quelli ritrova-ti, verranno successivamente raccolti e fascicolati.

VARIO RUFO LUCIO (I sec. a.C.) - Poeta latino. Poco più anziano diVirgilio e di Orazio, dei quali godette l’amicizia e la stima, oltre a carmi dicarattere bucolico e neoterico e a un panegirico di Augusto, compose unpoema «Sulla morte» di ispirazione epicurea e con particolare riferimento allamorte di Cesare, e una tragedia, «Tieste», rappresentata nei ludi trionfali diOttaviano nel 29 a.C. e ritenuta degna degli esemplari greci. Insieme conTucca, per volontà di Augusto, curò la pubblicazione postuma de «L’Eneide».

VALLA LORENZO(Roma, 1407-1457)Il più influente umanista del Ri-nascimento italiano. Studiò iclassici con l’assistenza di inse-gnanti greci e latini e nel 1431divenne docente di retoricapresso l’università di Pavia, chedovette tuttavia abbandonaredue anni dopo in seguito a una

disputa. Successivamente fu nominato segretario diAlfonso V d’Aragona, destinato a diventare re di Napo-li. In questo periodo scrisse il suo trattato più discusso,«La falsa donazione di Costantino» (1440), che, dimo-strando false le motivazioni e le origini del potere tem-porale dei papi, metteva in questione l’ingerenza dellaChiesa cattolica nelle vicende politiche e nei rapporti dipotere fra le nazioni. L’ardire di Valla provocò aspre con-troversie che culminarono nell’intervento dell’Inquisi-zione nel 1440; l’umanista fu rilasciato solo grazie all’in-tercessione del re. Dal 1448 alla morte Valla ebbe incari-chi dalla curia papale. In quegli anni si dedicò alla tradu-zione dei classici, fra gli altri Omero, Esopo ed Erodoto, escrisse numerosi trattati, fra cui «Elegantiarum linguaelatinae libri sex» (1444), che espone un concetto di linguabasato sull’uso e sull’evoluzione nel tempo. Pubblicataper la prima volta nel 1471, l’opera ebbe una notevoleinfluenza sugli umanisti a venire, come lo stesso Erasmoda Rotterdam. Valla prediligeva il metodo filologico, in-vitava alla precisione e chiarezza linguistica e poneva alcentro dei suoi interessi l’esperienza umana, disdegnan-do la metafisica della scolastica. Insistendo sul predomi-nio dei valori interiori rispetto all’ostentazione esteriore,spianò la strada alla Riforma protestante del secolo suc-cessivo, pur dichiarandosi sempre fedele servitore dellaChiesa di Roma, che con i suoi moniti cercò instancabil-mente di migliorare.

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VARRONE MARCO TERENZIO(Rieti, 116-27 a.C.) - La carriera pub-blica, nel corso della quale raggiunse lacarica di pretore, lo vide gravitare nellacerchia di Pompeo, al cui fianco si schie-rò nella guerra civile (49-48 a.C.) con-tro Giulio Cesare. Dopo la sconfitta ela morte di Pompeo, Varrone ottenne ilperdono di Cesare che nel 47 a.C. lonominò primo bibliotecario della nuo-va biblioteca pubblica a Roma. Fine stu-

dioso e autore prolifico, Varrone scrisse 74 opere comprendenti circa620 libri, che spaziavano in tutti i campi dello scibile. Di questi scrittirimangono circa 600 frammenti delle «Satire menippee» (81 ca. - 67 ca.a.C.), in prosa e in versi; inoltre ci sono pervenuti due libri integri, non-ché parti di altri quattro su un totale di 25 del «De lingua latina» (43 ca.a.C.), opera tuttora fondamentale per lo studio e la conoscenza dellalingua latina, che con le sue ipotesi di etimologia gettò le basi dello studiolinguistico a Roma. L’unico testo conservatosi interamente è un’opera in trelibri sulla vita e le opere dei campi, De re rustica (37 a.C.).

VASILE TURI (Messina 1922-Roma 2009) - Intellettuale poliedrico,ha occupato un posto di rilievo nel cinema italiano: non solo è statoproduttore di film significativi quali «Roma» di Federico Fellini, «I vin-ti» di Michelangelo Antonioni, «Io la conoscevo bene» di AntonioPietrangeli, «I tulipani di Harlem», «Pane e cioccolata» di Franco Brusatie «Anonimo Veneziano» di Enrico Maria Salerno, ma anche regista(«Gambe d’oro» con Totò) e sceneggiatore per Luigi Zampa e

Michelangelo Antonioni. Ha collaborato ai film «Processo alla città» diLuigi Zampa, «Sedotta e abbandonata» di Pietro Germi, «Gli indifferen-ti» di Francesco Maselli, «Operazione San Gennaro» di Dino Risi. Èstato autore di numerose commedie teatrali, tra cui «L’arsura», «La pro-cura», «L’acqua», «Una famiglia patriarcale», «Quiz» (con la regia diAndrea Camilleri), «La confusione» e «Lia rispondi». Per la RAI haprodotto «Lo Scialo», tratto dal romanzo di Vasco Pratolini, e la miniserie«La donna del treno» di Carlo Lizzani. Aveva iniziato a dedicarsi allanarrativa, soprattutto di genere memorialistico, nel 1992 coltivando unostile al tempo stesso sensibile e sanguigno Delle sue pubblicazione fattecon la Sellerio si ricordano: «Paura del vento e altri racconti» (1987),«Un villano a Cinecittà» (1993), «L’ultima sigaretta» (1996), «Male nonfare» (1997), «Il ponte sullo stretto» (1999) e «La valigia di fibra»(2002), mentre con Avagliano editore ha pubblicato «Morgana» (2007)e «Silvana» (2008). È stato presidente dell’INDA (Istituto Nazionaledel Dramma Antico), nonché critico letterario e collaboratore de «IlGiornale».

VASSALLO LUIGI ARNALDO (pseudonimo di Gandolin) (Sanremo1852-Genova 1906) - Per il suo spirito caustico si mise in vista nell’am-biente letterario e mondano di Roma alla fine dell’Ottocento. Dopo avercollaborato al «Capitan Fracassa» fondò nel 1887 il quotidiano «DonChisciotte» e il mensile «Pupazzetto», che egli stesso corredava di felicidisegni caricaturali. Autore di versi, brillante parlatore (le sue conferen-ze furono pubblicate postume nel volume «Parla Gandolin», 1919), scrissemonologhi, racconti e romanzi di ambiente piccolo borghese, il più notodei quali, «La famiglia De Tappetti» (1903), fu anche tradotto in film(«Policarpo ufficiale di scrittura», di M. Soldati, 1959).

VARCHI BENEDETTO(Firenze, 1503-1565)Ancora adolescente fre-quentò gli «Orti oricel-lari», dove ricevette le at-tenzioni dell’ormai vec-chio Machiavelli. A 18anni fu mandato a Pisa, astudiare da notaio. Rien-trato a Firenze si dedicòalla letteratura e aderì amovimenti politici repub-blicani anti medicei, cosache finì per costringerlo

ad abbandonare la città. Rientrò nel 1543 su invito diCosimo I de’ Medici, e divenne famoso in tutta Italia perla sua attività letteraria e filosofica. Entrò nell’Accade-mia fiorentina dove dette sfoggio della sua cultura enci-clopedica. Scrisse, tra le altre cose, un trattato, «L’Her-colano» (pubblicato postumo nel 1570), una «Storia fio-rentina» (pubblicata postuma nel 1721), «La Suocera», emoltissimi sonetti. La sua vita privata, intanto, venne in-taccata da scandali di tipo sessuale che avevano spessoconseguenze giuridiche e gli creavano gravissime diffi-coltà sia economiche che d’immagine. Questo lato dellasua personalità continuò a causargli problemi per quasitutta la esistenza. Varchi non fece mai mistero delle suepreferenze omosessuali, sommergendo i ragazzi di vol-ta in volta di un profluvio di sonetti amorosi petrarche-schi. Attraversò poi una crisi mistica spirituale dalla qualeemerse il desiderio di farsi prete. Ottenne l'incarico disacerdote in una chiesa di Montevarchi, ma non lo potémai svolgere perché morì nella sua villa della Topaia, aCastello, dove abitava da dieci anni.

VASARI GIORGIO(Arezzo 1511-Firenze1574) - Pittore, architettoe scrittore, noto soprattut-to per le sue biografie deimaggiori artisti del Rina-scimento italiano. Avvia-to all’arte fin da bambino,si trasferì da Arezzo a Fi-renze dove lavorò conAndrea del Sarto e godet-te della protezione dellafamiglia Medici. Fra le suepiù importanti opere pit-toriche figurano gli affreschi di Palazzo Vecchio a Firen-ze e del Vaticano. Sul versante architettonico fu un se-guace e un ammiratore entusiasta del suo contempora-neo Michelangelo. Fra i principali edifici da lui progetta-ti vi sono il palazzo degli Uffizi a Firenze e una serie dipalazzi e chiese di Pisa e Arezzo. La sua fama tuttavia sifonda soprattutto sui «Trattati», che risulta uno dei pri-mi scritti da un artista di rango. L’opera prese forma sot-to la denominazione «Vite de’ più eccellenti architetti,pittori e scultori italiani da Cimabue insino a’ tempi no-stri», scritto in due diverse edizioni (1550, 1568), e fu pre-ceduta da un’introduzione di natura tecnica e storico-critica sulle tre arti maggiori (architettura, scultura e pit-tura). Il testo presentò una disquisizione sul panoramaartistico nell’Italia del tempo ed esercitò un’influenza fon-damentale sull’arte successiva, che rappresenta ancoraoggi un’importante fonte d’informazioni sugli artisti delRinascimento italiano. Nella seconda edizione ampliataVasari inserì, tra le altre, la vita di Michelangelo e unproprio profilo biografico.

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VECCHI AUGUSTO VITT ORIO, pseudonimo di Jack La Bolina(Marsiglia 1842-Forte dei Marmi [LU] 1932) - Ufficiale di Marina,cadetto nel 1856, partecipò alla battaglia di Lissa (1866). Lasciato poi ilservizio attivo fu tra i fondatori dello Yacht Club Italiano (1879) e dellaLega Navale Italiana (1897). Pubblicò numerose opere fra cui «Storiagenerale della marina militare» (3 voll., 1ª ed. 1892), «La guerra sulmare» (1914), «Tre garibaldini (Ippolito Nievo, Rosolino Pilo, AgostinoBertani)» (1920).

