Dino Buzzati, Qualcosa era successo

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DinoBuzzati,Qualcosaerasuccesso

Il treno aveva percorso solo pochi chilometri (e la strada era lunga, ci saremmo fermatisoltanto alla lontanissima stazioned'arrivo, così correndoperdieci ore filate) quandoaunpassaggioa livellovididal finestrinounagiovanedonna.Fuuncaso,potevoguardare tantealtrecoseinvecelosguardocaddesudileichenonerabellanédisagomapiacente,nonavevaproprionientedistraordinario,chissàperchémicapitavadiguardarla.Sieraevidentementeappoggiata alla sbarrapergodersi la vistadelnostro treno, superdirettissimo, espressodelnord, simbolo per quelle popolazioni incolte, dimiliardi, vita facile, avventurieri, splendidevalige di cuoio, celebrità, dive cinematografiche, una volta al giorno questo meravigliosospettacolo,eassolutamentegratuitopergiunta.

Macomeiltrenolepassòdavantileinonguardòdallanostraparte(eppureeralàadaspettareforse da un'ora) bensì teneva la testa voltata indietro badando a un uomo che arrivava dicorsadalfondodellaviaeurlavaqualcosachenoinaturalmentenonpotemmoudire:comeseaccorresseaprecipizioperavvertire ladonnadiunpericolo.Mafuunattimo: lascenavolòvia,edeccoiomichiedevoqualeaffannopotesseesseregiunto,permezzodiquell'uomo,allaragazzavenutaacontemplarci.Estavoperaddormentarmialritmicodondoliodellavetturaquando per caso - certamente si trattava di una pura e semplice combinazione - notai uncontadinoinpiedisuunmurettochechiamavachiamavaversolacampagnafacendosidellemaniportavoce.Fuanchequestavoltaunattimoperché ildirettissimo filavaeppure feci intempo a vedere sei sette persone che accorrevano attraverso i prati, le coltivazioni, l'erbamedica,non importase lacalpestavano,dovevaessereunacosaassai importante.Venivanodadiversedirezionichidaunacasa,chidalbucodiunasiepechidaunfilaredivitiochesoio,direttituttialmuriccioioconsoprailgiovanechiamante.Correvano,accidentisecorrevano,sisarebberodettispaventatidaqualcheavvertimentorepentinocheliincuriosivaterribilmente,togliendolorolapacedellavita.Mafuunattimo,ripeto,unbaleno,noncifutempoperaltreosservazioni.

Chestrano,pensai,inpochichilometrigiàduecasidigentechericeveunaimprovvisanotizia,così almeno presumevo. Ora, vagamente suggestionato, scrutavo la campagna, le strade, ipaeselli,lefattorie,conpresentimentiedinquietudini.

Forse dipendeva da questo speciale stato d'animo, ma più osservavo la gente, contadini,carradori,eccetera,piùmisembravachecifossedappertuttounainconsuetaanimazione.Masì, perché quell'andirivieni nei cortili, quelle donne affannate, quei carri, quel bestiame?Dovunqueeralostesso.Amotivodellavelocitàeraimpossibiledistinguerebeneeppureavreigiuratochefosselamedesimacausadovunque.Forsechenellazonasicelebravansagre?Chegliuominisidisponesseroaraggiungereilmercato?Mailtrenoandavaelecampagneeranotutte in fermento, a giudicare dalla confusione. E allora misi in rapporto la donna delpassaggioalivello,ilgiovanesulmuretto,ilviavaideicontadini:qualchecosaerasuccessoenoisultrenononnesapevamoniente.

Guardaiicompagnidiviaggio,quellidelloscompartimento,quelliinpiedinelcorridoio.Essinonsieranoaccorti.Sembravanotranquillieunasignoradifronteamesuisessant'annistavaperprendersonno.Oinvecesospettavano?Sì,sì,ancheloroeranoinquieti,unoperuno,enonosavano parlare. Più di una volta li sorpresi, volgendo gli occhi repentini, guatare fuori.Specialmente la signora sonnolenta, proprio lei, sbirciava tra le palpebre e poi subito micontrollavasemail'avessismascherata.Madicheavevanopaura?

