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1 Prolunghiamo il prolungato Giornalino di Novembre 2017 Edizione Online Sarete sorpresi di vedere alcuni cambiamenti. Tutte queste novità saranno disponibili da questo stesso numero. Ovviamente saranno tutte fantastiche e stimoleranno la vostra voglia di leggere. Ringraziamo tutte le classi dell’I.C. Molassana che hanno partecipato alla realizzazione di questa edizione. Inoltre ci vorremmo scusare per gli eventuali problemi causati dal nostro staff. Arriveremo, piano piano, a rendere la lettura il più piacevole possibile. Grazie per l’ attenzione e buona lettura! P.S. Abbiamo lasciato un piccolo “segretino” nel corso dell’articolo, che dovrete scoprire. Un indizio: materia scolastica che tutti studiano. Se scoprite il segreto, inviate una e-mail con la soluzione al nostro indirizzo [email protected] . La Redazione INDICE DI QUESTO NUMERO Lettera della redazione………………………………………………….……………………pag 1 Cronaca………………………………………………………………………….……………………pag 2 Attualità…………………………………………………….………………………………………pag 17 Cultura e Curiosità.....……………………….…………………………………………….pag 22 Sport…………………………………………………………….…………………………………..pag 31 Testi…………………………………………………………………………….……………………pag 37 (per usare l’indice cliccare tenendo premuto il tasto Ctrl sul numero delle pagine)

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Prolunghiamo il prolungato

Giornalino di Novembre 2017 – Edizione Online

Sarete sorpresi di vedere alcuni cambiamenti. Tutte queste novità

saranno disponibili da questo stesso numero. Ovviamente saranno tutte

fantastiche e stimoleranno la vostra voglia di leggere. Ringraziamo tutte

le classi dell’I.C. Molassana che hanno partecipato alla realizzazione di

questa edizione. Inoltre ci vorremmo scusare per gli eventuali problemi

causati dal nostro staff. Arriveremo, piano piano, a rendere la lettura il

più piacevole possibile.

Grazie per l’ attenzione e buona lettura!

P.S.

Abbiamo lasciato un piccolo “segretino” nel corso dell’articolo, che

dovrete scoprire. Un indizio: materia scolastica che tutti studiano. Se

scoprite il segreto, inviate una e-mail con la soluzione al nostro indirizzo

[email protected].

La Redazione

INDICE DI QUESTO NUMERO

Lettera della redazione………………………………………………….……………………pag 1

Cronaca………………………………………………………………………….……………………pag 2

Attualità…………………………………………………….………………………………………pag 17

Cultura e Curiosità.....……………………….…………………………………………….pag 22

Sport…………………………………………………………….…………………………………..pag 31

Testi…………………………………………………………………………….……………………pag 37

(per usare l’indice cliccare tenendo premuto il tasto Ctrl sul numero delle pagine)

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Viaggio nella Genova antica

Il giorno 20 novembre 2017 noi della classe II A ci siamo

recati nel centro storico di Genova per partecipare a una

visita guidata dal professor Macrì.

La prima tappa è stata Piazza De Ferrari, della quale il

professore ci ha spiegato brevemente le origini. Nella

seconda tappa abbiamo

visitato Piazza San Matteo, e

qui la guida ci ha invitato ad

osservare i disegni illustrati

sui muri.

In seguito abbiamo visitato

Piazza Campetto, che, come

si può intuire dal nome, era

un luogo di incontro per

adulti, ma soprattutto per

bambini. In essa c'è una

fontana che serviva alle donne per riempire le giare

d'acqua. In un palazzo che affaccia su questa piazza, in

una grande stanza, c'è la statua di Ercole rappresentato

nel momento in cui uccide l'Idra.

Salendo al piano superiore, abbiamo visto la statua della

Madonna fatta interamente di marmo; entrambe le opere

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sono state realizzate dalla famiglia Schiaffino.

Poi siamo andati a visitare Piazza delle Oche che ha la

particolarità di avere solo un palazzo.

Nella quinta tappa abbiamo visitato Piazza delle Vigne,

dov’è presente la chiesa delle Vigne, che è molto grande,

infatti a quel tempo, più l’edificio era grande più la

famiglia che la possedeva era importante. Siamo passati

in Piazza dei Greci, fino ad arrivare al Chiostro della Chiesa

delle Vigne, che ha la particolarità di essere molto bello

fuori ma meno curato dentro; infine abbiamo osservato il

Campanile delle Vigne, il quale è costruito su un solo arco.

Dopo di che abbiamo visitato Piazzetta Cambiaso, Piazza

della Lepre e piazza della Posta Vecchia.

La nostra visita si è conclusa con Piazza San Luca mentre

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gli adulti partecipanti sono giunti fino a Sottoripa.

La gita in Centro Storico è piaciuta molto alla classe e

vorremmo ringraziare il professor Macrì per avere

arricchito le nostre conoscenze sulla nostra città e per la

sua disponibilità. Ringraziamo anche le nostre

accompagnatrici, la professoressa Russo e la Signora

Maddalena.

Sofia Papini, Alessia Pace, Elisa Trasatti

##IIMMPPAARROOSSIICCUURROO

GGiioorrnnaattaa iinntteerrnnaazziioonnaallee ppeerr ii ddiirriittttii ddeellll''iinnffaannzziiaa ee ddeellll''aaddoolleesscceennzzaa

TTeeaattrroo CCaarrlloo FFeelliiccee –– GGeennoovvaa

Siamo seduti su comode poltroncine rosse. Da lontano la moderatrice passa il microfono

a Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria.

“La cosa importante è essere uniti, responsabili, consapev…” Ascolto attentamente il

discorso, la gente continua ad applaudire, aleggia un mormorio generale. L’aiuto reciproco,

l’organizzazione in squadre

di soccorso, cosa fare in

caso di pericolo: insomma

quello a cui assisteremo

oggi è un incontro con la

Protezione civile.

Ora è Ernesto Pellecchia a

governare la scena. “Ore

ben spese” s’imprime nella

mia testa. Sì, credo anch’io che siano ore ben spese. Ore che mi obbligheranno a fare un

relazione, penso, ma comunque ben spese. Man mano che il microfono gira gli argomenti si

fanno più interessanti, corposi e sofisticati. Si discute di generazioni future, progresso,

protagonismo. Noi giovani siamo le forze nuove, i protagonisti del mondo di domani; loro

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hanno il compito di spronarci, noi il compito di agire. Una bella mezz’ora s’incentra su

questo. Sono costantemente portata a guardare l’orologio a causa del tempo limitato che ci

è stato concesso. Anche sull’autobus, in mezzo alla calca di gente avevo sgomitato per

poterlo vedere.

Passano quindi ad argomenti

più tecnici. Mi sporgo per

vederci meglio, la LIM da

lontano mi sembra solo una

lavagna eccessivamente illumi-

nata. Sullo sfondo si proietta

una scritta, oscurata dalla

sagoma di Stefano Vergante,

rappresentante del settore

Protezione civile della Regione.

Espone i concetti di

prevenzione, previsione, soccorso e ripristino alla normalità, definizioni strettamente

collegate al suo lavoro. Spiega la differenza tra rischio prevedibile e non prevedibile,

racconta di un fatto che fa ragionare: Vernazza, pochi anni addietro; un sindaco

preoccupato dell’incolumità dei sui cittadini bussa, munito di pazienza, ad ogni porta del

suo comune, riferendo l’alto rischio di alluvione e qualche parola di conforto. Questo è

quello che caratterizza veramente ciascuna persona della Protezione civile, partendo dal

volontariato fino ai sindaci delle città a rischio. Prendersi cura del prossimo, prendersi cura

insieme.

La discussione continua; passiamo alle alluvioni, caratteristiche del nostro territorio. La

prof si alza; fa cenno col capo di spostarsi silenziosamente fuori dal teatro. La gente ci

guarda, ha punti interrogativi negli occhi. Sapevo che sarebbe stato brutto andarsene così

presto. Maledetta mensa.

Sull’autobus rifletto, riordino i dati mattinieri. Mi rassegno alla prematura uscita, mi

accontento degli assaggi di quella povera mezz’ora. Comunque, mi rendo conto, in sostanza

ho capito: Se saremo uniti vinceremo, se saremo separati cadremo. (cit. Bucci)

Aurora Piccardo

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Mercoledì 8 novembre 2017 sono inaspettatamente arrivati nella nostra classe circa 50 bambini di due classi di Pino, perché erano venuti in visita alla scuola primaria Santullo.