VEGLIANI FRANCO (T rieste 1915-Malcesine [VR] 1982) - Nel-l’ambito della letteratura triestina, è figura appartata ma non priva di unasua precisa fisionomia di narratore. Dopo i suoi primi racconti, «Un uomodel tempo» (1941), si dedicò al romanzo con «Processo a Volosca» (1958),«La frontiera» (1964), «La carta coperta» (1972), che lo hanno fatto direcente riscoprire per la robustezza drammatica e narrativa. Di minorerilievo i suoi saggi su Ugo Betti (1937) e Malaparte (1957).

VELARDINIELLO (XVI sec.) - Personaggio sconosciuto, vissuto aNapoli intorno alla metà del Cinquecento. Fu un purificatore della no-stra poesia dialettale, e riuscì ad introdurre le sue villanelle nella canzo-ne; potremmo dire che fu il primo artefice della canzone napoletana.Lanciò la «Ciaccona» ed il «Torniello».

VELLUTELLO ALESSANDRO (Lucca, XV-XVI sec.) - Curò un’edi-zione annotata delle «Rime» del Petrarca (1525), notevole per l’atten-zione alle fonti letterarie e per le notizie su Laura raccolte nell’introdu-zione. Curò anche un’edizione di Virgilio con il commento di Servio(1534) e una della «Divina Commedia» (1554) con un discorso sullatopografia dell’«Inferno».

VELLUTI DONA TO (Firenze, 1313-1370) - Nel 1329 andò a Bolo-gna e vi rimase a studiare diritto fino al 1338. Priore a Firenze nel 1341,aderì l’anno seguente alla signoria del duca d’Atene, che lo nominò tra iprimi priori; ma quando vide declinare la fortuna del signore si allontanòa poco a poco da lui. Gonfaloniere di giustizia nel 1351, fu più volteambasciatore del Comune. Nel 1367 si diede a scrivere la «Cronica do-mestica», interessante testimonianza non solo sulla vita della sua fami-glia ma sulle vicende fiorentine del suo tempo. Due secoli dopo PaoloDi Luigi Velluti aggiunse alla «Cronica» delle «Addizioni», scritte fra il1555 e il 1560.

VENIER MAFFÌO (Venezia, 1550-1586) - Apparteneva a una nobilefamiglia veneziana. Viaggiò in Oriente e soggiornò a Roma e Firenze.Negli ultimi anni della sua vita fu arcivescovo di Corfù. La sua poesiadialettale di carattere burlesco seguì le orme dell'Aretino. Famosa è latenzone poetica con la poetessa-cortigiana Veronica Franco, contro laquale scagliò inauditi versi offensivi, scatenando una polemica dai toniesageratamente violenti.

VENTUROLI MARCELLO (Roma, 1915-2002) - Ha collaborato conquotidiani e riviste soprattutto nel campo della critica d’arte e letteraria,e pubblicato numerosi saggi ricchi di una vasta documentazione e assie-me di un vivo interesse umano.Tra essi spiccano: «Le acqueforti diBartolini» (1941), «Interviste di frodo» (1945), «Dagli impressionisti aPicasso» (1952), «La patria di marmo» (1957), «Il viaggiatore in arte»(1966), «Tutti gli uomini dell’arte» (1968). Ha inoltre pubblicato le ele-ganti monografie «Crocetti» (1972) e «Attilio Alfieri» (1980). Comenarratore aveva esordito con il lungo racconto «I giorni d’Ignazio» (1945),cui sono seguite opere di stampo autobiografico e ricche di sottili analisipsicologiche, come il libro di memorie scritto con R. Zangrandi «Dizio-nario della paura» (1951, premio Viareggio) e i romanzi «Lo sprecadonne»(1965), «Dietro il silenzio» (1968), «Io, Saffo» (1992), «Costellazionemadre» (1993). È stato anche autore di raffinate raccolte poetiche inte-

VENÈ GIANFRANCO (Mon-falcone 1935-Milano 1992) -Prima di dedicarsi a tempo pie-no al giornalismo era stato nar-ratore («L’amore a mezzogior-no», 1956; «Onore di vivere»,1958) e critico e saggista lette-rario («Assalto alla borghesia»,1958; «La letteratura della vio-lenza», 1961; «Letteratura ecapitalismo in Italia dal 700 aoggi», 1963, ripreso con il nuo-vo titolo «Il capitale e il poeta» nel 1972; «Pirandello fa-scista», 1971). Ma la forte spinta politica e sociologica euna innata curiosità lo portarono all’inchiesta giornali-stica, iniziando la propria collaborazione al quotidiano«Il Paese» e diventando in seguito uno dei più affermatiinviati speciali a «L’Europeo», a «Il Giorno» e a «Panora-ma». Anche i suoi libri successivi riflettono questa pro-pensione verso le storie e l’attualità, ma sempre raccon-tate da scrittore: «Cronaca e storia della marcia su Roma»(1982), «Pena di morte» (1984), «La notte di Villarbasse»(1987, forse il suo libro migliore, in cui seppe fondere lacuriosità dell’inchiesta giornalistica e il gusto narrativoin un romanzo-verità), le biografie dell’attrice del regi-me fascista Doris Duranti e di Guareschi. Ma il grandesuccesso di pubblico lo conobbe con libri che rievocava-no aspetti popolari del costume e della storia recente, ri-chiamati anche nei titoli: «Mille lire al mese» (1988), «Co-prifuoco» (1989), «Vola colomba» (1990).

VENEZIANO ANTONIO(Monreale [PA] 1543-Palermo1593) - Di nobile e facoltosa fa-miglia, ebbe un’esistenza tem-pestosa, subendo varie volte ilcarcere per reati di omicidio,ratto e furto. Nel 1578, viag-giando sulla nave di don Car-lo d’Aragona duca di Terrano-va, cadde prigioniero di corsa-ri che lo portarono ad Algeri,dove entrò in certa dimesti-

chezza con Cervantes, là prigioniero già da tre anni. Tor-nato in patria nel 1580, ricoprì cariche politiche, ma ebbenuove liti e processi e morì in prigione. Fu autore fecon-do di versi latini e di poesie e prose italiane, ma eccelsenella poesia dialettale. Nel genere amoroso e particolar-mente nel canzoniere «La Celia», costituito da 290 ottavesiciliane, il Veneziano appare sostanzialmente un petrar-chista di gusto concettoso, mentre rivela una vena gno-mica di sapore popolare nei «Proverbij». Di numerosealtre opere («Nenia», «Agonia», «Cornaria», «Puttani-smu», «Arangeide», «Capitoli», «Cartelli sediziosi», ecc.),tutte di livello inferiore alla «Celia» e ai «Proverbij», èanche discussa l’attribuzione.

grate da illustrazioni grafiche di noti maestri contemporanei, come «Ilfiore buio» (1979) e «Il filo iridato» (1982). Tra le altre opere: «Raccontiin versi» (1985), a cura di G. Bufalino, e «Come dal giorno prima» (1988),a cura di G. Spagnoletti.

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VERALDI ATTILIO (Napoli 1925-Montecarlo 1999) - Traduttore di moltenovelle inglesi e scandinave, ottenne im-provvisa notorietà nel 1976 con il roman-zo poliziesco «La mazzetta», dal quale futratto l’omonimo film di S. Corbucci(1978). Sempre di stampo poliziesco, macon crescente interesse per la realtà socialedel Meridione, sono seguiti «Uomo di con-seguenza» (1978), «Il vomerese», sullosfondo del terrorismo (1980), «Naso dicane», articolato fra le “famiglie” della ca-

morra (1982), e «L’amica degli amici» (1984), ambientato a New York.Del 1990 è «Donna da Quirinale». Con «Scicco. Racconto di mariuoleria»(1991) è tornato tra i vicoli napoletani per raccontare la storia di alcunimariuoli negli anni dell’immediato dopoguerra con un linguaggio forte-mente colorito e inventato. Ha inoltre pubblicato «L’ombra dell’avven-tura» (1992) e, con lo pseudonimo di Corradino Russo, il meno impe-gnato «Papaia» (1981).

VERANZIO F AUSTO (Sebenico 1551-Venezia 1617) - Nato da una famiglia diletterati, si interessò fin da giovane allescienze, ai problemi di meccanica e a moltealtre discipline. Viaggiò molto in tutta Eu-ropa e fu cancelliere per l’Ungheria e perla Transilvania, dove si stabilì presso lacorte dell’imperatore Rodolfo II, sulla col-lina di Hradcany vicino a Praga, che glipermise di entrare in contatto con Giovan-ni Keplero e Tycho Brahe in un ambientestraordinariamente interessato alle novità

scientifiche. Dopo la prematura morte della moglie divenne sacerdote,nel 1594 fu eletto e consacrato Vescovo di Csanàd. La sua fama di scien-ziato raggiunse l’apice quando nel 1595 pubblicò il libro, «Machinaenovae», in cui presenta una cinquantina di invenzioni tecnologiche otti-mamente illustrate e accompagnate da una descrizione in cinque lingue.L'opera comprende teleferiche, sistemi di navigazione, sospensioni a ba-lestra, mulini, sistemi di dragaggio, mole, orologi e molto altro; in parti-colare raffigura un paracadute che, per quanto rudimentale, risulta piùsemplice e più pratico di quello disegnato da Leonardo da Vinci.

VERDINOIS FEDERICO (Caserta 1844-Napoli 1927) - Insegnòall’Istituto orientale di Napoli prima lingua e letteratura inglese, poilingua e letteratura russa. Ha il merito di aver fatto conoscere in Ita-lia con buone traduzioni i grandi scrittori russi dell’Ottocento. Comenarratore scrisse vivaci racconti e bozzetti di vita napoletana («Rac-conti», 1878; «Quel che accadde a Nannina», 1887; «La visione diPicche», 1887; ecc.). È inoltre autore di pittoresche rievocazioni delmondo giornalistico e letterario di Napoli («Profili letterari napole-tani», 1882; «Ricordi giornalistici», 1920).

