Missione, stile di vita quotidiano - Centro Missionario · Credo che tanta confusione nasca perch...

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«Di fronte al drammadel popolo haitianotutti dovremmo ten-tare di fare silenzio.

Invece stiamo discettando fuori mi-sura davanti a una sofferenza enor-me». Sono queste le prime parole dipadre Giulio Albanese, missionariocomboniano, giornalista e direttoredi riviste missionarie, quando gliviene chiesto del dramma che hacolpito il paese di Haiti. «Tutto è mistero – prosegue il mis-sionario – Si tratta di una sciaguranaturale imprevista che si sommaalle già pessime condizioni preesi-stenti. Come credenti dovremmoper prima cosa fare silenzio, racco-glierci in preghiera, scegliere l’ora-zione. Di fronte a una tragedia inac-cettabile come questa, è necessarioalzare al Signore la nostra lamenta-zione: invece, presi dall’efficienti-smo, viene più facile mettere subitomano al portafoglio». L’informazione non ha aiutato il po-polo haitiano, osserva padre Alba-nese: «C’è stata una stucchevole co-municazione da parte dei media,tutta all’insegna della carità e della

beneficenza, che ha stimolato mag-giormente il nostro abituale atteg-giamento paternalistico, che ci por-ta a essere benefattori bravi di fron-te all’umanità dolente. Eppure eraun paese di miserabili anche in pre-cedenza: serviva il terremoto per-ché il dramma di Haiti facesse brec-cia nei nostri cuori? Qui l’80 percento delle persone viveva con me-no di un dollaro al giorno: perchénon abbiamo pianto prima per que-sta povera gente?».

E la questione dei bambini, delleadozioni internazionali che ha oc-cupato tanto spazio nei telegiorna-li? «È stata data grande enfasi allasituazione dei bambini che, insiemealle donne e agli anziani, sono lametafora della debolezza umana.Ma la solidarietà non si improvvisa,non è solo sentimento: è necessarioil discernimento. Il primo atto dicarità cristiana è dunque che i bam-bini ritornino con i propri genitori.In loco l’Unicef e altre agenzie stan-

no redigendo una mappa per defini-re lo stato civile dei minori che pos-sono ancora avere zii, parenti di-spersi. Ma essenziale è rispettare itempi fisiologici e consentire aibambini di crescere tra la loro gen-te; l’adozione deve essere l’extremaratio. Tra un po’, quando la situa-zione sarà più sotto controllo, si po-trà pensare al sostegno a distanza,magari affidandosi a congregazionireligiose e istituti missionari datempo presenti nei luoghi. Credoche tanta confusione nasca perchési reagisce con il sentimento e noncon la ragione: l’aiuto non deve es-sere finalizzato all’adozione ma de-ve far sì che i ragazzi continuino nelloro sviluppo e vivano in pace a ca-sa loro, perché siano essi stessi, inun futuro, a cambiare il corso al lo-ro paese. L’informazione allora nonpuò essere disgiunta dall’azione so-lidale, ma deve porsi come la primaforma di solidarietà. Il mondo ha fa-me e sete di Dio e dobbiamo perprima cosa cambiare le relazioni. Cisono terre che invocano giustizia. Eciò non significa che vogliono la no-stra beneficenza».

Le tragedie, come Haiti, hanno bisogno di ragione

Missione, stile di vita quotidianoPer stupirsi di Cristo che trapela dal volto di ogni uomo

Sembra che a volte il mondo si accorgadella sofferenza degli altri, di realtàumane e situazioni di interi popoli chepatiscono ingiustizia, solo quando suc-

cede un disastro naturale, una tragedia oquando qualcuno, ignorato per lo più dallastampa ufficiale, documentando con foto e ar-ticoli porta a conoscenza di fatti altrimentisconosciuti. E le reazioni sono spesso emotive,giustamente, ma con poca durata e continuità.C’è una mobilitazione di aiuto sociale ed eco-nomico immediata e solo nei primi tempi. Ècapitato qualche settimana fa con il terremotodi Haiti, qualche mese fa con il terremoto aL’Aquila, qualche anno fa con lo tsunaminell’oceano indiano… E’ difficile la mobilita-zione del cuore e della vita per gli altri comestile di vita. “Missione, nuovo stile di vita” è l’itinerario cheproponiamo come orizzonte della prossimaquaresima. In un contesto di “Bene comune,stile di vita della comunità cristiana”, dato da-gli orientamenti per quest’anno pastorale, de-sideriamo come centro missionario offrire unapporto specifico che ci viene dall’esperienza

