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il ponte Settimanale Cattolico dell’Irpinia [email protected] ANNO XXXVI - N °. 11 - euro 0.50 sabato 20 marzo 2010 sped. in a. p. comma 20b art. 2 legge 662/96 - Filiale P.T. Avellino Associato alla FISC - Iscrizione ROC n. 16599 www.ilpontenews.it VANGELO pag. 7 “Et veritas liberabit vos” SPORT pag. 15 MEDICINA pag. 10 G. Palumbo di p. M. G. Botta A. Iannaccone Irpinia al voto L’editoriale di Mario Barbarisi I l convegno, organizzato da questo giornale, sul problema dei rifiuti, è stato un vero successo. Siamo riusciti nell’intento di far conoscere ad ammini- stratori e cittadini come sia possibile uscire, concreta- mente, dall’emergenza rifiuti. Abbiamo presentato con Carla Poli , responsabile del centro riciclo di Vedelago, in provincia di Treviso, un sistema di tratta- mento dei rifiuti che rispetta la natura:viene recupe- rato tutto, senza scarto e quindi senza discarica. Prima della Poli, come ha sottolineato il Vice Procuratore della Repubblica di Cosenza- il dottor Domenico Airoma- nel corso del brillante intervento, il business dei rifiuti lo hanno capito i casalesi, la camorra, la n’drangheta…tutte le organizzazioni malavitose. Che quello dei rifiuti fosse un affare, dove si guadagna molto e subito, con poco impegno, lo ha capito anche la politica, quella con la “p” minuscola, la politica che finge di tutelare gli interessi della collettività che dovrebbe rappresentare e che invece stringe il patto col diavolo, ricavando consensi elettorali e guadagni per- sonali. Siamo in piena campagna elettorale per il rinnovo del consiglio regionale della Campania. Da tutti i candidati che quotidianamente affollano gli spazi pubblicitari, non emergono proposte per risolvere i problemi. Nessuno parla della delicata questione dei rifiuti. Tutti concor- rono per un posto: ma per fare che cosa? Dopo questo convegno la gente che vi ha partecipato sa, finalmente, come sta veramente la que- stione. Gli amministratori dal 1994 ad oggi, anziché risolvere il proble- ma dei rifiuti hanno preferito contribuire all’inquinamento scegliendo la strada delle “ecoballe”: sono piramidi di immondizia, accantonate in tutte le province campane. Oggi sono indistruttibili, o meglio:intrattabi- li. Nel dopoguerra dal Sud partivano treni e navi carichi di emigranti, nell’ultimo decennio, invece, dal sud, è partita l’immondizia, alla volta della Germania e della Sardegna. Ma ritorniamo al convegno, al quale abbiamo dedicato ampio spazio all’interno di questo numero. Nonostante la capienza della sala, molte persone non hanno trovato neanche posto in piedi. Grazie al collegamento della nostra WebTv siamo stati seguiti in diretta da numerose postazioni sparse in tutta Italia. Abbiamo presentato un modello che, a nostro avviso, non può lasciare indifferenti gli amministratori. Eppure, dobbiamo prendere atto che anche di fronte all’evidenza c’è chi nega, con le proprie scelte, la possibilità a questa terra di rialzare la testa. Verso la fine del convegno ho ricevuto la sollecitazione insistente per far intervenire, per un salu- to, l’assessore all’ambiente dell’Amministrazione provinciale di Avellino, già Sindaco di Ariano irpino, Domenico Gambacorta. Trattandosi solo di un saluto, come annunciato, ho concesso, da mode- ratore, la parola all’assessore. Sono pentito del fuori programma. E come me sono pentiti tutti i partecipanti al convegno che ho avuto modo di sentire nei giorni scorsi. Non solo l’intervento non è stato un saluto ma addirittura si è affermata l’impossibilità di seguire il modello di Vedelago e di conseguenza la necessità di proseguire la strada degli impianti di termovalorizzazione. Perfino Carla Poli, persona pacata e ragionevole, ha sentito il bisogno di reagire a simili dichiarazioni. E poi Gambacorta è stato infelice quando ha tirato in ballo la gestione Bassolino e Jervolino, lo avevamo detto chiaramente che a noi la campagna elettorale non interessava, che il nostro intento era quello di proporre un modello valido ad una politica miope, anzi cieca, dinanzi all’evidenza dei fatti. Il nostro giornale senza fare promesse elettorali ha saputo riempire la sala, Gambacorta con il suo “saluto” è riuscito a man- dare via un po’ di gente delusa da tanta non lungimiranza. La gente è stanca, ma ora ha capito! POLITICA pag. 5 A. Santoli Centro Acustico C.so V. Emanuele Avellino tel. 082526057 I RIFIUTI SONO UNA RISORSA... MA NON IN IRPINIA! TENDAIDEA di Eduardo Testa Via E. Capozzi, n.° 38/40 83100 Avellino www.tendaidea.org tel. 082531565 Sopralluoghi e preventi gratuiti Ultimi giorni di campagna elettorale. Si vota domenica 28 e lunedì 29 marzo. Discorsi con le solite promesse, sviluppo e lavoro, mentre aumenta la crisi e diminuisce l’occupazione. Record di affissione selvaggia, manifesti sulle campane per la raccolta dei rifiuti speciale pagg. 2-3-8-9

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il ponteSettimanale Cattolico dell’Irpinia

[email protected] XXXVI - N °. 11 - euro 0.50sabato 20 marzo 2010

sped. in a. p. comma 20b art. 2 legge 662/96 - Filiale P.T. Avellino Associato alla FISC - Iscrizione ROC n. 16599

www.ilpontenews.it

VANGELO pag. 7

“Et veritas liberabit vos”

SPORT pag. 15 MEDICINA pag. 10

G. Palumbo di p. M. G. BottaA. Iannaccone

Irpinia al votoL’editoriale di Mario Barbarisi

Il convegno, organizzato da questo giornale, sulproblema dei rifiuti, è stato un vero successo.

Siamo riusciti nell’intento di far conoscere ad ammini-stratori e cittadini come sia possibile uscire, concreta-mente, dall’emergenza rifiuti. Abbiamo presentatocon Carla Poli, responsabile del centro riciclo diVedelago, in provincia di Treviso, un sistema di tratta-mento dei rifiuti che rispetta la natura:viene recupe-

rato tutto, senza scarto e quindi senza discarica. Prima della Poli, comeha sottolineato il Vice Procuratore della Repubblica di Cosenza- ildottor Domenico Airoma- nel corso del brillante intervento, il businessdei rifiuti lo hanno capito i casalesi, la camorra, la n’drangheta…tuttele organizzazioni malavitose. Che quello dei rifiuti fosse un affare, dovesi guadagna molto e subito, con poco impegno, lo ha capito anche lapolitica, quella con la “p” minuscola, la politica che finge di tutelare gliinteressi della collettività che dovrebbe rappresentare e che invecestringe il patto col diavolo, ricavando consensi elettorali e guadagni per-sonali. Siamo in piena campagna elettorale per il rinnovo del consiglioregionale della Campania. Da tutti i candidati che quotidianamenteaffollano gli spazi pubblicitari, non emergono proposte per risolvere iproblemi. Nessuno parla della delicata questione dei rifiuti. Tutti concor-rono per un posto: ma per fare che cosa? Dopo questo convegno lagente che vi ha partecipato sa, finalmente, come sta veramente la que-stione. Gli amministratori dal 1994 ad oggi, anziché risolvere il proble-ma dei rifiuti hanno preferito contribuire all’inquinamento scegliendo lastrada delle “ecoballe”: sono piramidi di immondizia, accantonate intutte le province campane. Oggi sono indistruttibili, o meglio:intrattabi-li. Nel dopoguerra dal Sud partivano treni e navi carichi di emigranti,nell’ultimo decennio, invece, dal sud, è partita l’immondizia, alla voltadella Germania e della Sardegna. Ma ritorniamo al convegno, al qualeabbiamo dedicato ampio spazio all’interno di questo numero.Nonostante la capienza della sala, molte persone non hanno trovatoneanche posto in piedi. Grazie al collegamento della nostra WebTvsiamo stati seguiti in diretta da numerose postazioni sparse in tuttaItalia. Abbiamo presentato un modello che, a nostro avviso, non puòlasciare indifferenti gli amministratori. Eppure, dobbiamo prendere attoche anche di fronte all’evidenza c’è chi nega, con le proprie scelte, lapossibilità a questa terra di rialzare la testa. Verso la fine del convegnoho ricevuto la sollecitazione insistente per far intervenire, per un salu-to, l’assessore all’ambiente dell’Amministrazione provinciale diAvellino, già Sindaco di Ariano irpino, Domenico Gambacorta.Trattandosi solo di un saluto, come annunciato, ho concesso, da mode-ratore, la parola all’assessore. Sono pentito del fuori programma. Ecome me sono pentiti tutti i partecipanti al convegno che ho avutomodo di sentire nei giorni scorsi. Non solo l’intervento non è stato unsaluto ma addirittura si è affermata l’impossibilità di seguire il modellodi Vedelago e di conseguenza la necessità di proseguire la strada degliimpianti di termovalorizzazione. Perfino Carla Poli, persona pacata eragionevole, ha sentito il bisogno di reagire a simili dichiarazioni. E poiGambacorta è stato infelice quando ha tirato in ballo la gestioneBassolino e Jervolino, lo avevamo detto chiaramente che a noi lacampagna elettorale non interessava, che il nostro intento era quello diproporre un modello valido ad una politica miope, anzi cieca, dinanziall’evidenza dei fatti. Il nostro giornale senza fare promesse elettorali hasaputo riempire la sala, Gambacorta con il suo “saluto” è riuscito a man-dare via un po’ di gente delusa da tanta non lungimiranza. La gente èstanca, ma ora ha capito!

POLITICA pag. 5

A. Santoli

Centro Acustico

C.so V. Emanuele Avellino tel. 082526057

I RIFIUTI SONO UNA RISORSA... MA NON IN IRPINIA!

TENDAIDEAdi Eduardo Testa

Via E. Capozzi, n.° 38/40

83100 Avellinowww.tendaidea.org

tel. 082531565

Sopralluoghi e preventi gratuiti

Ultimi giorni di campagna elettorale. Si vota domenica 28 e lunedì29 marzo. Discorsi con le solite promesse, sviluppo e lavoro, mentre

aumenta la crisi e diminuisce l’occupazione.

Record di affissione selvaggia, manifesti sulle campane per la raccolta dei rifiuti

specialepagg. 2-3-8-9

2 20 marzo 2010 Il PonteIl PonteAttualità

Un romanzo diqualche anno fa

titolava “Vedere ilmondo dalle radici”nel senso di guardarela realtà non dallaprospettiva abituale

ma da un angolovisuale del tutto

diverso.Vorrei, se ci riesco, raccontare ilnostro convegno dalle radici o, anco-ra meglio, da dietro le quinte perconsentire al lettore di essere parte-cipe anche della fase preparatoria,che non è meno gustosa di quellapubblica e meno ufficiale. L’idea di un convegno sui rifiuti eragià da tempo nell’aria della nostraredazione; ce ne ricordava l’urgenzalo spettacolo quotidiano delle“Schifezze” disseminate per le stradetra gli sterchi di cane, spesso spiacci-cati dalle suole di qualche malcapita-to…. Ma è stato soprattutto l’incontroe l’esperienza con Greenaccord (inparticolare il convegno di Viterbo ametterci in contatto con una reteorganizzativa internazionale), che èimpegnata a difendere il Creatoattraverso anche un fertile lavoro suimezzi di comunicazione. Lo scopo diGreenaccord è formare gli infor-matori sia attraverso dei veri e pro-

pri masters, sia con lo scambio diesperienze tra tutti gli operatori dellacarta stampata nei vari paesi delmondo. Quando Mario Barbarisi, il nostro

direttore, propose di passare allafase organizzativa, fu perciò moltoagevole individuare i relatori: la dot-toressa Teresa Bello della struttu-ra organizzativa di Greenaccord e ildottore Angelo Sferrazza(capoUfficio stampa di Greenaccord)con un’ampia e riconosciuta espe-rienza internazionale. A questi due si aggiunse, su propostadi un nostro collaboratore che cura ilsettore ecologico, VirginianoSpiniello, la dottoressa Carla Poli,che sta tracciando in questi anni unanuova frontiera nel trattamento deirifiuti, trasformando le cataste nau-

seabonde in fonti di ricchezza: nel-l’impianto da lei gestito in provincia diTreviso, l’immondizia viene comple-tamente riciclata, A ZERO RESI-DUO; alla fine della lavorazioneanche la plastica si trasforma, comein un laboratorio alchemico, in ungranulato sottilissimo, che serve poia produrre manufatti e materiali perl’edilizia. In ultimo, Enrico Maria Tecce, sem-pre della nostra redazione, individuòla persona giusta per affrontare ilcapitolo drammatico dei rapporti tral’affare – rifiuti e le organizzazionimalavitose: il viceprocuratore dellaRepubblica di Cosenza dottorDomenico Airoma, da tempoimpegnato a contrastare la criminali-tà organizzata. Creati il copione e gli attori si tratta-va di passare alla fase di attuazio-ne…. e non sto a tediare il lettore suitanti piccoli e grandi problemi affron-tati giorno per giorno. Preferisco rac-contare le varie fasi della fatidicagiornata del 12 marzo 2010. Ore 11.00 Salone del Circolo dellastampa di Avellino. Le sedie bianchesono allineate come soldatini discipli-nati; dietro la cattedra dei relatori lerosse poltrone avvolgenti sembranogià accogliere i nostri ospiti. Vi sonocavi dappertutto e tra l’intrico dei fili

si aggira con la solita calmaMassimo Musto, che sta tentandodi collegare il nostro sito con le tre-cento postazioni in Italia, che potran-no seguire in diretta il convegno. In

un altro lato della sala Fabrizio, ilnostro laborioso tecnico, tenta dipiazzare un proiettare nella giustaposizione… operazione non facileperché la scrivania è molto bassa.Dappertutto risuona come un balsa-mo il fresco risolino di Graziella, chesi dà da fare in mille modi. Con ildirettore cerchiamo di disporre nelmodo giusto i vari cartellini con inominativi dei relatori. Ore 12.00 Tra lo stupore generaleMassimo si arrende: “il campo” non èsufficiente, per cui non ci sono le con-dizioni per trasmettere. Ci guardiamodelusi e cala un silenzio irreale sulla

scena. Decidiamo allora di ricorrerealla Prefettura, di cui il Circolo dellastampa fa parte. Troviamo una gen-tilezza e una disponibilità completa:viene con noi il responsabile tecnico,che propone, dopo un consulto adalto livello con il nostro Massimo, dicollegare con un cavo di 50 metri lanostra postazione con quella moltopiù potente del Palazzo del Governo…ma appena viene presa questa deci-sione, avviene un miracolo…… ilnostro computer riprende di colposlancio, recupera interamente ilcampo e ci ricollega con il mondo.Anche Massimo rimane perplesso estupito, non sa darsi una spiegazio-ne. Chissà, perché tutti pensiamo aduna colomba bianca, che scende dalcielo. Ore 13.00 Prima di chiudere il porto-ne, cerchiamo invano di spegnere leluci provando tutti gli interruttori marimangono caparbiamente accese.Alla fine, il solito Massimo trova l’in-terruttore centrale e cala il buio sullascena, che si riaprirà tra qualche ora. Ore 14.00 Finalmente mi giunge latelefonata del dottor AngeloSferrazza in arrivo da Roma. Mi piaz-zo come una vedetta all’angolo delterminal degli autobus e già a distan-za riconosco la candida capigliaturadi Angelo. Ci abbracciamo da buoniamici e lo accompagno al Viva Hotelper deporre il bagaglio. Poi lo guidoad una visita sommaria del centro diAvellino. È una delle più belle espe-rienze di questa giornata: Angelo èun vero e proprio archivio viven-te! Ogni tanto tira fuori dallo scaffaledei ricordi una cartellina e descrivecon immagini vive episodi sconosciu-ti della storia recente o anticadell’Italia. Arriva addirittura a raccon-tarmi le vicende di un suo antenatoanarchico, che partecipò agli inizi delnovecento alla spedizione in Cinadelle truppe Italiane durante la rivol-ta dei boxer!!! Ore 16.30 Torniamo in albergo.Nella hall incontro finalmente ladottoressa Poli: è una donnaapparentemente minuta, ma ani-mata da una energia vulcanica.Sa di avere imboccato la stradagiusta per risolvere il problema

dei rifiuti ma si deve scontrareogni giorno con la stupidità dellaburocrazia, l’intrico delle leggi egli interessi dei soliti mascalzoni.Perciò le sue parole sono lapidarie,un concentrato di rabbia e frustrazio-ne…. ma più tardi alla cena dellasera, di fronte a un piatto di tagliatel-le con i porcini, la sorprenderò a rac-contare, quasi con dolcezza, la bel-lezza della natura, i prataioli che leistessa coltiva, i chiodini che nasconovicino alle ceppaie.

Ore 17,00 Con i miei due ospiti siamonel salone del convegno. Incontrol’altra relatrice Teresa Bello con il suosorriso rasserenante, anche se sta-volta un po’ intimidito dalla presenza

del papà Silvano, antico, come me,frequentatore della parrocchia di SanCiro. Vi sono due pantere della poli-zia che stazionano davanti all’ingres-so. È in arrivo il vice procuratore. Melo immaginavo barboso e severo:invece è un giovane atletico, con unviso aperto e simpatico, anche se gliocchi sono quelli di un acuto osserva-tore e indagatore. Scopriremo dopoche possiede un’invidiabile capacitàoratoria con una gestualità davverocoinvolgente. C’è un bel po’ di gente,

anche molti giovani.

SIGNORI SI VA AD INCOMINCIARE!!

CON LA WEB TV IL GIORNALE HA SUPERATO TUTTI I CONFINI

di AmletoTino

Il Convegno dietro le quinte“RIFIUTI: PROBLEMA O RISORSA?”

