LA CASA DI SCHIELE....13x18

Post on 06-Apr-2016

227 views 3 download

description

13x18 mostra collettiva curata da Mario Francesco Simeone tenutasi alla Galleria LA CASA DI SCHIELE a Benevento dal 2 Novembre all'8 Gennaio 2014 con esposti gli artisti: Antonio Barbagallo Angelo Barile Paul Beel Silvia Beltrami Valentina Biasetti Gabriela Bodin Barbara Bonfilio Simona Bramati Sara Cancellieri Gianluca Capozzi Antonella Casazza Vito Centonze Adele Ceraudo Pierluca Cetera Gabriella Crisci Vincenzo Last22 D'argenio Salvatore Daddi Fabrizio De Cunto Mario Edoardo Dominguez Roberta Feoli Clare Galloway Cristina Iotti Arianna Lion Savina Lombardo Mario Loprete Anna Madia Pietro Marchese Jara Marzulli Klaus Mehrkens Sagan Newman Ferruccio Orioli Alessandro Papari Samuele Papiro Francesca Romana Pinzari Jerome Pouwels Dora Romano Giuliano Sale Emanuele Sgambati Milena Sgambato Tina Sgrò Vania Elettra Tam Elisabetta Trevisan Giuseppe Vaccaro Valentina Zummo

Transcript of LA CASA DI SCHIELE....13x18

Via San Gaetano n°16

82100 Benevento , Italy Dal lunedì al sabato dalle 16:00 alle 20:30

mattina e domenica su appuntamento

lacasadischiele.blogspot.it

lacasadischiele@libero.it

La casa di Schiele

Cell: 3040551665 Cell: 3339211909

Direzione: Sara Cancellieri Progetto: Igor Verrilli A cura di: Mario Francesco Simeone Allestimento: La casa di Schiele

Si ringrazia:

A cura di

Mario Francesco Simeone

13X18

Il limite della rappresentazione e lo spazio dell’interpretazione

in 13x18 centimetri.

Riunire quarantaquattro artisti in 13x18 centimetri è possibile. Non si pensi a trovate clownesche o trucchi illusionistici, perché la soluzione al problema dello spazio è pane quotidiano della pratica e della teoria artistica, della filosofia estetica e della psicoanalisi cognitiva. L’arte, in particolare, è il campo di applicazione immediatamente visibile del rapporto dell’uomo con gli spazi, una relazione che condiziona sistemi, espressioni e linguaggi. Attraverso la resa delle dimensioni di elementi inseriti in un ambiente, dallo sfondo dorato bizantino alla camera di Van Gogh, l’opera racconta la sua storia. In fondo, è uno dei modi in cui una cosa difficile da comprendere viene spiegata attraverso l’immagine di un’altra, fenomenologicamente più immediata. È il lavoro che, nella linguistica, compie la figura retorica. Le figure retoriche e i rapporti con gli spazi, cambiano con le epoche, come un processo biologico continuamente produttivo, vivificato dall’avvicendamento delle culture, delle società, delle economie e degli strumenti, tra ispirazioni estemporanee e ricerche scientifiche. Anche per questo è difficile, per l’uomo contemporaneo, leggere la sintassi stilnovista e, sicuramente, anche Dante avrebbe qualche difficoltà a interpretare la pagina di un blog. In ogni caso, è vero che le vie della rappresentazione sono virtualmente infinite ma l’arte, per la sua intrinseca connotazione tecnica, pragmatica già nell’etimologia, basa tutte le sue funzioni sull’esistenza concreta del supporto. Una tela, un cartoncino, una parete, un vetro, sono spazi creati da materiali, caratterizzati da porosità e imperfezioni calcolate che agiscono come resistenze creative, entro le quali inserire una narrazione. Ogni ambiente, ogni elemento, dal più figurativo al più astratto, dalle forme di Vasilij Kandinskij agli “impacchettamenti” di Christo e Jeanne Claude, estende la sua superficie narrativa su una superficie materiale. Questo scambio tra spazio e racconto è un dato certo, forse l’unico, che aiuta molto nella lettura della grammatica dell’opera.

