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Musica, corpo e soggettività

A cura di Úrsula San Cristóbal Artista interdisciplinare e ricercatrice

1. INTRODUZIONE

• Il nostro approccio alla musica è permeato dalla nostra identità sociale (genere, classe sociale, etnia, ecc.).

• Nonostante ciò, I processi di apprendimento musicale più conservativi trascurano il ruolo della propria soggettività nella pratica musicale e il suo rapporto col corpo.

• Bisogna riscoprire il rapporto che c’è tra la propria identità e la pratica musicale.

• Le strategie autoetnografiche possono essere utili in questo processo.

2. CENNI SULL’AUTOETNOGRAFIA

Autoetnografia

• “Autoethnographic strategies try to systematically describe and analyse researcher’s personal experience, in order to understand some aspects of the culture, phenomenon or event being studied” (Ellis, Adams y Bochner 2011, 273).

• Sviluppate inizialmente in ambito antropológico, le strategie autoetnografiche si rivelano utili anche per la pratica artística. Ma bisogna fare delle modifiche.

Autoetnografia applicata alla pratica artistica: Caratteristiche

(Basato su Jones; Adams & Ellis 2016, 22)

1. Commentare o criticare le pratiche culturali nelle quali si inserisce la propria esperienza del artista/ricercatore.

2. Abbordare argomenti rilevanti per la propria communità.

3. Affrontare la propria vulnerabilità a uno scopo determinato

4. Produrre un rapporto reciproco con il pubblico allo scopo di incoraggiare la loro risposta.

Autobiografia v/s Autoetnografia

• Autobiografia

– Il soggetto scrive esclusivamente sulla base dei propri criteri.

• Autoethnografia:

– Da notizie sulla cultura alla quale l’individuo appartiene.

Nella autoetnografia l’esperienza culturale viene enfatizzata:

– "... autoethnographic texts typically feel more self

and socially conscious than autobiographic works; the intent to describe cultural experience mark this difference (Jones; Adams & Ellis 2016, 23).

– L’esperienza personale del ricercatore è rappresentativa della cultura studiata (Scribano y De Sena 2009, 6).

Esporre la propia vulnerabilità:

• Rivelare le proprie storie di vulnerabilità consente di menzionare socialmente delle realtà emarginate. L’autoetnografo rinuncia alla voce di autorità e mostra la propia fragilità.

• Esempi: Storie di discriminazione, malattie, violenza di genere, depressione... In somma, problemi sociali resi invisibili.

• «L’autoetnografia consente di menzionare publicamente delle realtà che altri patiscono in silenzio». (Jones, Adams y Ellis, 2016:24).

• Esempi in ambito antropologico:

– Silent Jane. 2006. “Beautiful Fragments of a Traumatic Memory: Synaesthesia, Sesame Street, and Hearing the Colors of an Abusive Past”. Transcultural Music Review 10.

– Silba, Malvina. 2016. “How many men did you sleep with before me? An auto-ethnography on gender violence”. Current Sociology 1-17.

Rischi dell’approccio autoetnografico

• Una autoetnografia incentrata esclusivamente sulla propia soggettività rischia di essere:

– Troppo introspettiva

– Auto-indulgente

– Individualista/ narcisista

• Perciò bisogna abbordare argomenti rilevanti per la propia comunità ed allargare lo sguardo durante il processo di ricerca/creazione.

3. STRATEGIE METODOLOGICHE Autoetnografia

Strategie autoetnografiche

• Recupero della memoria personale

– Auto-osservazione: Diario di campo.

– Cronologia

– Testi e relati

• Si possono adoperare diversi media: Scrittura, immagini, audio/video, ecc.

• Queste strategie ci consentono di configurare il proprio “spazio autobiografico”, dove la testimonianza personale, l’autobiografia e la finzione si intrecciano per raccontare la propia esperienza (Lejeune 1975; Arfuch 2002; 2013; 2014)

Altri esercizi complementari

– Brainstorming: consente di individuare ed incanalare le idee più significative per un progetto artístico.

– Lavoro corporale: La storia personale è radicata nel corpo. Ogni aspetto della nostra vita lascia delle traccie nel nostro atteggiamento corporale quindi, bisogna complementare la riflessione autoetnografica con delle pratiche corporali allo scopo di scoprire questo legame. Esempio: Esercizi Gestalt.