AVVISO

Chiesa Cattedrale - Avellino Salone parrocchialeIncontri quaresimali

“L’Eucarestia: cibo del popolo in cammino versola patria celeste”

Professore Michele Zappella

Lunedì 22 Marzo ore 19.15

320 marzo 2010Il PonteIl Ponte AttualitàIl convegno organizzato al Circolo della Stampa

“RIFIUTI: PROBLE-MA O RISORSA?”,

questo il titolo del con-vegno organizzato da“Il Ponte” con il precisointento di proporre unasoluzione concreta perliberare definitiva-mente il nostro terri-torio dalla spazzaturae scoprire inoltre

come gli stessi rifiuti, se trattati in modoadeguato, possano creare sviluppo enuova occupazione. Il problema deirifiuti per anni è stato lo slogan di moltipolitici, ma senza il coraggio e la fer-mezza di cercare proposte adeguateper salvare non solo il nostro territorioda un disastro ambientale, ma soprat-tutto per tutelare la salute dei cittadini.L’evento è stato patrocinato dallaDiocesi di Avellino, dalla FISC,Federazione Italiana SettimanaliCattolici, di cui Il Ponte fa parte, daGREENACCORD, e dall’Ente Provincialeper il Turismo di Avellino. Gli interventiper questo convegno sono stati scelticon lo scopo non solo di cercare unasoluzione al delicato problema dei rifiu-ti, ma anche per dare un più ampioraggio visivo sul tema dell’ambiente edella salvaguardia del creato. Sonointervenuti Carla Poli, direttrice delCentro Riciclo di Vedelago (TV),Domenico Airoma, vice Procuratoredella Repubblica di Cosenza, TeresaBello e Angelo Sferrazza, capo ufficiostampa di Greenaccord. Hanno inoltrepartecipato Autorità civili e reli-giose, tra cui il nostro vescovoMonsignor Francesco Marino,Sindaci, Amministratori e rappre-sentanti di varie Associazioni ambien-taliste. L’incontro è stato moderato daldirettore de’ Il Ponte, Mario Barbarisi,che ha introdotto gli interventi metten-do in evidenza soprattutto comel’emergenza rifiuti, in Campania, maanche nella nostra Provincia, iniziata nellontano 1994, non è mai terminata, maha solo conosciuto pause e ripensa-menti circa le strategie da adottare, eche per l’appunto è riesplosa in questigiorni con i cumuli di rifiuti per le stradeper lo sciopero dei lavoratori delle dittedi raccolta, perché già da alcuni mesilavoravano senza stipendio. Il primointervento è stato quello della direttricedel Centro Riciclo di Vedelago, CarlaPoli, che ha illustrato in modo esaurien-te non solo come funziona il riciclo, delquale all’inizio dell’incontro è stato pro-iettato anche un video, ma come tuttoil sistema di questo impianto sia la solu-zione ideale anche perché ha un impat-to ambientale dello 0%. Infatti ogniciclo di riciclo produce zero scarto, conrisparmio di materie prime e risparmiodi energia. I materiali selezionati nel-l’impianto, frutto della raccolta differen-ziata, vengono inviati alle aziende che si

occupano per l’appunto del loro recupe-ro e trasformazione per essere riutiliz-zati, risparmiando così sulle materieprime e sul minore impiego di energiaper la loro produzione. Lo scarto delciclo, viene trasformato, attraversoappositi macchinari, in granulato, da cuisi ottiene una sabbia sintetica, utilizza-ta per costruire manufatti plastici e nelcampo dell’edilizia per produrre matto-ni, tegole e asfalti stradali. A questopunto si eviterebbero non solo le disca-riche, ma anche la soluzione paventatanegli ultimi mesi di costruire gli incene-ritori o i termovalorizzatori, che nonrisolvono certo il problema dei rifiuti,ma creano danni ulteriori, alla salutedelle persone e all’ambiente. Due cen-tri simili a quello di Vedelago sono giàsorti a Colleferro, in provincia di Romae a Tergu in Sardegna, e i Comuni chehanno adottato questo sistema hannonon solo dimezzato la tassa sui rifiuti,ma hanno creato nuova occupazione esviluppo sul loro territorio. Il centro diriciclo di Vedelago è stato premiatodalla Comunità Europea proprio per lasua efficienza e per le soluzioni vantag-giose che offre nel risolvere definitiva-mente il problema dei rifiuti. Il secondointervento è stato quello di Teresa Bello,di Greeanccord, un’AssociazioneCulturale, di ispirazione cristiana esenza fini di lucro, nata per stimolarel’impegno di tutti gli uomini di buona

volontà di qualsiasi credo o fede religio-sa sul tema della salvaguardia delCreato. Nel corso dell’intervento haposto l’accento su come Greenaccord sirivolga al mondo dell’informazionenazionale ed internazionale allo scopodi sollecitare una riflessione laica appro-fondita e un dibattito continuativo sulruolo e la responsabilità del giornalistanei confronti delle tematiche ecologi-che. Infatti le attuali urgenze ed emer-genze ecologiche, nonché la constata-zione che l’odierno sistema mediaticoinfluenza l’identità, il linguaggio, il pen-siero, i valori condivisi, la memoria sto-

rica ed i comportamenti individuali esociali, hanno ispirato l’idea della neces-sità di ripensare la figura, il ruolo e laresponsabilità sociale del giornalista.Per Greenaccord la definizione del con-cetto “ecologia”, riguarda sia la salva-guardia ed il rispetto della natura (eco-logia ambientale), sia il rispetto del-l’equilibrio dei processi psico-cognitivi,linguistici e comportamentali dell’indivi-duo (ecologia mentale). Per conseguire tali finalità, Greenaccordha dato vita al “Forum Internazionaledell’Informazione” all’interno del qualepossono svilupparsi un confronto eduna discussione tra giornalisti di tutto il

mondo che si occupano di temiambientali, nonché altre iniziative acarattere permanente che intendonofavorire i contatti tra gli operatori dell’in-formazione per costruire una retecomunicativa, partecipativa e di solida-rietà anche attraverso internet. Ilnostro giornale, Il Ponte, aderisce aquesto progetto, e per l’appunto dacirca un anno porta avanti una rubricasettimanale dedicata ai temi ambienta-li e alle possibili soluzioni. Non dimenti-chiamo inoltre che proprio quest’anno èstato scelto dal papa Benedetto XVI,come l’anno per la Tutela e la

Salvaguardia del Creato, per sensibiliz-zare a tal riguardo l’opinione pubblicaallo scopo di tutelare ciò che il Signoreha messo a nostra disposizione, nonper essere sfruttato a nostro piacimen-to, ma per il nostro bene e dell’interaumanità. Angelo Sferrazza, capo ufficiostampa di Greenaccord, per anni gior-nalista Rai, ha dato risalto al ruolo fon-damentale della stampa in campointernazionale ponendo in evidenza iproblemi dell’ambiente, affinché si tro-vino soluzioni adeguate in ogni campo,in quello dei rifiuti come in quello dellasalvaguardia delle acque, dei boschi,delle montagne ecc. Le conclusionisono state affidate al Vice Procuratoredella Repubblica di Cosenza, DomenicoAiroma, che per anni ha vissuto nellanostra Provincia e ha collaborato con ilPresidente del Tribunale di Avellino dot-tor Giuseppe Tecce. Il suo intervento hacaptato l’attenzione di tutti i presenti,perché ha trattato il problema dei rifiu-ti sotto l’aspetto forse più delicato, quel-lo che è la causa principale della “nonsoluzione” di questa emergenza per laquale la Regione Campania ha ricevutoaddirittura la condanna della Corte digiustizia europea . Giocando sullo slo-gan che ha dato il titolo al nostro con-vegno, “Rifiuti: Problema o Risorsa?”, ilProcuratore Airoma ha sottolineatocome per la criminalità organizzata, irifiuti siano una risorsa, in quanto rien-trano, nelle loro attività illecite, come“risorsa” di guadagno, dietro soltanto altraffico di sostanze stupefacenti. Lagestione illegale dei rifiuti quindi èsenza dubbio un mercato. Si tratta,infatti, di uno scenario dove si incontra,solitamente, una domanda di riduzionedei costi connesso allo smaltimentolegale dei rifiuti, con un’offerta da partedella criminalità organizzata, in grado difornire un servizio completo, tale cioèda sollevare da tutti gli adempimenticonnessi alla dismissione del rifiuto, acosti notevolmente inferiori rispetto aquelli richiesti dall’osservanza delle pre-scrizioni normative. Inoltre per lagestione dei rifiuti speciali e di quelli

suscettibili di ricollocazione utile sulmercato internazionale, l’apporto di un“soggetto”, che sappia coniugare con-trollo del territorio e conoscenza dei cir-cuiti legati ai traffici illeciti internaziona-li, non hanno fatto altro che incremen-tare questo fenomeno “impresa” deirifiuti, fino ad arrivare allo stato dei gior-ni nostri, e a dare del nostro paese, masoprattutto della nostra “CampaniaFelix”, un’immagine a livello internazio-nale a dir poco indecente! L’”impresa”dei rifiuti illeciti in Campania ha deirisvolti lunghissimi, per i quali nonbasterebbero le pagine di questo gior-nale per descriverli tutti. Non possiamotralasciare il fatto però che per anninella nostra Regione, la camorra hadirottato i rifiuti tossici e pericolosi delleindustrie del Nord, le quali non si sonofatte scrupoli, contribuendo non pocoad incrementare la già non facile situa-zione del nostro territorio! A questopunto l’unico modo per contrastarequesto mercato illecito, è quello dimuoversi in campo giudiziario, con unacooperazione con le forze di polizia. Perevitare che questi traffici diventinosempre di più illeciti ambientali anche alivello internazionale, la ComunitàEuropea ha fatto della protezione del-l’ambiente, un interesse primario, tantoda tenerlo presente, con le sue esigen-ze imperative, in tutti gli altri settori diintervento degli organismi comunitari.Attribuendo alla protezione dell’am-biente ed, in modo particolare, alla cor-retta gestione dei rifiuti industriali, unaposizione di sempre maggiore centrali-tà nelle politiche comunitarie, l’UnioneEuropea ha richiamato gli Stati membriall’adozione di un approccio strategicoalle tematiche ambientali. Particolarerilievo è accordato, in tale prospettiva,alla protezione dell’ambiente attraversoil diritto penale, non solo in termini difattispecie incriminatrici, ma anchecome necessità di apprestare una tute-la omogenea in tutto il territorio euro-peo in considerazione del carattere edegli effetti transazionali delle aggres-sioni all’ambiente. Il convegno dunqueha dato vari spunti su come impostareuna politica dei rifiuti e dell’ambientenella quale ognuno dovrebbe muoversiper risolvere definitivamente i proble-mi. Il vescovo Francesco Marino, inter-venendo, ha lodato non solo l’iniziativa,ma ha auspicato che l’unione delleforze dei vari gruppi preposti alle tema-tiche ambientali, si coordino per cerca-re una via d’uscita definitiva al proble-ma. Possiamo dire a questo punto chelo scopo di questo convegno è statoraggiunto in pieno, quello cioè di met-tere davanti all’opinione pubblica pro-vinciale, ma anche nazionale, visto chel’evento è stato seguito in diretta stree-ming su internet, un problema comequello dell’emergenza rifiuti, che è soloapparentemente risolto.

GRAZIELLATESTA

I rifiuti sono una risorsa...

4 20 marzo 2010 Il PonteIl PonteAttualità

Nello scorso numero abbiamo par-lato del pericolo amianto, dovuto

alla presenza di una fabbrica, la exIsochimica, che per anni era stata ilterrore degli abitanti di una interaarea della città di Avellino e che hacausato non solo inquinamento maanche numerose vittime. Ma l’amian-to purtroppo è presente non solonelle industrie, ma in numerosiambienti in cui noi ci muoviamo ognigiorno e molte volte ne siamo vittimeinconsapevoli! Ma quali sono lemalattie causate dall’esposizioneall’amianto? E soprattutto c’è unacura per queste malattie? Il rischiopeggiore che si corre respirando ocomunque vivendo in ambienti doveè presente l’amianto è quello diammalarsi di mesotelioma, che èuno dei tumori più aggressivi per ilcorpo umano e per i quali non esisteancora una cura. In secondo luogo,ma non certo meno pericoloso ci sipuò ammalare di tumore al polmonee alla laringe, proprio a causa dellarespirazione delle fibre di amianto.Da un recente sondaggio risulta cheogni anno in Italia muoiono circa3.000 persone a causa dell’amianto!Se pensiamo che trent’anni di fero-cissima guerra civile nel Nord Irlandahanno prodotto meno vittime diquante ne abbia fatto nel nostroPaese l’amianto, questo killer silen-zioso, in dodici mesi, c’è davvero dapreoccuparsi! E nello stesso arco ditempo i casi di malattie asbesto-cor-relate, ammontano a novemila.Questi dati però non ci devono sol-tanto mettere in allarme, ma ci devo-no far riflettere su come si possaporre rimedio per far diminuire infuturo queste malattie così devastan-ti. Il rapporto biennale del Registronazionale dei mesoteliomi (Renam),cerca per l’appunto di approfondire laterapia e la ricerca. Nell’assemblarele informazioni provenienti daiRenam regionali, viene anche dise-gnata una mappa per il futuro.Leggerla è doloroso ma necessario.Quando si parla di amianto, tutti

siamo pronti a cambiare argomento,per evitare il dolore che è nascostodietro questa parola. È troppo deva-stante assistere impotenti ad unastrage continua, perpetuata attraver-so uno dei tumori più dolorosi , ilmesotelioma, senza possibilità diintervento, limitandosi soltanto adaspettare lo svolgersi di una storialuttuosa che avrà il suo picco di vitti-me tra il 2010 e il 2015. Ma non biso-gna rassegnarsi dinanzi a questi dati.Il rapporto del Renam dice che è pos-sibile studiare, catalogare il male. Enel farlo, trovare accorgimenti perarginarlo. Ad esempio fare le bonifi-che, ma soprattutto farle bene. Lostudio dei casi rivela che il 69’8%delle persone colpite da malattiaamianto-correlata presenta un’espo-sizione professionale, il 4,5% familia-re, il 4,7% ambientale, l’1,4% èdovuto ad un’attività extralavorativa.Per il 19,5% dei casi, uno su cinquequindi, l’esposizione è da definirsiignota. Una casella in crescita espo-nenziale: le persone che non sanno

dire perché si sono ammalate, igno-rano qual è l’arma che li sta per ucci-dere. Non hanno mai lavoratol’amianto, non hanno mai avutoparenti stretti che l’hanno fatto.Semplicemente, detto in modo bru-tale, respiravano l’aria senza saperecosa c’era dentro. Almeno, l’esposi-zione ambientale ha un colpevole,l’industria del cemento amianto. Lestorie di Casale Monferrato, Broni eBari occupano quasi tutta la casistica,più del 75% delle malattie ambienta-li al momento della diagnosi era resi-dente in Piemonte, Lombardia oPuglia. Anche l’esposizione attribuitaad attività di svago o hobby ha unanatura subdola, viene attribuitaall’uso inconsapevole di attrezzidomestici o manufatti contenentiamianto nella propria abitazione. Magli altri? Quelli che non sanno dovetrovare un perché? AlessandroMarinaccio responsabile del Renamafferma che per il futuro c’è dapreoccuparsi, perché il numero deicasi provenienti dai settori tradiziona-

li tende a ridursi sempre di più. Lemalattie dell’amianto si sono fram-mentate in settori meno noti. Anchei tumori contratti da chi lavora nelcampo dell’edilizia devono farci pen-sare. L’amianto è stato messo albando nel 1992, eppure ci sonomuratori e operai che muoiono dimalattie asbesto-correlate.Davveroc’è da chiedersi: cosa si può fare? Larisposta sta in una parola non com-presa nel campo di indagine delRenam: bonifiche. Non è un caso chele piccole aziende specializzate nellarimozione dell’amianto siano in cre-scita, un piccolo businnes forse cre-sciuto all’ombra dell’assenza di unpiano di bonifica ambientale condivi-so su scala nazionale. La Lombardiaad esempio, ha visto negli ultimi cin-que anni un significativo aumento del7% di aziende registrate nel settoresmaltimento, scoibentazione, incap-sulamento Eternit. Non si tratta diintraprendenza imprenditoriale, èpiuttosto uno stato di necessità. Laclassifica generale dei casi di malattiasegnalati al Renam vede laLombardia al terzo posto (1025)dopo Piemonte (1963) e Liguria(1246). Ma un esame appropriatoproietta la Lombardia in cima allagraduatoria delle morti da esposizio-ne indiretta. I soliti sospetti sonol’edilizia (esposizione pari al 22%), lametal meccanica (11%), il tessile(8%). Gli operatori di questi settorinon dovrebbero vivere e lavorare acontatto con l’amianto, e invece siammalano. È il caso di ricordare cheil mesotelioma è un indizio a sensounico, la causa di questo male è sol-tanto una, la solita, l’amianto. A que-sta sfilza di dati va aggiunto un altroprimato lombardo, quello della classi-fica più inquietante, le morti e lemalattie da esposizione “improbabileo ignota”. È questa la statistica piùimportante, perché identifica even-tuali altri fattori di rischio e segnalasituazioni di contaminazione inattesa,“quindi in potenza ancora attuale”.Un numero molte rilevante di “espo-

sizioni inconsapevoli”, riguarda il set-tore della produzione, riparazione emanutenzione di autoveicoli, dovutosoprattutto alla presenza di amiantonei freni delle macchine fabbricateprima del 1992, data del bando. Unaltro dato sconcertante è quello dipersone che si sono ammalate in luo-ghi di lavoro spesso aperti al pubbli-co. Pubblica amministrazione (1%),sanità (1,4%), banche, poste e assi-curazioni (0,4%), scuole (0,4%),alberghi, bar e ristoranti (0,3%). Tuttiquesti dati destano grande preoccu-pazione, anche perché i luoghi men-zionati pocanzi, sono frequentati ognigiorno da migliaia di persone. Perquesto spesso chi si ammala dimalattie da amianto, non ha idea dicome si sia ammalato. Arrivati a que-sto punto viene spontaneo chiederci:esiste una cura a queste malattie?Nonostante tutte le ricerche sulmesotelioma, la sopravvivenza conti-nua ad essere breve, appena 9-10mesi dalla diagnosi. Mentre la laten-za della malattia è molto lunga (circa40 anni) e sono assai rari i casi per iquali risulta più breve di dieci anni. Ladiagnosi precoce serve a poco. Non cisono cure, questa è la verità. Mapensiamo ai risarcimenti per questemorti ingiuste: in Italia c’è uno scar-to netto tra quello che sostiene l’epi-demiologia e quello che pubblical’Inail come numero di casi indenniz-zati. Questo perché molte personenon denunciano, e quindi sono duevolte vittime. Per questo sarebbeutile censire i casi. Aiuterebbe a capi-re quali sono le aree dove c’è bisognoancora di intervenire. In primo luogonelle aree professionali, primo fratutti nel settore dell’edilizia, dove visono sicuramente molti manufatti inamianto che non sono stati ancoraeliminati dagli edifici costruiti primadella messa al bando di questo mate-riale. In secondo luogo censire learee geografiche a più alto rischio,affinché l’aria che respiriamo non siapiù veicolo di morte.

Graziella Testa

AMIANTO: AMMALARSI SENZA SAPERE PERCHÈ!

1995. Isochimica -Pianodardine

X, il 21 marzo del 1988ha ventotto anni. Nel1995 ha 35 anni, duefigli di 11 e 13 anni, suamoglie è morta nel1993 (cancro polmona-

re), un anno dopo lalegge 257 del 1992 sul-

l’amianto. Continua ad abitare vicinoall’azienda non perché vuole restarci,perché ci è costretto. Dopo la chiusu-ra della fabbrica non ha trovato altrilavori e questa è l’unica casa che ha.Si incontra con i suoi compagni e nelquartiere ricordano di quando anda-vano a grattare le pareti delle carroz-ze senza mascherine. C’era bisognodi lavorare e loro avevano lavorato.Qualche anno dopo gli diedero lemascherine. Nelle pause uscivano dalcapannone, le gettavano via pensan-do di respirare aria pura e non imma-ginavano di distruggersi definitiva-mente inalando amianto a pieni pol-moni. Alla fine tutti dissero basta, il21 marzo del 1988. E dopo quattroanni lo Stato italiano - che era il lorocommittente, visto che smontavanole carrozze delle Ferrovie dello Stato- varò la prima legge sull’amianto.Nel 1995 X è stanco. Ha frequenticolpi di tosse e ha fatto la primaradiografia. Ha difficoltà a parlare enon ha più voce. Purtroppo dovràtornare all’ASL per altri accertamenti.

Si tratta della stessa ASL che ha datoi permessi all’azienda per installarsi aPianodardine. Nel 2010 X è morto.Da 12 anni. Sua figlia ha 27 anni e sisente stanca, affaticata. Ha frequenticolpi di tosse.

2008. Triangolo della Morte -Acerra

Y ha 20 anni, tatuato, piercing alsopracciglio sinistro, viene da Acerra.Fa finta di essere sicuro di sé nel lettodel reparto di Chirurgia dell’IstitutoPascale. Gioca a fare il duro.L’infermiere, il giorno prima dell’inter-vento per sapere cos’è quel nodulo ingola, lo accompagna in Radiologia elo lascia ad aspettare di fare le sueanalisi. Nel seminterrato incontra duesignore calve. Camminano lenta-mente, una di loro si lamenta, loguardano. Lui inizia a insultarle achiedere cosa hanno da guardare. Isuoi insulti significano: “Loro sonovecchie, io sono giovane. Perché io?Qui?”. Un medico si avvicina, lo rim-provera, gli dice di stare calmo. E luisi siede, aspetta. Il giorno dopofaranno la prima operazione, pervedere se c’è un cancro alla tiroide.Un suo amico di 19 anni, diceva: “Voice lo avete ancora un territorio. A noiè tutto finito. Montefibre, gli sversa-menti illegali, poi ci sarà l’incenerito-re. Vengono dal Nord Europa ricerca-tori a studiarci. Siamo delle cavie”.Non ho mai voluto sapere che fine ha

fatto Y. Né gli ho mai chiesto il suonumero di telefono.

