Post on 02-May-2015
Movimentazione manuale dei carichi
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Movimentazione manuale dei carichi
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Rischi e patologie muscolo-scheletriche
I problemi di salute sul lavoro più frequentemente segnalati sono: mal di schiena (30%) stress (28%) dolori arto-muscolari agli arti (17%)
Il 33% della forza lavoro è impegnata in attività con movimentazione manuale di carichi per almeno il 25% del tempo di lavoro (l’11% in modo permanente)
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Rischi e patologie muscolo-scheletriche
Il 57% della forza lavoro svolge compiti con movimenti ripetitivi degli arti superiori per almeno il 25% del tempo di lavoro (il 33% in modo permanente)
Nei gruppi esposti a queste condizioni, il mal di
schiena è accusato dal 43% dei lavoratori e i dolori agli arti superiori dal 23% dei lavoratori
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Rischi e patologie muscolo-scheletriche
Il 23% dei lavoratori effettua assenze per ragioni di
salute legate al lavoro. La media di assenza è di 4
gg/anno per lavoratore. Negli esposti a posture
incongrue o a lavori pesanti la media sale a 8,2 gg/anno
per lavoratore. Negli esposti a movimenti ripetitivi la
media sale a 5,8 gg/anno per lavoratore. Nei non esposti
a questi fattori la media scende a 2,7 gg/anno per
lavoratore
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Rischi e patologie muscolo-scheletriche
Movimentazioni manuali di carichi, esposizione a
vibrazioni trasmesse a tutto il corpo, posture
(erette o assise) fisse e prolungate, movimenti
ripetitivi con e senza uso di forza e/o attrezzi, sono
i principali determinanti di rischio lavorativo per
l'apparato locomotore.
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Rischi e patologie muscolo-scheletriche
Nell' Unione Europea, il 53% delle patologie e dei disturbi correlati al lavoro sono rappresentati da patologie muscoloscheletriche. In Italia, secondo i più aggiornati dati dell' INAIL, le patologie muscoloscheletriche degli arti superiori sono ai primi posti tra le malattie professionali indennizzate (circa 20% del totale nel 2004) con un trend in costante e decisa crescita.
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CENNI DI ERGONOMIA
La parola “Ergonomia” deriva dal greco “Ergon” (lavoro) e
“Nomos” (legge), ed è ormai universalmente usata per definire
la disciplina che, ispirandosi a diverse conoscenze scientifiche,
ha come oggetto l’attività umana in relazione alle condizioni
ambientali, strumentali e organizzative in cui si svolge.
Lo scopo dell’adattamento è l’adattamento di tali condizioni
alle esigenze dell’uomo, in rapporto alle sue caratteristiche e
alle sue attività, aumentandone l’efficienza e tutelandone la
salute al contempo
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Caratteristiche dell’uomo che influiscono di cui tenere
conto e non modificabili sono:
· sesso,
· età,
· caratteristiche antropometriche,
· costituzione,
· aspetto fisico e funzione dell’organismo (fisiologia)
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ANTROPOMETRIAL’antropometria è la scienza che tratta in modo specifico i caratteri misurabili del corpo umano, ossia le misure e le caratteristiche fisico-dimensionali, attraverso la raccolta e l’elaborazione statistica dei dati rilevabili sugli individui all’interno dei diversi gruppi di popolazione.I dati riguardano le misure relative ai principali parametri fisici dell’uomo (altezze, larghezze, circonferenze, distanze di presa e di raggiungibilità ecc.)
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Le caratteristiche antropometriche variano in funzione di:
dell’età,
dello stato di salute,
del tipo di attività svolta,
delle condizioni ambientali,
del tipo di alimentazione,
del sesso,
della provenienza geografica, ecc.
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Fisiologia
La fisiologia umana comprende la muscolatura, lo scheletro, l’apparato locomotore, il consumo energetico, il bioritmo.
Fattori come rendimento, affaticamento e logorio dipendono essenzialmente dal modo in cui i mezzi e i procedimenti di lavoro sono adattati ai caratteri antropometrici e fisiologici.
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Si può distinguere l’attività muscolare in due tipi:
Attività dinamica (ritmica) caratterizzata da un alternarsi di
contrazione e distensione, di tensione e rilassamento della muscolatura attivaIl muscolo agisce da pompa per il sistema circolatorio. La compressione spinge il sangue fuori dal muscolo e il rilassamento che segue ne consente una nuova entrata
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Attività statica (posturale)
caratterizzata da uno stato prolungato di contrazione dei muscoli, il che implica di solito uno stato posturale.