Tale ibridazione di superficie e materia, narrazione e oggetto, dunque, impone un bivio all’immagine da rappresentare. Parafrasando Erwin Panofsky, lo spazio sul quale si estende l’immagine diventa forma simbolica. La Basilica di Sant’Apollinare, a Ravenna, o la Cattedrale di Santa Maria, a Monreale, sono state costruite in epoche e contesti diversi ma entrambe si configurano come narrazioni esplicite. Gli imponenti cicli musivi che le decorano, raccontano una storia dai contorni definiti. L’architettura è supporto aperto, le navate scandiscono uno spazio totale della rappresentazione, che materializza immediatamente il concetto. In entrambi i casi, si tratta di storie morali ed encomiastiche, quindi, l’atto dell’interpretazione è invalidato, perché il rapporto tra la rappresentazione e la percezione non deve essere affatto interpretativo ma univoco, edificante e didascalico. L’autorità totalizzante, incarnata dai grandi sistemi del potere temporale e spirituale, proponeva visioni statiche che, concedendo lo sgomento del bello, lo stupore per quel nuovo mondo fatto di linee, annullavano la critica del rapporto dialogico. Per capire meglio, si può compiere un enorme salto strumentale, verso un periodo prossimo alla nostra realtà. La città orwelliana del mondo distopico di 1984, è tappezzata da enormi immagini dell’occhio sempre aperto del Big Brother. Il fruitore non è il soggetto con un punto di vista esterno e senziente ma l’immagine stessa, diventata messaggio dinamico e diffuso. Non è il segno a incombere nello spazio del reale da una superficie materiale, è lo spazio stesso che, non più reale, è diventato estensione totalmente simbolica, latente e omogena. Al contrario, la rappresentazione estesa su una superficie estremamente concentrata, segue un ritmo discontinuo, perché crea un moto percettivo perpetuo e incostante, oscillante tra apertura e chiusura del senso. Infatti, le informazioni veicolate dallo spazio minimo suscitano, con naturalezza e discrezione, la curiosità del fruitore, chiamato ad agire nella profondità dell’immagine per completarne il senso. Si delinea un percorso tortuoso verso tutto ciò che non è compreso nello spazio rappresentato. Questa forma di narrazione è etimologicamente simile al dialogo, come un qualcosa di indefinibile che è tra (dià) le parole (lògos). Un discorso alternato tra elementi taciuti e inflessioni del tono, che

alimenta perennemente la riflessione, l’interpretazione, il fraintendimento, principi basilari della comunicazione. Il senso si completa nel non detto, in ciò che si lascia cadere dopo i puntini sospensivi, oltre la cornice del discorso. In questo caso, la sospensione avviene dopo 13x18 centimetri. 13x18 è un racconto collettivo, una composizione dissonante che gioca sul limite tra organicità del formato e asimmetria dei tratti. Fulcro tematico dell’esposizione, infatti, sono le possibilità comunicative, i modi della rappresentazione, i materiali, i percorsi eterogenei, peculiari del piccolo formato. Immagine e supporto, come sovrapposizione di spazio fisico e ideale, esprimono un’estetica del segno minimale che limita l’eccesso d’informazione vincolante e apre la strada al processo cognitivo, alle possibilità interpretative. Il rapporto tra opera e fruitore è dialogico, non gerarchico ma orizzontale. Così, sulle pareti bianche, si delinea una cartografia complessa, di tecniche e segni, simboli e colori, scandita dall’alternanza netta degli spazi, in fitte sequenze di 13x18 centimetri. La narrazione visiva, diffusa ritmicamente sulla superficie architettonica, diventa un codice da definire, secondo le infinite e imprevedibili enciclopedie di chi crea e di chi osserva. Mario Francesco Simeone