2015 - SorgentiFinalmente termina lo sfruttamentodelle acque irpine da parte dellaPuglia. Si rinvengono sostanze can-cerogene e tossiche in quantità supe-riori alla norma nelle acque delle sor-

genti di proprietà pugliese in Irpinia.Le micro discariche incontrollateunite alle attività agricole e industria-li hanno causato avvelenamenti per-manenti delle fonti che adesso ven-gono dirottate principalmente all’usoagricolo. Sulle tavole campane spo-pola il Primitivo pugliese.

2020 - AndrettaLa discarica di Andretta è satura.Tramite accordi la provincializzazionedei rifiuti è stata aggirata. Dopo 9anni sversano ad Andretta solo leprovince di Salerno e Benevento. E civanno i rifiuti tossici prodotti dagliinceneritori. La provincia di Avellinoha una nuova discarica sull’Acellicanei pressi delle sorgenti del Sabato. Ilsistema idrico dell’Ofanto e le acquedella Diga di Conza godono deglienormi benefici del ristoro economicostatale.

2025 - Rifiorisce l’industria locale

Ricercatori cinesi e indiani vengono inCampania per studiare la contamina-zione dell’ecosistema montuoso deiMonti Picentini e la distruzione delterritorio nel triangolo della morte diAcerra-Marigliano-Nola. Cercano diimparare dai nostri sbagli. Passandonon dimenticano di salutare i conna-zionali proprietari delle riconvertitefabbriche irpine che continuano ariversare sostanze tossiche nell’aria,nella terra, nelle acque. Il distrettoconciario di Solofra è assurto a nuovagloria. Negli ultimi anni gli operaicinesi scendono in sciopero per pro-testare contro la fuga degli imprendi-tori dalle loro fabbriche. Delocalizzarein Campania, in particolare in Irpinia,conviene. Il pil sale dell’8%. Ognianno.

“FUITEVENNE”

Isochimica - la fabbrica dei veleni-

In un sistema dove il merito viene sistematicamente ignorato, dove non viene riconosciuto il lavoro svolto, dove vige la regola di esaltare lamediocritas a criterio di scelta; in un sistema gerontocratico dove i giovani sono fastidiosamente sopportati e dove i vecchi coltivano e

accrescono il proprio potere abusandone; in questo sistema, il sistema “Irpinia”, dove si preferisce ignorare i problemi piuttosto che risolverli; in una provincia in cui sistematicamente le fabbriche hanno razziato e distrutto un territorio che abbandoneranno in massa,

seguendo il seducente pifferaio magico della globalizzazione e accusando i lavoratori di non essere abbastanza produttivi; in questo sistema,presente, passato e futuro della gestione dei rifiuti sono intrecciati in un groviglio di scelte, e non scelte, tragiche.

VirginianoSpiniello

520 marzo 2010Il PonteIl Ponte Politica

Secondo una recente indaginerisulta che la contabilità di

Palazzo Chigi aumenta a dismisu-ra e conta già 1.400 personepiù del previsto.Mentre le aziende tagliano e licen-ziano per far quadrare i conti, allaPresidenza del Consiglio avvengo-no le cose più strane: ad esempio,le segretarie hanno la stessa qua-lifica e retribuzione degli alti diri-genti; Marina Brambilla, segre-taria di Berlusconi da oltre 20anni, è diventata, sul campo,direttore generale.A Palazzo Chigi, poi, troviamomolti alti funzionari senza incaricooperativo, mentre continuano adarrivare nuovi assunti.Alla data odierna lavorano 4.500persone, oltre 1.400 in più diquelle previste nella piantaorganica.I costi di Palazzo Chigi aumentanoinesorabilmente di anno in anno.Dai 3 miliardi 621 milioni del2006 si è passati ai 4 miliardi280 milioni di euro nel 2007,ai 4 miliardi 294 milioni dieuro nel 2008. Il 70% dellepredette somme viene utilizzatodalle “politiche attive” deidipendenti. Ad esempio laProtezione Civile ha assorbito nel2008 2 miliardi 132 milioni dieuro, il resto è stato consuma-to dal funzionamento diPalazzo Chigi: Ufficio di presi-denza, Consigliere diplomati-co, Consigliere militare, miria-di di commissioni e comitati,dei quali, spesso, non se neravvisa la necessità.Per esigenze “sceniche” delPresidente aumentano paurosa-mente le spese. Ad esempio,quelle sostenute il 29 settem-bre u.s., per la consegnaall’Aquila di un centinaio diappartamenti ai terremotati diContrada Bazzano con un rigidoprogramma, comprendente, tral’altro, costose ed attrezzatissimetelecamere, maxischermi, impiantielettrici e “tre personal compu-ter completi di pacchetto office”,noleggiati al costo di 1.500euro per sole 48 ore (500 euroa p.c.), il costo finale dell’“operazione” case, secondol’Espresso è stato di “oltre300mila euro, cifra con laquale si potevano costruirealtri sei di quegli appartamen-ti a 50 metri consegnati quelgiorno ai terremotati…”E non finiscono qui certe discutibi-li spese della Presidenza delConsiglio. Ad esmpio nel 2009troviamo la spesa di 110mila

euro per le attrezzature noleg-giate per la cena in onore dei rap-presentanti di un’agenzia interna-zionale che raccoglie fondi persostenere Israele, il 3 novembrea Villa Madama, ancora di 10mila euro per l’impianto audiodi un gruppo musicale, 4 milaper una troupe appositamenteattivata per “seguire ilPresidente durante l’evento,700 euro per una sola “teleca-mera fissa su un cavalletto daposizionare fronte president”.Per l’incontro organizzato aPalazzo Madama il 6 maggiocon gli industriali de “L’Italia dafare” solo di apparecchiaturesono stati spesi 60mila euro.Dal suo insediamento (maggio2008) alla fine dell’ottobre scorsola “gestione Berlusconi” è costatacirca 5 milioni di euro, una enor-mità a confronto dei 150.milaspesi da Romano Prodi con lemedesime esigenze nei 25 mesidel suo ultimo governo.Il Bilancio di Palazzo Chigi com-pletamente autonomo, continua agonfiarsi di anno in anno. La mag-gior parte viene consumato dalpersonale che lievita paurosa-mente. Delle 3.063 unità previsteall’inizio (368 dirigenti e 2.695impiegati), oggi ne risultano4.542. Fra questi troviamo1.600 “comandati-raccoman-dati” con le professionalità piùdiverse: dai segretari comunali alcantoniere reclutato dalComune di Paliano (Roma) Tra le tante anomalie di PalazzoChigi troviamo che, mentremolti dirigenti di ruolo nonhanno nulla da fare da anni,sono, però pagati e premiati…per non lavorare… Fra questitroviamo, ad esempio, il referen-dario Piergiorgio Gawronski ePiefederico Asdrubali chericevono la retribuzione eanche il premio concesso aidirigenti meritevoli quandoraggiungono gli obiettiviprefissati. Si continuano senza ritegno aconferire incarichi agli esterni.L’esempio eclatante viene dalPresidente del Consiglio. Il suo“Ufficio di presidenza” è compostodi 45 persone, di cui 20 sono stateassunte dall’esterno Altro scempio di danaro pubblicolo troviamo negli uffici dei variSottosegretari che viene elargi-to assieme ad incarichi nelle varieCommissioni (pare 60), facentiparte della Presidenza delConsiglio.Ad esempio, quella “Per il rilancio

dell’immagine dell’Italia”, un’altraper “Cogliere le opportunità delleRegioni in Europa”, un’altra anco-ra che istituisce “La segreteriatecnica dell’Unità per la semplifi-cazione” con 3 dirigenti, 4 impie-gati e 12 esperti (per il momen-to…) assunti all’esterno con “con-tratti di collaborazione”, forse.La Corte dei Conti, pur non poten-do intervenire nella gestioneautonoma della presidenza delConsiglio, in merito alla pletora dimissioni, così si è espressa: “Lestrutture di missione nonsempre presentano i requisitipeculiari e cioè specialità dellefunzioni e temporaneità”.Delle spese così esose dellaPresidenza sono complici iMinistri vari e quelli senzaportafoglio e i Sottosegretariche fanno a gara ad assumereamici e consulenti. Tanto, pan-talone paga. Ad esempio trovia-mo un militante della Lega Nord,Maurizio Bosastra, come diret-tore generale del MinistroCalderoni; Cristina Cappellinidel “Comitato organizzativo delParlamentino del Nord” diventa-ta capo settore del Ministeroper le Riforme di UmbertoBossi. Tra gli esperti del MinistroBrunetta, oltre all’ex ministroGianni De Michelis (13 milaeuro) c’è anche SecondoAmalfitano (26 mila euro), giàSindaco di Ravello oveBrunetta ha preso casa. Mara Carfagna, Ministro dellePari opportunità non poteva nonincrementare il suo dicastero diincaricati per consulenze. Tra que-sti troviamo Isabella Rauti(166mila euro)moglie delSindaco di Roma GianniAlemanno; Mauro Russo (conconsulenza di 28mila euro)segretario provinciale del PDLdi Salerno, sua città natale.Gianfranco Rotondi, Ministrodel Programma di Governo, hachiamato nel suo dicastero,con l’incarico di dirigentegenerale il Sindaco di MorraDe Sanctis, Gerardo Capozza,esponente di “Italia Popolare”.Potremmo continuare con l’elencodi coloro i quali “per grazia ricevu-ta”hanno avuto incarichi chepesano sul Bilancio di PalazzoChigi dai Ministri ai Sottosegretariche non si sono risparmiati nellagara di fare assumere amici econoscenti con il massimo dellequalifiche per dare loro incarichid’ogni genere, qualche volta,forse, anche inutili.

Nel 2008 spesa la cifra record di 4 miliardi294milioni di euro. Saliti ancora nel 2009

con l’aumento degli staff.di Alfonso Santoli

A Palazzo Chigi sede del Governo si moltiplicano dipendenti (arrivati a 4.500) e sprechi.

Alla pubblicazione del decreto legge c.d. “salva liste” 5marzo 2010, n. 29, notoriamente preordinato a consen-

tire la riammissione delle liste del PDL alle competizioniregionali in Lazio e Lombardia dalle quali era stato escluso,è seguito il consueto strascico di polemiche tra maggioran-za e opposizione, polemiche che sono state dirette anchenei confronti del Presidente della Repubblica che ha firmatoil decreto. L’accusa mossa al Governo è stata quella di

avere, con un atto di arroganza, adottato una modifica nor-mativa preordinata ad avvantaggiare la lista del partito dimaggioranza che, altrimenti, in base alla normativa vigente,

sarebbe rimasta esclusa in quelle Regioni. Si è detto che si tratterebbe del-l’ennesimo provvedimento ad hoc, non avente una finalità di interessegenerale, ma il solo scopo di favorire una parte politica; l’intervento viole-rebbe il principio di eguaglianza, in quanto di fatto sancirebbe un trattamen-to privilegiato per la lista del PDL che risulterebbe ammessa pur se presen-tata oltre il termine perentorio stabilito dalla legge, mentre le liste degli altripartiti avrebbero avuto un minor tempo a disposizione; sarebbe poi tantopiù grave in quanto adottato quando la materia era sub judice, onde appa-rirebbe come un indebito intervento del legislatore nell’attività della magi-stratura (in realtà, il TAR Lombardia ha riammesso la lista di Formigoniprima del decreto legge). In un primo tempo, anche Mons. DomenicoMogavero, presidente per gli Affari Giuridici della Cei, aveva criticato la solu-zione del Governo, affermando che "cambiare le regole del gioco mentre ilgioco è già in atto è scorretto". Poi però la Cei ha corretto il tiro, precisan-do che "Le questioni di procedura elettorale hanno natura squisitamentetecnico-giuridica” e su di esse la Cei non esprime valutazioni.Se la Cei si è giustamente tirata fuori dalla polemica, ai cattolici è possibile- direi anzi doveroso - avere le idee chiare sulla questione. Don Sturzo dice-va che “Interessarsi del bene comune di un Paese non è un 'optional', nonè un appendice alla vita dei credenti” e sottolineava la necessità del “pienorispetto delle regole democratiche”. Se le accuse fossero fondate, si tratte-rebbe effettivamente di un vulnus alla democrazia; la legge è uguale pertutti e deve essere quindi applicata anche quando lede gli interessi dellaparte politica che sta al Governo. Sarebbe avvalorata la tesi della “dittaturadella maggioranza” se questa, per evitare l’esito negativo di un giudizio pen-dente, modificasse ad hoc la normativa vigente in corso di competizioneelettorale. Qui è chiaro che per l’elettore, quale che sia lo schieramento di appartenen-za, il rispetto delle regole da parte di tutti costituisce un valore ineludibile,anche quando l’applicazione di dette regole si risolva a svantaggio della pro-pria parte politica.L’ipotizzato abuso della maggioranza, nel caso del decreto legge “salvaliste”, non mi sembra però che sia configurabile. La legge 108 del 1968 sta-bilisce all’art. 9 che “le liste dei candidati per ogni collegio devono esserepresentate alla cancelleria del tribunale … dalle ore 8 del trentesimo giornoalle ore 12 del ventinovesimo giorno antecedenti quello della votazione”. Ildecreto legge 29 del 2010 afferma che il menzionato articolo 9 della leggedel 1968 “si interpreta nel senso che il rispetto dei termini orari di presen-tazione delle liste si considera assolto quando, entro gli stessi, i delegatiincaricati della presentazione delle liste, muniti della prescritta documenta-zione, abbiano fatto ingresso nei locali del Tribunale. La presenza entro iltermine di legge nei locali del Tribunale dei delegati può essere provata conogni mezzo idoneo”. Si tratta di una norma di interpretazione autentica, che,senza modificare la legge interpretata, ne impone una determinata lettura.La Corte costituzionale si è occupata più volte della legittimità di questo tipo

di norme, spiegando come la loro emanazione incontra una serie di limitiche attengono alla salvaguardia di fondamentali valori di civiltà giuridicaposti a tutela dei destinatari della norma e dello stesso ordinamento, tra iquali vanno ricompresi il rispetto del principio generale di ragionevolezza edi eguaglianza, la tutela dell’affidamento legittimamente sorto nei soggettiquale principio connaturato allo Stato di diritto e il rispetto delle funzionicostituzionalmente riservate al potere giudiziario (Corte cost., 8 maggio2007 n. 156). Dunque, il legislatore può porre norme che retroattivamen-te precisino il significato di altre norme preesistenti, ovvero impongano unadelle possibili varianti di senso del testo originario, “purché compatibile conil tenore letterale di esso” (Corte cost., 3 novembre 2005 n. 409). Sarebbe,pertanto, costituzionalmente illegittima una disposizione interpretativa cheindica una “soluzione ermeneutica non prevedibile rispetto a quella affer-matasi nella prassi” (Cons. Stato, 28 dicembre 2009, n. 8759).Ma nella prassi e nelle pronunce del Consiglio di Stato, già si era affermatoil principio, in tema di elezioni comunali, secondo cui “il lieve scostamentoorario nella presentazione di una lista elettorale è privo di rilevanza nel casoin cui sia accompagnato dalla presenza, nell’orario prescritto, del presenta-tore della lista nel palazzo di città e da ragioni, indicate dal Segretario comu-nale con apposito verbale, giustificative del ritardo in questione” (Cons.Stato, Sez. V, 4 marzo 2002 n. 1271). Ciò, in base al principio del favor elec-tionis, presente nella legislazione attuale, nell’ottica di più ampia partecipa-zione delle liste alla competizione elettorale (Cons. Stato, Sez. V, 12 aprile2001 n. 2297).E se il decreto legge “salva liste” è conforme ai criteri all’interno dei quali laCorte costituzionale ha ammesso la legittimità costituzionale delle leggi diinterpretazione autentica, le “regole del gioco” non possono considerarsiviolate.

Perdere la democraziaper salvare le listeelettorali escluse

di Raffaele

Soddu

6 20 marzo 2010 Il PonteIl PonteChiesa e cultura

Dopo aver esamina-to lo svolgimento

della Lettera agliEfesini, in cui SanPaolo espone la dottri-na compiuta del“Mysterion”, sia nel suoaspetto dogmatico chein quello mistico, ènecessario, ora, proce-

dere ad un’analisi puntuale, esegeti-ca e teologica, dei singoli passi, perrilevare la ricchezza di significati cheil “Mysterion” presenta. E’ da que-sta ricchezza che risalta, nitida,la rivelazione dell’Eucaristiacomprensiva di tutto il mistero dellanostra salvezza.Abbiamo, in precedenza, messo inevidenza la prospettiva eucaristicadell’inno con cui, dopo i saluti proto-collari, si apre la Lettera. Il carattereliturgico dell’inno è riconosciuto dabuona parte degli esegeti, alcuni deiquali (Benoit, Lohmeyer, Masson)avanzano l’ipotesi di una preesisten-za dell’inno alla stesura della Lettera.Sta di fatto che le eulogie-benedizio-ni, con cui principia l’inno, assomma-no in sé e, quindi, caratterizzano l’in-tero contenuto dell’inno, costituito daun solo, lunghissimo periodo (1,3-14). Lo stile espressivo complesso eridondante assume un tono celebra-tivo che non è senza riferimento adun contesto liturgico. Dal momentoche nell’inno è rivelato il “Mysterion”,è significativo che tale rivelazioneecheggi gli accenti solenni della litur-gia e conservi di questa il suo cuoree il suo culmine, rappresentati dal-l’azione di grazia eucaristica. Inbreve, la rivelazione del“Mysterion” inizia con un’eucari-stia, procede con un andamentoliturgico-eucaristico, delinea gliantecedenti e i fondamenti, sucui si incentra l’Eucaristia come iltutto della nostra salvezza.L’inno si avvia, abbiamo già visto,con una duplice eulogia: “Benedetto(Eulegetos) Dio e Padre del Signorenostro Gesù Cristo, che ci ha bene-detto (o eulogesas) in tutta la bene-dizione spirituale (en pase eulogiapneumatike) nei cieli in Cristo (entois epouraniois en Christo)” (1,3).In precedenza, abbiamo mostratocome le eulogie sfocino nell’eucari-stia, intesa sia come orante rendi-mento di grazie, sia come azionesacramentale di grazia. I termini“eucharistein” ed “eulogein” sonousati nello stesso senso, anche se èstato il primo quello che ha contras-segnato stabilmente l’Eucaristia. Ledue benedizioni-eucaristie sonoin stretta correlazione. La primasi eleva dalla comunità verso Dioper ringraziarlo, lodarlo, dire-bene pubblicamente di Lui, amotivo della benedizione-eucari-stia con cui Dio ha beneficato lacomunità, rivelandole e donan-dole il suo “Mysterion”.Va subito rilevato l’impianto trinitariodelle eulogie-eucaristie. La formula“Benedetto Dio” è frequentenell’Antico Testamento. Il partici-pio passato ebraico “baruk-benedet-to” del verbo “barak” esprime ilsenso della benedizione come rico-noscenza e ringraziamento per ibenefici ricevuti. Nella lingua ebraica,infatti, manca un verbo specifico chepossa essere tradotto con “ringrazia-re”. Ma mentre nell’antica alleanza labenedizione è diretta a Dio, nell’innodella Lettera paolina è innalzata aDio, Padre del Signore nostroGesù Cristo. Dio è rivelato come ilPadre di un Figlio, suo Figlio che èFiglio di Dio. Gesù Cristo è il Figliodi Dio. E’ professata la fede nelladivinità di Cristo, Dio-Figlio diDio, confermata dal titolo, che gliviene attribuito, di “Kyrios”,Signore, che nell’AnticoTestamento era esclusivamenteriservato a Jahvè-Dio. La benedi-

