Ivana Malara Liceo Scientifico R. Piria di Rosarno (RC) Calabria e poesia in Corrado Alvaro Rosarno...

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Ivana Malara

Liceo Scientifico ‘R. Piria’ di Rosarno (RC)

Calabria e poesia in Corrado Alvaro

Rosarno (RC), 20 Febbraio 2009

Poesie grigioverdi

Corrado Alvaro(San Luca (RC), 15 aprile 1895 – Roma, 11 giugno 1956)

“Moralitès”

“Se l’umanità ha veramente compiuto tutti i miracoli, se non ha più nulla da fare per la prima volta, la poesia servirà probabilmente all’uso al quale la si impiega volgarmente, ad accompagnare cioè le funzioni quotidiane dell’umanità”

Corrado Alvaro

Lettera a casa:

O mamma, dal tempo che tu

Mi sai soldato, ripetiChe sono ossessionato assai piùDi te: da allora, mia giovaneMamma, mi parli sommessaEd hai occhi stanchi e inquieti.

Soldato. E pure mi sembraFanciullo d’essere ancora.Io sono come un giorno d’inverno.Non si sa quando è l’aurora,né quando meriggio, chè in altonuvola e nuvola va

…Tu t’attendevi un figlioloChe desse assai meno pianto…

E al padreLa pena che t’addoloraNel nostro nido rupestreMi fruga nel cuore anche a me.Non piango. Debole cosaPer un soldato il pianto.La lacrima è foglia di rosaNegli occhi, come in un pienoCalice che non trabocca.

A un compagno

Se dovrai scrivere alla mia casaDio salvi mia madre e mio padre,la tua lettera sarà credutamia e sarà benvenuta.Così la morte entreràe il fratellino la festeggerà.

Non dire alla povera mammache io sia morto solo.Dille che il suo figliolopiù grande, è morto con tantacarne cristiana intorno.

Se dovrai scrivere alla mia casa,Dio salvi mia madre e mio padre,non vorranno saperese sono morto da forte.Vorranno sapere se la mortesia scesa improvvisamente.

Dì loro che la mia fronteè stata bruciata là dovemi baciavano, e che fu lieveil colpo, che mi parve fosseil bacio di tutte le sere.

Dì loro che avevo godutotanto prima di partire,che non c’era segreto sconosciutoche mi restasse a scoprire;

che avevo bevuto, bevutotanta acqua limpida, tanta,e che avevo mangiato con letizia,che andavo incontro al mio fatoquasi a cogliere una primiziaper addolcire il palato.

Dì loro che c’era gran solepel campo, e tanto granoche mi pareva il mio piano;che c’era tante cicaleche cantavano; e a mezzo giornopareva che noi stessimo a falciare,con gioia, gli uomini intorno.

Dì loro che dopo la morteè passato un gran carrotutto quanto per me;che un uomo, alzando il mio fortepetto, avea detto: Non c’èuomo più bello preso dalla morte.

Che mi seppellirono con tantatanta carne di madri in compagniasotto un bosco d’uliviche non intristiscono mai;che c’è vicina una viaove passano i vivicantando con allegria.

Se dovrai scrivere alla mia casa,Dio salvi mia madre e mio padre,la tua lettera sarà credutamia e sarà benvenuta.Così la morte entreràe il fratellino la festeggerà.