VERGANI ORIO (Milano, 1889-1960) - Gior-nalista e scrittore, prima della Grande Guerra fu aRoma, dove entrò in contatto con gli ambienti cul-turali della capitale e cominciò molto presto l’atti-vità giornalistica. Tornato a Milano, lavorò comeinviato per il «Corriere della Sera». Insieme a R.Bacchetti fu il fondatore del Premio Bagutta e col-laborò assiduamente alla «Fiera letteraria». Scrissenovelle, racconti e romanzi, esordendo nel 1921con «L’acqua alla gola». Seguirono, fra gli altri,«Io, povero negro» (1928), «Basso profondo e al-

VENTURI MARCEL-LO (Seravezza [LU],1925-2008) - La sua nar-rativa, imperniata so-prattutto sul tema dellaguerra e sulla crisi del-l’intellettuale di frontealla civiltà moderna, nel-la ricerca di una propriaidentità, fonde, con ri-sultati interessanti, rea-lismo e psicologismo.

Tra le sue opere: «Dalla Sirte a casa mia» (1952), «Il trenodegli Appennini» (1956), «Vacanza tedesca» (1959), «L’ul-timo veliero» (1962), «Bandiera bianca a Cefalonia»(1963), «Gli anni e gli inganni» (1965), «L’appuntamen-to» (1967), «Più lontane stazioni» (1970), «Terra di nes-suno» (1975), «Il padrone dell’agricola» (1979). Conti-nuando l’approfondimento del mondo contadino, hapubblicato il romanzo «Sconfitti sul campo» (1982, vin-citore del Premio Stresa) mescolando il dialetto piemon-tese a un italiano dimesso e colloquiale, mentre in «Dallaparte sbagliata» (1985) ha narrato le vicende tra farsa etragedia di una persona sfortunata. Nel romanzo «Il gior-no e l’ora» (1987) ha descritto le fantasie, ormai giuntealla loro ultima espressione, di un orologiaio nel cui la-voro si può individuare la metafora del tempo scaduto.Alla memoria autobiografica appartiene «Sdraiati sullalinea» (1991), in cui ripercorre i motivi ideologici e senti-mentali che hanno alimentato le illusioni della sua gene-razione. Altre opere: «Collefiorito» (1993), «Cinque mi-nuti di tempo» (1995), «Via Gorkij, interno 106» (1996).

tre fantasie» (1939), «Recita in collegio» (1940), «Udienza a porte chiu-se» (1957). Fra i volumi che raccolgono il suo brillante lavoro di corri-spondente di viaggio, si ricordano «Bella Italia, amate sponde» (1930) e«Memorie di ieri mattina» (1958).

VERGANI GUIDO (Milano, 1935-2005)- Giornalista e scrittore. Figlio di Orio, è sta-to presidente del Premio Letterario Bagutta.La sua carriera giornalistica è iniziata con lacollaborazione con alcune testate, tra cui «LaStampa» e «Panorama». È poi stato inviatospeciale di «Repubblica» ed infine ha finitola sua carriera presso il «Corriere della Sera».Della sua attività di scrittore si ricordano:

«Mesina» (1968), «Il delitto di Piazzale Lotto» (1973), «Vestire i sogni»(1981), «Giovanotti di camera» (1995), «Caro Coppi» (1995), «Dizio-nario della moda» (1999), «Il piacere del corpo. D’Annunzio e lo sport»(1999), «Buco nell’anima. Guarire dalla malattia della droga» (2002),«Italiani a tavola» (2003), «Paolo Grassi. Lettere 1942-1980» (2004).

VERONELLI LUIGI ( Mi-lano 1926-Bergamo 2004) -È ricordato come una dellefigure centrali nella valoriz-zazione e nella diffusione delpatrimonio enogastronomicoitaliano. Antesignano di e-spressioni e punti di vista chepoi sono entrati nell’uso co-mune e protagonista di capar-

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bie battaglie per la preservazione delle diversità nel campo della produ-zione agricola e alimentare, attraverso la creazione delle denominazionidi origine, le battaglie a fianco delle amministrazioni locali, l’appoggioai produttori al dettaglio. In gioventù compie studi di filosofia, diventan-do assistente di Giovanni Emanuele Bariè e si da all’attività politica. Siprofesserà, infatti, per tutta la vita di fede anarchica rifacendosi alle ulti-me lezioni tenute da Benedetto Croce a Milano. Nel 1956 inizia l’espe-rienza di editore, pubblicando tre riviste: «I problemi del socialismo»,«Il pensiero» e «Il gastronomo». Sempre come editore traduce nel 1957«La questione sociale» di Proudhon e «Historiettes, contes et fabliaux»di De Sade, venendo condannato a tre mesi di reclusione per pubblica-zioni oscene (l’opera di De Sade sarà poi messa al rogo, a Varese). Hacollaborato con «Il Giorno», il «Corriere della Sera», «Class», «IlSommelier», «EV», «Carta», «Panorama», «Epoca», «Amica», «Capital»,«Week End», «L’Espresso», «Sorrisi e Canzoni TV», «Rivista Anarchi-ca», «Travel e Wine Spectator», «Decanter», «Gran Riserva ed Enciclo-pedia del Vino», «The European». L’apparizione televisiva ne aumentanotevolmente la fama in particolare «A tavola alle 7» in cui conduce ilprogramma con Ave Ninchi, e il suo Viaggio Sentimentale nell’Italia deiVini. La sua attività di ricerca e di approfondimento nel campoenogastronomico lo porta alla pubblicazione di alcune opere fondamen-

zi passionali, inserendo tra accaduto enarrato il filtro di un narratore. L’ope-ra che di colpo fa uscire Verga dallaclandestinità letteraria e che presto siimpone come un best seller è «Storiadi una capinera» (1871): in essa esibi-sce due ragioni di popolarità: il moti-vo manzoniano della monacazione for-zata e la struggente confessione di unamore impossibile che condanna allafollia e alla morte. Intanto, trasferitosinel 1869 a Firenze, ha modo di cono-scere l’ambiente letterario della città,in quegli anni capitale d’Italia (fra l’al-tro strinse rapporti con F. Dall’On-garo). Nel 1872 si stabilisce a Milano,entrando in relazione con scrittori qualiA. Boito e G. Giacosa e frequentando iritrovi letterari della città (in partico-lare il salotto della contessa Maffei). Le

opere di quegli anni hanno uno sche-ma simile a «Una peccatrice in Eva»(1873), si consuma il tema dell’artistavittima dell’amore e della società, nelquale sono ravvisabili influenze del-la scapigliatura ma anche indizi au-tobiografici, mentre il dittico «Eros»(1874) e «Tigre reale» (1875) spostal’obiettivo sull’eroe della mondanità,uomo o donna «di lusso». Nel 1874pubblica «Nedda», con cui inauguraun genere non ancora tentato: la no-vella. Nel 1891 pubblica «Malavo-glia», primo volume di una progetta-ta serie di cinque romanzi (ciclo dei«Vinti»). Nei «Malavoglia» sono chia-ri i cardini di una nuova concezioneveristica di Verga: da una parte l’in-dividuazione di un “punto di vista”che consenta al narratore di calarsi neifatti e quasi scomparire, lasciando chequesti si producano da sè come peruna necessità naturale, dall’altra ilprogetto di tipo balzachiano e zolianodei ciclo. In quegli stessi anni scriveanche alcune novelle fra le più riusci-te: la serie di «Vita dei campi» (1880)fortemente drammatici. Nel 1889pubblica il suo secondo grande ro-manzo: «Mastro don Gesualdo».L’impianto narrativo è quello di unromanzo di costume: il montaggiodegli episodi è per successione di qua-dri, ognuno dei quali svolge un tema,senza che lo scrittore, fedele alla poe-tica dell’impersonalità, intervenga.Più che di un ultimo grande prodottodella tradizione ottocentesca, questovolume appare come il primo roman-zo italiano dell’alienazione borghese.

VERGA GIOVANNI(Catania, 1840-1922).Proveniente da una famiglia di origi-ni nobili e di tradizioni liberali, è cre-sciuto alla scuola di Antonio Abate,esponente di una letteratura civile diascendenza byroniana e guerrazzia-na. La sua prima prova romanzesca«Amore e patria» (1856-57, inedito; trecapitoli furono pubblicati nel 1929),esce da quell’arroventata officina pro-vinciale e affianca all’approssimazio-ne linguistica l’enfasi patriottica.L’esordio pubblico avviene nel 1861con «I carbonari della montanga», unastoria collocata nella Calabria dei pri-mi moti carbonari, ma che riflette mo-tivazioni etiche e politiche dello scrit-tore ventenne, arruolatosi durantel’impresa garibaldina nella guardianazionale e impegnato in attivitàpubblicistiche di forte ispirazione uni-taria. Macchinosità e goffaggine discrittura relegano «I carbonari» in unapreistoria verghiana, in cui resta con-finato anche «Sulle lagune» (1863),che chiude la trilogia catanese d’ispi-razione patriottica ma nel quale si pos-sono cogliere i segni di una prima«conversione», dal romanticismoeroico a quello passionale. Il passag-gio è documentato dalla sostituzionedella figura dell’artista a quella del-l’eroe nei successivi romanzi: «Unapeccatrice» (1866) narra infatti l’av-ventura di un giovane scrittore esor-diente; ovvio il riferimento autobio-grafico, anche se lui stesso prende ledistanze dal suo nuovo eroe, come daquelli successivi della serie dei roman-

tali, anche di carattere divulgativo. Da segnalare: «Vignaioli Storici»,«Cataloghi dei Vini d’Italia, dei Vini del Mondo, degli Spumanti e degliChampagnes, delle Acqueviti e degli Oli extra-vergine», «Alla ricercadei cibi perduti». Nel 1990 fonda la casa editrice Veronelli editore «colpuntuale obiettivo di approfondire la classificazione dell’immenso pa-trimonio gastronomico nazionale e contribuire ad accrescere la cono-scenza delle attrattive turistiche del paese più bello del mondo»

VERTONE SAVERIO (Mondovì [CN] 1927-Torino 2011) -Germanista, traduttore tra l’altro del «Capitale Finanziario» di Hilferding,dei «Saggi» di H. Broch e del «Teatro» di H. Müller, direttore della rivi-sta «Nuovasocietà» (1975-1983), collaboratore del «Corriere della Sera»,del supplemento settimanale «Sette» e dell’«Europeo», ha pubblicatovari saggi in cui analizza le condizioni socio-politiche contemporanee:«L’ordine regna a Babele» (1986), «Viaggi in Italia» (1988), «PenultimaEuropa» (1989), «Il collasso» (1990, premio Estense, tradotto in Fran-cia), «L’ultimo manicomio» (1992), «Il ritorno della Germania» (1992),«La trascuratezza dell’ombelico» (1994), «Da Machiavelli a Fiorello»(1995). Numerose le sue traduzione di opere teatrali e presentazioni disaggistica. Nel 1996 è stato eletto al Senato nelle liste del Polo per lelibertà.