zione del Padre, poi, è una benedi-zione “spirituale”. L’aggettivo “pneu-matike”, nel Nuovo Testamento, èusato solo da San Paolo, ma non nelsenso contrario a ciò che è “materia-le”, bensì nel suo riferimento essen-ziale a “pneuma”, Spirito, Spiritosanto di Dio, Spirito di Cristo. Labenedizione che sgorga dalPadre è la benedizione delloSpirito Santo, la benedizionecomunicata dallo Spirito Santo, ilquale è la totalità (“en pase”)della benedizione perché è latotalità della divinità.La benedizione-eucaristia del Padre,donata nella sua totalità divina dalloSpirito di Dio, è “nei cieli in Cristo”.L’espressione “en tois epouraniois”,che ricorre più volte nella Lettera agliEfesini, indica la dimora nella quale ilPadre ci dona la benedizione delloSpirito “en Christo”, nel Cristo salva-tore. Proprio perché è nel Cristo,la benedizione divina “nei cieli”supera la distanza abissale chesepara Dio nei cieli e noi sullaterra e ci coinvolge nella salvez-za operata da Cristo, in quantoquesta salvezza è in Cristo, èCristo. Nei cieli in Cristo, l’eucari-stia spirituale del Padre attraver-sa i cieli per passare in Cristo,che ci salva, a noi che in Cristoviviamo per essere salvati. Allora,Cristo è l’Eucaristia del Padre nelloSpirito, è il dono del “Mysterion” delPadre nello Spirito. Questo dono èofferto, “per noi e per la nostra sal-vezza”, sull’altare della Croce, ove siconsuma l’eterna Eucaristia delFiglio, rivolta al Padre. Così, soloCristo è la nostra Eucaristia, lasalvezza da noi acquistata invirtù della sua Eucaristia, per laquale, uniti eucaristicamente nelsuo corpo ecclesiale e mistica-mente viventi in Lui e nel suoSpirito, noi possiamo elevare lanostra eucaristia al Padre, diven-tati una sola Eucaristia a lodedella sua gloria. Il “Mysterion” diDio è il “Mysterion” della Trinitàdi Dio, è il “Mysterion” dell’euca-ristia spirituale del Padre inCristo, è il “Mysterion”dell’Eucaristia del Figlio di Dio,nostra Eucaristia.Dal “Mysterion” eterno di Dio neicieli, dalla sua conformazione eucari-stica, si diparte la storia della nostrasalvezza. Essa si sviluppa secondol’eucaristia spirituale del Padre inCristo fino a giungere al suo culminenella suprema Eucaristia del Figlio diDio incarnato, morto, risorto, e nellaperfetta Eucaristia di Cristo, presen-te in mezzo a noi, misticamentevivente in noi, che la Chiesa offrenello Spirito al Padre, offrendo sestessa nell’offerta di Cristo, perimmetterci nella comunione con ilPadre nello Spirito per mezzo delFiglio. Tutta la storia della salvez-za è dominata dalla benedizioneeucaristica di Dio e dalla nostrabenedizione eucaristica a Dio,per il dono del suo “Mysterion”,pienamente offerto e attuatodall’Eucaristia di Cristo che laChiesa rinnova, in ogni tempo,sino alla fine dei tempi.Tutta la tradizione biblica va quindiletta e interpretata in chiave eucari-stica. In questa ottica, si scopre chela “berakah”, la benedizione, il rendi-mento eucaristico di grazie, caratte-rizza l’atteggiamento proprio delPopolo di Dio, dell’antico Israele. E’la sua risposta di fede alla Parolache rivela e realizza le operemirabili con cui Dio opera la sal-vezza, manifestando il suoamore e la sua fedeltà al Patto diamore, stretto con gli uomini,per la sua misericordia. La “bera-kah”, che i Salmi di lode e di ringra-ziamento cantano in forma poetica,è l’espressione compiuta della pre-ghiera e del culto del Popolo di Dio,

mirante a travasarsi nella vita deifedeli. Il culto sinagogale è struttura-to sulla lettura della Parola di Dio,seguita dalle “berakoth” che testi-moniano l’esperienza delle operedivine e riconoscono la loro potenteefficacia salvifica.Il momento forte della “berakah” è lacelebrazione della Pasqua. La cenainizia con una formula di benedizio-ne sul primo calice di vino. Dopoaver bevuto, s’innalza a Dio una lodeper aver concesso la festa. Quindi, siconsumano le erbe amare e il padredi famiglia spiega la liturgia. Al termi-ne, si recita la prima parte del

“Piccolo Hallel” (i Salmi 113 e 114).Si beve un secondo calice e ci si lavale mani. A questo punto, il padreprende il pane azzimo e prima dispezzarlo e distribuirlo, recita la pre-ghiera di benedizione. Il rito pasqua-le prosegue con la consumazionedell’agnello. Poi, il padre prende unterzo calice, detto il “calice dellabenedizione”, recita l’eucaristia e lodà ai familiari, perché ne bevano. Ilrito si conclude con la secondaparte del “Piccolo Hallel” (iSalmi 115 e 118).E’ all’interno di questa celebra-zione, impressa dalle eucaristie,

che Gesù introduce le innovazio-ni fondamentali della nuovaAlleanza, segnata dalla suaEucaristia: Gesù Cristo, Dio-Figlio di Dio incarnato, èl’Agnello di Dio, è il Pane di vita,è il Sangue dell’Alleanza, èil Sacerdote del NuovoTestamento, è la Pasqua di Diotra di noi, è la nostra Pasquaverso Dio, è il Capo della famigliadi Dio, è l’Evangelo della cena nelRegno di Dio, è la benedizionedel Padre nello Spirito, è il“Mysterion”.

Le benedizioni eucaristiche per il dono divino del “Mysterion”

di MicheleZappella

Antonello da Messina: Cristo Benedicente -National Gallery, Londra-

Tutta la storia della salvezza è dominata dalla benedizione eucaristica di Dio e dalla nostra benedizione eucaristica a Dio, per il dono del

suo “Mysterion”, pienamente offerto e attuato dall’Eucaristia di Cristo che la Chiesa rinnova, in ogni tempo, sino alla fine dei tempi.

Ricordo del Professore Giovanni De Maio

Uomo giusto, buono, pio, il prof. Giovanni De Maio, porta con sé questo tesoro di virtù nella Chiesaceleste. Da tempo, egli meditava sull’evento decisivo dell’incontro visivo con quel Dio, nella cui mise-ricordia e amore infiniti aveva professato una fede incrollabile. Aveva professato una fede incrolla-bile con il coraggio e l’audacia missionaria di manifestarla pubblicamente, anche attraverso i mezzidi comunicazione, in momenti storici in cui la cattolicità appariva disorientata, all’interno da tenden-ze secolariste che dissolvevano la fede, all’esterno da un montante laicismo che pretendeva di segre-gare la fede in una sfera meramente privatistica.

Cultore della storia della Chiesa, appassionato e attento osservatore delle vicende quotidiane del-l’ecclesialità italiana, il prof. De Maio ha sintonizzato, con esemplare coerenza, la propria vita sui pal-piti e gli impulsi del grande Mistero che permea la storia e la conduce secondo un disegno di amoree di salvezza. La sua esperienza di vita è stata di prezioso ausilio per le attività pastorali e missio-narie della Consulta dell’apostolato dei laici, organismo di coordinamento tra le tante aggregazioniassociative, presenti nella nostra Diocesi. Nella Consulta, che quel grande Vescovo che è stato mon-signor Pasquale Venezia, ha voluto tra i primi in Italia, il prof. De Maio è stato presente fin dai suoiesordi, svolgendo una meticolosa azione di coordinamento e di sostegno, che ha contribuito non pocoa inserire in un contesto unitario gruppi e associazioni diversi, talvolta spinti all’autoisolamento.Esperto di legislazione scolastica, Giovanni de Maio ha messo a disposizione, gratuitamente, le sueprecise conoscenze in una materia in continuo cambiamento, rendendo un inestimabile servizio aquanti, insegnanti e famiglie, avevano bisogno di orientarsi nel groviglio di norme, spesso confusee di difficile decifrazione.Ora che la sua vita terrena, sofferta e difficile, è approdata nell’eternità, che non conosce lacrime

e sofferenze e morte, noi lo ricordiamo con affetto e gratitudine.Michele Zappella

720 marzo 2010Il PonteIl Ponte Vangelo

L’istituto del manteni-mento, di cui all’art.

156 del codice civile,prevede il diritto delconiuge economica-mente meno forte a con-servare, dopo la sepa-

razione, lo stesso tenore di vita cheaveva durante il matrimonio. Tanto,però, sempre che non gli siaaddebitabile la separazione, ovveroche il venir meno delle condizioni diconvivenza non sia dovuto alla vio-lazione di uno degli obblighi (fedeltà,assistenza, educazione della prole)previsti dalla legge.Senza arrivare a parlare di casi ecla-tanti come quello della moglie diBerlusconi, che ha chiesto addirittura300.000,00 € quale assegno mensiledi mantenimento (la contropropostasi è fermata ad “appena” 30.000 €),questo istituto mira a far sì che dauna parte la maggiore forza eco-nomica di uno dei coniugi non possaessere usata come arma di ricatto;dall’altra tende a consentire a chi deidue non ha la capacità di conseguirelo stesso stile di vita avuto durante ilmatrimonio di non risentire dellaseparazione anche dal punto divista del reddito.In questa sede, il giudice deve tenere

conto di tanti elementi, al fine digiungere ad una valutazione equitati-va. Può trattarsi di individuare unasomma periodica da versare alconiuge, oppure nel ratificare unaccordo. Ma comunque passa per laverifica della tutela della posizione delconiuge più debole, al fine diimpedire che la sua posizione vengaeccessivamente lesa da chi è eco-nomicamente più forte.A tal fine, la Cassazione, con unarecente sentenza, ha stabilito che laquantificazione dell'assegno di man-tenimento deve tener conto di cir-costanze di ordine economico, ocomunque apprezzabili in terminieconomici, diversi dal redditodell'onerato, suscettibili di incideresulle condizioni economiche delleparti. Per quantificare l'ammontaredell'assegno di mantenimento,bisogna dunque accertare il tenore divita dei coniugi durante il matrimo-nio, per poi verificare se i mezzi eco-nomici a disposizione del coniugerichiedente gli permettano di conser-varlo indipendentemente dallapercezione di detto assegno e, incaso di esito negativo di questoesame, deve procedere alla valu-tazione comparativa dei mezzi eco-nomici a disposizione di ciascun coni-

uge al momento della separazione. Perciò, la valutazione delle condizionieconomiche delle parti non richiedela determinazione dell'esatto importodei redditi posseduti attraverso l'ac-quisizione di dati numerici in quantoè necessaria, ma anche sufficiente,una attendibile ricostruzione dellecomplessive situazioni patrimoniali ereddituali dei coniugi, in relazione allequali sia possibile pervenire a fissarel'erogazione in favore di quello più

debole, di una somma corrispon-dente alle sue esigenze. Al riguardo, torna utile valutare l'atti-tudine al lavoro proficuo dei coniugi,attitudine che, quale potenzialecapacità di guadagno, costituisce ele-mento valutabile ai fini della determi-nazione della misura dell'assegno dimantenimento, che va operatatenendo conto non solo dei redditi indenaro ma anche di ogni utilità ocapacità dei coniugi suscettibile di

valutazione economica.Lo spirito di questo istituto giunge adampliarsi sino a prevedere la cosid-detta reversibilità in caso di concorsotra coniuge divorziato e coniugesuperstite. In questo caso per ladeterminazione dell’entità del man-tenimento vanno valutati, oltre alladurata dei rispettivi matrimoni,anche elementi ulteriori correlati allafinalità solidaristica, quali l'entità del-l'assegno di mantenimentoriconosciuto all'ex coniuge, le con-dizioni economiche e reddituali deidue e la durata fattuale delle relativeconvivenze matrimoniali e prematri-moniali. Tale ultimo criterio di riferi-mento intende, in particolare, riferir-si alla convivenza che precede ilmatrimonio, tuttavia caratterizzatada un elevato grado di stabilità e dacomportamenti corrispondenti, inuna effettiva comunione di vita,all'esercizio dei diritti e dei dovericonnotati da reciprocità e corrispet-tività, tale da non potersi equiparareal semplice fidanzamento nonaccompagnato da effettiva conviven-za tra i promessi sposi.

*dottore in diritto canonico

Nel gesto del perdono che Gesùaccorda alla donna presa in fla-

grante adulterio e in base allaLegge di Mosè condannata dagliscribi e i farisei altrettanto peccato-ri, traspare che Dio non vuole lamorte del peccatore ma che egli siconverta e viva. Un Dio che invita achiudere col passato e apre pro-spettive per un futuro nuovo. Maanche un Dio che sconvolge e sov-verte ogni perbenismo etico e ognipresa di posizione a favore deicosiddetti “valori” che il più dellevolte non tengono presenti i limitidelle persone reali.La scena è descritta nel vangelo diGiovanni ed è collocata verso la finedel ministero di Gesù quando gliavversari cercano ogni occasioneper “accusarlo”. Si tratta di un pro-cesso pubblico, di cui almeno perquesti “scribi e farisei” l’esito èscontato e per questo si evidenzia

la loro malizia. Infatti come chiara-mente ricorda il testo: “Questodicevano per metterlo alla prova eper avere di che accusarlo.” È giàtutto chiaro e regolare: c'è un fattoaccertato da testimoni affidabili,conoscitori della legge, gente ono-rata, scribi e farisei, e la legge parlachiaro! È un caso così "chiaro" che,se Gesù non fosse d'accordo, lo sipuò accusare di sovversione socia-le e religiosa.Gesù non discute né della legge nédella donna: la trasgressione è evi-dente e la sentenza è secondolegge. Egli però cerca un'altra via disoluzione del caso. Che differenzac'è tra la donna e i suoi accusatori?Non sono anch'essi peccatori, biso-gnosi di perdono come lei? E se Diotrattasse loro come loro stannotrattando quella donna, i loro nomisarebbero "scritti sulla polvere"anziché "in cielo", cioè anch'essisarebbero condannati e nonsalvati.L’atteggiamento di Gesù è quellodel Padre suo misericordioso, nonsolo verso la donna ma ancheverso questi malvagi e ipocriti scri-bi e farisei. La sua esortazione «Chidi voi è senza peccato scagli perprimo la pietra contro di lei» non èun rimprovero di condanna ma unforte richiamo ad entrare in sestessi e prendere coscienza delproprio peccato e del bisogno diperdono. La parola di Gesù infatti

sortisce gli effetti voluti: “Ma quel-li, udito ciò, se ne andarono unoper uno, cominciando dai piùanziani fino agli ultimi”.Riconoscendo la verità della paro-la di Gesù si allontanano senzaproferire condanna ed eseguire lasentenza.La parola finale di Gesù illuminatutta la scena. È il “Signore” chedice «Neanch'io ti condanno…».Troppo facile giudicare gli altri.Troppo semplice individuare glierrori degli altri e in questi trovarela giustificazione dei nostri guai.Tante volte sprechiamo il nostrotempo ad accusare gli altri di erro-ri o mancanze nei nostri confrontio verso la società. Quante volte cisiamo giustificati per ritardi, man-canze, disattenzioni o, peggio, peromissioni o danni parlando dellecolpe degli altri.Ma è ora di smettere i panni deigiudici e di indossare un abitonuovo. Gesù, ci dice con le paroledel Profeta Isaia «una cosa nuova:proprio ora germoglia, non ve neaccorgete? Aprirò anche nel deser-to una strada... Un sentiero inmezzo ad acque possenti».Alla donna adultera sembra dire:«Non ricordare più le cose passale,non pensate più alle cose anti-che!». Mentre ai farisei il Maestro,con l'affermazione «chi di voi èsenza peccato...» ricorda i compor-tamenti passati perché per loro ilgiudizio verso la donna, sorpresamentre tradiva il marito, volevaessere lo strumento per coglierlo infallo e condannarlo.Gesù scommette su questa donna.Scommette sulla sua capacità diamare in modo puro e casto. Gesùnon giustifica la donna, ma le apreuna vita nuova: «Va’ e d'ora in poinon peccare più».Gesù si comporta da vero innamo-rato, con cuore colmo di teneramisericordia: non giustifica gli erro-ri o i tradimenti, ma vuole un rap-porto più intenso, più vero. D'ora inpoi la donna può aprire il propriocuore ad un amore grande perchéha sperimentato nella propria vital'amore di Gesù.

Il passato spesso ci condiziona innegativo. "Dimenticare il passato"non è semplice, perché esso è ilnostro vissuto, la nostra vita, lenostre scelte, è parte di noi, siamonoi. Spesso turba il presente erende problematico il futuro (basti

pensare alla difficoltà di reinseri-mento nella società di quelli chehanno sbagliato). Ma Dio non èspaventato dal nostro passato.Semplicemente lo perdona e lo tra-sforma.

Gesù si comporta da vero innamorato, con cuore colmo di tenera misericordia: non giustifica gli errori o i tradimenti, ma vuole un rapporto più intenso, più vero.

La liturgia della Parola: V domenica di Quaresima

Vangelo secondo Giovanni (8,1-11)In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recòdi nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si misea insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, laposero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in fla-grante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donnecome questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e peravere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insi-stevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, gettiper primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra.Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse:«Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno,Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non pec-care più».

Tu ci sconvolgi, Signore!Tu sovverti i nostri principi morali,

quelli che ci fanno essere lìpronti a scagliare le pietre contro il peccatoree a compiere una giustizia che ci tranquillizza.

Tu sei lì e ci sconvolginon schierandoti con i giustizieri umani.

Tu sovverti i nostri perbenismi eticiquando ci fai prendere coscienza

che tutti, dal più anziano al più giovane,abbiamo bisogno del tuo perdono.

Tu ci sconvolgi, Signore,quando ti accosti all’adultera

e la guarisci con la tua misericordia.Allora, Signore, fa’ che io possa essere semprecontagiato da questo tuo divino atteggiamento.

Possa, nonostante le tante cadute,con fiducia rialzarmi

e riprendere il mio cammino insieme a te.Che io mai possa ritrovarmi,

con le pietre in mano,a condannare un mio fratello peccatore.

Così da poter cantare in eternola tua infinita misericordia.

AMEN.

Tu ci sconvolgi

di p. Mario Giovanni Botta

La rubrica - La famiglia nel diritto a cura di Enrico Maria Tecce*

8 20 marzo 2010 Il PonteIl Ponte

Circolo della Stampa - Prefettura di Avellino

“RIFIUTI: PROBLEMA O RISORSA?” 12 marzo 2010

920 marzo 2010Il PonteIl Ponte

foto - di Fabrizio Gambale

Si ringraziano: Diocesi di Avellino, Fisc, Greenaccord,Ept (Ente provinciale Turismo), Coldiretti - Avellino,Azienda Agrituristica Petrilli di Flumeri

10 20 marzo 2010 Il PonteIl Ponte

L’accidia, uno dei sette peccati capita-li, deriva il suo nome dal greco (a -

kédion = senza -cura) ed è sinonimo diindolenza. Si caratterizza per uno statod’animo di marcata indifferenza, tri-stezza e malinconia. Questa condizionedell’anima viene rappresentata nellastoria dell’arte come una dona addor-mentata che non si cura né di se nédegli altri. In tal modo l’artista sottoli-neava che il giorno dell’accidioso iniziasenza gioia né entusiasmo. L’accidiosonon ha stima per se stesso in qualsiasiaspetto della vita, dal lavoro ai rapportisessuali. L’accidioso si sente una nullità.Il suo primo pensiero è: “non so fareniente, quindi è inutile che esca di casa,parli con gli altri, preghi o peggio anco-ra, studi.” Alla fine arriva a pensare dise stesso: “perché un essere tanto inu-tile ed incapace deve vivere?”. Il passosuccessivo, in circa il 20% dei casi, è iltentativo di suicidio. Tale stato d’animorapidamente influenza il comporta-mento di amici, figli e familiari. Nel corso dei secoli questo comporta-mento è stato variamente interpretato.Considerata, dai primi medici dell’anti-chità, una patologia, nel Medio Evodiviene un peccato capitale.Nell’antica Grecia il termine acedia indi-ca la mancanza di dolore, e si caratte-rizza per la mancata partecipazione allavita sociale.

