per non dimenticare

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per non dimenticare. 27 gennaio 2004 Giulia e Aldo. Dove era Dio, dove l’uomo ad Auschwitz?. Tratteremo un argomento in cui le domande superano di molto le risposte. Ma allora perché parliamo di Dio? È forse conseguenza del fatto che Lui non parla più? - PowerPoint PPT Presentation

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per non dimenticareper non dimenticare per non dimenticareper non dimenticare

27 gennaio 2004

Giulia e AldoGiulia e Aldo

Dove era Dio, dove l’uomo ad Dove era Dio, dove l’uomo ad Auschwitz?Auschwitz?Dove era Dio, dove l’uomo ad Dove era Dio, dove l’uomo ad Auschwitz?Auschwitz?

Tratteremo un argomento in cui le domande superano di molto le risposte.

Ma allora perché parliamo di Dio?È forse conseguenza del fatto che Lui non parla più?

Anche questo. Ma soprattutto perché parlare di Dio equivale a voler vedere la faccia di Dio.

Dove era Dio, dove l’uomo ad Dove era Dio, dove l’uomo ad Auschwitz?Auschwitz?Dove era Dio, dove l’uomo ad Dove era Dio, dove l’uomo ad Auschwitz?Auschwitz?

Una cosa è certa dal 1945 in poi: Hitler ci ha obbligato a parlare di Dio, e, anche dopo morto, continua a farlo.

Sorgono domande in noi: “Dov’era Dio? Perché tace? Da quanto tempo Dio non pronuncia un “Eccomi”? Se c’è una voce, qual è la sua voce?”.[1]

[1] Paolo De Benedetti, QUALE DIO? Una domanda dalla storia, Morcellaina, Brescia 1989, p. 54.

Dove era Dio, dove l’uomo ad Dove era Dio, dove l’uomo ad Auschwitz?Auschwitz?Dove era Dio, dove l’uomo ad Dove era Dio, dove l’uomo ad Auschwitz?Auschwitz?

Dopo Auschwitz, gli orizzonti metafisici sono spariti di fronte alle esperienze che hanno polverizzato la teologia razionale.

Dopo Auschwitz ci si è domandati dove fosse Dio, come ha fatto Wiesel, e allo stesso tempo dove fosse l’uomo, come ha fatto Levi.

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DoveDoveDoveDove

In trenoIn trenoIn trenoIn treno

Dall’Italia. FossoliDall’Italia. FossoliDall’Italia. FossoliDall’Italia. Fossoli

Cronologia della persecuzione antiebraica in Italia

L’arrivoL’arrivoL’arrivoL’arrivo

La menzognaLa menzognaLa menzognaLa menzogna

L’insultoL’insultoL’insultoL’insulto

Un nuovo mondoUn nuovo mondoUn nuovo mondoUn nuovo mondo

Un solo disegnoUn solo disegnoUn solo disegnoUn solo disegno

Auschwitz

Un solo disegnoUn solo disegnoUn solo disegnoUn solo disegno

Birkenau

Un solo disegnoUn solo disegnoUn solo disegnoUn solo disegno

Buckenwald

Un solo disegnoUn solo disegnoUn solo disegnoUn solo disegno

Dachau

Un solo disegnoUn solo disegnoUn solo disegnoUn solo disegno

Trieste

CompagniCompagniCompagniCompagni

RelittiRelittiRelittiRelitti

Futuro non piùFuturo non piùFuturo non piùFuturo non più

L’angelo dagli occhi tristi

Canto della parete nera

Futuro non piùFuturo non piùFuturo non piùFuturo non più

Un’altra domanda che ad Auschwitz martella forte come il sangue alle tempie, è il problema del significato della sofferenza dell’innocente, in

particolare dei bambini, di quel milione e mezzo di bambini ebrei uccisi nella Shoà.

Mai dimenticheremo

Futuro non piùFuturo non piùFuturo non piùFuturo non più

La vita che scompare dall’essere e dalla memoria è un problema. Mai come in questo secolo si è

volutamente negato il futuro a così tanti bambini, come se non fossero mai nati. Solo il nostro debole

ricordo, appena collettivo, preserva la loro breve vita su questo mondo.

Futuro non piùFuturo non piùFuturo non piùFuturo non più

Parlare di Dio pone in conflitto parola e silenzio; ed è qui, in questo silenzio, che nascono le domande: dov’è Dio? Chi è Dio? È una domanda che è stata posta all’interno

della Bibbia stessa, perché il male esisteva ancora prima di Auschwitz, ma lì ha raggiunto la perfezione ed ha

risvegliato le coscienze e le memorie.