Antonio Barbagallo

Angelo Barile

Paul Beel

Silvia Beltrami

Valentina Biasetti

Gabriela Bodin

Barbara Bonfilio

Simona Bramati

Sara Cancellieri

Gianluca Capozzi

Antonella Casazza

Vito Centonze

Adele Ceraudo

Pierluca Cetera

Gabriella Crisci

Vincenzo Last22 D'argenio

Salvatore Daddi

Fabrizio De Cunto

Mario Edoardo Dominguez

Roberta Feoli

Clare Galloway

Cristina Iotti

Arianna Lion

Savina Lombardo

Mario Loprete

Anna Madia

Pietro Marchese

Jara Marzulli

Klaus Mehrkens

Sagan Newman

Ferruccio Orioli

Alessandro Papari

Samuele Papiro

Francesca Romana Pinzari

Jerome Pouwels

Dora Romano

Giuliano Sale

Lele Sgambati

Milena Sgambato

Tina Sgrò

Vania Elettra Tam

Elisabetta Trevisan

Giuseppe Vaccaro

Valentina Zummo

ARTISTI

Antonio

Barbagallo

“SPAZI APERTI DALLE VIRTÙ DEL VENTO” inchiostri su carta

Angelo

Barile

“FRIDUZZA” Grafite su cartoncino

Silvia

Beltrami

“RAGAZZA INCUBO” Collage su faesite

Paul

Beel

“PICCOLISSIMA ALICE” Olio su tela

Valentina

Biasetti

“TESTAMENTO FORMIDABILE” Collage su faesite

Gabriela

Bodin

“PROFILO” Tecnica mista su tela

Barbara

Bonfilio

“SENZA TITOLO” Penna su carta

Simona

Bramati

“DANIZA” Olio e carta su tela

Sara

Cancellieri

“SE CHIUDO GLI OCCHI TI VEDO” Acquerello su carta

Gianluca

Capozzi

“SENZA TITOLO” Tecnica mista su carta

Antonella

Casazza

“UN DIAVOLO PER CAPELLO” Acrilico su tela

Vito

Centonze

“SENZA TITOLO” Vino su carta

“SENZA TITOLO”

Adele

Ceraudo

“SENZA TITOLO” Tecnica mista su carta

Pierluca

Cetera

“DALLA SERIE RIMOZIONI: IL DENTISTA” Olio e calamite su zinco

Gabriella

Crisci

“SENZA TITOLO” Matita su cartoncino

Vincenzo

Last22 D’Argenio

“TRIBUTE TO GAUSS” Carta millimetrata, stencil tagliato a mano, spray su acetato

Salvatore

Daddi

“SOSPESO” Olio su cartone

Fabrizio

De cunto

“BENINO” Matite colorate su carta

Mario Edoardo

Dominguez

“ANGELI E GOBBI” Puntasecca e incisione stampato su carta

Roberta

Feoli

“SANTE DONNE” Acquaforte su zinco morso in acido less-toxic,

stampa inchiostro a base acqua

Clare

Galloway

“WINTER SENTIENCE” Acrilico e matita su carta

Cristina

Iotti

“AM(B)ITI PERSONALI” Matita, matite colorate su carta

Arianna

Lion

“LA PICCOLA PAPESSA DEL TEMPO” Matita su foglio lucido

Savina

Lombardo

“BLA FORETSA DEI SIMBOLI” Penna su carta

Mario

Loprete

“FRANCESCO” Olio su cemento armato

Anna

Madia

“CIRCE” Inchiostro e biro su carta

Pietro

Marchese

“DAGHERROTIPO EQUINO” Tecnica mista su carta

Jara

Marzulli

“FIUME” Acrilico su mdf

Klaus

Mehrkens

“SENZA TITOLO” Olio su tela

Sagan

Newman

“THE FIVE MEN” Charcoal on board

Ferruccio

Orioli

“37° 08' N 12° 46' E” acquarello, vinavil diluito, sabbia nera dello stromboli

Alessandro

Papari

“SENZA TITOLO” Olio su carta telata

Samuele

Papiro

"IL SILENZIO NON È IL CONTRARIO DEL DISCORSO, LO PERMETTE" vetro fumè inciso a mano

Francesca Romana

Pinzari

“NUDO CON COLPO DI VENTO” capelli su carta

Jerome

Pouwels

“DYSFUNCTIONAL SYSTEMS:GLOBAL WATER” Inchiostro su carta

Dora

Romano

“PIAZZA NAVONA-ROMA” Olio su tela

Giuliano

Sale

“SENZA TITOLO” Olio su carta

Lele

Sgambati

“POSTCARD” Grafos e pastelli su busta airmail

Milena

Sgambato

“BOROTALCO” Olio su tel

Tina

Sgrò

“MINUSCOLO” Acrilico su tela

Vania Elettra

Tam

“RIFLESSIONI NOTTURNE” Tecnica mista su cotone

Elisabetta

Trevisan

“DUBBIO” Tempera e matite acquerellabile su cartoncino Schoeller

Giuseppe

Vaccaro

“LUCE DEL MONDO” Acrilico su tavola

Valentina

Zummo

“AMANTI IN NERO” Acrilico su legno

2 NOVEMBRE - 8 DICEMBRE

2014

13X18

Via San Gaetano n°16 82100 Benevento , Italy

dal lunedi al sabato dalle 16:00 alle 20:30

mattina e domenica su appuntamento