Nel 500 a.C. Ippocrate, per primo, ladefinisce una malattia e le dà il nome dimalinconia ne descrive i sintomi qualitristezza, ansia e paura. La considerauno squilibrio dei 4 fluidi con prevalen-za della bile nera, e consiglia di trattar-la con salassi, emetici e clisteri.Per Galeno è la conseguenza del “man-cato efflusso di liquidi sessuali” e consi-glia di trattarla con afrodisiaci.Nel 390 a.C. Diogene esalta la virtùdella pigrizia contro il lavoro e la politi-ca che caratterizzavano l’impegno nelleattività sociali nelle città-stato. PerDiogene l’accidioso non è un peccatorema un saggio. Anche nel Buddismo ilvizio dell’accidia appare come unavirtù, poiché l’allontanarsi da ogniaspetto materiale della vita, da qualsia-si pulsione o sentimento, rappresental’unica via per raggiungere il “Nirvana”ed interrompere il ciclo karmico dellarinascita. In diverse correnti delBuddismo lo stato del nirvana acquisi-sce però anche un significato negativopoiché indica uno stato d’assenzaanche dalle sensazioni ed emozionigradevoli. Nell’Induismo il termine nir-vana ha il significato di cessazione deidesideri mondani e il raggiungimentodella liberazione dalle illusioni delmondo.Nel 375 d.C. Evagrio Pontico, un mona-co eremita, descrive due peccati: l’ace-

dia e la tristizia capaci di condurre alladannazione. È il primo a descrivere i 7peccati capitali che fino ad allora nonerano definiti né citati nell’AnticoTestamento ma che diverranno la guidamorale del cristianesimo nei secoli suc-cessivi. Basandosi sul Salmo 91 collegatale peccato all’opera del demonemeridiano. Successivamente papa Gregorio VI riu-nisce le due colpe nel termine di acci-dia, un atteggiamento letargico dellospirito che conduce alla avversione allavoro fisico e mentale.Nel medioevo, il termine assunse quin-di un significato teologico indicante untorpore malinconico dell’anima, cheaffliggeva in modo particolare coloroche erano dediti a vita contemplativa.In questi secoli il progresso della medi-cina rallentò anche per l’impossibilitàd’acquisire nuove conoscenze ana-tomiche per il divieto di sezionarei cadaveri.Ma l’accidia che tende a paralizzare lavolontà opponendosi alla pratica ditutte le virtù, risulta estremamentedannoso alla crescita umana e spiritua-le specie dei sacerdoti. Particolarmenteesposti sono gli asceti che dedicandosialla vita contemplativa ed alla preghie-ra ne divengono facili vittime. Per com-battere tale pericolo viene introdotta,nel monachesimo, la regola: “ora etlabora” ad evitare che la completa per-dita di contatti con la realtà e l’attivitàsociale inducesse il monaco alla negli-genza nel fare il bene. Nel 400 d.C. la Chiesa Cattolica, cer-cando un rimedio a tale peccato, esor-cizzava gli accidiosi ritenendoli vittimedi possessione da parte del demoneMeridiano. Questo, gia noto agli Assiricon il nome di Bal-Tor (Belfagor), è ildemone della procrastinazione ed hal’obbiettivo di far sentire l’uomo inutile,incapace di svolgere qualsiasi compito,e lo induce a rimandare ogni impegnoo compito.

Per Dante Alighieri l’accidia è un pecca-to perché costituisce un impedimentoall’amore verso l’umanità e verso Dioed è capace di condurre al peccato piùgrave: il suicidio. Incontra gli accidiosinel 5° girone infernale (canto 8°),accanto agli iracondi, mentre lenta-mente affogano nella palude Stigia.Nel 1600 Robert Barton nuovamente

la considera una malattia e propone dicurarla con la musica, gli incontri conamici, la partecipazione a conferenzeed ogni altra forma di socializzazione.Nel 1869 per i puritani del NordAmerica è un comportamento contrarioal loro tenace attaccamento al lavoroed ai principi della società capitalista suiquali stava nascendo la nuova nazione.Pertanto l’accidia non è consideratasolo un peccato ma anche un crimineantipatriottico e punito con la prigione.Nel 1869 il Dr. George Miller Beardconia il termine di nevrastenia per indi-care una condizione caratterizzata dafatica cronica e disabilità psico-fisica.Negli anni successivi molti si arricchi-scono vendendo estratti d’erbe, formu-lazioni varie a base di ghiandole anima-li, ed acqua radioattiva quale terapiaper il peccato dell’accidia.A metà del 20° secolo lo stato d’animodell’accidioso viene correlato ai sintomidella depressione, un disturbo delmetabolismo della serotonina controlla-bile con un’adeguata terapia. Per curar-la, nel 1932, viene introdotto lo shockinsulinico e, successivamente, l’elettro-shock. La metodica, ideata dagli psi-chiatri Cialetti e Bini, si basa sulla sti-molazione con una corrente di 0,9Ampere, per un decimo di secondo,dell’area limbica, o cervello affettivo. Attualmente la depressione è conside-rata una malattia dell'umore caratteriz-zata da sintomi cognitivi, comporta-mentali, somatici ed affettivi capaci dicompromettere il tono dell'umore, alte-rare l’equilibrio psico-fisico dell’indivi-duo, nonché le sue abilità ad adattarsi

alla vita sociale (1). L’accidia, alla luce di tali scoperte, non èpiù controllata dai demoni, ma è undisturbo della neurochimica cerebrale.L'episodio depressivo maggiore è carat-terizzato da sintomi (tab.1) che duranoalmeno due settimane e causano undecadimento significativo dell’equilibriosociale e lavorativo dell’individuo esat-tamente come descritto per il peccatodell’accidia.La risonanza magnetica, eseguita supersone sottoposte ad emozioni tristi,ha recentemente dimostrato un’attiva-zione dell’area 25 (corteccia cingolatasub genuale). Tale area se stimolatacausa il pianto nelle scimmie.Nell’uomo stimolando con 5 mA talearea, in anestesia locale, si riesce acontrollare la depressione in pazientirisultati resistenti agli antidepressivi tri-ciclici ed ai farmaci inibitori del riassor-bimento della serotonina (circa il 40%dei casi).Nel corso dei secoli una condizionedolorosa della vita è stata consideratauna malattia, un peccato, una posses-sione demoniaca, un vizio. Considerarel’uomo una entità in bilico tra scienza ereligione può condurre ad una visioneintegralista ed estremista dell’esistenzaumana e far dimenticare il fine ultimosia della logica che della fede: il benedell’umanità intesa come l’insieme deifigli di Dio.Si può quindi essere certi che l’accidianon sia un peccato? Non c’è ancora unarisposta univoca a tale quesito.Perché si cada in peccato occorre laconoscenza del peccato e la volontarie-tà nel commetterlo. Se tali presuppostimancano non c’è colpa per il Cattolico.1.Galeazzi A, Meazzini P.: “Mente ecomportamento. Trattato italiano dipsicoterapia cognitivo-comportamen-tale”, pag. 279.

Raffaele Iandoli Don Enzo De Stefano

Ewa Czukwinska

ACCIDIA E DEPRESSIONE: TRA PATOLOGIA E PECCATO

AL MOSCATI: CUFFIA PER ALOPECIA DA TERAPIA ONCOLOGICA

MEDICINA E SALUTE a cura di Gianpaolo Palumbo

Che il “San GiuseppeMoscati” di Avellino

fosse un buon ospedalelo si sapeva da tempo,come da tempo si cono-scevano i pregi speciali-stici quali le unità per il

tumore al seno, per la FecondazioneAssistita, per i trapianti di midollo, peri trapianti di cornea, per gli espiantidegli organi, per la Cardiochirurgia,per la Neurochirurgia e per tantealtre specialità di particolare interes-se ad iniziare dalla Oncologia cheprevede lo psicologo in corsia e perchiudere con la Pediatria che prevedei clowns in corsia. Insomma, tutto unfervore di iniziative che rendono lavita degli ammalati migliore dalpunto di vista qualitativo, indipen-dentemente dalla gravità della pato-logia di cui essi siano affetti.La chirurgia estetica per le donneoperate al seno la dice lunga sulcome si punta molto sulla qualitàdelle prestazioni a discapito del gua-dagno a tutti i costi. Da alcuni giornisiamo di nuovo sulla cresta dell’ondaperché il “Moscati” ha dotato il DayHospital oncologico di cuffie che ser-vono a non far cadere i capelli a colo-ro i quali sono sottoposti a chemiote-rapia per una forma qualsiasi ditumore.E’ vero che molti farmaci fanno cade-re i capelli, interrompendo l’attività dicrescita del follicolo, ma dal punto divista drammatico la caduta deicapelli in un ammalato onco – ema-tologico è ancora più frustante.Oltre ai chemioterapici, i farmaci chepossono dare alopecia sono: gli inter-feroni, gli antidepressi e gli antiiper-tensivi. In questi casi la caduta èmeno veloce ed in genere i capelliricrescono bene. La cuffia ipotermica

ha, invece, grande importanza quan-do si parla di caduta dei capelli in sog-getti che vengono sottoposti a cicli dipolichemioterapiaLa storia di questa “scalp cooler” èrecente ma travagliata. Infatti versola fine degli anni 80 si iniziò ad usareuna cuffia per le persone cui venivainiettata la doxorubicina pressol’Ospedale “San Giovanni” di Torino.Successivamente ne se allargò l’usosperimentale anche nei pazienti la cuiterapia di base utilizzava farmaci deltipo: Cisplatino, Fluorouracile,Methotrexate, Bleomycina,Vincristina e Cyclofosfamide. Glisvedesi nel 2003 e gli olandesi nel2007 ripresero a ben valutare la cuf-fia ipodermica. Dal 2009 al PoliclinicoCareggi di Firenze fu utilizzata anchenel linfoma di Hodgkin. Dall’epoca lacuffia refrigerata viene conside-rata necessaria per evitare lacaduta dei capelli. Le implicazioni psico – sociali dell’alo-pecia in chemioterapia sono moltoimportanti perché modificanol’immagine corporea soprattuttotra le donne.La cuffia deve essere indossata dieciminuti prima della seduta terapeuticae mantenuta per 15 minuti dopo iltermine.La controindicazione al suo utilizzo èuna sola: può causare malattie daraffreddamento in pazienti particolar-mente defedati.Essersi dotato di questi strumenti chemigliorano l’immagine stessa del-l’ospedale è importante come èimportante la recentissima notiziache, proprio nella lotta ai tumori ledistanze tra sud e nord del paesevanno a diminuire. Infatti dal 2003sono aumentate le strutture e le tec-nologie per la diagnosi e la terapia

oncologica nel sud e nelle isole. Il gaptra l’Italia povera e quella ricca si variducendo soprattutto dal punto divista strutturale, anche se nel com-plesso tutta la penisola presenta unbilancio positivo. Ci sono l’87% deiservizi oncologici che fanno assisten-za domiciliare ed il 33% dispensa far-maci da utilizzare a casa delpaziente.Proprio nell’assistenza post- ricoveroci sono dei dati particolari che vedo-no 200 ammalati al giorno assistiti alnord, 148 nel sud e nelle isole e solo118 al centro. Gli strumenti per ladiagnosi iniziano ad essere diffusi inmaniera capillare: le tomografie ademissioni di positroni (PE) sono tripli-cate e le risonanze magnetiche rad-doppiate. Le strutture di supportodella terapia del dolore si sono qua-

druplicate. Gli ospedali aziende,come il Moscati per intenderci, hannoun servizi autonomo di anatomiapatologica ed uno di radioterapia. Il60 % delle unità oncologiche ha unsupporto di cure palliative ed il 49%di servizi riabilitativi. Sembranonumeri bassi che poco corrispondonoalle esigenze dei malati ma in realtàin Italia sono attive al momento ben230 strutture complesse, tra ospeda-liere e universitarie, di oncologiamedica. Molti di questi servizi utilizza-no, a parte il casco anti-alopecia, far-maci all’avanguardia come quellicosiddetti “molecolari” nei vari tipi ditumore del seno. Solo così si potevaavere il grandissimo successo che dal1998 al 2008 ben 1.500.000 di citta-dini italiani hanno combattuto e vintoil cancro. Di questa cifra eccezional-

mente alta ci sono i 400.000 casi didonne che hanno superato il tumoremaligno della mammella. In questiultimi due anni la percentuale di gua-rigione da tale neoplasia è aumenta-ta di un altro 5%. Come si vede combattere e vincere ilcancro si può e l’Italia nel mondo è,lo ripetiamo, all’avanguardia. Il futu-ro: la vittoria definitiva è lontana o,almeno,è legata alle possibilità dipotenziare la ricerca soprattutto perquanto riguarda i marcatori biologicied i farmaci innovativi. La nostra ideaè quella che, come esistono tanti tipidi tumore (vedi quelli al seno contante differenze biologiche) cidovranno essere le personalizzazionidelle terapie. L’epoca, appunto, della“target therapy” anglosassone è giàiniziata.

L’accidia, uno dei sette peccati capitali, deriva il suo nome dal greco (a - kédion = senza - cura) ed è sinonimo di indolenza.

1120 marzo 2010Il PonteIl Ponte

Un interessantissimoconvegno dibattito,

organizzato dall’istitutoTecnico Commerciale“Giustino Fortunato” incollaborazione con ilLions Club AvellinoHost, si è svolto pressoil centro sociale

“Samantha Della Porta” sul tema:“La Shoah oggi: perché ricordare….dalle vittime di ieri a quelle di oggi….dagli eroi di ieri a quelli di oggi”. Suquesto tema, che è sempre attuale,si sono confrontati autorevoli espo-nenti del mondo della Chiesa, dellascuola e del giornalismo. L’Irpinia èlegata alla Shoah, in quanto ben duesuoi figli hanno offerto la loro vita, innome degli alti ideali di umanità:Giovanni Palatucci e Camillo Renzi.I lavori hanno avuto inizio con l’inter-vento introduttivo del prof. MichelePippo, preside dell’Istituto “GiustinoFortunato” e del dott. AlessandroSiringano, presidente del Lions ClubAvellino Host. A prendere per primo la parola èstato il prof. Francesco Barra, docen-te di Storia Moderna pressol’Università degli Studi di Salerno, ilquale ha trattato il tema: “Gli irpini ela Shoa: Palatucci, Ricciardelli eRenzi”. Il primo di Montella, il secon-do di Montemarano ed il terzo diMugnano del Cardinale. Tutti e trefunzionari della Polizia di Stato trattiin arresto e rinchiusi nel campo disterminio di Dachau. Il relatore hatratteggiato la figura di questi tre irpi-ni, mettendone in risalto il loro amorpatrio ed il loro altruismo.Giovanni Palatucci nasce a Montella il31 maggio 1909 da Felice e AngelinaMolinari. Dopo aver conseguito lamaturità classica presso il Liceo“Tasso” di Salerno, si iscrive allaFacoltà di Giurisprudenzadell’Università di Napoli. Nel1930 presta servizio militare,come allievo ufficiale, a Moncalieri(Torino). Nel 1932 si iscrive pressol’Università di Torino, conseguendo,dopo qualche anno, la laurea. Nel1936, quale vincitore di concorsonella carriera di P.S., viene destinatopresso la Questura di Genova. Unanno dopo, ed esattamente il 15novembre 1937, assume serviziopresso la Questura di Fiume, dove gli

viene affidata la responsabilitàdell’Ufficio Stranieri. La città di Fiumeè una città multietnica con una fortepresenza di ebrei. Egli, diventa amicoe interlocutore privilegiato degli ebreifiumani, particolarmente dopo lapromulgazione delle inique leggi raz-ziali. Il suo compito era quello dicompilare gli schedari degli ebrei e disorvegliarli. Così inizia per lui quel-l’opera di salvataggio. Grazie, infatti,all’appoggio di amici e collaboratoririusce a far fuggire molti ebrei diFiume, o quelli provenienti dallaIugoslavia o dalla Croazia, avviando-li al centro di raccolta della Diocesi diCampagna (Salerno), dove eraVescovo suo zio mons. GiuseppeMaria Palatucci. Scoperto il 13 set-tembre 1944 viene arrestato e rin-chiuso nel “campo degli orrori” diDachau col numero di matricola117826. Dopo aver patito stenti esevizie muore il 10 febbraio 1945.Camillo Renzi nacque a Mugnano delCardinale il 3 aprile 1903 da Donatoe Maria Grazia Speltra. Quale vincito-re di concorso nella Polizia di Stato.Fu assegnato presso la Questura diGenova e successivamente destinatoalla Casa Reale dei Savoia, addettoalla tutela del principe Umberto II edella moglie Maria Josè. L’8 settem-bre 1943 si trovava, presso la

Questura di Aosta. Quel giorno lafamiglia reale si rifugiò in Svizzera eRenzi avrebbe avuto la possibilità diseguirla, invece preferì rimanere inservizio presso quella Questura. Eglisuccessivamente entrò in contattocon la resistenza valdostana, aiutan-do i partigiani. Scoperto nel 1944 fuarrestato. Fu trasferito e rinchiuso

anch’egli nel campo di Dachau colnumero di matricola 113506. Morì il13 febbraio 1945.Terzo ed ultimo eroe trattato daBarra è stato Feliciano Ricciarellianche quest’ultimo era funzionario diP.S. in servizio presso la Questura diTrieste. Toccò anche a lui la stessasorte dei suoi due colleghi, arrestatoe trasferito a Dachau. Però egli fu piùfortunato in quanto fu liberato. Morì

negli Sessanta.A prendere poi la parola è statoAngelo Picariello, giornalista del quo-tidiano “Avvenire”, e autore del libro“Capuozzo, accontenta questoragazzo. La vita di GiovanniPalatucci”, che ha trattato il tema:“Giovanni Palatucci e mons.