Appena sono entrati, abbiamo notato che avevano un po’ di

“timore” e anche che erano abbastanza rumorosi, ma non troppo.

Loro hanno assistito alla nostra lezione di antologia ed abbiamo letto assieme una fiaba di Hans Christian Andersen, intitolata “La

regina delle nevi”. La fiaba racconta la storia di due ragazzi molto amici, Gerda e Kay: un giorno al ragazzo viene ghiacciato il cuore e viene preso dalla Regina delle Nevi; Gerda va a cercarlo e in cammino incontra tante persone e animali che la aiutano; alla fine

riesce a trovare Kay e a liberarlo dall’incantesimo sciogliendogli il cuore con il calore delle sue lacrime, e insieme tornano a casa. La fiaba insegna che l’amicizia viene prima di ogni cosa.

La lezione è stata molto interessante, sia per noi che per i bambini di Pino che hanno ascoltato

attentamente.

Poi i bambini di quarta e quinta sono

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andati a mangiare nella nostra mensa e di pomeriggio hanno

assistito alla nostra lezione di storia, che trattava l’argomento dell’Islam.

Abbiamo approfittato dell’occasione per

fare

un’intervista ai bambini di quinta riguardo

alle medie:

Abbiamo chiesto loro se pensano che sarà brutto lasciare le

maestre, e ci hanno risposto che sarà brutto e triste.

La domanda più interessante è stata se gli piace l’idea di

andare alle medie; loro hanno risposto che hanno un po’ di

timore però sono allo stesso tempo molto curiosi e l’idea di

andare alle medie gli piace molto.

Inoltre gli abbiamo chiesto come pensano che sarà la prima

media, e loro hanno detto che pensano che sarà molto

interessante, preoccupante e attraente, ma hanno paura di

perdersi, perché la scuola è molto grande.

E ovviamente non potevamo dimenticare le maestre, quindi ci sono state delle domande anche per loro:

Vi dispiacerà lasciare i bambini di quinta?

Sì, ci dispiace molto, ma è bello vederli crescere.

Infine i futuri compagni hanno chiesto a noi come ci

troviamo con le nuove lezioni e noi abbiamo risposto:

Sono diverse ma anche belle, un po’ più difficili da quelle

delle elementari, però se si studia diventano facili ed

interessanti; le cose sono le stesse, ma più approfondite.

Nidal e Giulia F.

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Noi siamo arrivati alla prima media da circa due mesi.

I cambiamenti che stiamo notando, sia positivi che negativi,

sono: - la ricreazione dura molto meno, perché alle elementari l'intervallo

durava mezz’ora

- il self service a mensa, perché erano le cuoche che ci portavano il pranzo

-orario diverso, perché adesso ogni giorno usciamo ad un’ora diversa -il dare del "lei" ai professori

-la differenza dei voti, per esempio l'8 delle medie vale il 10 delle

elementari

- il limite di tempo per andare al bagno -alcune materie nuove, per esempio tecnologia, CLIL e la seconda lingua

-venire a scuola da soli perché alla primaria ci portavano i genitori

- libri più grossi e pesanti

Un'altra cosa che è cambiata è che adesso siamo al terzo piano e la nostra classe è meno vivace e soprattutto, visto che abbiamo la LIM ma non le tende, non vediamo niente e speriamo che arrivino prima della fine dell’anno!

LLee ddiivveerrssiittàà cchhee nnoottiiaammoo iinn nnooii

Altre diversità sono proprio quelle delle nostre caratteristiche

1. Ci sentiamo molto più responsabili. 2. Siamo molto più organizzati 3. Abbiamo molto più rispetto verso gli altri

4. Vogliamo fare più interventi 5. Abbiamo più impegni

6. Vogliamo curare di più il nostro aspetto

A cura di Accardo, Femia, El kouaihi, Abiuso

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IIeerrii ssoonnoo vveennuuttee aa ttrroovvaarree llaa pprrooff.. FFaassssoonnee ddeellllee ssuuee

vveecccchhiiee aalluunnnnee.. DDaattoo cchhee nnooii ssttaavvaammoo ffaacceennddoo iill

ggiioorrnnaalliinnoo,, ccii èè vveennuuttaa ll’’iiddeeaa ddii ffaarrggllii uunn’’iinntteerrvviissttaa..

CCOOMMIINNCCIIAAMMOO CCOONN LLEE DDOOMMAANNDDEE!!!!!!

1. Come vi chiamate?

2. È stato difficile superare l’esame di 3a media?

3. Che liceo avete scelto?

4. È stato difficile abbandonare le medie?

5. Quali prof. vi mancano di più?

Risposte

1. Noi ci chiamiamo Alice Meacci e

Giorgia Orocchi.

2. No, basta impegnarsi e aver studiato sempre, e

certi ragazzi che non andavano molto bene a

scuola sono usciti con dei voti abbastanza belli.

3. Abbiamo scelto il Pertini musicale e il Pertini

scienze umane.

4. Lasciare le medie è stato da una parte bello,

dall’altra brutto.

5. Ci mancano quasi tutte le prof.

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La nostra classe ha scritto dei testi sulle

impressioni di questo primo mese di scuola

All'inizio della scuola media non ero molto convinto: pensavo che sarebbe stato difficile, perché mia cugina mi aveva detto che mi avrebbero dato tanti compiti, e sarebbe stato più impegnativo. Quando è arrivato il primo giorno di scuola avevo un po' di paura, ma poi ho capito subito che non c'era niente di cui aver

paura. Una volta entrati in classe abbiamo conosciuto le prof. e la nostra coordinatrice. All'inizio ci hanno spiegato come funzionava la scuola media, e sembrava molto bello. Ogni giorno che passava mi rendevo conto che era sempre più bello; e dopo un po' mi sono abituato a questo sistema di alzarsi presto, imparare cose nuove, ed è stato sempre più

emozionante. Mattia G.

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Un mese prima che iniziasse la scuola ero molto agitata perché

non sapevo come fossero le medie. Ora ho capito che alla fine non c'era niente di cui preoccuparsi, perché sono più belle delle elementari. Ho conosciuto nuovi compagni e nuovi professori. C'è un po' di più da studiare, ma si imparano molte cose nuove

e interessanti, sopratutto storia, inglese e spagnolo, che sono

le mie materie preferite. Per quanto riguarda l'ambiente scolastico, lo conosco bene perché l'ho frequentato fin dai tempi dell'asilo. I compagni sono tutti simpatici, in particolare Giulia, Anna e Luca, con i quali parliamo di tanti argomenti avendo tante cose in comune. Mi trovo molto bene anche con i professori che spiegano bene

le lezioni e approfondiscono gli argomenti. Parliamo dei compiti a casa e dello studio: per ora me la cavo, riesco anche ad avere del tempo libero per guardare la televisione e leggere dei libri. Spero di essere promossa in tutti gli anni, sopratutto all'esame di terza, per continuare gli studi e poter diventare stilista. Per concludere, posso dire che questo primo mese di scuola è

stato molto positivo; sono contenta e spero continui così anche i prossimi anni delle medie.

Elisa D.

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Quest'anno sono in prima media. È stato un

passaggio molto importante per me. Il primo giorno di scuola mi mancavano molto i maestri delle elementari con i quali ho passato anni splendidi! All'inizio ho trovato un po' di difficoltà ad

abituarmi a nuove materie come il CLIL, a nuove regole come

dare del lei ai professori o alzare la mano per riferire ai professori ogni nostro bisogno, inserirmi in un nuovo ambiente e in una classe, ma soprattutto abituarmi a un nuovo metodo di studio; però, piano piano, cerco di organizzarmi. Sto imparando cose nuove e materie interessanti che non avevo mai fatto, con professori bravi che mi mettono a mio agio.

Questo mese è passato velocemente e oggi posso dire che sarà sicuramente molto bello: sono sicura che alla fine della prima media saprò molte cose. Anna C.

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Quando la mamma, il 14 settembre,mi ha svegliato verso le otto, mi sono subito ricordato che quella mattina sarebbe stato il mio primo giorno di scuola media. Ero talmente emozionato che stranamente non sono riuscito a finire la mia abbondante colazione.

