Post on 02-May-2015
L’AvventoAvvento fa parte del
“ciclo della manifestazione del Signore”, composto da Avvento, Natale ed Epifania.
Come il “ciclo pasquale” celebra la vittoria della Vita sulla morte,
così il “ciclo della manifestazione” celebra la vittoria della luce sulle tenebre,
della rivelazione di Dio che è Luce nel buio del mondo.
Avvento: preparazione al Natale?
In ogni celebrazione liturgica la chiesa
prima di tutto non si prepara
“a vivere qualcosa”, ma “vive qualcosa”.
Così l’Avvento! Esso non è
“preparazione” in vista del Natale, ma è già celebrazione del
mistero della manifestazione
del Signore.
Avvento è termine che proviene dal latino adventus che significa venuta.
Ogni venuta mette in movimento una attesa.
Non si tratta semplicemente di attendere
la venuta nella carne del Signore Gesù,
venuta che è alle nostre spalle, come evento definitivo e
permanente che ha manifestato
l’amore di Dio per l’uomo: Dio ha tanto amato il mondo
da dare il suo Figlio perché ne rivelasse il volto
d’amore.
Il primo ad attendere è Dio stesso:
Dio ha vissuto
una lunga attesa in
prima persona
lungo tutta la storia
intessuta con
l’uomo. Tutta la
storia della salvezza
è un interminabile Avvento.
Dio è capace di interminabili e tenaci attese. Dio è amore che attende,
che spera, che cerca l’uomo.
La lunga attesa di Dio somiglia a una
tragica storia d’amore nella quale il suo
Amore “attende” davanti alla
libertà dell’uomo che lo rifiuta.
Tutto questo fino a
Maria di Nazareth: nel suo sì,
“avvenga di me secondo la tua
Parola”, si compie
l’attesa di Dio.
Dio può fare
“avvento” nella vita
di questa giovane donna (e, in lei, in quella
di tutta l’umanità) nel momento
in cui Maria
dice il suo
“avvenga…”
Il suo disegno originario di essere
il “Dio-con-noi” che aveva percorso
tutta la storia d’Israele si compie
nel sì della Vergine
Maria. Maria acconsente
all’avvento di Dio nel mondo:
il Figlio è la carne di “Dio-con-noi”,
l’Emmanuele atteso.
La venuta del Figlio che si legato
alla nostra umanità è
definitiva.
Se il Figlio è venuto perché attendere?
L’Avvento ci pone in attesa del Figlio perché avvenga per ogni uomo l’incontro con Lui
che è il Signore della storia.
Durante l’Avvento infatti ripercorriamo l’attesa del Figlio
nel mistero dell’incarnazione (Natale)
e al tempo stesso di Colui che ha promesso: “io vengo presto” (Ap 22,12),
del Signore della storia che verrà alla fine dei tempi
per ricapitolare in sé tutte le cose.
Non si tratta di due attese, ma l’una è strettamente
legata all’altra.
Possiamo attendere Colui che verrà
perché Lui è venuto e non cessa di venire.
Siamo di fronte al mistero
di un’unica venuta nel senso che la prima
inizia già ciò che verrà
portato a compimento nella seconda.
La venuta del Figlio nella
carne prepara
l’incontro definitivo con
lui,
incontro che avviene per noi
oggi che celebriamo
la liturgia.
L’Avvento ci dona di fissare lo sguardo sulla venuta finale del Figlio nella gloria per farci
accorgere della
presenza del “futuro”, di Lui che è il nostro Futuro,
nell’oggi delle nostre celebrazioni e della nostra vita.
Qui ci accorgiamo che l’Avvento ci pone in attesa di Colui che ci attende:
i protagonisti non siamo noi che attendiamo con la nostra povera capacità di aspettare la venuta di Dio,
ma è Dio che attende noi.
Dio attende noi.Quindi ad ogni Avvento
anche noi ci poniamo in attesa
proprio perché scopriamo
di essere attesi.
Colui che ci attendeaspetta
la “conversione” dello sguardo
della nostra fede perché
lo fissiamo su di Lui e ci accorgiamo
che Lui viene.