Giuseppe Maria Palatucci. Una storiaai tempi di Pio XII”.Palatucci è l’esempio carismatico, laforza catalizzatrice, la forza indivi-duale di osare, di sfidare nei fatti, didedicarsi agli altri fino a sacrificare sestesso. Infatti, l’eroismo di Palatucciva oltre quello del singolo gesto, rac-contato in tante altre storie di fami-glie sopravvissute grazie a lui. IlVescovo di Campanga riesce a dareaiuto ad oltre mille internati. Non dirado si reca a Roma anche il parroco,per seguire le pratiche presso laSegreteria di Stato del Vaticano perriavvicinare e ricongiungere famiglie.E’ stata poi la volta del Vescovo diAvellino, mons. Francesco Marino,che ha trattato il tema: “Comesuperare Negazionismo eAntisemitismo?”, tratto dal docu-mento ”Memoria e Riconciliazione.La Chiesa e le colpe del passato”.S.E. Marino ha evidenziato che uncapitolo doloroso sul quale i figli dellaChiesa non possono non tornare conanimo aperto al pentimento, è costi-tuito dall’acquiescenza manifestata ametodi di intolleranza e persino diviolenza nel servizio della verità. Ci siriferisce alle forme di evangelizzazio-ne per annunciare la verità rivelatache non hanno operato un discerni-mento evangelico adeguato ai valoriculturali dei popoli. Facendo riferi-mento ai cristiani ed ebrei, il Presule

ha sottolineato che vi furono molticristiani che rischiarono la vita persalvare e assistere i loro conoscentiebrei. Sembra anche vero che,accanto a tali coraggiosi, la resisten-za spirituale e l’azione concreta dialtri cristiani non fu quella che cisarebbe potuto aspettare dai disce-poli di Cristo.L’ultimo ad intervenire è stato padreAndrea Cecere dei Monfortini che hatrattato il tema: “Per tutti i credenti:Ebrei, Cristiani e Mussulmani”. Egli hainziato chiamando in causa ElieWiesel, per interpretare la Shoah.Quest’ultimo, infatti, ha giocato unruolo centrale a livello dell’ebraismointernazionale ed è in chiave sacraliz-zante: tende a considerare la Shoahun fenomeno unico, isolabile e dun-que in qualche modo sacro, staccatodalla storia e dalle cause che l’hannogenerata. Il modello di Wiesel ha unagrande importanza pedagogica, inquanto educa gli ebrei e fornisce lorouna identità. La Shoah, secondoFackesiheim, è stata una esperienzatanto importante da imporre agliebrei un nuovo precetto, dopo i 613rivelati da Mosè sul Monte Sinai. LaShoah è un evento paradigmatico,ma non unico: va perciò interpretatodentro la storia paragonandolo adaltri eventi simili per cogliere l’ele-mento di regolarità che governa lastoria, per cui diventa possibile ilripetersi di alcuni fatti tragici. Lamaggioranze degli ebrei pensa allaShoah come ad un avvenimento distretta pertinenza ebraica, senza farei conti con il fatto che almeno unmilione di persone non ebree sonomorti nei campi di sterminio.L’appropriazione della memoria daparte ebraica evidenzia che mentrefino agli anni Settanta ebrei e depor-tati politici commemoravano insiemela deportazione, oggi la giornatadella Memoria è diventata una gior-nata della memoria ebraica dellaShoah.Gli interventi sono stati moderati dal-l’avv. Merigo Festa.L’incontro dibattito è stato coordinatodalle prof.sse Annarita Tomeo eFilomena Formica, docenti pressol’istituto “Fortunato” e dall’avv.Carmelina Ausilio., socia del Lionsclub Avellino Host.

di Alfonsod'Andrea

Avellino - Convegno dibattito organizzato dall’Istituto Tecnico “Giustino Fortunato”

Nubicuculia, la città ideale

Aristofane 2500 anni fa scrisse “Gli uccelli” unacommedia che mantiene ancora oggi, anzi

soprattutto oggi, una modernità di contenuti ed unapresa emotiva sugli spettatori davvero sorprendente.Tra l’altro, la rappresentazione scenica non è agevole,poiché l’intera narrazione si svolge in una città ideale,Nubicuculia, la città degli uccelli, da cui dovrebberoessere bandite tutte contraddizioni e le ingiustizie del-l’antica Atene. Sono riusciti in maniera egregia a portare sul palco-scenico questa satira gli alunni maturandi del LiceoClassico annesso al Convitto Nazionale. Sotto laguida esperta del duo Salvatore, Lucio Mazza e lasupervisione culturale della professoressa GiuseppinaSatalino, i novelli attori si sono avvicendati nelle variescene con una sensibilità e compartecipazione daveterani della recitazione.

Intorno al primo attore, Giardullo Gerardo (quasi surreale nell’interpretare il ruolo di Pistetero) ed alla sua “spal-la” comicissima di Domenico Matarazzo (nel ruolo di Evelpide) ha volteggiato il coro degli uccelli, sotto formadi leggiadre fanciulle svolazzanti ed eteree, ma pronte a tirar fuori gli artigli per cacciare via dalla città i variintrusi (i politicanti, gli artisti prezzolati, gli affaristi, gli dei pagani – macchiette dei vizi umani ecc). Perfetta la scenografia: alle spalle degli attori venivano proiettate immagini di anatre in volo, mentre migrava-no verso i paesi più caldi… il tutto sottolineato da un sottofondo musicale di foggia antica ma conritmi moderni.Sarebbe davvero difficile citare tutti i diversi attori (ben 20), che hanno onorato con la loto performance un’an-tica e gloriosa istituzione scolastica e culturale come quella del “Colletta”.Guardandomi in giro, ho notato qualche occhio lucido tra i numerosi spettatori: credo che un po’ tutti abbiamorivisto i nostri ultimi mesi prima del fatidico esame di maturità (il liceo classico fu a lungo ospite delle sale delConvitto). Certo il tempo passa veloce e la falce di Saturno non cessa di mietere ma proprio di fronte alla crea-tività di questi valorosi alunni – attori si ricollegano le generazioni tra loro, in nome dei valori comuni della seriae responsabile formazione della personalità. Uscendo dal viale del convitto, ammantato di fiori ci siamo imbattuti nella solita babele dei manifesti elettora-li con slogans fasulli e talvolta ridicoli. Credo che ognuno di noi abbia guardato in alto, alla ricerca tra le costel-lazioni di Nubicuculia, la città ideale, dove l’affarista viene arrestato, il politicante beffeggiato, e i pennivendo-li, servi del potere, spiumati e coperti di pece.

Amleto Tino

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SHOAH, IERI E OGGI

12 20 marzo 2010 Il PonteIl Ponte

LA SETTIMANA in... breve

di Antonio Iannaccone

Lunedì 8 marzoAVELLINO – Nuovi disagi in vista per tutti gliautomobilisti avellinesi. A partire da martedì 16marzo, infatti, sarà effettuato un intervento dimessa in sicurezza dei platani in Viale Italia. Di

conseguenza, fino al termine dei lavori (la cui durata dipen-derà dalle condizioni meteorologiche), le vetture non potran-no circolare o sostare in quella zona nella fascia oraria com-presa tra le 9 e le 17.

Martedì 9 marzoPRATOLA SERRA – Si riaccendono i riflettori sulla tradizionepratolana. Dopo ben dieci anni di assenza, la compagnia tea-trale “Carmine Marano” ha deciso di riproporre la passione diGesù Cristo nella Settimana Santa. Per allestire l’edizione del2010 hanno collaborato, negli ultimi sette mesi, circa centopersone tra attori, figuranti e tecnici. Si prevedono forti inno-vazioni dal punto di vista narrativo e scenografico.

Mercoledì 10 marzoMERCOGLIANO – Due uomini, il 50enne F. G. e il 48enne F.V., titolari di un esercizio commerciale nel piccolo comune irpi-no, sono finiti agli arresti domiciliari perché gravemente indi-ziati del reato di usura: prestavano denaro pretendendo untasso d’interesse pari al 200%.AVELLINO– Adolescenti in fermento per l’arrivo in città (pre-visto per l’immediato inizio della primavera) di GabrieleManzo, ex ballerino dell’ormai noto talent show “Amici diMaria De Filippi”. Presso la sede dell’associazione“Vernicefresca”, sita in corso Umberto I, Manzo incontrerà ipropri fan nell’ambito di uno stage di Hip Hop. L’evento èaperto a tutti gli interessati.

Giovedì 11 marzoAVELLINO – Fiamme in pieno centro. I vigili del fuoco sonodovuti intervenire in un garage di vicolo Conservatorio (allespalle dell’Ente Provincia), dove un incendio ha danneggiatodiverse vetture, provocando anche una crisi respiratoria ad unbambino. Fortunatamente le sue condizioni non destano alcu-na preoccupazione.

Venerdì 12 marzoAVELLINO – Grande successo per il convegno dal titolo“Rifiuti: problema o risorsa?”, organizzato dal settimanale “IlPonte” e svoltosi presso il Salone del circolo della stampa,all’interno del palazzo della Prefettura di Avellino. Un incontroal quale hanno partecipato in tanti e che, soprattutto, ha rap-presentato una proposta concreta per liberare il nostro terri-torio dalla spazzatura, creando anche sviluppo e nuovaoccupazione.

ATRIPALDA – Clara Curto è il nuovo segretario comunale. Ildecreto di nomina, con durata biennale, è stato firmato dalsindaco Aldo Laurenzano. La Curto succede ad Antonio Fraire,che si è trasferito ad Avezzano due settimane fa.

Sabato 13 marzoAVELLINO – Cresce l’attesa in città per il concerto di SergioCammariere. Il cantante si esibirà nella splendida cornice delteatro “Carlo Gesualdo”, a partire dalle ore 21 di martedì 16marzo. Avellino si prepara così a vivere un nuovo, esaltanteappuntamento con la grande musica italiana.

Domenica 14 marzoFERRARA – La Scandone, quando non gioca alPaladelmauro, è come se non ci fosse. Il team di Pancotto,infatti, ha rimediato una nuova sconfitta esterna, stavolta sulparquet della Carife Ferrara. I padroni di casa si sono imposticon un punteggio rotondo (78 a 63), al termine di un matchin cui, tra le fila biancoverdi, vanno messi in risalto soltanto i14 punti di Troutman.CAMPANIA – Spaventano, e non poco, i dati raccolti nel2009 dall’Agenzia delle entrate. Dagli oltre 5mila controllieffettuati nella sola provincia avellinese, infatti, sono emersioltre cento milioni di imposte evase. Se si considera, poi, l’in-tera regione Campania, allora la cifra cresce fino a raggiunge-re addirittura i due miliardi di euro.

Presso l’Istituto Tecnico Commerciale“Luigi Amabile” di Avellino, è inizia-

to per 25 alunni, un corso gratuito diStenotipia multimediale. Un proget-to nuovo per i giovani studentiorientati nel futuro mondo lavorati-vo. Una proposta innovativa inseritanel POF. Questa figura professionaleè molto ricercata in vari settori, mapochi conoscono le competenze perpoterla adoperare. La Stenotipia uti-lizza una speciale macchina silenzio-sa: la Stenotype Italia di Firenze. Latastiera, composta da 23 tasti, usataanche dalla RAI per la sottotitolazio-ne dei programmi televisivi alla pag.777 del televideo, nei Tribunali, ecc.viene applicato anche in teleconfe-renze e invio dei testi on-line. È unmetodo di scrittura veloce, interatti-vo, che permette di parlare e scrive-re e subito stampare il discorso intempo reale. Un corso di competen-ze e di nuove conoscenze per glialunni, futuri ragionieri, che cono-sceranno questa nuova disciplina. Lanovità scolastica è stata validamen-te sostenuta dalla DirigenteScolastica Nicolina Silvana Agnes edagli Organi Collegiali. Un POFmoderno, che riflette le esigenze delnuovo sapere visto le indicazioni checon i nuovi linguaggi multimediali,

sollecitate dalle nuove professioni.L’Istituto Amabile si presenta conuna veste attuale, una scuola per losviluppo, quindi, orientata a rispon-dere razionalmente al mercato terri-toriale. L’Istituto si avvale della col-laborazione di una esperta nel setto-re, Elvira Crosta, abilitata verso laStenotype di Firenze. Il referente delcorso, Prof. Enrico Petruzzo, ordina-rio-socio dell’Accademia Italianadella multimedialità della scrittura“G. Aliprandi” di Firenze, dichiara:“La Stenotipia coniuga un alto valo-

re formativo, come linguistica appli-cata alla multimedialità di scritturache contribuisce al corretto uso dellalingua ed all’approfondimento deilinguaggi e strategie in generale,alla capacità di corrispondere alleesigenze di speranza di lavoro per igiovani. Un corso di base, quindi, diprofessionalità in fieri cui attingereper soddisfare le richieste emergen-ti di una società in continua evolu-zione.”

Studenti orientati sul futuro con un POF unico in Campania

UN CORSO MOLTO... “AMABILE”

Spazio Giovani a cura di Eleonora Davide

A16 anni una delle domande più fre-quenti che ci viene posta è “che lavo-

ro vorresti fare da grande?”. Normalmente rimango un po’ in silenzio,pensieroso, poi esordisco sempre con“boh… non lo so…”. La domanda fa riflet-tere su tante situazioni: la classe operaiacol fiato sospeso per la cassa integrazio-ne, con le rate dei mutui… con un lavorosempre più precario ed incerto. In con-trapposizione c’è chi dai vertici fa “manbassa”, conti con tanti zeri, all’estero, manon da meno anche loro, per motivi

opposti, col fiato sospeso. Tra queste duefacce della medaglia c’è una terza, il cosìdetto “popolo statale”: lavoro sicuro, sti-pendio certo a fine mese, malattie e feriepagate. Anelata meta di molti; pocoimporta se bisogna rinunciare a qualco-sa… a volte rinunciare ai sogni. Spesso èda questi che si sente dire con vocespenta “da ragazzo avrei volutofare…ma poi…”.E come dimenticarsi del mestiere dell’

“arte dell’arrangiarsi” vero e proprio lavo-ro i cui contorni sono lievemente sfuma-

ti, dove tutto è sul vago, dove oggi c’è,con connotazione ben definita e domanichissà. Se domandi come e perché tisenti rispondere “c’amma fà signù…nuiamm’ campà”.Piacevole, però, è soffermarsi a osserva-re e riflettere su tutte quelle persone chesvolgono il proprio mestiere non solo conzelo ma con passione. Come un medicoquando corre con premura da un pazien-te; o un insegnante che amorevolmenteistruisce i suoi allievi; o anche un mecca-nico che sa parlare col motore in una lin-gua che solo lui conosce; o un architettoche sa dar forma e colore a una fantasio-sa idea; o un contadino che al tramontoaccarezza delicatamente, con vigorosemani callose, un tenero virgulto riponen-dovi cura e passione; o una semplicecasalinga, silenziosa lavoratrice tra muradomestiche, non vista, ignorata, spessonon riconosciuta.Il lavoro, qualsiasi esso sia, nobilita sem-pre l’uomo e lo eleva di grado morale sefatto con gioia,con amore e onestà.L’uomo che sa godere del proprio lavoroed in esso gioire è un uomo felice.

Antonio Del Vecchio e Giulia Nappi

Una visuale diversa su uno dei temi più attuali e importanti che si pongono quotidia-namente all’attenzione. Sono Antonio e Giulia questa settimana a raccontarci il loropunto di vista sul lavoro, in modo concreto, reale e pieno di speranza. Quello che vor-remmo vedere sempre nei nostri ragazzi, ma anche nei nostri coetanei.

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Stenotipia, 23 tasti per scrivere tutto e subito

1320 marzo 2010Il PonteIl Ponte

Cultura, Arte & Spettacoli

Jacopo Ricciardi: “Il macaco”

La poesia di JacopoRicciardi sottende il

vissuto e ricrea ciò chenon si vede in superfi-cie. Infatti la poesiaparte sempre da una

musica interna perché comeaffermava Pasternàk: “l’armoniadel verso non nasce dall’euforia,ma dal risuonare dei significati”.In questa raccolta la poesiaviaggia come una scheggia -“un’energia potente e primige-nia, capace di osservare ilmondo con l’incanto di unosguardo puro, che sembraappena nato” – con una tecnicacostruttiva che assorbe il versocon forza, energia e slanci,offrendo al lettore la raffigurazio-ne e la storia di un percorso riccodi riflessioni e slanci. Il discorsointerno in questo poemetto haun ritmo sequenziale, con unapresenza segreta, fondamentaleper capire ed aprire le porte delmondo. Il corpo umano canta isuoi ricordi, con uno sguardoaurorale sulla pagina, come seogni cosa fosse ancora da sve-stire. Le reminiscenze lascianotracce ancora da scoprire, comeun focolare sempre alimentatodalla fiamma di un legno acceso.La compattezza dei versi èbreve ed essenziale - “ resto qui/tra i fogliami a guardare/ la feli-cità/ formarsi/disfarsi/ formarsi/disfarsi”- per appendere con ichiodi del divenire una luce chearriva all’improvviso. Le lacrimedormono negli occhi e il respirocancella i luoghi e la stagione,infatti, scrive il Nostro: “ha i mieiocchi / ora/ -cosa scelgo?-/anche lui morde la primavera sulfoglio/ - prende il libro tra le suemani?/ frana il mare/ sotto alpensiero/ oggi”.

LLOO SSCCAAFFFFAALLEE LLEETTTTEERRAARRIIOO di Antonietta Gnerre

ROSA MONTI E LA SEMPLICITA’DI VIVERE L’ARTE

Semplicità e arte si sposano perfettamente nell’opera di RosaMonti, in un connubio che restituisce, attraverso le raffigurazio-

ni pittoriche dell’artista ischitana, tutta l’armonia di un animo sere-no che si guarda intorno e parla attraverso i colori. “E’ tutto inizia-to per caso – ci racconta la pittrice che ha vissuto quasi sempre inSvizzera – perché mio fratello nel 1962 mi ha regalato una tela e

dei colori, sfidandomi a scoprire le mie capacità pittoriche. Siccomeavevo tempo, perché immobilizzata temporaneamente da una

malattia che mi aveva allontanato dall’insegnamento per quell’anno, ho dipintoper gioco un vaso di fiori. L’ho fatto con le mani, era la prima cosa che mi venivain mente e poi erano lo strumento più facile da usare. Con le mie dita detti formaa ciò che vedevo e non pensai di sciogliere i colori, operai così a crudo”. Il giocoperò è divenuto la sua passione, che l’ha portata ad esporre a Manhattan perl’Artexpo95 e a classificarsi al primo posto al concorso internazionale di pittura al“Big Sight Haruni” di Tokyo nel 1998 e, ancora, a vincere il premio “Tibaud-LaBelle Epoque” a Parigi nel 1999. Una pas-sione che è diventata la sua vita, che le hafatto sperimentare diverse vie espressivetutte legate, però, alla tecnica delle mani odella spatola, con un rifiuto categorico per ilpennello, ma anche la presenza in cataloghidi prestigio come quello di Arte modernadella Mondadori nel 1987; l’interesse di cri-tici d’arte del calibro di De Bono, Ciatto,Battaglia, Moresi, Gianninazzi; la presenzain riviste d’arte. Un trionfo di colori dominatutta la storia artistica di Rosa Monti, pas-sando dalla rappresentazione figurativadella realtà all’astrattismo, attraverso i sug-gerimenti offerti dalla natura. Quando si racconta la donna è ancora sorpresa dal-l’inatteso successo che ha accompagnato la sua produzione artistica, che è istin-to e ispirazione, gioia di vivere e di immergersi in quei momenti assoluti d’arte chela isolano completamente, finché vi è impegnata, da tutto il resto. Nessun tor-mento, dunque, per la solare pittrice, che vede anche nelle scie lasciate da unalumaca le tracce di un disegno, di una storia da narrare con i colori, come fareb-be un bambino rapito dalle nuvole che si spostano impercettibilmente nel cieloazzurro, trovando nelle loro forme le figure della sua fantasia. Rosa Monti appa-re, così, stupita dall’energia che ella stessa imprime nella tela, rendendola viva.Per la Monti “L’arte è vedere e godere di tutto ciò che è bello” mentre la vita “èun dono, un viaggio che ci è stato regalato. Spetta a noi – afferma – mettere afrutto i talenti che abbiamo ricevuto da Dio per vivere la natura, gli altri e noi stes-si nella pace e nell’amore”. La quasi ottantenne artista ha ritrovato l’amore unanno e mezzo fa, sposando in seconde nozze Mario Cappuccio, poeta che haimmortalato nei versi il loro incontro, il loro amore: “Ti ho seguita e nella tua sem-plicità/ ho capito che l’amore/ è grande quanto il cielo e tu/ in questo momentosei il mio cielo/ perché mi fai respirare/ l’azzurro nell’eco dell’eternità”. Una vitatutta da vivere nel connubio dell’arte, che nei giorni scorsi è stata in mostra aMonteforte, paese che la coppia ha scelto come residenza.