Davanti al portone della scuola media c'erano alcuni miei compagni delle elementari: nonostante tre mesi estivi mi sembravano sempre uguali! Poco prima delle dieci una professoressa, che poi ho scoperto essere la mia insegnante di italiano, ha chiamato uno ad uno tutti i ragazzi della mia classe, la 1A. Tutti insieme siamo andati nella nostra aula: ero un po' intimorito,

ma sedendomi vicino a Luca, un mio ex compagno della quinta, mi

sono tranquillizzato. Ho scelto di frequentare il tempo prolungato perché mi ha

entusiasmato la presentazione durante l'open day. Durante la prima settimana di scuola abbiamo conosciuto i nostri professori: per ognuno dovevamo avere molta attenzione al materiale occorrente e ai compiti assegnati.

Questo ha richiesto concentrazione e precisione. La scuola media mi piace perché ci sono comportamenti e regole nuove da rispettare: bisogna dare del lei all'insegnante, alzarsi quando entra in classe, si può andare a scuola e rientrare a casa da soli e a mensa ci serviamo e sparecchiamo i tavoli. Questo mi fa sentire più grande e responsabile.

Alle medie l'orario prevede l'alternarsi delle diverse materie ,e ogni ora è segnata dal suono della campanella, così la giornata sembra

più leggera ,anche se impegnativa. Inoltre, facendo due ricreazioni, riusciamo a riposarci anche un po'. Quando ci fermiamo al pomeriggio le ore non sono troppo pesanti; anzi, mi diverte molto il giornalino o una materia rilassante come può essere l'arte.

Sto imparando a organizzare i compiti a casa in base agli impegni extrascolastici: è un po' difficile, ma cerco di farlo al meglio. Con i miei nuovi compagni mi trovo bene e gli insegnanti mi sembrano disponibili e pazienti. In questo primo mese ho capito che servirà molto impegno ma riuscirò a lavorare serenamente nella mia nuova scuola.

Samuele B.

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Il mio primo giorno di scuola media ero spaventata; secondo

me un po' tutti lo eravamo: è normale aver paura di una cosa nuova. Ma appena entrati siamo stati accolti con simpatia e la paura è svanita. Giorno dopo giorno ho conosciuto tutti i professori.

Il mio primo impatto con la scuola media è stato ottimo, sia

con i professori sia con i compagni. Sì, certo è diverso dalle elementari: le ricreazioni durano meno, i professori chiedono più impegno e attenzione a quello che si svolge a scuola e a casa. Qualche volta desidererei che le ricreazioni durassero un po' di più per permetterci di conoscerci meglio; e ogni tanto vorrei meno compiti, perché a volte mi ritrovo a finire i compiti dopo

cena e questo mi preoccupa un po'. Io frequento il tempo prolungato e mi piace molto, perché ci sono tanti laboratori;il più importante è il giornalino della scuola. Per me è un momento molto divertente, che mi aiutano a relazionarmi con i compagni e mi insegna a lavorare in gruppo. Dopo un mese di scuola, se incontrassi un bambino di quinta

elementare gli direi di non preoccuparsi troppo, perché verrà accolto molto bene. Anna S.

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Quest'anno ho iniziato la prima media. La scuola è sempre quella dove frequentavo le elementari, ho solo cambiato ingresso e piano. Alcuni miei compagni (Giulia, Nidal, Luca e Samuele) erano con me alle elementari, ma alcuni non li conoscevo.

Sono diventata amica con Sofia, Ginevra e Basma.

É un po' difficile abituarsi a tutti i professori però a me sono tutti simpatici, anche se ogni tanto mi sgridano perché sono distratta. Quest'anno ho uno zaino pesantissimo, è pieno di libri, e ho anche due materie in più, tecnologia e spagnolo che alle elementari non avevo. Le materie che preferisco sono italiano, storia, arte ma la mia materia preferita in assoluto è scienze.

Ho scelto il tempo prolungato e mi fermo due pomeriggi;oltre alle materie di studio facciamo un' ora di giornalino per la scuola. anche la mensa è cambiata: non ci sediamo più al tavolo, ma bisogna prendere i piatti da soli,e io sono ancora un po' insicura. La ricreazione dura poco e serve per mangiare e andare in bagno.

Le cose da imparare sono tante, ma io spero piano piano sia nello studio sia nel comportamento

Marzia P.

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Durante le elementari, con i compagni si era creato un

legame molto stretto, quasi indistruttibile, e anche se c'erano discussioni si superavano. La mia paura era di non riuscire ad avere un legame così con i nuovi ragazzi delle medie, di rimanere da sola e di

non avere amicizie, inoltre avevo paura dei nuovi insegnanti che avrei avuto. Queste mie paure si sono rivelate infondate il primo giorno di scuola. Subito noi ragazzi abbiamo fatto amicizia, e ho

trovato insegnanti molto accoglienti. Il primo giorno, appena entrati in classe, gli insegnanti si sono presentati e ho capito subito che erano molto disponibili verso di noi. Giorno dopo giorno…. settimana dopo settimana…. sono

diventata sempre più sicura. Ora posso dire di trovarmi a mio agio con compagni e insegnanti. Ormai è un mese che frequento le medie e sono sempre

più entusiasta. So che dovrò studiare seriamente, ma con volontà e l'aiuto degli insegnanti sono sicura che ci riuscirò. Sofia

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Quanto fa veramente male il fumo

Cari lettori, oggi vi parleremo del fumo,quella maledizione. Cercheremo

di spiegarvi com'é nato, che cosa causa e perché inizia la dipendenza da

tabacco.

La sigaretta é un cilindro cartaceo contenente,nella maggior parte dei

casi, foglie di tabacco tritate e lavorate. La cartina può essere anche a

base di mais e il tabacco può essere aromatizzato per esempio con

menta o cannella; le sigarette possono essere arrotolate a mano o

prodotte industrialmente. Questo é un oggetto di consumo molto diffuso

in alcune culture, nonostante i danni che sono provocati a causa

dell’assunzione diretta o indiretta della nicotina, sostanza contenuta nelle

sigarette. Il fumo puó essere attivo(di prima mano, cioè di chi fuma) o

passivo, come i verbi (chi respira il fumo pur non fumando)e quello di

terza mano,che rimane nei muri, nei vestiti, negli ambienti.

Vi siete mai domandati cosa succede se si smette di fumare?

Dopo venti minuti:il battito cardiaco e le vie sanguigne ritornano alla

normalità, questo avviene perché la nicotina stimola il rilascio di

epinefrina e non ipirefrina, due neuroni trasmettitori che restringono i

vasi sanguigni, proprio per la minore funzionalità. I fumatori tendono ad

avere le mani e piedi freddi.

Dopo due ore: questo è il lasso di tempo in cui si sente astinenza da

fumo, umore nero, senso di stordimento, tensione e fatica a dormire,

perché la nicotina sta iniziando a diminuire nel corpo. Prima alcune sostanze, come la serotonina, erano responsabili di un bel rilascio di

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benessere.

Ai fumatori, per aiutarvi meglio, consigliamo di vedere il video di Doctor

Vendetta, che parla del fumo e come uscirne.

A cura di Emilio Salvia, Maicol Novelli, Gabriele Guadalupi

Il CYBERBULLISMO

ll cyberbullismo è "un attacco aggressivo, prevalentemente molesto e

minaccioso, compiuto tramite strumenti telematici (SMS, E-MAIL, SITI

WEB CHAT, ECC...)". Al giorno d'oggi, il 34% degli atti di bullismo si

verifica online.

In Italia, secondo un’indagine nazionale sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza pubblicata nel 2011, si calcola che circa un quinto dei

ragazzi in età adolescenziale ha trovato in internet informazioni false sul

proprio conto con questa frequenza: "Normalmente"(12,9%),"qualche

volta"(5,6%), "spesso"(1,5%).

Il cyber bullismo può manifestarsi con la divulgazione di notizie false,

con la minaccia della diffusione di materiale compromettente o

imbarazzante (foto, video, screenshot), con ricatti di questa diffusione o

con insulti ed umiliazioni.

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DIFFERENZE FRA BULLISMO E CYBERBULLISMO Come già detto, il cyber bullismo avviene tramite social network

(Whatsapp, Instagram, Twitter, ThisCrush e altri) con messaggi violenti,

minacciosi o erotici oppure foto altrettanto minacciose.