missionaria della nostra chiesa padovana edalla consegna che come ufficio pastorale ab-biamo assunto.Muoviamo i nostri passi nel tempo di Quaresi-ma, tempo forte per la comunità cristiana, do-ve l’ascolto di Dio ci invita a “ritornare” a Lui,all’autenticità di una vita di relazione con Luie con i fratelli, per riaccogliere continuamentela novità della Pasqua per la nostra esistenza eper la storia in cui siamo inseriti.La missione davvero può essere nuovo stile divita: perché missione è prima di tutto stupirci,meravigliarci del dono di Gesù Cristo, venutotra noi per rivelarci il vero volto di Dio. Stupir-ci perché la sua Pasqua di sofferenza, morte erisurrezione è la chiave di interpretazione disenso della vita umana e della storia del mon-do. Missione è raccontare agli altri questa buo-na notizia. È stupire gli uomini e le donne cheincontriamo con la narrazione della nostra esi-stenza buona, bella e felice, pur nella fragilitàdella nostra essenza umana. Missione è crede-re insieme all’unico vangelo di Gesù, nell’espe-rienza di una comunità che desidera, si sforzae attua la comunione come reale possibilità.

Missione è poi andare incontro a ogni personacon la consapevolezza che l’altro è sempre undono e una ricchezza con la sua diversità, conla sua storia, con la sua cultura. Con l’altro ab-biamo sempre un debito aperto di amore, dirispetto e di compassione.Proviamo a percorrere questo cammino: la no-stra fede ne acquisterà in dinamicità, in spe-ranza ed entusiasmo, così pure le comunitàparrocchiali e la nostra chiesa diocesana.Su quali strade e con quali scelte la chiesa diPadova, con la sua lunga tradizione di moltissi-mi missionari partiti dalla nostra terra e conpiù di cinquant’anni di esperienza di preti elaici fidei donum, vuole rimanere missionariaad gentes? È la riflessione che da alcuni mesila consulta missionaria diocesana sta portandoavanti e che vuole poi presentare al vescovoAntonio e agli organismi di comunione. Certa-mente la missione ad gentes si alimenta, trovanuovo vigore nella misura in cui diventa sem-pre più nuovo stile di vita del cristiano e dellenostre comunità cristiane. La quaresima, allo-ra, è una buona opportunità per metterci tuttiin cammino con questo stile e per andare.

● dal mondo ●

don Valentino Sguotti● itinerari ●

“Per una terra futura.Missione, nuovo stiledi vita” è lo slogan

che l’ufficiomissionario

diocesano ha sceltoper la Quaresima di

fraternità 2010. Quale sarà il futuro

della nostra terra edei suoi figli senza

un percorsopersonale e

comunitario di“missione”, senza

l’andare versorelazioni, incontri,

esperienze chemettano al centro

dell’attenzione edelle cure il creato, le

creature e, sopratutti e tutto, il

creatore?La proposta di

preghiera,riflessione,

conversione e caritàfatta alle comunità

cristiane della diocesisegue questa

direzione, sollecitatidalla comunione con

i missionari dellanostra chiesa,

testimoni nel mondo. ◆

Padova missioè a cura di Cinzia Agostini

PADRE GIULIOALBANESE

■ Il missionariocomboniano padre GiulioAlbanese è nato a Romanel 1959. Ha diretto ilNew peoplemedia centredi Nairobi in Kenya e hafondato la Missionaryservice news agency(agenzia di stampamissionaria Misna). Attualmente collabora convarie testate giornalistichesui temi legati all’Africa eal Sud del mondo tra cuiAvvenire, il settimanaleVita e il Giornale radioRai. Dal febbraio del 2007insegna “Giornalismomissionario-giornalismoalternativo” alla pontificiauniversità Gregoriana diRoma ed è direttore delleriviste missionarie dellePontificie operemissionarie.