Napoli. Qui di solito il treno si ferma. Non oggi il direttissimo. Sfilarono rasente a noi levecchiecaseeneicortilioscurivedemmofinestreilluminateeinquellestanze-fuunattimo-uomini e donne chini a fare involti e chiudere valige, così pareva.Oppuremi ingannavo ederanotuttefantasie?

Si preparavano a partire. Per dove? Non una notizia fausta dunque elettrizzava città ecampagne.Unaminaccia,unpericolo,unavvertimentodimalora.Poimidicevo:masecifosseun grosso guaio, avrebbero pure fatto fermare il treno; e il treno invece trovava tutto inordine,sempresegnalidivialibera,scambiperfetti,comeperunviaggioinaugurale.

Ungiovanealmiofianco,conl'ariadisgranchirsi,sieraalzatoinpiedi.Inrealtàvolevavederemeglioesicurvavasopradimeperesserepiùvicinoalvetro.Fuori, lecampagne, ilsole, lestradebiancheesullestradecarriaggi,camion,gruppidigenteapiedi,lunghecarovanecomequellechetraggonoaisantuarinelgiornodelpatrono.Maeranotanti,semprepiùfoltimanmanocheiltrenosiavvicinavaalnord.Etuttiavevanolastessadirezione,scendevanoversomezzogiorno,fuggivanoilpericolomentrenoiglisiandavadirettamenteincontro,avelocitàpazzaciprecipitavamoversolaguerra,larivoluzione,lapestilenza,ilfuoco,checosapotevaesserci mai? Non lo avremmo saputo che fra cinque ore, al momento dell'arrivo, e forsesarebbestatotroppotardi.

Nessunodicevaniente.Nessunovolevaessereilprimoacedere.Ciascunoforsedubitavadisé,come facevo io, nell'incertezza se tutto quell'allarme fosse reale o semplicemente un'ideapazza,allucinazione,unodiqueipensieriassurdicheinfattinasconointrenoquandosièunpocostanchi.Lasignoradifrontetrasseunsospiro,simulandodiessersisvegliata,ecomechiuscendodalsonno levagli sguardimeccanicamente,così leialzo lepupille fissandole,quasiper caso, alla maniglia del segnale d'allarme. E anche noi tutti guardammo l'ordigno, conl'identicopensiero.Manessunoparlòoebbel'audaciadirompereilsilenzioosemplicementeosòchiedereaglialtriseavesseronotato,fuori,qualchecosadiallarmante.

Ora le strade formicolavano di veicoli e gente, tutti in cammino verso il sud. Rigurgitanti itrenichecivenivanoincontro.Pienidistuporeglisguardidicolorochedaterracivedevanopassare,volandocontantafrettaalsettentrione.Ezeppelestazioni.Qualcunocifacevacenno,altriciurlavanodellefrasidicuisipercepivanosoltantolevocalicomeechidimontagna.

Lasignoradifrontepreseafissarmi.Conlemanipienedigioiellicincischiavanervosamenteunfazzo1ettoeintantoisuoisguardisupplicavano:parlassi,finalmente,lisollevassidaquelsilenzio, pronunciassi la domanda che tutti si aspettavano come una grazia e nessuno perprimoosavafare.

Eccoun'altracittà.Comeiltreno,entrandonellastazione,rallentòunpoco,duetresialzaronononresistendoallasperanzacheilmacchinistafermasse.Invecesipassò,fragorosoturbine,lungo lebanchinedoveunafolla inquietasiaccalcavaanelandoaunconvogliochepartisse,tracaoticimucchidibagagli.Unragazzinotentòdirincorrerciconunpaccodigiornalienesventolava uno che aveva un grande titolo nero in prima pagina. Allora con un gestorepentino,lasignoradifronteamesisporseinfuori,riuscìadabbrancareilfogliomailventodella corsa glielo strappò via. Tra le dita restò un brandello. Mi accorsi che le sue manitremavanonell'attodispiegarlo.Eraunpezzettotriangolare.Si leggevalatestataedelgrantitolo solo quattro lettere. IONE, si leggeva. Nient'altro. Sul verso, indifferenti notizie dicronaca.