Invece il bullismo è un atto violento o intimidatorio che però si verifica

“faccia a faccia”; di solito gli atti vengono praticati da gruppi

principalmente da 2 o da o più persone che minacciano e aggrediscono la

vittima e a volte la molestano, rendendole la vita un inferno.

La maggior parte delle volte le persone che praticano queste azioni sono

ragazzi con problemi personali e/o familiari, che sono maltrattati a loro

volta o, nei casi più orrendi, attuano questi comportamenti per puro

sfogo personale (senza motivo).

Per approfondire, il Cyber bullismo è uno sfogo che il ragazzo o adulto fa

ricadere su persone selezionate per diversi motivi oppure casuali. A sua

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volta il cervello della vittima viene influenzato e questo può causare depressione, autolesionismo o nei casi peggiori il suicidio (una cosa

orribile).

Quindi, quando si manifestano questi episodi, come potete aver capito,

non bisogna dar corda a quelle persone orribili, ma bensì cercare di farsi

scivolare da dosso quello che è successo e avere il coraggio di parlarne con qualcuno. Se possibile, sarebbe consigliato aprirsi e confidarsi con un

adulto (genitori, insegnanti o con i genitori del vostro bullo se lo

conoscete), o altrimenti provare a parlarne con un amico fidato che si è sicuri che non lo dica a nessuno.

Maicol Novelli e Matteo Piras

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A proposito di bullismo, riceviamo con piacere e pubblichiamo questo LAVORO DELLA CLASSE V°B

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CINEMA CHE PASSIONE!! Noi abbiamo scelto il settore cinema perché ci piacciono tanto i film; in particolare a me, Samuele, piace il SIGNORE DEGLI ANELLI, a me, Simone, piace THOR

E a voi che film piacciono?

Non sapendolo, vi abbiamo elencato i migliori film

degli ultimi due anni in base al numero di premi

Oscar ottenuti. Il premio Oscar è il riconoscimento

cinematografico più prestigioso e antico al mondo,

che venne assegnato per la prima volta il 16

maggio 1929. I premi vengono conferiti

dall'Academy of Motion Picture Arts and Sciences

(AMPAS), costituita da persone competenti in

questa attività. Fu proposto un premio annuale per

il miglior film, regista e attore. Cecil Gibbons

disegnò sulla tovaglia una statuetta che stringeva

al petto una spada e la realizzazione fu affidata

allo scultore George Stanley. Attualmente il luogo

dove vengono assegnati i premi Oscar si chiama

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Dolby Theatre a Hollywood. E’ stato già assegnato

a Los Angeles, California e Stati Uniti d’America.

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a cura di Samuele Bozzo e Simone Cerisola

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MODA ANNI ‘20

La moda degli anni ’20 è quella degli anni ruggenti, quella del dopoguerra, della

rinascita; è un momento storico in cui si cerca di ricostruire, si mette fine alle

ristrettezze, è un periodo in cui anche le donne si impongono.

Vi è un cambiamento nella moda degli anni ‘20: compaiono pantaloni e, gonne e

giacche si accorciano di misura.

I capelli per la prima volta vengono tagliati corti e diventano piccole cloche calzate

sino alle sopracciglia.

Si iniziava ad indossare abiti, senza maniche e con spalline sottili, in tessuti leggeri e

velati, spesso impreziositi con perline e frange.

I progressi tecnologici portano anche alle prime calze trasparenti ed allo sviluppo dei

cosmetici, lasciando la moda delle labbra rosso fuoco.

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In questo periodo, le scarpe che conquistarono un ruolo di primo piano, furono le

Mary Jane, portate con cinturino e tacco medio: possono essere paragonate a quelle

spesso indossate dalle bambine; il loro successo è tale che non sono mai passate di

moda, ma si sono evolute con il tempo.

La moda, in questo periodo, cambia anche per l’uomo.

L’ABITO TRE PEZZI

Il completo tre pezzi, sta alla base del look anni ‘20, che, rispetto agli abiti di fattura simile

indossati, erano confezionati in lana o tessuti a base di lana; il primo pezzo è la giacca, ad uno o

due petti, disegnata per poter slanciare la figura. Il secondo, una grande novità, è la piega che

caratterizza i pantaloni.

Il terzo pezzo è il gilet, che si poteva indossare nel tempo libero o nello sport.

Gli accessori

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Gli elementi che distinguono i gentiluomini degli anni ‘20, sono gli accessori: papillon o cravatte

molto corte, lavorate a maglia, entrambi annodati a mano, possono essere a : righe, tartan o pois che

sono i motivi preferiti per il cravattino.

Immancabile erano il fazzoletto da taschino e guanti, spesso del medesimo colore, quali il blu, nero

e grigio (anche rosso e giallo). La pochette era di seta e solitamente veniva piegata in quattro.

Molto portato, era anche il cappello, in inverno di feltro ed in estate di paglia.

Abito gessato tre pezzi

La camicia

Il colletto bianco è comunemente conosciuto come il dettaglio distintivo della camicia anni ‘20. Il

colletto poteva essere rotondo o a punta, ma anche, un’altra novità, alla coreana. Molto diffuso è

anche il colletto alla button-down che si intona allo stile sportivo.

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Camicia alla coreana

smoking nero con Revers, camicia bianca

Jessica Raveendrarasa, Emma Damonte, Sara Vicini & Emma

Borgarelli.

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IL PRIMO CANE SULLA LUNA

Mentre tutto il mondo festeggia il 45° anniversario dello sbarco di Neil Armstrong sulla Luna (20 luglio 1969), noi vogliamo ricordare Laika: la quattro zampe entrata nella storia per essere stata il primo essere vivente ad andare nello spazio. Laika era una cagnetta meticcia di tre anni che il 3 novembre 1857 fu lanciata dal poligono sovietico di Baikonur (ora Kazakistan) a bordo della capsula spaziale Sputnik II, che compì 2.570 orbite intorno alla Terra per poi bruciare mesi dopo nel rientro nell’atmosfera. Un esperimento crudele, per alcuni inevitabile, pietra miliare della storia del ‘900 che ha scritto un importante capitolo per la guerra fredda e ha gettato le basi dell’avventura umana nel cosmo inesplorato. Fu proprio Laika ad inaugurare la corsa spaziale e a diventare un mito: a lei sono stati dedicati monumenti, francobolli, sigarette e cioccolatini. La quattro zampe che con il suo sacrificio contribuì a influenzare il corso della storia cambiò più volte nome: l’accalappiacani che la raccolse per le vie di Mosca la chiamò Kudriavka (“ricciolina”); i gerarchi russi, per motivi di marketing e per darle un nome più facilmente pronunciabile, la ribattezzarono Laika (“colei che abbaia”) e gli

Americani (bruciati sul tempo e per questo molto stizziti) la soprannominarono Muttnik (“bastarda dello Sputnik”). Laika non fu la sola quattro zampe selezionata e addestrata per questa impresa: oltre a lei erano state scelte anche Muschka e Albina, la prima usata nella fase di preparazione al lancio per testare i parametri vitali nella capsula, la seconda come sostituta di Laika in caso di Le cagnoline, inutile dirlo, sono state soggette ad un addestramento a

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dir poco brutale: prima chiuse per venti giorni in gabbie molto strette per abituarsi a spazi ridotti, poi sottoposte a test ancora più invasivi. Giorni che causano loro indicibili sofferenze, tanto da portare Laika, scelta per la sua dolcezza e mansuetudine, ad avere dei forti attacchi di rabbia. Il lancio dello Sputnik II avviene alle 2.30 dal Cosmodromo di Baikonur, e da quel momento di quello che fu il destino e la morte della cagnolina si è detto di tutto un po’. Molti credono sia morta subito in quanto, dopo sette ore dal lancio, le batterie del supporto vitale che riforniva l’abitacolo di aria si sono esaurite. Altri, invece, sono convinti sia sopravvissuta per almeno 10 giorni o che si sia disintegrata nell’ atmosfera. L’unica cosa certa è la reazione dell’opinione pubblica nei confronti di questa storia. Nacquero sin da subito molte proteste contro l’utilizzo di animali per scopi scientifici spaziali, tanto che, per alcuni storici, ci sono state più manifestazioni per Laika che non per la contemporanea Guerra in Vietnam. La missione, fin dall’inizio, non prevedeva il ritorno in vita del cane. Il governo sovietico ha dato una versione “politicamente corretta” diffondendo la notizia di aver previsto a bordo della capsula del cibo avvelenato per far morire dolcemente l’animale. Probabilmente questa dichiarazione è stata fatta solo per placare i cortei e le indignazioni.