4. STRATEGIE AUTOETNOGRAFICHE NELLA PRODUZIONE ARTISTICA

Esempi

• Nella produzione artistica si possono trovare molti esempi que rivelano somiglianze con delle pratiche autoetnografiche, pur non essendo delle vere e proprie autoetnografie.

4.1. CRONOLOGIA E AUTORIFLESSIONE

Marina Abramovic. The Biography. Kunsthalle Vienna, 1993

Marina Abramovic. The biography. 1993

4.2. RECUPERO DELLA MEMORIA PERSONALE ATTRAVERSO IL RACCONTO

• Laurie Anderson A Story About a Story (Heart of a Dog, 2015).

• Attraverso l’atto performativo del racconto,

taluni ricordi possono ricomparire presso la nostra memoria. Nel racconto di Laurie Anderson, il ricordo del suono riporta alla memoria una parte dimenticata della propria storia

• Processi simili si trovano anche tra i sopravvissuti ai bombardamenti della II Guerra in Germania (Birdsall, 2016; 2009). Narrando la propia storia per prima volta dopo molti anni, i sopravvissuti ricostruiscono la loro memoria attraverso il riccordo dei suoni (bombe e sirenee antiaeree).

4.3. ESPRIMERE LA VULNERABILITÀ TRAMITE IL CORPO

Jerôme Bell: La “non danza”

Gala, 2015

• Bell mette in scena danzatori profesionisti insieme a degli amatori e persone diversamente abili. Al di là della tecnica, ognuno ha qualcosa molto particolare da esprimere tramite il proprio corpo.

4.4. AUTOETNOGRAFIA E MUSICA ANTICA.

Úrsula San Cristóbal. Fragmentos recobrados: Una riflessione performativa sulla violenza di genere (2016)

• La scrittura calligrafica diventa un atto di recupero della memoria traumatica legata alle agressioni sessiste.

• Le calligrafie fanno parte di una performance dove la musica e la scrittura si trovano per rinforzare il senso di resilienza tra le donne.

• “We can use the details of a life to illuminate or explore something more universal” (Heddon 2015: 5).

• Nella propria carriera artistica, l’autoetnografica può essere un processo che inizia con l’introspezione personale fino ad arrivare alla ricerca di questioni più allargate.

Conclusioni

• Un modo di mettere in relazione la musica medievale e il Performance art può essere la scelta di un concetto che serva da legame tra i due.

• Il concetto può essere legato al nostro background e alla nostra storia personale.

• L’autoetnografia fornisce delle strategie utili per esprimere la soggettività del ricercatore, attraverso dei concetti e delle idee che sono rilevanti per una comunità.

Bibliografia

Andrews, Richard. 2003. Research Questions. London; New York: Continuum.

Birdsall, Carolin. 2016. “Sound Memory: A Critical Concept for

Researching Memories of Conflict and War.” p. 111. In Memory, Place and Identity: Commemoration and Remembrance of War and Conflict, edited by Daniele Drozdzewsky; Sarah de Nardi; Emma Waterton. London and New York: Routledge.

Birdsall, Carolyn. 2009. “Earwitnessing: Sound Memory of the

Nazi Period.” pp. 169–81 In Sound Souvenirs: Audio Technologies, Memory and Cultural Practices, edited by Karin Bijsterveld; José van Dijck. Amsterdam: Amsterdam University Press.

Heddon, Deirdre. 2008. Autobiography and Performance:

Performing Selves. New york: Palgrave Macmillan.

Jones, Stacy Holman;Adams, Tony E ; Ellis, Carolyn, ed. 2016. Handbook of Autoethnography. New York: Routledge.

Chang, Heewon. 2007. “Autoethnography: Raising Cultural

Consciousness of Self and Others.” Studies in Educational Ethnography 12: 207–21.

Ellis, Carolyn, Tony Adams and Arthur Bochner. 2011.

“Autoethnography: An Overview.” Historical Social Research/Historische Sozialforschung 12 (1): 273–290.

Ellis, Carolyn y Arthur Bochner. 2000. “Autoethnography,

Personal Narrative, and Personal Reflexivity.” In Handbook of Qualitative Research, edited by N. Dezin y Y. Lincoln, 733–68. Thousand Oaks, CA: Sage.

Fortin, Sylvie. 2006. “Apports possibles de l’ethnographie

et de l’autoethnographie pour la recherche en pratique artistique.” In La recherche création : Pour une compréhension de la recherche en pratique artistique, edited by Éric Le Coguiec and Pierre Gosselin, 97–109. Québec: Presses de l’Université du Québec.