Senzaparole,lasignoraalzòunpocoilframmentoaffinchétuttilopotesserovedere.Matuttiavevamogiàguardato.Esifinsedinonfarcicaso.Crescendolapaura,piùforteinciascunosifacevaquelritegno.Versounacosachefinisce inIONEnoicorrevamocomepazzi,edovevaesserespaventosase,allanotizia,popolazioniinteresieranodateaimmediatafuga.UnfattonuovoepotentissimoavevarottolavitadelPaese,uominiedonnepensavanosoloasalvarsi,abbandonando case, lavoro, affari, tutto,ma il nostro trenono, ilmaledetto trenomarciavaconlaregolaritàdiunorologio,almododelsoldatoonestocherisaleleturbedell'esercitoindisfattaperraggiungerelasuatrinceadoveilnemicogiàstabivaccando.Eperdecenza,perun rispetto umanomiserabile, nessuno di noi aveva il coraggio di reagire. Oh i treni comeassomiglianoallavita!

Mancavanodueore.Tradueore,all'arrivo,avremmosaputolacomunesorte.Dueore,un'oraemezzo,un'ora,giàscendevailbuio.Vedemmodilontanoilumidellasospiratanostracittàeilloroimmobilesplendoreriverberanteungialloaloneincielociridiedeunfiatodicoraggio.Lalocomotivaemiseunfischio,leruotestrepitaronosullabirintodegliscambi.Lastazione,lacurvaneradelletettoie,lelam-pade,icartelli,tuttoeraapostocomeilsolito.

Ma,orrore!, ildirettissimoancoraandavaevidiche lastazioneeradeserta,vuoteenude lebanchine, non una figura umana per quanto si cercasse. Il treno si fermava finalmente.Corremmogiùperimarciapiedi,versol'uscita,allacacciadiqualchenostrosimile.Miparvediintravedere, nell'angolo a destra in fondo, un po' in penombra, un ferroviere col suoberrettucciochesieclissavadaunaporta,cometerrorizzato.Checosaerasuccesso?Incittànonavremmopiùtrovatoun'anima?Finché lavocediunadonna,altissimaeviolentacomeunosparo,cidiedeunbrivido.

"Aiuto!Aiuto!"urlavae ilgridosiripercossesotto levitreevoltecon lavacuasonoritàdeiluoghipersempreabbandonati.

DinoBuzzati,Lafrana

Audio:

https://www.youtube.com/watch?v=2EZYt_nAH18

DinoBuzzati,Unagoccia

Unagocciad’acquasaleigradinidellascala.Lasenti?Distesoinlettonelbuio,ascoltoilsuoarcanocammino.Come fa?Saltella?Tic, tic, siodead intermittenza.Poi lagocciasi fermaemagari per tutta la rimanente notte non si fa più viva. Tuttavia sale. Di gradino in gradinovienesu,adifferenzadellealtregoccechecascanoperpendicolarmente,inottemperanzaallaleggedigravità,eallafinefannounpiccoloschiocco,bennotointuttoilmondo.Questano:pianopianosiinnalzalungolatrombadellescaleletteraEdellosterminatocasamento.

Nonsiamostatinoi,adulti,raffinati,sensibilissimi,asegnalarla.Bensìunaservettadelprimopiano, squallida piccola ignorante creatura. Se ne accorse una sera, a ora 10 tarda, quandotutti erano già andati a dormire. Dopo un po’ non seppe frenarsi, scese dal letto e corse asvegliarelapadrona.“Signora”sussurrò“signora!”“Cosac’è?”fecelapadronariscuotendosi.“Cosasuccede?”C’èunagocciasignora,unagocciacheviensuperlescale!”“Checosa?”chiesel’altra sbalordita. “ Una goccia che sale i gradini!” ripeté la servetta e quasi si metteva apiangere.“Va,va”imprecòlapadrona“seimatta?15Tornainletto,marsch!Haibevuto,eccoilfatto, vergognosa.Èunpezzo chealmattinomanca il vinonellabottiglia!Brutta sporca, secredi...”Malaragazzettaerafuggita,giàrincattucciatasottolecoperte.“Chissàchecosalesaràmaisaltatoinmente,aquellastupida”pensavapoilapadrona,insilenzio,avendoormaipersoilsonno.Edascoltandoinvolontariamentelanottechedominavasulmondo,ancheleiudìilcuriosorumore.Unagocciasalivalescale,positivamente.Gelosadell’ordine,perunistantelasignorapensòdiuscireavedere.Machecosamaiavrebbepotutotrovareallamiserabilelucedelle lampadine oscurate, pendule dalla ringhiera? Come rintracciare una goccia in pienanotte,conquelfreddo,lungolerampetenebrose?Neigiornisuccessivi,difamigliainfamiglia,la voce si sparse lentamente e adesso tutti lo sanno nella casa, anche se preferiscono nonparlarne,comedicosascioccadicui forsevergognarsi.Oramolteorecchierestanotese,nelbuio,quandolanotteèscesaaopprimereilgenereumano.Echipensaadunacosaechiadun’altra.