Laika non è stata l’unico animale sacrificato per la ricerca.

Dopo di lei, altri cani sono stati lanciati nello spazio. I primi a tornare sulla terra vivi sono stati Belka e Strelka, partiti il 20 agosto 1960 a bordo dello Sputnik V.

Camilla B., Alessia C., Giulia P.

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LA VITA DI MICHAEL JORDAN

Oggi vi parleremo di uno dei più grandi volti del basket di tutti i

tempi. Noi tutti lo conosciamo con il nome di Michael Jordan, ma il

suo nome completo è Michael Jeffrey Jordan.

E’ nato il 17/02/1963 a New York ed è alto 198 cm. Ha iniziato a

giocare a basket a 11 anni; nelle giovanili. Ha giocato nel North

Carolina dove ha vinto il campionato nazionale “NCAA” nel 1982.

Jordan è entrato nell’ NBA con i Chicago Bulls nel 1984 e con loro è

stato 6 volte il campione NBA .

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Dopo aver vinto il terzo anello, ha

abbandonato il basket per una carriera

nel mondo del baseball.

Però è tornato a giocare nei Bulls nel

campionato 1994-1995 e ha portato la

sua squadra a vincere altri 3 titoli.

Ha vinto, nella nazionale olimpica statunitense, due medaglie d’oro

alle Olimpiadi: la prima ai giochi di Los Angeles nel 1984 e la

seconda a Barcellona nel 1992.

Infine, si è ritirato dalla sua carriera di giocatore nel 2003. Ora,

all’età di 54 anni, è presidente dei Charlotte Hornets.

Andrea Paganini, Simone Tolaini

SSaallvvee,, nnooii ssiiaammoo dduuee rraaggaazzzzii ddeellllaa 11 AA ee ssiiaammoo iinntteerreessssaattii aalllloo ssppoorrtt,, iinn ppaarrttiiccoollaarree aall

ccaallcciioo..

SSppeerriiaammoo cchhee vvii ppiiaacccciiaa iill nnoossttrroo pprriimmoo aarrttiiccoolloo,, cchhee ppaarrllaa ddeellllaa ssttoorriiaa ddii qquueessttoo ssppoorrtt..

La storia del calcio

Le origini del calcio Un antico gioco con la palla era praticato già in Giappone nel XI secolo a.C.

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Nello stesso periodo anche in Cina era molto diffuso lo "Tsu-chu", (traducibile con: palla di cuoio calciata dal piede); usavano un pallone ripieno di piume e capelli. Bisognava mandare il pallone in un buco formato da due canne di bambù, utilizzando unicamente i piedi. Un manoscritto del 50 a.C. conservato a Monaco, attesta l'introduzione dello Tshu-chu in Giappone e la disputa d'incontri internazionali tra le squadre dei due Paesi. Sempre in Giappone risulta si giocasse il Kemari, più giovane di circa 500-600 anni rispetto a quello cinese, e tuttora praticato. In uno spazio relativamente piccolo, i giocatori dovevano passarsi, senza che questo toccasse terra, un involucro di cuoio al cui interno era inserita una vescica di animale gonfiata.

Il calcio nell'antica Grecia e nell'impero romano

Alcune testimonianze arrivano dall'antica Grecia e dall'impero romano, dove si giocava in un campetto rettangolare un gioco che a Roma si chiamava “harpastum” . Si usava la “pila paganica”, ovvero un tipo di palla fatta di cuoio e piena di piume; poi c'era la “follis”che era di cuoio ma con una camera d'aria costituita da una vescica. Il gioco continuò così per circa 700-800 anni.

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Il calcio del Medioevo Nel Medioevo si giocava fra villaggi o fazioni dello stesso villaggio un gioco che si chiamava “Large-football”, proveniente dalle isole britanniche. Il 13 aprile 1314 il re Edoardo secondo proibì la pratica del gioco a Londra; nel 1388 re Enrico V mise il gioco definitivamente al bando. Proibito in Inghilterra, si diffuse in Scozia e in Francia; in Francia si giocava in modo assai violento: la “Savate”. Nella Francia del nord si giocava con un pallone o in cuoio o in vesciche di maiale, riempite di crusca, fieno, muschio o crine di cavallo. Il campo poteva avere fossati, ruscelli, boschi e zone paludose. La palla veniva spinta usando mani, piedi o bastoni. I vichinghi praticavano lo “Knattleikr”: la palla poteva essere colpita o a mani nude o con un bastone. La versione Celtica era chiamata “Cnapan” o “knappan”: veniva utilizzata una palla di legno intrisa di grasso animale per renderla più viscida e sfuggente, e il gioco finiva al grido:“heddwch!”(pace)

CALCIO FIORENTINO Ma la città dove il gioco con la palla ebbe il massimo fulgore fu la Firenze medicea, dove si praticava il calcio fiorentino. Il vocabolario della Crusca, edito a Venezia, nell' ottavo secolo, dà del gioco del calcio questa definizione: È calcio anche nome di gioco, proprio e antico della città di Firenze, a guisa di battaglia ordinata con una palla a vento, somigliante alla sferomachia, passata dai Greci ai Latini e dai Latini a noi. Il calcio fiorentino, assai diffuso a quei tempi, dava luogo a incontri ufficiali nelle grandi ricorrenze tra i partiti dei verdi e dei bianchi,

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rispettivamente della riva sinistra e destra dell'Arno. Il campo di gioco era Piazza Santa Croce ed il partito che vinceva si appropriava delle insegne avversarie. Ogni partito era formato da 27 giocatori: 15, divisi in tre gruppi di 5, formavano la linea degli innanzi che aveva compiti di attacco; 5, chiamati sconciatori, formavano la seconda linea e avevano il compito d'intralciare le manovre avversarie; 4 componevano la terza linea ed erano i datori innanzi, rilanciavano cioè la palla verso gli innanzi; 3, infine, formavano l'estrema linea dei datori indietro, che impedivano agli innanzi avversari di raggiungere con la palla il fondo del campo e conquistare una caccia. Attualmente quell'antico gioco è ricordato a Firenze, ogni anno, con una fedele ricostruzione in costume.

Nel diciasettesimo secolo un gioco simile al calcio fiorentino si praticava anche a Venezia e Bologna, dove però era stato proibito nel 1580. Una variante del gioco del calcio 'alla fiorentina' veniva usata nel Seicento nella vicina Prato, come risulta da una testimonianza del 1669: “In Prato, già Terra, oggi Città, in Toscana, non più che dieci miglia distante di Firenze, si fa il gioco del calcio, non meno che in Firenze. Ma se nel gioco di Firenze si usano piccoli palloncini, e si percuotono col pugno armato di solo guanto, in Prato si adoperano di quei palloni grossi, con quali si suol giocare il gioco del pallone grosso (gioco noto in Francia) ed in questo gioco del calcio de pratesi , non si dà al pallone col pugno, ma sempre col calcio: anzi rarissime son quelle volte che se gli dà col pugno; perché il pugno nudo, o armato d'un semplice guanto, non avrebbe forza sufficiente a poter battere e spingere lontano quel così grosso pallone”.

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Età moderna In Inghilterra, riabilitato nel 1617 da Giacomo Stuart, il gioco con la palla ricominciò liberamente ad essere praticato, soprattutto dai giovani frequentanti i college e le università inglesi. Nacquero le prime regole scritte di un gioco denominato dribbling-game, antenato sia del calcio che del rugby, che vedeva affrontarsi due squadre di 11 o 22 giocatori e prevedeva sia l'uso dei piedi che delle mani. Ma ancora, nel 1820, sussisteva confusione tra un tipo di gioco e l'altro, le cui evidenti differenze originarono, in seguito, una separazione e la nascita della Rugby Union, nel 1846. Un primo tentativo di unificazione si ebbe con le 14 regole, quando al Trinity College di Cambridge si riunirono giocatori in rappresentanza di diversi istituti per stilare una prima bozza del regolamento del gioco del football. Il 24 ottobre 1857 venne fondato il primo club di football al mondo, lo Sheffield Football club,che giocò la sua prima partita al Parkfield House, e nel 1858 furono scritte le Sheffield Rules (Regole di Sheffield).