Il tempo di Avvento è un tempo forte
perché i cristiani
si esercitano ecclesialmente,
cioè insieme in un impegno
comune, nell’attesa del Signore…
Avvento è un tempo
in cui i cristiani si esercitano
insiemenella visione della fede delle realtà invisibili,
della presenza di Lui
nascosta nel cuore di tutte le cose.
L’Avvento educa i
nostri occhi a guardare
tutte le cose a partire
dal tempo del loro
compimento: dalla fine, o meglio, dal “Fine”
di ogni cosa, che è il
Signore della gloria…
L’Avvento ci dona di vivere ciò che dovremmo vivere
lungo tutto l’anno liturgico: guardare tutto
a partire da Cristo che regge il mondo
(Cristo Pantocratore), il Futuro che ci attende,
scorgendo la presenza di Lui che «matura» in tutte le cose.
La storia va verso il suo compimento:Cristo tutto in tutti.
Guardando Lui scopriamo che la storia è abitata dalla
speranza.
L’Avvento alimenta
la speranzache tutti
gli uomini di tutti i tempi vanno verso
l’incontro definitivo con Cristo Signore.
Nel tempo di Avvento
la chiesa, vive nel suo
“oggi”orientata
verso “il fine” della storia che è
Cristo Gesù con la disposizione della “vigilanza”,
ripetutamente ricordata nei testi
liturgici e nelle letture bibliche.
«Tu ci hai nascosto il giorno e l'ora,
in cui il Cristo tuo Figlio, Signore e giudice della storia,apparirà sulle nubi del cielo
rivestito di potenza e splendore.
In quel giorno tremendo e glorioso
passerà il mondo presente e sorgeranno
cieli nuovi e terra nuova.Ora egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo,perché lo accogliamo nella
fedee testimoniamo nell'amore
la beata speranza del suo regno»
(Prefazio dell’Avvento Ia).
In questo testo la liturgia ci invita a vivereorientati verso Colui che viene alla fine dei
tempi. Nell’attesa di Luic’è un’“ora”
che è il tempo che la chiesa vive nel presente…
…in cui il Signore “viene incontro a noi”:
è quella di ogni comunità riunita nel suo Nome
che celebra la liturgia.
La liturgia ci dice cheora
Colui che viene ci viene incontro“in ogni uomo
e in ogni tempo”
perché “lo accogliamo nella
fede e testimoniamo nell'amore la beata speranza del suo
regno”.
L’Avvento ci mette nel cuore
due movimenti strettamente intrecciati
l’uno all’altro: quello
dell’accoglienza (“lo accogliamo nella
fede”),
cioè di una più intensaapertura a Lui che viene…
e quello della testimonianza(“testimoniamo
nell'amore la beata
speranza del suo regno”),
cioè dell’apertura
radicale all’altro.
L’accoglienza rinnovata del Signore che viene
ci spinge ad uscire
ad andare ai nostri fratelli testimoni dell’incontro
con Lui, portatori di Cristo con la nostra vita.
L’Avvento in questo senso
è un tempo fortemente
“missionario”.
«Accogliere» e «testimoniare» la speranza:
Accogliamo come icone dell’attesa dell’Avvento
fatto di accoglienza e testimonianzala Vergine Maria e Giovanni Battista.
“Avvento significa venuta.
Chi sta per arrivare?
Per il cristiano - l'unico che davvero
attende uno che sta venendo –
l'Avvento è come un portone imponente
che egli varca per entrare in un santuario”.
Ci lasciamo guidare dalle parole di
H. U. Von Balthasar:
“Il portone però è
sorvegliato alle due
estremità da due
sentinelle, che gli fanno la guardia, e
checi chiedono
perché e con quale
sentimento, con quale
atteggiamento interiore, siamo qui a chiedere di
entrare.
Due figure assai dissimili, che tuttavia si vedono sempre nelle antiche immagini alla
sinistra e alla destra di Colui che è l'Atteso e infine il Venuto.