Certenottilagocciatace.Altrevolteinvece,perlungheorenonfachespostarsi,30su,su,sidirebbechenonsidebbapiùfermare,battonoicuoriallorchéilteneropassosembratoccarelasoglia.Menomale,nonsiè fermata.Eccolachesiallontana,tic, tic,avviandosialpianodisopra.So di positivo che gli inquilini dell’ammezzato pensano di essere ormai al sicuro. Lagoccia – essi credono – è già passata davanti alla loro porta, né avrà più occasione didisturbarli;altri,adesempio iochestoal sestopiano,hannoadessomotividi inquietudine,nonpiùloro.Machiglidicechenelleprossimenottilagocciariprenderàilcamminodalpuntodove era giunta l’ultima volta, o piuttostonon ricominceràda capo, iniziando il viaggio daiprimiscalini,umidisempre,edoscuridiabbondanteimmondizia?No,neppureloropossonoritenersisicuri.Almattino,uscendodicasa,siguardaattentamentelascalasemaisiarimastaqualchetraccia.Niente,comeeraprevedibile,nonlapiùpiccolaimpronta.Almattinodelresto

chiprendepiùquestastoriasulserio?Alsoledelmattinol’uomoèforte,èunleone,anchesepocheoreprimasbigottiva.

Ochequellidell’ammezzatoabbianoragione?Noidelresto,cheprimanonsentivamonienteeci si tenevaesenti,daalcunenottipurenoiudiamoqualcosa.Lagocciaè ancora lontana,èvero. A noi arriva solo un ticchettio leggerissimo, flebile eco attraverso i muri. Tuttavia èsegnocheessastasalendoesifasemprepiùvicina.Ancheildormireinunacamerainterna,lontanadallatrombadellescale,nonserve.Megliosentirlo,ilrumore,piuttostochepassarelenotti nel dubbio se ci sia o meno. Chi abita in quelle camere riposte talora non riesce aresistere,sgusciainsilenzionei50corridoiesenestainanticameraalgelo,dietrolaporta,colrespirosospeso,ascoltando.Se lasente,nonosapiùallontanarsi,schiavodi indecifrabilipaure.Peggioancoraperò se tuttoè tranquillo: inquesto caso comeescludere che, appenatornatiacoricarsi,proprioalloranoncominciilrumore?Chestranavita,dunque.Enonpoterfarreclami,nétentarerimedi,nétrovareunaspiegazionechesciolgaglianimi.Enonpoterneppure persuadere gli altri, delle altre case, i quali non sanno. Ma che cosa sarebbe poiquestagoccia:–domandanoconesasperantebuonafede–untopoforse?Unrospettouscitodallecantine?Nodavvero.

Eallora–insistono–sarebbepercasoun’allegoria?Sivorrebbepercosìdire,simbo-leggiarelamorte?oqualchepericolo?egliannichepassano?Nienteaffatto,signori:èsemplicementeunagoccia,solochevienesuperlescale.Opiùsottilmentesiintenderaffigurareisognielechimere? Le terre vagheggiate e lontane dove si presume la felicità? Qualcosa di poeticoinsomma?No,assolutamente.Oppureipostipiùlontaniancora,alconfinedelmondo,aiqualimaigiungeremo?Mano,vidico,nonèunoscherzo,nonci sonodoppisensi, trattasiahimépropriodi65unagocciad’acqua,aquantoèdatopresumere,chedinottevienesuperlescale.Tictic,misteriosamente,digradinoingradino.Eperciòsihapaura.