Calcio contemporaneo

Ma è solo nel 1863, e precisamente il 26 ottobre, che il calcio ha riscontro istituzionale. A Londra, in Great Queen Street presso la Free Mason's Tavern (la taverna dei Framassoni o dei Liberi Muratori), si danno appuntamento i rappresentanti di undici club e associazioni sportive londinesi per creare la prima federazione calcistica nazionale, una struttura unitaria che prenderà il nome di Football Association.

Storia dei club calcistici italiani: In Italia la prima associazione di calcio è il Torino, fondato nel 13 marzo o

novembre 1887. Ecco le prime squadre, in ordine di istituzione: Squadra Istituzione della squadra

1 Torino Football & Cricket Club 13 marzo o novembre 1887

2 Nobili Torino 1889

3 Internazionale Torino 7 settembre-31 dicembre 1891

4 Genoa Cricket and Football Club 7 settembre 1893

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Questi sono due stemmi del Torino: a sinistra uno più antico, mentre a destra quello più moderno.

Ecco infine lo stemma antico del Genoa Cricket and Football Club: Mattia Grottaglia e Salvatore Riotto

Laboratorio di scrittura: la fiaba

Inventa una fiaba, partendo da un inizio dato

IL TAGLIALEGNA E LA QUERCIA Un vecchio taglialegna, mentre tagliava il tronco di una quercia, sentì una vocina sottile che diceva : -

Ti prego, non abbattere la mia casa . Se non taglierai la quercia esaudirò i tuoi prossimi tre desideri -

...

Il taglialegna pensò: -Interessante! -, e decise di non tagliare più la quercia, però

chiese alla creatura magica se poteva uscire.

Lei rispose: - Va bene, però non scappare - e il taglialegna : - Ahahah, io, paura?-

La creatura uscì, e il taglialegna vide che si trattava di uno gnomo.

- Quali sono i tuoi tre desideri?- chiese lo gnomo.

- Vorrei essere ricco, vorrei anche un drago alto quindici metri come animale

domestico, e anche che il fuoco del mio caminetto non si spegnesse mai - disse il

taglialegna.

Lo gnomo però aveva mentito: non era capace di esaurire i desideri, quindi disse: -

Benissimo, i tuoi desideri si avvereranno solo se non tornerai mai più in questo

bosco-.

Il taglialegna contento corse a casa e si mise ad aspettare.

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Aspettando, pian piano si addormentò, e dormì per mesi e per anni.

Quando si svegliò non si ricordò più niente, e riprese la sua vita come prima. E lo

gnomo se ne andò libero e contento per il bosco.

Simone Cerisola

Un vecchio taglialegna, mentre tagliava il tronco di una quercia, sentì una vocina sottile che diceva : -Ti

prego, non abbattere la mia casa . Se non taglierai la quercia esaudirò i tuoi prossimi tre desideri -...

Il taglialegna si bloccò di colpo e chiese: ''Chi sei?''

Dalla chioma della quercia comparve uno gnomo che tremava come una foglia

dalla paura.

Il taglialegna intenerito gli disse: ''D'accordo, il mio primo desiderio è quello di

essere ricco”. E subito lo gnomo esaudì il desiderio, e dietro le spalle del taglialegna

comparve un castello. Egli sbigottito ringraziò lo gnomo che gli disse: ''Ti ricordo che

hai ancora due desideri da esaudire; quando vorrai formularne uno chiudi gli occhi e

batti tre volte le mani, ed io comparirò; ma mi raccomando, hai tempo fino alle dieci

del mattino del mercoledì, ricordatelo!'' e scomparve.

Il mattino dopo il taglialegna si accorse di non avere dai servitori; chiuse gli occhi

e batté tre volte le mani. Subito lo gnomo arrivò: ''Quale desiderio vuoi che realizzi?''

''Questa mattina mi sono accorto di non avere servitori...''

Lo gnomo capì, e nella stanza entrò una cameriera con un vassoio in mano che disse

al taglialegna: ''La sua colazione è pronta.''

Il taglialegna ringraziò sia lo gnomo che cameriera e mangiò la colazione.

Mentre mangiava si accorse che aveva pensato solo a se stesso. Ma si ricordò di

avere un ultimo desiderio, chiuse gli occhi e batté tre volte le mani. Comparve lo

gnomo che gli chiese: ''Quale è il tuo ultimo desiderio?''

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Il taglialegna ci pensò su, ma poi finì per ripensare solo a sé e disse: ''Voglio

diventare Re''. Lo gnomo sapeva che il taglialegna in un primo momento voleva fare

qualcosa per i più sfortunati, ma alla fine non aveva resistito alla tentazione di

diventare Re''. Lo gnomo ricordò al taglialegna che quello era il suo ultimo desiderio,

ma egli confermò: ''Sono sicuro,voglio diventare Re''.

Lo gnomo lo contentò, ma gli disse di ricordarsi di fare qualcosa per i più poveri.

Dopo qualche anno il taglialegna, ormai Re, si stufò e decise di abbandonare il

ruolo da Re e lasciare tutto ai più poveri; lo lasciò perché era troppo impegnativo

comandare tutto il popolo, anche perché gli abitanti erano moltissimi.

Così tornò ad essere un semplice taglialegna.

Elisa Dagnino

Un vecchio taglialegna, mentre tagliava il tronco di una quercia, sentì una vocina sottile che diceva :

-Ti prego, non abbattere la mia casa . Se non taglierai la quercia esaudirò i tuoi prossimi tre desideri -

... Il taglialegna guardò verso l'alto, e vide la faccia di uno scoiattolo spuntare da un

buco nell'albero.

Lo scoiattolo scese giù, ma visto da vicino non era normale: aveva la coda blu, il

corpo verde, il muso fucsia e aveva tutto il corpo ricoperto da brillantini.

Il taglialegna gli chiese: - Chi sei?-

Lo scoiattolo rispose: - Sono Scratt, e se tu non abbatterai il mio albero io esaudirò

tre tuoi desideri -.

Il taglialegna ci rifletté su, ma poi si fidò di Scratt e accettò la sua proposta.

Il giorno dopo il taglialegna ritornò dall'albero dove Scratt lo stava aspettando.

Arrivato, presentò subito allo scoiattolo un desiderio: - Vorrei avere una moglie e tre

figli -; lo scoiattolo esaudì il desiderio.

La moglie era mora con gli occhi chiari e sempre sorridente, i tre figli invece

avevano tutti gli occhi scuri, uno aveva i capelli rossi, l'altro era castano e l'ultimo era

biondo; il taglialegna era felicissimo di avere questa famiglia.

Il giorno seguente Scratt esaudì anche il secondo desiderio del taglialegna, che gli

aveva chiesto una casa spaziosa e accogliente per la sua famiglia e gli ospiti che

sarebbero andati a trovarli.

Il terzo giorno lo scoiattolo avrebbe dovuto esaudire l'ultimo desiderio del

taglialegna, ma gli disse: - Non posso esaudire il tuo ultimo desiderio perché ho finito

i miei poteri -.

Il taglialegna si arrabbiò talmente tanto che andò subito ad abbattere la quercia

dello scoiattolo, e questi fece svanire l'incantesimo dei due desideri che aveva

esaudito al taglialegna. E così tutti vissero tristi e arrabbiati.

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Lara Esposito

Un vecchio taglialegna, mentre tagliava il tronco di una quercia, sentì una vocina sottile che diceva : -Ti

prego, non abbattere la mia casa . Se non taglierai la quercia esaudirò i tuoi prossimi tre desideri -...

Il taglialegna si chiese chi fosse, si guardò intorno, ma non vide nessuno.

La fata della natura scosse la sua bacchetta e si trasformò in una principessa. Il

boscaiolo si stupì vedendola.

La fata gli chiese se volesse esprimere il primo desiderio. Il boscaiolo ci pensò un

po' prima di esprimerlo, poi disse: - Voglio essere ricco -.

La fata agitò la sua bacchetta e “pin”, il taglialegna divenne subito ricco.

I suoi soldi, però, erano un po' pochi per prendersi un castello; allora espresse il

secondo desiderio, e disse alla fata: - Voglio avere un castello, un castello tutto mio -.

La fata scosse la sua bacchetta e “pin”, il taglialegna fu subito in un castello tutto

suo.

Il taglialegna era talmente rilassato, felice e stupito di questi prodigi che si

dimenticò del tutto la sua famiglia.