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VERTUA GENTILE ANNA (Dongo [CO] 1850-Lodi [MI] 1925) -Ha prodotto la maggior parte della sua ricca produzione negli ultimidecenni del XIX secolo. La sua produzione comprende romanzi, colle-zioni di pezzi teatrali, manuali di comportamento e commedie brevi perbambini, e risponde alle incertezze dell’epoca nella loro tendenza alladidattica. Scrisse romanzi e novelle per la gioventù di intonazionemoraleggiante e assai popolari. Tra i molti si ricordano: «Nora» (1888),«L’odio di Rita» (1894), «Un anno di vagabondaggio» (1909).

VETT ORI VITT ORIO (Ostiglia [MN] 1697-Mantova 1763) - Le suepiacevoli rime (Milano 1744; Mantova 1755), di stampo bernesco, furo-no molto apprezzate dal Baretti e anche dal Carducci.

VETT ORI VITT ORIO (Strada in Casentino [AR] 1920-Firenze2004) - Dantista, poeta e critico letterario, fu autore di numerose opere,che spaziano dalla critica letteraria alla poesia. Fondò, con altri, il Pre-mio Letterario Casentino, e fece parte della giuria di vari altri concorsi einiziative; fu legato da un lungo sodalizio all’editore pisano Giardini.Dopo l'armistizio di Cassibile aderì alla Repubblica Sociale Italiana. Nelcorso della sua vita ricevette sette premi, per la sua attività di saggista,studioso e accademico.

VIALE AMBROGIO (Cervo [IM] 1770-1805) - Socio dell'Accade-mia Ligustica di Belle Arti con il soprannome arcadico di “Solitario del-le Alp” è stato precursore della scuola romantica. Nella sua poesia com-bina gli influssi frugoniani con il visionarismo di Varano e il gustoossianesco e younghiano. Nei «Canti del solitario delle Alpi» (1792), nei«Versi» (1793) e nelle «Rime» (1794), descrive paesaggi tenebrosi, po-polati di allucinanti visioni sepolcrali, che rispecchiano il gusto malin-conico della sensiblerie settecentesca già fortemente pervasa di romanti-cismo. La vita e le sue opere principali sono raccolte nel testo di C.Brachino «Ambrogio Viale 1769-1805» (2005).

VERRI PIETRO(Milano, 1728-1797)Economista e uomo politico, primogenitodi una famiglia aristocratica, ebbe una gio-ventù irrequieta e contrastata dal padre,Gabriele, illustre magistrato membro delSenato cittadino. Avviati gli studi nel Col-legio gesuita, frequenta negli anni 50 l’Ac-cademia dei Trasformati, dove conosce tragli altri Giuseppe Parini. Fra il 1759 e il1760 si arruola nell’esercito imperiale eprende parte brevemente alla Guerra deiSette Anni (1756-1763). Fermatosi aVienna, intraprende la redazione delle“Considerazioni sul commercio nello Sta-to di Milano”, pubblicate poi nel 1763, chegli varranno il primo incarico di funzionario governativo;lo stesso anno pubblica anche le “Meditazioni sulla felici-tà”. Nel 1761 rientra a Milano e fonda, insieme al fratelloAlessandro e agli amici Cesare Beccaria, Alfonso Longo,Pietro Secchi, Giambattista Biffi e Luigi Lambertenghi, lacosiddetta Accademia dei Pugni, iniziale nucleoredazionale del foglio periodico “Il Caffè”, destinato a di-ventare il punto di riferimento del riformismo illuministicoitaliano. “Il Caffè” inizia le sue pubblicazioni nel giugno1764 ed esce ogni dieci giorni, fino al maggio 1766, quan-do viene raccolto in due volumi. Tra gli articoli più impor-tanti di Pietro Verri per il “Caffè” vanno ricordati almenogli “Elementi del commercio”, “La commedia”, “La me-

dicina” e “Su i parolai”. Parallelamenteall’impresa editoriale intraprende, con al-cuni dei suoi sodali, la scalata politico-am-ministrativa del governo viennese di Mi-lano, allo scopo di mettere in opera le ri-forme propugnate nella rivista. Nel gen-naio 1764 è fatto membro della Giunta perla revisione della “ferma” (appalto delleimposte ai privati) e nel 1765 del Supre-mo Consiglio dell’Economia. Quest’ulti-mo, presieduto da Gian Rinaldo Carli, al-tro collaboratore del “Caffè”, assegna aCesare Beccaria la cattedra di Economiapubblica e ad Alfonso Longo quella di Di-ritto pubblico ecclesiastico nelle ScuolePalatine. Nel 1778 Verri, Beccaria, Frisi e

Secchi, danno luogo alla Società patriottica milanese. Ri-salgono a questi anni le “Osservazioni sulla tortura” (1768),le “Meditazioni sull’economia politica” (1771), e il “Discor-so sull’indole del piacere e del dolore” (1773). Con la suc-cessione di Giuseppe II al trono d’Austria (1780) gli spaziper i riformisti milanesi si riducono, e a partire dal 1786Verri lascia ogni incarico pubblico, assumendo un atteg-giamento sempre più critico nei confronti del figlio di MariaTeresa. Pubblica frattanto la “Storia di Milano” (1783). Al-l’arrivo di Napoleone (1796), Verri sessantottenne prendeparte, con i compagni di gioventù Alfonso Longo e LuigiLambertenghi, alla fondazione della Repubblica Cisalpina(1797), culla del tricolore italiano.

VERRI ALESSANDRO (Mila-no 1741-Roma 1816) - Fratellominore di Pietro, fu tra ifondatori della Società dei Pu-gni e collaborò al «Caffè» connumerosi articoli di argomentoletterario, giuridico e sociale.Dopo aver soggiornato a Parigi(1766) e a Londra si stabilì defi-nitivamente a Roma, tornandoa Milano soltanto per brevi pe-riodi nel 1789 e nel 1794. Venu-

tigli a mancare gli stimoli della battagliera cultura mila-nese e anche in conseguenza di un infelice legame senti-mentale con la marchesa Margherita Sparapani Boccapa-dule Gentile, il Verri subì un’involuzione, che se non sopiin lui gli interessi per la letteratura smorzò di molto ilsuo fervore intellettuale. Diede un compendio in prosade «L’Iliade», compose tre romanzi («Le avventure diSaffo poetessa di Mitilene», 1780; «Le notti romane alsepolcro de’ Scipioni» 1792-1804; «La vita di Erostrato»,scritta nel 1793, ma pubblicata soltanto nel 1815), nei qualimalinconia, gusto preromantico dell’orrido e interesseper l’analisi psicologica si atteggiano in una prosa palu-datamente classicheggiante. Tradusse anche Shakespearee compose per il teatro «La congiura di Milano» e la «Pan-tea». Ma l’intelligenza e gli interessi culturali di Alessan-dro risultano in maniera particolarmente viva dal «Car-teggio» col fratello Pietro, del quale sono state integral-mente stampate le lettere fino al 1782, e che costituiscenell’insieme una delle più vive testimonianze sulla vitaintellettuale della seconda metà del Settecento in Italia.

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VIANI LORENZO (V iareggio [LU]1882-Ostia [RM] 1936) - Dopo un esor-dio come pittore nella tradizione toscanadi fine Ottocento, in suoi soggiorni a Pa-rigi nel 1908-1909 e nel 1909-1910 ri-mase suggestionato dalle opere di Goyae Daumier, ma risentì soprattutto l’influs-so di Cézanne e dell’espressionismo. Neltrattare il paesaggio e le persone dellaVersilia in dipinti e in disegni, e con tec-nica sempre più scaltrita nella xilografia,

mirò a forme essenziali cariche tuttavia di pathos e di drammaticità. AViareggio, dove era tornato a vivere, fondò la compagnia dei “vàgeri”(ubriachi e simiglianti pazzi di Dio), e nei suoi scritti rappresentò l’esi-stenza di personaggi irregolari e bizzarri di estrazione plebea. Si fececonoscere come scrittore con una biografia di Ceccardo RoccatagliataCeccardi (1922), ma seguì poi una sua vena narrativa, usando di un im-pasto linguistico fortemente intriso di espressioni dialettali, le quali por-tano nella sua prosa non tanto un accento realistico quanto un esaltatosenso lirico. Le tappe di quest’opera, che con il tempo è venuta acqui-stando sempre maggiore importanza, sono «Gli ubriachi» (1923), «Ivàgeri» (1926), «Angiò, uomo d’acqua» (1928), «Ritorno alla patria»(1929), «Il figlio del pastore» (1930), «Il “Bava”» (1932), «Storie diumili titani» (1934), a cui si aggiunge un volume di ricordi parigini («Pa-rigi», 1925). Postumi sono apparsi «Barba e capelli» (1939), «Il cipressoe la vite» e «Il nano e la statua nera» (entrambi nel 1943, riunisconoprose inedite), «Gente di Versilia» (1946), «La polla nel pantano» (1955,poesie inedite).

VICO GIAMBATTI-STA (Napoli, 1668-1744) - Discendente diuna famiglia di modestacondizione. Studiò pres-so i gesuiti. Intorno al1690 si trasferì a Vatollanel Cilento come precet-tore dei figli del marche-se Rocca. Mise a fruttogli anni di questo sog-giorno per studiare iclassici della letteraturae della filosofia di cui labiblioteca del marchese era fornitissima. Tornato a Na-poli, ottenne nel 1697 la cattedra di eloquenza pressol’Università, con il compito di pronunziare ogni annol’orazione inaugurale. L’opera per cui Vico oggi è soprat-tutto ricordato è «Principi di scienza nuova», che vide laluce in terza redazione nel 1744, poco dopo la morte del-l’autore (le redazioni precedenti erano state del 1725 edel 1730). In essa l’autore individua un percorso evolutivociclico della storia umana, cogliendone tre momenti fon-damentali: quello primitivo, quello della fantasia e quel-lo della conoscenza razionale, ovvero della filosofia. Nelcorso della sua vita Vico compose anche numerose poe-sie, per lo più d’occasione, acquistando fama di buonversificatore. Il componimento più noto è la canzone in-titolata «Affetti di un disperato», del 1693. Autore anchedi un’interessante Autobiografia (1725), nel XX secoloVico vide riconosciuta la sua originalità di pensatore.

