Post on 15-Feb-2019
Scimone Giovanni
L’UOMO E LO SPECCHIOGIOCOSE MALINCONIE DELL’ANIMA
Poesie e… dintorni
“ ER PIU’ ”
Quel giornoche S.Pietro m’incontrò
mi guardò di piattoe si fermò.Mi disse :
“le tue referenze hoappena ricevuto,
ascolta in silenzio emettiti seduto”. E
cominciò:
Quando nascesti tu eri già “er più”
e nessuno parlava.
Quando crescesti tu eri già “er più”
e nessuno fiatava.Quando vivesti tu
eri sempre “er più”e nessuno osava.
Quando moristi tu
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fosti sempre “er più…stronzo” e tutti, finalmente,
parlarono.
“ Un curriculum di tutto rispetto”sussurrò appena ch’ebbe letto
e poi all’improvviso “se mise a strillar : quello che eri sotto rimarrai anche qua”
Benvenuti in Paradiso
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MALINCONIE D’AUTUNNO
Struggente melodiad’autunno che porti
il mio cuoretra le morte foglie del prato.
Tiepide carezze del soleaneliti ruggenti del vento,il mio amore vola lontano,
al di là del tempo,al di là del giorno,
insegue le rondini chenon fan ritorno,
insegue i gabbianisulla cresta del mare,insegue un amore che
non sa volare.
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CONCERTO D’AMORE
La mente invecchiae si confonde dietro
schieratetruppe di pensieri al vento,intrise nell’aria dei ricordi
e nel tempo speranzoso cheancora tarda a venire.
Che importa!Anche così,
il cuore,giovin fringuello,
continua a dettare il tempoper un concerto d’amore
che non finiràmai.
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ARIA PROFUMATA
La voglia di te riaffiora,
dopo quietate attese disilluse,
dopo perigliose speranze mai domate,
dopo tante preghiere mai profuse.
Sentieri sconnessiho cavalcato,
con la giubba dell’eroe sconosciuto,
che ha venduto un sogno per la sua bandiera,
che al vento lenisce il suo ripiego.
Guardo dall’altol’orizzonte azzurro,
perché cosìme lo descrive il cielo,
e che si perdeal limitar del giorno,quando quel palpito
è già un ricordo.
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Al calar della sera, ombrestrane, passeggiano i mieiricordi, amori appannati,
desideri sopiti,
ideali sperati, libertà agognate.
Così,la voglia di te si
riaccende forte, di giorno in giorno,
ansante, farfugliail mio intelletto.
Oh libertà mai pronaal desiar del cuoreed al vociar silente
dell’alma miache aspetta ed
arrossendo,tace.
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INUTILMENTE
Inutilmente ho sperato chein un campo di ortiche
nascesse un fiore.
Inutilmente ho speratoche quel fiore fosse una rosa.
Inutilmente ho sperato che quella rosa fosse profumata.
Inutilmente ho speratoche quel profumo fosse
quello della vita.
Quel fiore, mai natonon era una rosa,
quella rosa, mai natanon era profumata.
E la vita? quella è rimasta
solo un campo di ortiche.
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VELOCI FRAGRANZE
Galoppi sfrenatipicchiano la terra matida
con sordo romore.
L’umido sapor di zolla s’alza nel cielo,
ad incontrar nel vento,più nobili fragranze,s’ingentilisce e vaga
per le campagnebrulle, diffondendo
per l’aer di un tramonto dolci sogni di primavera.
Così,il passo cadenzato della
vita, nell’incontrar lasera, diventa un volo
leggero, d’ali spiegate
al timido fiorir dell’alba.
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SOSPIRI AMARIVorrei dormiree non sognare.
Vorrei stringerti a me senza farti male.
Vorrei amarti senzamai soffrire. Vorreivivere di te fino a
morire. Vorreibaciarti senza
respirare. Vorreicullarti senza mai
finire. Vorreipensarti senza mai
impazzire.
Vorrei pianger d’amore perché m’incanta
la tua bellezza magica ed infinita.
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SOLTANTO
Soltanto quando il tuo respiro accarezza il mio viso,
soltanto quando il profumo di te riempie le mie narici,
soltanto quando il tuo sorrisoillumina la mia notte, soltantoquando la tua voce vezzeggiail mio nome, soltanto quandole tue mani corrono sul mio
corpo assetato, soltantoquando il tuo cuore percepisce
i miei turbamenti, soltantoquando i tuoi occhi sanno
piangere con me,
soltanto alloraio sono vivo.
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BUONANOTTE VAGABONDO
Un canto accorato e sommesso, davantial fuoco e a quell’albero spoglio,
neanche il sorriso di un amicoo il dono di un bambino, solo
la strada ed il suo cammino.
Che freddo nell’anima ubriaca di ricordi,
che gelo intorno al cuore arido di vita,
ma anelante di palpiti strani.
Il mondo,dietro le finestre illuminate,stappa le proprie illusioni
appese al collo di una bottigliadi vino frizzante,
come le speranze mai dome.