ItaloCalvino,Ultimovieneilcorvo

La corrente era una rete di increspature leggere e trasparenti, con in mezzo l’acqua cheandava. Ogni tanto c’era come un battere d’ali d’argento a fior d’acqua: il lampeggiare deldorsodiunatrotacheriaffondavasubitoazig-zag.

-C’èpienoditrote,-disseunodegliuomini.

-Sebuttiamodentrounabombavengonotutteagallaapanciaall’aria,-dissel’altro;silevòunabombadallacinturaecominciòasvitareilfondello.

Allora s’avanzò il ragazzo che li stava a guardare, un ragazzottomontanaro, con la faccia amela. -Mi dài, - disse e prese il fucile a uno di quegli uomini. - Cosa vuole questo? - dissel’uomoevolevatogliergliilfucile.Mailragazzopuntaval’armasull’acquacomecercandounbersaglio. “Se spari in acqua spaventi i pesci e nient’altro”, voleva dire l’uomoma non finìneanche. Era affiorata una trota, con un guizzo, e il ragazzo le aveva sparato una bottaaddosso,comel’aspettassepropriolì.Oralatrotagalleggiavaconlapanciabianca.-Cribbio,-disserogliuomini.

Ilragazzoricaricòl’armaelagiròintorno.L’ariaeratersaetesa:sidistinguevanogliaghisuipini dell’altra riva e la rete d’acqua della corrente.Una increspatura saettò alla superficie:un’altratrota.Sparò:oragalleggiavamorta.Gliuominiguardavanounpo’latrotaunpo’lui.-Questosparabene,-dissero.

Ilragazzomuovevaancoralaboccadelfucileinaria.Erastrano,apensarci,esserecircondaticosìd’aria,separatidametrid’ariadallealtrecose.Sepuntavailfucileinvece, l’ariaeraunalineadirittaedinvisibile,tesadallaboccadelfucileallacosa,alfalchettochesimuovevanelcielo con le ali che sembravano ferme. A schiacciare il grilletto l’aria restava come primatrasparente e vuota,ma lassù all’altro capo della linea il falchetto chiudeva le ali e cadevacomeunapietra.Dall’otturatoreapertouscivaunbuonodoredipolvere.

Sifecedarealtrecartucce.Eranointantiormaiaguardarlo,dietrodiluiinrivaalfiumicello.Le pigne in cima agli alberi dell’altra riva perché si vedevano e non si potevano toccare?Perchéquelladistanzavuotatraluielecose?Perchélepignecheeranounacosaconlui,neisuoiocchi,eranoinvece là,distanti?Peròsepuntavail fucile ladistanzavuotasicapivacheera un trucco; lui toccava il grilletto e nello stesso momento la pigna cascava, troncata alpicciolo. Era un senso di vuoto come una carezza: quel vuoto della canna del fucile checontinuavaattraversol’ariaesiriempivaconlosparo,finlaggiùallapigna,alloscoiattolo,allapietrabiancaalfioredipapavero.-Questononnesbagliauna,-dicevanogliuominienessunoavevailcoraggiodiridere.

-Tuvieniconnoi,-disseilcapo.-Evoimidateilfucile,-risposeilragazzo.-Ben.Sisa.Andòconloro.Partìconuntascapanepienodimeleedueformedicacio.Ilpaeseeraunamacchiad’ardesia,

paglia e sterco vaccino in fondo alla valle. Andare via era bello perché a ogni svolta sivedevanocosenuove,albericonpigne,uccellichevolavanodairami,lichenisullepietre,tutte

cosenelraggiodelledistanzefinte,delledistanzechelosparoriempivainghiottendol’ariainmezzo.

Non si poteva sparare però, glielo dissero: erano posti da passarci in silenzio e le cartucceservivano per la guerra. Ma a un certo punto un leprotto spaventato dai passi traversò ilsentieroinmezzoallorourlareearmeggiare.Stavagiàperscomparireneicespugliquandolofermòunabottadelragazzo.-Buoncolpo,-disseancheilcapo,-peròquinonsiamoacaccia.Vedessiancheunfagianonondevipiùsparare.