Sabato 20 marzo, alle ore 18.00, presso ilCastello “d’Aquino” di Grottaminarda, si terràla presentazione della rivista “Poesia meridia-na” 1 (edito dalla Delta 3 del dinamico edito-re Silvio Sallicandro), cui prenderanno partele seguenti autorità:

Saluti:Giovanni Ianniciello, Sindaco diGrottaminardaRosaria Bruno, Presidente ConsiglioAmministrazione comunale di GrottaminardaIntervengonoMichele Miscia, Direttore editoriale Delta 3edizioniAngelo Cobino, Dirigente scolastico ScuolaSecondaria di I grado di GorttaminardaNicola Prebenna, Poeta e criticoAlessandro Di Napoli, Poeta e criticoGiuseppe Iuliano, Direttore responsabi-le della rivista Paolo Saggese, Direttoreeditoriale La rivista, particolarmente corposa, è cosìstrutturata: dopo gli editoriali di PaoloSaggese e Giuseppe Iuliano, seguono i saggi sullapoesia del Sud e del Mediterraneo di GiuseppeLiuccio, Francesco D’Episcopo e Alfonso Nannariello,quindi uno speciale dedicato a Ugo Piscopo con saggidi Stefano Lanuzza, Carlo Di Lieto, Giovanni Airola,Angelo Mundula, Franco Trifuoggi, Aurelio Benevento,Mario Gabriele Giordano, Nicola Prebenna, AntoniettaGnerre, giudizi critici di Antonio La Penna, GiorgioBarberi Squarotti e Giovanni Polara, la sezioneMediterraneo e oltre con studi di Dora Garofalo, PaoloSaggese e Nicola Prebenna, la plaquette “Atlante pri-vato” di Sangiuliano con prefazioni di Gennaro

Savarese e Mario Lunetta, le poesie dalle Regioni(Campania: Raffaele Della Fera, Alessandro Di Napoli,Stelvio Di Spigno, Antonietta Gnerre, Teresa Romei;dal Lazio: Giuseppe Napolitano e Paolo Battista; dalMolise: Amerigo Iannacone; dalla Toscana: speciale acura di Giuseppe Panella sulla poesia toscana delNovecento con un saggio dello studioso e con poesiedi Rosalba De Filippis, Leandro Piantini, Mario Sodi,Giuseppe Panella e Liliana Ugolini), le recensioni diAlessandro Di Napoli all’antologia di Maffia eMezzasalma “È morto il Novecento? Rileggiamo ilsecolo” e agli “Indici” della rivista “Silarus” curata daAntonio Elefante.

“Poesia meridiana”

Dopo il successo dello scorso anno l'Oasi WWF "Lago diConza" sostiene nuovamente la campagna "Earth Hour"

promossan dal WWF Italia con una serata dedicata a Gufi e Civette.

di EleonoraDavide

Scheda dell’autore

Jacopo Ricciardi è nato a Roma nel 1976. E’ stato l’ideatore e ilcuratore del progetto culturale PlayOn per Aeroporti di Roma. Haideato la collana PlayOn dell’editore Scheiwiller. Ha pubblicato dueromanzi: Will ( Campanotto, 1997) e Amsterdam (gruppoEditoriale L’Espresso, 2008). Ha pubblicato otto libri di poesia:Intermezzo IV (Campanotto, 1998), Ataraxia ( Manni, 2000),Atòin (Campanotto, 2000), Scultura ( libro in collaborazione conlo scultore Teodosio Magnoni; Exit Edizioni, 2002), Poesia dellanon morte ( in collaborazione con lo scultore Nicola Carrino:Scheiwiller, 2003), Colosseo (Anterem Edizioni, 2004), Plastico (Il Melangolo, 2006), Scheggedellalba ( libro d’artista in collabora-zione con lo scultore Pietro Cascella; Centro Amici del libro,2008). Ha vinto il premio Under 25 San Vito al Tagliamento nel2000, il premio Lorenzo Montano per l’inedito nel 2004, il premiospeciale della giuria al Lerici Pea nel 2005 e il premio internazio-nale Città di Trieste nel 2007. Dal 2009 collabora con “IlMessaggero” in due rubriche a lui dedicate “ Passeggiate roma-ne” e “ Viaggio d’autore”.

14 20 marzo 2010 Il PonteIl Ponte

ECO FLASH NEWS

di Virginiano Spiniello

La provincializzazione dei rifuti e le eco balle di Fibe-Impregilo-FiatA detta di Walter Ganapini, ancora per poco Assessore regionale all’Ambiente,i problemi della provincializzazione non sono pochi (fonte Canale 9 on line).1) Ci sono due due miliardi di euro di debito. 2) L’evasione della tassa sui rifiu-ti in alcuni comuni arriva anche al 70%. 3) Le ecoballe ammassate nei Cdr“sono ormai ammassate e mummificate”. E’ escluso l’incenerimento adAcerra non tanto per ragioni “umanitarie” ma per il loro carico termico, cosìelevato da fondere l’impianto. C’è però, a suo dire, l’ossido combustione senza

fiamma. Una tecnologia italiana ad emissioni zero. Ma passeranno almeno tre anni e intanto achi resteranno le eco balle? Per chi non se lo ricordi la responsabile delle eco balle è Fibe colle-gata al gruppo Impregilo (quello del Ponte sullo Stretto). Capitani coraggiosi settentrionali chescendono sovente in prossimità dell’Africa accollandosi i rischi dell’intrapresa (a carico di tutti gliitaliani) ad esclusivo vantaggio delle sottosviluppate popolazioni meridionali. Ora bisogna asso-lutamente fare una parentesi. L’Impregilo è un gruppo strettamente legato alla Fiat. Nasce nel1989 da Fiat Impresit e Cogefar, poi ci sono state notevoli modifiche e partecipazioni, ma con-tinua ad essere legata alla Fiat, non dimentichiamo che Romiti era il penultimo amministratoredelegato. La stessa Mamma Fiat che si occupa dell’Irpinia da anni, amorevolmente accolta,rispettata, nello spirito di ossequio verso quei piemontesi che ci hanno sempre considerati figlie fratelli, loro pari insomma. In Irpinia la Fiat, nelle sue varie facce, per esempio l’FMA, di sicu-ro sarà ricordata. Intanto basta il lavoro della Fibe, una sua lontana parente a quanto pare, checi lascerà diverse tonnellate e tonnellate e tonnellate di balle ecologiche. O sono solo balle?

Trattamento biologico nelle “Linee di Piano 2010-2013 per laGestione dei Rifiuti Urbani” Nelle “Linee di Piano” regionali relative alla gestione dei Rifiuti Urbani, alla voceRiduzione del conferimento in discarica, compare ufficialmente la parolaTrattamento biologico. Nello specifico si parla di “impianti di trattamento mec-canico biologico in grado di ridurre sensibilmente la produzione di scarti appli-cando metodiche di rilavorazione dirette a rendere possibile un uso delle stes-se in edilizia o altri settori”. Può essere una buona notizia. Intanto la situazio-

ne degli impianti in Provincia di Avellino è la seguente: 36 isole ecologiche di cui 31 convenzio-nate con il CdC RAEE; 1 impianto di recupero (STIR, ex CDR) ubicato in Avellino, localitàPianodardine; 4 impianti di compostaggio di cui uno pubblico in Teora (per il quale è previstol’ampliamento) e 3 privati in Avellino, Bisaccia e Solofra; 1 impianto di selezione multi materia-le a Montella; 1 impianto per il trattamento dei RAEE certificato dal CdC RAEE; 5 piattaformeconvenzionate con il CONAI; una discarica a Savignano Irpino.

?

La Settimana Sociale dei CattoliciItaliani è un appuntamento fisso

della Chiesa cattolica italiana. Vi par-tecipano politici, vescovi, militanti edintellettuali del mondo cattolico che siriuniscono per discutere insieme suun tema comune. La Settimanasociale fu proposta dall'economistaGiuseppe Toniolo, protagonista delmovimento cattolico italiano tra XIXe XX secolo, con il motto: “Ispirarecristianamente la società”. La primaedizione si tenne dal 23 al 28 settem-bre 1907 a Pistoia. Erano gli anni delnon expedit, il divieto papale rivoltoai fedeli di partecipare alla politica. Lanuova iniziativa fu una reazione aqueste difficoltà. Nelle Settimanesociali si cercava di applicare la dot-trina sociale della Chiesa a temi con-creti come i contratti di lavoro e lacondizione delle popolazioni rurali. Inpreparazione alla 46ª SettimanaSociale, che si terrà a Reggio Calabriadal 14 al 17 ottobre 2010, si è svoltoil 27 febbraio 2010 a Pompei l’incon-tro delle Pastorali Giovanili Campanedal titolo “Dalla frammentarietà che

crea emergenza ad una comune pro-gettualità”- percorsi educativi per lepolitiche sociali dei giovani – organiz-zato dalla Conferenza EpiscopaleCampana e che ha visto la partecipa-zione degli animatori di comunità delProgetto Policoro e del segretario

della Pastorale Giovanile di Avellino.Sono intervenuti all’incontro il dottEdoardo Patriarca (segretario delComitato Scientifico e Organizzatoredelle Settimane Sociali dei cattoliciitaliani) e Don Domenico Beneventi(aiutante di studio del Servizio

Nazionale per la Pastorale Giovanile).L’iniziativa proposta è stata quella dimettere in gioco delle energie socia-li, capaci di modificare gli equilibri incui ci troviamo e generare più oppor-tunità per tutti. In primo luogo simette in luce la «capacità di lavoro edi impresa» presente nel Paese. Leregole e le opportunità del mercatodel lavoro, la necessità che le impre-se crescano di numero, dimensioni equalità si connette con le questioni diuna maggiore giustizia fiscale, di unamaggiore qualità e produttività dellaspesa pubblica (a partire dal settoredella spesa per la salute), dell’effi-cienza del mercato del credito, del-l’orientamento scolastico e della for-mazione professionale, del legametra dinamiche economiche e territoria interagire. Tra le questioni chestanno emergendo nel corso delcammino di discernimento verso legiornate di Reggio Calabria vi è poil’immigrazione, riconoscendo che«l’Italia è ormai tornata a essere unPaese etnicamente non omogeneo».Ciò si manifesta anche nella forma di

seri problemi, ma «è chiaro che que-sto processo arricchisce sotto svaria-ti profili il Paese, dotandolo di risorseche non produce e di cui ha bisognoper crescere».L’energia vitale è data anche dai gio-vani che studiano, che fanno ricerca,che lavorano, sebbene facciano faticaa esprimere le proprie potenzialitànella nostra società e contribuire albene comune, scontrandosi con unacarenza dell’istruzione, della forma-zione e delle opportunità di ricerca.Infine, è importante la partecipazionepolitica che spetta alla responsabilitàdi tutti e non solo dei professionisti,come ricorda la nozione di benecomune della Dottrina sociale dellaChiesa.Dopo alcune sollecitazioni sulle quat-tro tematiche proposte, i giovani pre-senti all’incontro si sono confrontatinon solo sulle difficoltà riscontrate sulproprio territorio nei vari ambiti diriflessione, ma anche sulle esperien-ze di “buone prassi” messe in attonelle varie diocesi.

Pompei - Verso la 46esima Settimana Sociale che si svolgerà a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre 2010

Terza stazione: Gesù cade sottola croce per la prima volta. Poi

cade ancora alla settima stazione;e, infine, una terza volta, alla nonastazione, poco prima di arrivare alGolgota. La tortura della flagella-zione e della coronazione di spineavevano sfinito il condannato.Poteva morire e tanti morivanosotto la croce. Gesù supplicava ilPadre di non farlo morire sotto lacroce, ma sopra la croce.Possiamo immaginare che siacaduto altre volte, ma il numerotre ci dice la perfezione ovvero lacompiutezza: solo dopo essercaduto tutte le volte possibili, sottoil legno pesante della croce, Gesùè pronto a morire sul legno eleva-to da terra della stessa croce.Dopo aver fatto sue tutte le debo-lezze e le sofferenze degli uomini;dopo essersi caricato di tutti i pec-cati del mondo; dopo aver man-

giato tutta la polvere della nostraumanità, è pronto a “consegnare”il suo spirito al Padre. Per nonlasciare nulla di non-salvato, quisulla terra, ha preso tutto con sé.Le cadute, sulla via del Calvario,allora, sono necessarie per rag-giungere la meta; e, allo stessomodo, il desiderio di arrivare sinoalla fine dà la forza per rialzarsi,ogni volta. Così la Via Crucis diven-ta metafora della vita del cristiano,in tutti i tempi e in tutti i luoghi. Lenostre “cadute”, sotto il peso delleoffese ricevute; delle ferite, picco-le o grandi, del nostro cuore; dellenostalgie di tempi migliori; dellesperanze deluse, fanno parte delcammino dell’uomo. Sembra pro-prio che il dolore, la sofferenza, lamorte siano una necessità ineludi-bile per la vita. Fin qui niente dinuovo, per il seguace di Cristo.«Gesù non ha inventato la croce:

l’ha trovata anche lui sul propriocammino, come ogni uomo. Lanovità che egli ha inventato è stataquella di mettere nella croce ungerme di amore» (C. M. Martini).Tre volte sotto la croce, per arriva-re a compiere il più grande attod’amore: “dare la vita per i propriamici”. Questo dà la forza a Gesù,per rialzarsi. E forse lo abbiamosperimentato anche noi, quando,per aiutare gli altri, abbiamo trova-to l’energia e il coraggio di rialzar-ci dalle nostre cadute. Se il nostrocammino è orientato all’amore,nessuna caduta sarà mortale;forse non sarà l’ultima, ma porte-rà sempre alla vita.Accogliamo così l’invito che il Papaha rivolto ai giovani di Madrid, con-segnando la croce, per la GiornataMondiale della Gioventù 2011:“Seguite le orme di Cristo! La vitaè un cammino, indubbiamente.

Non è però un cammino incerto esenza destinazione precisa, bensìconduce a Cristo, meta della vitaumana e della storia. Lungo que-sto cammino riuscirete a incontra-re Colui che, offrendo la propria

vita per amore, vi apre le portedella vita eterna”.

Tony LimongielloGioventù Francescana

Seguite le orme di Cristo!

UNA PARROCCHIA IN FESTA CON S.E. FRANCESCO MARINO

Una parrocchia in festa domenica 28 febbraioper il conferimento del ministero del lettora-

to a Enrico Russo. A Monteforte il vescovo diAvellino, S. E. Francesco Marino, ospite dellacomunità parrocchiale, ha sancito il primo passoverso l’ordinazione presbiterale del giovane mon-tefortese alla presenza del parroco mons.Antonio Testa, orgoglioso e commosso, delresponsabile dell’Ufficio Economato della diocesi,il montefortese don Modestino Limone, delresponsabile della formazione dei seminaristipresso l’Istituto di Posillipo, a Napoli, e di tantifedeli accorsi per celebrare insieme un momentoimportante della vita comunitaria. La corale

“Padre Antonio Gallo” diretta da Antonio Ercolino e quella guidata da Mario Sibilia, insieme al grup-po Scout, hanno animato la celebrazione liturgica testimoniando la presenza viva di una collabo-razione che si contraddistingue per continuità e dedizione. “E’ importante proprio oggi sottolinea-re il significato del servizio del sacerdote che una volta nutrito dalla parola, ne diffonde il significa-to e il messaggio a tutti i fedeli, ma anche la necessità per tutti di fare riferimento a due elemen-ti fondamentali: la preghiera e l’ascolto, due punti di forza del ministero sacerdotale, ma anchedella vita di ogni fedele. La preghiera, primo nutrimento di ogni cristiano, e l’apertura all’ascoltodella Parola, ma anche dell’altro, permettono di operare sia nell’ambito di uno specifico ministero,sia nel corso della vita di ognuno di noi per la costruzione di una società dell’amore. In questoperiodo di Quaresima è giusto riflettere anche sulla necessità di considerare la passione come pro-spettiva di una vita futura, quale mezzo di trasfigurazione, che renda raggiante il volto di chi crede”.Parole incisive e piene di spunti quelle che il Pastore ha donato all’assemblea prima di invocare labenedizione sul mandato che Enrico ha ricevuto, con l’augurio che il giovane possa essere mes-saggero di quell’Amore che ci ha generato. Quell’amore di cui è necessario nutrirsi per diventarea nostra volta amore. S.E.Marino non ha mancato di fare riferimento al mistero dell’Eucarestia, davivere come esperienza viva dell’amore di Dio nella donazione assoluta di se stessi, e al CongressoEucaristico che si terrà nella nostra diocesi tra il 25 aprile e il 2 maggio. Il giovane Enrico ha, alcuni anni fa, maturato la decisione di entrare in seminario per intraprende-re il cammino sacerdotale, dopo aver operato per anni nella chiesa del Purgatorio, nella parte altadel paese, affiancando il celebrante nel rito domenicale, con precisione e devozione, che rendeva-no manifesto un desiderio ancora inespresso. La gioia dell’intera comunità parrocchiale e l’orgo-glio dei suoi parenti e degli amici vengono coronati dalla letizia del suo sguardo di ragazzo umilee gentile, qualità che, unite alla sua fede, lasciano intuire il sacerdote che sarà un giorno.Ricordiamo che alcuni anni fa Monteforte è stata allietata dall’ordinazione del giovane e attivoMarcello Cannavale, che nell’occasione era presente tra i ministranti a condividere ilmomento di festa.

Eleonora Davide

INSIEME PER UNA COMUNE PROGETTUALITÀ

1520 marzo 2010Il PonteIl Ponte

Questa rubrica intendeoffrire una lettura quantomai ampia delle canzonipiù conosciute, più amate,più cantate o fischiettate.Ricerca, informazioni ecuriosità che proponiamoda veri appassionati dicanzoni, convinti comesiamo che non sempre …

sono solo canzonette.Richiedete notizie sulla vostra canzone,lasciando i vostri dati, all’indirizzo: [email protected]

(out here) On my ownSiamo nel 1963 quando una sedicenne dinome Lesley Gore esplode nelle classifichestatunitensi e inglesi con un pezzo intitola-to "It's my party", prodotto da QuincyJones. Tipico esempio di pop adolescen-ziale, arriverà anche in Italia col titolo "Lamia festa" per l'interpretazione di RichardAnthony. Sul finire del decennio, la Goreabbandona in parte l'attività di cantanteper dedicarsi soprattutto a quella di autricedi canzoni. Ma non le accade nulla di spe-ciale fino al 1980, anno in cui il fratelloMichael compone la colonna sonora delmusical "Fame" e le chiede di scrivere iltesto di una delle canzoni, "Out here onmy own". Nel film il pezzo é cantato edeseguito al pianoforte da Irene Cara cheveste i panni di un'allieva dell'accademia diNew York dove ragazzi di diverse prove-nienze ed estrazioni sociali, accomunatidalla sola ambizione di sfondare nelmondo dello spettacolo, si sottopongonoquotidianamente a dure lezioni di ballo,musica e recitazione. La storia e ipersonaggi sono stati, poi, ripresi da unaserie televisiva dallo stesso titolo. In ital-iano è diventata "Saranno famosi", cheha avuto un largo seguito. Irene Cara, adifferenza di molti altri componenti delcast originario, non ha preso parte allaserie TV. "Out here on my own" è il tipi-co pezzo da musical, con l'interprete cherivolge il pensiero ad un amore lontano ein esso trova la forza di lottare da sola perrealizzare i suoi sogni di successo e fama.Frasi più o meno scontate come quelle che

si ascoltano nel refrain (“quando sono giùe mi sento triste, chiudo gli occhi pensan-doti così posso stare con te”) acquistanomaggior vigore e credibilità grazie ad unavoce ricca di personalità come quella diIrene che, pur essendo molto giovane (hapoco più di vent'anni), vanta già una certaesperienza avendo inciso il suo primo LP asoli otto anni. Il pezzo, che ottiene unacandidatura agli Oscar come miglior can-zone tratta da un film, contribuisce a farlievitare ulteriormente le quotazioni del-l'artista newyorkese che comparirà tra lecandidate dei Grammy Awards, comemiglior nuova interprete e dei GoldenGlobe, come miglior attrice del genere"commedia e musical". Ma come è stataconosciuta la canzone dal pubblico nonstatunitense? Siamo nei primi mesi del1981. Il celebre musicista, arrangiatore eproduttore italo-americano Don Costaarriva nel nostro paese con la sua orches-tra per una serie di concerti dedicati alle

canzoni dei Beatles portandosi dietro lafiglia Nikka di soli nove anni. Per chi é nelgiro, non é un mistero che il padre stiafacendo di tutto per farla diventare unapiccola star della musica: la porta semprecon sé nei suoi studi di registrazione e la

fa cantare in pubblico non appena se nepresenti l'occasione. Cosa che avvienepuntualmente anche durante il concerto diMilano. Quella sera in sala ci sono TonyRenis, amico personale di Don Costa e ilmusicista e produttore Danny B. Besquet.Gli uomini giusti per un lancio in grandestile della bimba cantante. I due talentscout le procurano un contratto con laCGD e si mettono in cerca del pezzogiusto da farle cantare. E alla fine scelgo-no di riciclare un successo già collaudato:"Out here on my own", che in Italiaconoscono in pochi e che sembra avere igiusti requisiti per raggiungere un vastopubblico. Compresi, naturalmente, i bam-bini, divenuti ormai fondamentali per ilmercato dei dischi. Il singolo di NikkaCosta, prodotto da Renis e Besquet e leg-germente semplificato nel titolo (ora leprime due parole sono tra parentesi), escein primavera, corredato da un videoclipcon immagini nelle quali la piccola canta osi diverte tra mille giocattoli o con il suogattino. Nei mesi estivi il singolo, forteanche di una buona promozione televisi-va, balza in testa alla hit parade e cirimane per quattordici settimane. Roba dafare impallidire i Baglioni e i Battisti deitempi migliori. Come da copione, a Nikkaviene fatto incidere un intero album a suonome; gli arrangiamenti e la direzionesono, naturalmente, di Don Costa, chesuona anche la chitarra e compone unpaio di pezzi. Questi dischi non sono pub-blicati, però, negli Stati Uniti, dove la bam-bina rimane una illustre sconosciuta; incompenso, é famosissima in Sudamerica,dove può permettersi di aprire un concer-to dei Police a Santiago del Cile di frontea trecentomila persone. Nel 1983 Nikka perde il padre. Non sen-tiremo più parlare di lei fino al 1990, annoin cui, giunta ormai alle soglie della mag-giore età, ricompare a sorpresa al Festivaldi Sanremo per doppiare in inglese"Vattene amore". Oggi fa la cantantefunky-blues, la sua musica e la suavoce non sono niente male ma ilsuccesso, quello vero, non lo ha maipiù riacciuffato.