Ruscelli silenti si spengononel folto della grigia barba,striata dal vento inquieto di
dolori antichi,e dal sapore amaro
della solitudine e dell’abbandono.
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Il tempo, dorme con te,
sul tuo cuscino di cartone,in una notte
che neanche la stella cometa riuscirà ad illuminare
mai più….
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QUANDO
Quando le porte dell’orizzonte non si schiudono,
non disperare.
Quando tutte le cose che girano attorno a tesi avvolvono e ti sovrastano,
non temere.
Quando,in una splendida giornata di sole,
hai voglia di piangere, piangi senza ritegno,
e, dopo, ricomincia a lottare.
Quando la fune si tende,scorrendo tra le mani sanguinanti,
ed il dolore ti sconvolge,non mollare.
Quando gli idealicome anime inquiete,
vagano sperdutisul prato della realtà,
non ti abbattere.
Quando un vagito di bimba ti sveglia nella notte
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e,poi, ti accorgi cheera solo un sogno,
credi nella vita, ungiorno dopo l’altro, così quella speranza,
che ti trovi all’improvviso tra le mani,
puoi chiamarlaProvvidenza.
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OMBRE DI VITA
Finalmente il pianto!
Dai miei occhi bruciati, sulle gote scavate,
sul mio petto stanco, finalmente il pianto!
Sensazioni profonde cavalcan le sponde
di quel fiume appassitoper un concerto finito.
Quei pensieri un po’ strani vanno via coi gabbiani
e poi arriva domani, ma son ferme le mani.
Inquietudini pronteattorciglian le spalle
neanche il tempo corrompei tuoi umori appannati,i tuoi desideri affamati,
i tuoi ideali finiti.
Solo il pianto risponde,così schietto e sicuro,
come agil veliero
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che sospinto dal vento,solca, facil sgomento i
sentieri del cielo.
Ed il cuore,galeotto,
te lo ritroviaccanto, non èpioggia vedi?
E’ finalmente il pianto.
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IL TEMPO E LO SPECCHIO
Pensieri infiniti,parole mai dette,sospiri inesplosi,
sono il fardello del viandante, stanco,
di antico passo.
Stremato al valicar del colle,rincuora il fuoco della
fantasia per trovare caldespire pietose al suo giaciglio,
ma il ricordo vacilla,l’intelletto, ultima speme,
cede all’irrefrenabilecorsa della pazzia,
che lo travolge,trascinandolo oltre i confini
della sofferenza.
E lì, inebetito, trova la forza di pensare,
il coraggio di parlare,la gioia di sospiraredesiati aneliti di vita.
Così il sogno, amico del tempo,
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senza luce,continua.
Ora rimane solo il malessere che lo avvolge,lo attanaglia,
e si pasce dell’inquietudine della sua anima
di viandante.VICINO A LUI
Mi è sembrato di toccare il cielo,lassù sulla vetta del mondo,
attimi di profonda commozioneho vissuto ed ho pianto.
Le miserie del mondo, lontanelaggiù a piè del monte,l’universo attorno a meda togliere il respiro…
Nel tumultuoso silenzio dell’anima ho intonato un canto
che si rincorre da valle a valle.
Oh Mio Dio Chiunque Tu sia,
ti vedo in mille gocce d’amore.
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Sei forse quell’acqua trasparente che saltella sui sassi puliti,
su alla fonte?Sei forse quella punteggiata magnificenza
di lumi ammiccantinel sereno imbrunito?
Sei forse quella pennellata di colori sconosciuti che ammutoliscono
qualunque cantore di bellezze umane?
SicuramenteSei lo sguardo limpido della mia bimbache per la prima volta mi ha chiamato
papà.
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ZAMPILLI AL VENTO
Ormai io vedo gorgogliarealla fonte intrecci trasparenti,gocce finissime variopinte,
come scintillanti lamined’oro al riverbero del sole.
Umido schermo ironicodi luci e colori,
ti accorgi che nulla illumina, né gioie né dolori.
L’armatura vacilla, sotto il peso di sé stessa,
sorretta appenadal vuoto della sua esistenza.
Brandelli di me siammonticchiano ai piedi della vita,
sotto l’incalzare della sferza sibillante di parole e gesti,
senza senso.
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CANE CHE NON CONOSCE PADRONE(storia metaforica di un non sentimento detto
INGRATITUDINE)
Quando ti ho trovatola fame la vista t’annebbiava,
scheletrito e ben spennacchiatoanche la minima forza ti mancava.
Ti ho messo in sesto, ti ho curato,
in poco tempo ed a più riprese, ti sei pappato
lo stipendio di un mese.
Avevi imparato a scodinzolare,mi dimostravi il tuo affetto, mamai ti scordavi di mangiare, eri
ancora debole, poveretto!
Ora che ti sei fatto bello e grossonon ti ricordi più chi è il padrone,
ma se prima ti davo l’osso,ora assaggerai il mio bastone.
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