Dopo giorni e giorni che il boscaiolo non tornava a casa, la sua famiglia era

preoccupata ed era in ansia per lui; pensavano di tutto e di più: - Perché non torna? è

morto? l'hanno fatto svenire? si è perso? - dicevano i bambini; anche la madre era in

ansia, ma cercava di tranquillizzarli; mentre il taglialegna era tranquillo in estasi nella

piscina del castello.

Dopo circa un mese che il taglialegna viveva nel castello, senza fare più ritorno a

casa, improvvisamente, si ricordò della sua famiglia. Allora lasciò il castello e andò a

cercare la fata della natura, che nel frattempo era andata ad aiutare altre persone.

Appena la trovò, le chiese se fosse ancora in tempo per esprimere l'ultimo desiderio

e la fata ripose di sì. Il taglialegna, allora, disse: “Voglio tornare a vivere con la mia

famiglia”.

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La fata alzò la sua bacchetta e “pin”, il taglialegna fu di nuovo casa. I bambini, e

anche la moglie del taglialegna, si misero a piangere di gioia e gli chiesero cosa gli

fosse successo; allora il taglialegna spiegò loro tutto.

Mentre l'uomo raccontava, la fata andò via ad aiutare altre persone.

Da quel momento, quando il taglialegna si recava nei boschi a tagliare li alberi,

portò con sé i suoi figli perché così non se li dimenticava più.

Luca Pandiscia

Un vecchio taglialegna, mentre tagliava il tronco di una quercia, sentì una vocina sottile che diceva : -

Ti prego, non abbattere la mia casa . Se non taglierai la quercia esaudirò i tuoi prossimi tre desideri -

... La sottile voce proveniva da una fatina di nome Trilli, che viveva in una tana

all’interno dell’albero. Il taglialegna, all’udire della promessa, chiese alla fatina: - Come farai ad esaudire i

miei desideri? -

La fatina rispose: “Le foglie di questa quercia sono magiche, è per questo che non

voglio che tu la abbatta -.

Il taglialegna accettò di non abbattere l’albero.

La fatina disse al taglialegna di chiamarlo quando avesse voluto esprimere i suoi

desideri, e il taglialegna rispose che ci voleva pensare con calma.

Passarono i giorni, e Trilli si accorse che si stava avvicinando l’inverno. Così prese

le uniche foglie rimaste sane e corse a casa del taglialegna; però il taglialegna era

appena partito per un lungo viaggio su ordine del re.

La fatina allora volò per mari e monti, finché non lo trovò e gli comunicò che

doveva fare in fretta, altrimenti le foglie si sarebbero seccate e avrebbero perso la loro

magia. Insieme tornarono a casa, ma una volta arrivati si accorsero che era ormai

troppo tardi.

La fatina implorò il taglialegna di avere fiducia in lei e di aspettare la primavera, in

modo da avere le prime foglie magiche per esaudire i suoi desideri.

Il taglialegna era un po' sconsolato, ma capì che era l’unica soluzione.

All’arrivo della primavera, le foglie rinacquero, così la fatina poté finalmente

esaudire i desideri.

Il primo desiderio era di diventare benestante.

Il secondo desiderio era di avere una bella casa per la sua famiglia.

Il terzo desiderio era di proteggere il bosco.

Il taglialegna rimase meravigliato dal potere delle foglie; ringraziò la fatina e le

promise che non avrebbe mai più abbattuto un albero. Giulia Trasatti

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Un vecchio taglialegna, mentre tagliava il tronco di una quercia, sentì una vocina sottile che diceva :

-Ti prego, non abbattere la mia casa . Se non taglierai la quercia esaudirò i tuoi prossimi tre desideri -

...

Il taglialegna, per capire da dove proveniva la vocina, alzò gli occhi; guardandosi intorno vide una lucina scintillante dorata. All'inizio pensò di stare sognando, invece no, era tutto vero! Allora il taglialegna le domandò: ”Chi sei?” “Io sono una fata e mi chiamo Trilli” Lui rimase in silenzio per un po', poi disse: ”Tu sei vera!!” “Sì” rispose la fata. ”Allora però taglierai la quercia o no?” Il taglialegna ci pensò e poi disse: “Va bene, non la taglierò, però devi esaudire questi miei tre desideri: primo, voglio essere il più ricco del paese; secondo, voglio essere felice; terzo, tu devi diventare umana ed essere la mia serva.” La fata, pur se con dispiacere, si trasformò in un'umana e diventò la sua serva, ed inoltre fece avverare gli altri due desideri. Dopo un anno il vecchio taglialegna si sposò ed ebbe un figlio maschio, e lo chiamò David. Quando David diventò grande, si innamorò di Trilli e lei pure di lui. Quando il padre scoprì che erano “fidanzati”, andò su mille furie, perchè non voleva che suo figlio sposasse una serva, non ricordando che lei in realtà era una fata. Allora ebbe un idea e disse alla serva: ”Se tu , Trilli , mi porterai domani all'alba 500 monete d'oro sarai la sposa di mio figlio”. Trilli uscì dalla casa e andò lontano, lontano. Visto che lei non si era dimenticata dei suoi poteri, fece con la sua magia apparire un sacco pieno di monete d'oro. Il giorno dopo la ragazza si presentò con le 500 monete d'oro. Il taglialegna balbettò: “Come possibile, come è possibile?”; poi, sempre più furioso, esclamò: “Portami i 200 anelli dei guerrieri del bosco”. La fata prese il suo cavallo e andò a prendere i 200 anelli. La via dei guerrieri era impenetrabile: guardie erano a difendere il tesoro e il territorio dei guerrieri; ma la fata fece una magia che li paralizzò, così riuscì a prendere i 200 anelli.

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Mentre Trilli era nel bosco, il taglialegna raccontò tutta la verità a David sulla fata del bosco. Il giorno dopo il taglialegna si ammalò. Trilli tornando a casa trovò sulla porta un biglietto scritto da David: “Ciao Trilli, mi devi aiutare: mio padre si è ammalato, ti aspetto sotto la tua quercia”. Trilli preoccupata si diresse nel bosco e trovò i due uomini sotto l'albero; mise la mano sulla testa dell'uomo e con una formula magica lo fece guarire. Il taglialegna, commosso per tanta bontà, si scusò con Trilli per tutta la sofferenza che le aveva causato e la lasciò libera; concesse ai due innamorati di sposarsi, perché capì che l'amore va oltre ogni cosa. Fu proprio un matrimonio incantato!

Giada Arata LA BARCA CHE ANDAVA PER TERRA E PER MARE

Un re era molto affezionato a sua figlia e non voleva che si sposasse. Perciò, un giorno fece fare un annuncio: ”Chi costruirà una barca che va per mare e per terra avrà in sposa la mia figliola bellissima” …

Molti uomini del regno, sentendo questo annuncio, iniziarono a progettare

stranissime barche con le ruote, con le ali e anche trainate da pesci giganti…

Ma c'era un ragazzo biondo che amava veramente la figlia del re, e decise di fare

una semplice barca trainata da cavalli quando era a terra, e quando era in mare, era

spinta manualmente da una ruota gigante e aveva grandi vele dorate.

Il giorno che tutti portarono le loro invenzioni, la principessa si accorse di questo

bellissimo ragazzo biondo con gli occhi azzurri, e disse sicura a suo padre: “Voglio

lui come sposo!”

Il padre, un po' perplesso, le rispose: “Ma guarda quanti bei ragazzi forti che ti

proteggeranno, e guarda che belle barche che hanno fatto per te… loro sì che ti

faranno felice!”. Ma la ragazza insistette nel preferire la semplice barca del biondo

ragazzo misterioso.

Il padre, vedendo la figlia così sicura e con gli occhi illuminati, decise di lasciarla

scegliere. Lei felice, andò dal ragazzo e gli disse: “La tua barca è la mia preferita!” E

lui sorpreso si chinò ai suoi piedi e le baciò la mano.

Nel regno ci fu una grande festa, con fuochi d'artificio, coriandoli e fiori; tutti

festeggiarono le nozze magiche di questi due ragazzi che insieme andarono via con la

bellissima barca.

E vissero così felici e contenti per tutta la vita.

Anna Consigliere

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Un re era molto affezionato a sua figlia e non voleva che si sposasse. Perciò, un giorno fece fare un annuncio: ”Chi costruirà una barca che va per mare e per terra avrà in sposa la mia figliola bellissima” ...