VIDA MARCO GIROLA-MO (Cremona 1485-Alba[CN] 1566) - Entrando nel-l’ordine dei Canonici teatinimutò il nome di battesimoMarco Antonio in quello diMarco Girolamo. A Romasi fece apprezzare per i duepoemetti didascalici in la-tino «Scacchia ludus», sulgioco degli scacchi, e «Debombyce», sul baco da seta.Per esortazione di Leone Xiniziò un poema sulla vita di Cristo, «Christias», che por-tò a termine nel 1527 e dedicò a Clemente VII, da cuiebbe in compenso la nomina a vescovo di Alba. Parteci-pò al concilio di Trento; più tardi collaborò con CarloBorromeo, e scrisse le «Constititiones synodales», fruttodi una lunga esperienza di pastore d’anime. Se neipoemetti didascalici diede prova di notevole eleganza,con la «Christias» fornì quel modello di poema d’argo-mento sacro in forme classiche che, insieme col «De partuVirginis» del Sannazzaro, rappresenta nella poesia lati-na rinascimentale un tentativo di arricchire di elementidrammatici e patetici la storia cristiana, esercitando unanon irrilevante influenza anche sulla «Gerusalemme li-berata». Ma l’opera più a lungo letta e studiata del lette-rato cremonese fu la «Poetica» (Poeticorum libri tres;1527), in eleganti esametri latini. Fondata sull’«Arte poe-tica» di Orazio e sui precetti retorici di Cicerone eQuintiliano, essa sancisce il principio dell’imitazione edifende quella misura di stile nella quale si faceva consi-stere la perfezione classica, che l’autore vedeva attuataspecialmente nell’«Eneide».

VICARI GIAMBA TTISTA (Ravenna 1909-Roma 1978) - La sua pre-senza nella letteratura è stata caratterizzata da una propensione verso gliaspetti poco diffusi dell’ironia e della satira. In tal senso la sua opera piùsignificativa rimane la rivista «Il caffè», che fondò a Roma nel 1953 ediresse fino alla morte. I suoi saggi andarono sempre controcorrente, apartire da «Sembra letteratura» (1939), e acquisirono un taglio graffiantein «La smorfia letteraria» (1968). Di taglio sociologico invece «Editoriae pubblica opinione» (1957), «La letteratura fuori di sé» (1971), «Lascrittura da giornale» (1973), frutto del suo insegnamento presso la scuoladi giornalismo dell’università di Urbino. Scrisse anche romanzi («Il li-bro dei sogni», 1942; «Il cortile», 1963), di minore rilievo.

VICINELI P ATRIZIA (Bologna, 1943-1991) - Tra gli scrittori dellaneoavanguardia, è forse quella che si spinse più in là in una trasgressionenon solo letteraria. Una vita disordinata, conclusa tragicamente con lamorte per Aids, accompagnò un’interpretazione intensa del fare poesia.I suoi versi sono nelle raccolte «à, a, A» (1967), «Apology of SchizoidWoman» (1979), «Non sempre ricordano» (1985), ma soprattutto vannoricordati per la forza espressiva delle letture della stessa autrice. Feceanche mostre di poesia visivo a New York, San Francisco, Tokyo.

VIDOSSI GIUSEPPE (Capodistria 1878-Torino 1969) - I suoi studi,dopo le lauree in filologia romanza e lettere si indirizzarono sui proble-mi glottologici e le tradizioni popolari. Partecipò con M. Bartoli allaredazione dell’«Atlante linguistico italiano» e diresse l’«Archivioglottologico italiano». I suoi testi fondamentali sono «Nuovi orienta-menti dello studio delle tradizioni popolari» (1934), «Linguistica edetnologia» (1935), «Saggi e scritti minori di folclore» (1960), e più inparticolare quelli dedicati ai dialetti veneti («Studi sul dialetto triestino»,1962). Fu condirettore del «Giornale Storico della Letteratura Italiana» ecollaborò con A. Viscardi alla stesura del volume dedicato alle originidella «Letteratura italiana» dei Classici Ricciardi.

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VIGANÒ FRANCESCO (Cicognola [LE] 1807-Milano 1891) - Dopoaver viaggiato a lungo in gioventù in paesi stranieri, rientrato in Italiainsegnò per trent’anni ragioneria e scienze commerciali nelle scuole tec-niche di Milano. Influenzato dal sansimonismo e dall’owenismo, svolseuna vasta attività a favore del credito popolare, del mutuo soccorso edella cooperazione. Lasciò scritti economici («Le banche popolari», 1863)e politici («La fratellanza umana», 1863) e alcuni romanzi storici.

VIGANÒ RENA TA (Bologna, 1900-1976) - Collaboratrice di nume-rose riviste e quotidiani, «Il ponte», «Rinascita», «l’Unità», esordì pre-cocemente con le poesie di «Ginestra in fiore» (1912) e «Piccola fiam-ma» (1915); pubblicando, più avanti, il racconto «Il lume spento» (1933),ma trovando la sua vena originale e convincente solo nei toni epici epopolareschi di «L’Agnese va a morire» (1949), uno dei romanzi piùbelli della Resistenza italiana. Tra le sue altre opere narrative, «Arriva lacicogna» (1954); tra i saggi, «Mondine» (1952), «Donne della Resisten-za» (1955), «Matrimonio in brigata» (1976).

VIGOLO GIORGIO (Roma, 1894-1983) - Esordì su «Lirica» e collabo-rò alla «Voce». Tenne una rubrica dicritica musicale nel settimanale «IlMondo». La sua poesia («Conclavedei sogni», 1935; «Linea della vita»,1949; «Canto del destino», 1959; «Laluce ricorda», 1967) si svolge, in unlinguaggio elevato e un po’ arcaico,come un’alta meditazione spirituale,

intrisa di virile malinconia. Compose inoltre prose e racconti fantastici(«La città dell’anima», 1923; «Canto fermo», 1931; «Il silenzio creato»,1934; «Le notti romane», 1960). Dalle poesie di «La luce ricorda» (1968),ai saggi di «Mille e una sera all’opera e al concerto» (1971), alle prosed’arte di «Spettro solare» (1973), mostrò l’accentuarsi d’una tendenzaper il discorso “visivo”, dove intellettualismo barocco e tradizione clas-sica giungono a un’armonica coesistenza. Dopo la raccolta di «Poesiescelte (1923-1966)» [1976], pubblicò le liriche di «I fantasmi di pietra»(1977), dove i toni epigrafici e sentenziosi assumono coloriture irrazio-nali di fronte agli spettri della vecchiezza e ai fondali malinconici, im-pregnati di valenze simboliche, della Roma barocca. La sua ultima rac-colta poetica, «La fame degli occhi» (1982), confermò la dimensioneonirica della sua ispirazione tesa all’assoluto, come appariva anche neiromanzi «La Virgilia» (1982) e «La vita del beato Piroleo» (1983), scrittirispettivamente nel 1921 e nel 1925 ma rimasti inediti. Molto belle sonole sue traduzioni di Hölderlin e di Hoffmann, e assai pregevole l’edizio-ne completa dei «Sonetti» del Belli. Fu inoltre autore di numerosi saggidi argomento musicale.

VILLA EMILIO (Milano 1914-Rieti 2003) - Volto a sperimentazioniletterarie viste con sospetto dal mon-do fascista, fino al secondo dopoguer-ra poté esprimersi soltanto con erudi-ti studi filologici, che sono poi con-fluiti in varie proposte di esegesi bi-blica e in un’originale versione della

«Odissea» (1964). Si interessò inoltre alle arti figurative con singolarimonografie di autori contemporanei e con molti scritti critici, raccolti inparte nel volume «Attributi dell’arte odierna» (1970). Ha indirizzato lesue ricerche espressive a una sistematica trasgressione della lingua lette-raria, sia inserendo in sede poetica simboli matematici e segni vari oaddirittura preponderanti immagini grafiche per fare del libro un’auto-noma opera visiva (“libroggetto”), come appare in «Alla Upim è giàNatale» (1968) e «Lo me ga scrito» (1971), sia sviluppando originali

VIGEVANI ALBERTO(Milano, 1918-1999) - Dagiovane strinse amiciziacon Ernesto Treccani, Al-berto Mondadori e Alber-to Lattuada; leggeva mol-tissimo, andava a teatro escriveva recensioni. Esper-to di antiquariato librario,editore delle «Edizioni delPolifilo» (volumi raffinatiper bibliofili), studioso di

letteratura francese, ha esordito come narratore di deli-cata vena intimistica e crepuscolare («Erba d’infanzia»,1943; «La fidanzata», 1947; «Estate al lago», 1957; «Gio-vinezza d’Andrea», 1958; «La reputazione», 1961; «Lefoglie di San Siro», 1962), passando poi a una prosa piùcomplessa e costruita con «Un certo Ramondès» (1966). Trale opere successive, che ritornano in prevalenza alle anticheatmosfere che gli sono più congeniali, «L’invenzione» (1969),«Fine delle domeniche» (1973), «Il grembiule rosso»(1975), «La Lucia dei giardini» (1977), «Fata Morgana»(1978). Nel 1984 ha pubblicato «All’ombra di mio padre»,dove è resa una visione ricca di emozioni della Milanodegli anni Venti. Da attribuirsi alla meditazione sulla con-dizione ebraica sono la raccolta di racconti «Un’educa-zione borghese» (1987) e i romanzi «La casa perduta»(1989, premio Grinzane Cavour), «Il piccolo della Riri»(1989), «L’abbandono» (1991), «La breve passeggiata»(1993), «Estate al lago» (1994), «Due nomi per Charlie»(1995), «Milano ancora ieri» (1996, racconti). È autoreanche delle raccolte di poesie «Anche le più lievi (1980-1985)» (1985) e «L’esistenza. Poesie 1986-1992» (1993).