La prima figura protesa in alto,
scarna, un angelo vestito
di pelli di cammello, che non vuol essere
nessuno, ma solo una voce che grida dal deserto del mondo e del
tempo: “Preparate le
vie del Signore!”.
L'altra figura profondamente velata e ripiegata su di sé,
solamente il suo corpo parla
visibilmente di colui che ella
attende, e fa risuonare
la sua flebile parola: “Ecco,
io sono l'ancella del Signore”.
Ambedue sanno chi
stanno aspettando, essi sono per il momento
gli unici che lo sanno
così esattamente
e così pressanteme
nte: essi aspettano
nientemeno che Dio.
l'Emmanuele,
il Dio con noi.
“E questo nella certezza che egli sta direttamente
davanti alla porta, perché tra la
preparazione della via
da parte di Giovanni il
Battista e della Vergine
Maria e la venuta
dell'Atteso non può più intervenire nulla che possa
far ritardare, perché
l'Avvenimento è già in moto, e nessuno
arresterà la valanga.
Quale diversità fra queste due figure che sorvegliano il portone
che immette nel santuario del Natale! Ma ambedue sono indispensabili,
ambedue sono un modello.
Il primo aspetta semplicemente
Dio. Tra lui
e la venuta di Dio non c'è più posto per nessun altro
profeta.
Viene Dio, a mettere ordine,
a giudicare e a salvare. A introdurre
decisioni radicali,
fondamentali: “Già è posta la scure alle radici degli alberi”.
Già è pronto il fuoco per l'albero
che non porta alcun frutto buono.
[...] Colui che così parla è uno deciso a tutto, sino all'ultimo: [...] egli non ha paura
alcuna della prigionia e della
decapitazione, poiché è
semplicemente voce, che risuona
attraverso ogni cosa, anche attraverso orecchie tappate.
Anche la seconda attende Dio.
Ella sa che l'angelo le ha detto:
“Il Santo, che porti in grembo, sarà
chiamato Figlio di Dio, Figlio
dell'Altissimo, e il suo regno non avrà fine” (Lc 1,31 ss).
Ed ella sa che cosa le ha fatto
lo Spirito Santo di Dio, lui e nessun
altro.
Ella non attende, come il
Battista, un Inimmaginabile,
che si farà avanti con il fuoco, con la scure e con il
ventilabro; ella attende un
piccolo bambino.
Ma un bambino che è Dio non è forse ancora più inimmaginabile per la madre?
Entrambi attendono colui che sta venendo con un desiderio
che riempie il loro essere, e allo
stesso tempo in un profondo
sbigottimento che non permette loro di comprendere come debbano
essere all'altezza di quello
straordinario evento che
attraverso di loro entra nel mondo”.
Maria e Giovanni sono le figure che accompagnano la nostra
attesa, ci parlano di accoglienza e
testimonianza: la Parola del tempo di Avvento
ce li dona all’inizio e al termine del cammino come modelli.
Maria e Giovanni ci parlano di
conversione e di
accoglienzadelle “cose nuove” ed
inaudite che Dio vuole
compiere…
ma soprattutto ci invitano a rinnovare il nostro sguardo
per saper discernere l’azione di Dio; per saper credere in una storia
in attesa di un incontro;
…per saper cogliere i segni di novità che Dio pone in noi,
intorno a noi e nella storia dell’umanità.
Qui riconosciamo la «nuova nascita di Cristo» nel mondo.
Non si tratta di una nuova nascita di Cristo nella carne. Quell’evento è accaduto una volta per tutte
nella storia. Non si parla nemmeno di uno sterile, anche se commovente ricordo. La «nuova nascita del
Cristo» oggi è quella che si realizza nella “carne” della chiesa e in ogni credente.
L’Avvento avviene per noi,
oggi, quando si compie anche in
noi il mistero che si è
compiuto nella serva
del Signore:
"Anche se Cristo nascesse mille e diecimila volte a Betlemme, a nulla ti gioverà se non nasce almeno una
volta nel tuo cuore".
(Angelo Silesio, Pellegrino Cherubico)