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Nonerapassataun’orachenellafilasisentironoaltrispari.-Éilragazzodinuovo!-s’infuriòilcapoeandòaraggiungerlo.Luirideva,conlasuafacciabiancaerossa,amela.-Pernici,-disse,mostrandole.Sen’eraalzatounvolodaunasiepe.

-Perniciogrilli,tel’avevodetto.Dammiilfucile.Esemifaiimbestialireancoratornialpaese.

Il ragazzo feceunpo’ ilbroncio;acamminaredisarmatononc’eragusto,ma finchéeraconloropotevasperarediriavereilfucile.

La notte dormirono in una baita da pastori. Il ragazzo si svegliò appena il cielo schiariva,mentreglialtridormivano.Preseillorofucilepiùbello,riempìiltascapanedicaricatorieuscì.C’eraun’ariatimidaetersa,damattinapresto.Pocodiscostodalcasolarec’eraungelso.Eral’ora in cui arrivavano le ghiandaie. Eccone una: sparò, corse a raccoglierla e la mise neltascapane.Senzamuoversidalpuntodovel’avevaraccoltacercòunaltrobersaglio:unghiro!Spaventatodallosparo,correvaarintanarsiincimaaduncastagno.Mortoeraungrossotopoconlacodagrigiacheperdevaciuffidipeloatoccarla.Dasottoilcastagnovide, inunpratopiùbasso,unfungo,rossocoipuntibianchi,velenoso.Losbriciolòconunafucilata,poiandòavederesepropriol’avevapreso.Eraunbelgiocoandarecosìdaunbersaglioall’altro:forsesipotevafareilgirodelmondo.Videunagrossalumacasuunapietra,miròilguscioeraggiuntoilluogononvidechelapietrascheggiata,eunpo’dibavairidata.Cosìs’eraallontanatodallabaita,giùperpratisconosciuti.

Dalla pietra vide una lucertola su un muro, dal muro una pozzanghera e una rana, dallapozzanghera un cartello sulla strada, bersaglio facile. Dal cartello si vedeva la strada chefacevazig-zagesotto:sottoc’eranodegliuominiindivisacheavanzavanoadarmispianate.All’apparire del ragazzo col fucile che sorrideva con quella faccia bianca e rossa, a mela,gridaronoeglipuntaronolearmiaddosso.Mailragazzoavevagiàvistodeibottonid’orosulpettodiunodiquelliefattofuocomirandoaunbottone.

Sentì l’urlodell’uomoeglispariarafficheo isolatichegli fischiavanosopra latesta:eragiàsteso a terradietrounmucchiodi pietrame sul cigliodella strada, in angolomorto. Potevaanchemuoversi,perchéilmucchioeralungo,farcapolinodaunaparteinaspettata,vedereilampiallaboccadellearmideisoldati,ilgrigioeillustrodellelorodivise,tirareaungallone,aunamostrina.Poia terrae lestoastrisciaredaun’altrapartea far fuoco.Dopounpo’sentìrafficheallesuespalle,machelosopravanzavanoecolpivanoisoldati:eranoicompagnichevenivanodirinforzocoimitragliatori.-Seilragazzononcisvegliavacoisuoispari,-dicevano.

Ilragazzo,copertodaltirodeicompagni,potevamiraremeglio.Aduntrattounproiettileglisfioròunaguancia.Sivoltò:unsoldatoavevaraggiuntolastradasopradilui.Sibuttòinuna

cunetta,alriparo,maintantoavevafattofuocoecolpitononilsoldatomadistriscioilfucile,allacassa.Sentìcheilsoldatononriuscivaaricaricareilfucile,elobuttavainterra.Allorailragazzosbucòesparòsulsoldatocheseladavaagambe:glifecesaltareunaspallina.