VIGORELLI GIANCAR-LO (Milano 1913-Marinadi Pietrasanta 2005) - Diformazione cattolica, è sta-to segretario della Comuni-tà europea degli scrittori.Collaboratore assiduo diquotidiani e riviste («Fron-tespizio», «Corrente», «Pro-spettive»), critico letterariodel «Giorno», è saggista diapertura europea. Tra i suoilibri: «Circostanze cartesiane della letteratura francesecontemporanea» (1937), «Bandello» (1940), «II Manzonie il silenzio dell’amore» (1954), «Io in Russia e in Cina»(1958), «Carte francesi» (1959), «Il gesuita proibito» (1963),«La terrazza dei pensieri» (1967), «Manzoni pro e con-tro» (1976), «Diario europeo» (1977, premio estense). Pre-sidente del Centro nazionale di studi manzoniani, a Mi-lano, ha pubblicato nel 1985, de «Il mestiere guastato dellelettere», una raccolta di giudizi critici che il Manzoni ave-va elaborato su autori e opere della letteratura italiana.Ha raccolto inoltre ventun ritratti di autori contempora-nei in «Carte d’identità» (1989, premio Supercampione),rappresentando i personaggi attraverso articoli apparsisui giornali, con un’impostazione critica e organica per-sonale e completa. Nel 1995 ha ricevuto il premio Pennad’oro e nel 1997 ha pubblicato «Imbarcadero».

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associazioni verbali, alterando vocaboli e grafie e usando il nonsenso espesso la lingua francese, come in «17 variazioni» (1955), «Heurarium»(1959), «La dernière mort sentimentale» (1976). Ha ampliato lasperimentazione poetica attraverso miscellanee di linguaggi e immaginienigmatiche nella raccolta «Opere poetiche» (1989) a cura di A.Tagliaferri. Le sue ultime pubblicazioni sono state: «Scritti per AlbertoBurri» (1996), «Letania per Carmelo Bene» (1996), «Trous» (1996),«Omaggio a Villa» (1998).

VILLANI FILIBER TO (Lodi, XVII sec.-1709) - Compose il poema«Federigo ovvero Lodi riedificata» per esaltare il Barbarossa protettoredi Lodi e distruttore di Milano. Il poema, composto intorno al 1650,rimase inedito sino al 1828.

VILLANI FILIPPO (Fir enze, 1325-1407) - Fu cancelliere del Comu-ne a Perugia e proseguì la redazione degli annali municipali di Firenze(«Cronica») iniziata dal padre Matteo e dallo zio Giovanni, fino aglieventi del 1364. È autore del «Liber de origine civitatis Florentiae eteiusdem famosis civibus», dedicato alle origini di Fiesole e Firenze e aduna serie di personaggi di spicco della storia fiorentina. La trattazione viera organizzata intorno al ritratto di Dante, che presentò come momentocentrale e culminante della cultura fiorentina e al cui capolavoro dedicòun commento latino, giuntoci mutilo (fu edito nel 1896). Coltivò rappor-ti di amicizia con Coluccio Salutati. Dal 1391 al 1402 fu successore diGiovanni Boccaccio nella lettura di Dante – condusse per il poemal’esegesi allegorica Expositio seu Comentum – e per questi redasse il«Codice Laurenziano» di Santa Croce della Divina commedia.

VILLANI NICOLA (Pistoia, 1590-1636) - Autore di scritti teorici epolemici sulla poesia (era un anti-marinista) è soprattutto ricordato peraver pubblicato «Osservazioni di Vincenzo Foresi» (suo pseudonimo),«Occhiale del cav. fra Tommaso Stigliani» (1630), «Considerazioni dimesser Fagiano sopra la sopra la seconda parte dell’Occhiale del cav. fraTommaso Stigliani» (1631). Era intervenuto come critico nella disputa,in cui l'Aleandri aveva accusato il Marino di plagio, affermando che «ifurti della poesia sono molto diversi da quegli della ragion civile». Pub-blicò una raccolta di capitoli in terza rima, anch’essa di carattere polemi-co-satirico.

VILLAROEL GIUSEPPE (Catania 1889-Roma 1968) - I suoi versi(«Pei chiostri dell’anima», 1910; «La tavolozza e l’oboe», 1918; «Labellezza intravista», 1923; «Ombre sullo schermo», 1930; «Ingresso nellanotte», 1943; «Quasi vento d’aprile», 1956) rivelano una chiara ascen-denza dannunziana e una crescente inquietudine religiosa. Villaroel scrisseanche saggi critici («Gente di ieri e di oggi», 1954) e opere di narrativa(«La donna e il vortice», 1935; «Gli occhi dei figli», 1943; «Via Etnea»,1956). Ha scritto anche libri per ragazzi («Giufà», 1934; «CocorielloTestadura», 1957).

VINAY GUSTAVO (Chiabrano di Perrero [TO] 1912-Montichiari[BS] 1993) - Insegnante all’università di Roma e collaboratore di rivistespecializzate, come il «Giornale storico della letteratura italiana», avevadiretto la rivista «Studi medievali». Si è imposto tra i maggiori studiosidella cultura medievale sia con numerosi scritti eruditi su Gregorio diTours, Otlone di Sant’Emmerano, Andrea Cappellano e altri, sia consaggi di più ampia portata come «Alto Medio Evo latino. Conversazionie no» (1978), divenuto punto di riferimento delle nuove ricerche medie-vali. Ha inoltre pubblicato vari studi sulla «Monarchia» di Dante, che hatradotto e commentato (1950) e che in particolare ha analizzato nellafondamentale «Interpretazione della Monarchia di Dante» (1962). Hadedicato al suo maestro Giorgio Falco il volume «Pretesti della memoriaper un maestro» (1967). Del 1989 è il saggio «Peccato che non leggesse-ro Lucrezio».

VILLARI PASQUALE(Napoli, 1826-Firen-ze, 1917) - Fu senatoredel Regno d’Italia nellaXV legislatura. Preseparte a Napoli ai motidel 1848 contro i Bor-bone e successivamentesi trasferì in esilio a Fi-renze. Divenne professo-re di storia all’Universi-tà di Pisa e, successiva-mente, di storia moder-

na all’Istituto superiore di Firenze. Scrisse diversi lavorisu Girolamo Savonarola e Niccolò Machiavelli. È ricor-dato soprattutto per i suoi studi sulla questione meridio-nale realizzati nell’opera «Lettere meridionali» (1878).Molti dei suoi lavori furono tradotti in inglese dalla mo-glie, Linda White Mazini Villari. Collaborò alla rivista distudi «Archivio per l’Alto Adige», fondata da EttoreTolomei. Intensa fu la sua attività di parlamentare: fudeputato al Parlamento nel 1870-1876 e nel 1880-1882.Senatore del Regno dal 26 novembre 1884 e Ministro dellaPubblica Istruzione nel 1891. Fu nominato Cavaliere del-l’Ordine Supremo della Santissima Annunziata. Delle sueopere si ricordano: «Saggio sulla filosofia della storia»(1854). «Storia di Gerolamo Savonarola e dei suoi tem-pi» (2 volumi, 1859-1861), «Lettere meridionali» (1875),«Niccolò Machiavelli e i suoi tempi» (3 volumi, 1877-1882), «I primi due secoli della Storia di Firenze» (2 volu-mi, 1893-1894), «Le invasioni barbariche in Italia» (1901),«L’Italia da Carlo Magno ad Arrigo VII» (1910).

VINCI ALFONSO (Dazio[SO] 1915-Roma 1992) - Finda ragazzo mostrò mostròpropensione agli studi e unforte spirito di avventura;leggeva le avventure di Sal-gari e le riviveva nei suoi gio-chi infantili tra i vicoli di Co-mo. Laureato in Filosofia ein Scienze Naturali, con spe-cializzazione in Geologia,divenne a sua volta inse-gnante universitario e misein pratica i suoi studi viaggiando in tutti i continenti, pre-valentemente Sud America e Sud-Est asiatico. Fu spro-nato a scrivere le sue molteplici esperienze da FoscoMaraini e dall’agente letterario Erich Linder, che lo misepoi in contatto con le case editrici. Pubblicò il suo primolibro nel 1955 dal titolo «Samatari», in cui racconta le vi-cende delle spedizioni Shiriana e Guayca in cui venne acontatto con diversi gruppi di indios appartenenti a di-verse tribù. Successivamente pubblicò altri libri autobio-grafici: «Diamanti» (1956), «Cordigliera» (1959) e «Oc-chio di Perla» (1966). Seguirono «Orogenesi, romanzo ge-ologico» (1969), in cui racconta con forte spirito di de-nuncia la tragedia del Vajont, «L’acqua, la danza, la ce-nere» (1973), «Lettere Tropicali, taccuino di viaggio diun esploratore» (1982) e «L’altopiano del rum, diverti-mento andino» (1990).

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VINCENTI FIORA (Milano, 1928-2009) - Insegnante, esordì con laraccolta poetica «Invisibili bruchi» (1954) ma si impose con il suo primoromanzo «Malattia» (1959, Premio Oggi), ricco di intense analisi psico-logiche. Dopo il volume autobiografico «La coscienza del diavolo»(1965), ha pubblicato vari romanzi spesso volti a indagare nelle profon-dità dell’inconscio, come appare in «Una Rolls-Royce nera» (1970, Pre-mio Rapallo), «Utopia per flauto solo» (1973, Premio SelezioneCampiello), «Le due signore» (1978, Premio Selezione Napoli ), «Odette»(1987), «La Señora Santiago» (1991), «Il sonno del gentiluomo» (1992).Ha anche sviluppato un’intensa attività critica sia nel periodico «Uominie libri», da lei fondato nel 1965 con M. Miccinesi, sia con vari saggi tracui «Invito alla lettura di Primo Levi» (1973) e «Profilo critico di LallaRomano» (1974).

VISCONTI BRIZIO (luogo e data di nascita incerti-1357) - Figlionaturale di Luchino Visconti nel 1336 divenne podestà di Lodi e poi diTortona. Amante della poesia e buon poeta egli stesso, nel 1344 scrisse(sotto altro nome) un violento carme contro il Petrarca, che rispose condue delle sue «Epystole metrice». Alla morte del padre, nel 1349, la suafortuna declinò. Visse esule nel Veneto e poi a Bologna.

VISCONTI GASPARE MARIA (luogo e data di nascita incerti-1408)- Signore di Pisa. Visse nella seconda metà del Quattrocento presso lacorte sforzesca di Milano. Apparteneva a un ramo cadetto della famigliadei Visconti. Mise insieme una raccolta di rime in stile petrarchesco.