I vasi sanguigni sono compressi dalla pressione interna del tessuto muscolare, in modo tale che il sangue non può più fluire nel muscolo
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Il muscolo che svolge un lavoro dinamico è dunque irrorato dal sangue, attraverso il quale riceve gli zuccheri altamente energetici e l’ossigeno, eliminando allo stesso tempo i prodotti di rifiuto.
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Il muscolo che svolge un pesante lavoro statico invece non riceve dal sangue né zucchero né ossigeno e deve contare solo sulle proprie riserve. Inoltre - e questo è senza dubbio il maggiore svantaggio – non espelle i rifiuti, avviene anzi l’opposto: i rifiuti si accumulano producendo un forte dolore, tipico della fatica muscolare
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Introduzione
Cos’èPer movimentazione manuale dei carichi si intende:le operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico che, per le loro caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano tra l'altro rischi di lesioni dorso-lombari (lesioni a carico delle strutture osteomiotendinee e nerveovascolari a livello dorso lombare).
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Effetti sull’organismoSi possono evidenziare i seguenti effetti principali:
lesioni a carico delle strutture osteomiotendinee;
lesioni nerveovascolari a livello dorso lombare.
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Anatomia del rachide
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Fisiologia
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Valutazione La valutazione di conformità si basa sulla verifica del rispetto dei criteri ergonomici individuati secondo l’allegato VI al D.Lgs. 626/94 o con specifici modelli come, ad esempio, quello proposto dal NIOSH, che prevede il calcolo del cosiddetto peso limite raccomandato.
Sorveglianza sanitariaLa sorveglianza sanitaria viene effettuata mediante visita preventiva ed in seguito con visite periodiche.
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DECRETO LEGISLATIVO 19 settembre 1994, n. 626Attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE,
89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE, 90/679/CEE, 93/88/CEE, 97/42/CE e 1999/38/CE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro
(G.U. 12 novembre 1994, n. 265, suppl. ord.) (*).
Titolo V MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
Art. 47
(Campo di applicazione) 1. Le norme del presente titolo si applicano alle attività che comportano
la movimentazione manuale dei carichi con i rischi, tra l'altro, di lesioni dorso-lombari per i lavoratori durante il lavoro.
2. Si intendono per: a) movimentazione manuale dei carichi: le operazioni di trasporto o di
sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico che, per le loro caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano tra l'altro rischi di lesioni dorso-lombari;
b) lesioni dorso-lombari: lesioni a carico delle strutture osteomiotendinee e nerveovascolari a livello dorso lombare.
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Art. 48 (Obblighi dei datori di lavoro)
1. Il datore di lavoro adotta le misure organizzative necessarie o ricorre ai
mezzi appropriati, in particolare attrezzature meccaniche, per evitare la necessità di una movimentazione manuale dei carichi da parte dei lavoratori.
2. Qualora non sia possibile evitare la movimentazione manuale dei carichi ad opera dei lavoratori, il datore di lavoro adotta le misure organizzative necessarie, ricorre ai mezzi appropriati o fornisce ai lavoratori stessi i mezzi adeguati, allo scopo di ridurre il rischio che comporta la movimentazione manuale di detti carichi, in base all'allegato VI.
3. Nel caso in cui la necessità di una movimentazione manuale di un carico ad opera del lavoratore non può essere evitata, il datore di lavoro organizza i posti di lavoro in modo che detta movimentazione sia quanto più possibile sicura e sana.
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4. Nei casi di cui al comma 3 il datore di lavoro: a) valuta, se possibile, preliminarmente, le condizioni di sicurezza e di
salute connesse al lavoro in questione e tiene conto in particolare delle caratteristiche del carico in base all'allegato VI;
b) adotta le misure atte ad evitare o ridurre tra l'altro i rischi di lesioni dorso-lombari, tenendo conto in particolare dei fattori individuali di rischio, delle caratteristiche dell'ambiente di lavoro e delle esigenze che tale attività comporta, in base all'allegato VI;
c) sottopone alla sorveglianza sanitaria di cui all'art. 16 gli addetti alle attività di cui al presente decreto.
Art. 49 (Informazione e formazione)
1. Il datore di lavoro fornisce ai lavoratori informazioni, in particolare per
quanto riguarda: a) il peso di un carico; b) il centro di gravità o il lato più pesante nel caso in cui il contenuto di un
imballaggio abbia una collocazione eccentrica; c) la movimentazione corretta dei carichi e i rischi che i lavoratori corrono
se queste attività non vengono eseguite in maniera corretta, tenuto conto degli elementi di cui all'allegato VI.