Una canzone…una storiaNulla come una canzone può ricordarti una storia, una persona,

un periodo della vita… Ognuno, nelle parole di una canzone,

ritrova un po' anche la sua storia.

di PellegrinoVillani

Qualche volta mi chiedo dove sono stata/ chi sono/ mi

arrangio/ è difficile credere di farcela da soli/

fuori da qui, per conto mio./ Stiamo sempre cercando

una nostra identità/ cercando sempre di raggiungere

quella stella nascente/ che mi guida lontano e brillan-

do mi porta a casa/ fuori da qui, per conto

mio./Quando sono giù e mi sento triste chiudo gli occhi

cosi posso essere con te/ Oh, baby sii forte per me,

baby appartieni a me/ aiutami ad attraversare questi

momenti/ aiutami ho bisogno di te

Fino a quando il sole del mattino non appare/ illumi-

nando tutte le mie paure/ asciugo le lacrime che non

ho mai mostrato/ fuori di qui, per conto mio/ ma

quando sono giù e mi sento triste chiudo gli occhi cosi

posso essere con te

Oh, baby sii forte per me, baby appartieni a me

aiutami ad attraversare questi momenti/ aiutami ho

bisogno di te

Qualche volta mi chiedo dove sono stata/ chi sono, mi

arrangio

Forse non vincerò, ma non posso essere lasciata fuori

di qui per conto mio

Il testo:

Sometimes I wonders where I've been

Who I am, do I fit in

Make belivin' is hard alone

Out here on my own

We're always provin' who we are

Always reachin' for that risin' star

To guide me far and shine me home,

Out here on my own.

When I'm down and feelin' blue

I close my eyes so I can be with you

Oh baby, be strong for me,

Baby, belong to me

Help me through, help me need you.

Until the morning sun appears

Making light of all my fears,

I dry the tears I've never shown

Out here on my own.

When I'm down and feelin' blue

I close my eyes so I can be with you

Oh baby, be strong for me,

Baby, belong to me

Help me through, help me need you.

Sometimes I wonders where I've been

Who I am, do I fit in.

I may not win but I can't be thrown,

Out here on my own, on my own

Lesley Gore

La squadra è viva, ora più che mai. Nelpieno rispetto delle leggi del biologo

Gregor Mendel, i giovani lupi dimostranodi aver ereditato dall’anziano padre, pur-troppo estinto, quella voglia di lottaresino all’ultimo che in passato ha regalatoforti emozioni a tutti i tifosi irpini. Le quattro vittorie conquistate dalla for-mazione di Marra, negli ultimi cinqueincontri di campionato, costituiscono unchiaro messaggio da inviare alla concor-renza: nella corsa ai playoff ci sonoanche i colori biancoverdi. Certo, leambizioni iniziali della dirigenza eranoben diverse, ma i tanti, troppi puntilasciati per strada non consentonoattualmente di sperare in qual-cosa di più. Il felice momento della squadra puòessere, però, un’occasione per analizza-re in modo sereno e obiettivo il cammi-no tracciato dall’Avellino.12 in questiprimi mesi di vita, cercando di prenderein considerazione le molteplici ed etero-genee facce di una medaglia che dovràtornare a splendere quanto prima.LA SOCIETA’. E’ inutile negarlo: daRodomonti a Taccone, da Contino aDionisio, tutti hanno commesso deglierrori. Se il grande Avellino, che avrebbedovuto ammazzare il campionato, oggi siritrova a rincorrere un misero posto neglispareggi promozione, la colpa è innanzi-tutto di chi questo gruppo l’ha allestito. Ma se il piatto degli errori pesa, dall’altraparte della bilancia non è da meno quel-lo degli alibi. Costruire una squadra inpochi giorni non è certo semplice, soprat-tutto per una società appena nata dalgrembo di un’estate bollente, che ci ha

visti scomparire dal calcio che conta. Igiocatori, comunque, sono arrivati: unmix di atleti giovani ed esperti che avreb-be dovuto garantire il salto di categoriasenza grossi problemi. E invece qualcosaè andato storto. Ma chi poteva immagi-nare che calciatori del calibro di Tisci e DeRosa non riuscissero ad esprimersi almeglio in un campionato di quantitàcome la serie D? Chi s’aspettava chel’esperto tecnico D’Arrigo non fosse capa-ce di trasformare in vittorie i numerosisegni X dell’Avellino? Senza dimenticareil lungo infortunio che ha interessatoPuleo a partire dalla gara con il Sapri.Ostacoli che, onestamente, nessunoavrebbe potuto prevedere.C’è chi, va sans dire, continua a puntareil dito contro i dirigenti irpini per la vicen-da Biancolino. Non bisogna però dimen-ticare che il reparto avanzato dei lupi (ilmigliore del girone) annovera un bomberdi razza come Gaetano Romano, affian-cato da Majella e Biancone (che in untorneo di quinta serie possono sicura-mente ben figurare). Qualcun altro inve-ce rimprovera l’attuale proprietà per averrilevato l’Avellino solo dopo il fallimento.Ma, da che mondo è mondo, quando uncavallo di razza è gravemente malato, losi abbatte per non farlo soffrire più inve-ce di prolungarne l’agonia spendendosoldi per delle inutili medicine.Soprattutto se quei soldi in tascanon ci sono.LA SQUADRA. Ad inizio campionato èstata senza dubbio sopravvalutata ma,alla luce delle mille sorprese che questogirone ci regala ogni domenica (bastipensare agli inattesi capitomboli in cui

spesso incappano le squadre d’alta clas-sifica), l’Avellino avrebbe potuto lottaretranquillamente per il primato se soloavesse sprecato di meno nelle gare casa-linghe e se avesse potuto contare su diun portiere e dei terzini degni diquesti ruoli. Con Marra, però, la squadra sembra averfinalmente recuperato l’umiltà di cuinecessitava, nella speranza di poter tim-brare a fine stagione il biglietto per i pla-yoff. Certo, magari gli spareggi non ser-viranno a nulla, ma le piccole soddisfa-zioni sono spesso alla base delle grandiconquiste. Come a dire: cominciamo aqualificarci, poi si vedrà.LO STADIO. E’ l’argomento più discus-so dal popolo biancoverde. Con i Pugliesese ne parlava in merito alla querelle perla gestione dell’impianto tra Comune eSocietà; oggi se ne parla perché ilPartenio, a detta di molti, sarebbe ina-

datto ad ospitare le gare internedell’Avellino.12. Il motivo? Stadio gran-de, spettatori pochi, gli avversari siesaltano e vincono le partite.Ma davvero siamo così ingenui da pen-sare che basterebbe uno stadio piccolo egremito per farci ottenere i tre punti nellegare interne? Se le cose stessero in que-sta maniera, se davvero lo stadio fossecosì importante, l’Avellino non sarebbemai riuscito ad espugnare (in molti casicon irrisoria facilità) i campi - trappola diMazara, Sapri, Lamezia, Castrovillari eModica. Insomma, se i lupi hanno vintoin trasferta perché sono stati più fortidegli avversari, allora possono vincereanche in casa, senza doversi trasferire arione San Tommaso. E’ vero, finora cisono riusciti poche volte, e i motivi allabase di questo disastro casalingo restanooscuri (lo stesso Marra ha dichiarato,dopo lo stop con la Viribus, di non riusci-

re a capire cosa scatti nella mente deipropri uomini). Sta di fatto, comunque,che se l’Avellino deve ben figurare anchead Avellino, è innanzitutto compito deitifosi aiutarlo e sostenerlo anzichédisertare.LA PIAZZA. La dicotomia è ormai nota:vecchia e nuova guardia. Da una partec’è chi resterà per sempre ancorato al1912 e dall’altra chi guarda avanti indirezione di una squadra nuova e volen-terosa. E’ ovvio che entrambe le posizioni meri-tano rispetto. Personalmente, però, fareipendere l’ago della bilancia in favoredella seconda. Perché nel cuore di queipochi supporters che continuano adandare allo stadio, la ferita per la scom-parsa del glorioso Us Avellino 1912 nonè meno profonda delle altre. Ma la vitacontinua. Qui non si tratta di passare dalMilan all’Inter oppure dalla Roma allaLazio. Si tratta, piuttosto, di conservarele belle pagine di calcio che il vecchio lupoha saputo regalarci, nella speranza dipoterne scrivere di nuove con una squa-dra giovane, che indossa comunque lamaglia biancoverde e che chiede soltan-to di essere amata e sostenuta, soprat-tutto ora che è tra i dilettanti. Qualcuno pensa di non poter andare allostadio perché si sentirebbe male nelvedere l’Avellino relegato in quinta serie?Bè questa persona sappia che se milletifosi riescono ancora a vedere gli incon-tri dei lupi, allora possono farlo tutti.Basta volerlo. Certo, la partita Iva èormai un’altra, ma poco importa. A noiinteressa semplicemente la partita.

Antonio Iannaccone

L’AVELLINO HA BISOGNO DI AVELLINO

Le quattro vittorie conquistate dalla formazione di Marra, negli ultimi cinque incontri di campionato, costituiscono un chiaro messaggio da inviare alla concorrenza: nella corsa ai playoff ci sono anche i colori biancoverdi.

16 20 marzo 2010 Il PonteIl PonteEcclesia

Santa Caterina di Svezia, Religiosa

24 marzo

1331 - 24 marzo 1381

Etimologia: Caterina = donna pura, dal greco

Martirologio Romano: A Vadstena in Svezia, santa Caterina, vergine:figlia di santa Brigida, data alle nozze contro il suo volere, conservò, dicomune accordo con il marito, la sua verginità e, dopo la morte di lui, con-dusse una vita pia; pellegrina a Roma e in Terra Santa, trasferì le reliquiedella madre in Svezia e le ripose nel monastero di Vadstena, dove ellastessa vestì l’abito monacale.

Catarina Ulfsdotter, meglio conosciuta col nome di Caterina di Svezia, erala secondogenita degli otto figli di S. Brigida, la grande mistica svedeseche molta influenza ebbe nella storia, nella vita e nella letteratura del suoPaese, assai più della regale compatriota Cristina, che riempì delle suestranezze le cronache mondane della Roma rinascimentale. Anche Brigidae la figlia Caterina legarono il loro nome alla città di Roma, ma con benaltri meriti.Caterina, nata nel 1331, in giovanissima età si era maritata con EdgarvonKyren, nobile di discendenza e soprattutto di sentimenti, poiché acconsen-tì al desiderio della giovane e graziosa consorte di osservare il voto di con-tinenza, anzi, con commovente emulazione nella pratica della cristianavirtù della castità, si legò egli stesso a questo voto. Caterina, non certoper rendere più agevole l'osservanza del voto, all'età di diciannove anniraggiunse la madre a Roma, in occasione della celebrazione dell'Annosanto. Qui la giovane apprese la notizia della morte del marito.Da questo momento la vita delle due straordinarie sante scorre sullo stes-so binario: la figlia partecipa con totale dedizione all'intensa attività reli-giosa di S. Brigida. Questa aveva creato in Svezia una comunità di tipocenobitico, nella cittadina di Vadstena, per accogliervi in separati conven-ti di clausura uomini e donne sotto una regola di vita religiosa ispirata almodello del mistico S. Bernardo di Chiaravalle. Durante il periodo romanoche si protrasse fino alla morte di S. Brigida, il 23 luglio 1373, Caterina fucostantemente accanto alla madre, nei lunghi pellegrinaggi intrapresi,spesso tra gravi pericoli, dai quali le due sante non sarebbero uscite inden-ni senza un intervento soprannaturale.S.Caterina viene spesso rappresentata accanto a un cervo, che, secondola leggenda, più volte sarebbe comparso misteriosamente per trarla insalvo. Riportata in patria la salma della madre, nel 1375 Caterina entrò nelmonastero di Vadstena, di cui venne eletta badessa, nel 1380. Era rientrata allora da Roma da un secondo soggiorno di cinque anni, perseguire da vicino il processo di beatificazione della madre, che si conclusepositivamente nel 1391. A Roma, narra una tradizione leggendaria, Caterina avrebbe prodigiosa-mente salvato la città dalla piena del Tevere, che aveva già abbattuto gliargini. L'episodio è raffigurato in un dipinto conservato nella cappella a lei dedi-cata nell'abitazione di piazza Farnese. Papa Innocenzo VIII ne permise lasolenne traslazione delle reliquie; ma sarà l'unanime e universale devozio-ne popolare a decretarle il titolo di santa e a festeggiarla nel giorno anni-versario della morte, avvenuta il 24 marzo 1381.

fonte:www.santiebeati.it

21 Domenica V di Quaresima

22 Lunedì S. Lea

23 Martedì S. Turibio

24 Mercoledì S. Caterina

25 Giovedì S. Isacco

26 Venerdì S. Emanuele

27 Sabato S. Ruperto

La settimana

IL SANTO

Numeri utiliEmergenza Sanitaria 118Vigili del fuoco 115Carabinieri 112Polizia 113Guardia di Finanza 117Guardia medica Avellino 0825292013/0825292015Ariano Irpino 0825871583Segnalazione GuastiEnel 8003500Alto Calore Servizi 3486928956Sidigas Avellino 082539019Ariano Irpino 0825445544Napoletana Gas 80055300

Farmacie di Turnocittà di Avellino

dal 22 al 29 marzo 2010servizio notturnoFarmacia Coppolino

Viale Italiaservizio continuativo

Farmacia SicaCorso Vittorio Emanuele

sabato pomeriggio e festiviFarmacia Autolino

Via Amabile

il ponteSettimanale cattolico dell’Irpinia associato alla Fisc

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IL LEGAME TRA SAN GIUSEPPE

MOSCATI E IL SACERDOZIO

L’Anno sacerdotale indetto da S. Santità Papa Benedetto XVI ci offre l’opportuni-tà per riflettere su un altro aspetto della vita di S.Giuseppe Moscati: la sua

devozione verso il ministero sacerdotale. Abbiamo già potuto appurare la devozione del Santo nei confronti del SS.Sacramento (si legga l’articolo pubblicato su “Il Ponte” del 26 Novembre 2009).Ciconcentreremo ora sul legame tra il Moscati e il sacerdote che partecipa, grazie alproprio servizio ministeriale, al memoriale della passione e morte di N.S. GesùCristo durante la S. Messa.In una lettera scritta dal Santo al Prof. Nastri leggiamo:“Ma è indubitato che la vera perfezione non può trovarsi se non estraniandosi dallecose del mondo, servendo Iddio con un continuo amore, e servendo le anime deipropri fratelli, con la preghiera, con l’esempio, per un grande scopo,per l’unicoscopo che è la loro salvezza eterna”.Il Sacerdote , secondo S. Giuseppe Moscati, era importante quanto il medico. Mons. Ercolano Marini, già Arcivescovo di Amalfi, nella biografia dedicata al Santoricorda che “un povero giovane lo supplicava un giorno di andare a vedere il babboche versava in gravi condizioni. Egli, informatosi dello stato dell’infermodisse:<<Per carità,andate in cerca del medico del corpo? Vostro padre ha bisognocon più urgenza del medico dell’anima, il Sacerdote….il Sacerdote non spaventa gliammalati, è il loro migliore amico perché porta Gesù Cristo. Io verrò, ma al mioarrivo voglio sapere che vostro padre ha già visto il prete>>. Sicchè il povero gio-vane dovette rinunziare ai suoi sciocchi pregiudizi contro l’influenza del sacerdotesui malati, e promettere di seguire il consiglio del professore”.La medicina del corpo per S. Giuseppe Moscati era strettamente legata, se nonsubordinata a quella dell’anima. Nel portare rispetto nei confronti della figura delsacerdote il Santo manifestava il suo legame con la Chiesa intera, Corpo mistico diCristo, nonché la consapevolezza che solo Dio è il Primo e infallibile medico delleanime e dei corpi. Come ricorda il Sacerdote Gabriele Esposito “durante la cura mivisitò…..venendo perfino una sera a tarda ora qui in casa mia, confortandomi fra-ternamente e sempre, ad onta delle mie insistenze senza voler accettare compen-so alcuno”.La devozione del Moscati verso i “prediletti” del Signore non si limitava all’ambitosacerdotale ma si estendeva a tutti gli ambiti della vita consacrata, anche agliuomini e alle donne che avevano deciso di abbracciare la vita claustrale. Un padrefrancescano, infatti sottolinea che “ ai giovani religiosi malati, non solo sapevadare consigli opportuni, rispondenti alla loro vocazione, ma sapeva far risplenderedinanzi ai loro occhi tutta la bellezza della vita religiosa ed il valore della pietra pre-ziosa che si possiede per cui è necessario sacrificare ogni cosa pur di conservarla”. Degno di nota è il conforto che il Moscati diede ad un giovane novizio in crisi spi-rituale attraverso le parole del “De Imitatione Christi”, un testo di autore scono-sciuto ma assai diffuso nel panorama della letteratura latina.La verità era da coltivare sempre e a qualunque costo. In nome di ciò e in virtù delrispetto che nutriva verso la vita sacerdotale, egli,con grande garbo, volle soste-nere il figlio di un conoscente volenteroso di consacrarsi totalmente a Cristo.Non mancano ulteriori testimonianze ed eventi che evidenziano lo stretto legametra Moscati e i consacrati, a testimonianza di come sia importante per una proficuaevangelizzazione l’armonia tra le varie membra del Corpo Mistico di Cristo che è laChiesa.

Domenico e Francesco La Sala

DIOCESI DI AVELLINO

PELLEGRINAGGIO DIOCESANOA FATIMA E A SANTIAGO

DE COMPOSTELA

In occasione dell’Anno Giubilare compostelano21 – 28 AGOSTO 2010

PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI RIVOLGERSI PRESSO

CARITAS DIOCESANA, PALAZZO VESCOVILE, TEL 0825 760571