VISCONTI GASPARO (Milano, 1461-1499) - Lo schema prevalente-mente usato nei suoi canzonieri era quello che gli permetteva lo sviluppodella tendenza “epigrammatica” e che si addattava meglio alla trascrizio-ne musicale: ABBA ABBA CDC DCD, con le terzine a rime alternate,CD CD CD. Nei suoi manoscritti raccolse canti carnascialeschi, barzel-lette e frottole, ma nessuno di questi è presente nei canzonieri ufficiali.Autore di un lungo poemetto narrativo «Paulo e Dario amanti», dedicatoa Ludovico Moro, nonché dell'opera teatrale «Pasithea», mise insiemeuna raccolta di rime in stile petrarchesco. Nella seconda metà del Quat-trocento lavorò presso la corte sforzesca di Milano. Apparteneva a unramo cadetto della famiglia dei Visconti.

VITTORINI ELIO(Siracusa 1908-Milano 1966).Figlio di un ferroviere, trascorse l’infanziae la giovinezza in Sicilia e a diciotto anniandò a Gorizia per lavorare come assisten-te edile. Nel 1930 si trasferì a Firenze, doveentrò nel gruppo della rivista «Solaria», trai cui collaboratori c’erano Alessandro Bon-santi, Giacomo Debenedetti, Eugenio Mon-tale, Umberto Saba, Sergio Solmi. Al peri-odo fiorentino appartengono i racconti di«Piccola borghesia» (1931) e il romanzo «Ilgarofano rosso» (1933-34). Nel 1938 si sta-bilì a Milano e nel 1941 pubblicò «Conver-sazioni in Sicilia», che per lo stile aspro edoloroso è considerato uno dei romanzi più innovativi delnostro Novecento. A Milano intensificò anche la sua ope-ra di traduzione di importanti autori inglesi (D.H.Lawrence, Daniel Defoe) e americani (classici come EdgarAllan Poe, ma anche autori allora nuovi, come WilliamFaulkner, Erskine Caldwell, John Steinbeck ecc.), svolgen-do un’azione parallela a quella svolta da Cesare Pavese,che condivise con lui l’intento di sprovincializzare la cul-tura italiana e smuoverla dalle sue concezioni tradizio-

naliste. Questa attività lo portò a compila-re l’antologia «Americana». Dalle sue espe-rienze nella Resistenza nacque «Uomini eno» (1945). Fondò allora «Il Politecnico»,periodico che aveva tra i collaboratoriGiansiro Ferrata, Franco Fortini, ItaloCalvino. I suoi successivi romanzi furono«Il Sempione strizza l’occhio al Frejus»(1947) e «Le donne di Messina» (1949),mentre nel 1956, insieme al rifacimento di«Erica e i suoi fratelli», che era rimasto in-terrotto per vent’anni, pubblicò «La gari-baldina». Cominciò poi a farsi più fitto ilsuo coinvolgimento nel lavoro editoriale,e nei primi anni Sessanta diresse impor-

tanti collane per alcune case editrici, partecipando intantoattivamente al dibattito sul ruolo delle avanguardie lette-rarie, sull’internazionalità della cultura e sui rapporti fraletteratura e industria. Sede di questo dibattito furono lepagine del periodico «Il Menabò», da lui fondato e direttoinsieme a Italo Calvino. Dopo la sua morte uscì il roman-zo lasciato incompiuto «Le città del mondo», cui lavoravagià dai primi anni Cinquanta, e un’opera di saggistica, «Ledue tensioni».

VINCIGUERRA MARIO(Napoli 1887-Roma 1972) -Alternò l’attività di studioso,esplicata soprattutto nell’am-bito romantico («Saggi sulPreraffaellismo inglese»,1925; «Romantici e decaden-ti inglesi», 1926; «Romantici-smo», 1931), con una presen-za pubblicistica sulle rivistedi P. Gobetti e pubblicandopresso la sua casa editrice «Ilfascismo visto da un solita-rio» (1923), «Un quarto di se-colo» (1925), «Interpretazio-ne del Petrarchismo» (1926).Fu redattore del «Resto del Carlino» e del «Mondo», maper la sua presa di posizione contro il fascismo vennecondannato a quindici anni di reclusione per attività sov-versiva condotta con l’associazione segreta Alleanza Na-zionale per la Libertà. Alla caduta del regime fu tra ifondatori del partito d’azione e tra i più attivi intellettua-li nella ripresa politica e culturale del dopoguerra. Di-venne caporedattore de «La Nuova Europa» di Luigi Sal-vatorelli, poi commissario (1944) e presidente della So-cietà Italiana Autori ed Editori. Fra le sue pubblicazionisi ricordano: «Destino dell’Occidente» (1960) e «Carducciuomo politico» (1957) che riassume anche la sua posizio-ne di uomo di lettere dedicato alla politica.

VISENTINI OLGA (Nogara [VR] 1893-Padova 1961) - La sua attivi-tà si indirizzò soprattutto alla letteratura per l’infanzia con testi che eb-bero notevole fortuna come «La zingarella e la principessina» (1920),«La damina senza cipria» (1940), «La fidanzata lontana» (1954), e conla collaborazione al «Corriere dei Piccoli», «Il Giornalino della domeni-ca», «Il Vittorioso». Scrisse anche poesie («La zampogna», 1933).

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VITA-FINZI P AOLO (Torino 1899-Chianciano [SI] 1986) - Diplo-matico di carriera, ha collaborato con il «Corriere della sera» e il periodi-co «Il Mondo» di Pannunzio. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni dicarattere politico («Le delusioni della libertà», 1961; «Terra e libertà inRussia», 1971; «Diario caucasico», 1975), e un’importante autobiogra-fia pubblicata postuma, «Giorni lontani. Appunti e ricordi» (1989). Maoltre alla diplomazia si occupò anche di letteratura attuando una origina-le e fine parodia di autori e motivi contemporanei che diede vitaall’«Antologia apocrifa» (iniziata nel 1927 e conclusa nel 1978 con l’edi-zione definitiva).

VITRUVIO (Formia, 70-25 cir ca a.C.) - Architetto e trattista romano,vissuto tra l’età di Cesare e i primi anni del regno di Augusto. La suaopera in dieci libri «De Architectura» fu scritta tra il 25 e il 23 a.C.,quando Augusto – cui è dedicata – intraprendeva un grandioso program-ma di costruzioni pubbliche a Roma e nell’impero. Essa costituisce unafonte essenziale per la conoscenza delle tecniche edilizie e dei materialida costruzione, degli edifici pubblici e privati, dell’urbanistica edell’agrimensura dei romani. Sul piano della lingua e dello stile alternòil gergo tecnico dell’arte a un’eloquenza retorica che segnala la sua for-mazione letteraria. Nel Medioevo e soprattutto nel Rinascimento il suotrattato fu il testo di riferimento di tutti gli architetti.

VITT ORELLI IACOPO (Bassano,1749-1835) - È stato un poeta arcade, chedivenne celebre per le «Anacreontiche adIrene» (1784), con un verseggiare moltomusicale che ha ispirato diversi compo-sitori del Settecento e dell’Ottocento. Lasua lirica più famosa, «Non t’accostareall’urna», fu musicata da Franz Schuberte Giuseppe Verdi, quest’ultimo riprenden-do il tema di una arietta popolare veneta.«Guarda che bianca luna» fu messa in musica, tra gli altri, da FranzSchubert e Vincenzo Bellini. Come traduttore si segnala una versione inottave della «Batracomiomachia»; il testo, attribuito ad Omero, ispiròGiacomo Leopardi nei celebri «Paralipomeni della Batracomiomachia».

VISCONTI-VENOSTA GIOVANNI(Milano, 1831-1906) - Patriota, visse inprima persona i sentimenti delle “Cin-que giornate di Milano”. Fu un assiduofrequentatore del celebre salotto diClara Maffei, in cui maturò le idee ri-sorgimentali del Cavour, nonché delsalotto di Carmelita Fé Manara, dovesi organizzava delle ricreazioni consi-stenti in declamazioni di parodie e rap-presentazioni comiche di marionette.La più famosa parodia di Giovanni fu«La partenza del Crociato», scritta aTirano nel 1856. Nel 1859, lui e suo fra-tello Emilio, furono sospettati e costrettia una fuga avventurosa e rifugiarsi inPiemonte. A entrò a contatto conGaribaldi e Cavour, e grazie alla suaabilità diplomatica fu nominato mem-bro di una commissione consultiva perla Lombardia. Con l’Unità d’Italia en-trò in politica e dopo essere stato elettoper una legislatura al Parlamento, la-scia l’incarico al fratello per dedicarsi

ad altre mansioni, tra cui la letteratu-ra. Scrisse romanzi, novelle, racconti,versi parodistici, di cui si ricordanola popolarissima ballata del ProdeAnselmo «La partenza del crociato»(1856), seguita dal romanzo «Il cura-to di Orobio» (1886), racconto tipica-mente manzoniano che contrapponea un clero rozzo e intransigente unoliberale e patriottico, la parodia«Nicolò e la questione di Oriente»(1886), che aveva composto nel 1855e che recitò personalmente nei salottimilanesi, la raccolta di novelle «Nuo-vi racconti» (1897). Negli ultimi annidell’800 scrisse, con l’aiuto della mo-glie Laura, «Ricordi di Gioventù.Cose vedute o sapute» pubblicato poinel 1904. Il libro ebbe grande succes-so, fu recensito anche da giornali stra-nieri e ne uscirono altre due edizioninei due anni successivi. È considera-to da molti il miglior libro sul Risor-gimento lombardo.