Ancora Wiesel afferma che si può vivere contro Dio o con Dio, ma non senza Dio.

La soluzione finaleLa soluzione finaleLa soluzione finaleLa soluzione finale

La soluzione finaleLa soluzione finaleLa soluzione finaleLa soluzione finale

Da quelle ciminiere un odore acre, una pioggia di neve grigia, cenere.

La soluzione finaleLa soluzione finaleLa soluzione finaleLa soluzione finale

I sommersiI sommersiI sommersiI sommersi

La memoriaLa memoriaLa memoriaLa memoria

I salvatiI salvatiI salvatiI salvati

 PINO KARIS di Trieste...Dopo alcuni giorni venni condotto all'interrogatorio al comando delle SS in piazza Oberdan. Là venni interrogato più volte e torturato, quindi mi rinchiusero nel bunker. Da lì fui condotto al Coroneo...

GIUSEPPE GIANECHETTI di Trieste...come prima cosa mi percossero abbondantemente. Il più feroce dei bastonatori era un maresciallo e ci faceva correre attorno alla vasca che serviva per i rifiuti, lavare le gavette e i vasi da notte.(...) Le celle erano occupate da 4 persone e provvisoriamente anche da 6. Di notte non si poteva dormire perché c'era una lampadina fortissima accesa giorno e notte. Le SS spesso aprivano le porte e gridavano per farci vivere nel terrore. (...)Non ebbi pace neanche un minuto.

I salvatiI salvatiI salvatiI salvati

 GIOVANNI MILLO di TriesteHo preso tante legnate e tanti pugni sulla faccia che avevo letteralmente rotti tutti i denti. Quando ci portavano qualcosa da mangiare era una brodaglia nera. Non so quanti colpi di moschetto mi sono preso in tutte le parti del corpo. (...)Ci interrogavano facendoci le domande più strane. (...)Tali erano state le sofferenze fisiche e morali che quando ci siamo trovati fuori non ci conoscevamo più l'un l'altro. (...)Durante la mia permanenza in Risiera ho potuto vedere per strane combinazioni, che vi erano dentro pure bambini e adolescenti da 8 a 15 anni.

MAJDA RUPENA di Trieste...Ho visto due o tre volte uomini e donne sparire nel locale del forno. Capitava sempre verso le dieci e mezzo o le undici di sera. Per coprire il rumore, spesso le SS mettevano in moto un autocarro o un automobile o accendevano la radio. (...)

I salvatiI salvatiI salvatiI salvati

 ALBINA SKABAR di Rupingrande ( Trieste)Dopo esser stata denudata, appesa per le trecce a una trave e bastonata fino a svenire, venni cacciata nella cella numero 7. (...)Una donna diceva di essere di Gabrovizza e urlava che le SS le avevano ucciso il figlio nella culla. (...)Ogni tre giorni aprivano le celle e lasciavano che ci lavassimo il viso con un po' d'acqua in un catino. Quell'acqua doveva servire per tutte.

Testimonianze tratte dal libro:" Dallo squadrismo fascista alle stragi della risiera", "Trieste- Istria- Friuli 1919/ 1945",  ANED - TRIESTE, stampato con i tipi della Industrie Grafiche Del Bianco- UD- giugno 1974.

Non ce l’ha fattaNon ce l’ha fattaNon ce l’ha fattaNon ce l’ha fatta

 

Visita i collegamenti ipertestuali

I sommersi e i salvati La Risiera di San Sabba

Citazioni commentate da “I sommersi e i salvati”

La testimonianza di Primo La testimonianza di Primo LeviLeviLa testimonianza di Primo La testimonianza di Primo LeviLevi

 

In Terra Santa c’è un luogo che i cristiani non visitano quasi mai, e che è il luogo più santo di tutti. Si chiama Jad wa-Sham e significa “mano

e nome”. È un memoriale per conservare i “nomi”[1] dell’olocausto.

[1] Is 56, 5.

Jad wa-Sham

La memoriaLa memoriaLa memoriaLa memoria

 

"Non è solo un'esigenza di giustizia, ma anche un problema educativo. Tutti devono sapere che delitti come questi non cadono sul fondo della

memoria, non vengono prescritti. Chiunque pensasse ad un nuovo nazismo o ad un nuovo fascismo deve sapere che, alla fine, sarà sempre

la giustizia a vincere. Anche se i mulini della giustizia macinano lentamente".

(Simon Wiesenthal)

La legge 20 luglio 2000, n. 211

Giustizia e memoriaGiustizia e memoriaGiustizia e memoriaGiustizia e memoria

 

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Bibliografia essenziale