Post on 05-Aug-2015
VISITA AL PALAZZO DELL’ ACQUEDOTTO PUGLIESE: MERAVIGLIA DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO E ARTISTICO DI
BARI CLASSI 1° F – 1°G – 1°H
ISTITUTO COMPRENSIVO «MASSARI-GALILEI» BARI 9 MARZO 2013
BREVE STORIA DELL’ACQUEDOTTO PUGLIESE
Agli inizi del xx secolo per la Puglia, procurarsi l’acqua era estremamente difficile, poiché non esisteva ancora un acquedotto. Nel 1896 iniziarono i lavori che portarono al maestoso Acquedotto Pugliese. La storia di tale acquedotto è molto lunga e travagliata e si attraversarono diverse fasi ad iniziare dal 1906 con lo scavo della galleria dell’Appennino e le opere di captazione alle sorgenti Madonna della Sanità di Caposele. L’acqua arriva il 24 aprile 1915 a Bari e ai comuni circostanti, nel 1916 a Taranto. Il sogno dell’acquedotto fu interrotto dallo scoppio della 1° Guerra Mondiale che bloccò i lavori. I cantieri riaprirono solo dopo la fine del conflitto e nel 1918 giunse l’acqua a Brindisi, nel 1926 a Foggia e nel 1927 a Lecce. L’ Acquedotto Pugliese diventa una realtà definitiva nel 1939.
Il palazzo dell’Acquedotto Pugliese di Bari è la tangibile espressione dell’antico, grande progetto realizzato: portare l’acqua e rendere produttiva una terra cronicamente assetata, migliorando le condizioni di vita dei suoi abitanti.
s
La storia di questa impresa , scritta nella pietra, è raccontata con simbolica efficacia dal decoratore Duilio Cambellotti attraverso una ricca galleria di
dipinti
Per Cambellotti «decorare» significò progettare l’immagine di ogni particolare degli interni dai soffitti
ai pavimenti
Cambellotti inventa originali decorazioni per i pavimenti, realizzati con marmi particolari per la tonalità del colore e per il disegno delle venature. Nell’elegante cromia del pavimento si inseriscono figure di cavalli e di puledri in bronzo che si abbeverano.
L’enorme patrimonio di mobili costituisce una preziosa testimonianza della creatività dell’artista. Sul corpo di scrivanie, armadi e poltrone ricorrono arcate, dagli schemi semplicissimi o dal disegno più complesso. Esse si fondono o si alternano alle anfore o alle portatrici d’acqua, rappresentate nei minimi intarsi.
Lo stile del Palazzo, romanico pugliese, trasmette la solida immagine di un’istituzione che ha determinato la ricrescita sociale ed economica delle terre bonificate meridionali. L’esterno del palazzo, con i quattro piani rivestiti in pietra di Trani, contiene elementi architettonici ispirati al vasto patrimonio civile e religioso locale L’opera degli scalpellini e degli scultori arricchisce le superfici marmoree esterne e quelle del cortile: iscrizioni che celebrano l’acqua corrono nei capitelli, basamenti, balconi che presentano intrecci di elementi vegetali stilizzati, qui uniti al motivo dell’arco semplice o sovrapposto ad altri archi, diretto riferimento all’acquedotto e al sistema dei suoi ponti e canali.
INIZIA IL NOSTRO PERCORSO ALL’INTERNO DEL PALAZZO
Il palazzo presenta, sulla sinistra dell’androne del portone, due teste con le scritte in rosso «C. Rosalba» e «M.R. Imbriani».
Camillo Rosalba, ingegnere, ebbe per primo
l’idea di trasportare le acque dalle sorgenti
del fiume Sele, fino alla Puglia, scavando
gallerie nell’Appennino.
Matteo Renato Imbriani, onorevole, si
batté molto per ottenere i finanziamenti
per la realizzazione dell’opera, ma morì
prima che la legge fosse emanata.
Entrando nel cortile si osserva una splendida fontana al centro realizzata in pietra di Trani avvolta dal «Capelvenere» e coperta da muschio tanto da sembrare un tronco d’albero.
ed otto pluviali retti da ancoraggi a forma di serpenti. Si tratta di bisce d’acqua che in passato erano utilizzate nelle cisterne come indicatori della purezza dell’acqua.
Una imponente scalinata realizzata in marmi pregiati conduce al primo piano, ed in cima ad ogni rampa si osserva in basso un’anfora marmorea dalla quale sgorga un getto d’acqua inciso sulla sottostante pietra di Trani
La Sala del Consiglio di Amministrazione, stupisce per l’elevato livello artistico che evidenzia. Le pareti sono decorate da tele dipinte a tempera e rappresentano dei cavalli simbolo di purezza. Al centro è presente un tavolo imponente decorato con un intarsio che rappresenta l’acqua lungo il suo percorso dalla sorgente ai centri serviti