2. Il datore di lavoro assicura ai lavoratori una formazione adeguata, in particolare in ordine a quanto indicato al comma 1.
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Allegato VI
Elementi di riferimento 1. Caratteristiche del carico
La movimentazione manuale di un carico può costituire un rischio tra l'altro dorso-lombare nei casi seguenti: - il carico è troppo pesante (kg 30); - è ingombrante o difficile da afferrare; - è in equilibrio instabile o il suo contenuto rischia di spostarsi; - è collocato in una posizione tale per cui deve essere tenuto o maneggiato ad una certa distanza dal tronco o con una torsione o inclinazione del tronco; - può, a motivo della struttura esterna e/o della consistenza, comportare lesioni per il lavoratore, in particolare in caso di urto.
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2. Sforzo fisico richiesto
Lo sforzo fisico può presentare un rischio tra l'altro dorso-lombare nei seguenti casi:
- è eccessivo;
- può essere effettuato soltanto con un movimento di torsione del tronco;
- può comportare un movimento brusco del carico;
-è compiuto con il corpo in posizione instabile.
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3. Caratteristiche dell'ambiente di lavoro
Le caratteristiche dell'ambiente di lavoro possono aumentare le possibilità di rischio tra l'altro dorso-lombare nei seguenti casi:
- lo spazio libero, in particolare verticale, è insufficiente per lo svolgimento dell'attività richiesta;
- il pavimento è ineguale, quindi presenta rischi di inciampo o di scivolamento per le scarpe calzate dal lavoratore;
- il posto o l'ambiente di lavoro non consentono al lavoratore la movimentazione manuale di carichi a un'altezza di sicurezza o in buona posizione;
- il pavimento o il piano di lavoro presenta dislivelli che implicano la manipolazione del carico a livelli diversi;
- il pavimento o il punto di appoggio sono instabili;
- la temperatura, l'umidità o la circolazione dell'aria sono inadeguate.
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4. Esigenze connesse all'attività L'attività può comportare un rischio tra l'altro dorso-lombare
se comporta una o più delle seguenti esigenze: - sforzi fisici che sollecitano in particolare la colonna
vertebrale, troppo frequenti o troppo prolungati; - periodo di riposo fisiologico o di recupero insufficiente; - distanze troppo grandi di sollevamento, di abbassamento o
di trasporto; - un ritmo imposto da un processo che non può essere
modulato dal lavoratore.
5. Fattori individuali di rischio Il lavoratore può correre un rischio nei seguenti casi: - inidoneità fisica a svolgere il compito in questione; - indumenti, calzature o altri effetti personali inadeguati
portati dal lavoratore; - insufficienza o inadeguatezza delle conoscenze o della
formazione.
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Misure di prevenzione
Al fine di minimizzare gli effetti dannosi dovuti alle condizioni non corrette di lavoro si dovrà:
- rendere disponibili ausili meccanici per le movimentazioni;
- ridurre il peso degli oggetti da movimentare;
- migliorare la posizione e la facilità di presa;
- avvicendare il personale addetto.
Norme igieniche/comportamentali
Anche i comportamenti dei singoli individui possono ridurre gli effetti negativi dovuti alla specifica mansione:
- effettuare le movimentazioni con movimenti corretti e con adeguata presa del carico;
- effettuare le movimentazioni dei carichi più pesanti unitamente ad altre persone.
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Fattori di rischioCarico
PesanteIngombrante Difficile da afferrare Contenuto: Pericoloso o in equilibrio instabile Obbliga movimentazione a distanza, torsione o inclinazione dorso
AmbienteSpazio ristrettoPavimento: scivoloso, irregolare, instabileSoffitto bassoIlluminazione
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AttivitàFrequente e ripetutaDistanze troppo grandiRitmo non modulabile
Lavoratore Inidoneità fisica Non informazione e formazione Abbigliamento incongruo
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Possibili soluzioni
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Valutazione preliminare - verifica requisiti generali
Primo step1. Buona presa del carico2. Carico mantenuto vicino al corpo e comunque non
ingombrante3. Tronco sostanzialmente eretto e non ruotato4. Oggetto movimentato nello spazio compreo tra altezza
ginocchi e altezza spalle
Secondo stepPeso Frequenzione sollevamento
Maschi Femmine18 12 1 volta ogni 5 minuti15 10 1 volta ogni minuto12 8 2 volte ogni 5 minuti6 4 5 volta ogni minuto
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Valutazione di azioni di sollevamento
Oltre a quanto previsto dall’allegato VI del D.Lgs. 626/94, per tale genere di azioni è utile ricorrere al più recente modello proposto dal NIOSH (1993) che è in grado di determinare, per ogni azione di sollevamento, il cosiddetto “limite di peso raccomandato” attraverso un’equazione che, a partire da un massimo peso ideale sollevabile in condizioni ideali, considera l’eventuale esistenza di elementi sfavorevoli e tratta questi ultimi con appositi fattori di demoltiplicazione.