L’inseguì. Il soldato ora spariva nel bosco ora riappariva a tiro. Gli bruciò il cocuzzolodell’elmo, poi un passante della cintura. Intanto inseguendosi erano arrivati in una vallettasconosciuta,dovenonsisentivapiùilrumoredellabattaglia.Auncertopuntoilsoldatonontrovòpiùboscodavantiasé,maunaradura,conintornodirupifittidicespugli.Mailragazzostava già per uscire dal bosco: inmezzo alla radura c’era una grossa pietra; il soldato feceappenaintempoarimpiattarcisidietro,rannicchiatoconlatestatraiginocchi.

Là per ora si sentiva al sicuro: aveva delle bombe amano con sé e il ragazzo non potevaavvicinarglisima solo fargli la guardia a tiro di fucile, che non scappasse. Certo, se avessepotutoconunsaltoraggiungereicespugli,sarebbestatosicuro,scivolandoperilpendiofitto.Ma c’era quel tratto nudo da traversare: fin quando sarebbe rimasto lì il ragazzo? E nonavrebbemaismessoditenerel’armapuntata?Ilsoldatodecisedifareunaprova:misel’elmosullapuntadellabaionettaeglifecefarcapolinofuoridallapietra.Unosparo,el’elmorotolòperterra,sforacchiato.

Il soldato non si perse d’animo; certo mirare lì intorno alla pietra era facile, ma se lui simuoveva rapidamente sarebbe stato impossibile prenderlo. In quella un uccello traversò ilcieloveloce,forseungallettodimarzo.Unosparoecadde.Ilsoldatosiasciugòilsudoredalcollo. Passò un altro uccello, una tordella: cadde anche quello. Il soldato inghiottiva saliva.Dovevaessereunpostodi

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passo, quello: continuavano a volare uccelli, tutti diversi e quel ragazzo a sparare e farlicadere.Alsoldatovenneun’idea:«Seluistaattentoagliuccellinonstaattentoame.Appenatiraiomibutto.Maforseprimaeramegliofareunaprova.Raccattòl’elmoelotenneprontoincimaallabaionetta.Passaronodueuccelliinsieme,stavolta:beccaccini.Alsoldatorincrescevasprecareun’occasionecosìbellaperlaprova,manonsiazzardavaancora.Ilragazzotiròaunbeccaccino,allorailsoldatosporsel’elmo,sentì losparoevidel’elmosaltareperaria.Orailsoldato sentiva un sapore di piombo in bocca; s’accorse appena che anche l’altro uccellocadevaaunnuovosparo.

Purenondovevafaregestiprecipitosi:erasicurodietroquelmasso,conlesuebombeamano.Eperchénonprovavaaraggiungereilragazzoconunabomba,purstandonascosto?Sisdraiòschienaaterra,allungòilbracciodietroasé,badandoanonscoprirsi,radunòleforzeelanciòlabomba.Unbeltiro;sarebbeandatalontano;peròametàdellaparabolaunafucilatalafeceesplodereinaria.Ilsoldatosibuttòfacciaaterraperchénongliarrivasseroschegge.

Quandorialzòilcapoeravenutoilcorvo.C’eranelcielosopradiluiunuccellonerochevolavaagirilenti,uncorvoforse.Adessocertoilragazzogliavrebbesparato.Malosparotardavaafarsisentire.Forseilcorvoeratroppoalto?Eppureneavevacolpitodipiùaltieveloci.Allafineuna fucilata: adesso il corvo sarebbe caduto, no, continuava a girare lento, impassibile.Caddeunapigna, invece,daunpinolìvicino.Simettevaatirareallepigne,adesso?Aunaaunacolpivalepignechecascavanoconunabottasecca.

Aognisparoilsoldatoguardavailcorvo:cadeva?No,l’uccellonerogiravasemprepiùbassosopradilui.Possibilecheilragazzononlovedesse?Forseilcorvononesisteva,eraunasuaallucinazione.Forsechistapermorirevedepassaretuttigliuccelli:quandovedeilcorvovuoldire che è l’ora. Pure, bisognava avvertire il ragazzo che continuava a sparare alle pigne.Allora il soldato si alzò inpiedie indicando l’uccellonero coldito, -Làc’è il corvo! -gridò,nella sua lingua. Il proiettile lo prese giusto inmezzo a un’aquila ad ali spiegate che avevaricamatasullagiubba.

Ilcorvos’abbassavalentamente,agiri.