VIVALDI CESARE (Imperia, 1925-2000) - È stato docente di Storiadell’Arte nelle Accademie di Belle Arti di Napoli e Roma, collaboratoredi giornali, ha pubblicato traduzioni dal latino («Epigrammi» di Marzia-le, «Carmi priapei», «Eneide», ecc.) e dal francese («Poemi in prosa» diRimbaud) e curato l’antologia critica «Poesia satirica dell’Italia d’oggi»(1964). La sua attività maggiore però è stata quella poetica, sviluppatasinell’ambito del neorealismo con la raccolta d’esordio «I porti» (1943) eproseguita poi con versi in dialetto, di cui si ricordano: «Poesie nel dia-letto ligure di Imperia» (1951), «Poesie liguri» (1960), «Poesie ligurivecchie e nuove» (1980). Ha anche pubblicato raccolte in italiano: «Odeall’Europa» (1952), «Il cuore di una volta» (1956), «Dialogo con l’om-bra» (1960), «Dettagli» (1964), «A caldi occhi» (1973), «Una mano dibianco» (1978), «La parola e la forma» (1984), «La brace delle parole»(1985), «Pietra d’Assisi, 1985-1987» (1988), «Poesie scelte. 1952-1992»(1993). Ha curato anche l’edizione di Adriana Pincherle «Opere dal 1931al 1950» (1981), «Giulia Napoleone» (1983) e varie monografie d’arte:«Pietro Cascella» (1961), «Carlo Lorenzetti» (1969, con M. Voli), «Pri-mo Conti» (1971, con E. Crispolti e L. Pignotti) e «Corpora» (1971).

VIVIANI ALBERTO (Firenze, 1894-1970) - Partecipò giovanissimoall’avanguardia fiorentina collaborando a «Lacerba». Dei suoi versi sisegnalano «Il mio cuore» (1914), «Le ville silenziose» (1915), «Rosed’argento» (1916). Ma la sua opera più significativa è «Giubbe rosse»(1933 e 1964), in cui ha rievocato ambiente e clima del famoso caffè,ritrovo degli scrittori a Firenze, e che rimane una testimonianza di primamano di quegli anni. A essa si sono aggiunti la biografia di Papini,«Gianfalco» (1934), e una serie di documenti papiniani altrettanto utili:«Papini aneddotico» (1936), «Bibliografia papiniana» (1943).

VIVIANI RAFF AELE (Castellammare di Stabia [NA] 1888-Napoli 1950)- Attore e figlio di attori, esordì bambino nei teatrini popolari impersonando lafigura dello scugnizzo napoletano. Cominciò a girare diverse piazze (Roma,Milano, Parigi, Vienna), finché nel 1917 fondò una compagnia stabile a Na-poli in cui veniva interpretata, anche su molti suoi testi, la vita ingegnosa,cruda ed esilarante dei «bassi» napoletani. Fra le sue opere si ricordano «’Ovico» (1917), «Caffè di notte e giorno» (1919), «’A figliata» (1924), «’Oguappo 'e cartone» (1932), «L’imbroglione onesto» (1937).

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VIVIANTI ANNA (Annie) EMILIA(Norwood 1866-Torino 1942)Visse e operò all’interno di varie cultu-re e fu scrittrice eccentrica, personaggiodagli interessi multiformi, protagonistadella vita intellettuale e mondana dimolti paesi: Italia, Inghilterra, Svizze-ra, Stati Uniti. Esordì nel mondo lette-rario nel 1890 con la raccolta poetica«Lirica» con la prefazione di GiosuèCarducci, che le dette subito un vastosuccesso di pubblico e legò il suo nomea quello del grande poeta italiano. Nel1891 pubblicò il primo romanzo,«Marion artista di caffè concerto». Dopoil matrimonio con l'irlandese JohnChartres, Annie visse per quasi vent’an-ni fra l'Inghilterra e Stati Uniti e scrissein inglese, racconti, romanzi e opere teatrali. L’unica ecce-zione in italiano è il dramma «La rosa azzurra», rappre-sentato in teatro fra il 1898 e il 1899 e mai pubblicato. Lasua vita ebbe un impulso grazie alla celebrità che acquistòla figlia Vivien, acclamata violinista internazionale, e tras-se motivo per un suo rilancio in letteratura con la sua ope-

ra più celebre: «The devourers» (1910),riscritta in italiano col titolo «I divora-tori» (1911). Da questo momento in poi,fino alla fine degli anni Trenta, conob-be un successo ininterrotto con i roman-zi «Circe» (1912), «Vae Victis» (1917),«Naja tripudians» (1920), «Mea culpa»(1927), le raccolte di novelle «Zingare-sca» (1918), «Gioia» (1921), «PerdonateEglantina» (1926), i drammi «L'Invaso-re» (1915), «Le bocche inutili» (1918), leopere per l’infanzia «Sua altezza»(1924), «Il viaggio incantato» (1933) e ilréportages di viaggio «Terra di Cleo-patra» (1925). Le sue opere furono tra-dotte in tutte le lingue europee e recen-site da grandi nomi della cultura. Du-rante la Prima guerra mondiale difese

la causa italiana sulle colonne dei principali giornali in-glesi e nell’immediato dopoguerra si avvicinò al nascentefascismo. Stabilitasi definitivamente in Italia a Torino, doverisiedeva, morì di dolore per la notizia del suicidio di suafiglia Vivien, avvenuta ad Hove nell’autunno 1941.

VOGHERA GIOR-GIO (Trieste, 1908-1999) - Studioso dellacultura e delle tradizio-ni di Trieste nei suoirapporti storici con ilmondo ebraico e mitte-leuropeo, ha contribui-to notevolmente a una

definizione dell’identità civile e culturale della sua cittàcon saggi spesso di tono autobiografico («Quadernid’Israele», 1967 e 1980) e con numerosi scritti monografici(su Svevo, Stuparich, Saba, Bazlen e altri), parte dei qualisono stati raccolti in «Gli anni della psicanalisi» (1980) incui rievoca la Trieste degli anni Venti. È stato anche au-tore di romanzi ricchi di osservazioni morali e di sofferteanalisi psicologiche come «Il direttore generale» (1974),«Nostra Signora morte» (1983) e «Carcere a Giaffra»(1985). Sempre nell’ottica di una rappresentazione del-l’ambiente culturale mitteleuropeo ed ebraico triestinoha pubblicato, nel 1989, «Anni di Trieste», una commos-sa rievocazione che lo scrittore fa della Trieste della pro-pria infanzia, giovinezza e maturità e dell’affascinante etormentata vicenda sociale. Nel 1996 è uscito «Come farcarriera nelle grandi amministrazioni».

VOLPINI VALERIO (Ro-sciano di Fano [PS] 1923-Fano 2000) - Nel 1973 fon-dò il mensile di cultura «IlLeopardi» e dal 1974 ten-ne una rubrica di commen-ti d’attualità sul quotidia-no «Il Tempo», nella qua-le sviluppò le sue conce-zioni morali e sociali fon-date sull’insegnamento di J. Maritain e G. Bernanos. Dal1978 al 1984 è stato direttore dell’«Osservatore Roma-no». Ha pubblicato numerosi saggi critici quali «Prosa enarrativa dei contemporanei» (1957, aggiornato eripubblicato con il sottotitolo «Dalla “Voce”, agli anni Set-tanta», 1971), «Carlo Betocchi» (1971), «Libro e uomo»(1973, in collaborazione con A. Guzzo e G. Pampaloni), ele raccolte di articoli, saggi e osservazioni «Sporchi cat-tolici» (1976) e «Cloro al clero» (1978). Ha curato raccoltequali «Antologia della poesia religiosa italiana contem-poranea» (1952), «Antologia poetica della Resistenza ita-liana» (1956, in collaborazione con E. F. Accrocca), «Lapreghiera nella poesia italiana» (1969) e pubblicato «Gran-dezza e sofferenza di Paolo VI» (1988) e «Gli angeli diRaimondo Rossi» (1989).

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VOLPINI FLORA (Citerna [PG],1908-2002) - Oltre che a essere statauna brillante scrittrice fu una dina-mica operatrice culturale e divenneuna delle prime donne sindaco d’Ita-lia. Grazie alla sua intraprendenzaentrò a far parte dei salotti buoni; al-lacciò rapporti di amicizia con Alber-to Moravia e con il Presidente dellaRepubblica Giuseppe Saragat. Ebbeun grande successo letterario esor-

dendo con il romanzo di sfondo autobiografico pubblicato nel 1950, «LaFiorentina», in cui ha ritratto con vivacità, naturalezza e ironia ambienticulturali e letterari negli anni fra il Trenta e la guerra, senza negare ilfondo popolare della protagonista. Sull’onda di quel successo scrissealtri libri di racconti («I castigati», 1953; «Poche storie», 1956) e roman-zi («Comandi, signora», 1964), opere nelle quali ricorrono numerosi iricordi della vita trascorsa a Citerna. E molto apprezzate sono ancoraoggi le sue pitture, che esprimono intatta abilità e ricchezza di contenuti,che hanno riscosso successi e riconoscimenti fin dalla prima personalemilanese nel 1973, presso l’Arengario, dove venne premiata conl’Ambrogino d’oro. Il suo amore per la letteratura si tradusse anche inuna instancabile opera di animazione culturale, che la portò a promuo-vere a Roma una serie di circoli letterari all’insegna dell’«incontro conl’autore», a cui parteciparono gli scrittori più prestigiosi del Novecento.Insignita con l’onorificenza di Grande Ufficiale al merito della Repub-blica e vincitrice di numerosi premi letterari, concluse la sua intensa elunghissima carriera alla bella età di 97 anni.

VOLPONI PAOLO (Urbino 1924-Ancona 1994) - Il lavoro di scrittoredi Volponi si accompagnò a lungo adattività professionali svolte in grandiindustrie del Nord (l’Olivetti a Ivrea ela FIAT a Torino), con ruoli riguar-danti i servizi sociali e le relazioniaziendali. Nel 1983 lo scrittore fu elet-to senatore nelle file del Partito co-munista italiano. Esordì come poeta

(«Il ramarro», 1948) e con la raccolta di versi «Le porte dell’Appennino»(1960) ottenne il premio Viareggio. Chiudono la produzione poetica «Poe-sie e poemetti 1946-66» (1980), «romanzo di formazione in versi», e«Testo a fronte» (1986). Più abbondante l’opera narrativa, centrata neglianni Sessanta e Settanta sul mondo della fabbrica e del lavoro operaio(«Memoriale», 1962; «La macchina mondiale»; «Corporale», 1974).Meno sperimentale il lavoro successivo, accolto con crescente interessedalla critica: «Il pianeta irritabile» (1978), favola allegorica«fantascientifica», «Il lanciatore di giavellotto» (1981), storia di un gio-vane di provincia negli anni Trenta, e «La strada per Roma» (1991) chevince la 45ª edizione del Premio Strega. Le sue ultime pubblicazionisono: «Scritti dal margine» (1994), «Il leone e la volpe» (1995), «Poe-sie» (2001), «Romanzi e prose» I, II, III (2002-2003).