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- Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - - Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - - INDICE - A.L.I. Penna d’Autore © All rights ne del «Manifesto futurista siciliano» (apparso nel ’21 nel quarto numero della rivista catanese «Haschisch»), in cui si rivendica l’apertura del Tea- tro a rappresentazioni di «giovani siciliani ancora non rappresentati», oltre all’indicazione di un possibile utilizzo in chiave futurista del dialetto e di alcuni aspetti delle tradizioni popolari isolane. Fra le sue opere spiccano «Il Teatro Greco di Siracusa ai giovani siciliani!» (Messina, Edizioni della Balza Futurista, 1924). JANNI UGO (L’Aquila 1865-Sanremo 1938) - Sotto l’influenza delle dottrine dei vecchi cattolici di Germania, fu attivo propugnatore della Chiesa cattolica riformata italiana fondata da E. Campello. Aderì, nel 1901, alla Chiesa valdese. Propagandò il movimento pancristiano attra- verso la rivista «Fede e vita», da lui diretta. Fra le sue opere: «Il proble- ma dell’evangelizzazione in Italia» (1905), «I valori cristiani e la cultura moderna» (1913), «Il rinnovamento cattolico dell’Italia e la missione del valdismo» (1932), «Corpus Domini» (1938). JENNI ADOLFO (Modena 1911-Muri bei Bern [Svizzera] 1997) - Dopo gli studi a Bologna è diventato professore di letteratura italiana all’Università di Berna, dedicando numerosi studi critici, in particolare, a Dante e a Manzoni («La sestina lirica», 1945; «Il Purgatorio nel com- plesso della Divina Commedia», 1946; «L’idealizzazione dagli Sposi promessi ai Promessi sposi», 1951; «Manzoni e Dante», 1954; «La sagacità dell’ingegno nel Manzoni», 1957), oltre a esplorare i rapporti culturali fra l’Italia e la Svizzera. È anche autore di versi e di numerose prose narrative tra cui si ricordano quelle di «Annate» (1942), «Il recin- to» (1947), «Il tempo che passa» (1950) in cui fa la sua comparsa “Saverio”, una specie di alter ego sostitutivo del più comune “egli” o “lui” delle precedenti opere, «Cose di questo mondo» (1957), «Il mestie- re di scrivere» (1962), «Gli ultimi giorni dell’anno» (1964), «Le quattro stagioni» (1973), «Cronache di uno» (1981), «Predichette laiche (1982), «Poesie e quasi poesie» (1987) e «Mia cara giardiniera» (1992). JOPPOLO BENIAMINO (Pat- ti [ME] 1906-Parigi 1963) - Compiuti gli studi di scienze politiche, si diede alla letteratu- ra. Attivo antifascista fu più volte arrestato e confinato. Dal 1939 al 1943 pubblicò articoli e lavori teatrali in varie riviste, fra le quali «Corrente». Nel dopo- guerra si trasferì a Milano e nel 1947 cominciò a dipingere; fon- dò, con Lucio Fontana, il «Mo- vimento spazialista». La sua prima raccolta di liriche è del 1929: «I canti dei sensi e dell’idea», cui seguirono i racconti di «C’è sempre un piffero ossesso» (1937), e di «Tutto a vuoto» (1945), e il romanzo «Un cane ucciso» (1949). Oltre a una nutrita attività di critico letterario e di belle arti, si dedicò al tea- tro («L’ultima stazione», 1941; «Domani parleremo di te», 1943; «I soldati conquistatori», 1949). Ma la sua insoffe- renza e l’irrequietezza non gli giovarono neppure dopo che si trasferì a Parigi, dove fu a contatto con i movimen- ti dell’avanguardia. Postumi sono apparsi due testi: «La doppia storia» (1968) e «Gli angoli della diserzione» (1982), che hanno riproposto la figura di questo scrittore appartenente alla tradizione degli irregolari che popola- no la nostra letteratura. È autore di oltre dieci romanzi, di circa cinquanta opere teatrali e di numerosi dipinti; la sua vasta produzione artistica è estesa tra la Sicilia, Mila- no e Parigi. JENCO ELPIDIO (Ca- podrise [NA] 1892-Via- reggio [LU] 1959) - Stu- diò tra Caserta e Napoli. Fu cultore delle lettere, della poesia, della musi- ca, della pittura, della scultura, dell’arte. Parti- to da esperienze dan- nunziane («Poemi della prim’alba», 1918), arrivò a forme di poesia più essenzia- le di stampo ermetico («Acquemarine», 1929; «Essenze», 1933) da cui tuttavia si liberò, come testimonia il suo ul- timo libro, «Marsilvana» (1959). Da giovane aderì a di- versi movimenti culturali, alcuni appoggiati anche da personaggi quali Ungaretti; fu, peraltro, vicino a gruppi di intellettuali quali Puccini, Viani, Pea ed altri che erano soliti riunirsi al Caffè Margherita; forte e feconda fu la sua collaborazione anche con esponenti di rilievo della poesia giapponese, con cui collaborò in forte simbiosi e attraverso la conoscenza della lirica giapponese tradus- se con finezza numerosi «haiku». Tanti e importanti fu- rono i riconoscimenti poetici da lui ottenuti nei premi letterari, tra i quali citiamo quelli di “Chianciano”, “Ba- gni di Lucca”, “Giglio”, “Battaglie Letterarie” e “San Pel- legrino”. La sua fama gli tributò l’onore di essere invita- to a presiedere il Centro delle Arti di Viareggio e fu no- minato membro permanente della giuria del “Premio Viareggio”. JOVINE FRANCESCO (Guardialfiera [CB] 1902-Roma 1950) - Scris- se per giornali e periodi- ci articoli di critica mili- tante, propugnando l’as- soluto impegno morale dell’artista. Dopo aver esordito con alcuni rac- conti («Ladri di galline», 1930), pubblicò un ro- manzo, «Un uomo prov- visorio» (1934), ma si af- fermò solo nel 1942 con «Signora Ava», cui se- guirono altri volumi di racconti («Il pastore sepolto», 1945; «L’impero in provincia», 1945; «Tutti i miei peccati», 1948) e l’ultimo suo romanzo, «Le terre del Sacramento» (1950). Movendo dalla tradizione realistica ottocentesca e atten- to al mondo degli umili, Jovine evoca in tono tra storico e favoloso ambienti e personaggi della provincia molisana fra Ottocento e Novecento (gli ultimi anni della domina- zione borbonica, la reazione fascista del 1922). Postumo è stato pubblicato «Viaggio nel Molise» (1967), in cui sono stati raccolti gli articoli che aveva pubblicato dopo un’in- chiesta nella sua terra molisana.