Mandò sulla piazza principale del paese un messaggero che lesse l'annuncio.

Tra la folla c'era un ragazzo molto giovane che faceva il falegname e che ascoltò con

attenzione. Questo ragazzo, che si chiamava Jacob, era un falegname molto

ingegnoso: nella sua bottega faceva esperimenti scientifici e si divertiva a creare

nuove invenzioni. Il suo desiderio era quello di sposare la figlia del re perché sapeva

che era una bellissima fanciulla. Studiò tutta la notte un progetto per la costruzione

della barca speciale. Il giorno dopo partì per andare alla ricerca del materiale

accorrente e si addentrò nel bosco, ma si dimenticò di chiudere la porta della bottega.

Jacob aveva un fratellastro cattivo, Igar, che vedendo la porta aperta entrò per

cercare qualche idea che gli permettesse di sposare la principessa. Rubò il foglio del

progetto e chiese allo stregone del paese, suo amico, di preparargli quella bellissima

barca in cambio di un ricco compenso: lo stregone accettò.

Quando Jacob tornò a casa capì che qualcuno aveva portato via il suo progetto, ma

non si demoralizzò perché riusciva a ricordare perfettamente ogni dettaglio. Iniziò a

costruire la barca intrecciando pezzi di legno, travi, foglie, fiori e stoffe: divenne una

barca bellissima e tutta colorata. Aggiunse le ruote, con un meccanismo che

permetteva di farle rientrare durante la navigazione e di farle uscire per andare sulla

terraferma.

Anche lo stregone frattanto aveva finito di costruire una barca incantevole.

Il giorno della presentazione, Jacob arrivò in ritardo, e nel salone del castello trovò

Igar che stava facendo vedere al re la sua stessa barca. Jacob capì di essere stato

tradito da suo fratello e si infuriò talmente tanto che il materiale magico che teneva

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unita la barca di Igar iniziò a frantumarsi fino a sparire. Questo accadde perché il

vero amore che aveva messo Jacob nel costruire la barca vinse l'inganno che la magia

aveva creato!

Jacob raccontò tutto al re, che gli credette e fece arrestare Igar e lo stregone perché

avevano agito in modo sleale.

Al re piacque l'invenzione di Jacob e la principessa fu felicissima di salire sulla

bellissima barca fatta per lei. I due ragazzi si sposarono e vissero per sempre felici e

contenti. Samuele Bozzo

IL SORRISO RITROVATO

Un re aveva una figlia che non rideva mai . Per quanti balli e feste spettacolari il re facesse, la ragazza restava seria e muta, come una pietra di

cimitero...

Un giorno passò davanti al castello un principe che, vedendo quei grandiosi fuochi

d'artificio, decise di entrare.

Appena entrato si trovò davanti una bella ragazza, stupenda e vestita da regina, ma

molto seria. Quando il principe la vide se ne innamorò, e tutta la sera provò a farla

ridere, ma senza successo.

Finalmente, l'ultima volta che ci provò, la ragazza si mise a ridere, e rise e rise

ancora. Il principe, affascinato dal suo bel sorriso, le chiese di sposarlo, e la

principessa accettò subito.

Il principe si era dimenticato, però, che quando era piccolo una strega malefica gli

aveva fatto un incantesimo che sarebbe svanito solo con una pozione fatta con fiori

rarissimi di alta montagna, mescolata da una principessa che realmente lo amasse e

non fosse interessata solo al suo regno. Se per caso non fosse riuscito a creare la

pozione prima del matrimonio, sarebbe invecchiato improvvisamente e morto poco

dopo.

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Pochi giorni prima del matrimonio il principe si ricordò dell'incantesimo, e decise

di avventurarsi in cima a più grande monte del regno dove avrebbe potuto raccogliere

i fiori. Non disse niente alla principessa, la quale pianse amaramente pensando di

essere stata abbandonata.

Dopo qualche giorno il principe tornò correndo a braccia aperte verso la sua amata,

sventolando in aria i fiori raccolti. La principessa fu stupita, ma lui le raccontò tutta la

storia dell'incantesimo. Quindi diede i fiori alla principessa, che fece la pozione

mescolandola con tanto amore. Il principe la bevve e l'incantesimo svanì.

I due innamorati si sposarono, e vissero tutti felici e contenti.

Sofia Cresta

Un re aveva una figlia che non rideva mai . Per quanti balli e feste spettacolari il re facesse, la ragazza restava seria e muta, come una pietra di

cimitero...

C'era una volta un re che non sopportava di vedere la sua figliola triste, e per farla felice esaudiva tutti suoi desideri: le comprava i giocattoli più belli del regno, le faceva visitare i posti più fantastici; ma lei continuava a piangere e ad essere triste. Un giorno, passeggiando per le vie del regno, la ragazzina vide una bambina sola soletta seduta su una fontana. Incuriosita del perché la bambina fosse sola si avvicinò per domandare se avesse smarrito i genitori; la bambina disse che era scappata da una strega cattiva. Vedendola sola, la principessa decise di portarla al castello con sé. Una volta arrivata, la fece sedere a tavola per aspettare la cena. La principessa andò a chiamare il padre nel suo salone reale. Bussò, ma lui non c'era. Visto che la porta era socchiusa la principessa entrò e vide sulla scrivania un ritratto della sua famiglia, e si stupì vedendo che in braccio alla madre vi era una neonata. Arrivò il padre, che intanto aveva visto già la bambina nella sala da pranzo, e chiese spiegazioni. La figlia spiegò quello che era successo e intanto domandò del ritratto.

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Il padre le disse allora la verità: che quella era sua sorella, che era stata rapita dalla stessa strega che aveva aiutato la madre a guarire da una grave malattia. Tutto divenne chiaro: la bambina che le aveva detto di essere stata rapita dalla strega era la sorella! La principessa lo disse al padre e insieme corsero ad abbracciarla e le spiegarono tutto. Finalmente sul viso della principessa sempre triste apparve un enorme sorriso: la tristezza finalmente scomparve per sempre. Marzia Puppo

LA CHIAVE D'ORO

Una volta, d'inverno, che c'era la neve alta, un povero ragazzo

dovette uscire e andare a prendere legna con la slitta. Raccolta e

caricata, la legna era così gelata che pensò di non tornarsene subito

a casa, ma di accendere un fuoco per scaldarsi un po'. Cominciò con

lo spalare la neve, e mentre sgombrava il terreno, trovò una piccola

chiave d'oro.

"Dove c'è la chiave deve esserci anche la serratura", pensò.

Scavò per terra e trovò una cassettina di ferro. "Se la chiave va

bene", pensò, "nella cassettina troverò cose preziose"...

La girò e la scatola si aprì. All' interno di essa Giovanni trovò un flauto;

lo suono e si addormentò.

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L'indomani si ritrovò in un mondo incantato. Lì trovò animali magici, un

fiume di cioccolata, le nuvole di zucchero filato, le case di pan di zenzero:

quel mondo era fatto di dolci!

Più tempo passava in quel mondo, più Giovanni diventava un omino di

marzapane. Si era fatto molti amici e si divertiva con loro; ma, chissà

perché, ogni tanto qualcuno di loro spariva e non si vedeva più.

Una mattina si svegliò di colpo, alzò lo sguardo e vide un gigante del

nord. Il gigante lo prese in mano, lo portò fino alla sua bocca con

l'intenzione di mangiarlo. Poi lo guardò e lo rimise a terra. Il gigante iniziò

a correre verso la sua grotta, e il ragazzo lo insegui.

Correndo vide vari posti straordinari, come il deserto fatto di granelli di

zucchero.

Arrivato alla sua grotta, il gigante si addormentò dalla fatica . Il ragazzo

impavido entrò nella grotta oscura, tremando si avvicinò al gigante. A un

certo punto il gigante si svegliò, e Giovanni balzò in dietro dalla paura.

Giovanni si accorse che i suoi amici erano vivi, rinchiusi in una grande

gabbia.

Il gigante disse: ”Ti prego, non farmi del male, volevo avere solo degli

amici“. A quel punto Giovanni si tranquillizzò e tutti insieme trovarono un

accordo: il gigante divenne il protettore del paesino e divenne amico di

tutti i cittadini.

Giovanni senti una voce: era sua mamma, finita anche lei in quel mondo.

E da quel giorno vissero tutti felici e sazi in quel mondo fantastico.

Attività ad ore parallele (1A-1C)