Il NIOSH, nella sua proposta, parte da un peso ideale di 23 kg valido per entrambi i sessi.
Ciascun fattore demoltiplicativo previsto può assumere valori compresi tra 0 ed 1.
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Quando l’elemento di rischio potenziale corrisponde ad una condizione ottimale, il relativo fattore assume il valore di 1 e pertanto non porta ad alcun decremento del peso ideale iniziale.
Quando l’elemento di rischio è presente, discostandosi dalla condizione ottimale, il relativo fattore assume un valore inferiore a 1; esso risulta tanto più piccolo quanto maggiore è l’allontanamento dalla relativa condizione ottimale: in tal caso il peso iniziale ideale diminuisce di conseguenza.
In taluni casi l’elemento di rischio è considerato estremo: il relativo fattore viene posto uguale a 0 significando che si è in una condizione di inadeguatezza assoluta per via di quello specifico elemento di rischio.
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Per trasportare questo modello alla nostra contingenza,
si può adottare la procedura NIOSH tale e quale per
quanto riguarda i fattori di demoltiplicazione (che
corrispondono ai principali, anche se non a tutti, gli
elementi di rischio lavorativo, citati nell’allegato VI)
partendo tuttavia da un peso “ideale” che è
diversificato nel seguente modo:
Età > 18 anni maschi:30 femmine:20
Età 15-18 maschi:20 femmine:15
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Valutazione del rischio
E’ comune prassi l’adozione di tre fasce di rischio e più precisamente:
valori dell’indice 0.75 (fascia verde): la situazione è accettabile e non è richiesto alcun intervento;
valori dell’indice > 0,75 e 1 (fascia giallo): una quota della popolazione (stimabile tra l'1% e il 10% di ciascun sottogruppo di sesso ed età) può essere non protetta e pertanto occorrono cautele anche se non è necessario uno specifico intervento.
Si può consigliare di attivare la formazione del personale addetto. Lo stesso personale può essere, a richiesta, sottoposto a sorveglianza sanitaria specifica. Laddove è possibile, è consigliato di procedere a ridurre ulteriormente il rischio con interventi strutturali ed organizzativi per rientrare nell'area “indice di rischio 0,75;
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valori dell’indice > 1 (fascia rosso): la situazione può
comportare un rischio per quote crescenti di
popolazione e pertanto richiede un intervento di
prevenzione primaria. Il rischio è tanto più elevato
quanto maggiore è l'indice; l'intervento è comunque
necessario anche con indici compresi tra 1 e 3.
Programmare gli interventi identificando le priorità di
rischio. Riverificare l'indice di rischio dopo ogni
intervento. Attivare la sorveglianza sanitaria periodica
del personale esposto.
valori dell’indice >3 (fascia viola): vi è necessità di un
intervento immediato di prevenzione.
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INDICE DI SOLLEVAMENTO COMPOSTO
L’indice di sollevamento composto viene calcolato quando si riscontra una situazione di compiti multipli tra loro frammisti, in tal modo si ottiene una situazione rappresentativa della mansione che non sarebbe altrimenti ottenibile essendoci più parametri diversi per un'unica postazione:; per quanto riguarda le mansioni analizzate il materiale è impilato su pallet e quindi viene prelevato da altezze diverse.
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Modalita’ di calcolo dell’indice composto
ISC = IS1 + ISIF 2n
Dove IS1 = IS più elevato e ISIF 2n = [ISIF2 X (1/FF1+2 – 1/FF1)]+[ ISIF3 X (1/FF1+2+3
– 1/FF1+2)]+ )]+ [ ISIFn X (1/FF 1+2+3+…n – 1/FF 1+2+3..+(n-1)]
IS= indice di sollevamento ISIF= indice di sollevamento indipendente dalla
frequenza FF= fattore frequenza
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Azioni di spinta e tiro
Tra i tanti si cita il metodo proposto da Snook S.H. e
Ciriello V.M. ("The design of manual handling tasks:
revised tables of maximum acceptable weights and
forces" - Ergonomics, 34, 9, 1197-1213,1991). Queste
tabelle tengono conto dei seguenti fattori:
- sesso
- forza iniziale
- forza di mantenimento
- distanza di spostamento
- frequenza di azione
- altezza delle mani da terra.
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