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ne del «Manifesto futurista siciliano» (apparso nel ’21 nel quarto numerodella rivista catanese «Haschisch»), in cui si rivendica l’apertura del Tea-tro a rappresentazioni di «giovani siciliani ancora non rappresentati»,oltre all’indicazione di un possibile utilizzo in chiave futurista del dialettoe di alcuni aspetti delle tradizioni popolari isolane. Fra le sue operespiccano «Il Teatro Greco di Siracusa ai giovani siciliani!» (Messina,Edizioni della Balza Futurista, 1924).

JANNI UGO (L’Aquila 1865-Sanremo 1938) - Sotto l’influenza delledottrine dei vecchi cattolici di Germania, fu attivo propugnatore dellaChiesa cattolica riformata italiana fondata da E. Campello. Aderì, nel1901, alla Chiesa valdese. Propagandò il movimento pancristiano attra-verso la rivista «Fede e vita», da lui diretta. Fra le sue opere: «Il proble-ma dell’evangelizzazione in Italia» (1905), «I valori cristiani e la culturamoderna» (1913), «Il rinnovamento cattolico dell’Italia e la missione delvaldismo» (1932), «Corpus Domini» (1938).

JENNI ADOLFO (Modena 1911-Muri bei Bern [Svizzera] 1997) -Dopo gli studi a Bologna è diventato professore di letteratura italianaall’Università di Berna, dedicando numerosi studi critici, in particolare,a Dante e a Manzoni («La sestina lirica», 1945; «Il Purgatorio nel com-plesso della Divina Commedia», 1946; «L’idealizzazione dagli Sposipromessi ai Promessi sposi», 1951; «Manzoni e Dante», 1954; «Lasagacità dell’ingegno nel Manzoni», 1957), oltre a esplorare i rapporticulturali fra l’Italia e la Svizzera. È anche autore di versi e di numeroseprose narrative tra cui si ricordano quelle di «Annate» (1942), «Il recin-to» (1947), «Il tempo che passa» (1950) in cui fa la sua comparsa“Saverio”, una specie di alter ego sostitutivo del più comune “egli” o“lui” delle precedenti opere, «Cose di questo mondo» (1957), «Il mestie-re di scrivere» (1962), «Gli ultimi giorni dell’anno» (1964), «Le quattrostagioni» (1973), «Cronache di uno» (1981), «Predichette laiche (1982),«Poesie e quasi poesie» (1987) e «Mia cara giardiniera» (1992).

JOPPOLO BENIAMINO (Pat-ti [ME] 1906-Parigi 1963) -Compiuti gli studi di scienzepolitiche, si diede alla letteratu-ra. Attivo antifascista fu piùvolte arrestato e confinato. Dal1939 al 1943 pubblicò articoli elavori teatrali in varie riviste, frale quali «Corrente». Nel dopo-guerra si trasferì a Milano e nel1947 cominciò a dipingere; fon-dò, con Lucio Fontana, il «Mo-vimento spazialista». La sua

prima raccolta di liriche è del 1929: «I canti dei sensi edell’idea», cui seguirono i racconti di «C’è sempre unpiffero ossesso» (1937), e di «Tutto a vuoto» (1945), e ilromanzo «Un cane ucciso» (1949). Oltre a una nutritaattività di critico letterario e di belle arti, si dedicò al tea-tro («L’ultima stazione», 1941; «Domani parleremo di te»,1943; «I soldati conquistatori», 1949). Ma la sua insoffe-renza e l’irrequietezza non gli giovarono neppure dopoche si trasferì a Parigi, dove fu a contatto con i movimen-ti dell’avanguardia. Postumi sono apparsi due testi: «Ladoppia storia» (1968) e «Gli angoli della diserzione»(1982), che hanno riproposto la figura di questo scrittoreappartenente alla tradizione degli irregolari che popola-no la nostra letteratura. È autore di oltre dieci romanzi,di circa cinquanta opere teatrali e di numerosi dipinti; lasua vasta produzione artistica è estesa tra la Sicilia, Mila-no e Parigi.

JENCO ELPIDIO (Ca-podrise [NA] 1892-Via-reggio [LU] 1959) - Stu-diò tra Caserta e Napoli.Fu cultore delle lettere,della poesia, della musi-ca, della pittura, dellascultura, dell’arte. Parti-to da esperienze dan-nunziane («Poemi della

prim’alba», 1918), arrivò a forme di poesia più essenzia-le di stampo ermetico («Acquemarine», 1929; «Essenze»,1933) da cui tuttavia si liberò, come testimonia il suo ul-timo libro, «Marsilvana» (1959). Da giovane aderì a di-versi movimenti culturali, alcuni appoggiati anche dapersonaggi quali Ungaretti; fu, peraltro, vicino a gruppidi intellettuali quali Puccini, Viani, Pea ed altri che eranosoliti riunirsi al Caffè Margherita; forte e feconda fu lasua collaborazione anche con esponenti di rilievo dellapoesia giapponese, con cui collaborò in forte simbiosi eattraverso la conoscenza della lirica giapponese tradus-se con finezza numerosi «haiku». Tanti e importanti fu-rono i riconoscimenti poetici da lui ottenuti nei premiletterari, tra i quali citiamo quelli di “Chianciano”, “Ba-gni di Lucca”, “Giglio”, “Battaglie Letterarie” e “San Pel-legrino”. La sua fama gli tributò l’onore di essere invita-to a presiedere il Centro delle Arti di Viareggio e fu no-minato membro permanente della giuria del “PremioViareggio”.

JOVINE FRANCESCO(Guardialfiera [CB]1902-Roma 1950) - Scris-se per giornali e periodi-ci articoli di critica mili-tante, propugnando l’as-soluto impegno moraledell’artista. Dopo averesordito con alcuni rac-conti («Ladri di galline»,1930), pubblicò un ro-manzo, «Un uomo prov-visorio» (1934), ma si af-fermò solo nel 1942 con«Signora Ava», cui se-guirono altri volumi di racconti («Il pastore sepolto», 1945;«L’impero in provincia», 1945; «Tutti i miei peccati», 1948)e l’ultimo suo romanzo, «Le terre del Sacramento» (1950).Movendo dalla tradizione realistica ottocentesca e atten-to al mondo degli umili, Jovine evoca in tono tra storico efavoloso ambienti e personaggi della provincia molisanafra Ottocento e Novecento (gli ultimi anni della domina-zione borbonica, la reazione fascista del 1922). Postumoè stato pubblicato «Viaggio nel Molise» (1967), in cui sonostati raccolti gli articoli che aveva pubblicato dopo un’in-chiesta nella sua terra molisana.